Dopo la morte del soggetto la realtà continua ad esistere?

Aperto da Ercole, 17 Luglio 2018, 21:13:18 PM

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Ercole

Propongo una riflessione: come si può fondare razionalmente il fatto che il Mondo continuerà ad esistere dopo la fine del Soggetto? Da dove deriva la certezza che la Realtà non cessi interamente con la fine della mente che la pensa?

sgiombo

Secondo me non si può.

Il solipsismo, ma anche più drasticamente e conseguentemente lo scetticismo in generale non é superabile razionalmente (ma solo abbracciando almeno un minimo di credenze irrazionali; ed esserne consapevoli significa essere non già mano ma invece più razionalisti che ignorare questi limiti insuperabili della ragione coltivando beate illusioni).

Infatti secondo me si possono dare giudizi analitici a priori certi, ma che pagano inesorabilmente la loro certezza con un' insuperabile sterilità conoscitiva (le loro conclusioni non apportano alcuna nuova conoscenza della realtà che non fosse eventualmente di già presente, per quanto implicitamente, nella premesse); oppure giudizi sintetici a posteriori, che forse apportano conoscenze della realtà, ma pagano inesorabilmente questa loro (dubbia) fertilità conoscitiva (per l' appunto) con un' insuperabile incertezza (per la verità il predicare reale in quanto tale quanto immediatamente sentito empiricamente -se accade- sarebbe certamente vero; ma comunque effimero perché il present trapassa immediatamente nel passato e un tale giudizio diviene sibito "dato mnemonico" -e non più immediatamente sensibile- e come tale dubitabile, incerto).

Lou

Citazione di: Ercole il 17 Luglio 2018, 21:13:18 PM
Propongo una riflessione: come si può fondare razionalmente il fatto che il Mondo continuerà ad esistere dopo la fine del Soggetto? Da dove deriva la certezza che la Realtà non cessi interamente con la fine della mente che la pensa?
Partirei dal fatto che innanzitutto siamo testimoni della morte di altri soggetti. È alla vita e al mondo che si muore.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Phil

Secondo me, si potrebbe partire anche ribaltando la domanda, chiedendosi come sia possibile "fondare razionalmente il fatto che il mondo esisteva prima dell'inizio del soggetto?" (uso le minuscole volutamente).
Si potrebbe rispondere affermando che, razionalmente, se il soggetto esiste deve essere stato generato/creato da qualcosa che esiteva prima di lui (e se si fosse autogenerato, significa che già esisteva). Ebbene, parimenti si potrebbe affermare che l'esistenza del soggetto non può essere l'unica e/o ultima forma di esistenza, altrimenti non potrebbe percepire (fallacemente o meno, è irrilevante) nulla che fosse altro da sé, un non-sé, come invece accade (un non-soggetto genera il soggetto, il soggetto percepisce un non-soggetto... si è sempre almeno in due). A questo punto sarebbe legittimo supporre che alla dipartita del soggetto, ciò che è altro dal lui continuerebbe plausibilmente ad esistere (anche se non si sa per quanto).

Eppure, si potrebbe comunque sostenere la possibilità che al momento della scomparsa del soggetto, l'intero esistente (tutto ciò che è) potrebbe scomparire con lui, ma è una possibilità di cui non si hanno indizi razionali plausibili e che avrà risposta solo in futuro (sicuramente non per il soggetto, che non sarà più tale). Per quanto non sia una prova inconfutabile, il constatare che alla scomparsa di altri soggetti (e qui Lou m'ha già anticipato!), restano molti altri enti e soggetti che sopravvivono, rende più plausibile (ma non certa) l'ipotesi che anche senza più soggetti, l'esistenza continuerebbe ad appartenere ad altro nel mondo.

Sostenere che il soggetto nasca dal/nel mondo e poi il mondo muoia con il soggetto che ha generato, non è inconfutabile con assoluta certezza (come nessuna ipotesi sul futuro ;) ), tuttavia è quantomeno logicamente azzardato e disfunzionale (esistenzialmente, eticamente, epistemologicamente e... soprattutto psicologicamente!).


P.s.
Ci si potrebbe spingere persino fino a "svalutare" la domanda, considerando come il soggetto non abbia possibilità di agire direttamente su ciò che gli sopravvive (e che qualunque tipo di "eredità" è in balia del mondo e degli eventi), per cui se ci sia o meno qualcosa/qualcuno che gli sopravviva, non è per il soggetto un criterio da sovrastimare per le sue scelte (per quanto questo possa degenerare verso l'irresponsabilità etica, ecologica, etc., tuttavia, in una prospettiva di "macro-ordine" di eventi, persino facilitare l'estinzione della razza umana, potrebbe essere un bene per la natura... dipende, come sempre, dai punti di vista  ;D ).

baylham

Citazione di: Ercole il 17 Luglio 2018, 21:13:18 PM
Propongo una riflessione: come si può fondare razionalmente il fatto che il Mondo continuerà ad esistere dopo la fine del Soggetto? Da dove deriva la certezza che la Realtà non cessi interamente con la fine della mente che la pensa?

