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Fisica e Tempo

Aperto da epicurus, 22 Marzo 2018, 14:30:49 PM

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Ipazia

Citazione di: paul11 il 07 Novembre 2019, 00:04:17 AM
Ciao Ipazia...mah, a me non sembra che si utilizzi molto la ragione..... semmai in malo modo.
....
La vita è sempre uguale nei suoi cicli naturali, ma ognuno di noi li interpreta a suo modo, con diversità accese o sfumate dipingendo il proprio destino.

Dipende dal contesto. Ognuno è in grado di addurre le proprie ragioni, per cui bisogna scavare sotto le ragioni per trovare la ragione.

CitazioneGli eventi sono sempre interpretati dalla mente.
E quale è mai il mistero della vita?

La vita stessa. In cui la sua autocoscienza umana interpreta il mistero con la mente di cui dispone.

In sè, come ci insegnano da vicino i nostri animali domestici, la vita non ha alcun mistero. Ne ha molti per noi, complicati animali autocoscienti, che ne vogliamo estrarre un senso per dare un senso al nostro fare. Il che, sia chiaro, è legittimo e sacrosanto; perfino doveroso visti i pasticci che combiniamo. Ma ha più a che fare col mistero del nostro agire che con quello della vita biologica che nel suo ciclo naturale manifesta tutto il suo senso. Che potrebbe diventare il nostro. Abbellendolo e facilitandolo, per quel che sappiamo fare, un pochino.

CitazioneOgni evento naturale è interpretato-
Vengono congiunti, i sentimenti e non sempre. Le ragioni sono disperse negli individui di questo tempo.
Se non c'è il falso non c'è neppure la verità in queste dispersioni di eventi.

La verità è ciò che sappiamo: dalla nascita alla morte, incluso quello che ci sta in mezzo. Il falso è quello che non sappiamo e fingiamo di sapere postulando ipotesi non dimostrate e pertanto false. (Anche se fossero realmente vere, perchè solo la dimostrazione ne legittimerebbe la postulazione).

L'inesistenza di un sapere assoluto fa naufragare ogni oggettività assoluta, ogni principio incontrovertibile di non contraddizione, ogni deducibilità incontrovertibile da un principio primo asseverato. Ma in ciò che sappiamo, possiamo delimitare ambiti esistenziali razionali di oggettività e coerenza logica.

Se il sapere è la chiave per accedere al mistero della vita, la ricerca ne è il senso. Ed è per questo che anche in una dispersione di eventi popolati da chimere nullificanti continuiamo a trovare senso nel fare filosofia e scienza.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Apeiron

Purtroppo, rispondo solo al post di @paul11, (come avevo promesso). Mi dispiace ma non riesco a continuare la discussione (ringrazio per le risposte datemi e per le eventuali risposte a questo intervento)...  :(

Citazione di: paul11 il 04 Novembre 2019, 15:24:33 PMCiao Aperion, Ritengo l'archè immutabile ontologicamente:ciò che è , è. Il divenire è il processo gnoseologico, senza divenire perde senso l'esistenza.
 

Non sono sicuro di capire questa affermazione  :-\ Stai suggerendo che non c'è divenire ontologico? (Se fosse così, la tua filosofia avrebbe forti somiglianze con quella Advaita e quella di Parmenide/Zenone in occidente...) Avevo capito, in realtà, che per te il divenire fosse effettivamente 'reale'  :)   

Citazione di: paul11 il 04 Novembre 2019, 15:24:33 PM
 La presenza di regole a noi appaiono infiniti e per due buoni motivi. Il primo è che il tempo è troppo grande per una breve esistenza. Il secondo è che l'infinito non ha senso se non come uno dei paradigmi culturali che assecondano il ben più importante paradigma moderno che la vita essendo finita viene dal nulla e va nel nulla: per togliere il nulla si inventa l'infinito. 
 

Beh, effettivamente è una considerazione interessante... il nostro Pianeta effettivamente ci sembra 'eterno' (nel senso di 'durata infinita'), ma, in realtà, è perché semplicemente la nostra vita è relativamente breve. Certe cose possiamo, per fini pratici, considerarle infinite. Ma ciò è di per sé errato. Sulla seconda parte, concordo che per la concezione 'secolare' (per mancanza di un termine migliore) della vita, certamente è più accettabile un''eterno divenire' che un 'Arché'.

