Filosofia e mondo del lavoro: due mondi lontanissimi

Aperto da DeepIce, 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM

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DeepIce

Sono un uomo di 37 anni, laureato in filosofia e dottore di ricerca nella stessa materia, parlo fluentemente 3 lingue. Ho sempre avuto mille interessi (lettura, comunicazione, giornalismo, lingue); interessi che mi hanno portato a fare innumerevoli esperienze, tutte molto stimolanti e formative, ma poco o per nulla remunerative.

Fino ad una certa età, con tanti sogni nel cassetto, si pensa più ad accumulare esperienze. Poi però arriva il momento in cui ci si rende conto di non avere nulla in mano. In sostanza non riesco a trovare lavoro, di nessun tipo.

Non riesco a capire che cosa ci sia di sbagliato in me o nel mio curriculum. I datori di lavoro sembrano quasi spaventati dalla mia formazione universitaria (filosofia è una disciplina pericolosa?). A volte mi sento dire che il mio CV è troppo ricco, a volte che manca sempre qualcosa.

Sono stato anche all'estero, ma - a dispetto di quanto molti sostengono - non è affatto facile: si cercano soprattutto persone con conoscenze nel campo dell IT, dell'informatica, dell'accounting, dell'ingegneria e cose del genere.

Ho provato in settori quali il marketing, la comunicazione, il copywriting, l'editoria; settori più affini alle mia capacità ed ai miei studi...il risultato è stato ed è zero!

La cosa che mi fa sorridere è che c'è gente che mi invidia, vorrebbe avere i titoli accademici  e le esperienze che ho io. Eppure mi sento un fallito. A volte mi ritrovo ad invidiare i pasticceri, i cuochi, i panettieri che trovano un lavoro facilmente, in Italia e all'estero. 

Mi sento in colpa per aver fatto determinate scelte formative: se invece di perdere anni sui libri di filosofia avessi imparato un mestiere o studiato altro, forse ora sarebbe tutto più facile. 

Non colpevolizzo la filosofia in quanto tale, è stata ed è la mia passione, però prendo atto che la filosofia e il mondo del lavoro sono agli antipodi. 

0xdeadbeef

"Ma vi è ben di più che non la sola ripresa del concetto tradizionale di scienza.
"O la cosa è scienza o non è nulla", dicevo.
Un uomo atterrito dal nichilismo e dal relativismo non può accontentarsi di un sapere
dubbio o tutt'al più probabile. Ecco allora che tutto diviene "scienza" (tradizionalmente
intesa, ovviamente), perchè solo la scienza dà certezze...".

Scusami se mi auto-cito (la discussione è "Scienza e scientismo"), ma è precisamente per questo motivo
che non trovi lavoro (la cosa mi addolora: hai tutta la mia solidarietà).
La società moderna vuole solo e soltanto un sapere tecno-scientifico.
saluti

sgiombo

Sono amaramente d' accordo con quasi tutto ciò che scrive DeepIce (non sul fatto che il marketing sarebbe minimamente "affine alle capacità ed agli studi di un laureto in filosofia"; e men che meno di un filosofo, malgrado la vecchia storiella di Talete che mentre guardava per aria sarebbe caduto nel pozzo divenendo oggetto della derisione delle donnette del paese, che avrebbe poi stupito arricchendosi smodatamente con l' acquisto di tutti i frantoi del paese stesso, avendo capito dallo studio delle stelle che quell' anno ci sarebbe stato un raccolto di olive eccezionale: aneddoto che mi sembra di ispirazione alquanto "scientista", pur risalendo a circa venticinque secoli fa: altro che le straordinarie scoperte che sarebbero state fatte in proposito da Severino!).

Viviamo in tempi grami, nei quali la cultura é disprezzata e vilipesa.

