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Etica ed omologazione

Aperto da Jacopus, 28 Luglio 2023, 11:33:29 AM

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Jacopus

CitazioneA dirla tutta, l'etica, o meglio, ogni etica mira solitamente proprio all'omologazione: il discorso unico, omo-logos, in cui tutti concordano su cosa è bene e cosa è male e, magari, si comportano tutti allo stesso modo seguendo il bene (u-topia, ma l'obiettivo solitamente è quello e, secondo me, conviene esserne coscienti, soprattutto nel confronto "verticale" con le altre etiche).

il tema mi sembra piuttosto interessante ed estremamente filosofico. A mio parere, il principio dell'omologazione di tutte le etiche è vero ma va scandagliato più in profondità. Ovvero, l'etica dell'omologazione può essere esercitata attraverso la violenza (gli eretici vengono privati dei loro beni, esiliati oppure arsi) oppure attraverso la persuasione, oppure attraverso una dialettica viva che mantenga in tensione gli estremi della necessità di una uniformazione etica (appunto omologazione) e l'altro estremo della necessità di convivenza con altre etiche (eterologazione). In questo caso si deve raggiungere il consenso sotto un tetto comune che non è più etico ma metaetico.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

#1
Siccome il principale argomento etico e' la ricerca della felicita', la principale omogazione etica e' quella tra desiderio e realta'.

L'insieme dei proggetti umani infinitamente variabili concepiti nella piu' assoluta autonomia.

Di base non sono tutti gli uomini a dover concordare col bene assoluto, e' la realta a dover concordare (a tutti i costi, quindi come istanza di desiderio assoluto) con quello che voglio io.

Ognuno e' un piccolo tiranno nel suo piccolo mondo.

E che si fottano tutti gli altri.

Soprattutto quelli non beneficati dal mio di base sempre egoistico (che si irradia dal trono.. ) volere (anche) la loro felicita'.

Nella varieta' infinita di declinazioni possibili di tutto cio', si delineano due movimenti fondamentali, quello di adattare il mio desiderio alla realta', e quello di adattare la realta' al mio desiderio.
Omologare o omologar-si. Dominare o dominar-si.

Un'etica non egoista e non infernalmente competitiva, e' possibile solo se questo "io" diventa un "noi".

Allora sempre non saranno tutti gli uomini a dover concordare sul bene assoluto, ma sara' la realta' a dover concordare, stavolta, con quello che vogliamo NOI. Con "noi" qui intendo un qualsiasi storicamente dato soggetto collettivo, e per la definizione e il mantenimento di questa volonta' potra' emergere un bene, morale e sociale, relativo.

Infatti, ogni volta che ci omologhiamo eticamente, ci omologhiamo volontariamente.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

bobmax

In realtà l'etica è una sola, ed è dentro di te.

Diciamo meglio, è ciò che ami.
Ed essendo tu il tuo stesso amore, l'etica è te stesso.

Tutte le leggi, i precetti, le valutazioni degli altri non sono etica.
Ma opinioni, più o meno condivisibili.
E se le condividi, lo fai solo in funzione dell'etica che è in te.

Poiché tu sei ciò che ami, e questo amore è l'etica, l'etica evolvendo cambia il tuo essere.

Che tuttavia non è proprio il tuo essere...
Perché l'essere è immutabile.

Perciò l'etica evolvendo modifica in realtà il tuo non essere.

Diciamo meglio, l'evolversi dell' etica rivela il non essere che tu avevi scambiato per essere.
Ti fa rifiutare ciò che credevi di essere.
Perché quello non sei tu!

