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Freud-Marx

Aperto da Jacopus, 27 Settembre 2024, 16:30:59 PM

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Jacopus

Freud in "Avvenire di una illusione" (1927), definisce la religione "un narcotico". Un altro passo è esemplare e riconduce Freud alla tradizione tedesca kantiana "Se l'uomo distoglierà dall'aldilà le sue speranze e concentrerà sulla vita terrena tutte le forze rese così disponibili, egli riuscirà probabilmente a rendere la vita sopportabile per tutti e la civiltà non più oppressiva per alcuno".

Soprattutto la definizione della religione come "narcotico", richiama la famosa definizione di Marx della religione come "oppio dei popoli".

Ma in termini più generali cosa distingue l'architettura filosofica di Marx da quella di Freud? Penso che si possano indicare alcune strade di ricerca.

La prima è la predominanza in Freud dello sguardo sull'individuo che ha bisogno di una terapia. L'uomo guarito è un uomo che è curato. Lo sguardo di Marx è invece uno sguardo sulle contraddizioni sociali, l'uomo oppresso è un uomo che ha superato con le sue forze le contraddizioni sociali.


La seconda strada riguarda lo scetticismo di fondo di Freud, la sua considerazione sulla immutabilità definitiva dell'ambivalenza umana, da un lato egoista, dall'altro consapevole di dover ridurre questo egoismo per ottenere sicurezza. La concezione di Marx invece non prevede questa ambivalenza come costante, ma rappresenta invece il mondo come uno scontro fra forze opposte, in cui una sola è quella del bene (il proletariato), rappresentandosi così come una riedizione in chiave laica del manicheismo religioso.

Un terzo ambito di ricerca potrebbe essere quello di estrarre da entrambi ciò che di buono hanno saputo trasmettere, per ottenere una teoria più realistica dei bisogni umani e di una società più adeguata e giusta. Strada che ovviamente è già stata percorsa da almeno 80 anni, ovvero dalla pubblicazione di "dialettica dell'Illuminismo" di Adorno-Horkheimer, ma che oggi può ibridarsi in nuovi modi, grazie alle scoperte di altre discipline.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Ho ascoltato dozzine di interventi sulla dialettica di Horkhmeier e Adorno.
Tenendo presente le istanze di pregiudizio con cui l'industria cultura fa parlare le persone, devo dire che ognuno ne ha tratto una lezione privata, quasi mai generale.
La teoria di Freud è quella su cui va ripensato Marx, e non il contrario.
Da ripensare più che Marx, è proprio Freud. (Adorno è molto chiaro su questo).
Per come lo leggo io mi pareva evidente che Freud lasciava intuire, più che esprimere apertamente, cosa davvero intendesse: ossia la distruzione della borghesia. Ovvero della sua "morale" (qui intesa come abitudine, moda, non nel senso iperuranico, scusate se ripeterò tante volte questa cosa, ma la ritengo fondamentale per un proseguio costruttivo del tema).
Ma sempre per cenni brevi Freud faceva vedere paesaggi completamente nuovi ben al di là della semplice terapia, diremmo oggi.
Uno su tutti fra quelli proposti, la lettura stessa della letteratura.
Ma rimaniamo pure a quanto appuntato da Jacopus, ossia dal fatto che Adorno ritenesse Freud un borghese, e dunque incapace di vedere la lotta di classe marxiana.
Dunque si tratterebbe di tenere il "meglio" da entrambi gli autori.
Eppure a me pare che già pensatori come Reich, avessero proseguito in totale accordanza con Freud, e non in sospetti ripensamenti.
Oggi la psicanalisi è totalmente il CONTRARIO di quanto diceva Freud.
Andare oggi dall'analista signifca consegnarsi totalmente alla perdizione del sè.
La pietra di paragone è la suggestione, per la psicanalisi contemporanea pensare di essere guariti equivale alla guarigione (fino alla prossima caduta).
Sono cose di mia recente acquisizione, e di cui ringrazio quello che ritengo mi abbia dato idealmente un mio secondo maestro.

Ma la suggestione a me ricorda troppo da vicino la propaganda.
Usano le stessia armi della psicopolizia.
Quello che dice il Partito va celebrato e consacrato e guai a chi dice il contrario, anche SE nessuno lo pensa davvero.

In una simile situazione la cosidetta coscienza di classe non può mai venire realmente svegliata.
La questione si sposta da un principio sociale-morale come nell'inizio del capitale che avevo già intrapreso (e che conto di continuare), ad uno di mero individualismo, al servizio del padrone per un pugno di monete.
Su cui ha lungamente ironizzato un Carmelo Bene, nella sua guerra allo Stato.
L'ambivalenza umana di cui parla Freud è il processo che viene generato dalla paura o peggio dal trauma, ossia da quel principio di morte, come lo stesso Freud identificò la fenomenologia per poi portarla dentro al suo sistema.

A tal proposito la questione pulsante è il transfert.

La cosa che si è persa dell'insegnamento freudiano è il fatto che possa esistere un transfert negativo.

Penso che il pessimismo di Freud sia dovuto al fatto che l'analisi non è sempre terminabile.
Ossia che la rimozione abbia la meglio, e costruisca una resistenza troppo forte, fino alla perdita della realtà.

Non vorrei fare l'uccello del malaugurio ma è quello che stiamo assistendo con il risveglio dell'antisemitismo in tutto il Mondo.

La negazioni dei fatti, e il loro completo ribaltamento ideologico.
Lo hanno fatto con la pandemenza, lo hanno fatto con l'ucraina, e ora lo stanno facendo con israele.
senza dimenticare il ronzio della fine del mondo climatica...che ci impedisce persino di vedere il reale cambiamento climatico e a come possiamo rispondere in termini di protezione della vita umana, e non come novelli dei.

La rivoluzione deve avvenire anzitutto nei cuori, nelle coscienze, bisogna proseguire nel crederci, nel pensare l'utopia, e non il suo contrario ossia la distopia.

Non è una questione sociale è semplicemente una questione individuale, quando saranno in numero sufficiente questi cambiamenti sociali avverranno come la cosa piu naturale, perchè morale, del mondo.

A mio parere la strada è stata già ampiamente cementata, si tratta ora di abitare questa strada.

Non di costruirne di nuove buttando all'aria secoli di lavoro intellettuale della filosofia.

Quindi diciamo che ci sono dei lavori di mantenimento da fare, certi concetti vanno oggi riscoperti, anche se oggi la situazione è infinitamente peggiore di quella di allora anni 60, e già allora Adorno si lamentava che gli studenti di filosofia non capivano il suo discorso, i suoi libri.

Oggi gli studenti sono studenti del già detto e già fatto, del so tutto io.
Questo esercizio narcisita non porterà da nessuna parte.

Il dialogo sociale è morto, ripartiamo da quello individuale.
A me pare ovvio.
Vai avanti tu che mi vien da ridere