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Essere ed esistere

Aperto da Jacopus, 29 Giugno 2024, 15:23:12 PM

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iano

#75
Citazione di: Jacopus il 03 Luglio 2024, 21:47:03 PMApprovo il precedente post di Iano. La nostra mente non è in grado di comprendere passaggi temporali dell'arco di centinaia di migliaia di anni, nel corso dei quali la natura ha tutto il tempo per sperimentare i passaggi per costruire un ala.
Mi azzardo ad aggiungere, e spero di non offendere nessuno, che certi fraintendimenti e certe incomprensioni, abbiano origine nell'eccessiva importanza che diamo alla coscienza, e inoltre nel fatto di attribuircela tendenzialmente in modo esclusivo.
Personalmente sono arrivato alla conclusione che non esista vita senza coscienza, e che anzi la coscienza è ciò che distingue la materia vivente dalla non vivente.
La coscienza quindi si evolve in parallelo ai viventi.
La mia ovviamente è solo un ipotesi di lavoro, che ha il vantaggio di non obbligarci a dimostrare che il tale organismo vivente sia cosciente oppure no.
Poi ovviamente non ho alcun dubbio sul fatto che noi facciamo un uso di coscienza che non ha pari nel regno animale, e questo potrebbe anche non essere casuale.
Infatti sappiamo che più un organismo è complesso, maggiori sono le parti soggette ad incidente, e basta una sola di queste criticità per compromettere la funzionalità dell'intero complesso.
Quindi più un organismo è complesso, maggiore è il numero di ''aiutini'' di cui abbisogna per sopravvivere, e potrebbe essere proprio la coscienza a darglieli.

Avere un automobile con molti optional è molto bello, ma aumenta la probabilità di un guasto, a meno che non si tratti di un progetto fatto con molta coscienza, e ancora meglio se collaudato nel lungo tempo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

vedo che la discussione ha preso una direzione particolare. Darvinismo si o no?

Non entro nella discussione vera ma vorrei aggirarla con una mia riflessione sulla esistenza (o meno) di altre civiltà extraterrestri.
Fermi si chiese: se è vero che i nostri calcoli dicono che dovrebbero esserci innumerevoli civiltà extraterrestri, allora dove sono tutti quanti?

Già aver affermato che i calcoli suggeriscono che le civiltà extratterestri sarebbero numerose, porta ad una ulteriore domanda: quella è una affermazione scientifica?
Non avrebbe piu ragione Fermi a domandarsi per quale motivo non se ne vede l'ombra?

La questione, secondo me, è che le affermazioni devono avere dei riscontri. La questione non è marginale. 
Cosa si dice sulla evoluzione della vita sulla Terra: caso e necessità? Ok allora riproducimi la vita in laboratorio e falla evolvere facendola saltare da una specie ad un'altra. 
Cosa rispondono i darwinisti: e ma la vita ha avuto necessità di ben 5 miliardi di anni, questo lasso di tempo non è possibile riprodulto in laboratorio. 
Ok allora non fare affermazioni che non puoi controllare. 

A me da fastidio una cosa, soprattutto, che viene fatta passare per una teoria scientifica una affermazione che non è possibile controllare. E' come un po' il calcolo sulle civiltà extratterestri. Se il calcolo è giusto allora dove sono tutti quanti?

Jacopus

@Dubbio. In merito alla domanda di Fermi, tenuto conto che nella nostra galassia sono  stati ipotizzati da 100 milioni a un miliardo di pianeti abitabili, la risposta che mi sono dato, risiede nella difficoltà a viaggiare oltre certi limiti. Nel nostro caso, ad esempio, per raggiungere la stella più vicina, servirebbe un'astronave che possa viaggiare alla velocità della luce per quattro anni, che è la massima velocità fisica ammissibile. Attualmente siamo molto lontani da quella velocità: l'oggetto umano più lontano dalla terra è voyager 2, che viaggia a 60.000 km/ora. Ed infatti è partito negli anni 70 e sta solo ora superando la eliosfera per avventurarsi nello spazio interstellare. Ha per ora, in cinquanta anni, fatto un viaggio di 150 parsec circa (un parsec 150 milioni di km). Proxima centauri dista 1300 parsec dalla terra, ma è solo una stella possibile e non è detto che sia abitabile. A parti inverse esiste lo stesso problema. Al momento quindi, vedere spuntare un omino verde da un disco volante è molto improbabile, proprio a causa di queste distanze. Potremmo ottenere dei dati più interessanti dall'osservazione fatta da telescopi sempre più grandi al di fuori dell'atmosfera terrestre, come Webb che orbita addirittura intorno al sole e non intorno alla terra come i precedenti.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Donalduck

