Giochi di pensiero: la terza rivoluzione filosofica

Aperto da Vito J. Ceravolo, 02 Febbraio 2020, 18:09:52 PM

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paul11

@Phil


Eludere costantemente che l'universo non è solo il luogo dove si abita, siamo in uno spazio tempo non deciso da noi .Se non si capisce questo e  si pensa  che il rapporto fra pensiero debole post moderno e pensiero forte della filosofia che cerca di non eludere le domande che né scienza né la pseudo filosofia contemporanea, ancella delle scienze naturali che occupando le domande seriamente filosofiche , fanno scientismo è inutile cercare vie di confronto.
Non mi interessa la fenomenologia dell'immagine, o del pomodoro quadrato


Mi preme  dire che non è vero che il relativismo ,il pensiero debole siano oggi la cappa culturale. Il pensiero "forte" che regna da cinque secoli nacque su basi naturali, su basi materiche  avviluppato al dominio del sensibile. E come le scienze naturali  pensò che dimostrazione e giustificazione fossero SOLO nel sensibile. Pensarono ingenuamente che la risposta alla metafisica, al soprasensibile fosse un tornare all'uomo relazionato alla sola natura. Come se la vita e la natura stessa non sia a sua volta vincolata dalle condizioni di forze universali, che non è natura, né uomo e che decidono. L'universo non è solo l'uomo, solo la natura, o solo il pianeta Terra.
Il soggettivismo è la ricaduta filosofica del cercare risposte nel solo dominio sensibile naturale ed è chiuso oggi nella filosofia della mente. La fenomenologia del soggettivismo,è stata cooptata all'interno delle neuroscienze e cognitivismo, a dimostrazione del loro fallimento
Non ci può essere nessuna ricerca filosofica nella volontà e ribadisco il termine volontà, di una cultura che ha scelto di restringere al sensibile domande e risposte del suo essere, ridotto ad essente.
Il pensiero debole, il relativismo sono sotto culture filosofiche che nulla dicono e sono sotto la cappa del pensiero forte naturale e materico.


Sono proprie le conoscenze coeve del tempo che indicano  le contraddizioni culturali.
E rimango quindi dell'avviso che il tentativo di Vito C. di una filosofia che unisca il sensibile e il soprasensibile sia più che mai necessaria, con tutte le problematiche che ne derivano nella costruzione. E non si tratta di inventarsi il meta del metafisico  o il meta sensibile.Non si tratta di rispolverare l'antico e porlo nel contemporaneo, ma di riflettere dove la metafisca antica ha fallito e dove il pensiero forte moderno ha fallito, compresi i pregi di entrambi.

paul11

ciao Green,


Molto sinteticamente, ci sono più modi di fare filosofia e come ho spesso scritto una è accettare la condizione umana per quello che appare nell'esistenza e questo penso lo abbia svolto abbastanza bene Nietzsche, l'altra è pensare che la condizione umana è stata dettata da "una ragione in sè"


La ragione in sé, per come la interpreto, non  è altro come si presenta l'universo, fattualmente e filosoficamente da interpretare.


