I limiti della conoscenza.

Aperto da iano, 20 Aprile 2021, 20:54:07 PM

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viator

Salve paul11. Citandoti : "E' l'uomo che deve prendere il treno in corsa.......e quel treno non ha più un conducente responsabile".

Secondo me il treno non ha mai avuto un conducente responsabile (tra l'altro per i treni, lo scegliere una destinazione diversa da quella a cui conduce il binario...........risulterà sempre mooooolto problematico).


Sembra che tu vagheggi di circostanze passate al cui interno le vicende umane risultassero meglio "controllate" o "destinate" di oggi.


Mi piacerebbe allora conoscere epoche e destinazioni alle quali potresti riferirti. Erano meglio le caverne, le tribù, le civiltà guerriere, i tempi del monachesimo, dei feudatari, degli imperatori, del colonialismo, della "guerra fredda" ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#61
@ Paul 11.
Supponiamo che io aderisca del tutto al tuo pensiero.
Allora non mi resterà che trarne le conseguenze.
La tecnica è qualcosa di tanto inarrestabile quanto disastrosa.
A questo punto mi rimane una sola flebile speranza di salvezza: di aver torto.
Quindi mi domando speranzoso ... e se invece il rapporto uomo tecnica fosse intricato da non potersi dire che è soggetto e chi oggetto? Infatti non posso negare che certe assodate tecniche mi sono care, e che la mia avversione in effetti si riduce alle recenti. Ma forse che non è stato sempre così? Le ultime specialmente sono state, sempre le più temute.
Il timore è quello che me ne sfugga il controllo . Eppure finora questi timori si sono mostrati sempre infondati.
Ho davvero motivo di temere che questa volta non sia così?
Non è che io mi ritrovi ad essere attore inconsapevole di un copione vecchio come l'uomo, perché nato con esso?
Ma se è così a cosa serve questa recita?


Forse una funzione c'è l'ha, e forse irrinunciabile.
Somiglia a una variante  della storia di Peppone e Don Camillo, dove ognuno vuole superare l'altro, ma quando uno vede che l'altro si attarda , si ferma ad aspettarlo.
Belle storie di un tempo che però non corrispondono alla realtà capitalistica, laddove nella nostra variante se uno corre l'altro lo frena, ma il risultato è sempre che arrivano insieme.
Sarà' per questo che alla fine il capitalismo funziona?
Per il fatto che non è mai davvero l'unico attore in scena?
Perché l'uomo è fatto di tante cose che sembrano stridere fra loro, ma parimenti l'umanità è fatta di tanti uomini di diversi umori, e che pure, anzi per questo, avanza in sicurezza, con le cautele del caso.
Certo a sentire ognuno degli attori le cose stanno ben diversamente.
Ma l'umanità è quel dramma intero, o la commedia, se vi pare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#62
Quando si illustra il progresso un classico è citare l'invenzione della ruota, che non ho alcun dubbio abbia suscitato immani timori, ma tutti dimenticano di citare quella del freno.  ::)
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Phil

Se l'uomo è quella parte di natura cha ha consapevolezza/coscienza di esser-natura, e che ha inoltre la capacità mentale e fisica di manipolare la natura che lo circonda (oltre che la propria), direi che più che "contro-natura" l'uomo è iper-natura, trans-natura (v. transumanesimo) o post-natura (se intendiamo tale post sempre connesso bio-logicamente al pre).
La tecnica più che alienazione o minaccia, mi sembra la conseguenza e la "materializzazione" delle tendenze psicologiche e delle potenzialità cognitive umane: la tecnica non è faber, l'uomo lo è, sia quando usa la tecnica per sottomettere il prossimo che quando la usa per curarlo, assecondando, in entrambi i casi e non a caso, due aspetti atavici della natura umana (natura umana che è fatta tanto di tecnica quanto di linguaggio, tanto di intelligenza quanto di istinti, etc.).
La tecnica, anche quando è algoritmo, è pur sempre oggetto anche se agente (è creatura, golem) viene progettata e realizzata finalisticamente, va attivata e, oggi come ieri, va anche "saputa vendere" da uomo a uomo, conoscendo appunto i meccanismi e le leve della natura umana; non è mai una tecnica (o un'economia) ipostatizzata ed autonoma ad agire (la pistola non è mai l'assassino), ma sempre altri uomini, tramite essa, per i loro scopi (a prescindere da come vengano giudicati; parlare di tecnica che ci ibrida è come parlare di medicina che ci cura: in realtà parliamo sempre e solo di homo, "technicus" e/o "medicus", che usa la sua natura sapiens e faber per interagire con il mondo e con gli altri). Stabilire il limite fra "poca tecnica" e "troppa tecnica", la sua giusta misura da non superare e il suo giusto impiego da tutelare, richiederebbe criteri e metacriteri che difficilmente sarebbero adeguatamente condivisi spontaneamente e planetariamente, come ci insegna la storia sin dalla notte dei tempi (per quanto resti indubbiamente legittimo interrogarsi filosoficamente su tali criteri e tali confini).

