Hegel e l'inizio della filosofia

Aperto da Koba II, 23 Marzo 2024, 09:51:14 AM

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bobmax

Riguardo a "infelicità della coscienza" non vi è nulla da argomentare.
Si tratta di un errore semantico.

Coscienza è sempre e soltanto "coscienza di".
Non può esservi alcuna filosofia, se si attribuiscono significati impropri

Così come "la coscienza decide, sceglie"
La coscienza non sceglie alcunché.

Non è una osservazione di lana caprina.
Perché una coscienza infelice implica, dà per scontato, che la coscienza sia parte attiva/passiva nella vita.

Mentre non solo nulla lo comprova, ma addirittura esulerebbe dal significato stesso di "coscienza".
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 28 Aprile 2024, 15:12:46 PMRiguardo a "infelicità della coscienza" non vi è nulla da argomentare.
Si tratta di un errore semantico.

Coscienza è sempre e soltanto "coscienza di".
Non può esservi alcuna filosofia, se si attribuiscono significati impropri

Così come "la coscienza decide, sceglie"
La coscienza non sceglie alcunché.

Non è una osservazione di lana caprina.
Perché una coscienza infelice implica, dà per scontato, che la coscienza sia parte attiva/passiva nella vita.

Mentre non solo nulla lo comprova, ma addirittura esulerebbe dal significato stesso di "coscienza".


Condivido, ma è l'aporia fondamentale dell'idealismo far coincidere il soggetto con lo Spirito, nella forma di "coscienza", nel caso citato. 

Dal suo punto di vista , Hegel è perfettamente coerente, e mi pare azzardato dire che Hegel è un filosofo somaro.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Ipazia il 28 Aprile 2024, 15:21:58 PMCondivido, ma è l'aporia fondamentale dell'idealismo far coincidere il soggetto con lo Spirito, nella forma di "coscienza", nel caso citato.

Dal suo punto di vista , Hegel è perfettamente coerente, e mi pare azzardato dire che Hegel è un filosofo somaro.

Non so se Hegel fosse davvero un buon filosofo.
Sta di fatto che ha costruito una metafisica cerebrale, dove la mente razionale può finire col credere di aver colto la Verità!

Convincimento che il mio animo rigetta.
E perché lo rigetta?
Perché così si fa' un passo avanti di troppo.
Invece di fermarsi sul limite, si vuole chiudere il cerchio.

È la razionalità che cade nel proprio delirio.

Invece che accettare il Nulla!

Probabilmente Hegel era in buona fede, nella sua hubris, ma senza consapevolezza del limite non si è neppure somari (animali intelligentissimi), perché si sono fuse le bronzine...
Viceversa Heidegger mostra la medesima arroganza. Ma qui vi è pure malafede
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Indubbiamente l'Essere si è infilato in un sentiero interrotto heideggeriano che porta al nulla della voragine. Restano solo i sogni di gloria di Severino. Riposi in pace.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Koba II

Innanzitutto non si tratta di condividere o meno la posizione idealista, ma di fare quello sforzo di base sulla terminologia del testo per comprenderne il senso, come si fa sempre in filosofia per l'assenza di un linguaggio comune preciso.
Nella Fenomenologia è chiaro che il termine "coscienza" è utilizzata come "soggetto", come "Io". Magari i problemi interpretativi del testo fossero questi!
Dopodiché direi che è anche discutibile che l'esito del suo percorso sia un'inutile e autosufficiente metafisica cerebrale.
Non avrebbe influenzato così tanti filosofi diversi, di diverso orientamento intendo.
E comunque, almeno fino alla Fenomenologia, la profondità dell'analisi supera la prepotenza del sistema, diciamo così.


bobmax

L'influenza di Hegel su tanti filosofi cosa ci dice in sostanza?
Come dovremmo interpretare questo fatto?

Quando nuove idee si diffondono, influenzando molti altri, ciò è dovuto proprio a quel primo autore?
Oppure la diffusione è dovuta soprattutto al fatto che quelle stesse idee stavano già maturando in molti ambiti culturali? Anche se magari non erano ancora chiaramente manifeste.

Hegel è stato un detonatore di un pensiero che già covava o invece un vero innovatore?
Ritengo più probabile la prima ipotesi.