Citazione di: paul11 il 04 Novembre 2019, 15:24:33 PM
 Deve esserci razionalmente una causa prima e in quanto tale a sua volta incausata. Altro termine importante: il limite. Lo è quanto l'infinito e ci si accorge dell'antinomia fra un limite e qualcosa che invece non ha limite, l'infinito. Questa è un'aporia moderna. La vita è limitata, ma non si sa perché debba essere così e il suo senso nel breve limite, ma allo stesso tempo si inventa l'infinito. Questa è mimesi antitetica dei paradigmi meta-fisici, perché invece ogni cosa ha un limite e nulla è infinito. E' impossibile determinare direi meglio il motivo, piuttosto che la causa, per cui l'universo esiste e ci tocca allora ragionare con quello che abbiamo per potere tentare di capire,Il divenire porta con sé la possibilità di conoscere i fenomeni e di cui i parametri spazio e tempo ci indicano le posizioni. 
 

Sì, quanto stai affermando è qualcosa su cui rifletto anche io. Effettivamente, la presenza di una Causa Prima sembra 'fornire' un senso all'esistenza di un'universo, anche per il solo fatto di dare ad esso un 'fondamento ontologico'. Non sono sicuro però che sia 'necessario' tale 'fondamento', diciamo. Certamente, renderebbe l'universo (in un certo senso) più 'comprensibile'.  

Citazione di: paul11 il 04 Novembre 2019, 15:24:33 PM
Ci sono, forme, essenze, che sono costanti, altre conoscenze che sono variabili. Il senso dell'universo e della nostra esistenza percorre il processo inverso in termini di ragionamento razionale , dall'esperienza empirica , al concetto che mostra le forme. Citaz.Aperion 'Causa Prima' precederebbe tutto, senza che ad essa si possa applicare la proprietà di essere 'effetto di...'. Viceversa, se ci fosse regressione infinita, non vedo come ciò possa configgere con la prospettiva 'topologica'. Perchè il concetto fissa e fotografa qualcosa, lo ferma. Un prima di un prima deve avere anche riferimenti a qualcosa; quindi è giusto come hai scritto che la causa prima non è effetto a sua volta di un'altra causa. La regressione non è infinita in termini razionali concettuali, lo si vuole identificare con i fenomeni empirici come processo, ma è diverso .Quando scrivi una legge fisica, hai sancito un comportamento, un divenire che hai fissato in un segno ,simboli, ecc. Noi prendiamo dal dominio del sensibile esperienziale e lo collochiamo in concetto razionale.

Ok, ma non capisco perché non si possa pensare che un'eventuale 'divenire infinito' non possa presentare regolarità. Capisco che un Arché possa aiutare nel 'fondare' tali regolarità, ma non vedo una necessità logica che mi costringe a dire che le regolarità sono inesistenti nel caso di una regressione infinita  :)


Detto questo, mi spiace, ma come detto all'inizio, mi devo assentare per un po'  :(
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

paul11

#197
ciao Aperion

Premetto che non ho un maestro filosofico in particolare che seguo.
Ritengo che ontologicamente la verità incontrovertibile sia l' Essere ,come archè, come paradigma originario.
Il divenire è gnoseologico poiché contraddice l'Essere, archè. Quello che in filosofia viene definito aletheia. Ritengo che il senso della vita umana sia teso alla ricerca della verità attraverso la conoscenza, e l'essere si vela(il nascondimento) e si disvela nelle forme , nelle essenze delle apparenze (dei fenomeni, degli enti filosofici).
Il divenire diviene dialetticamente negazione contraddittoria dell'essere originario, essendo quest'ultimo eterno.
Il fenomeno è un evento, quindi apparenza che ha con sé anche la forma, l'essenza che come verità lo relaziona all'Essere. Se noi diamo importanza all'apparenza, perdiamo la forma, se diamo importanza al divenire perdiamo l'Essere.
Il creato, l'universo che si muove nello spazio tempo ha un'intensione formale ed una estensione fenomenica. La mente umana ha questa capacità analogica al mondo e allo stesso tempo di estraneazione, nel senso che la mente ferma lo spazio e tempo , può qui ed adesso muoversi nel passato, presente ,futuro, congiungendo le linee temporali per poter leggere sia il divenire che l'eterno, lo concettualizza nel pensiero.
L'ontologia è la filosofia dell'essere,di ciò che è. Se la verità è nell'essere, l'essere non può mutare, muterebbe la verità. Allora non è più verità. Ma se l'universo ha regole paradigmatiche fisicamente
o è una autopoiesi a regressione infinita e non è possibile che la verità sia spostata continuamente a regressione verso un' origine inesistente e inconsistente, o ha un'origine che si nasconde alla nostra mente, perché la vita deve esperire la sua conoscenza sul mondo e nel mondo, in questo è il significato dell'esistenza.