Mi rendo conto che, da medico in pensione (ho avuto la fortuna di vivere la mia gioventù ai tempi del da me mai abbastanza rimpianto muretto di Berlino) la mia comprensione e solidarietà (purtroppo solo "virtuale") possono fare un effetto sgradevole, ma non posso fare altro che incitare -e augurare- a DeepIce: tieni duro!
Anche se certamente la comprensione e la stima delle persone variamente colte e comunque dotate di profonda umanità non si mangia.

viator

Salve. Per DeepIce. I nostri tempi, a parer mio, vedono una trasformazione del potere basata sulla migrazione del sapere.
Mentre un tempo il potere era acquisito per trasmissione ereditaria e mantenuto dalla forza delle armi, Oggi i mezzi per la conquista ed il mantenimento del potere sono cambiati, trasformandosi nel consenso (non importa quanto estorto) da una parte e nel patrimonio tecnocratico ed economico dall'altro.
Quindi i collaboratori più apprezzati sono diventati i comunicatori e gli specialisti.

Una formazione come la tua dovrebbe/potrebbe secondo me trovare uno sbocco appunto in ambito comunicativo.
A questo punto però la tua efficacia in campo comunicativo dovrebbe venir valorizzata da una certa caratteristica personale che non so se possiedi : la tendenza all'estroversione. Gli introversi possono essere ottimi comunicatori ma in genere risultano penalizzati da un eccesso di cerebralità e da una certa difficoltà di suscitare ampie empatie di carattere immediato, anche se superficiali.

D'altra parte e purtroppo io stesso, dovendo valutare un candidato che abbia a suo tempo scelto studi come i tuoi, sarei animato dal pregiudizio di aver di fronte una persona animata da un temperamento non incline ad una grande "aggressività" motivazionale.
Insomma......penserei di avere di fronte un affidabilissimo idealista più che un efficiente ed ambizioso materialista.
Oggi il problema, nel mondo lavorativo, non è più il conoscere (per quello appunto ci sono gli specialisti ed il sapere telematico), bensì la manipolazione, la strumentalizzazione e la speculazione basate sul sapere.

Purtroppo qui dal Forum possiamo solo offrire solidarietà. Auguri d'incipienti fortune !
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Sono viceversa convinto che il mondo del lavoro abbia un gran bisogno di filosofia.

Vi è infatti una diffusa necessità di miglioramento e ottimizzazione delle attività lavorative. Sia come chiarimento e semplificazione dei processi lavorativi, sia nel miglior utilizzo delle risorse umane.

È necessario cioè un pensiero analitico che sappia cogliere l'essenza delle operazioni per poterle migliorare.
Un pensiero libero dai condizionamenti dell'abitudine e del buon senso comune.

E non è forse proprio questo ciò che caratterizza il pensiero filosofico?

Tuttavia pensiero, non erudizione. Perché la storia della filosofia al mondo del lavoro non interessa per niente.
Ciò che interessa è invece la forma che una mente può acquisire se forgiata dalla filosofia.

Per forgiarsi, non è però sufficiente conoscere il grandi del passato. Occorre, diciamo così, metterli invece un po' da parte.
E buttarsi nel mondo, anche in lavori magari non particolarmente appaganti.

Nell'affrontarli praticamente potrà allora forse emergere ciò che si aveva appreso, e questo farà la differenza.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Phil

@DeepIce

Posso ben intuire l'umore della tua situazione, perciò mi permetto di suggerirti di usare la filosofia, oltre che per trovare lavoro, un po' anche su te stesso; se posso prendermi la libertà di darti qualche indizio:
Citazione di: DeepIce il 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM
In sostanza non riesco a trovare lavoro, di nessun tipo.

Non riesco a capire che cosa ci sia di sbagliato in me o nel mio curriculum.
Il non trovare lavoro implica davvero che tu o il tuo cv siate "sbagliati"? Nell'incontro domanda/offerta di lavoro, ciascuno dei due è "giusto" o "sbagliato" per l'altro; come ben sai, non dipende da te più di quanto non dipenda dai posti disponibili (e da altre contingenze situazionali).

Citazione di: DeepIce il 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM
Sono stato anche all'estero, ma - a dispetto di quanto molti sostengono - non è affatto facile: si cercano soprattutto persone con conoscenze nel campo dell IT, dell'informatica, dell'accounting, dell'ingegneria e cose del genere.

