I limiti della conoscenza.

Aperto da iano, 20 Aprile 2021, 20:54:07 PM

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Ipazia

#30
L'artificio umano può essere contronatura soltanto rispettando le leggi naturali. Quindi è un contronatura molto sui generis, più che altro un artificio, come sono artificiali i prodotti umani prodotti in ossequio alle leggi della natura sempre a rischio d'inciampo quando la natura sia presa sottogamba, come insegnano le catastrofi ambientali e sociali originate dall'attività umana.

La cultura umana ha generato indubbiamente un secondo modus vivendi parallelo al modo naturale regolato dalla trasmissione genetica via dna e dai suoi contenuti istintivi innati. Ma è una via parallela che non può mai staccarsi molto dalla linea evolutiva naturale e dalle sue leggi come l'ingegneria e l'arte nelle varie discipline insegnano.

Il medesimo discorso vale per l'evoluzione sociale che funziona bene quanto più riesce ad armonizzarsi con l'ambiente naturale e la natura umana, così come mamma natura l'ha fatta. Lavorando di lima e cesello quanto serve per il progresso civile, ma senza uccidere, alienando e robottizzando, l'animale che anima l'evoluzione umana.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

#31
Citazione di: iano il 22 Aprile 2021, 17:43:29 PM
@ Viator.
È una singolare arte magica la tua  di trarre fuori da ognuno il suo Dio, come coniglio dal cappello , a prova del loro peccato di irrazionalità.
Inutile dichiararsi a più tornate di essere dei senza Dio.
Non ci salviamo con ciò di divenire a turno le tue vittime sacrificali, e mi verrebbe da chiedere a quale tuo Dio, che tu non sai,  ci sacrifichi? 😁

Salve iano. Come peccato - ovviamente in senso non teologico - io considero solamente la stupidità, mentre considero che l'irrazionale rappresenti una sfera immensamente più grande e potente - e persino talvolta più suggestiva - della sfera del razionale.



Per il resto, qui siamo nella sezione filosofica, al cui interno (come e più che in altre sezioni) circolano tranquillamente opinioni e ribadimenti rigorosamente inutili. Fammi tu degli esempi di posizioni utili presenti nel Sito (definizione di utile : ciò che è funzionale al soddisfacimento di una necessità).


Infine non capisco il tuo accenno al vittimismo sacrificale e - particolarmente - il tuo riferimento ad un "mio" Dio nel quale appunto affermo di non voler credere.



Se comunque io - secondo te - avrei un Dio che non conosco.........potresti farmi tu la cortesia di trovarmelo, visto che io non ci riesco. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#32
@ Jacopus.
Proviamo a giungere ad un ragionevole compromesso.
Un limite della conoscenza è non poterci considerare parte del sistema studiato, pur essendolo.
Ciò apparirà' paradossale solo se si intende studiare la natura nella sua completezza.
Ma il non poterlo fare è il limite più generale, del quale la nostra esclusione è solo un caso.
Noi studiamo parti di natura, che io ho chiamato scatole, dalle quali siamo fuori, perché siamo noi a definirle.
Tuttavia, tornando al vero tema di questa discussione, i risultati delle nostre indagini possono dirci di riflesso qualcosa di noi, perché il modo in cui vediamo il mondo dipende dal mondo quanto da noi, in quanto costruttori di scatole.
Proibito fare ironia sulle scatole.🤗
Il fatto che l'indagine condotta per scatole funzioni, cosa da non dare per scontata, ci dice inoltre qualcosa di più sulla natura.
Il perché funzioni mi pare essere materia di indagine filosofica per eccellenza.
La scienza può solo constatare che funzioni.
Ma l'indagine filosofica influenza poi il modo in cui costruiremo le prossime scatole.
O meglio, modifica il costruttore culturalmente, e quindi cambia il modo.
È un circolo. Ognuno fa' la sua parte.
Nulla sta fuori e tutto sta dentro , compreso il gioco delle parti che porta alla conoscenza.
Ciò che è notevole e' che questo gioco mostra di avere un senso, ma non è necessario, ne' elegante reclamarne i diritti di autore. L'autore è sempre la natura.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