L'amore muove ogni cosa, alla ricerca dell'Essere
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#3
Bisogna avere un'idea riduttiva dell'etica per assimilarla all'omologazione. Roba da polli di allevamento ideologico. Concordo con Jacopus che districa tale riduzione e mostra i diversi piani e sfaccettature della dimensione etica, tanto sociale che individuale. L'etica è scienza esistenziale, ed in quanto scienza aperta ad ogni falsificazione in un dibattito aperto senza padroni a priori. L'omologazione la lascerei agli idioti naturali e artificiali.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Non ad una morale omologata, non alla morale eteronoma, non nelle scienze sociali,  non alla morale fondata su una religione, non in Dio,non in Gesù, non in Buddha ma è alla morale autonoma che va tutta la mia ammirazione, rispetto e fiducia nel futuro.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#5
Citazione di: Ipazia il 28 Luglio 2023, 22:41:33 PMBisogna avere un'idea riduttiva dell'etica per assimilarla all'omologazione.
Anche guardare all'omologazione solo come fine e non anche come mezzo è riduttivo.
''Cosa fare'' è logicante più semplice di ''Cosa è bene fare''.
Finché ci si riferisce ad un individuo le due frasi possono considerarsi equivalenti a tutti gli effetti, ma la parola bene diventa essenziale quando ci si riferisce al cosa fare di un gruppo di individui.
L'omologazione è la condizione necessaria perchè possa parlarsi dell'azione di un gruppo, di una umanità, perchè non può darsi azione ciò che non nasca da un coordinamento delle parti.
Nel caso dell'individuo diamo per scontato che questa coordinazione fra le sue parti vi sia, se l'individuo gode di buona salute, ma nel caso del gruppo la mancanza di etica omologante equivale a mancanza di buona salute, talmente in cattiva salute da essere irriconoscibile, da non sembrare più un gruppo.
Poi hai ragione anche tu che si può ottenere la stessa cosa con mezzi coercitivi.
Guardare all'etica come possedesse un valore in sè, sebbene questo sia il modo in cui la percepiamo, non ci aiuta a comprendere la  funzione, che è quella di fare di un gruppo un individuo agente.
L'individuo ufficialmente non c'è, (quando non c'è il dittatore), ma c'è una azione coordinata di individui che ci fà indurre che dietro vi sia un individuo, e così nasce l'idea di umanità, non banalmente come gruppo di individui morfologicamente/biologicamente simili, ma come gruppo agente.
L'etica non è quella cosa attraverso la quale poter giudicare le nostre azioni, ma è quella cosa che le rende possibili, e una volta attualizzate giudicabili, in una catena di trasmissione dove la rotella principale è la natura, la realtà.
L'etica tende a mediare quel libero arbitrio che è motivo di un non immediato riscontro fra cause ed effetti.
L'effetto invece di seguire immediatamente, ''si prende tempo per decidere come e quando seguire'' alle cause.
E questo come e quando è l'etica, quindi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Phil

Citazione di: Jacopus il 28 Luglio 2023, 11:33:29 AMuna dialettica viva che mantenga in tensione gli estremi della necessità di una uniformazione etica (appunto omologazione) e l'altro estremo della necessità di convivenza con altre etiche (eterologazione). In questo caso si deve raggiungere il consenso sotto un tetto comune che non è più etico ma metaetico.
Nondimeno una metaetica rischia comunque di riprodurre a livello sovrastrutturale le aporie strutturali delle etiche nel loro eventuale collidere. Detto altrimenti: se le metaetiche diventano più d'una, si ripropone il problema della loro mediazione e relazione; se invece tale metaetica fosse una, si porrebbe («si» sia impersonale che riflessivo) il consueto problema del fondamento, unico e/o assoluto, che ne consenta una chiara identificazione e poi ne giustifichi la legittima supremazia, scongiurando il successo, teoretico e/o sociale, di altre "false" metaetiche antagoniste o "concorrenziali".
Come dire: se in una società si ritrovano a convivere più religioni (mamme o zie, anche se talvolta disconosciute, di ogni etica che abbia mai sentito) non ci può essere una meta-religione a regolarne i rapporti, perché manca la meta-divinità che faccia da moderatore fra Gesù, Maometto, etc. Qualcosa di simile potrebbe accadere, anzi accade, se anziché parlare di divinità, parliamo di Bene.
Giocando con le parole, potremmo dire che solitamente (metafisica docet) è "l'etica dell'etica" a presuppore la spinta dell'omo-logazione (o universalizzazione): non sarebbe forse un bene se il bene fosse accettato da tutti in quanto tale? Non sarebbe forse non-etico se il bene fosse ignorato dagli altri, nonostante tu (dico per dire, niente di personale) ne sia a conoscenza? Omo-lagarsi (in sesnso etimologico, come evidenziato dal trattino, non in senso dispregiativo) al bene non è bene?
A questo punto, se non si crede sia un bene l'omo-logazione degli altri al bene o addirittuta lo si giudica male (e ciò sarebbe bene?): o tale bene non prevede un plus-valore etico nella sua diffusione (un bene per pochi eletti che lo custodiscono e amministrano?), o è un bene debole e soggettivo (che per altri potrebbe anche essere male, quindi non va universalizzato) o è un bene che prevede una comprensione e una prassi che non possono essere né comunicate né verificate (qui forse siamo nel mistico, più che nell'etica).