donquixote

Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2021, 20:33:05 PM


La saggezza è un distillato, un'essenza di ciò che si conosce, che non è un sunto, ma sapere ciò che conta davvero e le sue dinamiche.



Viviamo, in questi tempi, nel regno della quantità, tipico di una visione materialistica del mondo, della storia e dell'uomo.
Talmente materialistica che abbiamo "quantificato" e quindi materializzato anche concetti che non lo sono mai stati per adeguarli ad una visione che considera sic et simpliciter la quantità come tale una "ricchezza". Così abbiamo esaltato il multiculturalismo perchè, si afferma, più culture verranno in contatto con noi e vivranno insieme alla nostra e più aumenterà la nostra "ricchezza" culturale. Abbiamo esaltato la "libertà di pensiero" perchè più pensieri la gente ci vomiterà addosso e più saremo "ricchi" di pensieri. Abbiamo esaltato ogni sorta di stile di vita perchè più ce ne saranno e più noi saremo ricchi perchè potremo scegliere fra tanti stili di vita, e cambiarne magari uno al giorno come le mutande. Abbiamo esaltato la pretesa di ogni e qualsiasi diritto perchè convinti che più questi aumentano in quantità e più noi potremo considerarci parte dei paesi ricchi, e quindi "civili", e via elencando transitando ad esempio per le esperienze amorose (se uno cambia ragazzo/a ogni giorno aumenterà le sue esperienze e quindi diventerà più "ricco/a") o le esperienze di viaggio (si tende a visitare sempre più posti possibili pensando di conoscere un luogo, o chi vi abita, o qualche altro aspetto interessante nel breve volgere di mezza giornata) o le esperienze artistiche. Siamo preda di statistiche di ogni genere, sulla "qualità" della vita, sulla libertà di stampa, sulla corruzione, sulla criminalità, sull'istruzione e in generale su ogni aspetto sociale, basate tutte su parametri esclusivamente quantitativi e che ci assolvono o ci condannano sulla base di "numeri". Ovviamente questo vale a maggior ragione per la conoscenza, che viene valutata anch'essa esclusivamente in senso quantitativo (quanti libri leggi all'anno? Quanti minuti al giorno trascorri su Wikipedia? Quanti anni hai fatto di scuola? Quante lauree hai?)
La qualità si è completamente eclissata, nessuno ormai ne parla più, (e quando se ne parla anch'essa viene valutata quantitativamente: quanto guadagna quello? centomila euro al mese? Allora deve essere uno di qualità) a partire dai responsabili politici che "risolvono" i problemi "quantitativamente", un tanto al chilo: l'istruzione ha un problema perchè gli italiani sono sempre più ignoranti? Stanzio 10 miliardi, assumo 5000 insegnanti e il problema è risolto. Mancano medici anestesisti e infermieri?: stanzio 5 miliardi, assumo 2000 studenti universitari fuori corso e il problema è risolto. Crollano i ponti delle autostrade perchè il "boom edilizio" degli anni '60 ha penalizzato la qualità delle costruzioni? Stanzio 8 miliardi e il problema è risolto. Ognuno può fare migliaia di esempi, ma il fatto che rimane da sottolineare è che se si considera la quantità una ricchezza è del tutto ovvio che applicando questo concetto alla conoscenza non si potrà certo porle un limite, dato che in quel caso significherebbe impoverirsi volontariamente. E il bello è che anche i "professionisti" del pensiero che dovrebbero saper "pensare altrimenti" sono invischiati in questo vortice, totalmente incapaci di intravvedere una via d'uscita.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

paul11

 Iano
citaz.
Ma non è chiaro perché solo l'uomo dovrebbe essere innaturale


Giusta domanda, e a parer mio è proprio perché trovate contraddittorio pensare che la natura generi un essere a lei contrario che ritenete l'uomo nonostante tutto naturale.
Adatto che penso ad un altra storia secondo cui non è la natura che ci ha direttamente creati.........
per me è più facile vedere le due nature contraddittorie insite nell'uomo.