Ho provato in settori quali il marketing, la comunicazione, il copywriting, l'editoria; settori più affini alle mia capacità ed ai miei studi...il risultato è stato ed è zero!
Per quel che vale la mia opinione, ti fa onore l'aver tentato in altri paesi e in altri settori in cui (magari sbaglio), non avendo i titoli e/o l'esperienza richiesta, le possibilità erano effettivamente scarse... o magari ti sei solo trovato al posto giusto al momento sbagliato.

Citazione di: DeepIce il 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM
Eppure mi sento un fallito. A volte mi ritrovo ad invidiare i pasticceri, i cuochi, i panettieri che trovano un lavoro facilmente, in Italia e all'estero.
Se l'assenza di lavoro ti fa sentire un "fallito" e invidi persone che sembrano trovare lavoro facilmente, hai già in mano qualcosa su cui lavorare filosoficamente (in attesa del lavoro), per indagare il senso che dai alla tua vita, plausibilmente con strumenti teoretici che non tutti i cuochi e i panettieri possiedono (senza con ciò voler prescindere dal "primum vivere deinde philosophari").

Citazione di: DeepIce il 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM
Mi sento in colpa per aver fatto determinate scelte formative: se invece di perdere anni sui libri di filosofia avessi imparato un mestiere o studiato altro, forse ora sarebbe tutto più facile.
Eppure, potrebbe dirlo qualunque laureato disoccupato, no? "Se non avessi studiato ingegneria/chimica/arte/lingue/x, ma avessi imparato a fare il cuoco, ora lavorerei in una pizzeria in Germania!" così come, tuttavia, il cuoco disoccupato (si, esistono anche loro) può dire il contrario...

Citazione di: DeepIce il 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM
Non colpevolizzo la filosofia in quanto tale, è stata ed è la mia passione, però prendo atto che la filosofia e il mondo del lavoro sono agli antipodi.
La laurea in filosofia dà sbocchi lavorativi ben precisi (comunque, non più di tante altre discipline specialistiche), principalmente nel girone dantesco dell'istruzione (salvo aggiungere altri master post-laurea, dal costo certo ma dall'utilità incerta) e almeno, come dice una vecchia storiella, è la disciplina più economica da continuare a praticare anche in tempi di ristrettezze monetarie: basta una matita e un foglio (o una tastiera e un forum) e se anche questi mancano... basta avere una testa.

paul11

#6
DeepIce, dipende...............
Alcuni proprietari di aziende e amministratori delegati di aziende private , hanno studi filosofici.
Dipende se oltre alla filosofia hai una specializzazione oppure esperienze lavorative.

La mia personale esperienza lavorativa mi insegna che sopra la supply chain c'è creatività, sotto c'è l'operation con specializzazioni ingegneristiche. Sopra c'è la strategia industriale, la mente, sotto c'è la logistica, le gambe.

Quando le aziende cercano ruoli mancanti all'interno delle aziende, vedono l'habitus mentale.
Sei pericoloso sotto la supply chain, perchè lì ci vogliono controller gestionali, ingegnerizzazioni dei costi,
A meno che fai il capo del personale ,ma dipende dalla tipologia industriale.
C'è una sorta di fordismo nell'azienda, essendo gerarco funzionale, per quanto decantino il contrario, l'ingranaggio
pretende fare efficientemente ed efficacemente "quel" ruolo determinato e assecondare il capo.
Non mi di lungo quì sulla filosofia di un'azienda, ma dipende davvero se è innovativa come una start-up, oppure
se è tradizionalista.
Il filosofo, e lo sanno benissimo, ha una mente più aperta di un ingegnere.L'ingegnere va bene in un limitato campo di azione specialistico,difficilmente è un creativo.
Marchionne aveva una laurea in filosofia e prendeva per i fondelli gli ingegneri.
...non desistere......