donquixote

 
Citazione di: paul11 il 21 Aprile 2021, 01:15:25 AM
  Bisognerebbe intendersi cosa si intenda per conoscenza: teoretica, applicativa? Quantitativa, qualitativa?
La conoscenza filosofica non corrisponde con quella scientifica.
Se i limiti dei sensi sono stati ampliati dagli strumenti che hanno ampliato a tutte le frequenze elettromagnetiche le ricezioni di dati, non significa che i dati portino necessariamente conoscenze.
La quantità di informazione che gira per il pianeta Terra ogni giorno, oggi, rispetto ciò che c'era duemila anni fa, non è nemmeno paragonabile. Ma significa che proporzionalmente abbiamo acquisito conoscenze? A me non sembra, spesso è confusione se non errori.
Le applicazioni scientifiche sono tecnologie, tecnica, non  così spesso conoscenze.
Perchè la quantità e le applicazioni non necessariamente consistono in nuove conoscenze.

 

Diceva il saggio Nietzsche: "Una volta per tutte: io non voglio sapere molte cose. La saggezza traccia dei limiti anche alla conoscenza". E i limiti della conoscenza stanno proprio lì, nella saggezza, o sapienza, o sophia, che lungi dall'essere sinonimo di conoscenza (perlomeno come la si intende oggi in senso meramente quantitativo) ne è invece, appunto come afferma Nietzsche, il suo limite e in un certo senso anche il suo opposto. La sapienza è il "sapere" a cui, come diceva Aristotele nell'incipit della Metafisica, l'uomo tende per natura, espressa a tratti nei frammenti di Parmenide e nel Corpus Hermeticum del Trismegisto, e ricercata e ambita da Platone tanto che Giorgio Colli, nel suo scritto La nascita della filosofia, afferma: «Platone guarda con venerazione al passato, a un mondo in cui erano esistiti davvero i "sapienti". D'altra parte la filosofia posteriore, la nostra filosofia, non è altro che una continuazione, uno sviluppo della forma letteraria introdotta da Platone; eppure quest'ultima sorge come un fenomeno di decadenza, in quanto "l'amore per la sapienza" sta più in basso della "sapienza". Amore della sapienza non significava infatti, per Platone, aspirazione a qualcosa di mai raggiunto, ma tendenza a recuperare quello che era già stato realizzato e vissuto». Se la conoscenza è un concetto quantitativo, che si accumula negli uomini e nelle generazioni nel corso dei secoli e che necessariamente ha bisogno di strumenti per poter essere conservata (un tempo i libri e ora i computer), la sapienza è invece un concetto qualitativo, è ciò che all'uomo è necessario e indispensabile sapere per poter leggere correttamente il mondo intorno a sé (quindi le informazioni che la conoscenza fornisce), trovare in esso il proprio posto e giustificare la presenza degli innumerevoli fenomeni che lo circondano e di cui fa quotidianamente esperienza. Se un uomo non può possedere tutta la conoscenza può possedere però tutta la sapienza, e attraverso di quella fornire significato alla propria vita. La conoscenza è un concetto umano, è la "conoscenza del bene e del male" descritta nel libro della Genesi e promessa dal serpente, dal diavolo,  mentre la sapienza è un concetto divino, quindi sovrumano, che infatti appartiene non solo all'uomo (o perlomeno agli uomini in grado di comprenderla) ma a tutte le creature dell'universo, e basta osservarle senza pregiudizi per rendersene conto. La conoscenza è funzionale, serve per sfruttare o modificare la natura (attraverso la tecnica, che è il suo braccio armato) al fine di soddisfare le esigenze umane, la sapienza è invece giustificativa, insegna a rendersi conto che se nel mondo le cose sono come sono è perché è necessario che sia così dato che entità enormemente più potenti e significative dell'uomo hanno deciso che così fosse, e che bisogna rispettare questo volere, e traccia quindi dei limiti (esempi: la famosa übris greca e il peccato originale) alla conoscenza funzionale umana.
Da quando gli "illuminati" del XVII e XVIII secolo hanno dapprima non più compreso e poi semplicemente disconosciuto la sapienza, la conoscenza (funzionale) è rimasto l'unico concetto in occidente a farla da padrone, e lo stupro della natura perseguito sistematicamente attraverso la conoscenza e la tecnica per fornire soddisfazione alle sempre più numerose e complesse esigenze umane ci ha portato alle condizioni attuali.

Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

iano

#34
@Donquixote.
Ma La Sapienza che Platone attribuisce agli antichi io la chiamerei autorevolezza riconosciuta ad essi senza possibilita' reale di smentita coi mezzi della sua epoca. La saggezza consiste nel considerare che prima di noi c'era qualcuno, e nei limiti in cui ci è concesso vale bene considerarli. A ciò si oppone solo la maldestra credenza che noi viviamo in un tempo speciale, che è tale perché ci viviamo noi. In tal senso Platone è un saggio la cui autorevolezza giunge fino ai nostri non speciali giorni.
Non è la tecnica a minacciare il mondo, ma semmai l'uomo , che non possiede, se non nel senso che è ,quella tecnica.
L'attribuzione di autorevolezza continua a rimanere necessaria, ma non ha più l'esclusiva.
La conoscenza non credo possa qualificarsi come un accumulo, perché per essere tale dovremmo essere in grado di contare le sue unita', e non mi pare sia possibile farlo.
Se anche considerassimo ogni teoria scientifica come un unita' ci toccherebbe contare cose diverse, che più che potersi sommare si sottraggono a vicenda.
È una questione più complicata che necessità di attrezzi filosofici , più che di pallottolieri.
È più importante come so che quanto so'.
È la comparazione delle diverse teorie a ciò si presta.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Socrate78

@Doniquixote: Ripeto che la conoscenza del bene e del male descritta dalla Genesi non ha secondo me proprio niente a che vedere con il SAPERE, ma è ben altro, "avere conoscenza" significa "avere rapporti procreativi" e in questo caso si allude ad una discendenza non voluta da Dio, quella generata da Adamo ibridandosi con Eva (in pratica la madre che era ancora un animale sia pure evoluto). In questo modo è nato Caino, in pratica un ibrido, sicuramente intelligente ma con istinti animali e selvaggi ereditati dalla madre, e quindi malvagio perché in lui vi era una combinazione squilibrata di geni che non stavano bene insieme, in pratica una combinazione stonata e distorta di intelligenza con impulsi animali. Poi Caino ha trasmesso tali tare ai suoi discendenti.  La Donna di cui parla la Genesi è invece la compagna data da Dio ad Adamo e da cui nasce Abele, è la stirpe della Donna in opposizione a quella tarata dal peccato di Eva (che è poi il serpente). Infatti, la conoscenza del bene e del male non può essere proibita da Dio per l'uomo, anzi, la Bibbia dice che l'uomo è stato creato poco meno degli Angeli e ricoperto di gloria e di onore, ad immagine e somiglianza di Dio, e Dio è onnisciente, e ha dato all'uomo una gran parte della sua onniscienza, tanto che addirittura viene detto che gli ha affidato il DOMINIO sul creato intero, e quindi è assolutamente impossibile per un essere che non conosce il bene e il male esercitare tale podestà, poiché non avrebbe capacità di discernere ciò che è giusto e sbagliato e di comprendere gli effetti derivanti dalle cause!
Il vero peccato non è stato quello di sapere qualcosa che non si doveva, ma ben peggio se ci pensi, quello descritto dietro le allusioni e i simboli è stato il peccato del primo uomo Adamo che ha voluto essere lui il Creatore della Vita senza Dio e ha contaminato l'intera vita biologica e spirituale della vita, il massimo della superbia possibile che si è tradotto poi in un atto concreto. Almeno, io la vedo in questo modo, mi sembra un modo molto migliore di interpretare la Genesi rispetto a quello che considera la colpa originaria come una trasgressione ad un divieto che riguarda la sfera del sapere.




iano

Comprensibile che F.N. parli di accumulo di conoscenze , rilevandone però acutamente l'assurdità, perché viveva in tempi in cui, correggetemi se sbaglio, si pensava ormai si aver completato la conoscenza, fatto salvo qualche dettaglio da aggiustare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

paul11

 X Iano risposte ai suoi post # 25 e 26
è anche una risposta  implicita a Viator # 27


