Fenomenologia del "rosicone"

Aperto da doxa, 22 Aprile 2019, 10:12:58 AM

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doxa

Fenomenologia del "rosicone": anche questa è "filosofia".

Ci sono nella lingua tedesca parole composte intraducibili, perché più che parole sono "porte" su mondi immaginati o reali.
Per tradurre la parola "schadenfreude"ne servono 11 in italiano ("la gioia che si prova di fronte al dolore degli altri") e 6 con la lingua inglese: "the joy of another's misfortune".

La "schadenfreude" per qualcuno può essere un'emozione piacevole, gratificante, per altri è abbinata al senso di colpa al solo pensarla. Ad alcuni può sembrare una profezia che si avvera: se si è stati costretti ad ascoltare persone vanesie  al limite della mitomania, spesso capaci di affascinare parte degli interlocutori, è inevitabile pensare (o dire), quando questi dovesse cadere in disgrazia: ecco, visto, l'avevo detto io che era un bluff.
Accade anche tra avversari politici: se uno perde consensi dopo averli guadagnati sostenendo una buona causa, in caso di fallimento l'altro proverà soddisfazione.

Tutto nasce dall'invidia per qualità che si sa di non possedere. Non a caso Nietzsche citava la "vendetta dell'impotente" per spiegare il significato di "schadenfreude", mentre per il filosofo Schopenhauer era "l'indizio più infallibile di un cuore profondamente cattivo".

Sono stati ideati neologismi come "online haters" (= leoni da tastiera), ma volendo capire cosa scateni l'odio e l'aggressività sul web forse basta la parola"schadenfreude". Nella maggioranza dei casi  Internet e i socialnetwork permettono di dare libero sfogo a quel misto di frustrazione-delusione-invidia-complesso di inferiorità che fa gioire per le difficoltà altrui. La schadenfreude tira fuori il peggio di noi.

L'antidoto ? L'ironia e l'autoironia, per non diventare "haters" e per difendersi dagli "haters".

viator

Per altamarea : alla base dei comportamenti da te descritti (i quali, attraverso diverse modulazioni, riguardano QUASI TUTTI essendo di radice psichica istintuale) sta il meccanismo dell'autocompiacimento o autoconsolazione.

Ad esempio, esso è alla base della morbosità (sia come tendenza ad immaginare risvolti "moralmente proibiti" sia come ricerca del sensazionalismo che degli aspetti appunto morbosi delle vicende umane).

Sappiamo tutti in che modo la morbosità viene proposta dai mezzi di comunicazione : si tratta di sfruttare appunto una tendenza quasi universale che genera alta popolarità ed "audience" ai temi proposti.

Psichicamente il meccanismo autoconsolatorio prevede che - quanto più penose sono le vicende altrui (non importa se reali o finte ed a scopo spettacolare) di cui veniamo a conoscenza, tanto più siamo interiormente soddisfatti dall'esserne esclusi, estranei, indenni, unicamente spettatori.

A livello mentale invece - se lo spettatore in oggetto possiede una decente maturità mentale - pur permanendo il riflesso psichico sopra descritto, egli non darà alcun seguito ad esso, riuscendo a sovrapporvi adeguate motivazioni morali.

Quindi la "vendetta dell'impotente" rappresenta la reazione propria di individui immaturi che non riescano (o non vogliono) a mettere in atto processi di immedesimazione che, ponendo un freno all'autocompiacimento consolatorio, permettano di non infierire sul nostro prossimo.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

0xdeadbeef

Ciao Altamarea
Perchè mai ne servono undici? A me sembra che la parola "invidia" serva benissimo allo scopo.
L'invidia, da non confondersi con l'ammirazione ("ah, potessi anch'io come lui...": questa
non è invidia, è ammirazione), è sempre una manifestazione di meschinità.
saluti