Dubito che la natura generi intelligenza ,questo è per me un punto importante.
Fin quando la scienza non mi dimostrerà come una scimmia possa evolvere il suo cervello diventando umano e non facendo ipotesi scientiste , perché creare due aree linguistiche, lo ribadisco con una corteccia cerebrale che unisce i due emisferi del cervello e un sistema di fonazione laringeo  non è una cosa semplice . E significherebbe, se lo fosse, che la natura dà la possiblità ad un suo organismo di poterla annichilire e questo porta ad altre considerazioni, che la natura non è sovrana ma dipendente  a sua volta da qualcosa d'altro che permette questo ,  che l'intelligenza non è un "bene", ma una forma ambigua fra due scelte , bene  o male. Quindi si entra in categorie che non sono più naturali, se riteniamo la natura indifferente e quindi non morale, non portatrice di bene o male.

paul11

 Jacopus,
sono d'accordo con te fino ad un certo punto.
Gli animali ,ribadisco, reagiscono ad impulsi ambientali e il grugnito di allarme, o il verso  degli uccelli non è ancora segno di intelligenza. Quando un cane seppur addomesticato azzanna una persona che corre, o azzanna anche un parente in casa, che non riconosce come suo padrone e quindi capo branco, segue istinti e impulsi ambientali in base anche alla sua indole.
Non sono in grado gli animali  di pensare la vita o la morte, non hanno il concetto temporale di ieri ,oggi e domani, non hanno nemmeno le basi per essere autonomamente costruttori di qualcosa, sono persino ridicole quelle vecchie sperimentazioni dove sanno fare le somme scimpanzè  dove averli addestrati come circhi, o come Pavlov con i topi attraverso scosse o premi , perché è così che si addestra . Addestrare non significa affatto ,come nell'uomo , inserire concetti mnemonici dove un cervello anche di un bambino ti fa delle domande ,perchè sa fare correlazioni astratte e non in base a premi. Un cane addestrato o la scimmietta che sa fare le somme non modifica il suo DNA   facendo nascere cani o scimmie già con qualità superiori.


Il discorso di responsabilità ci porta ad altro . Ma chi ha detto che dovremmo tornare indietro ?
Prima di tutto è impossibile, se c'è una cosa nel divenire che è sicuro e a cui la potenza umana non può fare nulla è proprio riguardo al tempo passato . Semmai lamento il fatto che proprio perché siamo potenti tecnicamente utlizziamo male questa possibilità. Perchè la tecnica apre a maggiori possibilità materiali, ti risulta che siamo più fraterni , più solidali, che non ci sono più guerre, che i vaccini sono distribuiti nel mondo in maniera equa (son sicuro che ci sarà sotto anche un mercato nero) ? Ribadisco ,io vedo un umano ancor meno responsabile di un antico , ma con sempre maggiore potenza tecnica. La tecnica ha reso obesa la parte del mondo chiamata Occidente, a danni dell'altro mondo non tecnico e distribuendola in maniera iniqua.....insomma siamo meno responsabili . La nostra conoscenza è quantitativa, e non depositaria di saggezza . Non possono nascere nel tempo della tecnica il taoismo, il confucianesimo, il buddismo, il cristianesimo, la prima filosofia greca , che depurata laicamente dall'aspetto religioso quanto meno tentava di responsabilizzare l'uomo . La tecnica ha fatto diventare l'uomo più cinico di quello che era , perchè offre maggiore potenza a chi la detiene .
Personalmente invece trovo che questa  fatiscente libertà dell'andiamo avanti, e fa niente cosa ci aspetta,  e questa pseudo democrazia dove tutti fanno e nessuno è mai è responsabile i di niente, è proprio tipico del tempo della tecnica che è anonima quanto una umanità anonima che inerte va avanti, come il Titanic contro l'iceberg.

bobmax

#67
Citazione di: donquixote il 24 Aprile 2021, 00:37:14 AM
Viviamo, in questi tempi, nel regno della quantità, tipico di una visione materialistica del mondo, della storia e dell'uomo.
Talmente materialistica che abbiamo "quantificato" e quindi materializzato anche concetti che non lo sono mai stati per adeguarli ad una visione che considera sic et simpliciter la quantità come tale una "ricchezza".

