Essere razionale è una scelta?

Aperto da DrEvol, 21 Ottobre 2016, 04:16:00 AM

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sgiombo

#45
Citazione di: Duc in altum! il 24 Ottobre 2016, 14:19:23 PM
**  scritto da Garbino:
CitazioneCiò non toglie che comunque è sempre la fortuna a decidere, o il caso se vogliamo. Sia per quanto riguarda la potenzialità iniziale, sia per quanto riguarda le condizioni ambientali in cui ciascun individuo si viene a trovare dalla sua nascita.
E' sempre la stessa storia. Come può esserci una scelta, nell'essere razionale, se si crede alla fortuna che di razionale ha solo la personale fiducia?

CitazioneChiunque voglia cambiare ed essere deliberatamente, per sua scelta, in un determinato modo (più o meno razionale-razionalista, più o meno buono, ecc.) lo fa:

o casualmente (e allora, per definizione, é pura fortuna o sfortuna che diventi più o meno razionale, buono, ecc. in conseguenza di questa sua scelta casuale);

oppure conseguentemente a come era al momento della scelta, cioé prima del suo cominciare ad essere come da lui deciso, come conseguenza inevitabile del suo modo di essere allora, evidentemente, inevitabilmente non per sua scelta (non ancora realizzatasi, cioé ugualmente  per fortuna: la fortuna o sfortuna di essere come era allora o da sempre o in comunque in conseguenza di fatti da lui non voluti, non ascrivibigli -cavolo, che bella parola!- a suo merito o demerito).

Il ragionamento vale (varrebbe se esistesse) paradossalmente anche per Dio: se é sempre stato così com'' é (e se ci fosse, per definizione, sarebbe sempre stato così come sarebbe), allora il suo essere così com é certamente non dipende da una sua libera scelta -che non é mai potuta accadere- ma é qualcosa di puramente fortuito.

N.B.: Non vedo alcun problema etico o di qualsiasi altro genere in conseguenza di questa ovvietà logica: chi é razionalista é comunque razionalista, chi é irrazionalista é comunque irrazionalista, chi é buono é comunque buono, chi é cattivo é comunque cattivo, ecc.

sgiombo

#46
Citazione di: DrEvol il 24 Ottobre 2016, 17:36:06 PM
Proprio perché agire razionalmente è un fenomeno intrinsecamente volitivo, e non casuale o accidentale, scegliere è un'azione implicita in qualsiasi ragionamento. (DrEvol)
CitazioneIl volere in linea di principio può ben essere casuale o accidentale.
Non lo é se il soggetto del volere é deterministico, se agisce deterministicamente; lo é se il soggetto del volere é indeterministico, agisce indeterministicamente (libero arbitrio).

Ma un ragionamento può in linea di principio condurre alla decisione di astenersi dall' agire (d' accordo, é pur sempre una scelta).
E comunque un ragionamento può condurci a decidere quali volontà (cercare di) soddisfare a scapito di quali altre (essendo reciprocamente incompatibili) e come fare per (cercare di) soddisfarle, non cosa volere o non volere più o meno intensamente.

Personalmente cerco di essere più razionalista possibile (sono "fatto così").
Ma il mio (decidere di cercare di) essere il più razionalista possibile é un atteggiamento in ultima analisi irrazionalistico (assunto irrazionalisticamente prima di cominciare ad essere razionalista): non c' é modo di dare una dimostrazione razionale della sua necessità o preferibilità.
E credo che essere consapevoli di questo insuperabile limite intrinseco del razionalismo, anche del più conseguente, significhi essere più conseguentemente razionalisti che ignorarlo.

Duc in altum!

#47
**  scritto da Sgiombo:
CitazioneChiunque voglia cambiare ed essere deliberatamente, per sua scelta, in un determinato modo (più o meno razionale-razionalista, più o meno buono, ecc.) lo fa:

...solo se Dio glie lo concede, glie lo permette!!  ;D un abbraccio... ;D
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

DrEvol

"...un amore nato non finisce mai, così come uno che termina non era mai nato (almeno in una delle due persone, parlando di relazioni interpersonali)."  scritto da Duc in Altum!