Sullo stesso fondamento secondo cui esiste un mondo durante la vita del soggetto.

Kobayashi

Il Soggetto non esiste. Esistono tanti soggetti. E come hanno detto Lou e Phil, assistiamo continuamente alla morte di soggetti senza che si manifesti l'apocalisse. Mi pare si tratti di una certezza assai razionale, ben fondata.
Del resto non esiste nemmeno una Realtà, ma tante realtà, ciascuna pensata da un singolo soggetto. E quelle realtà scompariranno insieme al suo correlato umano, anche se certo qualcosa di materiale continuerà ad esistere.
Cioè insieme a me scompariranno anche le montagne che ho scalato. Quelle montagne esistono solo per me. Resteranno delle rocce, dei sassi, un po' di terra.
La buona notizia è che insieme alle mie montagne scomparirà anche il mio sottosuolo...

paul11

Per  la stessa ragione che esiste una storia passata e plausibilmente un futuro.La nostra mente non lavora solo sul presente e questo ha permesso di studiare i fenomeni, eventi fisici e naturali e formalizzarli in leggi predittive spazio/temporali.
Queste leggi scientifiche sono già "cristallizzazione" di un dinamica vettoriale.

il problema si porrebbe se "sparisse tutta l'umanità".perchè è da quì che la memoria non personale ma storica collettiva dell'intera umanità depositata nella comune narrazione che segna un passato, un presente ,un futuro.ci indica che l esingole nascite e morti sono comunque dentro una più grande narrazione.
In quanto finita l'umanità, finirebbe la realtà.

bobmax

La razionalità è un sistema, e come ogni sistema essa non può accedere ai propri fondamenti.
La scissione soggetto/oggetto è un fondamento della razionalità, e non è perciò indagabile dalla stessa razionalità.

L'approccio dovrebbe essere quindi a mio parere diverso. Occorre cioè provare a muoversi fino al limite della comprensione razionale, per percepirne la intrinseche contraddizioni. Giunti al limite, la razionalità subisce uno smacco che la paralizza. Ma quel "nulla" che ci troviamo davanti può scuoterci nel profondo.
 
Una possibile strada, per giungere al limite, è quella di riflettere sul nostro libero arbitrio. La sua impossibilità, non solo logica ma pure etica, può farci percepire, attraverso il nostro stesso annichilimento, ciò che razionalmente sarebbe impossibile.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

Citazione di: bobmax il 18 Luglio 2018, 10:48:10 AM
La razionalità è un sistema, e come ogni sistema essa non può accedere ai propri fondamenti.
La scissione soggetto/oggetto è un fondamento della razionalità, e non è perciò indagabile dalla stessa razionalità.

L'approccio dovrebbe essere quindi a mio parere diverso. Occorre cioè provare a muoversi fino al limite della comprensione razionale, per percepirne la intrinseche contraddizioni. Giunti al limite, la razionalità subisce uno smacco che la paralizza. Ma quel "nulla" che ci troviamo davanti può scuoterci nel profondo.

Una possibile strada, per giungere al limite, è quella di riflettere sul nostro libero arbitrio. La sua impossibilità, non solo logica ma pure etica, può farci percepire, attraverso il nostro stesso annichilimento, ciò che razionalmente sarebbe impossibile.
Questa scissione soggetto/oggetto  avviene con la modernità. ma per chi  come ad es.  Hegel non accetta la scientificità del metodo sperimentale alla filosofia, utilizza nel suo caso, la dialettica;perchè è comunque il concetto razionale che integra la percezione sensoriale  e certamente non viceversa
Significa che l'operazione di sintesi di quella che Hegel chiama coscienza, è il processo di relazionare il concreto del mondo fisco e naturale all'interno del concetto razionale della ragione. 
I procedimenti diventano contraddittori quando la ragione è solo astrazione e quando il mondo reale è solo concreto, quello che Hegel chiama in fenomenologia dello spirito "la cosa in sè e per sè" e quindi non è ancora relazionata nel processo di sintesi del concetto dell'agente conoscitivo, la coscienza umana ,secondo Hegel.

Sariputra

#9
Se la realtà è una rappresentazione che ne fa il soggetto, anche l'esistenza di altri soggetti potrebbe benissimo far parte della rappresentazione che se ne fa un unico, ipotetico soggetto (io non credo ad un soggetto come entità fissa ed autonoma, ma piuttosto come un processo impermanente, condizionato e interdipendente, come tutti gli altri ...). Concordo quindi con Sgiombo sull'impossibilità di dimostrare razionalmente l'esistenza di altri soggetti, ma solo se ne può accettare ragionevolmente l'esistenza  "per fede irrazionale" (una specie di "sensazione",forse???...).
Anche la visione della "fine" di altri soggetti-altro-da sè è una rappresentazione che il soggetto si fa della morte, essendo impossibilitato a vedere l'opposto da sè, ossia la morte come non-soggetto, così come la lama di un coltello non può tagliare se stessa.
Cosa succede alla fine del soggetto è uno degli indecidibili (avyakrita). Problemi irrisolvibili per la razionalità.
Tenendo a mente che "fine" è solo un concetto utile e convenzionale. Ciò di cui il soggetto fa esperienza è sempre "trasformazione", mai fine.
Spero si capisca...l'afa che opprime Villa Sariputra mi ottenebra assai, in questi giorni... :(
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Lou

