Filosofia e mondo del lavoro: due mondi lontanissimi

Aperto da DeepIce, 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM

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Kobayashi

Per fare un discorso costruttivo bisognerebbe chiedersi quali siano le peculiarità di una persona specializzata in filosofia (nel nostro tempo, s'intende).
A mio giudizio ciò che può far valere come sua capacità specifica è l'analisi di testi. La capacità di smontare un discorso, di coglierne le sfumature più sottili etc.
E' qualcosa che sa fare solo lui. Gli altri umanisti da questo punto di vista non sono alla sua altezza.
Dunque se ora parliamo del settore della comunicazione (aziendale o anche politica), il filosofo non è detto che riveli bravura nella redazione di comunicati stampa o di finte interviste (dal momento che i contenuti che gli uffici stampa cercano di veicolare sono quasi sempre semplici, ripetitivi – qui occorre essere più redattori conformisti che analisti).
Diversa è la situazione nell'analisi e nella rilevazione delle strategie presenti in articoli, in discorsi pubblici, in situazioni complesse in cui è fondamentale distinguere certe sottili sfumature semantiche e riconoscere, dietro a tante chiacchiere, le vere dinamiche.

Il filosofo quindi davanti al manager non deve tanto puntare sulla propria cultura o su una presunta mentalità aperta (che comunque, come dice giustamente Phil, non è originata necessariamente dalla propria formazione), ma su quelle specifiche capacità di analisi qualitativa della comunicazione. Così come un matematico può sempre dire, anche di fronte allo scetticismo di un reclutatore: io conosco un linguaggio di enorme complessità, so manipolare modelli teorici sofisticati...
Così il filosofo deve poter mostrare e far comprendere di essere portatore di una specifica capacità appresa in anni di studio intenso.
E quindi cercare di proporsi là dove questa capacità può risultare preziosa (e là dove, però, nello stesso tempo girano parecchi soldi... per esempio le fondazioni dietro cui si nascondono le lobby e le organizzazioni politiche etc.).

DeepIce

Citazione di: Kobayashi il 08 Settembre 2018, 15:37:20 PM
Per fare un discorso costruttivo bisognerebbe chiedersi quali siano le peculiarità di una persona specializzata in filosofia (nel nostro tempo, s'intende).
A mio giudizio ciò che può far valere come sua capacità specifica è l'analisi di testi. La capacità di smontare un discorso, di coglierne le sfumature più sottili etc.
E' qualcosa che sa fare solo lui. Gli altri umanisti da questo punto di vista non sono alla sua altezza.
Questo sarebbe un ottimo settore per i filosofi. La vedo però dura, dal momento che la comunicazione, oggi, deve essere necessariamente manipolatoria e per nulla analitica.

0xdeadbeef

Bisogna però "vivere", e per vivere bisogna lavorare (o meglio: bisogna percepire uno stipendio...).
Il nostro amico ha 37 anni e non ha un lavoro: la sua situazione non è di quelle da stare allegrissimi.
Le chiacchiere non fanno farina, dice un saggio adagio popolare...
Diceva un tale (non ricordo chi) che le sole persone davvero libere sono quelle in cima e quelle in fondo
alla cosiddetta "scala sociale", e che tutti quelli che stanno nel mezzo devono venire a compromessi
più o meno pesanti. Beh, bisogna riuscire a, come dire, "ritagliarsi uno spazio"; magari con non troppa
sfortuna ci si riesce anche...
Si è però solissimi, ed è dura; ma non bisogna abbattersi, perchè spesso le cose si risolvono da sole o
quasi (sembra retorica ma è davvero così).
saluti

0xdeadbeef

Citazione di: DeepIce il 08 Settembre 2018, 15:49:11 PM
Citazione di: Kobayashi il 08 Settembre 2018, 15:37:20 PM
Per fare un discorso costruttivo bisognerebbe chiedersi quali siano le peculiarità di una persona specializzata in filosofia (nel nostro tempo, s'intende).
A mio giudizio ciò che può far valere come sua capacità specifica è l'analisi di testi. La capacità di smontare un discorso, di coglierne le sfumature più sottili etc.
E' qualcosa che sa fare solo lui. Gli altri umanisti da questo punto di vista non sono alla sua altezza.
Questo sarebbe un ottimo settore per i filosofi. La vedo però dura, dal momento che la comunicazione, oggi, deve essere necessariamente manipolatoria e per nulla analitica.