Perché siamo nella fase di esaltazione della razionalità. Che investe sia l'idealismo sia il realismo.
È la mente logica che si illude di essere fonte di Verità.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Koba II

Mi sembra che il razionalismo del Seicento fosse ben più convinto della forza della ragione, rispetto al pensiero dell'Ottocento.
In Cartesio la ragione è autonoma, pura, diciamo così, in Hegel invece la ragione deve fare i conti con le vicissitudini della storia e dell'interazione sociale. La ragione è la riflessione che il soggetto fa su tutto il suo mondo, su se stesso e sul suo ambiente, per venire a capo delle lacerazioni che sente di avere.
Certo, se i romantici magari pensavano all'amore o alla poesia come l'elemento capace di portare a questa riconciliazione, per Hegel è la filosofia, la quale, dopo la "confutazione" di Kant, conduce alla verità definitiva.

Notare come nella Fenomenologia il passaggio da un gradino all'altro è alimentato sempre da un duplice bisogno: conoscitivo ed etico. Fare i conti con posizioni gnoseologiche ed epistemologiche sentite come inadeguate e nello stesso tempo fare i conti con la propria infelicità, e l'infelicità del proprio tempo.

Per questo non riesco a vedere un'esaltazione della ragione, un delirio autosufficiente, come invece si può cogliere in alcuni passaggi delle Meditazioni metafisiche di Cartesio, per esempio.

green demetr

Citazione di: Koba II il 28 Aprile 2024, 18:26:02 PMMi sembra che il razionalismo del Seicento fosse ben più convinto della forza della ragione, rispetto al pensiero dell'Ottocento.
In Cartesio la ragione è autonoma, pura, diciamo così, in Hegel invece la ragione deve fare i conti con le vicissitudini della storia e dell'interazione sociale. La ragione è la riflessione che il soggetto fa su tutto il suo mondo, su se stesso e sul suo ambiente, per venire a capo delle lacerazioni che sente di avere.
Certo, se i romantici magari pensavano all'amore o alla poesia come l'elemento capace di portare a questa riconciliazione, per Hegel è la filosofia, la quale, dopo la "confutazione" di Kant, conduce alla verità definitiva.

Notare come nella Fenomenologia il passaggio da un gradino all'altro è alimentato sempre da un duplice bisogno: conoscitivo ed etico. Fare i conti con posizioni gnoseologiche ed epistemologiche sentite come inadeguate e nello stesso tempo fare i conti con la propria infelicità, e l'infelicità del proprio tempo.

Per questo non riesco a vedere un'esaltazione della ragione, un delirio autosufficiente, come invece si può cogliere in alcuni passaggi delle Meditazioni metafisiche di Cartesio, per esempio.
Ciao Koba.
Penso che tanto per cambiare abbia ragione il mio maestro.
Dico il mio maestro perchè ha cominciato a subire attacchi dai troll del Tubo, e non vuole essere citato.
E lo rispetto.
E' difficile per me parlare limitatamente a qualcosa di questo personaggio che più passa il tempo più lo trovo straordinario, il primo libro suo che sto leggendo è un libro di poesie...come fanno tanti talenti a stare in una sola persona?
La cosa che più ci tiene a dire è che bisogna tornare a leggere Platone.
Io gli ho risposto che non è così semplice.
Leggere la Bibbia, leggere Platone letteralmente è un errore allucinante.
Bisogna fare uno sforzo di erudizione.
Non facile caro amico.
Anche perchè ci vuole qualcuno che aiuti a far conoscere i testi.
Infatti i testi importanti sono tutti puntualmente non ripubblicati.

Ci stavo ragionando, perchè infatti ogni nostro discorso è improntanto da quegli autori che l'industria culturale ci vuole far conoscere.

Partiamo da Sini: anche recentemente sono andato a vedere sul canale di dante (dantechannel) i suoi ultimi interventi.
Egli fa un elogio dello stoicismo e dell'epicureismo come via alternativa a Platone.

Caro Koba non ci siamo, in un vecchio video il maestro faceva a pezzi Sini, dimostrando come la sua lettura di Platone fosse totalmente montata ad arte per distorcerne senso e giudizio,  concludendo, che sebbene fosse una persona amabile, sempre un esponente dell'industria culturale sia.

Su Galimberti vorrei nemmeno parlarne, nei suoi testi, il collettivismo e il transumanesimo sono evidenti.