Citazione di: Jacopus il 02 Luglio 2024, 23:58:59 PMLa natura non è un architetto razionale e brillante, con un sacco di computer per prevedere ogni cosa. È invece un bricoleur che adatta quel che ha affinché la vita prosegua, trasformando ad esempio le piume usate dai dinosauri per sedurre, in strumenti di volo (exaptation). Cercare un orologiaio in questo guazzabuglio è chimerico. Se proprio vogliamo, al massimo possiamo pensare ad un "iniziatore" che ha stabilito le regole, e poi si è dimenticato del gioco, che è andato avanti per conto suo.
Beh, l'ipotesi di un disegno intelligente, nella sua essenza e al netto di altre speculazioni a cui non faccio riferimento e che non adotto, si riferisce a qualcosa di totalmente sconosciuto (in fisica esiste qualcosa del genere quando si parla di materia oscura o energia oscura) di cui si sa (o meglio si ipotizza) soltanto che è un agente (o un insieme di agenti) e che agisce non un fine e con intelligenza, ossia con capacità di elaborazione delle informazioni e d'azione finalizzata risultante da questa elaborazione simili o analoghe a quelle umane, da cui si può ipotizzare che quelle umane derivino. Per quello che ne sappiamo questa entità (ammesso che si unica) potrebbe essere anche a suo modo un incapace o un imbecille, oppure come dici tu un bricoleur; non bisogna subito pensare all'idea religiosa del creatore perfetto, anzi perfettissimo, onnisciente e onnipotente.

Io mi limito a rilevare che il modello previsto dalle teorie darwiniane secondo me non ha molte possibilità di funzionare, e di certo quello che si sa e si è verificato non è per nulla sufficiente a conferirle un buon grado di credibilità.
E questo vale anche indipendentemente dalla mia capacità di formulare un'ipotesi alternativa. Chi sa di non sapere è comunque in vantaggio su chi millanta di sapere ciò che non sa.

Se trovo nel mio cortile impronte di zampe, escrementi e peli non umani  inferisco che con tutta probabilità un animale è stato lì, anche se non so quale e magari le impronte non corrispondono a nessun animale che conosca piuttosto che pensare quelle tracce si siano prodotte per caso non si sa bene in che modo. Analogamente, nella vita e nella sua evoluzione vedo finalità, coordinazione e tutte le caratteristiche di un'azione intelligente e non vedo proprio perché dovrei scartare l'idea più ovvia per dedicarmi al tentativo di far quadrare una teoria che presuppone processi mai osservati, neppure logicamente rappresentabili nei loro vari passi, ma descritti solo in maniera generica e fumosa, con grossi buchi da tutte le parti, come ho cercato di spiegare in altri post su questa stessa discussione e sua altre di diversi anni fa. Non dico che non si debba proseguire in quella strada, se qualcuno la considera plausibile e interessante è giusto che si continuino le ricerche e le speculazioni in quel senso. Ma se si spaccia un'ipotesi che stenta a reggersi in piedi per una teoria ultracomprovata o addirittura per "fatto", devo dire che questo non va per niente a credito della comunità scientifica che la sostiene.

E se l'origine della vita resta un mistero, che però anche questo si spiegherebbe come azione intelligente di agente sconosciuto, capisco ancora meno perché ci si debba incaponire ad escludere questa ipotesi e puntare tutto su quelle alternative (sulle quali, ripeto, va bene continuare a lavorare, anche perché talvolta cercando qualcosa si trova qualcos'altro di utile). Un incaponimento che diventa anche aperta ostilità nei confronti di chi cerca in altre direzioni, come il movimento dell'"intelligent design", che non fa del male a nessuno e che i darwiniani si ostinano a considerare e far passare per dei fondamentalisti religiosi che vogliono riportare la scienza ai tempi precedenti a Galileo e Copernico.

Certo, adottando questa visione delle cose si esce ben presto dalle capacità di indagine attuali della scienza, ma la scienza non può spiegare tutto, anche se fa bene a provarci, e deve accettare i suoi limiti.

E aggiungo che per quanto riguarda lo stato della scienza biologica, rinunciare a spacciare per conosciuto il meccanismo dell'evoluzione e della diversificazione della vita non cambierebbe di una virgola le acquisizioni attuali, che sono basate principalmente sull'esame delle somiglianze e delle variazioni genetiche delle diverse forme di vita, qualunque sia la loro causa.