Non ritieni sia più opportuno puntare sulla conoscenza delle lingue?
Io sono, come dire, "fuori" da certi discorsi ormai da diversi anni, ma ai miei tempi contava soprattutto il
"pezzo di carta", e se il tuo è una laurea in filosofia la vedo dura...
Molti anni fa, ad esempio, ero appassionato di informatica (e anche piuttosto bravo...) e ho provato ad unire
l'utile al dilettevole cercando, nel tempo libero, di fornire servizi di sicurezza informatica per le reti
aziendali (considera che si era davvero agli albori di tali discipline...). Beh, ho constatato che senza
"carte" non si andava da nessuna parte, e che il solo "saperci fare" era misconosciuto.
Boh, forse qualcosa è cambiato?
saluti

Kobayashi

Per chiarire quello che volevo dire faccio un esempio.
La lobby americana delle armi, la National Rifle Association, ogni anno investe milioni di dollari nella comunicazione. In parte per costruire messaggi efficaci (quindi manipolatori – dando per scontato che abbiano torto sul tema in questione: la restrizione della diffusione delle armi), in parte per analizzare il pensiero dei propri avversari (politici, giornalisti, accademici etc.).
Questa parte del loro lavoro, la parte analitica, sarebbe ideale per chi ha competenze filosofiche, poiché come dicevo nel precedente intervento chi ha questo tipo di specializzazione è capace di destreggiarsi tra un articolo di un quotidiano nazionale, un saggio sociologico complesso e il discorso di un politico.
È questa abilità nell'attraversare diversi livelli di complessità e riuscire sempre a isolare l'essenziale, ad essere la chiave per farsi apprezzare in un mondo del genere.
Naturalmente se poi se ne fa una questione di moralità, di purezza, allora tutto il discorso decade.

Phil

@paul11 e @Socrate78

Una declinazione dello "stereotipo del filosofo dalla mente aperta" (già commentato) è proprio quella del "filosofo personaggio scomodo", implacabile grillo parlante e strenuo difensore della Ragione e del Bene; caricatura che ironicamente alimenta di riflesso lo stereotipo del filosofo che non sa tenere in mano un cacciavite... che è esattamente l'immagine di cui alcuni filosofi si lamentano, non avvedendosi di come sia un'effetto collaterale inevitabile della loro (auto)promozione.

Un filosofo ha difficoltà a farsi assumere in fabbrica perché "i padroni" temono che la sua visione disincantata sobilli rivolte del "proletariato", oppure perché ha una formazione che sconsiglia l'inserimento in un contesto totalmente avulso al suo curriculum (e si sa che la pazienza di insegnare è un lusso che oggi pochi si possono concedere)? 
Domanda (retorica) che mi sembra ancor più ragionevole e valida per altri ruoli che richiedono competenze ancor più specifiche e difficili da apprendere solo sul campo.
D'altronde, se doveste registrare operazioni contabili, curare un sito internet, organizzare un evento, etc. paghereste (di tasca vostra) un filosofo (senza altri titoli), rincuorati dal suo spiccato senso critico e analitico, oppure paghereste uno specialista? Siate onesti...
Non confondiamo filantropia e mecenatismo con il mercato del lavoro (che poi sia possibile sognare un mondo diverso, è fuor di dubbio...).

Il "filosofo disobbediente" (con in tasca "Il capitale" o "Così parlò Z." o "La critica della ragion pratica" o altro) è una macchietta fumettistica, disfunzionale nel senso deleterio del termine: se ogni ingranaggio volesse girare come e quando dice lui, sarebbero ben pochi i meccanismi funzionanti (non rispolvero la solita metafora del corpo umano...).
Se fossi filosofo e mi venisse chiesto di svolgere un compito esecutivo, di produrre un bene, o di fornire un servizio (che non trovo immorali e/o per i quali sono pagato), perché non dovrei obbedire e lasciare le mie velleità filosofiche sul comodino? Se poi ho la possibilità di proporre un miglioramento del servizio o una buona idea, difficilmente mi sarà impedito almeno di parlare (l'essere ascoltati e accontentati è altro discorso).

