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Felicità

Aperto da daniele75, 12 Dicembre 2019, 04:26:14 AM

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Ipazia

Buona dopamina a tutti. Riprendendo il discorso sull'approvvigionamento della felicità mica ci dobbiamo arrestare di fronte a leggi inique che la garantiscono solo ai parkinsoniani e passare sotto le forche caudine delle multinazionali americane che fanno i soldi sulla sofferenza altrui. Anche la loro costituzione afferma il diritto alla felicità (di quelli che si facevano servire nei campi, a tavola e a letto da schiavi africani) e quindi andiamocela a prendere laddove la saggezza orientale riesce a produrla a buon mercato fottendosene delle barriere monopolistiche e ideologiche occidentali. Se ha da essere dopamina, dopamina sia. Mica integratori o surrogati: dopamina pura opportunamente veicolata. La chimica orientale è valida come quella occidentale e da chimica ve lo posso garantire. Chi ha esperienza di droghe e farmacologia potrà poi insegnarci il metodo di somministrazione miglior per ottimizzare l'assunzione dalla dopamina sintetica. Buona felicità a tutti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele75

Sarei curioso dove reperire tali chimici. Io ho provato prodotti naturali molto deludenti come la griffonia per la serotonina. Attendo link o utili conoscenze

myfriend

#17
Citazione di: daniele75 il 12 Dicembre 2019, 11:21:09 AM
Se hai uno squilibrio chimico non riesci ad amare nessuno. Il risultato dell'azione dipende dalla salute e dal l'equilibrio dei chimici. Prova senza serotonina a socializzare.
Se hai uno squilibrio chimico stai male, ed è ovvio che non riesci ad amare qualcuno. O meglio...è molto più difficile e complicato.
Allo stesso modo...se hai fame e non mangi da una settimana, stai male. Tutto il tuo organismo è "risucchiato" dalla natura inferiore che reclama di essere soddisfatta.
Il problema è che tu mischi tutto insieme per il semplice fatto che ignori i fondamenti della natura umana.

Prendiamo la fame, per esempio.
Certamente quello che muove l'organismo è l'istinto primordiale della fame. E, di fatto, basterebbe "sfamarsi" come fanno gli animali.
Eppure noi homo, a partire dalla fame,  abbiamo creato i ristoranti, gli chef, la bellezza di una tavola imbandita, le ricette, le tradizioni culinarie, i piatti tipici e l'invito a cena.
E' chiaro che quello che muove tutto è l'istinto animale (natura inferiore) della fame.
Tuttavia noi homo, a partire da questo istinto e sopra questo istinto, applicando le nostre specifiche facoltà della natura superiore (creatività e intelligenza), abbiamo arricchito di creatività e di intelligenza questo istinto primordiale.

Lo stesso è per l'amore.
Tutto parte sempre da un istinto primordiale (natura inferiore). Ma, esattamente, come avviene per la cucina, noi homo sapiens abbiamo la possibilità di arricchire di creatività e intelligenza questo istinto primordiale.

Il tuo modo di vedere l'amore/felicità è limitato al semplice soddisfacimento di istinti primordiali attivati da sostanza chimiche.
E ignori tutto il resto.
E' un po' come dire che limiti il nutrirsi al semplice sfamarti.
Il semplice sfamarti "soddisfa" un istinto primordiale, ma non ti dà felicità.
La felicità nasce quando riusciamo a integrare questo stimolo primordiale all'interno delle nostre facoltà superiori: una cena con una bella tavola imbandita, magari a lume di candela in una bella atmosfera in riva al mare. Con una bella bottiglia di vino. E delle ricette ben fatte.

Lo stesso è per l'amore.
Tu non stai parlando di amore. Stai parlando del semplice istinto di "attaccamento"/innamoramento e di soddisfazione sessuale.
L'amore è qualcosa di molto più ampio che coinvolge anche le nostre facoltà superiori.
Esattamente come nutrirsi, per noi, non significa solo sfamarci. Ma significa integrare l'istinto primordiale della fame all'interno di un contesto "creativo" più ampio.

Per chi è in grado di apprezzarlo eh.
Poi certo...ci sono anche quelli che quando mangiano si "sfamano" e basta.
Ma come si dice in quel caso? "Sembri un animale!". E c'è del vero in questa affermazione.

