Diventare "altro" e diventare "nulla" (sulla filosofia di E.Severino)

Aperto da 0xdeadbeef, 04 Giugno 2018, 14:22:47 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

bobmax

Per 0xdeadbeef
Vorrei ringraziarti per aver proposto questo argomento. Di non facile approfondimento.
 
Per Green Demetr
No, l'Assoluto non è un'ontologia. L'Assoluto è la Verità. Mentre qualsiasi ontologia altro non è che il tentativo, maldestro, di possedere la Verità.
Ben diversa la periecontologia (Karl Jaspers) che consiste non nella pretesa di com-prendere (tipica dell'ontologia) ma di fare un passo indietro, lasciar spazio, stare in attesa.
 
Leggendo Severino, si potrebbe notare quanto egli sia all'oscuro delle principali moderne teorie scientifiche, così come il suo rifiuto della tecnica sia fondato principalmente su una superstizione. Questi filosofi non vogliono sforzarsi, e pretendono di aver ormai capito tutto. In questo modo un'iniziale interessante idea, invece di svilupparsi, acquista inevitabilmente un carattere dogmatico, perciò inaccettabile.
In questo modo finiscono magari con il rifiutare il cronotopo di Einstein, per la semplice ragione che non lo hanno per nulla compreso (che poi esso sia Verità assoluta è tutta un'altra storia...)
 
Apprezzo Carlo Sini, anche con lui ho avuto modo di confrontarmi più volte. Direi che con "Archivio Spinoza" abbia espresso il meglio di sé. Poi ho notato una deriva consolatoria, una promessa di splendide sorti progressive, che mal si confà alla precedente profondità del suo pensiero.
 
--------------------------------------
Impegni improrogabili renderanno difficile la mia partecipazione al forum, approfitto per salutare tutti.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Phil

Citazione di: green demetr il 07 Giugno 2018, 21:42:09 PM
Questa decisione per Severino è la Filosofia. L'unica che possa dar conto degli eterni.
Forse, più che "dar conto degli eterni", la filosofia può "dar (rac)conto degli eterni", ovvero è l'unica che possa raccontare l'eternità, intendendola non come semplice "mythos" epico, ma piuttosto come filosofema portante del pensare metafisico. Eppure, il poter-fare ha sempre la cogenza di un dover-fare?

Citazione di: green demetr il 07 Giugno 2018, 21:42:09 PM
Proprio perchè è l'unica a smascherarne la pretesa estetica.  ;)
Eppure è uno smascheramento da sotto la medesima maschera: cosa c'è di più estetico di "usare" l'eternità, di manipolarla come fosse un docile concetto, quasi banale, per darle un posto di ingranaggio in un meccanismo metafisico?
Dall'innamorato che spergiura "ti amerò in eterno!" a Severino che parla di "eterni", passando per le religioni che delimitano la caduca parentesi umana fra due eternità divine, l'eternità è sempre una carta vincente e (per definizione) inconfutabile. Forse è ora di toglierla dal mazzo e giocare da adulti, senza jolly  ;)

Gli eterni di Severino sono forse figli di un incidente di percorso, nel senso che piuttosto di essere
Citazione di: 0xdeadbeef il 06 Giugno 2018, 10:25:42 AM
proprio la mancanza del tempo, trovo, che permette a Severino di affermare, nella struttura originaria, l'eternità
dell'essente.
mi pare si tratti di un'immissione surrettizia del tempo nella logica (di per sé tendenzialmente atemporale): al posto di affermare "A=A fuori da un tempo determinato" (non essendo precisato), Severino balza ad "A=A in eterno" (che è comunque una forma di temporalità, la più inespugnabile e inverificabile; tuttavia, qui mi pare abbia giocato male il jolly perché non potenzia le altre carte, anzi: se accettiamo la sua teoria degli eterni su cosa fondiamo l'etica, la politica, la stessa biasimata tecnica? C'è una morale per gli essenti eterni? La sua ontologia è così logica da essere un anti-umanesimo o ci salviamo "in corner" con un arbitrario gesto di fede che innesta un senso religioso in alcuni essenti, quelli antropomorfi? Gesti estetici non teoretici...).

Fra le piaghe del suo "eternalismo ontologico", il monito che Severino ci offre (che mi suona disincantatamente sarcastico e parodistico, anche se queste non erano certo le sue intenzioni), potrebbe essere quello di ricordarci che la logica mal si presta a seguire il fluire degli eventi, al punto che (applicando la logica agli essenti) gli essenti o sono fuori dal tempo o sono eterni; essendo la nostra percezione di essi temporale, cioè nel tempo, allora non possono che essere eterni. Salvo poi rigettare che tale percezione di essi sia davvero temporale poiché A non può diventare B (il che mi sembra segare il ramo su cui è stata meticolosamente appesa la teoria degli eterni: mentre parlo di A che non diventa B, io stesso divento altro da me...).