Davvero i filosofi sono "svegli" e pensano con la loro testa? Davvero il tecnicismo a discapito della preparazione filosofica è un male "mentale" per chi lo preferisce? In fondo, anche la filosofia è una forma di tecnicismo, per quanto possa risultare più simpatica e aulica di altre...
Come ricordato, la filosofia ha come sbocco lavorativo principale (e logico) il campo dell'istruzione, dove molti filosofi fanno giusto il loro "compitino", non hanno il dovere di produrre merci, non aizzano rivoluzioni culturali e portano a casa il loro stipendio obbedendo a chi gli è superiore per gerarchia (non per altro)... che il "filosofo supereroe" (e stipendiato!) sia da considerare un'eccezione?

sgiombo

Citazione di: Socrate78 il 08 Settembre 2018, 14:58:17 PM
 il lavoro è sostanzialmente una merce, come affermava Marx, e la merce in questo caso è il lavoratore che ha come tutte le merci un costo ed è valutato in base all'efficienza.

Precisazione (mi scuso per la pignoleria, ma lo ritengo importantissimo; e anche Marx lo riteneva tale):

 Marx affermava che il lavoro (in realtà la forza-lavoro) é una merce non in assoluto, ma solo nelle società divise in classi antagonistiche e soprattutto nel capitalismo.

Citazione
La filosofia invece dà importanza proprio al singolo in quanto dotato di pensiero, e non in quanto mezzo per la produzione: anzi, molti filosofi mettono in guardia proprio da quelle forme di schiavitù e di asservimento tipiche della società attuale. Il valore è dato per il filosofo non dal guadagno materiale e dall'efficienza, ma dalla capacità critica. Ora puoi benissimo vedere come la filosofia venga considerata "pericolosa", proprio perché una mente critica, formata al pensiero e alla riflessione, è anche potenzialmente più predisposta a contestare alcune dinamiche, a porre dubbi e domande, a non ridursi a macchina che esegue determinati compiti senza riflettere.

Concordo in pieno!

sgiombo

#22
Citazione di: Kobayashi il 08 Settembre 2018, 16:47:00 PM

Naturalmente se poi se ne fa una questione di moralità, di purezza, allora tutto il discorso decade.

S I C ! ! !

Se non "se ne fa una questione di moralità, di purezza" -ergo: nel mio personale caso: per assurdo!- allora si potrebbe benissimo anche consigliare a DeepIce di dare il culo (e/o quello che ci sta qualche centimetro davanti) a pagamento: i maschi di media - giovane età sono apprezzatissimi sia da vecchie baldracche più o meno danarose, sia da pervertiti maschi di tutte le età).

P.S.: E ora, che i politicamente corretti mi additino pure al pubblico ludibrio: alla maniera di Salvini (che peraltro disprezzo profondissimamente, anche se un po' meno dei piddini), me ne sentirò molto onorato!

DeepIce

Citazione di: Phil il 08 Settembre 2018, 16:56:24 PMIl "filosofo disobbediente" (con in tasca "Il capitale" o "Così parlò Z." o "La critica della ragion pratica" o altro) è una macchietta fumettistica, disfunzionale nel senso deleterio del termine: se ogni ingranaggio volesse girare come e quando dice lui, sarebbero ben pochi i meccanismi funzionanti (non rispolvero la solita metafora del corpo umano...).
Se fossi filosofo e mi venisse chiesto di svolgere un compito esecutivo, di produrre un bene, o di fornire un servizio (che non trovo immorali e/o per i quali sono pagato), perché non dovrei obbedire e lasciare le mie velleità filosofiche sul comodino? Se poi ho la possibilità di proporre un miglioramento del servizio o una buona idea, difficilmente mi sarà impedito almeno di parlare (l'essere ascoltati e accontentati è altro discorso).

