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Divenire in Aristotele

Aperto da Ingordigia, 20 Maggio 2017, 14:18:59 PM

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Ingordigia

Nel divenire della sostanza il substrato che permane è la materia prima , che è INDETERMINATA.
Allora cosa fa si che se pugnalo a morte un uomo esso assume la forma di cadavere e non ad esempio quella di albero ?

green demetr

Citazione di: Ingordigia il 20 Maggio 2017, 14:18:59 PM
Nel divenire della sostanza il substrato che permane è la materia prima , che è INDETERMINATA.
Allora cosa fa si che se pugnalo a morte un uomo esso assume la forma di cadavere e non ad esempio quella di albero ?

Semplice, perchè il cadavere e l'albero sono qualità secondarie della materia, distinte secondo la forma, la sostanza e la modalità.  8)

Complicando leggermente le cose.

OVvero sia l'albero che il cadavere per sussistere devono logicamente avere un sostrato che li determina anzitutto come esistenti.

La materia prima è più che altro una astrazione, ma nel mondo fisicalista greco, questo era una argomentazione non corretta, tanto che dovevano presupporre altro.

Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ingordigia

Un uomo può avere i capelli lunghi ma non puo avere una tavola di argilla al posto del braccio.
Questo perchè la sostanza uomo permette solo certi accidenti.
Nel divenire della sostanza non capisco come la materia prima ( che agisce da substrato) possa svolgere
la stessa funzione

green demetr

Citazione di: Ingordigia il 20 Maggio 2017, 21:53:07 PM
Un uomo può avere i capelli lunghi ma non puo avere una tavola di argilla al posto del braccio.
Questo perchè la sostanza uomo permette solo certi accidenti.
Nel divenire della sostanza non capisco come la materia prima ( che agisce da substrato) possa svolgere
la stessa funzione

Si tratta di un equivoco  ;) . Tu adotti una terminologia contemporanea.
Per fare i giusti paragoni ti consiglio di fare questi distinguo allora.  8)
La materia prima aristotelica la devi pensare come atomi. (vedi un Democrito, o un Leucippo)
Mentre la sostanza come giustamente dici tu riguarda delle sue componenti, carbonio e acqua per l'uomo, filosilicati per l'argilla.

Vai avanti tu che mi vien da ridere

davintro

a quel che ne so e che credo di aver compreso, nell'ontologia aristotelica l'aspetto di permanenza degli enti non è dato dalla materia indeterminata, ma al contrario dalla forma, dalla causa formale che costituisce l'essenza dell'ente. La materia proprio perché determina il carattere di indeterminazione, non può costituire l'aspetto di permanenza, la qualità determinata che resta tale al di là del divenire, ma determina l'essere-in-potenza dell'ente, ciò che rende possibile il divenire, in quanto il divenire c'è fintanto che restano delle potenzialità, che non sono indeterminate, ma definite, ma definite non grazie alla materia, ma alla forma, l'essenza, ciò che rende qualcosa "questo e non altro". Gli enti divengono nella misura in cui hanno una connotazione materiale, mentre nella misura in cui sono forma, possiedono un'essenza immutabile, ed ecco perché la pura forma senza materia, Atto puro, non è toccato dal divenire. Questo è l'aspetto fondamentale per il quale l'aristotelismo conserva l'ispirazione platonica che identifica la forma intelligibile delle cose con la loro incorruttibilità e permanenza, mentre la materia resta principio di disgregazione e mutamento. Certamente, Aristotele opera rispetto a Platone una "riforma" fondamentale nel non considerare le forme come cose a sé stanti separati dalle realtà fisiche, ma considerandole come immanenti ad esse. Così, la forma, l'essenza degli enti non è inalienabile dal "sinolo", un ente può mutare forma, un uomo dopo la morte perde la sua forma umana divenendo nella decomposizione cenere, tuttavia fintanto che la forma continua a essere presente impone al divenire un certo ordine, un processo di attualizzazione in cui non tutte le possibilità sono realizzabili, ma solo una serie limitata prevista da quella forma, un senso determinato che resta COSTANTEMENTE implicato in una determinata forma. E questo nesso tra intelligibilità della forma e permanenza del senso delle cose, eredità platonica conservata in Aristotele e quindi colonna portante della metafisica classica, è ciò su cui farà leva nel medioevo il tomismo, che di Aristotele preserva l'idea che l'analogia tra Atto puro e gli enti sintesi di atto e potenza è resa possibile dalla presenza negli enti della componente formale, dunque intelligibile e spirituale, dunque quanto più un ente è spirituale tanto più somiglia al Principio delle cose, l'Atto causa del divenire, ma ad esso impermeabile, tanto più è materia quanto più cade nel non-essere, nel potenziale non attuale, nell'indeterminazione. "Semplicemente" (si fa per dire...) questa dialettica viene riformulata alla luce delle categorie cristiane creazioniste, sconosciute ad Aristotele e ai greci, con l'Atto puro incorruttibile che diviene principio creatore, "causa sui", e i sinoli materia-forma che divengono enti creati, con la loro spiritualità che li avvicina a Dio, e la loro materia corruttibile e diveniente che li porta a non poter mai realizzare la perfezione divina

lorenzo

Citazione di: Ingordigia il 20 Maggio 2017, 14:18:59 PMNel divenire della sostanza il substrato che permane è la materia prima , che è INDETERMINATA.
Allora cosa fa si che se pugnalo a morte un uomo esso assume la forma di cadavere e non ad esempio quella di albero ?
Mi pare che quando si parla di sostanza non si ha più la materia indeterminata ma, appunto, una materia informata.
La forma uomo consente al composto di mutare solo in determinate... forme e non in altre.
Gli USA importano merci ed esportano dollàri.

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