Limitare la felicità all'assunzione di droghe signifca prendere una grossa cantonata.
Ti puoi drogare con tutte le sostanze che vuoi. Renderai soddisfatto il tuo corpo. Ma non sarai mai felice.
Che è esattamente quello che capita ai drogati di sostanze stupefacenti.
Confondono il benessere con la felicità.
Esattamente come fai tu.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

InVerno

Manca una distinzione fondamentale del latino, felicitas =\= levitas. Avere album interi di foto a 32 denti e avere 2 appuntamenti dallo psichiatra a settimana è ormai la norma sociale, visto che non si riesce a capire la differenza.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve myfriend. Citandoti : "La felicità nasce quando riusciamo a integrare questo stimolo primordiale all'interno delle nostre facoltà superiori: una cena con una bella tavola imbandita, magari a lume di candela in una bella atmosfera in riva al mare. Con una bella bottiglia di vino. E delle ricette ben fatte".

La corretta definizione di felicità dovrebbe secondo me essere "la condizione al cui interno - per avvenuta loro soddisfazione o per loro eliminazione - risultano adempiuti od assenti tutti i bisogni e tutti i desideri". Trovi ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Tornare alle origini di un concetto fa sempre bene. C'è poco da aggiungere alla Lettera a Meneceo di Epicuro per capire cos'è la felicità. Piuttosto da togliere. Ma già lui aveva cominciato a farlo, con la discrezione leggera di chi ha capito il senso della caverna platonica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

myfriend

#21
Citazione di: viator il 12 Dicembre 2019, 21:35:32 PM
Salve myfriend. Citandoti : "La felicità nasce quando riusciamo a integrare questo stimolo primordiale all'interno delle nostre facoltà superiori: una cena con una bella tavola imbandita, magari a lume di candela in una bella atmosfera in riva al mare. Con una bella bottiglia di vino. E delle ricette ben fatte".

La corretta definizione di felicità dovrebbe secondo me essere "la condizione al cui interno - per avvenuta loro soddisfazione o per loro eliminazione - risultano adempiuti od assenti tutti i bisogni e tutti i desideri". Trovi ? Saluti.
No, non trovo. Non sono d'accordo.

Primo punto: gli istinti di base (natura inferiore) non si possono "eliminare". Questo è proprio quello che cercano di fare le religioni istituzionalizzate da secoli...cioè la "repressione" degli istinti di base ritenuti opera del demonio. Una sciocchezza colossale che causa, nella migliore delle ipotesi, la ipocrisia. Nella peggiore delle ipotesi, la pedofilia e turbe psichiche rilevanti.
Gli istinti di base (natura inferiore) non sono opera del demonio, ma sono i meccanismi creati dall'evoluzione per consentire il perpetuarsi della vita. Meccanismi che noi, homo sapiens, abbiamo ricevuto in eredità dall'evoluzione e dalle specie che ci hanno preceduti nella scala evolutiva.
Negare o reprimere gli istinti primordiali (natura inferiore) produce solo l'effetto contrario...cioè quello di potenziarli.
Se hai fame e non mangi (negando o reprimendo questo istinto di base), il tuo organismo non farà altro che potenziare il "bisogno di mangiare"...cioè l'istinto diventerà sempre più potente fino a prendere il sopravvento su ogni altra cosa.

Secondo punto: soddisfare gli istinti di base. Anche questo è un errore. Ed è un errore perchè gli istinti di base (natura inferiore) sono concepiti e calibrati per vivere una realtà di "competizione". Gli istinti di base, cioè, sono validi in un livello di realtà (quello anteriore alla comparsa dell'homo sapiens...cioè la realtà "animale") in cui il lupo mangia l'agnello, in cui branchi di leoni combattono tra loro per il predominio del territorio e della razza.
Quindi, anche l'affermazione in base alla quale "dobbiamo soddisfare tutti i bisogni o istinti di base" non è corretta, per il semplice motivo che non tiene conto del fatto che noi homo abbiamo (in più rispetto agli altri animali) una "natura superiore" (creatività, intelligenza, compassione, libero arbitrio).

Quindi, per me, la definizione corretta è e rimane: La felicità nasce quando noi homo sapiens riusciamo a integrare e armonizzare i nostri istinti/bisogni/desideri di base primordiali (natura inferiore) all'interno delle nostre facoltà superiori (natura superiore). Cioè quando riusciamo a "illuminare" la nostra natura inferiore con le facoltà o caratteristiche della nostra natura superiore (creatività, intelligenza, compassione, libero arbitrio).


Per spiegare questo concetto ho fatto l'esempio della differenza tra "branco" e "comunità".
Il nostro istinto primordiale di base (natura inferiore) ci porta a vivere nella logica del branco: cioè un gruppo chiuso, in cui vige la legge della sottomissione al branco e al capobranco, in cui c'è la rivalità tra branchi avversari e la competizione/lotta per il predominio del territorio e della razza. Assecondare o soddisfare questo istinto di base ha portato alla nascita di ideologie come la mafia/massoneria, la monarchia, il nazismo, il comunismo e alla nascita delle religioni istituzionalizzate e gerarchizzate.