Non è la visione del mondo distinto quantitativamente il problema. Ma l'attribuire una valenza qualitativa a questa distinzione.

Nel mondo non vi è nessuna reale differenza qualitativa. Perché il mondo è la composizione di diverse quantità dell'uguale.

È sempre il medesimo che aggregandosi in quantità differenti crea la varietà del mondo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Quantità e qualità finiscono sempre con l'interagire anche nel mondo transumanato dell'ipertrofia tecnica. Anche la quantità di strumenti di morte, come la ruota, inventa il suo freno, la sua deterrenza.

Sincronizzare quantità è qualità è il vero problema perché la tecnica procede per salti, mentre etica e consapevolezza hanno tempi lunghi di maturazione ed elaborazione capaci, col senno di poi, di separare l'apprendista stregone dal benefattore dell'umanità.

Una sapienza, a priori, appartiene più alla favolistica che alla realtà, perché per quanto la natura sia lo sfondo incontrovertibile dell'agire di tutti gli enti essa è benaltro che un Eden salvifico.

La sapienza è conoscenza accumulata ben testata, su cui la filosofia esercita la nobile funzione della memoria e custodia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Appoggio Ipazia e approfondisco. Quantità e qualità non sono opposti. La civiltà si basa sulla lingua, la scrittura, la stampa, l'archiviazione dei dati e la loro elaborazione. Senza gli ultimi due punti ad esempio, non sarebbe stato possibile creare in un anno ben due vaccini a rna. L'accumulo di conoscenze ci permette di progredire in senso tecnico ma anche in senso etico. Solo studi psichiatrici seri e documentati hanno permesso di sciogliere le catene ai malati di mente. Solo ulteriori studi sulla natura umana hanno permesso di escludere l'omosessualità come malattia mentale.
Ma la questione sviluppata da Don Quixote non è peregrina. La moltiplicazione quantitativa ha spesso oscurato la contemporanea necessità di curare la qualità.
Di fronte a ciò di solito si trovano due posizioni. Chi predilige una visione aristocratica, per cui la qualità è raggiungibile solo da una minoranza di eletti, che avranno a disposizione dei servitori, incapaci di raggiungere la qualità, e che saranno, a modo loro, felici, perché non posti nell'attuale stato di continue scelte. Il servo della gleba non poteva mica decidere di diventare avvocato.
Un altro partito invece considera necessario che la qualità sia diffusa per motivi di giustizia, di equità e anche di razionalità, visto che solo in questo modo vi è la possibilità che i migliori possano emergere. Il pensiero illuminista, pur con i suoi limiti "dialettici", è il nucleo di questo secondo ipotetico partito. Ciò che si può obiettare a questo partito è che, tranne pochi intervalli, predica bene ma razzola male. Non si tratta in ogni caso, almeno per quanto mi riguarda, di una obiezione valida per tornare a Platone (con tutto il rispetto e la stima che ho per Platone).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

In verità secondo me la psichiatria risente anche di influssi culturali, ed il fatto che l'omosessualità sia stata esclusa come malattia mentale (o come parafilia, deviazione sessuale) non significa che ciò sia vero, ma a mio parere è accaduto per il fatto che l'omosessualità con il passare del tempo è stata pian piano accettata dalla società, le associazioni gay hanno fatto sentire sempre di più il loro peso, e hanno fatto sì che l'omosessualità venisse alla fine depennata dal manuale diagnostico dei disturbi mentali. Ma tuttavia esistono, sia pure a livello minoritario, alcuni psichiatri non necessariamente cattolici (come Nicolosi, che scrisse "Omosessualità, un nuovo approccio") che affermano come non si tratti in molti casi di un istinto naturale, ma sia il frutto di traumi, di condizionamenti ambientali, di disfunzioni familiari, che hanno pesato sullo sviluppo dell'identità di genere e hanno fatto sì che l'individuo sviluppasse attrazione erotica verso il proprio sesso.
Nel mondo animale è discutibile che ci siano comportamenti omosessuali, infatti anche quando sembrerebbe che ad esempio un cane monti un altro cane, non lo farebbe per compiere un atto sessuale, ma solo per esprimere rapporti gerarchici di dominanza/sottomissione, oppure al limite si avrebbero atti omosessuali solo quando ci sarebbe scarsità di partner dell'altro sesso per motivi ambientali. Sarebbe quindi una pseudo-omosessualità.



paul11

 Viator # 60
A mio parere invece sì. I tiranni erano scalzati brutalmente dal loro potere, se si oltrepassava il limite qualcuno pagava anche con la vita. Forse era fin troppo.Nella città in cui vivo c'è un balcone con una scritta ,dove il signor x fu buttato giù dal popolo.