Phil

Lo stereotipo del filosofo dalla mente aperta, che pensa "out of the box", che innova con il suo pensare "laterale", si scontra di fatto con la realtà dei laureati in filosofia (ma non mi riferisco assolutamente a DeepIce!), spesso molto meno creativi e visionari di un ingegnere, confinati mentalmente nella prospettiva "monistica" del loro idolo (Abelardo, Nietzsche, Marx o Russell, non fa differenza) e che hanno studiato filosofia come se fosse letteratura o archeologia (ovviamente senza offesa per chi le studia, richiedono solo un'attitudine differente) . Certo, non tutti sono così, ma... preferisco non sbilanciarmi nell'azzardare una proporzione.
Anche il falso mito del laureato in filosofia che lavora nella "selezione del personale" forse andrebbe rivisto: se non erro, solo con quella laurea, oggi, quel ruolo è precluso ai filosofi; se prendono un master specifico, hanno qualche chance, ma in tal caso essere laureati in filosofia non è un vantaggio maggiore dell'essere laureati in psicologia, sociologia o altre discipline affini.
Marchionne era laureato in filosofia, tuttavia ricordiamoci che dopo quella laurea ne prese una in giurisprudenza e poi fece un master in business administration... altrimenti forse non avrebbe mai nemmeno incontrato quegli ingegneri "da prendere per i fondelli".

DeepIce

Citazione di: viator il 07 Settembre 2018, 22:12:37 PMUna formazione come la tua dovrebbe/potrebbe secondo me trovare uno sbocco appunto in ambito comunicativo.
A questo punto però la tua efficacia in campo comunicativo dovrebbe venir valorizzata da una certa caratteristica personale che non so se possiedi : la tendenza all'estroversione. Gli introversi possono essere ottimi comunicatori ma in genere risultano penalizzati da un eccesso di cerebralità e da una certa difficoltà di suscitare ampie empatie di carattere immediato, anche se superficiali.

D'altra parte e purtroppo io stesso, dovendo valutare un candidato che abbia a suo tempo scelto studi come i tuoi, sarei animato dal pregiudizio di aver di fronte una persona animata da un temperamento non incline ad una grande "aggressività" motivazionale.
Insomma......penserei di avere di fronte un affidabilissimo idealista più che un efficiente ed ambizioso materialista.
Oggi il problema, nel mondo lavorativo, non è più il conoscere (per quello appunto ci sono gli specialisti ed il sapere telematico), bensì la manipolazione, la strumentalizzazione e la speculazione basate sul sapere.

Purtroppo qui dal Forum possiamo solo offrire solidarietà. Auguri d'incipienti fortune !
Ciao, grazie per gli Auguri.

In realtà sono estroverso al punto giusto. Certamente non mi ritengo un clown, una persona che deve per forza stare al centro dell'attenzione. Ho anche avuto esperienze in TV locali, dirette televisive e cose del genere, certamente non mi ritengo un introverso radicale.

Secondo me cogli un punto reale del problema: c'è molto preconcetto verso la filosofia (e chi la studia) da parte di chi non sa nemmeno cosa sia. Si tende infatti a pensare che il filosofo viva in un mondo a parte, oppure sulle nuvole. Detto altrimenti, si pensa che il filosofo non sia in grado di essere pratico, di incidere sulla realtà di oggi. In un clima di pragmatismo imperante come quello odierno è facile quindi capire perché i filosofi non trovano spazio.

DeepIce

Citazione di: Phil il 08 Settembre 2018, 10:51:30 AMMarchionne era laureato in filosofia, tuttavia ricordiamoci che dopo quella laurea ne prese una in giurisprudenza e poi fece un master in business administration... altrimenti forse non avrebbe mai nemmeno incontrato quegli ingegneri "da prendere per i fondelli".

Guarda, durante il mio dottorato c'erano professori che continuavano a ripetere le solite storielle dei manager laureati in filosofia e quanto i filosofi siano necessari alle aziende. 
Con tutto il rispetto per chi la pensa così, credo che non ci sia cosa più lontana dalla realtà, in Italia e all'estero.