La "contraddizione C" (non la conoscevo, ho ascoltato solo una sua lezione in merito su youtube) mi si presenta come un effetto collaterale del rifiuto del divenire, o meglio, è una contraddizione finché si sta dentro l'orizzonte del rigido ontologismo logicistico severiniano, ma dall'esterno è qualcosa che invece lo falsifica: non è contraddittorio che la totalità non riesca ad essere espressa dalla sua stessa parzialità (che così rimanda ad una totalità sempre deferita, differita e asintoticamente incolmabile), si tratterebbe piuttosto di riconoscere che la totalità non è granitica ed eterna, ma mutevole e "riparametrata".
Come dire, con un esempio banale (mi affido al vostro intuito): il sopraggiungere di un neonato non contraddice che la popolazione del villaggio x fosse di 120 persone prima di lui; con la sua nascita la nuova totalità di abitanti è di 121 (se nessuno muore, e anche di questo Severino non sembra voler rendere conto quando dice che il destino glorioso è l'approssimarsi al compimento, come se ci fosse solo aumento e mai diminuzione, o meglio, solo sopraggiungere e mai congedarsi...). Tuttavia, direbbe Severino, la totalità non può essere equivalente sia a 120 abitanti che a 121 (ne va del principio di identità!) ed ecco allora la contraddizione... oppure tale contraddizione falsifica l'idea che la totalità vada intesa in modo eternamente immutabile poiché, come tutti i concetti, ha un senso "diacronico" in un contesto semantico dinamico.

Il pensiero severiniano mi sembra (e sicuramente non l'ho capito!  ;D ) una "dimostrazione per assurdo" di come sia malfunzionante (al di là del suo valore "estetico") una metafisica che prova a scardinare il senso comune proprio in ciò che lo accomuna alla scienza (il divenire di identità cangianti nella pura contingenza).

paul11

Un altro modo con cui Aristotele spiega il movimento è quello della POTENZA e dell'ATTO : questa coppia è un altro modo per ammazzare Parmenide : già Platone aveva commesso il parricidio di Parmenide introducendo l'essere diversamente . Aristotele lavora però nel campo del cambiamento : dall'essere una cosa al non essere più quella cosa e viceversa . Introduce quindi la coppia potenza-atto . Aristotele fa notare che quando qualcosa cambia non passa solo da privazione ad acquisizione , ma subisce anche un altro processo : in partenza era potenzialmente quello che poi è diventato effettivamente . La pianta è trasformazione del seme...........

Tratto, per comodità, da "filosofico.net.Il sottolineato è mio,

E' quì uno dei fondamenti della cultura occidentale.
Quello che accade è che la verità verrà cercata nel divenire e non nell'eterno(un tempo immobile) e segnerà la storia della cultura occidentale.

Severino vedendo la contraddizione dell'ente A che nel divenire diventa nonA ,vede nel mutamento che l'essente nega l'identità per diventare una contraddizione nel'esistente (ente esistente= essente)

Ha ragione fin quì.

0xdeadbeef

Per rispondere all'amico Green Demetr, il tempo assunto al pari degli altri essenti (come è evidentemente assunto
da Severino) vuol semplicemente dire che il tempo, in quanto eterno, non esiste: è nulla.
O, per meglio dire, è nulla per noi (poveri) "mortali"; non per Severino, per il quale se esso è un essente non può,
evidentemente, essere nulla (infatti è eterno).
Però ci dovrebbe, appunto, spiegare un pò meglio cosa lui intende per "tempo", visto che, almeno per quel che io ho
letto, l'argomentazione circa la diatriba Einstein-Popper (i fotogrammi della cinepresa) mi sembra assai, come dire,
"carente".
In realtà, a me sembra che tutta la filosofia di Severino sia meglio comprensibile se analizzata alla luce di quel che
Nietzsche afferma nei "Frammenti postumi".
Dice Nietzsche: "nell'eterno fuire delle cose di nulla potremmo dire che è". Se lo diciamo, continua Nietzsche (ora
non ricordo le parole precise ma il senso è certamente questo), è: "così, per vivere".
Tutto il discorso si sposta allora sul "simbolo", sul significato e dunque sulla catena segnica dei significanti-
significati.
Peirce afferma che già il pensare (quindi in un momento antecedente il parlare) è inserire il "primum assoluto",
l'"oggetto", all'interno della catena segnica. Riferendo la teoria di Peirce alle parole di Nietzsche potremmo
supporre che quell'"è" atemporale ("eterno" di una eternità che Nietzsche relativizza all'utilità, alla convenzione
- "così, per vivere") sia null'altro che un primo "segno" posto dal primo interprete.
Senonchè, a me sembra, non è questa la strada che Severino percorre. Perchè da lui quell'"è" viene inteso appunto
come "primum assoluto" (la negazione dell'esser-sè dell'essente è autonegazione, dice Severino nell "Struttura
originaria").
Quindi, in Severino, già nel "primum assoluto" (che poi lo sia è, come visto, tutto da dimostrare) è escluso il
tempo, che dunque risulta presupposto (presupposto...) nella sua eternità, o nullità che dir si voglia.
Insomma, questo di cui ho dato qualche accenno mi sembrerebbe un, come dire, buon terreno da esplorare.
Sicuramente più della "contraddizione C" cui accennavo (in cui si parla della struttura originaria come
di una totalità formale, astratta), che forse porterebbe tutto il discorso ad aggrovigliarsi più di quanto
già non lo sia.
Per cui, e per quanto mi riguarda, mi scuso di averla tirata in ballo.
saluti

Carlo Pierini

Citazione di: Phil il 04 Giugno 2018, 19:38:56 PM
Ti segnalo che se ne discusse anche con altri utenti, nel topic "conoscenza e critica della conoscenza", pagina 13 e seguenti (https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/conoscenza-e-critica-della-conoscenza/180/?PHPSESSID=dgd8arde5aqppu5j4iaaniklt7).