Questo detto si può parafrasare anche modificandolo così e constatare empiricamente la sua validità: "Un amore giustificato dalla ragione non finisce mai, così come uno che termina non era mai nato con una giustificazione razionale solida."  Dopo tutto, vediamo tutti i giorni sulla cronaca come gli amori affrettati, sbocciati spontaneamente chissà come, non godono della protezione di nessuna razionalità. In quegli amori perdutamente e irrazionalmente possessivi, chi pensa (erroneamente) di non poter vivere senza possedere l'altra persona è pronto ad ucciderla, e uccidere se stesso.  Gli impulsi portati alla pazzia non hanno niente di razionale e non possono avvalersi dei valori etici di rispetto, giustizia e verità.  

Come ho detto prima, portato al limite della sua passione, l'amore è il sentimento umano più ego-centrico. Ma questo è un bene, se l'amore viene integrato dalla ragione. Dove manca la ragione, l'amore crea pazzia, come lo è la pazzia di uccidere per proteggere la dignità di un dio, di una cultura, di una etnicità, di una nazione, o perfino di una troppo amata squadra di calcio. 

Duc in altum!

**  scritto da DrEvol:
CitazioneQuesto detto si può parafrasare anche modificandolo così e constatare empiricamente la sua validità: "Un amore giustificato dalla ragione non finisce mai, così come uno che termina non era mai nato con una giustificazione razionale solida."

Gentile DrEvol, non ce semo, così come la vita non la si sceglie, ma la si vive, l'amore nasce e si spegne, un po' come la febbre, senza che la volontà vi abbia la minima parte, poi, entrano le ragioni che giustificano o cercano di giustificare il male che facciamo o il bene che sappiamo di dover fare, ma non vogliamo fare.
Il primo "drin" non è fisico, è metafisico, ossia, al di là delle ragioni conosciute, per questo si chiama amore: sapere quanto si ama ..è amar poco, immaginiamoci a quantificarlo o giustificarlo con la ragione. :-\


CitazioneDove manca la ragione, l'amore crea pazzia, come lo è la pazzia di uccidere per proteggere la dignità di un dio, di una cultura, di una etnicità, di una nazione, o perfino di una troppo amata squadra di calcio.

No, l'amore è sempre pazzia (anche se preferirei: follia). Nel senso che senza follia non c'è una testimonianza autentica di quell'amore tanto sventolato idealmente, I problemi che nascono (purtroppo) dal non controllare questa follia, nei quali concordo con la tua delucidazione, non sono per mancanza di ragione (quella, ripeto, agisce, in maniera diretta, subito dopo l'innamoramento), ma perché (secondo la mia opinione) la ragione di fede che sostiene e alimenta quell'amore è una falsa verità dell'amore.

Scegliere tra un amore è un amore superiore  è possibile solo affidandosi ad un salto nel buio, certo anche all'esperienza vissuta nelle personali scarpe, ma il cuore ha le sue ragioni che la Ragione non conosce (cit. Pascal)
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

paul11

#50
Citazione di: sgiombo il 24 Ottobre 2016, 19:56:47 PM
Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PMAd esempio la rinuncia dal punto di vista economico viene concettualizzata nell'interesse economico sul soddisfacimento di un capitale, che non essendo consumato ai fini di una felicità o soddisfazione attuale genera appunto un interesse. L'etico invece si pone come rinuncia attuale ad istinto egoico, ma lo fa per trovare una sua felicità nel sociale, familiari, amici, conoscenti, popolo, quindi a sua volta si aspetta che quella rinuncia possa rappresentare a sua volta in uno stato di necessità futura che qualcun altro rinunci per lui. Quindi l' egoista si aspetta un aumento del proprio capitale attuale per mancata soddisfazione attuale, l'etica anch'esso si aspetta che il favore solidale che lega le persone istituisca una concatenazione virtuosa di aiuto da parte di chi può dare in un dato momento. L'orizzonte in cui noi ci comportiamo è ovviamente la nostra esistenza, ma l'eticità va oltre il processo economico dell'immediatezza, va nell'aldilà del credente, nel retaggio culturale educativo del laico in cui l'etica viene codificata nel diritto e nelle personalità giuridiche astratte e quindi formalizzabili razionalmente, come gli enti giuridici e i valori morali.
CitazioneMa esiste anche una generosità "spinta" (spirito di abnegazione) che dona senza aspettarsi necessariamente di essere ricambiata, addirittura in qualche misura, entro certi limiti, pur essendo ricambiata con grettezza e meschinità. Qualche volta -molto raramente!- ho provato a praticarla e mi ha dato una soddisfazione interiore immensa.