Ipazia

Citazione di: iano il 03 Luglio 2024, 12:57:48 PMDevo leggerlo come una difesa del piano ontologico della specie?
Darwin avrebbe tentato la stessa difesa?
Preciso che sul fatto che le specie ci appaiono come cose in sè non ci piove, e non escludo che Darwin in tal modo le abbia trattate in parte.
Ora non vorrei dire che si tratti di una illusione, perchè per quanto mi riguarda percezione e illusione sono la stessa cosa.
Dico che percepire le specie per il sistema percettivo è l'equivalente di classificare gli individui in specie per il naturalista..
Percepire le specie per me significa classificare gli individui in specie senza sapere di farlo.

Quello che sto cercando di evidenziare è un significativo quanto ''prezioso'' cortocircuito logico.
Da un lato si individua una specie, quindi si descrivono le caratteristiche della specie, e poi si dice che gli individui che posseggono quelle caratteristiche appartengono alla specie.
Questa è in effetti un operazione virtuosa.

Di fatto partiamo da un giudizio soggettivo secondo il quale individuiamo una specie.
Ma, una volta detto che appartiene alla specie l'individuo che possegga date precise caratteristiche, stiamo sottraendo il giudizio alla nostra soggettività.
In questa operazione c'è l'anima del metodo scientifico e Darwin non vi è dubbio che questa anima la possedeva.
In questo caso la natura è stata decisamente "fisicalista", a scanso di approssimazioni e scetticismi fenomenologici, imponendo la chiave DNA che non è un'opinione. Verificata nel momento riproduttivo e nei tribunali, fino alla revisione del concetto di razza umana.

Forse non è tutto così limpidamente noumenico nel DNA, ma la natura ci prova da centinaia di milioni di anni e dimostra di saperne più delle nostre stregonerie mercantili.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

A me quello che meraviglia è il monopolio del sistema genetico a dna che è alla base del processo evolutivo. In tutta la natura è l'unico sistema adottato e, a differenza della teoria evoluzionistica, che il sistema a dna sia universale, è un dato "duro". Ebbene la natura di solito preferisce strade molteplici e spesso conserva sistemi arcaici perché potrebbero sempre essere utili in futuro. La natura è spesso come una brava massaia che non butta via niente. In questo caso ha invece buttato via tutto tranne il sistema a dna (con qualche miglioria nel corso del tempo (dna racchiuso in un nucleo, oppure libero nella cellula). Ad esempio i "bau plan" attraverso i quali si organizza la costruzione delle forme biologiche ammonta a circa 30. Noi facciamo parte della famiglia dei vertebrati con caratteristiche specifiche che condividiamo con pesci, anfibi, rettili e ovviamente tutti gli altri mammiferi. Ma ci sono altri 29 bauplan, dalle stelle marine, alle seppie, ai batteri. Invece il sistema a dna ha fatto piazza pulita di tutti i concorrenti (ammesso che ve ne siano stati) e questo è estremamente singolare in natura.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

Citazione di: Ipazia il 04 Luglio 2024, 05:41:20 AMIn questo caso la natura è stata decisamente "fisicalista", a scanso di approssimazioni e scetticismi fenomenologici, imponendo la chiave DNA che non è un'opinione. Verificata nel momento riproduttivo e nei tribunali, fino alla revisione del concetto di razza umana.


Il punto di partenza è che non esistono due individui uguali, o due DNA uguali.
I criteri per costruire le specie sono arbitrari.
Si può usare anche il DNA.
Finché non costruiamo le specie non possiamo parlare della loro evoluzione, perchè gli individui non si evolvono, essendo diversi per definizione.
Non è tutto così limpidamente noumenico nel DNA, ma allora perchè ''attaccarcisi''?
Non abbiamo bisogno di nessun noumeno in questo caso.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
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iano

#82
Citazione di: Il_Dubbio il 03 Luglio 2024, 23:02:30 PMFermi si chiese: se è vero che i nostri calcoli dicono che dovrebbero esserci innumerevoli civiltà extraterrestri, allora dove sono tutti quanti?

Già aver affermato che i calcoli suggeriscono che le civiltà extratterestri sarebbero numerose, porta ad una ulteriore domanda: quella è una affermazione scientifica?
Non avrebbe piu ragione Fermi a domandarsi per quale motivo non se ne vede l'ombra?

La questione, secondo me, è che le affermazioni devono avere dei riscontri. La questione non è marginale.


