Il dramma dell'Etica di Spinoza, tra superstizioni, errori, violenze.

Aperto da PhyroSphera, 14 Agosto 2024, 09:12:33 AM

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PhyroSphera

La distinzione tra naturale e soprannaturale non fa più presa come un tempo. L'affermazione dell'uomo quale essere culturale è usata, anzi direi abusata, per negare l'altra dell'uomo quale essere naturale. Entrambe in realtà sono vere, così come è vera la distinzione tra fedi monoteiste, che fanno riferimento a un evento soprannaturale, e fedi politeiste, che si riferiscono ai misteri presenti dietro gli eventi naturali.
Al suo apparire la filosofia di Spinoza suscitò alcune reazioni indignate e non mancarono le violenze. Il potere rabbinico maledisse ufficialmente il filosofo portoghese, colpendo nell'anatema anche i suoi bisogni primari. Lo si riteneva colpevole. In definitiva però il Deus sive Natura di Baruch Spinoza non costituisce un attacco contro le dottrine monoteiste, che nel considerare il soprannaturale devono pur sempre includere il pensiero della naturalità. Il primo significato della parola latina 'sive' è: 'o se': Deus sive Natura sta a significare una proposta: se noi pensassimo Dio quale la natura stessa, la natura assoluta? Se facessimo questa ipotesi, ci accorgeremmo che dire Dio significa dire Natura! Questo indignò intelletti poco inclini all'acume, pensando costoro che così si stava confondendo Dio e mondo. Altri, che pure nutrivano la stessa incomprensione, invece ne apprezzarono perché ciò avrebbe permesso loro di divinizzare un'altra volta (o forse per la prima volta) le cose; altri ancora salutarono una grande liberazione, pensando che siffatta filosofia riducesse e finalmente facesse scomparire Dio nelle leggi naturali.

In definitiva la Natura cui inoltrava il filosofo portoghese non è quella cosmica, ma quella che è dietro all'ordine cosmico, dalla quale questo discende; e ciò non serve a smentire le fedi monoteiste, ebraismo compreso. Certo in tal modo si riporta il discorso alla essenza di Dio, oggetto principale dei culti pagani nonché politeisti; ma la stessa essenza è oggetto di necessaria meditazione per i credenti nell'unico Dio, pur non assurgendo a riflessione centrale.
La storia del pensiero teologico ebraico e giudaico fu segnata nel Medio Evo dalla nascita di un immanentismo, nella dottrina celebre della Cabala. Questa aboliva l'antagonismo con il pensiero degli dèi: essi sono in ogni cosa, la realtà è piena di dèi. L'universo è il corpo di Dio, Dio lo ha creato con sé stesso, non dal nulla. La storia antica degli ebrei li vede protagonisti di un conflitto coi pagani intorno; la religione ebraica visse della separazione e del giudizio nei loro confronti quando non nello scontro. L'ebraismo ha una concezione rigida dell'unità di Dio: i suoi fedeli non rivolgono niente delle proprie preghiere alla divinità di Dio. La Cabala invitava loro, anzi metteva loro a fronte di una nuova prassi: escludere dal proprio culto il Divino, ma non dalle proprie conoscenze o perlomeno non dalla propria cultura. Terminare il grave dissidio col mondo pagano, trasformare l'antagonismo in semplice alternativa o concorrenza: questo nuovo orizzonte non solo intellettuale veniva fermamente rifiutato dal potere sacerdotale prevalente tra giudei ed ebrei, dal Medio Evo alla Modernità.
Spinoza portava nella filosofia occidentale l'immanentismo della Cabala ebraica, dopo che nei suoi Dialoghi italiani Giordano Bruno aveva temerariamente detto di materia materiante a proposito di Dio Creatore. Non si trattava di un linguaggio fissato, di una terminologia, ed infatti la filosofia europea ne recepiva quale Dio Sostanza. Entro questo quadro, oltre che nei nuovi esiti del pensiero mistico e teologico ebraico, va collocata la filosofia di Spinoza. Questi appuntava la sua attenzione sull'aspetto immanente di Dio, sulla base naturale della realtà, dopo che Bruno aveva inoltrato alla trascendenza-immanenza di Dio attraverso il pensiero neoplatonico. Non si affermava metafisicamente ma eticamente: si dimostrava (geometricamente) la necessità di dovere includere, nella considerazione del reale e della stessa natura del mondo, il riferimento a Dio. Lungi dall'essere affermazione o proponimento di ateismo, si faceva valere il teismo anche nelle questioni naturali. Molti intendevano tutto al contrario.