A mio parere per come e cosa scrivi (soprattutto nel bel intervento che hai fatto in risposta ad Ipazia) e per tue scelte, vorresti passare da Nietzsche e trovare la soluzione del super-uomo e dell'eterno ritorno degli uguali. Nietzsche  è un mistico filosoficamente ed esalta la volontà.
Bisogna allora capire i fondamenti del suo misticismo  e non farsi depistare da luoghi comuni strumentali sulla figura di Nietzsche.
Schopenhauer in pieno idealismo ,Hegel e Schelling scrive due testi inizialmente sconosciuti al pubblico :" La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente" e il suo capolavoro " Il mondo come volontà e rappresentazione". La parola chiave è volontà, poco o per niente utilizzata ne i testi antichi greci  assurge in contrapposizione ai domenicani da parte dei nominalisti nel medioevo.
Nietzsche inverte il pessimismo Schopenaueriano ritiene che la volontà sia più importante della rappresentazione ed esalta quindi la libertà. Per inciso Kierkegaard scrive un testo interessante "Realtà e possibilità". Se ragioniamo sui termini volontà, rappresentazione e realtà e possibilità, l'interrogativo che esce dagli esistenzialisti è come sottrarsi dalla condizione umana che è "tragica"
nella vita, nell'esistenza appunto.
L'esperienza nella modernità viene spesso contrapposta alla tauttologia (evidenza), come parametro accertativo. Tant'è che la scienza moderna la pone come metodo, appunto sperimentale. Ma la libertà è incondizionata e in quanto tale non è rappresentabile nella fattualità, bensì come certezza interiore della possibilità e necessità dell'oltrepassarla e da cui dipende la stessa dignità umana.
La volontà in Nietzsche non si determina in qualcosa, ma si nutre della stessa energia della volontà per continuare a crearne altra: volontà di potenza.
Quindi sono d'accordo che Nietzsche si batte contro il disumano; la verità è la condizione tragica in cui versa l'uomo . Mi avvento a dire che è l'accettazione stessa della condizione tragica umana il fine di Nietzsche, ma dentro la dignità e volontà di poter cambiare interiormente e non dipendere da
illusioni di al di là, con le proprie forze, consapevole delle possibilità e della propria tragedia: la salvezza è in se stesso. C'è la natura, non c'è il materico e c'è qualcosa di divino nella ricercatezza, nella presa di coscienza e consapevolezza della propria libertà e dignità
Ora il peso letterario e filosofico di Nietzsche che si confronta fra dei e demoni, fra vita e morte e scandagliando l'animo umano, lo hanno compiuto ad altissimi livelli Omero, Dante, Shakespeare e forse pochi altri, Dostoevskji aggiungerei.
Con tutta onestà, non so se si possa fare filosofia per come la intendo personalmente.
Può essere che la filosofia per come la penso sia davvero finita. Ma qual è quella cultura che riuscirebbe a dare al futuro uomo, il super uomo, quella consapevolezza insieme di tragedia e felicità nella vita?Il ditirambo dionisiaco insieme alla serenità apollinea?
A me sembra altamente improbabile, francamente lo auspicherei, il problema è difficilmente più nel pratico che nel teorico risolvibile. Il rischio è ancora una volta che una filosofia diventa eccezionale narrativa, letteratura ad altissimo livello ma che non scalfisce la pratica moderna, semmai annuncia ne annuncia il nichilismo costruito sulle ipocrisie e di tutto ciò che già sappiamo.
Insomma questa umanità contemporanea è ben lungi da essere nelle condizioni, preparata ad accettare e accettarsi come serenità e tragedia indissolubilmente uniti.. Ma qui non è il soprasensibile, il metafisico da vincere.......

green demetr

Citazione di: Ipazia il 06 Marzo 2020, 09:16:47 AM
@green

Ringrazio per la completa e articolata replica, su cui devo prendermi il tempo per cucinare la tanta carne al fuoco senza bruciarla.
A volo d'uccello trovo la risposta più sintetica negli aforismi finali del Tractatus di Wittgenstein sulle risposte della scienza e il mistico.

Concordo pienamente, via Marx, sulla centralità della prassi. Più difficile il suo collegamento al mistico, che resta, per quanto ineludibile, percorso individuale. Forse di anime elette: come l'unio mystica tra Ulrich ed Agathe in Musil. Appena i numeri crescono si passa alla setta e la pratica ferina finisce con l'irrompere con tutta la sua forza demoniaca; costringendo a correre ai ripari nel fenomenologico, dentro i limiti, ripassando per l'ennesima volta i fondamentali.

Sull'Anima: partendo dalla riflessione fondativa di LW credo anch'io che, invertendo i termini hegeliani della questione, la filosofia debba farsi fenomenologia dello spirito. Partendo dalla materia, non dallo spirito che ne è emanazione, come evoluzione insegna. Dalla terra, come esorta il misticismo nicciano. Da lì nasce l'infinito leopardiano che non atterrisce, ma dolcemente naufraga.