InVerno

Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Aprile 2019, 20:55:44 PM
Ciao Altamarea
Perchè mai ne servono undici? A me sembra che la parola "invidia" serva benissimo allo scopo.
L'invidia, da non confondersi con l'ammirazione ("ah, potessi anch'io come lui...": questa
non è invidia, è ammirazione), è sempre una manifestazione di meschinità.
saluti
Non è la stessa cosa... pare (e non faccio finta di averlo saputo prima di oggi) che il termine italico sia "aticofilia".
Più che un cuore cattivo tuttavia, a me pare un sintomo di bassa autostima..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

green demetr

Per capire il fenomeno degli haters via internet, ci vorrebbe un nuovo trattato di antropologia.  ;D


A me non rimane che vedere come anche nella vita reale, i giovini si identificano solo riguardo i successi altrui, e viceversa come senza che loro minimamente se ne accorgono creano una identità dell'immagine, alienante la loro di identità.
A questo punto l'alienazione è il buco da riempire, l'insuccesso loro, diventa per mimesi, l'insuccesso degli altri, da trovare ossessivamente.


Invidia in effetti è già troppo per loro.  :(
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

Non so se il "rosicone" corrisponde al sentimento di Shadenfreude, che è comunque diverso da quello dell'invidia. Il rosicone è colui che è dispiaciuto di un risultato, che lui reputa una sconfitta e al quale poco sportivamente non riesce ad adeguarsi. In corrispondenza a ciò i presunti vincitori, invece di cercare di smussare gli angoli e riconoscere le qualità degli avversari, li rappresentano incapaci e immaturi   proprio perché non in grado di accettare la frustrazione della sconfitta. Ovviamente i ruoli sono intercambiabili, mentre resta identico lo stesso spirito infantile e primitivo.
Per quanto riguarda la Shadenfreude é perfino peggio dell'invidia. L'invidia infatti è fondata anche sul desiderio emulativo di avere ciò che ha un altro mentre la Shadenfreude non contiene questo desiderio limitandosi a rallegrarsi del fallimento altrui.
Ad ogni modo sono tutte inclinazioni in qualche modo "biologiche" che dovrebbero essere disciplinate dalla morale e dell'educazione, ambiti in forte sofferenza, da quando il capitalismo ha di nuovo mostrato il suo volto più violento.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve, Green Demetr. A proposito di : "Per capire il fenomeno degli haters via internet, ci vorrebbe un nuovo trattato di antropologia" non trovo che occorrano trattati.

L'epoca attuale è caratterizzata dall "compulsione alla comunicazione". Non comunicare significa non esistere.

Si comunica, al di là della comunicazione strumentale ed utilitaristica, allo scopo (o comunque con l'inevitabile effetto) di mostrare che si è. Ma facendolo si manifesta appunto inevitabilmente anche chi si è.

Poichè le persone massificate sono povere di contenuti interiori, ecco che sono costrette a manifestare la propria limitatissima pochezza, terminata (presto) la quale non resta altro che il cercare di sminuire, contestare, mortificare l'altrui.

Tale comportamento è particolarmente evidente nel giovane, il quale, al di là della sua sensibilità alla massificazione, essendo meno maturo subisce maggiormente la contraddizione adolescenziale classica.

La quale consiste nel dilemma di dover affermare la propria individualità da una parte (impulso all'autoaffermazione attraverso la ricerca dell'originalità anche solo dell'apparenza) e di doversi adeguare alla massa ed alle sue tendenze (impulso ad adeguarsi per non venir penalizzato dall'esclusione sociale, cioè istinto gregario) dall'altra.

L'immaturità (come mancanza di esperienza) combinata con la necessità di distinguersi ed omologarsi in contemporanea genera, particolarmente nei soggetti più deboli, atteggiamenti schizoidi, del quali quello del "keybord hater" ("odiatore di tastiera") è perfetto sbocco "social".

Così almeno io penso possa venir descritto il fenomeno. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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