Su Cacciari (e su Agamben) non si esprime, ma è evidente che anche questi autori sono dentro il sistema di degenerazione intelletuale, il fatto stesso che lo accettino e che non dicano niente su di esso lascia poco da sperare.
Di Cacciari è evidente l'operazione, nel suo ultimo libro parla di metafisica come se fosse fisica.
Per non parlare della sua tesi che la libertà non esista.
Idem per Severino.
Questi autori dicono una cosa talmente idiota che non vale nemmeno la pena soffermarsi sulle loro idee.
Inoltre la negazione della libertà, è un favore al tiranno.

Ma questi sono sole caramelline, infatti quello che più ho apprezzato è stata la sua critica ad Aristotele e ai suoi seguaci con in testa Heidegger e Nietzche.
Non esattamente una operazione facilissima.
E che ho faticato ad accettare, ma i testi parlano chiaro.

Stessa cosa ora per Hegel.
Facevo i conti senza la sua pretesa di totalità.
Ho iniziato il quarto capitolo, e le cose ormai mi paiono chiare.
Infatti come mi auguravo parla di desiderio.
Ma allo stesso tempo parla di un essere quieto che sta dietro a tutto ciò.
Sul cui asse si consuma la vita umana, in un accrescimento cosciente dell'io.
Non sono ancora arrivato alla definizione di coscienza infelice, ma l'impianto su cui sta costruendo la sua teoria è ampiamente determinato e quindi deragliato dal concetto di totalità, ovvero di universo chiuso.
Infatti non esiste alcun asse su cuin la vita si chiude circolarmente.
Purtroppo è di nuovo Aristotele.
Con le sue idee di potenza e atto.
E ora capisco anche come mai Hegel nella prefazione facesse così tanto casino.
Egli sta cercando di tenere unito il concetto di universo chiuso con quello di unità particolare.
In Hegel vi sono dunque le istanze soggettive che sono quelle che dovrebbero interessarci e quelle purtroppo collettive su cui la nostra società si sta appiattendo per via della Cina e del mondo musulmano, oltre che un anti-occidentalismo pronunciato.
la coscienza infelice si è ormai da tempo dissolta nel capitalismo e le sue istanze liberistiche.
Libero mercato e servitù volontaria.
Non articolate ma prese insieme in un dose letale.

Ecco il criticismo ha distrutto il razionalismo, ed ha perso nel contempo il buon senso, e in particolare il suo liberalismo: l'individuo libero, e la sacralità del suo corpo, oggi sono sotto scacco permanente.

Per il mio maestro si tratta di ritornare al razionalismo (fa spesso il nome di kant) per arrivare al moralismo di uno Schweitzer (il suo autore preferito), e alla lezione somma di Platone.

L'erotismo non è semplice carnalità, per me non lo è mai stato, ma è proprio desiderio: incarnazione del Dio, o degli Dei nello sguardo di una fanciulla.

Cose strasapute prima che arrivasse Demetra la puttana. Etc..etc..etc...

Purtroppo oggi va di moda tic toc e l'ego smisurato delle donne.

la domanda di Wiesel: che fine ha fatto Dio di fronte all'esecuzione di un bambino.
Ieri come oggi...antisemtismo ogni dove.
l'inferno è in terra! e di nuovo la bibbia etc..etc..etc..

Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: bobmax il 28 Aprile 2024, 15:12:46 PMRiguardo a "infelicità della coscienza" non vi è nulla da argomentare.
Si tratta di un errore semantico.

Coscienza è sempre e soltanto "coscienza di".
Non può esservi alcuna filosofia, se si attribuiscono significati impropri

Così come "la coscienza decide, sceglie"
La coscienza non sceglie alcunché.

Non è una osservazione di lana caprina.
Perché una coscienza infelice implica, dà per scontato, che la coscienza sia parte attiva/passiva nella vita.

Mentre non solo nulla lo comprova, ma addirittura esulerebbe dal significato stesso di "coscienza".


