Dialettica della gelosia (...questa volta parlo di corna)

Aperto da Carlo Pierini, 24 Maggio 2019, 13:22:34 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Carlo Pierini

Nella mia sempiterna manìa (di derivazione tecnico-scientifica) di osservatore metodico della realtà, ho passato la mia gioventù a studiare le mie storie sentimentali come si fa con un fenomeno fisico, proprio per cercare di capire questa strana bestia che chiamiamo amore (in questo mi è stato di grande aiuto l'essermi sottoposto a una psicoterapia di quasi tre anni). E quando mi resi pienamente conto di quanto potente e devastante sia quell'altra strana bestia che chiamiamo "gelosia" e con quale forza - in certi momenti di "pericolo corna" - essa ci trascini a rinnegare l'amore per la libertà della persona amata fino a farcela odiare e a farci sembrare i nostri grandi ideali di libertà delle fragili e illusorie sovrastrutture, arrivai alla conclusione desolante che, in realtà, noi umani siamo contraddittori per natura e che quindi i nostri ideali d'amore, di libertà, di giustizia, di verità sono solo illusioni destinate a crollare come castelli di carta persino di fronte a difficoltà esistenziali  così poco "nobili" come quella delle "corna".
Per me questa semplice constatazione fu un duro colpo "esistenziale", dopo aver coltivato per tanto tempo degli ideali politici e aver creduto nel loro "potere redentore"; tanto che cominciai ad abbandonarmi allo scetticismo, all'opportunismo e al libertinaggio, visto che comunque non ero un ragazzo da buttare via.
E fu la famosa visione del Caduceo a rimettermi in pista e a suggerirmi che persino le pulsioni che ci appaiono più contraddittorie, se illuminate dall'alto, possono elevarsi fino a formare un'unità indissolubile"; che la gelosia, cioè, se riconosciuta come un *nostro* impulso viscerale e non come la conseguenza "naturale" del comportamento libero del nostro partner, può essere "disobbedita", non trasformata in avversione verso l'amata e quindi progressivamente vinta.

Quello della gelosia, cioè, non è un problema da poco, qualcosa che riguardi le "piccole storie", gli "amorucci", ma è la sfida che si presenta ai piccoli e ai grandi amori e che chiede imperiosamente di essere affrontata con coraggio e vinta
E quando, ancora inesperti, ci troviamo per la prima volta, più o meno consapevolmente, di fronte a questo sfondo paradossale e dissonante, che ci appare come un oscuro aut-aut esistenziale, per paura di esserne travolti cerchiamo di rimuoverlo come se si trattasse di un falso dilemma, di una valutazione pessimistica. Ma prima o poi esso ci si ripresenta; e le due alternative possibili - sacrificare i nostri bei sogni di libertà sul ceppo di una fedeltà rassicurante, o tradire il sogno di appartenenza totale in nome di una libertà esaltante - ci appaiono entrambe come ineluttabili mutilazioni dell'Amore con la "A" maiuscola. E allora? Come affrontare questo paradosso, dal momento che l'etica religiosa e quella laica sono entrambe "riduzioniste", la prima in un senso (sacrificio della libertà) e la seconda nel senso opposto (sacrificio della fedeltà)?
Qual è il giusto atteggiamento da tenere, dal momento che il nemico principale di questo equilibrio è una delle pulsioni più potenti e potenzialmente devastanti del nostro essere (c'è chi uccide in suo nome)? Come potranno sopravvivere i nostri più autentici sentimenti di rispetto per la libertà della persona amata (e per la nostra) di fronte al morso velenoso del serpente della gelosia?
Ognuno affronterà questo arduo dilemma secondo la propria indole, ma una cosa è certa: se vivremo come colpa il nostro anelito alla libertà di fronte alle prescrizioni della gelosia, o se colpevolizzeremo il nostro sogno di appartenenza esclusiva di fronte al sogno di un amore libero, l'amore stesso è destinato a dissolversi.

Insomma, così come tutte le cose importanti della nostra esistenza, anche l'amore è una "pietra filosofale", cioè, una paradossale integrazione di opposti. Per questo è tanto difficile da mantenere vivo. Scrive Jung:

<<L'enorme importanza che assumono gli opposti e la loro unione ci consente di comprendere come mai il linguaggio alchemico prediliga tanto il paradosso. E' significativo che i paradossi si affollino intorno all'idea di "sostanza arcana" di cui si credeva che, in quanto prima materia, contenesse gli opposti in forma disgiunta, per riunificarli poi in quanto "pietra filosofale">>.       [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.45]

paul11

Non sono molto d'accordo che la gelosia sia dialettica all'amore; piuttosto che la gelosia vi vedrei l'"indifferenza", l'assenza di trasporto della coscienza.
Se l'amore è la totalità intenzionale della coscienza che si relaziona, la  gelosia mostra il "possesso", quello a cui mira il possesso non è tanto il corpo fisico quanto  lo spirito della propria/proprio compagna/o.
Nasce dalla perdita della totalità della coscienza, perché nulle è più totale e "stordente" di amare fisicamente, spiritualmente ,psichicamente, persino "ragionevolmente" finita l'ìnfatuazione dell'innamoramento. La gelosia è "giusta", come sintomo dell'amore quando si percepisce la perdita di attenzione, ma il limite è la morbosità determinata dalla sfera affettiva.
Quando e se un amore finisce è giusto lasciar liberi di andare .Il sacrifico è nell'amore, non nella gelosia che se è vera sfocierà nell'indifferenza, nel non provare più trasporto per la/il  propria compagna/o

