Edipo: da Freud a Platone

Aperto da Jacopus, 01 Dicembre 2024, 23:18:18 PM

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Jacopus

Nota è l'interpretazione dell'Edipo da parte di Freud. Una pulsione originaria comune a tutti gli umani (maschi) a sostituirsi al proprio padre. Il veto del padre, rende possibile la formazione del Super-Io e quindi la società organizzata. Una interpretazione brillante, ancora parzialmente valida, a un secolo dalla sua esposizione. Edipo però ha ricevuto anche altre interpretazioni. Una che sarebbe interessante confrontare con quella freudiana è quella di A. Curi che in "Endiadi",  collega il dramma di Sofocle con il tema del parricidio parmenideo di Platone. Platone uccide simbolicamente Parmenide, nel Sofista, perché in questo modo sposta l'Uno indivisibile eleatico nell'IperUranio e nel mondo materiale può dispiegarsi la conoscenza nelle sue molteplici forme, che possono addirittura presentarsi all'interno della stessa persona, basti pensare al mito della biga alata o al detto Zenoniano, tradotto in "unus ego et multi in me".
Ma anche Edipo era ossessionato dalla sete di conoscenza e proprio quella sete sarà la sua rovina.
Ma oltre al significato freudiano, quella uccisione, nel senso platonico, diventa uccisione dell'Uno Parmenideo. Uccidendo, Edipo sconvolge la legge dell'Uno paterno: Edipo-figlio è anche padre e marito e solo chi è molteplice può rispondere all'enigma della sfinge, la quale chiede proprio qualcosa relativamente alla identità molteplice dell'uomo.
Il dramma edipico quindi assume un ruolo diverso in Freud e in Platone (nella lettura di Curi). Nel primo caso è necessario il passaggio edipico ad ogni nuova generazione per fissare il senso del limite e di conseguenza la norma sociale. Edipo è un gioco ciclico che si ripete da quando esiste la civiltà. Nel secondo, l'uccisione di Laio da parte di Edipo è la rappresentazione teatrale del parricidio parmenideo: l'Uno non tornerà più. Interessante che proprio da questa uccisione simbolica di Parmenide, Severino decreta l'inizio del pensiero nichilistico occidentale. Il nichilismo, secondo Severino, inizia con Platone.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Koba II

#1
Un po' ingeneroso costruire un'analogia in cui al venerabile Parmenide corrisponde l'omicida Laio...
Platone ha fatto quello che doveva fare, cioè il parricidio di Parmenide, per poter salvare l'insegnamento del suo vero padre e maestro, Socrate, ovvero che attraverso la scienza del Bene si sarebbe potuto costruire una comunità politica in cui regnasse la Giustizia, e non si ripetesse così la tragedia paradossale della condanna a morte del migliore dei cittadini.
Solo introducendo il "non è" come diverso si poteva avere nello stesso tempo una conoscenza stabile e la pluralità delle cose. L'Essere come una struttura permanente (la cui permanenza appunto garantisse la stabilità del sapere), in cui però fosse presente anche la diversità, la relazione, così come dall'esperienza appare evidente.

Si può dire che il nichilismo abbia origine con Platone solo se si ritiene che il divenire non sia sostenibile dagli uomini. Solo se si pensa che ciò che permane, l'essere, "risucchi" tutto il positivo, lasciando che il divenire sia vissuto e immaginato come "il nulla in azione", come morte e distruzione, e non anche come potenza e prosperità.

niko

#2
Oppure, con Nietzsche, possiamo dire che il parricidio dell'occidente (tutto) e' stato pensare che esista una soluzione apollinea, cioe' razionale, alla situazione tragica.

Il famoso gallo ad Asclepio. Cioe' riconoscere, in extrmis, le buone ragioni, se non la buona fede, dei socraticidi. E direi anche poi dei teicidi, con la vicenda di Gesu'.

Certe rassicurazioni razionali, certe immense costruzioni anti tragiche, sono contro la vita.

Un veleno, non e' una medicina. E un semplice uomo, tra gli uomini, non potra' mai dimostrare il contrario.

Nemmeno bevendoselo davanti a tutti gli altri.

Se solo ci prova, rantola e schiatta.