Ti manca il testo: la coscienza non è unica, nel caso della infelice anche se non ci sono ancora arrivato mi par ovvio che Hegel si sta riferendo all'istanza negativa rispetto al soggetto cosciente.
Egli li chiama io in sè e io per sè.
Dove la coscienza di qualcosa è una coscienza di un per sè. Come già detto mille volte di una universalità riconosciuta dalle altre auto-coscienze.
Per trovare qualcosa relativo al nulla che ti è tanto chiaro, Hegel parla di una istanza negativa non ancora cosciente che è puro niente, pura inconsapevolezza.
Ma al contrario di te, che nel tuo discorso tanatologico, Hegel riconosce nella vita, la somma delle istanze negative, che costituiscono l'in sè del per sè dell'autocoscienza (degli altri).
Ossia in termini comprensibili la somma degli universali del linguaggio deve avere come termine di paragone l'esistenza di un soggetto che si oppone ad essi.
Infatti non esiste universale senza singolare.
Ma questo singolare non sa nulla di se stesso, se non nei termini che si conosce come movimento negativo del collettivismo universale.
L'unione dei momenti negativi si chiama "movimento", che sommato a ciò che ad esso si oppone, ossia ogni singolo individuo, in sè e per sè, forma ciò che viene definito vita.
La vita è dunque la somma dei movimenti universali di coscienza o autocoscienza, e quelli dei momenti singoli che dissolvono in essa universalità.
La vita dissolve perchè in sè l'io è nulla. E' niente.
Ma per dire di essere niente deve conoscere necessariamente il sui opposto, ovvero qualcosa.
Dunque niente non esiste veramente se non come qualcosa di opposto a tutto.
Rimando al mio 3d su Hegel: peccato che questo tutto NON esista.
E dunque anche il niente non esiste.
Infatti in alternativa Hegel ricava l'io come puro desiderio, pura mancanza di qualcosa (perchè mi risulti interessante dobbiamo far finta che lui NON pensi alla stupida dualità tutto-niente).
In effetti un artista ha citato Hegel in cui afferma che Dio è pura INDETERMINAZIONE.
Ma indeterminazione non vuol dire niente.
Vedremo più avanti come Hegel raggiunga quella frase, a cui mi aggrappo.
Perchè ho tanta voglia di cestinare il Nostro. Mi sono rotto di seguire filosofi fake.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

bobmax

Citazione di: green demetr il 01 Maggio 2024, 15:22:34 PMTi manca il testo: la coscienza non è unica, nel caso della infelice anche se non ci sono ancora arrivato mi par ovvio che Hegel si sta riferendo all'istanza negativa rispetto al soggetto cosciente.
Egli li chiama io in sè e io per sè.
Dove la coscienza di qualcosa è una coscienza di un per sè. Come già detto mille volte di una universalità riconosciuta dalle altre auto-coscienze.
Per trovare qualcosa relativo al nulla che ti è tanto chiaro, Hegel parla di una istanza negativa non ancora cosciente che è puro niente, pura inconsapevolezza.
Ma al contrario di te, che nel tuo discorso tanatologico, Hegel riconosce nella vita, la somma delle istanze negative, che costituiscono l'in sè del per sè dell'autocoscienza (degli altri).
Ossia in termini comprensibili la somma degli universali del linguaggio deve avere come termine di paragone l'esistenza di un soggetto che si oppone ad essi.
Infatti non esiste universale senza singolare.
Ma questo singolare non sa nulla di se stesso, se non nei termini che si conosce come movimento negativo del collettivismo universale.
L'unione dei momenti negativi si chiama "movimento", che sommato a ciò che ad esso si oppone, ossia ogni singolo individuo, in sè e per sè, forma ciò che viene definito vita.
La vita è dunque la somma dei movimenti universali di coscienza o autocoscienza, e quelli dei momenti singoli che dissolvono in essa universalità.
La vita dissolve perchè in sè l'io è nulla. E' niente.
Ma per dire di essere niente deve conoscere necessariamente il sui opposto, ovvero qualcosa.
Dunque niente non esiste veramente se non come qualcosa di opposto a tutto.
Rimando al mio 3d su Hegel: peccato che questo tutto NON esista.
E dunque anche il niente non esiste.
Infatti in alternativa Hegel ricava l'io come puro desiderio, pura mancanza di qualcosa (perchè mi risulti interessante dobbiamo far finta che lui NON pensi alla stupida dualità tutto-niente).
In effetti un artista ha citato Hegel in cui afferma che Dio è pura INDETERMINAZIONE.
Ma indeterminazione non vuol dire niente.
Vedremo più avanti come Hegel raggiunga quella frase, a cui mi aggrappo.
Perchè ho tanta voglia di cestinare il Nostro. Mi sono rotto di seguire filosofi fake.