Esatto. Penso che ragionando così ci si avvicini molto nelle nostre rispettive posizioni.


ps
Non ho ben capito non avendolo letto i riferimenti all'uomo senza qualità, e non ho capito la storia dell'animalità all'interno della fenomenologia. Ma ok en passant.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Allora paul vedo che nel frattempo che scrivevo hai aggiunto una risposta, ti rispondo subito dopo dunque.


per ora:




Buonasera Paul, ecco infine l'ultimo commento al post di risposta #192.






cit Paul

"L'impossibilità della risposta "chi sono io?" è l'impossibilità tutta moderna di pensare che la natura, la matericità siano e diano le risposte riponendo nella tecnica la salvezza. L'esistenza si esplica anch'essa come apparenza, si nasce si muore, come la materia come i cicli della natura, Ma noi non rientriamo nei cicli perpetui della natura ,se non magari con altre spoglie mortali, divenendo altro da-sè. E per me questa è una grossa aporia logico metafisica.


Alcuni filosofi necessariamente se non vogliono parlare della semiologia delle mode, dei gossip, , ma vogliono fare filosofia, ritornano indietro ripensando alla metafisica antica,semmai cercando di capire e migliorare. La filosofia naturale materica ha fatto il suo tempo,visto che sussiste da almeno quattro secoli a questa parte, e non ha dato nemmeno risposte alle pratiche, anzi ha creato caos e confusione, ha creato vuoti colmati apparentemente dalle scienze moderne."




Certo l'impossibilità di cui parlavo era relativa proprio al soggetto in sè. Ma è facilmente traslabile al soggetto che si fà soggetto come se fosse un soggetto della tecnica.
L'idea della prassi che determina il soggetto, è insieme vero, e non vero. E' vero in quanto il soggetto come ben spiega marx (sulle orme dell'idealismo) è il risultasto della sovrastruttura, è un soggetto cioè passivo.
Ma al contempo è falso, in quanto il soggetto si pone si immagina come in sè. Come se il giovane me sia il vecchio me. Come se il me di ieri, è uguale a quello di oggi.
E' già in sè un fantasma, una fantasia, ma quello che pone in evidenza questa fantasma è che esista un punto di vista che lo possa permettere. Dunque c'è un centro di gravità, che io chiamo anima. Nessuna aporia perciò.


Ora questo centro di gravità credo sia quello che la metafisica classica cerchi fino a Cartesio. Laddove ciò che è unico diviene duale. Laddove il logos si spezza.
Certo anche Kant, ragionando sugli effetti più che le motivazioni del nostro, si finisce nella filosofia della mente, che così tanti consensi riceve oggi.
E appunto con Cartesio e Kant che si apre la modernità.


Capisco benissimo le tue preferenze.


La successiva critica tua alla fenomenologia in quanto figlia diretta della modernità, la intendo.
Ma io fenomenologia la intendo calata nel processo di storicizzazione dell'essere. Come Heidegger ha prospettato.
O almeno la manualistica di Heidegger.
Quindi la tua critica non mi infastidisce.
Una fenomenologia che si voglia credere chiave di volta del superamente del moderno, nemmeno mi interessa.


Ma sì anche io apprezzavo l'idea di Ceravolo, ma poi bisogna vedere nei fatti, nei discorsi come questa venga coniugata.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

#229
cit Paul


" Mi avvento a dire che è l'accettazione stessa della condizione tragica umana il fine di Nietzsche, ma dentro la dignità e volontà di poter cambiare interiormente e non dipendere da
illusioni di al di là, con le proprie forze, consapevole delle possibilità e della propria tragedia: la salvezza è in se stesso."


Nessuna avventatezza Paul, hai colto esattamente il punto di fuoco della ricerca nicciana.

Per quanto riguarda la tua, la mia filosofia, ossia le filosofie metafisiche.

Io non penso siano morte. Certo Nietzche è un precursore di molta analisi, ma di fondo è un anti-metafisico.

Siamo agli antipodi nella costruzione del logos.

la costruzione del logos che cerchi, che cerco, deve anzitutto fare i conti con le ideologie. Per questo ritengo Nietzche inaggirabile.
E' l'unico che abbia fatto questo lavoro con nuova consapevolezza rispetto alla tradizione da cui parte (ossia i moralisti francesi, montaigne e company).

E' solo quando si supera l'ideologia che si può pensare ad una nuova metafisica.
Che non sia nociva come le precedenti.

La metafisica non può essere super-egoica.

E' questa l'unica cosa su cui chiedo di far attenzione.

E su cui vorrei far attenzione.