Citazione di: Sariputra il 18 Luglio 2018, 11:33:01 AM
Se la realtà è una rappresentazione che ne fa il soggetto, anche l'esistenza di altri soggetti potrebbe benissimo far parte della rappresentazione che se ne fa un unico, ipotetico soggetto (io non credo ad un soggetto come entità fissa ed autonoma, ma piuttosto come un processo impermanente, condizionato e interdipendente, come tutti gli altri ...). Concordo quindi con Sgiombo sull'impossibilità di dimostrare razionalmente l'esistenza di altri soggetti, ma solo se ne può accettare ragionevolmente l'esistenza  "per fede irrazionale" (una specie di "sensazione",forse???...).
Anche la visione della "fine" di altri soggetti-altro-da sè è una rappresentazione che il soggetto si fa della morte, essendo impossibilitato a vedere l'opposto da sè, ossia la morte come non-soggetto, così come la lama di un coltello non può tagliare se stessa.
Cosa succede alla fine del soggetto è uno degli indecidibili (avyakrita). Problemi irrisolvibili per la razionalità.
Tenendo a mente che "fine" è solo un concetto utile e convenzionale. Ciò di cui il soggetto fa esperienza è sempre "trasformazione", mai fine.
Spero si capisca...l'afa che opprime Villa Sariputra mi ottenebra assai, in questi giorni... :(
Ottima obiezione: erodendo come si deve ogni fondamento di certezza empirica ed esperienza concreta, sono io sola (al mondo). 8)
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Carlo Pierini

#11
Citazione di: Ercole il 17 Luglio 2018, 21:13:18 PM
Propongo una riflessione: come si può fondare razionalmente il fatto che il Mondo continuerà ad esistere dopo la fine del Soggetto? Da dove deriva la certezza che la Realtà non cessi interamente con la fine della mente che la pensa?

CARLO
La tua domanda equivale alla domanda fondamentale: <<Il Mondo esiste?>> Ma se mettiamo in discussione l'esistenza del Mondo, dobbiamo mettere in discussione anche l'esistenza del Soggetto e di ciò che egli chiama <<fondazione razionale>>. Quindi, per dare un senso alla tua domanda, dobbiamo ammettere l'esistenza di un Soggetto capace di <<fondare razionalmente>> qualcosa. E allora, se ammettiamo l'esistenza di un Soggetto fondante distinguibile-indipendente dal Mondo, non ci sono motivi per non riconoscere anche al Mondo lo stesso rango di esistenza.
Il problema è, se mai, che una <<fondazione razionale>> per essere tale dev'essere eternamente valida, quindi indipendente da soggetti particolari "mortali"; dev'essere, cioè, la fondazione di un Soggetto Eterno che precede il Mondo. I principi che fondano il Mondo *precedono* il Mondo ("principio" deriva da "prius", ovvero, "ciò che viene prima").

Ercole

Citazione di: Lou il 17 Luglio 2018, 22:11:26 PM
Citazione di: Ercole il 17 Luglio 2018, 21:13:18 PM
Propongo una riflessione: come si può fondare razionalmente il fatto che il Mondo continuerà ad esistere dopo la fine del Soggetto? Da dove deriva la certezza che la Realtà non cessi interamente con la fine della mente che la pensa?
Partirei dal fatto che innanzitutto siamo testimoni della morte di altri soggetti. È alla vita e al mondo che si muore.
Possiamo non escludere che tale esperienza non faccia parte dell'onirico? Sia ben chiaro, se usiamo il senso comune non abbiamo bisogno di discutere... ma è esperienza comune è che il mondo onirico si dissolva e con esso anche l'intersoggettività avuta con i personaggi onirici... non si dissolverebbero in quel caso gli eventi di morte di altre persone?

Lou

Analogia intrigante, Prospero.
Mi parli da un luogo dell'onirico o da fuor d'esso? Dove ti poni? poi, magari, rispondo.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Phil

Eppure, se anche fossimo in un sogno, potremmo comunque essere qualcuno che sogna: la fine del soggetto (e del suo "mondo dei sogni") sarebbe allora piuttosto un risveglio del soggetto (che si scoprirebbe diverso da come si è sognato e in un mondo diverso da quello dei sogni), "risveglio" già caro a Eraclito, Buddha, Chuang Tzu, etc.

Se invece non fossimo in un sogno, ma fossimo un sogno, allora sì, al risveglio del sognante misterioso, noi e il nostro mondo cesseremmo di esistere, annientati dalla realtà che credevamo sogno, quando la nostra realtà era il vero sogno...

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