Domande esistenziali senza risposta.

Aperto da iano, 09 Novembre 2024, 08:16:35 AM

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green demetr

Citazione di: iano il 11 Novembre 2024, 15:32:50 PMvorrei invitarvi a non arrovellarvi su quelle domande prive di risposte fino a farvene una malattia, e affrontare  in modo allegro e leggero la questione, senza scatenare piccole o grandi guerre di religione.
Ridurre per quanto possibile i grandi problemi esistenziali a un gioco
:D Ma certo, però ti dico come la vedo io, è proprio l'arrovelarsi il principio del gioco, se no, non saremmo su un forum di filosofia, ma su qualche gruppo monomaniaco su facebook, la diversità è bellezza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Koba II

Citazione di: iano il 11 Novembre 2024, 15:32:50 PMNon hanno presumibilmente senso, perchè se c'è una finalità non è a parole che la si può esprimere, secondo me, cioè non tutto è riducibile a parole, per quanto inevitabilmente proviamo a farlo [...]
Hai un po' modificato la questione.
Potremmo dire così, ora: l'edificio della metafisica è crollato, noi ci aggiriamo tra le macerie e ogni tanto ci fermiamo davanti ad uno di questi pezzi, interrogandoci su di esso, sulla sua natura, ma inutilmente in quanto il suo significato stava nella posizione occupata all'interno della struttura dell'edificio. Ora non è altro che un pezzo di materia inerte.
Quindi è corretto dire che le domande filosofiche che nascono dalla sollecitazione di questi ruderi danno il via ad un'attività che non può avere alcun esito positivo.
Ma in realtà l'edificio stesso è stato eretto per rispondere alla domanda sul senso.
E il suo crollo non comporta solo quel tipo di interrogativi determinati dall'ambiguità del linguaggio della tradizione, ma l'apertura a ben altro domandare.
Questo domandare non è un gioco, poiché in esso si decide sul senso del proprio vivere, sulle possibilità del proprio agire etc.
D'altra parte proprio la fine della metafisica, quindi di un certo dogmatismo, dovrebbe farci recuperare l'umiltà iniziale di Socrate: so di non sapere, cioè so che ogni posizione deve essere soppesata; finita la pacchia delle verità tradizionali non rimane che essere sempre un po' scettici, problematici, contraddittori quando serve.
Lo spirito polemico cioè non ha molto senso, nasconde per lo più altri interessi (psicologici o professionali).

iano

#17
Citazione di: Koba II il 11 Novembre 2024, 18:01:20 PMHai un po' modificato la questione.
Potremmo dire così, ora: l'edificio della metafisica è crollato, noi ci aggiriamo tra le macerie e ogni tanto ci fermiamo davanti ad uno di questi pezzi, interrogandoci su di esso, sulla sua natura, ma inutilmente in quanto il suo significato stava nella posizione occupata all'interno della struttura dell'edificio. Ora non è altro che un pezzo di materia inerte.


Inerte come la pelle che il serpente ha abbandonato per assumerne una nuova.
La metafisica non muore ma si trasforma.
Il compito del filosofo sarebbe quello di capire dove si è andata a cacciare di nuovo, perchè almeno lui dovrebbe porre fiducia nella sua funzione insostituibile, piuttosto che lamentarne l'irrimediabile perdita, e uno dei posti dove andarla cercare è dentro alle teorie fisiche, dove, anche indipendentemente dalla volontà degli scienziati a loro insaputa si è reinsediata nella sua nuova forma che la rende irriconoscibile a prima vista.
La metafisica muta , ma non muore, per cui se essa non ci indica più l'assoluto, resta però assolutamente necessaria.
Allo stesso tempo occorre avere la consapevolezza che quando la si trova questo è il momento in cui inizierà  a cambiare pelle.
La ''cosa in se'' relativa alla vecchia metafisica, in quanto cosa in se, quindi ovvia ed evidente, non aveva perciò bisogno di essere affermata, come volendone puntellare un esistenza in pericolo, e l'affermarla quindi è il primo passo necessario per poterla poi negare, operazione lunga e difficile che segna le ere filosofiche.
Le parole servono ad affermare quanto a negare, per cui non potremo mai affermare  un senso della vita che sia innegabile, nella misura in cui venga espresso appunto in parole.
Non c'è una verità esprimile in simboli e per questo la scienza non ce la può dare.
Esistono verità innegabili dentro di noi, che resistono, finché non le scoviamo traducendole in parole.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Il problema della metafisica della cosa in se, se così si può dire, è che ad essa resta legata a vita la nostra percezione naturale della realtà, che in fatti è fatta di evidenze, le quali permangono anche quando la scienza ne scova la natura di illusione, non bastando questa consapevolezza a mutare la nostra percezione.
La nuova ''percezione'' scientifica non è nella sostanza diversa da quella ''naturale'', ma i suoi prodotti non sono le evidenze, e, stante l'inerzia di una evidenza, perciò i suoi cambiamenti di pelle sono molto meno travagliati, per quanto restino problematici,
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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