Quale è la differenza tra noi (io e heidegger e vorrei aggiunger te) e gli altri?

E' semplice, che mentre Nietzche guarda il fantasma e lo sorpassa. O meglio tenta di sorpassarlo e fallisce rimanendogli attorno.
Così il filosofo (metafisico) vuole il fantasma e lo vuole attraversare per intero.

Certo che è una filosofia possibile, certo che è un iter possibile.

Ma è molto pericolosa perchè il fantasma oscilla sempre tra la sua narrazione, e quello che la narrazione punta. Il fantasma diventa da puro a fantasma di qualcosa.

Fantamsa paranoico, fantasma schizofrenico, fantasma xxx etc...

La fìlosofia antica evita la schizofrenia del moderno, ma non riesce ancora ad evitare la filosofia del paranoico.
Di modo che ha sempre la forma di circolo, di un eterno ritorno.

Su questo ha ragione cacciari, l'eterno ritorno è il discorso della scimmia, giammai di Nietzche.

Ma il fantasma (il fantasma di x) va affrontato, NOI DOBBIAMO DISSOLVERLO.

Buon lavoro a entrambi.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

paul11

#230
 Ante Scriptum
Per correttezza chiederei prima ai moderatori, in specifico a Lou che ha sollevato la questione, se ritengono percorribile ancora questa discussione. Se posso, suggerire direi di sì. Per il semplice fatto che si stanno esaminando le fondamenta di una possibilità di una percorribilità di una futura filosofia o forse  anche no.
Insomma indirettamente siamo ancora alla ricerca di una terza via, di una "terza rivoluzione" filosofica, ovviamente con tutta la modestia del caso.


Ciao Green,
il problema è che se  l'origine di una filosofia nasce da un io, da un sé,  o riesce ad esplicare correttamente l'umanità, la natura, gli universali, o costruisce una filosofia solipsistica, anche con tutte le buone intenzioni. O si riesce a trasmettere un proprio sé che corrisponde al sé condivisibile dall'umanità, o quel sé del singolo individuo è una diversità fra altri umani, non verrebbe condiviso, perché "particolare". Nietzsche, (mi si deve scusare se prendo esempio da lui , ma essendo molto noto....) sfonda come capacità di influenza, ma non costruisce una filosofia, perché cerca il presupposto per un''altra cultura, cerca un altra umanità, un altro uomo affinché possa successivamente e conseguentemente nascere una cultura nuova, sarebbe logica conseguenza.
Ha delle ottime ragioni ,per questo cerca di togliere la morale intesa come condizionamento e lasciare "nudo" l'uomo con la sua tragedia e serenità.


C'  è un'altra verità che bisogna sapere , ed è paradossale. L'uomo non cerca necessariamente una verità "vera", si possono spacciare delle false verità, l'importante è che l'uomo ci creda. E siamo ad un altro fondamento sostanziale importantissimo: perché l'uomo ha FEDE, ha necessità di credere in qualcosa? Facciamo pure un esempio storico. Assumiamo per ipotesi che non vi sia alcun archè, alcun dio, alcuna ragione in sé, alcun essere......... perché l'uomo ci crede nonostante tutto?
Basta togliere la morale per dire che dio non è, che l'essere non è, eccetera eccetera....?
L'uomo conosce davvero se stesso per essere origine e fine di una filosofia? La morale, l' etica, non sono i principi fondamentali, ma sono la diretta conseguenza di come si pongono le fondamenta ontologiche. Gli uomini si comportano nella condizione che il dettato dottrinario, culturale in qualche modo gli pone e gli impone. Marx sbaglia sottovalutando la "sovrastruttura", perché è questa che detta se il profitto è morale  o immorale, non è la fredda matematica finanziaria che muove un popolo che giustifica i modi pratici di fare che  invece derivano dal credere, da una fede.
Il meccanismo di aggancio della fede a qualcosa appartiene alla sfera intima ,psichica, anima, spirito, poca importanza  ha in questo contesto la denominazione, e non c'è psicanalista che possa spiegarlo, perché ci avrebbero già "fottuti" mentalmente quelli che hanno potere di usarla per governare le masse. Perchè questa cultura l'ha bollata come irrazionale, perché come la libertà è incondizionata, nonostante si tenti di condizionarla in tutti i modi. E tende ad andare oltre il fattuale, ad oltrepassarlo . Che cosa è una coscienza di classe ad esempio se non una consapevolezza, e una consapevolezza è qualcosa di più di una conoscenza logica, è una conoscenza che fa parte di noi, è intrioettata e costituisce da quel moneto una identità personale che ci coinvolge nei comportamenti.
Quì ha fallito Marx e tutti i rivoluzionari, non è SOLO la condizione economica che fa prendere coscienza, tutt'altro, la condizione economica crea desideri che il consumo appaga dichiarando nuovi desideri e si finisce nella "coscienza infelice" di Hegel. Ha più ragione Nietzsche, si parte dall'uomo se vogliamo cambiare il mondo, un mondo nuovo non può avvenire con uomini conformisti a vecchi modelli culturali. Per questo Nietzsche non sopporta comunismo e socialismo.
La sovrastruttura è "la cappa culturale" in cui è immerso l'uomo,bella o brutta, giusta o a sbagliata.