La cultura che invece ha promosso anonimato, quella moderna , ribadisco anche chi e molti in buona fede, hanno prodotto una tecnica smisurata che ha portato persino la cultura giuridica a proporre l'anonimato di chi ha il potere economico cone le società per azioni (che erano definite società anonime appunto), democrazie anonime, con flotte di ignoranti al potere asservitori di gruppi sociali, corporazioni, società.....anonime, la massa anonima costruita sull'individualismo ed egoismo sociale, dove nessuno paga di suo, il maltorto,  dove la regola è l'impunità.


Vedo acuirsi certi malesseri sociali ,che ci sono sempre stati storicamente, ma mai espansi come questo tempo incivile che invece si vanta di civiltà, e il populismo è la degradazione naturale dell democrazie, al chi urla di più con ben poca ragione per seguire la pancia. Per me questa sta diventando sempre più il luna park dove si dà "il gas esilarante"(come scriveva De Andrè nella "Domenica delle salme") abitata sempre più da umani inebetii pieni di farmaci ansiolitici, di problemi psicosomatici e nutrizionali, dove i ragazzi nelle scuole sparano, dove certi malesseri individuali e sociali sono tipici proprio di società "opulente", annoiate...rincoglionite (Minima Moralia di Adorno). Ma la gente, anche giustamente d'altra parte, vede che materialmente sta decisamente meglio se guarda indietro la storia, piena di miserie e come scrissi a suo tempo sceglie la sicurezza e non si accorge che moriamo lentamente instupiditi, aridi umanamente.


Se Platone denunciava queste problematiche di decadenza al suo tempo, in cui Atene e Sparta promuovevano la convivialità, perché sapevano che l'identificazione sociale, la fratellanza, cementavano la solidarietà, per cui la Città era forte se era forte il legame umano delle relazioni sociali fra le persone, oggi non se ne parla, o raramente, è diventato tutto abitudine ....va bene così....andiamo avanti.


Iano #61
I filosofi moderni e contemporanei, indicando la tecnica come potenza, pur sapendo che ogni filosofo ha delle sue specificità, adducono al pensiero greco antico l'inizio della nascita e la specificità dell'orizzonte culturale dell'Occidente. In fondo è da chiedersi perché noi occidentali siamo così come siamo e non siamo come altre tradizioni o viceversa? Che cosa ha prodotto il pensiero affinché la strada dell'Occidente imboccasse conoscenze, saperi così specifici e diversi  da caratterizzare il nostro modo di essere e di fare?


La mia personale lettura interpretativa è che Aristotele, più di tutti è il fautore della modernità.
Platone con la figura maieutica e dialettica di Socrate è ancora dentro il tempo antico perché Platone sceglie la morale.
Nell'antichità vi sono due racconti correlati, il mito di Prometeo nella cultura greca e la storia nelle scritture ebraiche della Tenach (la Bibbia ebraica) che indicano la stessa problematica.
Il dio supremo die entrambe le culture se la prendono contro Prometeo, donatore della conoscenza e tecnica agli umani, così come il dio ebraico contro "gli angeli caduti" che diedero i primi rudimenti delle specificità della tecnica umana (conoscenza della metallurgia, della farmacologia,  ecc.)
Perchè questo? Perchè la saggezza antica sapeva che l'uomo quando prova piacere per qualcosa,  si inebria , si ubbriaca, non ha il senso del limite e si perde (perdizione). I miti e le storie religiose erano esempi concreti della saggezza, attraverso loro quando una persona nelle circostanze della vita si trovava appunto nella medesima posizione, gli insegnavano come comportarsi .
I concetti morali e religiosi, come peccato, colpa, perdizione, tentazione, di cui oggi si dice che finalmente ce ne siamo liberati (fin dall'illuminismo....) erano concetti del limite, i paletti pratici oltre cui non bisognava andare. Il saggio sapeva che se si è consapevoli di sé questo forma di sapere dominare i propri impulsi erano confacenti allo "stare bene", se si andava oltre si perdeva il senso della misura . Altri, meno consapevoli o più ignoranti, avevano bisogno che una forma esterna dicesse loro , insegnasse loro con la colpa ,il peccato, ecc. di non superare il senso della misura ,di tenersi in buona armonia che risponda a requisiti del corpo e dello spirito, oggi diremmo psicosomatici ed emotivi. Poco importa in questa discussione se poi i soliti potenti umani hanno strumentalizzato tutto ciò per asservire popoli, è vero, ma fuori dall'intento di questa discussione,
Questi concetti morali li troviamo nel taoismo, nel buddismo, nell'induismo, nell ebraismo, nel cristianesimo......e in tutte le tradizioni antiche.
Perché l'uomo nel piacere, attenzione non negarono il piacere ma dissero che doveva essere il giusto, il limitato, saper dominare i propri impulsi,  per non tendere a perdersi, soprattutto in quelli carnali e materiali.
Spero di essere stato chiaro fin qui, perché si generano soliti e inutili formulazioni facendo una miscellanea di inappropriate concetti strumentalizzanti.