Quando mai l'uomo prima di creare, costruire qualcosa, ha necessita di sapere tutto della natura?
Prima di tutto chi stabilirebbe quanto sappiamo e quanto dovremmo sapere (o detto altrimenti quanto siamo ancora ignoranti?). Almeno anticamente, ma oggi men che mai, si compivano riti propiziatori verso la natura o gli dei che ne disponessero i poteri. Noi non chiediamo permesso a nessuno pur di ottenere ciò che ci prefiggiamo.
Quindi non ha nessuna importanza quanto sappiamo o non sappiamo, ci basta quel che sappiamo e il nostro scopo. Questo a prescindere se sia giusto o sbagliato e con quale criterio dovremmo giudicare.
Noi, lo ribadisco per l'ennesima volta, siamo natura nel corpo fisico , ma la mente umana è fuori dalla regola naturale. Come corpo siamo soggetti a tute le manifestazioni belle o brutte naturali, ma la mente umana è qualcosa, anche per chi ritenesse che fosse interna alle regole naturali , fuori dalle regole naturali .
In che cosa mai saremmo, per chi è credente , simili a Dio? Se non per le facoltà di creazione, tipico del divino? Chi mai, quale organismo può modificare il suo habitat, l' ecosistema? Nessuno, mentre noi escogitiamo artifici tecnici che non appartengono più alle regole naturali. Noi creiamo plastica, manipoliamo atomi, vinciamo la gravità senze le ali degli uccelli.


Mi pare di avere argomentato abbastanza, di aver posto considerazioni abbastanza forti,
provate voi se credete che l'uomo sia  natura totalmente a spiegare questo essere, questo organismo vivente che riesce a manipolare, fino ad alterare i processi naturali, o addirittura a crearne altri nuovi, fino ad inventarsi un sistema sociale che può non avere a che fare proprio nulla con la natura.
I valori morali, le etiche, non fanno parte della natura. Nessuno fa guerre mondiali e riempie arsenali di armi , o fa spedizioni su Marte. Non hanno processi di accumulazioni, tesaurizzazioni dell'oro, forzieri in banche che decidono i sistemi sociali sulla produzione e ricchezza distributiva.
Ma cosa devo altro spiegare?
Se ritieni che la mia definizioni di differenza fra cultura e natura non sia sufficiente, signifca che hai più di me chiare le idee (le idee non sono naturali), quindi prova a proporre tue tesi o di altri che conosci.


Ribadisco, dimostrare cosa? La cultura si pone, senza dimostrare nulla, non ha necessità di dimostrare sapienza o ignoranza o entrambe, ......e poi a chi? Alla natura impersonale,  o a un Dio ?
Tutto tace attorno a noi .Quindi l'uomo vive solo per sue interpretazioni, e sulle interpretazioni costruisce culture e nessuno , né natura né Dio ,rispondono direttamente. Semmai potremmo dire che a causa delle alterazioni dei processi naturali, generati dall'uomo, alterando i cicli fisico naturali, la natura tende a riaggiustarsi a modificarsi armonicamente, stabilizzandosi in una modifica, proprio come ho spiegato nell'esercizio del controllo umana. Cioè se noi alteriamo l'atmosfera, mutano le correnti, i venti, gli anticicloni, le temperature oceaniche dove nascono i cicloni. Quindi la natura paradossalmente si adatta a nuove configurazioni che l'uomo ha alterato .
Significa che il potere culturale umano, e per culturale intendo tutte le teoresi e prassi , è talmente potente da alterare la natura modificandolo, inducendola a riconfigurarsi dentro le sue regole , ma in cui l'uomo alla fine sarà perdente, almeno sul pianeta Terra. Alla fine, ribadisco vite e morte sono in mano alla natura, per quanto l'uomo arriverà artificiosamente a costruire diciamo " antidoti".


Che noi rappresetiamo e quindi interpretiamo, procediamo a modella zioni della natura, lo avevo già scritto.


Taglio "la testa al toro" e chiedo: "Come mai possono convivere negli umani molte interpretazioni sulla natura?" Ogni cultura di popoli esistenti ora sul pianeta vengono da tradizioni interpretative, e allo stesso tempo nell'Occidente può benissimo convivere il credente in Dio, il buddista, l'ateo, l'agnostico, chi ha fiducia nella scienza, chi non ne ha nella politica, chi paga le tasse echi non.........eccetera eccetera.
Ribadisco, all fine è la prassi che decide e senza dare ragione a nessuno compresa alla natura o sue interpretazioni. Noi manipoliamo la genetica, il DNA e l'RNA come fossero mattoncini lego per bambini, cioè le parti più intime e segrete della natura , riusciamo a fecondare infeconde per natura con procedure scientifiche innaturali, parliamo di eutanasia che la natura non conosce........più la tecnica avanzerà e più la differenza fra uomo cultura e natura apparirà evidente e contrastante....fino a quando magari l'uomo non morirà più ...e desidererà di morire.


Cosa significa natura disomogenea? Che ci sono parti del pianeta in cui le equazioni naturali e fische funzionano e in altre parti del pianeta bisogna inventarsene altre?