Ritengo impossibile per la sola mente umana arrivare all'essere ,come causa prima, come forme fra le apparenze. Per questo la conoscenza umana, penso e non sono certo, non potrà mai arrivare all'origine nella dimensione spazio temporale del divenire. Il divenire serve a conoscere a relazionare, a categorizzare, a parametrare.
Se l'esistenza gnoseologicamente non può arrivare all'essere, la tensione verso la verità ha la ricaduta nei comportamenti umani della mondanità ,del quotidiano vivere.
Non possono essere i soli domini dell'universo fisico e della natura vitale a dichiararci la verità, questo è il problema culturale attuale contemporaneo. Sono importantissimi in quanto dichiarano il limite dell'esistenza umana che in essi si muove, si declina, si designa come destino, ma i loro fenomeni apparendo e scomparendo nei grandi e piccoli cicli, dai movimenti dell'universo alle stagioni della natura fino al nostro nascere per poi morire, non dichiarano la verità che non può divenire come i fenomeni, ma in essi è relazionato come essenza, come forma.

Quindi:
L'essere è immutabile ed eterno ed è "causa prima".
La moltitudine dei fenomeni è trasformazione nei movimenti spazio temporali ed essendo parti dell'origine in essi vi sono le forme e le essenze, indispensabili al conoscere la verità che non può essere dipendente dalle apparenze fenomeniche.
Noi umani, ci sostentiamo nel mondano quotidiano e questo è il parametro dell'esistenzanaturale e fisica. Ma la conocenza richiede ben altro, sopra la natura, in quanto la mente rompe lo spazio tempo concettualizzando le forme meta-fisiche e le leggi fisiche e naturali.

La nostra vita quindi si correla su due parametri: il divenire spazio temporale che ci sostenta come corpo fisico naturale e la conoscenza che da una parte legge il fenomeno in sé e per sé, e dall'altra potendo estranearsi lo concettualizza nelle forme.
La scelta fra asservire i fenomeni in divenire e ritenere verità ciò che ai sensi dichiara il mondo, oppure interpretarlo nelle forme ,essenze e pensare nella verità come incontrovertibile, in quanto eterna e non contraddittoria: poiché ciò che è non può sembrare.
La scelta metafisica è necessaria culturalmente poiché è l'unica che può dare una morale, è l'unica che può correlare tutti i domini rispettandoli, limitandosi.

Aperion grazie della discussione ,non preoccuparti la vita ci chiama alle faccende....cogli le essenze.

Ipazia

Beati i popoli che non conoscono il predicato nominale. E l'ontologia la cercano nell'unica verità incontrovertibile: la natura.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve a tutti. Sapeste con quale frequenza mi sovviene una certa barzelletta in cui abbiamo il contadino che chiede al professorone se a lui risulti che sia nato prima l'uovo oppure la gallina...............e il Prof. non sa rispondergli !.

Dico ciò perchè noto fare molto spesso capolino il problema della "causa prima".
Ma come mai tutto questo tifo per la causa...............nessuno che si preoccupi dell'"effetto primo" e del disquisire se esso abbia preceduto (e magari generato !!) - oppure seguito - la causa prima ?.

Ma secondo voi causa ed effetto sarebbero eventi distinguibili ? più ancora.....discatenabili ? O si tratta di nomi diversi di un medesimo evento (sapete, per noi umani la monodimensionalità non può esistere, siamo condannati ad avere eternamente a che fare con medaglie, fogli e monetine a due facce.....).

L'Essere è la moneta, causa ed effetto le due facce.