Davvero i filosofi sono "svegli" e pensano con la loro testa? Davvero il tecnicismo a discapito della preparazione filosofica è un male "mentale" per chi lo preferisce? In fondo, anche la filosofia è una forma di tecnicismo, per quanto possa risultare più simpatica e aulica di altre...
Come ricordato, la filosofia ha come sbocco lavorativo principale (e logico) il campo dell'istruzione, dove molti filosofi fanno giusto il loro "compitino", non hanno il dovere di produrre merci, non aizzano rivoluzioni culturali e portano a casa il loro stipendio obbedendo a chi gli è superiore per gerarchia (non per altro)... che il "filosofo supereroe" (e stipendiato!) sia da considerare un'eccezione?
Immagino tu ti riferisca ai filosofi che appaiono in televisione un giorno sì e l'altro pure e che, facendo finta di essere alternativi al sistema, in realtà ne sono parte integrante. Per non parlare del fatto che hanno il didietro ben piantato in qualche cattedra universitaria ottenuta per grazia ricevuta (vedi raccomandazione). Questi tuonano di continuo sulla necessità di studiare filosofia, dimenticando però che non tutti hanno la fortuna di essere pubblicati da grandi case editrici o di essere promossi professori senza aver pubblicato nulla.

paul11

Citazione di: Phil il 08 Settembre 2018, 16:56:24 PM
@paul11 e @Socrate78

Una declinazione dello "stereotipo del filosofo dalla mente aperta" (già commentato) è proprio quella del "filosofo personaggio scomodo", implacabile grillo parlante e strenuo difensore della Ragione e del Bene; caricatura che ironicamente alimenta di riflesso lo stereotipo del filosofo che non sa tenere in mano un cacciavite... che è esattamente l'immagine di cui alcuni filosofi si lamentano, non avvedendosi di come sia un'effetto collaterale inevitabile della loro (auto)promozione.

Un filosofo ha difficoltà a farsi assumere in fabbrica perché "i padroni" temono che la sua visione disincantata sobilli rivolte del "proletariato", oppure perché ha una formazione che sconsiglia l'inserimento in un contesto totalmente avulso al suo curriculum (e si sa che la pazienza di insegnare è un lusso che oggi pochi si possono concedere)?
Domanda (retorica) che mi sembra ancor più ragionevole e valida per altri ruoli che richiedono competenze ancor più specifiche e difficili da apprendere solo sul campo.
D'altronde, se doveste registrare operazioni contabili, curare un sito internet, organizzare un evento, etc. paghereste (di tasca vostra) un filosofo (senza altri titoli), rincuorati dal suo spiccato senso critico e analitico, oppure paghereste uno specialista? Siate onesti...
Non confondiamo filantropia e mecenatismo con il mercato del lavoro (che poi sia possibile sognare un mondo diverso, è fuor di dubbio...).

Il "filosofo disobbediente" (con in tasca "Il capitale" o "Così parlò Z." o "La critica della ragion pratica" o altro) è una macchietta fumettistica, disfunzionale nel senso deleterio del termine: se ogni ingranaggio volesse girare come e quando dice lui, sarebbero ben pochi i meccanismi funzionanti (non rispolvero la solita metafora del corpo umano...).
Se fossi filosofo e mi venisse chiesto di svolgere un compito esecutivo, di produrre un bene, o di fornire un servizio (che non trovo immorali e/o per i quali sono pagato), perché non dovrei obbedire e lasciare le mie velleità filosofiche sul comodino? Se poi ho la possibilità di proporre un miglioramento del servizio o una buona idea, difficilmente mi sarà impedito almeno di parlare (l'essere ascoltati e accontentati è altro discorso).