Il mio punto di vista è il seguente (naturalmente criticabile): chi ha una solida formazione filosofica, oggi, spesso è più un problema che una risorsa. Si tratta infatti di una persona che ha (o almeno dovrebbe avere) capacità di analisi, critiche, uno che pensa con la propria testa insomma. Lo vedete uno così trovare posto in una multinazionale oggi? Meglio uno meno sveglio con un CV ipertecnico-specialistico. Uno che fa il suo compitino e si inserisce perfettamente nei meccanismi del sistema economico-sociale.

DeepIce

@Phil

Tu dici:
Il non trovare lavoro implica davvero che tu o il tuo cv siate "sbagliati"? Nell'incontro domanda/offerta di lavoro, ciascuno dei due è "giusto" o "sbagliato" per l'altro; come ben sai, non dipende da te più di quanto non dipenda dai posti disponibili (e da altre contingenze situazionali).

Giusto, nessuno è giusto o sbagliato a prescindere, tuttavia c'è un "ma". In una società dove sembra che siano necessari solo tecnici, specialisti e superinformatici, chi è al di fuori di questi ambiti viene ritenuto inutile. 

sgiombo

Citazione di: DeepIce il 08 Settembre 2018, 11:56:07 AM

Ciao, grazie per gli Auguri.

In realtà sono estroverso al punto giusto. Certamente non mi ritengo un clown, una persona che deve per forza stare al centro dell'attenzione. Ho anche avuto esperienze in TV locali, dirette televisive e cose del genere, certamente non mi ritengo un introverso radicale.
Citazione
Cazzo!

Mi sembri l' impersonificazione della bella canzone de "Lo stato sociale" che ancora imperversa (per fortuna, fra tantissime porcherie!) alla radio!

(Ovviamente lo dico tanto per sdrammatizzare.

Secondo me cogli un punto reale del problema: c'è molto preconcetto verso la filosofia (e chi la studia) da parte di chi non sa nemmeno cosa sia. Si tende infatti a pensare che il filosofo viva in un mondo a parte, oppure sulle nuvole. Detto altrimenti, si pensa che il filosofo non sia in grado di essere pratico, di incidere sulla realtà di oggi. In un clima di pragmatismo imperante come quello odierno è facile quindi capire perché i filosofi non trovano spazio.
CitazioneSono d' accordo!

sgiombo

Citazione di: DeepIce il 08 Settembre 2018, 12:03:57 PM
Citazione di: Phil il 08 Settembre 2018, 10:51:30 AMMarchionne era laureato in filosofia, tuttavia ricordiamoci che dopo quella laurea ne prese una in giurisprudenza e poi fece un master in business administration... altrimenti forse non avrebbe mai nemmeno incontrato quegli ingegneri "da prendere per i fondelli".

Guarda, durante il mio dottorato c'erano professori che continuavano a ripetere le solite storielle dei manager laureati in filosofia e quanto i filosofi siano necessari alle aziende.
Con tutto il rispetto per chi la pensa così, credo che non ci sia cosa più lontana dalla realtà, in Italia e all'estero.

Il mio punto di vista è il seguente (naturalmente criticabile): chi ha una solida formazione filosofica, oggi, spesso è più un problema che una risorsa. Si tratta infatti di una persona che ha (o almeno dovrebbe avere) capacità di analisi, critiche, uno che pensa con la propria testa insomma. Lo vedete uno così trovare posto in una multinazionale oggi? Meglio uno meno sveglio con un CV ipertecnico-specialistico. Uno che fa il suo compitino e si inserisce perfettamente nei meccanismi del sistema economico-sociale.

Parole sante!

(purtroppo)

E Marchionne dimostra (-va) che si può anche essere laureati in filosofia eppure  essere (fra le molte altre infamissime sue qualità) poco o punto sveglio (ha fra l' altro preso in mano la Ferrari che con Schumaker aveva stravinto "di tutto e di più", facendole perdere sempre puntualmente tutti i campionati del mondo cui ha partecipato sotto la sua direzione, fra l' altro in diversi casi dopo aver prematuramente "cantato vittoria"; il che, a parte la superstizione diffusissima nel mondo sportivo -"porta sfiga!"- oggettivamente rende le sconfitte particolarmente eclatanti, ridicole, umilianti), con un CV ipertecnico-specialistico. Uno che fa il suo mediocrissimo compitino e si inserisce perfettamente nei meccanismi del (-l' infame, N.d.R) sistema economico-sociale (vigente).