Ma soprattutto a chi crede all'evoluzionismo naturale: spiegatemi come è nato il cervello umano e con esso  le facoltà mentali. Ma soprattutto come mai, se fosse evoluzionismo, nessuno organismo vivente ha scelto la strada della formazione dell'uomo? Ribadisco come già scrissi: i virus sono rimasti virus, i batteri sono ancora batteri...........le scimmie sono ancora scimmie....e l'unico vincendo qualunque regola probabilistica in milioni di anni fra nati e morti in tutti gli organismi viventi apparsi in un lasso di tempo lunghissimo, ha copiato l'uomo?
Lo sappiamo cosa significa geneticamente, e non alla Darwin seguendo solo osservazioni visive, modificare una sequenza genetica e stabilizzarla? Forzare la regola della dominanza dei caratteri, della divisone e indipendenza? Guardate anche solo gli albini naturali , perché non sono un carattere dominante? Chi finge, perché è in malafede ,fra scienziati, che modifiche per mutazioni del DNA ( e ricorderei infatti che i tumor i e cancro avvengono per alterazioni del DNA, poichè la relazione è fra sistema immunitario che non conosce cellule tumorali e le lascia libere di svilupparsi , infatti i vaccini non sono altro che fare imparare, far conoscere al sistema immunitario, potremmo dire al suo database , che deve combattere quel determinato organismo ) per stabilizzarsi soprattutto in organismi complessi le due aree linguistiche del cervello , e dal cervello comandare muscoli e nervi della laringe per la modulazione dei fonemi linguistici , ci viole niente? Allora daccapo spiegare perché solo l'uomo è arrivato a questo. Perchè è questo che ha fatto la differenza fra un organismo che crea cultura a differenza di chi è rimasto totalmente natura.


iano

#38
Ciao Paul.
Faccio mia la risposta che Jacopus ha dato aprendo altra discussione in questa stessa sezione.
La mia ipotesi sull'unità' disomogenea è nata proprio dentro a questa discussione , e io mi sono limitato a proporla alla riflessione filosofica di tutti.
Il miglior modo di spiegarla è provare a trarne le conseguenze , cosa che ho provato a fare.
Non sto affermando alcuna verità ovviamente, ma aggiungo ipotesi ad ipotesi perché credo che sia utile suggerire sempre diversi punti di vista.
La diversità in genere, e la diversità di pareri in particolare, sono per me fonte di ricchezza.
Quando ci riferiamo all'uomo, ma in generale a qualunque essere vivente evoluto, ci riferiamo, secondo i recenti orientamenti della scienza, a miliardi di esseri viventi dentro ad un ecosistema. Nel senso che noi siamo anche i nostri virus e i nostri batteri senza i quali non potremmo vivere.
È un nuovo punto di vista da cui vedere le cose.
Ognuno di noi è una moltitudine la cui composizione muta in continuazione.
Il nostro corredo microbico affianca il corredo genetico, e a sottolinearne l'importanza ,nella riproduzione ogni organismo vivente attua strategie specifiche per trasmetterlo alla progenie.
Per trattare questi organismi nella loro aumentata complessità ,relativamente alla nostra considerazione, si fanno nuove ipotesi tutte da verificare che meglio si adattino ai fatti nuovi rilevati.
Una di queste non poco rivoluzionaria suggerisce di considerare un corredo genetico diffuso, e non imdividuale.
Infatti si è visto che questo cambia non solo per mutazioni, ma anche perché gli organismi se lo scambiano fra loro.
In questo nuovo quadro capire chi comanda sul pianeta perde di senso.
Non è chiaro neanche chi comandi all'interno di ogni singolo individuo.
Niente di più lontano da un "ad immagine di Dio" a meno che non si voglia allargare questa immagine oltre il solito, il che mi rendo conto suonerà sacrilego per qualcuno. Ma di sicuro non espongo queste cose per il piacere di scandalizzare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Credo che noi apparteniamo a pieno titolo alla natura, perché non vi è nulla di ciò  che attuiamo che, per quanto possa apparirci nuova al limite del naturale, la natura non abbia già attuato prima di noi e con noi.
Affermare che qualcosa sia evidentemente innaturale significa aver chiaro cosa sia natura, e di averlo chiaro una volta per tutte,  che non si tratti cioè di un concetto in divenire.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
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Alexander

