I limiti della visione del cubo e i limiti dell'opinione

Aperto da Eutidemo, 09 Luglio 2022, 06:58:58 AM

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Eutidemo

Quando cerchiamo di farci un'opinione riguardo ad un certo "argomento", non ci diamo quasi mai la pena di esaminare "tutti" gli aspetti della questione; alcuni di questi, infatti, noi li diamo pressochè per "scontati".
E' un po' come quando abbiamo davanti un "cubo", di cui possiamo vedere contemporaneamente, al massimo, tre lati;  gli altri tre non li possiamo vedere, ma non ci diamo neanche la pena di ruotare il cubo per dargli un'occhiata, visto che ce li diamo per "scontati".
Ed invece, molto spesso, questo ci fa cadere in errore, così come evidenziato nel mio seguente "videoclip".
(password logos)
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Dovremmo sempre fare come Picasso, quando ricorre alla visione simultanea di uno stesso oggetto da più punti di vista: il pittore scompone, sposta e ribalta i dettagli, per averne una visione multilaterale.
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iano

#1
Non è definito il numero di sfaccettature da considerare per farsi un opinione, e quindi non si può fare ameno di usare pregiudizi.
Questo fatto dovrebbe essere sempre presente a noi stessi quando emettiamo giudizi. Eviterei quindi di affermare verità, cioè giudizi assoluti, e mi dedicherei all'arte di smontare pregiudizi, che comunque sempre ci saranno.
È l'arte di sostituire pregiudizi che appaiono tali con pregiudizi che tali non appaiono.
Così quando scopriamo la forza di gravità che smaschera il pregiudizio del "sopra e del sotto", dobbiamo sapere che essa è a sua volta un pregiudizio, ancora da smascherare.

Questo dovrebbe darci una preventiva serenità nell'affrontare i pregiudizi e giudizi nei nostri confronti.
È la serenità cui ci invita Socrate credo.
Visto in questi termini non è per nulla facile il compito del filosofo. È una missione. Un compito ingrato che sconfina con l'anarchia.
Il rifiuto di sentirsi pienamente parte di ogni società costituita su certezze indubitabili.
Si rivendica la libertà di farsi una propria opinione, la quale però non sarà mai di qualità superiore, se non per il fatto che cambia in continuazione, ed è una libertà che ci prendiamo, più che esserci concessa.
Il banale compito del filosofo è di fuggire la banalità.
È la storia poco praticata del come si cambia opinione che diventa interessante, del come girando il cubo non trovi quello che ti aspettavi.
E questo succede sempre, ma non è banale come girare un cubo, un azione che conosciamo, ma una azione da inventare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Eutidemo

Ciao Iano
Sono pienamente d'accordo con tutto quello che hai scritto, però con tre precisazioni:
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1)
Non tutte le opinioni possono essere messe sullo stesso piano, quando  riguardano materie di carattere specialistico.
Ad esempio:
- se non mi sento bene, preferisco che a farmi la diagnosi sia un medico, e non un elettricista;
- se il mio impianto elettrico non funziona bene, preferisco che ad esprimere un'opinione al riguardo, sia un elettricista, e non un medico.
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2)
Non tutte le opinioni possono essere messe sullo stesso piano, in quanto la loro fondatezza è direttamente proporzionale alle informazioni che si hanno al riguardo.
Ad esempio, non si può giudicare una sentenza dal solo "dispositivo" (come fanno in molti), senza prima averne letto la "motivazione per esteso".
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3)
Per il resto, ti rinvio al mio "Metodo di analisi delle ipotesi confliggenti"
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/metodo-di-analisi-delle-ipotesi-confliggenti/

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Un saluto :)
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