Davvero i filosofi sono "svegli" e pensano con la loro testa? Davvero il tecnicismo a discapito della preparazione filosofica è un male "mentale" per chi lo preferisce? In fondo, anche la filosofia è una forma di tecnicismo, per quanto possa risultare più simpatica e aulica di altre...
Come ricordato, la filosofia ha come sbocco lavorativo principale (e logico) il campo dell'istruzione, dove molti filosofi fanno giusto il loro "compitino", non hanno il dovere di produrre merci, non aizzano rivoluzioni culturali e portano a casa il loro stipendio obbedendo a chi gli è superiore per gerarchia (non per altro)... che il "filosofo supereroe" (e stipendiato!) sia da considerare un'eccezione?
si vede che sei ingegnere e fai il risentito.
Il mio discorso era general generico, e se un ingegnere frequenta un forum di filosofia, è perchè o la odia o ha una mentalità aperta.

Adatto che conosco bene il mondo industriale, meno nelle aziende del terziario dove si vende fumo,sappi che nelle selezioni dei ruoli in un ingranaggio aziendale vi sono due limiti da rispettare; il limite alla scemenza e quella dell'intelligenza.
il fordismo fu quella corrente filosficoindustriale per cui solo una certa mentalità riuscirebbe a sopportare certe lavori.
quando un lavoratore non sopporta accadono due cose: o si perde in un esaurimento personale o si incazza e va dai sindacati o dall'avvocato.
L'ultima cosa che vogliono in una azienda sono i rompicoglioni, perchè l'azienda è una dittatura di fatto:giusto o sbagliato, bella o brutta che sia.

Il filosofo che va in fabbrica a fare l'operatore sulle macchine difficilmente si adatterà e facilmente diventerà sindacalista di base.
in altre parole, ad ogni ruolo vi deve essere una mente con personalità e carattere con dei limiti inferiori e superiori per cui la persona è giusta se è all'interno dei due limiti.
Ho conosciuto flotte di capi del personale anche di chi dirge 7-8 mila lavoratori avendo come area di competenza l'intera Europa,
Sono laureati in scienze umane con predisposizioni alla socializzazione, a saper comunicare, a tenere rapporti giuridici di diritto, a tenere trattative sindacali.
Ho conosciuto parecchi dirigenti dal direttore di stabilimento ad amministratori delegati  di cui dottori e ingegneri e  i meno dotati ( non vuol dire che non ne hanno) di capacità visionaria sono gli ingegneri.L'ingegnere è bravo nel particolarismo del suo campo perchè gli studi lo hanno indirizzato e formato in una certa maniera.

ma soprattutto si sta dimenticando che le grandi aziende hanno percorsi formativi interni, sia di aggiornamenti , ma soprattutto legati alle qualità che si richiedono  per ogni ruolo aziendale.

Poi è chiaro che ci può benissimo essere l'ingegnere progettista e creativo e visionario  e il filosofo che fuori dal suo campo non sa nulla.
Ma proprio perchè il mio è un discorso generale e non personale, e spesso oggi in determinati ruoli cercano un certo tipo di personalità e di carattere.

Kobayashi

Citazione di: sgiombo il 08 Settembre 2018, 18:45:37 PMS I C ! ! ! Se non "se ne fa una questione di moralità, di purezza" -ergo: nel mio personale caso: per assurdo!- allora si potrebbe benissimo anche consigliare a DeepIce di dare il culo (e/o quello che ci sta qualche centimetro davanti) a pagamento


Chi è in difficoltà cerca soluzioni, si deve ingegnare per trovare soluzioni. L'ultima delle sue preoccupazioni è ragionare su banalità moralistiche.
Chi vive al sicuro, illudendosi di quello che è, confondendo il privilegio per la propria forza interiore, usa il racconto di chi è in difficoltà per razionalizzare, teorizzare, proporre solidarietà a costo zero. C'è in questo qualcosa di ripugnante, di spudorato: anziché iniziare ad ascoltare sul serio il soggetto che chiede attenzione, non si fa che ripetere le proprie cinque idee piccole piccole, come se questo parlare abbia una qualche importanza.

sgiombo

Citazione di: Kobayashi il 09 Settembre 2018, 07:36:12 AM
Citazione di: sgiombo il 08 Settembre 2018, 18:45:37 PMS I C ! ! ! Se non "se ne fa una questione di moralità, di purezza" -ergo: nel mio personale caso: per assurdo!- allora si potrebbe benissimo anche consigliare a DeepIce di dare il culo (e/o quello che ci sta qualche centimetro davanti) a pagamento