Forse capisco cosa intenderesti tu come fenomenologia intesa in senso heideggeriana, come movimento dell'anima(essere) che si esplica nell'esistenza fisica, Per cui l'uomo stesso è rappresentativo sia del sensibile, essendo diveniente nel tempo  e dall'altra è pure rappresentativo psichico, anima, spirito, come essere. Infatti il titolo "Essere e tempo" di Heidegger ,racchiude l'ontologia dell'essere nel percorso di senso della vita, nel tempo diveniente.
Si tratta di capire ,se il riferimento fosse Heidegger, dove sono i punti di forza e di debolezza del suo pensiero. Non so, perché non ho un'approfondita conoscenza su Heidegger ancora purtroppo,e non so se ha superato chi lo ha ispirato: Nietzsche più  ancora del suo maestro Husserl.


Nietzsche, e penso abbia ragione Heidegger, è l'ultimo dei metafisici,non è anti metafisico. Perchè cerca di calare la metafisica nell'esistenza umana, quello che tenterà di fare  a suo modo Heidegger.
Tolgono il soprasensibile, Nietzsche soprattutto nasconde i termini ontologici all'interno di frasi aforistiche esprimendo la definizione senza nominarlo. Anche Vito C, non utilizza il termine metafisica, ontologia, ecc. ma questo è solo un modo di glissare , ma il movimento di una architettura filosofica ha comunque necessità di elementi dichiarativi e di definizioni, per quanto si possano far rimanere in sospeso frasi  e termini, ma alimenterebbero interpretazioni ambigue, persino contrastanti rispetto alla volontà dell'autore. Non è nascondendo  i termini che un autore può dichiarasi metafisico o meno, ma come relazione fra loro significazioni, sensi, dichiarazioni.
In Nietzsche la natura ad esempio è simbolica e parla agli animali , è dietro l'allegoria e la metafora che si rivela il significato, come nella Genesi biblica..


Forse non si può togliere una ideologia in termini culturali, lo si può fare nei termini della prassi politica forse , non in filosofia. Le idee sono dentro la filosofia, da sempre, sono dentro le nostre menti. Sono le connessioni delle nostre diverse credenze che formano un insieme che ci fanno credere in qualcosa e negare altre cose. Arrivo a dire che forse è una necessità, quanto lo è il pensare, quanto lo è appunto costruire in noi un carattere, una personalità. Una ideo-logia non la intendo qundi solo in termini di filosofia politica. Non posso dire dell'essere se mentalmente, o se vuoi come anima, non me ne sia fatto una idea e un'idea non è fattuale, ma daccapo la oltrepassa.


Non so cosa tu intenda per filosofia super egoica? Una astrusa concezione filosofica che nulla tange nelle pratiche? Se fosse così muoiono come nascono. Perchè sarebbero solipsistiche , incondivisibili socialmente, aborrite dall'umanità.
Qualunque filosofia che voglia lasciare il segno nella storia deve avere una verità intima interna, diversamente non è accettata. Deve persuadere chi lo legge, deve rendere condivisibile la comunicazione fra autore e lettore, il transfert psicanalitico è sempre presente nella comunicazione.

green demetr

Ciao Paul,


lascerei perdere l'etichettazione di Nietzche, a me interessa il suo contributo.
Certo Heidegger ritiene Nietzche un metafisico perchè ritiene che la sua volontà di potenza sia una volontà di potenza di qualcosa (in questo senso è un metafisico), e non dell'essere in sè. Come giustamente ha fatto notare Volpi, Heidegger usa la filosofia altrui solo per far emergere quello che interessa a lui per distinzione. Ma Nietzche è un anti-metafisico, nel suo orizzonte non esiste alcun Dio.