Un'altra grande difficoltà interveniva nella vicenda della accoglienza della Etica spinoziana: era già presente in quegli anni una forte tendenza a concepire la Causa dell'universo in termini meccanici. Le fantasie a riguardo erano già degli antichi, alle prese col deus ex machina e le decadenze dei miti e dei culti nel tardo Impero Romano. Evidentemente, coloro che si sentivano a torto imprigionati nelle spire della etica geometricamente dimostrata concepivano la Causa in maniera arbitraria e per nulla necessaria. Causa come si direbbe in un tribunale, dove i coinvolti e parte in essa continuano ad essere liberi, o come si direbbe alle prese con le nuove mappe non statiche del sistema solare, le quali mettevano in scena un meccanismo celeste rigidamente definito (i pianeti venivano mossi o se ne indicava con frecce il movimento attorno al sole)? Chi propendeva per l'ultima visione, non riusciva a trovare in tale Etica niente di accettabile. Eppure il determinismo contenuto in essa è così estremo che per converso non risulterebbe filosoficamente possibile concepire detta Causa totalizzante! Insomma la questione dipendeva dalle differenti premesse culturali, o subculturali, di cui ci si avvaleva leggendo tale Opera. Questa poteva esser vista anche trascendendo i limiti coi quali il suo stesso autore la interpretava; ma non erano questi ad essere tragici, piuttosto quelli dei suoi persecutori e falsi intenditori. Difatti la questione non riguarda la critica filosofica nonché letteraria, ma l'ignoranza e l'avversione ingiustificate.

I lettori atei dell'Etica spinoziana nel corso degli anni ne tradivano del tutto scopi e contenuti e resero reali gli incubi dei rabbini ortodossi alle prese col famigerato libro del filosofo portoghese Spinoza. Davvero nacque il pregiudizio di un mondo esclusivamente naturale ove tutto sarebbe fatale e già determinato senza alcuna vera libertà per nessuno neppure per Dio. Ma maledire il suo autore - che in realtà aveva scritto altro - accompagnargli i pasti, le bevande, il sonno e il resto con una minaccia adatta a suscitare i criminali comuni che vagavano per strada in cerca di delitti, non aiutò la cultura europea a capire il da farsi. Il marxismo interpretò l'incubo dei falsi interpreti come una sconsolata ma necessaria accettazione della realtà... E così il dramma culturale e filosofico si protrasse fino ai nostri giorni, pur senza aver prevalso e prevalere. Una presenza che non è cosa da poco.

(Avevo intenzione di un messaggio assai breve, ma l'argomento e la passione non me lo ha consentito.)


Mauro Pastore

Alberto Knox

Se essere atei significa ridurre tutto a materia e ad assenza di pensiero, considerando il pensiero come un mero epifenomeno della materia destinato ad estinguersi quando la materia si decompone e considerando quindi la vita senza senso Allora si capisce immediatamente che Spinoza non poteva essere ateo , difatti egli sosteneva queste due verità .
la prima ; la natura, ovvero la sostanza infinita ,che io Spinoza, chiamo anche Dio oltre ad essere Res extensa è anche Res cogitans , oltre ad essere estensione , è anche pensiero.
la seconda; la mente, la sede del nostro pensiero , in quanto partecipa di Dio che è eterno e che è pensiero , è eterna.

Egli scriverà nella quinta parte della sua etica la seguente frase; la mente umana non può essere assolutamente distrutta assieme al corpo , ma di essa rimane qualcosa che è eterno. (etica 5;23) .
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

I rabbini ortodossi (e i preti cristiani) ci vedevano lontano più di Spinoza e il suo Deus sive Natura deflagrò in un'epoca matura per il passaggio successivo: Natura sine Deus.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