....ed è questa la vera e autentica etica,quando disinteressatamente  ci si sente soddisfatti per un atto umanitario.
Una legge morale dentro di sè. E chi ha ricevuto a sua volta dovrebbe aver imparato, per costruire una catena virtuosa che unisce le genti.

DrEvol

Un ultimo tentativo per Duc in Altum! questa volta in audio.  Forse lo spiega meglio il professor Edoardo Lombardi Vallauri  in questo brevissimo e conciso messaggio audio dove spiega la differenza tra innamoramento (follia) e amore (consapevolezza).  

https://www.youtube.com/watch?v=tBT42h173N0

Concordo con Vallauri, mi spiace.

sgiombo

Citazione di: Duc in altum! il 24 Ottobre 2016, 22:26:37 PM
**  scritto da Sgiombo:
CitazioneChiunque voglia cambiare ed essere deliberatamente, per sua scelta, in un determinato modo (più o meno razionale-razionalista, più o meno buono, ecc.) lo fa:

...solo se Dio glie lo concede, glie lo permette!!  ;D un abbraccio... ;D
Citazione
Perfettamente dì accordo ...ammesso e non concesso che Dio esista.

Ricambio l' abbraccio.

Duc in altum!

**  scritto da DrEvol:
CitazioneForse lo spiega meglio il professor Edoardo Lombardi Vallauri  in questo brevissimo e conciso messaggio audio dove spiega la differenza tra innamoramento (follia) e amore (consapevolezza).  

Forse non ti rendi conto, egregio DrEvol, che il professore sta confermando la mia "ipotesi" (dalla quale mi astengo a dire che sia l'ultimo tentativo di comprensione per il prossimo, giacché non tutti si convertono alla stessa età ...anzi c'è, purtroppo, chi muore senza voler accettare il proprio destino, anzi senza averlo voluto vivere).

Il signore Lombardi Vallauri, parla di una prima fase, e la chiama innamoramento, e poi dell'amore ragionato: "...lo stato nascente, ignaro, basato sul non conoscere una persona...", quindi passiamo dal Mistero del perché e da dove nasce nell'Universo l'amore, e come mai mi sto innamorando di Tizio e non di Sempronio, allo stato di "...desiderio del bene dell'altro, desiderio che l'altro sia felice...", quindi alla ragione dell'amore. Se Dio esistesse, e Deus caritas est, non penso che non abbia ragionato su come rendere sereno e gioioso l'Universo, dopo esserne rimasto innamorato.
L'amore nasce senza logica (l'innamoramento), per poi diventare (il termine differenza, a mio avviso, è una convenienza privata, e lì io non ci voglio entrare) l'amore pensato come senso della vita ultimo e fondante: Chi o ciò che si ama con tutto il nostro essere diventa più importante della nostra vita ed è quindi ciò che dà significato alla nostra vita. (cit. DrEvol)
Prima la fede e poi l'opera, tutto esiste grazie a questo principio banale ma poco ragionato (anche se poi già la fede stessa è un'opera).