Chi afferma l'esistenza di una causa o di un effetto primo sostiene che l'Essere un giorno stava fermo, poi il Dito di Dio scattò facendolo roteare ed inaugurando il Divenire. Sarà come vi piace credere. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

Citazione di: viator il 08 Novembre 2019, 21:31:18 PM
Salve a tutti. Sapeste con quale frequenza mi sovviene una certa barzelletta in cui abbiamo il contadino che chiede al professorone se a lui risulti che sia nato prima l'uovo oppure la gallina...............e il Prof. non sa rispondergli !.

Dico ciò perchè noto fare molto spesso capolino il problema della "causa prima".
Ma come mai tutto questo tifo per la causa...............nessuno che si preoccupi dell'"effetto primo" e del disquisire se esso abbia preceduto (e magari generato !!) - oppure seguito - la causa prima ?.

Ma secondo voi causa ed effetto sarebbero eventi distinguibili ? più ancora.....discatenabili ? O si tratta di nomi diversi di un medesimo evento (sapete, per noi umani la monodimensionalità non può esistere, siamo condannati ad avere eternamente a che fare con medaglie, fogli e monetine a due facce.....).

L'Essere è la moneta, causa ed effetto le due facce.

Chi afferma l'esistenza di una causa o di un effetto primo sostiene che l'Essere un giorno stava fermo, poi il Dito di Dio scattò facendolo roteare ed inaugurando il Divenire. Sarà come vi piace credere. Saluti.
Seguendo la tua boutade....è nato prima il gallo.

Non c'entra nulla Dio, c'è proprio un anticristianesimo galoppante: e infatti i tempi mostrano i segni.
L'Essere filosoficamente non è necessariamente relazionato a Dio, e adatto che siamo nel forum di filosofia.......

A tuo parere la monetina resta perfettamente in bilico fra causa ed effetto?

E se aristotelicamente dicessi "motore primo" al posto di causa prima? Tu diresti biella e manovella? O magari chiamiamo l 'addetto alle pompe di benzina?

bobmax

Citazione di: paul11 il 08 Novembre 2019, 01:08:23 AM
La nostra vita quindi si correla su due parametri: il divenire spazio temporale che ci sostenta come corpo fisico naturale e la conoscenza che da una parte legge il fenomeno in sé e per sé, e dall'altra potendo estranearsi lo concettualizza nelle forme.
La scelta fra asservire i fenomeni in divenire e ritenere verità ciò che ai sensi dichiara il mondo, oppure interpretarlo nelle forme ,essenze e pensare nella verità come incontrovertibile, in quanto eterna e non contraddittoria: poiché ciò che è non può sembrare.
La scelta metafisica è necessaria culturalmente poiché è l'unica che può dare una morale, è l'unica che può correlare tutti i domini rispettandoli, limitandosi.

La scelta metafisica non riguarda l'essere o il divenire. Perché essere e divenire sono solo funzionali alla rappresentazione che viviamo.
Dove non esiste essere che non divenga, come non può esservi divenire senza essere.

L'essere e il divenire donano senso uno all'altro in un gioco senza fine, ma di per sé stessi non esistono.

E neppure l'incontrovertibilità è tema di scelta, perché anche la contraddizione fa parte della rappresentazione.

L'unica scelta metafisica riguarda l'Etica e prescinde da qualunque altra considerazione.

È infatti l'Etica il Fondamento.

E la scelta riguarda il Bene.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Che l'etica sia terreno elettivo della filosofia lo sottoscrivo alla grande. L'ontologia meglio lasciarla alla scienza che ci capisce di più.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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viator

Salve Paul11 : "Non c'entra nulla Dio, c'è proprio un anticristianesimo galoppante..................................
L'Essere filosoficamente non è necessariamente relazionato a Dio, e adatto che siamo nel forum di filosofia......."
.
Ma guarda che hai ragione! Io infatti mi riferivo al Dio dei filosofi, certamente non a quello dei preti !. Secondo me il concetto filosofico di Dio è sinonimo di Assoluto e di Essere.

Poi : "A tuo parere la monetina resta perfettamente in bilico fra causa ed effetto?"
Sicuramente. Senza fallo.