Armonizzare questo istinto di base all'interno delle nostre facoltà superiori, invece, significa la creazione della "comunità"...che è la versione più evoluta (che nasce dalla nostra natura superiore) dell'istinto di base "branco" (che appartiene alla nostra natura inferiore): nella comunità la leadership è condivisa, non c'è sottomissione perchè ognuno è leader, c'è apertura verso altre comunità, non c'è rivalità nè competizione.

Quindi...non si nega nè si reprime un istinto di base (branco). Nè si soddisfa l'istinto di base (branco) per quello che è e per come lo abbiamo ricevuto in eredità dall'evoluzione (la nostra natura inferiore). Ma questo istinto di base viene "illuminato" dalla nostra natura superiore e si crea una realtà nuova (comunità)...specifica nostra di homo sapiens, che parte da un nostro istinto di base della nostra natura inferiore (branco) che però viene "illuminato" dalle facoltà superiori della nostra natura superiore.

Questo è ciò che ci rende felici.
Saluti.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

doxa

Oltre due secoli prima che lo psicologo statunitense  Abraham Maslow  concepisse il concetto "gerarchia dei bisogni o esigenze", divulgato nel suo libro "Motivation and personality", pubblicato nel 1954,  il filosofo italiano Giambattista Vico nel 1725 scrisse nella prima edizione de "I princìpi della scienza nuova": Gli uomini prima sentono il necessario; poi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in strapazzar sostanze".

In psicologia il bisogno è la percezione della mancanza totale o parziale di uno o più elementi che costituiscono il  benessere dell'individuo.
Questa scala di bisogni secondo Maslow  è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo  si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come la "piramide di Maslow".



I livelli di bisogno concepiti sono:
Bisogni fisiologici ( fame sete, ecc.)
Bisogni di salvezza,  sicurezza e protezione
Bisogni di appartenenza ( affetto, identificazione)
Bisogni di stima, di  prestigio, di successo.

Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria  identità e  le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel g gruppo sociale).
Successivamente sono giunte critiche a questa scala di identificazione, perché semplificherebbe eccessivamente i bisogni dell'uomo e, soprattutto, il loro livello di importanza. La scala sarebbe perciò più corretta in termini funzionali alla semplice sopravvivenza dell'individuo che in termini di affermazione sociale. 

Sarebbero i bisogni di tipo psicofisiologico, più che psicologico. Altre critiche:  la successione dei livelli potrebbe non corrispondere a uno stato oggettivo condivisibile per tutti i soggetti.

Lo stesso Maslow nel libro Toward a Psychology of Being del 1968 aggiunse alcuni livelli che aveva inizialmente ignorato.

myfriend

#23
@altamarea

Mi sembra un ottimo contributo. Ignoravo la "piramide di Maslow" che mi sembra un ottimo spunto di riflessione.
Riflettendoci, però, non sono d'accordo.

I bisogni nascono dagli strati del nostro cervello.

1-cervello rettiliano, il più antico: fame, sete, riproduzione sessuale, attacco e fuga, individualismo/egoismo, competitività, territorialità, aggressività
2-cervello paleomammaliano, lo strato intermedio: è la sede delle emozioni, della vita in branco e della socializzazione: bisogno di salvezza, protezione, sicurezza (nel branco)...bisogno di appartenenza e dipendenza al branco e identificazione col branco (legami affettivi e parentali, protezione dei cuccioli, relazioni sociali, sottomissione al branco e al capobranco, creazione di clan nel branco)...bisogno di stima e prestigio (fa sempre parte delle dinamiche del branco unite all'individualismo...e cioè bisogno di essere accettato dal branco e di scalare posizioni di prestigio nel branco)
3- neocorteccia, lo strato più esterno e nuovo: bisogno di realizzazione di sè...perchè il "sè" nasce dall'autoconsapevolezza. Bisogno di creatività, bisogno di libertà, bisogno di empatia e compassione.

Dopodichè...il modo in cui questi bisogni si combinano a si esprimono dipende dalla nostra crescita psico-spirituale.
Esistono persone che hanno raggiunto la vecchiaia ma non hanno ancora superato la logica e i bisogni del branco.
Come esistono persone che hanno raggiunto la vecchiaia e non hanno ancora superato la logica rettiliana e i bisogni rettiliani.