E' una previsione ragionevole.
Gli scienziati fanno previsioni ragionevoli, cioè basate su calcoli.
E cosa succede se la previsione non viene confermata?
Succede che da una smentita, non meno che da una conferma, avremo imparato qualcosa.
Si va anche a tentoni, come è umano che sia, e la scienza è una cosa umana.
Tu stesso vai così. Dunque perchè chiedi alla scienza ciò che tu non sei in grado di produrre?
Pensi che la scienza possa trascendere la nostra umanità?
Questa è la questione, e non è per niente marginale.
Se tu dovessi fare solo affermazioni che abbiano dei riscontri, di quanto cambierebbe il numero delle tue affermazioni?
La scienza non trascende l'uomo, ma l'uomo può trascendere se stesso facendo gruppo con metodo.
E questo gruppo umano che usa un metodo condiviso è appunto la scienza.

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Donalduck

Citazione di: iano il 03 Luglio 2024, 21:29:46 PMPuoi ottenere certamente per cento volte lo stesso numero, e a noi non serve neanche che siano cento lanci  consecutivi, purché dai tempo all'evoluzione di fare tutti i lanci che gli servono per arrivare a cento volte il risultato atteso.
Forse non stai tenendo presente tutto il meccanismo come viene descritto dalle teorie darwiniane.
Queste teorie suppongono che i mutamenti vengano mantenuti, almeno la maggior parte delle volte, solo se presentano un vantaggio per la sopravvivenza. Anche se ammettiamo che i "lanci giusti" avvengano una volta ogni tanto, trattandosi di piccole differenze, la maggior parte deli cambiamenti è assai più probabile che siano inutili o addirittura visibili come vere e proprie malformazioni, quindi svantaggiose dal punto di vista dell'evoluzione. Il fatto poi è che non c'è nessun "risultato atteso" per i darwiniani (mentre secondo me è assai più verosimile che ci sia, nel qual caso tutti i problemi scompaiono). Tutto avviene per caso.
L'altro enorme problema, condiviso con l'ipotesi della nascita "spontanea" della vita da una brodaglia di composti organici, è che non solo non è dimostrato che sia POSSIBILE passare senza un progetto dalla non organizzazione a entità organizzate, se non qualcosa di assolutamente rudimentale e insignificante, ma è anche estremamente improbabile che lo sia, sulla base dei dati che abbiamo. E se una cosa è impossibile, possono passare anche miliardi di miliardi di anni, ma resta sempre tale.

Ma per i darwiniani e i positivisti in genere DEVE essere possibile, perché hanno una fede illimitata nelle possibilità della scienza riduzionista e non possono assolutamente accettare l'ipotesi che la finalità (non importa quale e in che modo agisca) sia una caratteristica universale dell'esistente, non solo del vivente, come caratteristica essenziale alla coscienza e l'intelligenza, anch'esse in qualche modo universali.
E' quello che Monod definisce il "postulato di oggettività" ossia "il rifiuto sistematico a considerare la possibilità di pervenire a una conoscenza 'vera' mediante qualsiasi interpretazione dei fenomeni in termini di cause finali, cioè di 'progetto'". Questa viene definita da Monod una scelta "etica" facendo paradossalmente derivare la conoscenza da una scelta etica del tutto arbitraria piuttosto che l'etica dalla conoscenza del mondo. Lo stesso Monod, che era assai ideologicamente orientato ma fondamentalmente intellettualmente onesto, riconosceva che era una scelta arbitraria, infatti parla di "postulato". Ma l'ideologia gli fa dire che questo postulato è necessario alla scienza, mentre è perfettamente inutile. Casomai si può dire che la scienza, autolimitandosi, ha scelto di considerare solo le relazioni spiegabili senza ricorrere al concetto di finalità, ma anche questo non è vero, perché la biologia il concetto di finalità lo usa eccome, anche se adotta l'inutile (ed estraneo al metodo scientifico) postulato in questione, col risultato che deve per forza sostenere, senza né prove né niente (e senza che serva a nulla), che la finalità deriva dal caso e dall'interazione di forze cieche.