Chi è in difficoltà cerca soluzioni, si deve ingegnare per trovare soluzioni. L'ultima delle sue preoccupazioni è ragionare su banalità moralistiche.
Chi vive al sicuro, illudendosi di quello che è, confondendo il privilegio per la propria forza interiore, usa il racconto di chi è in difficoltà per razionalizzare, teorizzare, proporre solidarietà a costo zero. C'è in questo qualcosa di ripugnante, di spudorato: anziché iniziare ad ascoltare sul serio il soggetto che chiede attenzione, non si fa che ripetere le proprie cinque idee piccole piccole, come se questo parlare abbia una qualche importanza.

La mia opinione é molto diversa.

Per me ripugnante é la mancanza di morale, l' essere disposti "a di tutto e di più", anche come impiego di mezzi per aggiungere fini assolutamente (questi ultimi) al di sopra di ogni possible critica e obiezione.

Se per campare fossi costretto a dare il culo (letteralmente o forse ancor più metaforicamente) troverei il sopravvivere molto peggiore del morire e sicuramente mi suiciderei.

Non ho mai preteso che il mio parlare (senza falsa modestia credo tutt' altro che riducentesi a "cinque idee piccole piccole") fosse di qualche giovamento a DeepIce e fin dal mio primo intervento ho ammesso che:

 Mi rendo conto che, da medico in pensione (ho avuto la fortuna di vivere la mia gioventù ai tempi del da me mai abbastanza rimpianto muretto di Berlino) la mia comprensione e solidarietà (purtroppo solo "virtuale") possono fare un effetto sgradevole, ma non posso fare altro che incitare -e augurare- a DeepIce: tieni duro!
Anche se certamente la comprensione e la stima delle persone variamente colte e comunque dotate di profonda umanità non si mangia.

Parole che mi sento semplicemente di ripetere tali e quali.

Ercole

Citazione di: DeepIce il 07 Settembre 2018, 18:37:56 PM
Tema davvero molto interessante che da coetaneo e condiscepolo di Deep Ice (ho la sua età e fatto i suoi stessi studi anche se non lo conosco ovviamente) mi tocca direttamente; voglio per questo raccontare brevemente il mio percorso e dire la mia sul rapporto Filosofia/Lavoro:
1. In quinta Liceo decisi che mi sarei iscritto alla Facoltà di Filosofia superando le resistenze familiari che speravano in qualcosa di più concreto (anche se alla fin dei conti l'opposizione fu più di facciata che effettiva, stante che entrambi avevano fatto studi ancora più inconcreti); in sei anni terminai gli studi rimanendo peraltro molto perplesso dall'insegnamento impartito (che aveva un'impostazione Archeologica, come giustamente è stato detto pochi interventi fa)... Non mi facevo illusioni su quello che mi attendeva al di fuori del percorso universitario perchè già una mia compagna di Liceo mi aveva dipinto con vivacità quello che per lei era il mio progetto di vita ("Andare a finire sotto i ponti") e le stesse previsioni le avevo avute da tutta la "Gente Grossa" che avevo incrociato. Comunque non mi persi affatto d'animo, non avendo nessuna prospettiva concreta: partecipai gloriosamente a un concorso come bibliotecario (perdendolo), mi iscrissi a un corso per amministratore delegato (non presenziando nemmeno alla prima lezione) e vivacchiando di lezioni private di italiano per le medie e di CTD come educatore (e qui molto mi valse il diploma magistrale) e sopportando periodi di Disoccupazione; li ricordo come tre anni bellissimi: poco denaro ma molte letture (filosofiche e non) importanti (una solamente che valga per tutte: il grande padre Seneca).
Terminato questo periodo Scapigliato mi iscrissi a un corso annuale per abilitarmi in Filosofia e iniziai un percorso burocraticamente tortuoso tra Sostegno, Filosofia e la sullodata Disoccupazione nel quale in parte sono ancora (ma con sprazzi di luce a medio termine).
2. Per quanto riguarda il rapporto tra Filosofia e Lavoro penso invece che sia strettissimo perchè la Filosofia è l'unica disciplina che consente di criticare il mondo del Lavoro demistificandolo e annullando i suoi dogmi rendendo chi la fruisce un uomo o una donna veramente ed essenzialmente liberi; lavorare in un'azienda è a mio avviso una pia illusione ma non per questo si deve pensare di essere privi di speranza o di risorse: consiglio a Deepice di informarsi con precisione sull'attuale sistema di reclutamento per l'insegnamento liceale (che è totalmente diverso da quello che ho seguito io), di inserirsi nelle graduatorie ATA tra due anni e di seguire corsi della regione per fare il badante ricordando l'esempio di grandi filosofi che hanno svolto lavori umili (come Cleante, portatore d'acqua).
[/pre]