Il problema è che gli istinti della natura inferiore (rettiliano e paleomammaliano) ce li abbiamo gratis perchè sono fortemente radicati in noi...sono infatti il risultato di centinaia di milioni di anni di evoluzione radicati nel nostro cervello.
Nessuno infatti ti deve insegnare ad avere fame...come nessuno ti deve insegnare le logiche del branco e nessuno ti deve insegnare a desiderare un uomo o una donna. Sono bisogni fortemente radicati in noi...ed emergono spontaneamente ed hanno spontaneamente il sopravvento. Proprio perchè sono radicati in centinaia di milioni di anni di evoluzione.

Le nostre facoltà superiori, invece, non le abbiamo gratis. Vanno coltivate perchè sono recenti...non si sono ancora radicate, infatti esistono da soli 200mila anni.
Infatti mandiamo i bambini a scuola non certo per insegnargli a sentire la fame o a vivere in branco o a desiderare un maschio o una femmina...ma per sviluppare la loro intelligenza, creatività, spirito critico...tutte facoltà della nostra natura superiore.
E non basta una vita intera per coltivare e sviluppare le facoltà della nostra natura superiore.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

stelle dell'auriga

Citazione di: daniele75 il 12 Dicembre 2019, 11:21:09 AM
Se hai uno squilibrio chimico non riesci ad amare nessuno. Il risultato dell'azione dipende dalla salute e dal l'equilibrio dei chimici. Prova senza serotonina a socializzare.

Ciao Daniele, la maggior parte delle volte lo squilibrio chimico ha una causa precisa, per cui bisognerebbe agire su quella, i processi chimici avvengono in modo normale se c'è una mente e una psiche sana, la serotonina la si può assumere sotto prescrizione medica, ma ci deve essere in contemporanea anche un aiuto psicologico e riucire in qualche maniera a risolvere i blocchi.

Per come la vedo io, penso che la felicità sia uno stato mentale che non dura tantissimo, ci sono momenti estrema felicità, alternati ad altri stati d' animo, non puoi far durare sempre e alla stessa intensità lo stato d' animo gioioso, per cui bisognerebbe lavorare su se stessi per la serenità e l' equilibrio interiore.

baylham

Citazione di: daniele75 il 12 Dicembre 2019, 04:26:14 AM
Non esiste un manuale, voi siete i vostri maestri, voi siete unici. Diffidate di chi vi propone una via, cercatela in voi stessi. Tanto tutti cercano dopamina in un modo o nell'altro. Che vogliate o no siamo tutti dipendenti della felicità. È il nostro scopo, essere felici. Buona dopamina a tutti.

Non condivido molto la tua tesi, della quale, in coerenza con quanto scrivi, dovrei diffidare.
Tuttavia non condivido affatto la diffidenza verso gli altri. Anzi ritengo che l'esperienza degli altri sia molto utile perché sebbene siamo unici siamo molto simili, uguali per moltissimi aspetti. Infatti se rivolgi i tuoi consigli agli altri stai supponendo che gli altri siano come te.

Arjuna56

"Che rumore fa la felicità? Aveva il brillio degli occhi di un Palomino. Profonde pozze d'inchiostro. Perdevi il fiato in istanti, ritrovavi la tua dimesione in attimi. Galloppa adesso che ancor le gambe ti reggono. Sorridi in un'unione. Oggi la felicità ha l'odore di un equino, il suono del suo nitrire, la profondita delle sue iridi."

La scrissi in un momento di buona Felicità, non ancora ottima.
Per me, soggettivo parere, la felicità migliore è quella immotivata, senza ragione alcuna. Difficile ottenerla, io ebbi un solo momento nella vita dove provai tale felicità. Scrissi un racconto mentre mi trovavo in quello stato e riscontrai che dopo un tot di tempo esso evaporava.
Raggiunto tramite l'accurata meditazione, nell'annullamento dei pensieri vigevano solamente le emozioni, seppur forti, in quel frangente risultavano ordinate.
Conosco la serenità e l'euforia, tanto quanto l'entusiasmo. Ma la felicità la conosco ben poco e quindi non posso esprimermi a pieno regime.
Vi leggo e leggerò, intanto continuo a somministrare domapina alla mia persona, che sia (citando voi) un'erbetta miracolosa, o meglio un mantra antico per mettere in sordina nuovamente i pensieri.
Certo bisogna ammettere che zittire la mente, leggendovi, è improbabile se non impossibile(ahah). Siete un'ottima fonte di riflessione e di questo vi ringrazio. C'è da imparare ed arrichirsi sempre.

Mariano

Ritengo che la felicità, intesa come l'aver appagato ( solo animalescamente o anche sentimentamente) tutti i desideri, sia in contrasto con il vivere.
Ritengo infatti che per vivere sia necessario avere sempre un desiderio da appagare.
La sofferenza per la mancanza di qualcosa è il motore della vita.

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