Socrate78

Il mondo del lavoro e la filosofia sono lontani proprio per essenza, almeno a mio modo di vedere. Il mondo del lavoro in generale considera la persona come un produttore e, in fondo legittimamente viste le esigenze sociali, valuta il singolo per il risultato MATERIALE che è riuscito a produrre: il singolo non vale quindi in sé come persona, ma solo come mezzo adeguato per produrre dei beni su larga scala. Il lavoratore quindi non ha più nessun valore se, per le più diverse ragioni, non è in grado di produrre.  D'altronde non potrebbe essere diversamente, poiché il lavoro è sostanzialmente una merce, come affermava Marx, e la merce in questo caso è il lavoratore che ha come tutte le merci un costo ed è valutato in base all'efficienza.
Il lavoro quindi dal mio punto di vista sarebbe purtroppo un male necessario, poiché comporta una buona dose di mercificazione del singolo.
La filosofia invece dà importanza proprio al singolo in quanto dotato di pensiero, e non in quanto mezzo per la produzione: anzi, molti filosofi mettono in guardia proprio da quelle forme di schiavitù e di asservimento tipiche della società attuale. Il valore è dato per il filosofo non dal guadagno materiale e dall'efficienza, ma dalla capacità critica. Ora puoi benissimo vedere come la filosofia venga considerata "pericolosa", proprio perché una mente critica, formata al pensiero e alla riflessione, è anche potenzialmente più predisposta a contestare alcune dinamiche, a porre dubbi e domande, a non ridursi a macchina che esegue determinati compiti senza riflettere.

paul11

Citazione di: DeepIce il 08 Settembre 2018, 12:03:57 PM
Citazione di: Phil il 08 Settembre 2018, 10:51:30 AMMarchionne era laureato in filosofia, tuttavia ricordiamoci che dopo quella laurea ne prese una in giurisprudenza e poi fece un master in business administration... altrimenti forse non avrebbe mai nemmeno incontrato quegli ingegneri "da prendere per i fondelli".

Guarda, durante il mio dottorato c'erano professori che continuavano a ripetere le solite storielle dei manager laureati in filosofia e quanto i filosofi siano necessari alle aziende.
Con tutto il rispetto per chi la pensa così, credo che non ci sia cosa più lontana dalla realtà, in Italia e all'estero.

Il mio punto di vista è il seguente (naturalmente criticabile): chi ha una solida formazione filosofica, oggi, spesso è più un problema che una risorsa. Si tratta infatti di una persona che ha (o almeno dovrebbe avere) capacità di analisi, critiche, uno che pensa con la propria testa insomma. Lo vedete uno così trovare posto in una multinazionale oggi? Meglio uno meno sveglio con un CV ipertecnico-specialistico. Uno che fa il suo compitino e si inserisce perfettamente nei meccanismi del sistema economico-sociale.
infatti, questo è il problema in sistemi ipocriti quali le aziende nel mercato capitalistico che creano mission e codici etici interni.
Bisogna essere stupidi mentalmente e intelligenti specializzati, come cavalli con i paraocchi.
Bisogna essere educati ad obbedire, al servilismo strisciante.

Immaginavo che gli ingegneri  mostrassero i muscoli dopo il mio post.
E' chiaramente il mio un discorso molto generale e sicuramente non personale.

Ho visto carrieristi avere un'idea della propria esistenza alquanto meschina e pretendere che altri servano questa meschinità solo perchè erano "superiori" gerarchicamente.
Forse le caserme militari sono meglio delle aziende ,sebbene la mia sia ancora una generalizzazione.
Nella caserme sono chiare le regole, nelle aziende è tutto ipocrisia ed è coerente con l'ambiente mercato capitalistico.
Bisogna essere ottusi mentalmente per passare la vita a dire sì ad un cafone che magari è un capo e non capisce nulla.
Bisogna essere ammaestrati alla sudditanza

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