Phil

Citazione di: paul11 il 09 Settembre 2018, 00:01:54 AM
si vede che sei ingegnere e fai il risentito.
Per quanto preferisca non parlare di me, devo smentirti: dico solo che "Phil" è sia inglese che latino (e non sta per Philippus), il resto lo lascio al tuo intuito... precisando inoltre che conosco un po' sia il mondo aziendale che quello della ricerca del lavoro, entrambi dall'interno, quindi più che "risentimento", c'è forse modesta consapevolezza.

Citazione di: paul11 il 09 Settembre 2018, 00:01:54 AM
Il mio discorso era general generico, e se un ingegnere frequenta un forum di filosofia, è perchè o la odia o ha una mentalità aperta.
Se ti va, prova a rileggere i miei interventi considerando che parlo dall'interno del discorso fatto da DeepIce (gli assomiglio più di quanto credi) e forse le mie osservazioni non ti appariranno critiche capricciose di un (presunto) ingegnere, ma considerazioni fondate, seppur personali, sullo stereotipo che i non-filosofi hanno dei laureati in filosofia (e sulla filosofia in genere).

paul11

Citazione di: Phil il 09 Settembre 2018, 12:25:30 PM
Citazione di: paul11 il 09 Settembre 2018, 00:01:54 AM
si vede che sei ingegnere e fai il risentito.
Per quanto preferisca non parlare di me, devo smentirti: dico solo che "Phil" è sia inglese che latino (e non sta per Philippus), il resto lo lascio al tuo intuito... precisando inoltre che conosco un po' sia il mondo aziendale che quello della ricerca del lavoro, entrambi dall'interno, quindi più che "risentimento", c'è forse modesta consapevolezza.

Citazione di: paul11 il 09 Settembre 2018, 00:01:54 AM
Il mio discorso era general generico, e se un ingegnere frequenta un forum di filosofia, è perchè o la odia o ha una mentalità aperta.
Se ti va, prova a rileggere i miei interventi considerando che parlo dall'interno del discorso fatto da DeepIce (gli assomiglio più di quanto credi) e forse le mie osservazioni non ti appariranno critiche capricciose di un (presunto) ingegnere, ma considerazioni fondate, seppur personali, sullo stereotipo che i non-filosofi hanno dei laureati in filosofia (e sulla filosofia in genere).
Mi sembravi un pò risentito, tutto quì .Per quel che conta se tu fossi ingegnere, hai dimostrato e dimostri apertura mentale,
secondo il mio parere.
Ritornando sul mondo del lavoro, è una fortuna chi riesce  trovare un lavoro che lo appassioni e gli dia soddisfazioni.
Perchè il mondo del lavoro è coerente al mondo economico e a determinati modi di fare cultura.
Purtroppo ci vuole parecchio spirito di adattabilità e sopportazione e l'aspetto economico famigliare è fondamentale.
Altro aspetto sono le motivazioni personali.
La cultura aziendale riproduce in piccolo,microeconomia, la cultura macroeconomica.Il fondamento è fare utile.
Ognuno di noi è dentro in ingranaggi potenti e noi siamo  impotenti e soprattutto non abbiamo spesso ventagli di scelta

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