Infine: "E se aristotelicamente dicessi "motore primo" al posto di causa prima? Tu diresti biella e manovella? O magari chiamiamo l 'addetto alle pompe di benzina?".
Vedi, il quesito (filosofico) circa il "motore primo" richiama l'annoso problema (fisico) del "moto perpetuo".
Come di nessun moto potrà mai dimostrarsi la perpetuità (finchè un motore gira sarà pure impossibile dimostrare la caducità del suo moto), così di nessun motore filosofico si potrà dimostrare il primato. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

#204
Citazione di: bobmax il 08 Novembre 2019, 23:04:48 PM
Citazione di: paul11 il 08 Novembre 2019, 01:08:23 AM
La nostra vita quindi si correla su due parametri: il divenire spazio temporale che ci sostenta come corpo fisico naturale e la conoscenza che da una parte legge il fenomeno in sé e per sé, e dall'altra potendo estranearsi lo concettualizza nelle forme.
La scelta fra asservire i fenomeni in divenire e ritenere verità ciò che ai sensi dichiara il mondo, oppure interpretarlo nelle forme ,essenze e pensare nella verità come incontrovertibile, in quanto eterna e non contraddittoria: poiché ciò che è non può sembrare.
La scelta metafisica è necessaria culturalmente poiché è l'unica che può dare una morale, è l'unica che può correlare tutti i domini rispettandoli, limitandosi.

La scelta metafisica non riguarda l'essere o il divenire. Perché essere e divenire sono solo funzionali alla rappresentazione che viviamo.
Dove non esiste essere che non divenga, come non può esservi divenire senza essere.

L'essere e il divenire donano senso uno all'altro in un gioco senza fine, ma di per sé stessi non esistono.

E neppure l'incontrovertibilità è tema di scelta, perché anche la contraddizione fa parte della rappresentazione.

L'unica scelta metafisica riguarda l'Etica e prescinde da qualunque altra considerazione.

È infatti l'Etica il Fondamento.

E la scelta riguarda il Bene.
ciao Bobmax
Se L'Essere diviene altro da sé non è più essere, è altro.
Se l'unità diviene moltitudine allora questa moltitudine ha parte dell'unità, ma pur mantenendo le proprie proprietà identificative.

Necessariamente Essere e divenire esistono, l'Essere dà senso e il divenire diventa esistenza nella conoscenza. Se non esistessero non avrebbe senso nemmeno la nostra esistenza.

La contraddizione è infatti tutto ciò che diviene, è dialettica negativa in quanto non-essere e proprio per questo è necessaria la conoscenza e l'Essere è aletheia.

L'etica, continuerò a ripetere all'infinito, è il comportamento, non il giudizio.
Il giudizio è interno alla morale e in quanto tale non è soggetta al divenire, in quanto, se lo fosse l'etica dei comportamenti è completamente contraddittoria all'origine morale che è essa stessa originaria nell'Essere.
Se la morale non fosse verità e la verità necessariamente non può essere moda culturale, ma è inalienabile allo spazio tempo, qualunque comportamento, qualunque etica è autogiustificativa, dal martire al serial killer.

Quindi, l'etica intesa come comportamento mondano quotidiano è relazionata ad un principio morale che necessariamente è "ferma" e non opinabile dai tempi storici e mode culturali.
Essendo la morale "ferma" deve essere verità quanto lo è l'Essere, perché a sua volta la morale deve essere relazionata al principio originario.
Allora direi: così come la fisica e natura hanno regole e condizioni che determinano i comportamenti di energia ,materia, vita, così i comportamenti etici umani sono regolati da una morale ed i domini sono universali nell'Essere.
Il bene è la giusta relazione nella morale che si origina dall'Essere.

bobmax

Ciao Paul11, mi è davvero difficile seguirti.
Come ad esempio in questi tuoi passaggi:
 
Citazione di: paul11
Il giudizio è interno alla morale e in quanto tale non è soggetta al divenire, in quanto, se lo fosse l'etica dei comportamenti è completamente contraddittoria all'origine morale che è essa stessa originaria nell'Essere.
...
Quindi, l'etica intesa come comportamento mondano quotidiano è relazionata ad un principio morale che necessariamente è "ferma" e non opinabile dai tempi storici e mode culturali.

Probabilmente la difficoltà è dovuta anche alla mia non comprensione del significato che dai ai termini che utilizzi.