#3
Citazione di: Ipazia il 14 Agosto 2024, 15:48:34 PMI rabbini ortodossi (e i preti cristiani) ci vedevano lontano più di Spinoza e il suo Deus sive Natura deflagrò in un'epoca matura per il passaggio successivo: Natura sine Deus.
ma il passo successivo è stato fatto travisando le parole di Spinoza, prendendo spunti da delle parti travisandoli ad uso e consumo per giustificare il loro ateismo. Costoro infatti si guardano bene dallo specificare che Spinoza non ha mai detto che Dio non esiste ma che anzi ha affermato che è l'unica cosa che esiste! e si guardano dal riportare quelle parole che mettono in evidenza l'amore di Spinoza verso Dio che io ora riporto dall etica; "l'amore verso Dio deve occupare la mente in sommo grado". E ancora; "questo amore verso Dio è il bene piu alto che possiamo appetire secondo il precetto della ragione" e ancora ; "l'amore intellettuale di Dio che nasce dal terzo genere di conoscenza è eterno. " e ancora ; "da ciò comprendiamo chiaramente in cosa consiste la nostra salvezza, la nostra beatitudine, la nostra libertà , consiste nel costante ed eterno amore verso Dio" . In realtà, coloro che vedono nelle parole di Spinoza un incipt all ateismo commettono lo stesso errore di quei credenti integralisti cioè quello di concepire solo la loro idea di Dio e così quando questa loro idea di Dio viene negata essi individuano l ateismo . Contro l'interpretazione materialisitica ed atea nella filosofia di Spinoza fu lui stesso a rispondere ; "coloro che ritengono che il fondamento del trattato teologico politico sia l'identità di Dio/natura , natura intesa come massa o materia coorporea sono totalmente fuori strada, sono quindi fuori strada anche ora coloro che mi leggono all insegna del materialismo oggi dominante dove intendono la natura solo come materia e dimenticano che la natura è anche pensiero e infiniti altri attributi di cui noi non conosciamo l esistenza. La riduzione di Dio, la riduzione della natura a ciò che viediamo e che tocchiamo è quanto di più lontano da me! ognuno può pensare in questo modo, certo che sì, ma perfavore, evitino di appoggiare il loro ateismo sul mio nome" (lettera di Baruc Spinoza rivolta a un suo amico) .
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

baylham

Citazione di: Alberto Knox il 14 Agosto 2024, 20:54:32 PMma il passo successivo è stato fatto travisando le parole di Spinoza, prendendo spunti da delle parti travisandoli ad uso e consumo per giustificare il loro ateismo. Costoro infatti si guardano bene dallo specificare che Spinoza non ha mai detto che Dio non esiste ma che anzi ha affermato che è l'unica cosa che esiste! e si guardano dal riportare quelle parole che mettono in evidenza l'amore di Spinoza verso Dio che io ora riporto dall etica

In qualunque manuale di filosofia la concezione di Spinoza viene definita sinteticamente panteismo, non ateismo. Si evidenzia che il suo panteismo si distacca esplicitamente dalle principali concezioni religiose occidentali di allora.

Se molti hanno preso spunto dalla filosofia panteistica di Spinoza per giungere all'ateismo non comprendo quale sia il travisamento e la sua drammatica gravità. Personalmente considero la filosofia di Spinoza un progresso intellettuale rispetto alle precedenti concezioni, ma trovo delle serie contraddizioni logiche nel panteismo, che l'ateismo risolve.

Alberto Knox

Citazione di: baylham il 16 Settembre 2024, 10:27:20 AMSe molti hanno preso spunto dalla filosofia panteistica di Spinoza per giungere all'ateismo non comprendo quale sia il travisamento e la sua drammatica gravità.
attenzione però  , il panteismo di cui parli non coincide con la filosofia di Spinoza, coincide,invece,  con il panteismo degli stoici dove Dio coincide con tutte le cose , tutte le cose coincidono con Dio, Dio è tutto e tutto è Dio. E nella filosofia degli stoici questo è pienamente panteista. Qual'è dunque la differenza con il panteismo di Spinoza?  che tutto è in Dio, Dio contiene il tutto e questa concezione filosofica viene definita "panenteismo" . Dunque Spinoza era panteista o panenteista? tutte e due. In Spinoza sono coinvolti entrambi gli aspetti perchè nella sostanza di Spinoza è in tutto e tutto coincide con la natura . Ma la sostanza che è Dio contiene in se stessa attributi e modi , si manifesta in infiniti attributi e infiniti modi. Dunque dentro la sostanza che è Dio e che è il tutto vi sono gli attributi e i modi , il pensiero e estensione , le idee e i corpi che sono contenuti dalla sostanza. Abbiamo in Spinoza tanto il panteismo quanto il panenteismo perchè tutto coincide con Dio , Dio coincide col tutto (Deus sive natura) ma alcontempo Dio contiene la natura. La distinzione è dunque questa nel panteismo si fa coicidere il tutto a Dio nel panenteismo da anche una dimensione a Dio come grande contenitore di tutta la natura. è un estensione del panteismo .
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Lou

Direi che non c'è nulla di più divino della natura. O nulla di più naturale del divino. Proprio di nulla non si parla. E questo basti a tutti gli dei, le dee e qualunque "Dio" e seguaci  e religioni di ogni specie , e pure l'ateismo o il l panteismo altro.. che non è il punto., Troppo avanti Spinoza in un monismo immanentista talmente potente da far fondere e rabbrividire e dio e la natura, viceversa è lo stesso. Son concetti che esplodono nell'etica spinoziana! Da reinventare, io penso sia questo il punto. Un insegnamento senza pari.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

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