Unica cosa che non concordo con il messaggio del video è che siccome l'amore accetta, incondizionatamente, anche il lato oscuro dell'altro, e che quindi ci sarà sempre un punto intimo di ognuno che, anche dopo tanti anni di convivenza, sarà un Mistero per l'altro (anche perché l'amore autentico o riuscito non è sinonimo di tanto tempo assieme o di morire non divorziati, mentre si era separati in casa), il fatto di pensare di conoscere cosa davvero rende felice l'altro può essere un'illusione che, diventando abitudine, può condurci, io l'ho sperimentato, a credere che pensavo fosse amore, invece era un calesse (cit. M. Troisi).  :)
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

**  scritto da Sgiombo:
Citazionechi é buono é comunque buono, chi é cattivo é comunque cattivo, ecc.
Questo è interessante. Chi decide chi è buono o cattivo?
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

sgiombo

#55
Citazione di: Duc in altum! il 25 Ottobre 2016, 10:27:55 AM
**  scritto da Sgiombo:
Citazionechi é buono é comunque buono, chi é cattivo é comunque cattivo, ecc.
Questo è interessante. Chi decide chi è buono o cattivo?
CitazioneLa coscienza di ciascuno.

E invece secondo te?

green demetr

Citazione di: cvc il 24 Ottobre 2016, 13:13:10 PM

Green, sicuramente Nietzsche ha dato un notevole impulso filologico alla filosofia antica, in un epoca dove lo storicismo spingeva ad interpretare il mondo antico sempre col senno di poi, guardandolo con lenti ad esso posteriori e sistematizzandolo secondo criteri ad esso sconosciuti. Vizio ben radicato pure nei nostri tempi. In particolare la critica contemporanea tende sempre ad ignorare il traumatico passaggio dalla cultura orale a quella scritta, e da alla filosofia antica un'intellettualità (nel senso di una rigorosa organizzazione sistematica del pensiero figlia della scrittura) che spesso non possedeva, laddove la filosofia era più esercizio meditativo-contemplativo che conoscenza  sistematica. Nietzsche ha tentato di riportare in auge il valore dell'oralità, con parole che intendono evocare oltre il senso scritto delle parole.

Ma certo siamo d'accordo e mi complimento.

Citazione di: cvc il 24 Ottobre 2016, 13:13:10 PM

Il tema del riconoscimento del male insito in ognuno di noi è stato spinto a fondo dal cattolicesimo, dove però si presta a pesanti strumentalizzazioni, come I templari che dovevano uccidere per rimettere I propri peccati, con San Bernardo che li esortava quindi ad uccidere con tranquillità, in buona coscienza. Bene e male sono in continua lotta fra loro, e noi siamo il loro campo di battaglia.

No, qui proprio stai travisando: intendo il male interiore a noi, non degli altri. Se tu non mi spieghi quale è il tuo problema, come faccio a relazionarmi con te? (non a caso la maniera più semplice per far funzionare le cose è metterti a tacere, vedi la stessa violenza a cui alludi, e che quindi è l'esatto opposto di quello che intendo).

Breve excursus teoretico(per chi vuole)
Non devo dirtelo io. Se no facciamo l'errore storico del cristianesimo, storicizzato nel cattolicesimo.
Finora i discorsi che creano il male sono quelli inventati da freud e portati a teoria da Lacan e alievi:
In ordine di magnitudo nella società occidentale sono 1)Schizofrenia (noi pensiamo di essere altro da ciò che siamo) 2) Ossesione (è il girare attorno, in cerchio, totalmente incapaci di andare avanti, problema della filosofia in primis, anche) 3)Paranoia (Il rimanere sulla soglia, il percorrere la linea aventi e indietro senza mai superarla, nè avanti, nè indietro) 4) Isteria (noi diventiamo altro da ciò che noi siamo) è il tema del mimetico.
Se noi integriamo il discorso generale del male sul piano della genealogia, abbiamo grossi grattacapi per recuperare un senso etico del comunitarismo.
(fine excursus).



Citazione di: cvc il 24 Ottobre 2016, 13:13:10 PM

Le correnti filosofiche nichilistiche e postmoderne non mi hanno mai interessato perchè non vi ho mai intravisto nulla di interessante. Il che può senz'altro essere una mia lacuna. Pur conoscendo poco di questi pensatori, tuttavia, più che un recupero anche attualizzato dei valori pare emerga più una visione solipsista, un individualismo che non mette d'accordo nessuno se non sul fatto che i benefici derivanti dal rispetto dei valori diventa una questione arbitraria e utilitaristica.