Adesso torniamo al motivo per cui, a parer mio, è Aristotele l'iniziatore, il propedeutica della tecnica moderna; perché è l'iniziatore della logica. Nella sua opera Organon ,negli analitici e topici si discute di categorie, si discute del sillogisma, della dialettica. Il sillogisma dimostrativo è la premessa della formulazione scientifica moderna . In filosofia si dimentica quanto i logici medievali, quanto la scolastica, quanto il tomismo hanno prodotto ed erano scuole aristoteliche. Quì vi sarebbe su Aristotele molto da dire su come Nietzsche e soprattutto Heidegger a mio parere fanno errori interpretativi compreso su  Platone. Heidegger preferisce Aristotele poiché è più nella prassi, nelle pratiche , il suo Essere relazionato all'esistenza, aveva necessità di trovare collocazione nell'orizzonte del senso della vita......ma è un altro discorso.
Galileo rispetto alla genialità intuitiva di Leonardo Da vinci,  fonda il protocollo scientifico costruito sull'osservazione sensitiva e formulata nel concetto logico matematico . Questo concetto ha rivoluzionato il mondo. Perchè è una procedura, un protocollo in cui la dimostrazione del ragionamento passa per ipotesi e si formula nella concretezza reale. La Verità, e poco importa se relativa o assoluta, è in ciò che si "vede", si osserva fisicamente . Bacone (i soliti inglesi e scozzesi...) beatificherà la scienza vedendone gli sviluppi e nasce l'Umanesimo che sconfessa metafisica che sconfesserà Dio e tutta al saggezza antica. Il nuovo fideismo, perché di questo si tratta, promuove la libertà ,intesa come liberazione e sconfessione di un dio condizionatore degli umani. E' qui che la tecnica apparirà in tutta la sua potenza con la circostanza storica dell' ascesa della borghesia , della fine del feudalesimo , spacciando per libertà i privilegi che verranno conseguiti con le forme giuridiche legislative , dove i valori morali inscritti nelle costituzioni degli Stati moderni, saranno pure enunciazioni......metafisiche, mai praticate, poiché la Tecnica è libera  di muoversi ,sposata al capitalismo borghese .


La Tecnica è disastrosa poiché priva di morale, si muove come la natura, è crudele, indifferente, detta regole sue implicite. L'uomo come attore attivo lo ha promossa, ma ormai ha vita propria e per questo è impersonale, se ne frega di Tizio o Caio, imperterrita va avanti e promuove con le scienze scoperte e invenzioni, doni che diventeranno prima industria militare e poi civile , non ha limiti ,poichè non c'è freno inibitorio, non c'è morale che dica "in nome della fratellanza e dignità umana , fermiamoci e prima le condizioni più giuste...."  Entrano in crisi la sovranità, la politica, la libertà, la democrazia .......la tecnica intanto avanza riconfigurando scenari tecnologici dove le relazioni sociali mutano poiché gli strumenti, come il digitale, riconfigurano i modi di produrre e accumulare, la moneta digitale, tutto diventa incorporeo  eppure paradossalmente sempre più materico .