E' questo, il significato crudele della morte di Socrate, e' questa, la prova a cuoi lo hanno costretto i suoi prepotenti nemici.

Una prova, da cui esce vincitore sempre e solo Asclepio.

E quindi, in attesa (eterna), da parte di tutti noi, che un calice fumante di veleno, si trasformi per davvero, in una medicina sciroppata dolciastra, a comando della volonta' di un semplice uomo, che sta per berselo...

la condizione da realizzare affinche' il prossimo Socrate che andra' in giro per le strade non finisca prima o poi ammazzato, con grande trauma "edipico" e senso di impotenza dei suoi piu' vicini amanti/discepoli, non potra' che essere politica. Una condizione eminentemente politica.

Ovvero un rapporto di forza. Ovvero un quantomeno parziale accoglimento delle ragioni, e dei moti interiori, non gia' di Socrate, ma degli ipocriti e ingrugnati giurati socraticidi. Non di Cristo, ma degli ebrei e romani teicidi. Insomma delle ragioni apprentemente piu' difficili, da accogliere. Soprattutto per chi vive nel mondo edulcorato delle convinzioni apollinee...

O il re si converte alla filosofia, o un manipolo di filosofi destituiscono il re e prendono il potere.

E, quanto alla scrittura, sara' pure il segno dell'involuzione tecnocratica dei tempi e il tradimento di tutti i contatti umani autentici, ma, stante che i nostri nemici scrivono, ho idea che, per un po', dobbiamo scrivere pure noi.

E cosi', in occidente fu subito tradimento e parricidio... direi, di Socrate, nel metodo, se non forse anche nel merito, gia' da parte dell'immediatamente successivo Platone.

La volonta' di potenza, nel suo servizio incondizionato alla vita e alla possibilita' della vita (oltre, e contro, ogni possibile veleno) gia' in tale vero ed immediato parricidio, rialzo', politicamente la testa. Semmai nella figura di Socrate e, o in quella di  Gesu', che comunque muoiono come folli per le loro idee, e apparentemente pacificissime convinzioni, l'avesse mai, davvero, abbasata.

E' questa l'unica riconciliazione possibile.

E anche l'unica riconciliazione effettivamente avvenuta.

Per altro gia' in un remoto passato.

E quindi, non e' tanto sano, ad oggi, stare, a noialtri, a preoccuparcene troppo. Sempre a proposito di Asclepio.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

misummi

In una societa senza padri come quella attuale,il complesso di Edipo si è svaporato in una invidia fraterna diffusa dappertutto col marchio di Caino.
"Nessuno tocchi Caino,specie di Camiti"

green demetr

Credo fermamente che sia Freud, sia Sofocle, sia Platone intendessero dire l'esatto opposto.
Stavo leggendo la prolusione al settimo seminario, che ho scoperto avere per casa :D , di Lacan il ciarlatano, in effetti lui dice non di fare teoria medica, ma critica al pensiero di Freud, immediata l'espulsione dall'università.
Ora senza addentrarci nella complessità lacaniana, cui forse la ciarlateneria comincio a credere è attribuita, per mancanza di un contesto, quello che ho esposto sopra.
E' proprio questo che ognuno dovrebbe chiedersi: perchè nessuno viene accusato di ciarlataneria?
E' evidente: l'industria culturale (di cui Curi è l'ennesima incarnazione), oggi non vi sono maestri, c'è solo il mio maestro, che ci dice: leggete bestie!!! (ok bestie l'ho aggiunto io  ;)  :)) ).
Frattanto forse sto scoprendo di essere un procrastinatore seriale. 8)
Che palle!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

misummi

in un certo senso sono tutti imbonitori,in un certo senso.
Anche certa scienza e certi scienziati lo sono,in un certo senso.
Fa parte del gioco,se uno se ne rende conto  non si faccia imbonire oppure finga quel tanto che basta per...imbonitori lui.
Eric Berne,nel suo libro "A che gioco giochiamo" spiega un gioco piuttosto diffuso a vari livelli:"Peliamo quel pollo" 
Essendo il mondo simile a un pollaio,molti facile cascarci 
Berne lo spiega in lungo e in largo dimostrando che un "pollo" consapevole e intelligente, lo sfiora appena pelando tutti quanti.

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