Questo dipende dal fatto che o non li capisci o non vuoi fare uno sforzo per capirli.

La visione solipsistica che tu intravedi è quella che LORO (i postmoderni) descrivono tramite la decostruzione, ossia l'isolamente dei vari fattori concorrenti(e d'altronde anche in queste remoto villaggio virtuale nostro, non è la visione maggiormente abbraciata?) . Il nichilismo da esso derivante è solo la conseguenza di questa analisi del nostro presente. Ma la visione che ogni autore dischiude, è di volta in volta, un tentativo di risposta al nichilismo.
Non un suo avvallamento.

Ripeto ogni tentativo di difesa dei valori e quindi del falso, automaticamente porta al nichilismo.
Dispiace per i cristiani, ma le cose stanno così. Servono altre rispote.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Ciao Paul mi intrometto in quanto hai introdotto una grande ed interessante quantità di riflessioni, degne di nota,e di confronto.

Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Intendo dire che la scelta egoistica o sociale deve ritornare come soddisfazione al sentimento e anche all'istinto, diversamente l'individuo è schizofrenico .

Esatto Paul, hai colto molto bene, infatti siamo immensamente insoddisfatti.


Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Vale a dire che  i sentimenti e pulsioni sono metabolizzati dentro una ragione che a sua volta attraverso la volontà sceglie un comportamento che lo finalizzi comunque alla soddisfazione della propria coscienza.

Una coscienza che però è cooptata dai valori cristiani, e dal laissez faire del gerarchico (fin quando ho un potere su un sottomesso, tutto è santo e buono).




Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Non si capirebbe come mai vi siano due percorsi storicamente paralleli,: la soddisfazione del proprio egoismo e la soddisfazione del propria eticità.

Capisco bene cosa intendi e fondamentalmente sarei d'accordo, se non fosse che quella etica essendo cooptata dalla volontà egoistica, non è tanto "parallela", direi anzi che quella linea viene tirata in basso verso quella egoista, dimodochè assomiglia più ad una sinusoide. Comunque in generale concordo.



Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Bisogna comunque includere il concetto di tempo nell'autocoscienza e nella razionalità, innegabile anche antropologicamente.


Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
La razionalità umana contempla l'attualizzazione ad un ora e adesso di un tempo passato, presente  e futuro.

Come rilevato da Heideger, con Diltey per primo si introduce questa idea, poi portata alla celebrità da Marx.

Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Significa che genera aspettative e motivazioni che si traducono nel comportamento dell'ora e adesso.
E questo è il problema che ha portato la politica al suo tramonto, in quanto così facendo non vi è più programmazione.


Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Ad esempio la rinuncia dal punto di vista economico viene concettualizzata nell'interesse economico sul soddisfacimento di un capitale, che non essendo consumato ai fini di una felicità o soddisfazione attuale genera appunto un interesse.
Intendi dire che si rinucia ad punto di vista mercantile per uno capitalista, in cui non è più la merce a contare ma il capitale (cosa che una volta sganciatasi dalla merce, diventa finanza pura, teoria monetaria).


Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
L'etico invece si pone come rinuncia attuale ad istinto egoico, ma lo fa per trovare una sua felicità nel sociale, familiari, amici, conoscenti, popolo, quindi a sua volta si aspetta che quella rinuncia possa rappresentare a sua volta in uno stato di necessità futura che qualcun altro rinunci per lui. Quindi l' egoista si aspetta un aumento del proprio capitale attuale per mancata soddisfazione attuale, l'etica anch'esso si aspetta che il favore solidale che lega le persone istituisca una concatenazione virtuosa di aiuto da parte di chi può dare in un dato momento. L'orizzonte in cui noi ci comportiamo è ovviamente la nostra esistenza, ma l'eticità va oltre il processo economico dell'immediatezza, va nell'aldilà del credente, nel retaggio culturale educativo del laico in cui l'etica viene codificata nel diritto e nelle personalità giuridiche astratte e quindi formalizzabili razionalmente, come gli enti giuridici e i valori morali.