Secondo me, è inevitabile trovare difficoltà nel comprendere un autore che si presume dica qualcosa che ancora non conosciamo.
Tuttavia, per evitare di sprecare inutilmente energie, occorre a mio avviso cercare subito di discernere la ragione della difficoltà nell'approcciare l'autore.

Cioè, è difficile perché vi è qualcosa di sostanziale che ancora mi sfugge? Oppure è difficile soprattutto perché complicato?

La difficoltà deriva dalla semplicità del nuovo concetto che viene proposto?
Oppure la difficoltà deriva principalmente dalla complessità espositiva?

Perché nel secondo caso, con buona probabilità l'autore ha idee ancora non molto chiare. Se non addirittura sta ciurlando nel manico...
Se avesse veramente maturato delle idee, queste dovrebbero necessariamente essere semplici, chiare. E dovrebbe perciò pretendere da se stesso la medesima chiarezza nella loro esposizione.

Idee comunque difficili da comprendere, perché necessariamente semplici.
Il semplice è sempre difficile.

E la verità o è semplice o non è.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

Citazione di: bobmax il 01 Maggio 2024, 15:54:52 PMSecondo me, è inevitabile trovare difficoltà nel comprendere un autore che si presume dica qualcosa che ancora non conosciamo.
Tuttavia, per evitare di sprecare inutilmente energie, occorre a mio avviso cercare subito di discernere la ragione della difficoltà nell'approcciare l'autore.

Cioè, è difficile perché vi è qualcosa di sostanziale che ancora mi sfugge? Oppure è difficile soprattutto perché complicato?

La difficoltà deriva dalla semplicità del nuovo concetto che viene proposto?
Oppure la difficoltà deriva principalmente dalla complessità espositiva?

Perché nel secondo caso, con buona probabilità l'autore ha idee ancora non molto chiare. Se non addirittura sta ciurlando nel manico...
Se avesse veramente maturato delle idee, queste dovrebbero necessariamente essere semplici, chiare. E dovrebbe perciò pretendere da se stesso la medesima chiarezza nella loro esposizione.

Idee comunque difficili da comprendere, perché necessariamente semplici.
Il semplice è sempre difficile.

E la verità o è semplice o non è.

Bè ma è risaputo che Hegel è un pessimo scrittore.
Il suo modo di approcciare è volutamente "oscuro" perchè pretende di dare una verità successiva.
Anche io non sopporto gli autori poco chiari, d'altronde per leggere i cosiddetti critical studies, che spopolano negli USA, bisogna averlo presente.
Infatti il suo concetto di desiderio è molto lontano dal concetto di desiderio in Freud o Lacan (per quel che può valere).
Il criticismo si abbevera alla fonte di Hegel, probabilmente in questa confusione stilistica ognuno pesca a caso quello che vuole per proporre la sua piccola tesi accademica (in ordine al punteggio etc...etc..)
Koba lo usa come apriscatole per il concetto di verità e spiritualità, io come fonte di pensiero che riguarda il desiderio etc.
Per me è importante perchè è il primo a distinguere tra soggetto "sociale" e io "morale".
Ed oggi la lotta fra lo stato e l'individuo è ormai ad uno fase di putrefazione avanzata.
La lotta essendo politica tra le istanze di preteso universalismo dello stato e quelle di dignità del singolo.
Ecco un filosofo che non parla di morale come Hegel, mi risulta sospetto.
Ma d'altronde ha di nuovo ragione il mio maestro quando fa notare che dopo Kant nessuno parla più di morale (con le nobili eccezioni di uno Schweitzer, che non ho in progetto di lettura però, o di un Adorno, o di altri totalmente sconosciuti ai più, ecco per i cattolici un Ellul per esempio, non lo conosce nessuno).
Questo silenzio sulla morale è un chiaro esempio di cosa sia l'industria culturale.
Si parla di non argomenti, e si tace su quanto si vede nel mondo, se si inizia a non vedere quello che succede nel mondo, poi mi risulta difficile che lo si colleghi ad un Dio o ad un Gesù, e financo ad un Budda, su cui però il mio maestro è meno duro di me, perchè ammette che esista una morale buddista.
Francamente non so di cosa sta parlando.
ciauz!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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