CitazioneCitazione Tutto questo avviene nel corso di un lungo tempo in cui avvengono un numero di lanci da capogiro.
Se fosse stata un intelligenza l'artefice di ciò perchè avrebbe dovuto metterci tutto questo tempo?
Che ci sia voluto tanto tempo lo dicono le IPOTESI evoluzionistiche. Se si suppone l'azione intelligente e finalizzata potrebbe anche essere accaduto tutto nel giro di poche generazioni (non dimentichiamo che le forme intermedie non sono mai state trovate nei reperti fossili e tantomeno sono state osservate). Comunque sia non sapendo nulla del come né del perché di questo ipotetico piano, non vedo perché dovremmo supporre che dovesse prevedere tempi corti piuttosto che lunghi.

CitazioneCon ciò non escludo l'ipotesi di una intelligenza che possa fare ciò, anzi ne ho pure le prove,  solo che non è un ipotesi necessaria. Le due cose non si escludono a vicenda comunque.
No, infatti, c'è l'ipotesi, sostenuta anche in ambito religioso, che il creatore (qualunque entità sia) abbia predisposto un megasistema preprogrammato e poi l'abbia lasciato a sé stesso. Io trovo più convincente l'idea della creazione continua, che considera la creatività (anch'essa) come una proprietà dell'universo che agisce costantemente in qualunque tempo e luogo.
Ma il punto è che NON E' AFFATTO DIMOSTRATO, a differenza di quanto sostengono i darwinisti e non solo, che per spiegare i fenomeni della vita si possa fare a meno dell'ipotesi di un'azione intelligente (ossia che la nascita ed evoluzione della vita sia POSSIBILE per azione delle sole forze fisiche conosciute dalla scienza).
Non è dimostrabile neppure il contrario, ma mentre l'ipotesi del piano intelligente spiegherebbe tutto, con l'altra bisogna fare altre ipotesi astruse e inverificabili che creano più problemi di quanti ne risolvano. Ma ripeto, va benissimo continuare a cercare di avvalorare la teoria, ma non è accettabile tutta questa assurda millanteria, in basa alla quale tale debole ipotesi sarebbe invece verificata a tal punto da essere assimilabile a un "fatto". E soprattutto è esecrabile questa bigotta lotta di religione (perché la scienza così intesa diventa religione) contro ogni ipotesi finalistica.

iano

Citazione di: Donalduck il 05 Luglio 2024, 13:08:09 PML'altro enorme problema, condiviso con l'ipotesi della nascita "spontanea" della vita da una brodaglia di composti organici, è che non solo non è dimostrato che sia POSSIBILE passare senza un progetto dalla non organizzazione a entità organizzate, se non qualcosa di assolutamente rudimentale e insignificante, ma è anche estremamente improbabile che lo sia, sulla base dei dati che abbiamo. E se una cosa è impossibile, possono passare anche miliardi di miliardi di anni, ma resta sempre tale.

L'evoluzione di Darwin parla dell'evoluzione delle specie, non della nascita della vita, mi pare.
Potrei sbagliarmi, ma sarei sorpreso se ne parlasse.
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iano

#85
Citazione di: Donalduck il 05 Luglio 2024, 13:08:09 PMMa per i darwiniani e i positivisti in genere DEVE essere possibile, perché hanno una fede illimitata nelle possibilità della scienza riduzionista e non possono assolutamente accettare l'ipotesi che la finalità (non importa quale e in che modo agisca) sia una caratteristica universale dell'esistente, non solo del vivente, come caratteristica essenziale alla coscienza e l'intelligenza, anch'esse in qualche modo universali.

Mi pare che esponi una visione distorta della scienza, della cui diffusione sopratutto attuale abbiamo già detto.
Per quanto riguarda la tua posizione precisamente filosofica, assolutamente rispettabile, la condivido solo in parte.
Universalizzare coscienza e intelligenza forse non ti rendi conto che equivale a ridurre la vita ad alcune sue caratteristiche, applicando quindi quella tendenza riduzionistica che dici di avversare, a meno che coscienza e intelligenza, sostanze universali, non scendano far i viventi come lo spirito santo.
Io non credo che le cose stiano così, ma la mia personale visione filosofica spiega bene perchè sia facile credere che lo sia.
Non riesco comunque a intravedere come queste tue legittime convinzioni e/o ipotesi di lavoro, possano semplificare la spiegazione delle cose in generale, trovando in esse risposta le nostre domande esistenziali.
Intravedo al contrario una tendenza a sentirsi liberi di moltiplicare le ipotesi a ciò necessarie, a discapito della comprensibilità delle cose di questo mondo.
Il riduzionismo io lo intendo nel cercare di limitare le ipotesi a quelle che appaiono necessarie, perchè ciò aiuta a semplificare i discorsi coi quali tentiamo di descrivere la realtà, aumentandone la comprensibilità.
Io non rifiuto quindi l'ipotesi del progetto intelligente per principio, ma per motivi di praticità.
Di tutto ciò di cui riesco farne a meno, a meno ne faccio.
Inoltre non metterei nello stesso calderone nascita ed evoluzione della vita.
La vita per quanto mi riguarda potrebbe essere sempre esistita, mentre l'umanità invece no.
Anzi a dirla tutta, come ho provato spiegare nei miei precedenti post, l'umanità non esiste, esistono solo gli individui, che essendo per definizione diversi tutti fra loro, non si evolvono.
O meglio si evolvono nella misura nella misura in cui possano essere trascesi in modo convenzionale in specie animali.
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iano