A mio parere invece sostituirei la parola felicità, con potere. E il potere va istituzionalizzato e reso santo.

excursus teoretico
Appunto la tradizione nefanda del giudaico-romano. Che appunto favorisce le azioni di volontariato, perchè garantendo quel potere di fondo, che garantische la felicità individuale, le fa credere anche di essere santa.
Una tradizione beffarda, perchè rinnova la condizione servile dell'eventuale aiutato.(che permane nella suea situazione di dover essere aiutato, in una situazione paranoide sempre pià dilagante nella nostra società).
Francamente di santo e virtuoso (portatore di forza nell'etimo no?) ci vedo poco.
Va da sè (okkey forse non così da sè ;-) ) che confondere il potere con la felicità è un errore di quelli gravi.
fine excursus.





Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Il concetto di Bene di nuovo si scontra fra la natura umana "animale"  e il razionalismo della ragione.

Bè se la natura è animale (e quindi moralmente bestiale) allora va da sè che abbiamo deciso che esista un DIO razionale.
(c'è tutta un analisi della bestia nella tradizione pittorica cristiana, che dice molto di questo PRE-GIUDIZIO, per cui l'uomo è un animale, non nel senso animale uomo, ma proprio, animale asino, animale maiale, animale mostro e altre amenità del genere) Sembra quasi che l'inconscio cristiano sia esattemente quello totemico ancestrale, per cui l'uomo entra in contatto tramite DIO attraverso l'animale, e solo oltrepassandolo (uccindendolo fisicamente o simbolicamente come vizio) si possa arrivare a DIO.[Agamben]



Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
Già è difficile ontologicamente stabilire il Bene se non come attribuzione ad una entità superiore come Dio, ma anche perchè
deve essere declinato e relazionato sia nella teoria che nelle prassi comportamentali come punto di riferimento che validifichi o meno il giudizio di Bene e di Male

Ma infatti nessuno lo fa per via ontologica, forse Platone o Severino, ma non come termine correlato, in quanto il BENE è in sè come ESISTENZA.(male e bene sono categorie politiche).

Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
C'è una sostanziale differenza fra la razionalità teologica e l'etica laica soprattutto della modernità.
La teologia è legata a quel razionalismo aristotelico fino al tomismo e alla scolastica , l'etica moderna è legata alle argomentazioni da Cartesio in poi e le argomentazioni sono prescientifiche e non razionali se le intendiamo in forma aristotelica.
Un esempio chiiaro è Kant che inizia con la critica della ragion pura ,del pensiero per passare alla critica del la ragion pratica, e quindi dalla teoria passa alla prassi e infine la critica del giudizio ; il diritto anglosassone positivo deve molto alle analisi kantiane.Si passa quindi dal razionalismo greco ad un empirismo anglosassone, in cui in mezzo vi è i l diritto romano intriso a sua volta delle astrazioni che gli derivano dal cristianesimo, come il diritto canonico.

Concordo a patto di ricordare che comunque sia il tema del Bene è declinato nella sua forma classica, con quello della CITTA' non importa se sia ATENE o GERUSALEMME (sestov), in quanto comunque riguardava appropriatamente il tema del comunitarismo.


Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
L'empirismo etico, se così posso dire, è invece la contrapposizione fra individuo e società da cui nasce una nuova dialettica sociale
Vale a dire il Bene individuale si scontra e media con il Bene sociale,e questo processo è attualissimo.

Ma infatti proprio dove decolla l'industria, ossia dalla proprietà privata inglese, che inizia a prendere forma quel pensiero utilitarista, che pensa in primis a proteggere le sue conquiste (private appunto), di fatto instaurando le premesse dell'attuale panorama mondiale lobbista e imperialista.(tema che andrebbe sviluppato in altra sede)



Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2016, 13:52:32 PM
...
Ma quell'astrazione deriva proprio dal razionalismo aristotelico che si poneva al di sopra delle quotidianità umane, in maniera dicotomica .Accade che quella dicotomia nella modernità venga rovesciata, ora è la natura i l mondo per come viene vissuto ed osservato il focus della conoscenza e della teoretica, per cui la prassi ritorna alla teoria come la teoria genera le prassi .
Per cui ora si riflette sull'assurdità che in nome di Dio o di uno Stato si faccia guerra, eliminando vite concrete in nome di un'astrazione.