P.s.
Ci sarebbe poi, scendendo dall'Iperuranio del Bene, il discorso politico: ad esempio, quando si vota in un referendum, si vuole solo "comunicare" ciò che si ritiene giusto, oppure si esprime la propria volontà affinché, ciò che si reputa bene, debba esser ritenuto giusto per leggetutti poi si debbano omologare comportare di conseguenza? La risposta, pur essendo politica più che etica, può secondo me aiutare a capire il proprio rapporto (e anche quello altrui) con l'omologazione etica.

Ipazia

L'etica (ethos) nasce dalla natura (physis) e in tale passaggio non necessita di alcuna omologazione, ma di confronto tra i soggetti del gruppo che via via individuano le soluzioni ottimali nel divenire delle situazioni. Tra soggetti liberi funziona così. 

Al contrario l'omologazione si afferma quando vi sono soggetti più liberi, meno liberi e schiavi. Insomma quando vi è una condizione di dominio sociale, la cui permanenza e sussistenza passa inesorabilmente per un processo di omologazione dei sottomessi all'ideologia, norme e comportamenti, imposti dai gruppi dominanti. 

Chiamare etica i paradigmi sociali e comportamentali dei dominanti, ovviamente in assenza di contraddittorio, lo lascio a chi ha un'idea totalizzante e totalitaria delle relazioni umane.

Le prassi consuetudinarie differenti tra loro, per permettere la convivenza, devono attingere a contenuti etici condivisi, laddove physis torna ad essere la pietra di paragone del risultato etico finale, perseguito con lo stesso rigore della verità scientifica. Se tale passaggio fallisce si innesca la guerra. Se ha successo, si può convivere in un regime non ideologicamente omologativo. 

È così che la religione ha perso il suo carattere sociale omologante, soppiantata però da altre forme sociali coattive che, eticamente, meritano la stessa sorte. E non sono meno nefaste.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: bobmax il 28 Luglio 2023, 12:46:34 PMIn realtà l'etica è una sola, ed è dentro di te.

Diciamo meglio, è ciò che ami.
Ed essendo tu il tuo stesso amore, l'etica è te stesso.

Tutte le leggi, i precetti, le valutazioni degli altri non sono etica.
Ma opinioni, più o meno condivisibili.
E se le condividi, lo fai solo in funzione dell'etica che è in te.

Questo rende l'idea di cos'è una libera scelta etica contrapposta ad un processo omologativo. La differenza è molto sottile e nella Bildung di un essere umano vi sono grandi quantità di input esterni, ma l'elemento che differenzia una posizione etica dall'omologazione è la coercizione, l'indottrinamento, il fideismo ("lo dice Dio, la Scienza, il Padrone, la Legge, il Mercato,...) senza un barlume di partecipazione e libera adesione per scelta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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