In breve, per quel che ho compreso, mi pare che Severino "giochi" a fare lo zenoniano, riducendo l'insidiosa tematica dell'identità dell'ente ad una questione esclusivamente temporale (aggirando l'ostacolo di tematizzare l'essere-dell'-ente, forse giovandosi del connubio fra la "copertura" heideggeriana e un nichilismo nostalgico della sua stessa matrice metafisica), rovesciando la gerarchia logica fra il fisico impermanente e l'anelito "classico" all'assoluto (eterno, etc.).
Il risultato è che il nulla viene esorcizzato, addomesticato e strumentalizzato per sostenere un'"ontologia dell'eterno" che, per come la vedo, è in fondo un'"estetica dell'analitica esistenziale" come rimedio dissimulato dell'aporeticità del pensare l'esistere ("estetica" nel senso che non è tenuta a dar conto dell'ancoraggio al cosiddetto "reale", ma può cavalcare uno stilema interpretativo, quello ontologico, la cui semantica può eccedere serenamente la pragmaticità degli eventi a cui si riferisce, sotto l'egida di un fondazionalismo teoretico).

CARLO
Siccome non conosco la lingua tardo-mesopotamica, saresti così gentile da tradurre il tuo scritto in italiano? :)

Phil

Per cercare di non essere troppo prolisso, ho provato ad essere sintetico, ma ho finito per risultarti incomprensibile, scusa  :)

La discussione nel topic a cui rimanda il link fu abbastanza approfondita e articolata, e anche qui ho commentato con un paio di post (spero meno criptici); onestamente non riesco a fartene una sintesi (almeno non in italiano  ;D ).

Carlo Pierini

Citazione di: Phil il 23 Giugno 2018, 14:05:20 PM
Per cercare di non essere troppo prolisso, ho provato ad essere sintetico, ma ho finito per risultarti incomprensibile, scusa  :)

La discussione nel topic a cui rimanda il link fu abbastanza approfondita e articolata, e anche qui ho commentato con un paio di post (spero meno criptici); onestamente non riesco a fartene una sintesi (almeno non in italiano  ;D ).

No, non scusarti. La colpa è della mia idiosincrasia personale: io ...aboorrrrrro... ogni espressione linguistica che sia puramente "estetica", cioè,  come dici tu, che sia del tutto <<disancorata dal cosiddetto reale>>. Per me il linguaggio è un contenitore-veicolo di significato; ed è il reale ciò che gli dà significato (intendendo per "reale" l'esperibile; interiore o esteriore che sia). Una prolusione che non sia specchio del reale per me è come ...un televisore spento: non mi ci siedo davanti a guardarlo con pop-corn e coca cola.

Phil

Mi sembra che dopotutto tu abbia perfettamente colto quanto avevo scritto (magari al di là del richiamo specifico a Severino), il che dimostra che in fondo non era una mera prolusione estetica (anche se probabilmente, qualcosa, fra le righe, ti sarà sfuggito per colpa dell'inflessione tardo-mesopotamica  ;) ).

Se posso rivisitare la tua metafora, secondo me può essere anche rovesciata: di fronte a prolusioni estetiche, ci si può mettere seduti comodi con pop-corn e bevande varie, per guardare il fittizio scorrere sullo schermo e godersi lo spettacolo, come si fa con un film; se si tratta invece di un discorso "ancorato al cosiddetto reale", non ci si può sedere troppo a far merenda, perché ci si è immersi, impegnati a viverlo e/o tentare di comprenderlo (per quanto, fuor di metafora, anche lo star seduti faccia parte del cosiddetto reale, ma non mischiamo troppo i piani  :) ).

Carlo Pierini

#23
Citazione di: Phil il 23 Giugno 2018, 19:00:14 PM
Se posso rivisitare la tua metafora, secondo me può essere anche rovesciata: di fronte a prolusioni estetiche, ci si può mettere seduti comodi con pop-corn e bevande varie, per guardare il fittizio scorrere sullo schermo e godersi lo spettacolo, come si fa con un film;

Per questo scopo io preferisco ...di gran luuuuunga... la musica!  Della serie:

HAYDN: Sinf. n. 13, II (fino a 9:18)
https://youtu.be/nfpu_njPjdQ?t=193

MOZART: Conc. piano K. 482, III
https://youtu.be/QKIwi5L0R3U

Discussioni simili (5)