La natura è una forza cieca e ottusa. Non si perita di nulla. Va avanti ciecamente costruendo e distruggendo. Se tutto è natura, allora anche il disprezzo che è doveroso verso di essa è perfettamente naturale. Molti uomini disprezzano la natura o l'hanno nel tempo disprezzata. Non sono soggetti a malìa naturale. Io sono uno di questi. La natura è come un muratore che continua a costruire una casa aggiungendo mattoni e togliendoli. E' naturale provare un senso di assurdità per questo suo agire. Se tutto è natura, allora è proprio parte della natura che trova assurdo e insensato il suo stesso agire. La natura è così bipolare e schizofrenica che, se tutto è natura, allora parte della natura vuol controllare l'altra parte e se stessa. La natura è così ottusa che una parte di essa lotta contro l'altra per sopraffarsi. I termini omnicomprensivi sono così, purtroppo, contengono tutto e il contrario con la negazione. Perfettamente naturale , secondo questo ragionamento.

sapa

Citazione di: Alexander il 23 Aprile 2021, 08:47:02 AM
La natura è una forza cieca e ottusa. Non si perita di nulla. Va avanti ciecamente costruendo e distruggendo. Se tutto è natura, allora anche il disprezzo che è doveroso verso di essa è perfettamente naturale. Molti uomini disprezzano la natura o l'hanno nel tempo disprezzata. Non sono soggetti a malìa naturale. Io sono uno di questi. La natura è come un muratore che continua a costruire una casa aggiungendo mattoni e togliendoli. E' naturale provare un senso di assurdità per questo suo agire. Se tutto è natura, allora è proprio parte della natura che trova assurdo e insensato il suo stesso agire. La natura è così bipolare e schizofrenica che, se tutto è natura, allora parte della natura vuol controllare l'altra parte e se stessa. La natura è così ottusa che una parte di essa lotta contro l'altra per sopraffarsi. I termini omnicomprensivi sono così, purtroppo, contengono tutto e il contrario con la negazione. Perfettamente naturale , secondo questo ragionamento.
Condivisibile, forse però è meglio abbandonarsi alla corrente, invece che contrapporsi ad essa. Cosa non facile a sua volta. Se la natura è brutta, siam brutti anche noi.

iano

#42
@ ciao Alexander.
Pensa che l'argomento della discussione non è neanche la natura.😄
È ovvio che se tutto è naturale allora nulla lo è .
Ma non è chiaro perché solo l'uomo dovrebbe essere innaturale.
Gli si conceda almeno un politicamente corretto, diversamente naturale, no? 😁
La mia impressione è che non ci siamo poi allontanati molto dalle favole di Fedro,  dove al posto del lupo adesso c'è l'uomo cattivo,
I lupi non vedono di buon occhio queste immigrazioni di uomini nel fantabosco, venuti a togliergli il lavoro. Non parlano , ma si fanno capire. Uhhhhh, se si fanno capire.
Va a finire che ci toccherà davvero rimpiangere i tempi d'oro della natura matrigna, che per te sono ancora attuali.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
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Alexander

#43
Buongiorno Iano


Non è innaturale, è "anche" naturale. Solo che man mano lo è sempre meno, si aliena sempre più. Questo processo di alienazione, che è culturale, determinato dalle possibilità tecniche che la conoscenza permette, ha i suoi pro e contro ovviamente, come ogni cosa. Ormai è alienante persino la svolta "green", fortemente sostenuta culturalmente sostanzialmente dagli stessi soggetti che, con la globalizzazione,  hanno portato la "natura esterna all'uomo" in condizioni precarie (delle quali la natura, esterna e interna, è indifferente)...Paradossale. Però l'uomo è così, una contraddizione vivente. Avremo molti più "parchi naturali", molto più CONTROLLATI.  ;)


P.S. Ecco un aspetto tipico  dell'uomo: è un animale contraddittorio. mai visto un leone contraddirsi. :D

Ipazia

Nessuna contraddizione: l'evoluzione naturale del snc degli esseri viventi ha alfine partorito l'artificiale. La contrapposizione non è  tra bene (operare della natura) e male (operare dell'uomo), ma tra naturale e artificiale.

Molto philisophisch la contrapposizione posta da donquixote tra sapere e conoscere, sapienza e conoscenza. Alla prima appartiene senz'altro il concetto di "cattivo infinito" che i moderni hanno perso per strada.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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