Ho tuttavia l'impressione che nel tuo discorso l'Essere sia considerato comunque come un "qualcosa". Certamente lo consideri eterno, incontrovertibile e "fermo", ma pur sempre un qualcosa.
 
Ecco, vorrei segnalare che questo tuo "essere" non risolve per niente la questione Etica.
E con Etica intendo la stessa Etica di Spinoza, tanto per essere chiari.
 
L'Essere, nel nostro esserci mondano, equivale al Nulla. E perciò non ha alcun senso caratterizzarlo da alcunché. Né di eternità, né di incontrovertibilità, né di non divenire.
 
Ed è proprio questo essere Nulla, l'unica possibile risposta all'angoscia esistenziale nichilista.
Perché niente ha valore, sino a quando noi, in perfetta solitudine e senza alcun appiglio a cui aggrapparci, affermiamo: "Il Bene è!"
 
E questa è l'Etica.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

Citazione di: bobmax il 09 Novembre 2019, 16:01:32 PM
Ciao Paul11, mi è davvero difficile seguirti.
Come ad esempio in questi tuoi passaggi:

Citazione di: paul11
Il giudizio è interno alla morale e in quanto tale non è soggetta al divenire, in quanto, se lo fosse l'etica dei comportamenti è completamente contraddittoria all'origine morale che è essa stessa originaria nell'Essere.
...
Quindi, l'etica intesa come comportamento mondano quotidiano è relazionata ad un principio morale che necessariamente è "ferma" e non opinabile dai tempi storici e mode culturali.

Probabilmente la difficoltà è dovuta anche alla mia non comprensione del significato che dai ai termini che utilizzi.

Ho tuttavia l'impressione che nel tuo discorso l'Essere sia considerato comunque come un "qualcosa". Certamente lo consideri eterno, incontrovertibile e "fermo", ma pur sempre un qualcosa.

Ecco, vorrei segnalare che questo tuo "essere" non risolve per niente la questione Etica.
E con Etica intendo la stessa Etica di Spinoza, tanto per essere chiari.

L'Essere, nel nostro esserci mondano, equivale al Nulla. E perciò non ha alcun senso caratterizzarlo da alcunché. Né di eternità, né di incontrovertibilità, né di non divenire.

Ed è proprio questo essere Nulla, l'unica possibile risposta all'angoscia esistenziale nichilista.
Perché niente ha valore, sino a quando noi, in perfetta solitudine e senza alcun appiglio a cui aggrapparci, affermiamo: "Il Bene è!"

E questa è l'Etica.
Ciao Bobmax,
L'Essere è pura forma, immutabile ed eterno.
L'essere non è definibile ad esempio come infinito, personalmente lo dichiarere i come inde-finito. Con quale parametro umano noi potremmo dichiarare finito e infinito se non a grandezze materiali?
L'universo quanto è vasto, quanto è grande?

Spinoza,che non conosco così approfonditamente, a me pare materialista-naturale (seppure passi per razionalista nel pensiero filosofico) e la sua etica ne è inficiata. Esiste prima la morale dell'etica, perché l'etica umana riflette a sua natura: corpo fisico naturale e mente che trascendentalmente trascende. La morale contrasta la natura ambigua umana, indirizzando l'etica, i comportamenti.

L'Essere nel nostro esserci nel mondo è aletheia, nascondimento/svelamento. La mente può accedervi fino ad un certo punto con a razionalità logica, in quanto lo determina ontologicamente come necessità, ma non basta. E' l'intuizione e l'intenzionalità che ci spingono verso lo svelamento.
Per questo abbiamo un intelletto.

Se l'Essere fosse Nulla, come puoi dire del Bene? Se è Nulla potrei dire è Male.
Manca la relazione fra il Nulla e la necessità del Bene? E solo la morale può dartela se si accetta ontologicamente l'Essere. Un ateo relativista ha il grande "buco" di dover dimostrare che una etica giusta, buona, che sia bene, sia una verità.
L'etica di Spinoza è debole se non costruisce paradigmi inalienabili e infatti dopo il razionalismo viene l'empirismo dove l'etica è sentimento e utilità per l'uomo. Come se la morale fosse umorale in funzione di cosa mangiamo.