Non credo all'etica del fardasè indiviidualistico sta generando decadenza.
Bisogna di nuovo ricodificare le etiche che non possono che essere condivise o l'umanità si eliminerà di propria mano.

A mio parere non bisogna confondere la prassi della tecnica con il suo modello cognitivo (sono criche separate), e sopratutto non bisogna confondere quelle due cose, con il problema politico.
Mi sembra che per brevità hai eccessivamente contratto il discorso.

Detto questo se il politico è visto come astrazione, bisogna dire che da Rosseau in poi si è posto come contrattualismo sociale. Dunque si dicotomia, ma legata alla volontà del singolo (e in ottemperanza alla volontà della maggioranza, che si impegna a non eliminare la minoranza). Lo Stato Moderno occidentale in fin dei conti è questo.

EXCURSUS CON CONCLUSIONI FINALI

Il problema secondo me dunque non è quello di una revisione del contrattualismo, che per me va anche bene, quanto quello di derimere i problemi di sovranità e rappresentanza.

L'individualismo non ha a che fare con questa concezione politica, infatti se si rispettano le linne generali presupposte, si convive, fin tanto che c'è la ricchezza.

Il problema etico, è invece comunitario, proprio nel senso classico, del dare senso al proprio agire, qui la scelta è solo politica.

excursus in excursus
o meglio solo in parte politico in quanto presuppone una capacità relazionale che ormai (visti i continui insuccessi) viene sostituita da quella tecnologica, a me viene in mente subito la nuova umanità piegata sui cellulari (Scenario che nella metropolitana milanese ha i caratteri del grottesco) ma tra poco anche quella cibernetica, alcuni dicono anche nel giro di qualche annno (5 per l'esatezza per avere i primi robot in casa), che avrà un impatto studiato generazionale.
fine excursus

Il processo insomma è che invece di (inutilmente) cercare etiche comuni, è quello di raderle al suolo sotto un solo grande potere.
A me sta bene, perchè di fatto il problema classico ossia quello del senso dello stare insieme permane nell'uno (che rimangano, per non so bene quale ostinazione cristiana) o nell'altro (che vengano relegate a studi specialistici come teoria della comunicazione, o mass-mediazione).

fine excursus


Vai avanti tu che mi vien da ridere

Duc in altum!

**  scritto da sgiombo:
CitazioneLa coscienza di ciascuno.

E invece secondo te?
Vorrei tanto che fosse così, il problema nasce al pensiero che anche Hitler sosteneva di agire secondo coscienza, per non parlare di Fidel o dei terroristi.

Senza Dio tutto è permesso, secondo coscienza.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

sgiombo

Citazione di: Duc in altum! il 25 Ottobre 2016, 20:47:26 PM
**  scritto da sgiombo:
CitazioneLa coscienza di ciascuno.

E invece secondo te?
Vorrei tanto che fosse così, il problema nasce al pensiero che anche Hitler sosteneva di agire secondo coscienza, per non parlare di Fidel o dei terroristi.

Senza Dio tutto è permesso, secondo coscienza.

CitazioneRespinto qualsiasi osceno e offensivo parallelo fra Fidel e Hitler (casomai molto affine a Obama e alla Clinton, che insieme ai -agli altri!- dirigenti sionisti sono di gran lunga i peggiori e più efferati terroristi al tempo presente), non sono affatto certo che il dittatore nazista fosse del tutto a posto in coscienza (ma in teoria, in linea puramente di principio, volendo considerare anche le più assurde delle ipotesi avanzabili, poteva anche darsi che errasse in buona fede: nessuno può "sbirciare nelle coscienze altrui").

NO, senza Dio ai malvagi é permesso secondo (la loro) coscienza il male e non il bene (nella limitata misura in cui sono coerentemente malvagi: nessuno é perfetto), ai buoni é permesso secondo (la loro) coscienza il bene e non il male (nella limitata misura in cui sono coerentemente buoni: nessuno é perfetto).
Del tutto esattamente come con Dio!

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