Ricordiamoci che Heidegger fu il primo che lavorò alla risistemazione della volontà di potenza, assemblato malamente dalla sorella. Oggi di quel lavoro restano i frammenti postumi, che devo ancora affrontare, essendo l'ultima spiaggia nicciana.


Ma questo en passant.


Il punto vero e torniamo a noi, sono le domande che mi poni, sulla fattibilità di creare una filosofia che non cada (e per te inevitabilmente cade in una certo qual modo) nel solipsismo.


Capisco la tua perplessità, ma a mio modo di vedere questa perplessità è dovuta alla schisi del soggetto.
Tu pensi che la filosofia sia di un soggetto, ma la verità è che è il soggetto stesso che si fa carico di una filosofia che lo attraversa animicamente.
Certo che ognuno ha la sua filosofia, ma è la struttura che ci accomuna, ossia la relazione col fantasma, con la narrazione tout court di quel soggetto.


Mi pare che tu creda in una sorta di soggetto universale, abitato da una morale trascendente, e che proprio quella trascendenza sia la sua morale.


Partire da questa premessa è pericolosamente simile che partire dalla metafisica classica.


Non è tanto che la metafisica classica sia inutile, tutt'altro, e fai bene a rileggere Platone, lo stesso Heidegger lo rilegge.
Ma si tratta di non cadere vittima delle morali che invece che essere in armonia con lo spirito sono mimesi della volontà di dominio sull'altro.


Come si fa a distinguere cosa è natura e cosa no? Cosa circoscrive il tabuico? se non che il totemico stesso.
E il totemico è l'universale.
Presunto universale, in me queste presunzioni non combaciano nella maniera più assoluta. E anzi ci vedo lo stesso problema della teologia politica (vedi agamben sulla scorta di Schmitt).


Non so se sei in grado di illustrarmi una metafisica che non parta da un giuridico, e ogni giuridico è già di per sè l'inizio del dominio dell'uno sull'altro. (ancora Agamben)

Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Marx sbaglia ?!  ;D

Basta lo strumento con cui stiamo comunicando e come esso influisca su asset irrinunciabili anche della filosofia (soggetto-oggetto; io-sé-es) per capire quanto avesse ragione. Poi ci sono quisquilie come l'economia, l'ecologia e la (ri)composizione di classe... Idealisti su Marte !
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Quanto la struttura influenzi la sovrastruttura lo dimostra quel piccolo grumo di materia  dai molti nomi scientifici, popolarmente noto come coronavirus. Perfino il capo supremo della più ubiquitaria religione mondiale ha dovuto subordinarvi le proprie liturgie, pretenziosamente salvifiche, passandole sotto le forche caudine della (vituperata) tecnoscienza della comunicazione  ;D
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Ipazia. Sacrosanto. Ma siamo tutti - chi più e chi meno - contradditorii.
Pensa che anche Marx si diede da fare nel cercare di costruire una sovrastruttura che non tenesse conto di certe strutture naturalissime ma purtroppo umanamente sgradevoli per le maggioranze. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: viator il 09 Marzo 2020, 12:39:00 PM
Salve Ipazia. Sacrosanto. Ma siamo tutti - chi più e chi meno - contradditorii.
Pensa che anche Marx si diede da fare nel cercare di costruire una sovrastruttura che non tenesse conto di certe strutture naturalissime ma purtroppo umanamente sgradevoli per le maggioranze. Saluti.

Per le maggioranze espropriate che le "strutture naturalissime" le vivono attraverso i laminatoi della struttura e propaganda dominante. Purtroppo liberarle non è semplice come i comunisti pensavano e il coronavirus ha preso anche loro, con tonfi clamorosi, quando la storia ha offerto l'occasione. Non restano che i filosofi ... ma ben radicati nella struttura naturale. Che non è quella dell'accumulazione capitalistica.