Da come scrivi ho l'impressione che per te il Bene è, è un'intuizione: e va bene. Come ho scritto precedentemente non basta la logica razionale per svelare l'Essere, ma ci vogliono entrambi per costruire un punto fermo, perché non basta da sola neppure l'intuizione.

Sostengo che fra Essere che è eterno ed è forma e il divenire esiste una contraddizione che fa sì che la stessa esistenza sia una contraddizione. La relazione fra l'Essere e il non-essere essendo contraddittoria necessita della logica negativa e in questo hanno ragione nella modernità Hegel e Severino, con tutti i distinguo.Il movimento che loro dichiarano è un punto di riferimento per cui l'Essere per noi che siamo esistenza è impossibile conoscerlo interamente essendo noi nel divenire, nel non-essere delle apparenze. Ma L'essere essendo pura forma è pura essenza, e nelle sostanze del mondo, negli enti ontologici, esiste oltre la sostanza anche la forma ,l'essenza.
Quindi l'universo ci dice dell'Essere, ma in quanto non-essere, poichè l'uno è eterno e l'esistenza si esplica in divenire sono due domini contraddittori fra loro. L'essere non può che dichiarare una verità incontrovertibile, come principio originario, quindi noi siamo nella contraddizione dell'esistenza e quest'ultima ha senso nel tentativo che l'intuito spinge a svelare e la mente razionalmente cerca ontologicamente di affermare. L'esistenza è quindi conoscenza e l'essere per noi è "negativo" contraddittorio. La morale stessa è solo esplicabile ontologicamente come interpretazione conoscitiva dell'armonia e degli equilibri esistenti fra cielo, terra ,uomo.
Vale a dire la suprema armonia che come ruote si incastrano fra loro i cili universali, della natura, dell'uomo. Quando l'uomo non capisce il suo limite e delira la sua potenza esce dall'armonia e cessa la morale, e rimane l'etica muta di una morale, dove ogni comportamento è autogiustificativo non essendoci una ontologia della morale. L'uomo è libero , in quanto mente, in quanto coscienza di potere errare senza mete o ponendosi mete materiali, naturali ,dimentico delle armonie e degli equilibri che dettano le regole e le condizioni al dominio fisico e a quello mentale e della coscienza.
Quando diciamo che stiamo bene, significa che c'è armonia psico fisica

Ipazia

L'Etica di Spinoza é un sublime esercizio di logica applicata al trascendente che postula un Ente Supremo dotato di tutti gli attributi umani estesi all'infinito e via via enti di magnitudo inferiore tra cui noi in posizione privilegiata. Ottimo esempio di speculazione teologica. Peccato che quell'Ente Supremo rimanga solo un postulato teorico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Ipazia il 09 Novembre 2019, 21:57:15 PM
L'Etica di Spinoza é un sublime esercizio di logica applicata al trascendente che postula un Ente Supremo dotato di tutti gli attributi umani estesi all'infinito e via via enti di magnitudo inferiore tra cui noi in posizione privilegiata. Ottimo esempio di speculazione teologica. Peccato che quell'Ente Supremo rimanga solo un postulato teorico.

Sì, Spinoza postula Dio e ne trae le logiche conseguenze.

È un approccio improponibile oggi, dove Dio è morto.

Tuttavia, è per noi possibile percorrere la medesima strada, ma al contrario.
Ossia partire da quello che c'è, senza volerci in alcun modo illudere, mettendo tutto in discussione animati dalla sola nostra fede nella Verità.

Una possibilità, tra le tante, è iniziare dalla messa in discussione del libero arbitrio.
E attraversare il deserto, con la speranza di giungere a  Dio.

Partire cioè laddove Spinoza ormai tentennava. Con quelle sue idee inadeguate. Per scoprire infine che non esistono.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 10 Novembre 2019, 05:18:00 AM
Partire cioè laddove Spinoza ormai tentennava. Con quelle sue idee inadeguate. Per scoprire infine che non esistono.

Oppure partire da lí per adeguare quelle idee scoprendo alfine che gli Enti Supremi non esistono.

Esiste invece una natura che dell'etica non sa nulla e una natura umana che se la deve edificare "a posteriori", senza l'ausilio di uno straccio di nomos "a priori" alcuno.
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