Fare matematica e ragionare.

Aperto da iano, 24 Giugno 2020, 02:46:52 AM

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iano

C'è differenza ?
Fare matematica , da Euclide in poi ,significa esplicitare sempre le ipotesi a partire dalle quali si sviluppa la teoria.
Ma in genere ,quando ragioniamo , non possiamo mai giurare di avere chiare tutte le basi su cui il ragionamento si sviluppa.
Così non è insolito che un ragionamento giunga a paradosso il quale può avere l'effetto di renderci più consapevoli delle basi sulle quali si sviluppa il nostro pensiero.
Il suddetto ragionamento nasce occasionalmente come riflessione sul pensiero di Einstein , secondo il quale la realtà è  comprensibile oppure incomprensibile. Non può essere meta' è meta.
Credo che alla base di questa affermazione vi sia l'ipotesi nascosta che la possibilità di conoscere sia cosa assoluta , cioè sia indipendente da chi conosce.che per suoi limiti , potrebbe non sfruttare al massimo questa possibilità.
Limiti che comunque col tempo possono essere superati, evolvendo il soggetto che conosce.
Questa possibilità che vi sia un limite assoluto alla conoscenza , indipendentemente dal fatto che io interpreto bene il pensiero di Einstein , è certamente interessante oggetto di riflessione.
Tuttavia non credo che Einstein volesse parare a questo.
Egli intendeva che siccome si dimostra che la conoscenza è possibile , allora non vi è limite alla possibilità di conoscere , per quanto la nostra conoscenza possa essere sempre incompleta.
I ragionamenti comunque in genere , secondo me , non giungono mai a qualcosa di veramente sensato, ma quando hanno successo , evidenziano le cause della loro insensatezza , che di solito sono ipotesi che agivano a nostra insaputa.
Cercare di ricondurre virtuosamente  il pensiero a pura razionalità credo sia stata una operazione tanto tentata quanto fallita.
Anche senza una conoscenza approfondita della storia di questi fallimenti filosofici, a pelle direi che ridurre il pensiero a matematica significhi snaturalo.
Non voglio con ciò nulla togliere alla benemerita matematica , e comprendo bene il desiderio di tentare di ridurre ciò che ci sembra di non comprendere a ciò che ben comprendiamo, dimostrando quindi di comprenderlo in effetti.
Ma evidentemente la ricchezza del pensiero va' oltre la razionale matematica , e contempla che si basi su ipotesi esplicite , ma anche non esplicite , con le prime che potrebbero essere in contraddizione con le seconde.
Eppure con tutto ciò, pur con tutto il suo ineliminabile carico di irrazionalità ( quando, e , seppur , non voluta) non si può negare che il pensiero svolga egregiamente il suo sporco lavoro.
Credo che la possibilità di conoscenza non sia assoluta , ma relativa al soggetto , il quale non è mai lo stesso , anche a causa dell'accumulo della conoscenza stessa , ma credo anche che ipotizzare che questo accumulo tenda ad esaurire la conoscenza sia un ipotesi , questa volta esplicita , ma non necessaria.
Una inutile quanto comprensibilmente umana complicazione .
Possiamo approfittare, in questo caso , del fatto che l'ipotesi sia esplicita , perché questo ci consente di poterla negare , e far patire un ragionamento da ciò, per vedere l'effetto che fa'.
Attenzione , non dovete abbracciare l'ipotesi , dovete solo assumerla , anche se voi abbracciate l'ipotesi contraria .
Mantenete una distanza emotiva o sociale ,come si direbbe oggi.😊
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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