Direi che alla fine l'unica filosofia che conta è quella che le rivoluzioni le fa sul campo: la marxista filosofia della prassi a partire dalla nicciana terra e via via sovrastrutturando.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve green demetr. Citandoti : "Come si fa a distinguere cosa è natura e cosa no?".Non so quanti anni di studi e/o riflessioni tu abbia dedicato alla filosofia, ma se uno dei risultati è (senza offesa) una simile domanda interiore (come domanda esteriore risulterà semplicemente provocatoria, come appunto mi sembra di star constatando)................!!. TUTTO E' INSCRITTO NELLA NATURA, e ciò è confutabile solamente se si riesce a dimostrare l'esistenza attuale o (diciamo così, "trascorsa") di qualcosa che sia risultato preesistente alla natura stessa.

Poi : " Cosa circoscrive il tabuico?". Beh...qui la risposta è a livello di scolaretto : la masturbazione (attività che è una delle conseguenze e sviluppi (nonchè inviluppi) di una delle più elevate, complesse, immaginifiche funzioni psicomentali.

Quindi : " ......se non che il totemico stesso".  Cioè, semplicemente, il maschilistico emblema fallico dello strapotere patriarcale. Così (forse) è se vi pare. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

green demetr

Citazione di: viator il 09 Marzo 2020, 21:17:16 PM
Salve green demetr. Citandoti : "Come si fa a distinguere cosa è natura e cosa no?".Non so quanti anni di studi e/o riflessioni tu abbia dedicato alla filosofia, ma se uno dei risultati è (senza offesa) una simile domanda interiore (come domanda esteriore risulterà semplicemente provocatoria, come appunto mi sembra di star constatando)................!!. TUTTO E' INSCRITTO NELLA NATURA, e ciò è confutabile solamente se si riesce a dimostrare l'esistenza attuale o (diciamo così, "trascorsa") di qualcosa che sia risultato preesistente alla natura stessa.

Poi : " Cosa circoscrive il tabuico?". Beh...qui la risposta è a livello di scolaretto : la masturbazione (attività che è una delle conseguenze e sviluppi (nonchè inviluppi) di una delle più elevate, complesse, immaginifiche funzioni psicomentali.

Quindi : " ......se non che il totemico stesso".  Cioè, semplicemente, il maschilistico emblema fallico dello strapotere patriarcale. Così (forse) è se vi pare. Saluti.


Non ho capito se è una provocazione (e a me sembra di sì) o meno.


Sulla questione della natura, ho già scritto molto, o non mi leggi, probabile, o non ti interessa confrontarti con me.
Dire che la natura è i grande contenitore di tutto mi pare apodittico e poco argomentato, se vuoi possiamo aprire una discussione in merito, ti aggiungerò ai pochi a cui interessa, ossia nessuno.
Foss'anco la mia una posizione individuale, sta a te scegliere se confrontarti o meno con me.


Non mi interessano le polemiche non pensate. O ci ragioni sopra o io passo, ti assicuro che io sono sempre aperto alle considerazioni altrui.


Perciò ti reinvito a dire qualcosina in più.


Sul tabuico essendo tale, non credo che ci sia la minima possibilità di parlarne. Leggiti Levi-Strauss e tutta la letteratura ad esso relata. E per allusioni parlamene, ma quello che hai scritto non ha alcun senso. Sorry.



Vai avanti tu che mi vien da ridere

Vito J. Ceravolo

Ciao a tutti,
solo per segnalarvi che da questa nostra discussione ho tratto un articolo pubblicato oggi su
https://filosofiaenuovisentieri.com/2020/03/15/reazioni-a-pensieri-che-cambiano-inaspettatamente-la-propria-cultura/

Oh, sì... ho poi tralasciato il proseguo del dibattito, non per disinteresse, ma perché mi avevate già dato tantissimi dati su cui riflettere... Spero comunque vi faccia piacere sapere che i nostri pensieri sono stati spunto per un piccolo e umile articolo.

A presto
VjC

Ivo Nardi

Possiamo dare infinite interpretazioni a un riflesso confuso nell'acqua,
ma l'immagine che dà origine a quel riflesso è soltanto una.

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