#86
Il rischio allora è che qualcuno, credendo all'esistenza delle specie , come cose esistenti in se, vada a cercare gli anelli che gli pare manchino fra una specie e l'altra, non trovandoli, perchè non ci sono.
Sia detto a scanso di equivoci che io le specie le percepisco come una cosa in se, come immagino tutti noi, e siccome le percepiamo perciò facilmente crediamo alla loro esistenza.
Ma questo è tutto un altro discorso.
Un discorso nel quale aiuta  la pratica del riduzionismo.
Infatti anche chi restasse nella convinzione che le specie esistono in sè, potendosi esse ridurre ad individui, qualche dubbio sulla loro reale esistenza potrebbe venirgli.
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Jacopus

Parlare di specie è, effettivamente, convenzionale, altrimenti non saremmo qui. Ma ci sono anche dei criteri che servono a definire questa convenzionalità e che sono piuttosto validi. In primo luogo le specie si definiscono tali quando uno o due soggetti di quella specie è/sono in grado di riprodurre un individuo fecondo della stessa specie. Esistono anche situazioni intermedie e non potrebbe essere altrimenti, ma la regola generale è questa.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#88
Citazione di: Jacopus il 05 Luglio 2024, 15:25:41 PMParlare di specie è, effettivamente, convenzionale, altrimenti non saremmo qui. Ma ci sono anche dei criteri che servono a definire questa convenzionalità e che sono piuttosto validi. In primo luogo le specie si definiscono tali quando uno o due soggetti di quella specie è/sono in grado di riprodurre un individuo fecondo della stessa specie. Esistono anche situazioni intermedie e non potrebbe essere altrimenti, ma la regola generale è questa.
Esistono così validi criteri per raggruppare gli individui in specie, che anche senza conoscerli, percepiamo le specie come cosa evidente in se.
Abbiamo cioè sotto gli occhi un esempio fantastico di ciò di cui abbiamo parlato, e di cui adesso mi sfugge il nome.
Le qualità emergenti?
L'intero mondo in cui viviamo, inteso come insieme degli esistenti che lo costituiscono, potrebbe in tal modo emergere dalla realtà, compresa l'idea che ci siamo fatti di noi, che della realtà siamo parte.
Ci sono certamente validi motivi per percepire il mondo come lo percepiamo, ma la realtà è altra cosa che non solo non sappiamo, ma non abbiamo neanche bisogno di sapere, o peggio ancora il saperlo potrebbe essere catastrofico, se non fosse che questo tipo di sapere non ha proprio senso secondo me.
Il nostro sapere nasce dal fare e muore nel fare, ed ad esso corrisponde in modo alternativo la percezione  del mondo in cui viviamo.
Il loro essere alternativi è dimostrato dal fatto che dove il sapere avanza, arretra l'evidenza degli esistenti.

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Jacopus

#89
L'altro criterio, più preciso, è la condivisione di un codice genetico univoco, ma anche qui dobbiamo imparare a convivere con un pò di incertezza, visto che lo scimpanzè condivide con homo sapiens il 98,2 del codice genetico, mentre homo sapiens Tizio ed Homo sapiens Caio, condividono fra di loro il 99 per cento del codice genetico. Quell'uno per cento di codice genetico diverso rende le differenze che ci sono fra di noi: capelli rossi, occhi bruni, braccia lunghe, problemi al fegato, pressione alta, dita corte e così via. Basta ancora un pò di differenza in più e ci ritroviamo ad essere scimpanzè.
Effettivamente sembra una differenza percentuale esigua. Lo scimpanzè appena sotto il livello di differenziazione fra singoli individui! L'inghippo si risolve immaginandoci pelosi, nudi, girovagare senza alcun orpello e senza alcuna cultura per la savana. In quel modo, la proporzione torna ad essere del tutto verosimile.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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