Non so cos'altro dire.........L'uomo è attore passivo, astante più che partecipante nella tecnica .
L'imprenditore taglia posti di lavoro in nome della competizione e globalità (concetti astratti impersonali  eppure così concreti), e tutto ciò è figlio di quella cultura che promosse la tecnica , le scienze, che accompagnò la nascente borghesia con il suo compagno di viaggio, il capitalismo.
L'uomo diventerà daccapo attore attivo e non passivo, quando deciderà di toccare i paradigmi culturali costituenti la cultura moderna, umanistica, ormai fatiscenti. L'uomo al centro della cultura che superò il dio al centro del mondo , ha fatto di nuovo vedere come il suo appagamento materialistico non ha confini, è smisurato e decade, diventa in-civile e nascono le solite problematiche che le antiche saggezze già conoscevano. Mutano le scenografie storiche, ma l'uomo  è ancora lo stesso.

paul11

 Phil #63


non penso che tecnicismi costruiti dentro la tecnica possano essere deterrenti  più confacenti a giudizi morali, francamente mi pare contraddittorio. La libertà che a mio parere non è un valore morale, fu esaltata dalla modernità proprio per liberarsi dai condizionamenti della tradizione storico culturale.
Bene, abbiamo visto a osa e dove ci sta portando. Non è praticabile assolutamente nulla che possa in qualche modo limitare la Tecnica e le sue forme di progressione che trascinano un uomo stanco e decadente. L'uomo "nuovo", se così posso dire, può nascere solo se ferma, pensa, riflette, sull'intera storia culturale occidentale e capisce dove stanno i paradigmi costruiti da lui stesso che promuovono e caratterizzano una cultura


Donquixote # 64


che dire....ben poco, sono completamente d'accordo.
La scuola nelle sue riforme è talmente funzionale alla Tecnica, che toglie materie umanistiche, così l'uomo sarà sempre meno critico, sempre più scemo, e atto ai meccanismi disumanizzanti della tecnica...........l'uomo automa . Hanno promosso stage, formazioni continue, aggiornamenti,...vite spese a correre dietro a innovazioni che la tecnica anticipa sui tempi della  formazione scolastica tanto da indurla a pensare che la scuola è funzionale alla competizione nel mondo del lavoro, a sua volta asservita ai modelli produttivi, a sua volta  asservita al modello socio economico,  a sua volta asservito alla tecnica,  a sua volta asservita ad una cultura delle quantità appunto.
La politica come dici giustamente è diventata dispensatrice di quantità economiche da investire, da promuovere per produrre altrettante quantità. Infatti i politici dicono " Ma avete visto quanto abbiamo investito?...."
Poco importa se giustizia, sanità scuola, i tre capisaldi che anche la cultura umanistica definirono come civiltà..........sono in decadenza.  I pochi ,ma buoni, sono diventati nella quantità : "magari probabilisticamente ci sarà qualcosa che esce bene." Sic....

Jacopus

#73
A leggere questa discussione viene da pensare che i limiti della conoscenza sono i limiti che ci autoimponiamo per confermare ciò che già pensiamo e che non vogliamo sia messo in discussione. Del resto anche questo è un argomento antico come la filosofia, ma a cui ha dedicato molta attenzione Gadamer, concentrandosi sul tema del circolo ermeneutico.
Ad esempio, facendo riferimento al precedente intervento di Socrate, sono stati osservati comportamenti omosessuali in circa 1500 specie animali, quindi dire che l'omosessualità è contro natura  significa tentare di raddrizzare il comportamento di individui appartenenti a 1500 specie animali. Sarebbe più coerente affermare che l'omosessualità va corretta perché contraria a qualche principio sociale, culturale o religioso, non perché sia contro natura. D'altronde la natura come legge fondamentale, quasi fosse una Grund-Norm kelseniana, è un meccanismo che ritroviamo spesso nei campi più disparati. Sarebbe il caso di utilizzarla con più lucidità.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#74
Citazione di: Jacopus il 24 Aprile 2021, 14:17:31 PM
Ad esempio, facendo riferimento al precedente intervento di Socrate, sono stati osservati comportamenti omosessuali in circa 1500 specie animali, quindi dire che l'omosessualità è contro natura  significa tentare di raddrizzare il comportamento di individui appartenenti a 1500 specie animali.


Se osservo la fisiologia e il comportamento sessuale degli esseri viventi sessuati, noterò che posso dividerli con basso margine di  errore in due sessi.
Non occorrerebbe quindi dimostrare che gli esseri viventi sessuati non si dividono in due sessi.
Se , in alternativa, aderisco ad uno scritto, sacro o meno, che affermi esistano due sessi, sposto l'errore dalla descrizione alla realtà.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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