Carlo Pierini

#2
PAUL11
Non sono molto d'accordo che la gelosia sia dialettica all'amore;

CARLO
Gli opposti dialettici si chiamano "opposti" proprio perché nel loro stadio primitivo si presentano come negazioni reciproche assolute. La libertà, per esempio, intesa nel suo significato primitivo e selvaggio rifiuta ogni legge; serve un processo di confronto molto profondo con il suo opposto per passare dallo stadio del conflitto frontale a quell'equilibrata integrazione di legge e libertà che chiamiamo Giustizia, o sistema di Diritto.
Analogamente, al suo presentarsi, la gelosia non è un opposto dialettico dell'amore, ma un suo antidoto. In sua presenza, l'amore si inabissa e subentra insicurezza, risentimento, avversione, anzi, quasi un pentimento per aver amato.

PAUL11
piuttosto che la gelosia vi vedrei l'"indifferenza", l'assenza di trasporto della coscienza.
Se l'amore è la totalità intenzionale della coscienza che si relaziona, la  gelosia mostra il "possesso", quello a cui mira il possesso non è tanto il corpo fisico quanto  lo spirito della propria/proprio compagna/o.
Nasce dalla perdita della totalità della coscienza, perché nulle è più totale e "stordente" di amare fisicamente, spiritualmente ,psichicamente, persino "ragionevolmente" finita l'ìnfatuazione dell'innamoramento. La gelosia è "giusta", come sintomo dell'amore quando si percepisce la perdita di attenzione, ma il limite è la morbosità determinata dalla sfera affettiva.

CARLO
Hai ragione anche tu, tuttavia quello che chiamiamo l"amore vero", stabile ed eterno, è la meta di un cammino, è una conquista, non ci è dato fin dall'inizio già forte e capace di resistere alle avversità; inizialmente è fragile, vulnerabile e facile preda di quella gelosia che può anche giungere a cancellare i più nobili sentimenti iniziali di tenerezza e di rispetto nei confronti dell'amata/o e della sua libertà.
In altre parole, la conquista dell'"amore vero" dipenderà dal successo o dalla sconfitta che noi riporteremo nella mediazione tra queste due forze - ethos ed eros (la gelosia è il "mastino" di eros) - che si presentano come opposte e apparentemente inconciliabili, e che sta a noi nobilitarle ENTRAMBE fino a renderle complementari e farne le fondamenta stabili di un "amore vero".
La gelosia è una pulsione naturale. Diventa egoismo se non addirittura avversione per l'altro quando le obbediamo passivamente fino a convincerci che la nostra sofferenza sia causata dal comportamento libero dell'altro, invece che dalla nostra incapacità di accettare la sua libertà.

Ma la domanda centrale è: se davvero la gelosia è una pulsione naturale come tante altre pulsioni istintive dalle quali non possiamo prescindere (fame, sete, istinto di sopravvivenza, ecc.), come possiamo sperare di correggerla in qualche modo, o di trasformarla? La nostra mente ha il potere di tenere testa ad istanze così radicate e profonde del nostro essere, oppure il nostro destino è quello di subirle passivamente in aeternum?
- Una prima indicazione generale sulla risposta ci viene dalla storia evolutiva della nostra specie: se la mente fosse solo l'espressione passiva dei nostri istinti genetico-biologici, come avrebbe potuto realizzarsi quell'evidente processo di emancipazione dagli istinti (modificazione del comportamento) che ha caratterizzato il passaggio dallo scimpanzé (che ha il 98% del nostro patrimonio genetico) all'homo sapiens? E come avrebbe potuto realizzarsi quell'altro evidente processo evolutivo della cultura umana il cui inizio (circa 100 mila anni fa) coincide più o meno con lo stabilizzarsi del nostro DNA?
La risposta più ragionevole è nella non-identità tra mente e corpo, cioè in una dialettica attiva e bi-univoca tra istanze biologiche e istanze mentali che è anche all'origine di una graduale trasformazione evolutiva del comportamento.
- Una seconda indicazione ci viene dalla psicologia del profondo nel concetto di "sublimazione" il quale indica un relativo margine di possibilità di trasformare delle pulsioni istintive (in particolar modo le pulsioni sessuali) in pulsioni diciamo così "etico-spirituali". Scrive Jung a questo proposito:

"Nulla allontana l'uomo dal piano fondamentale dei suoi istinti quanto la sua capacità di riflessione e di apprendimento, che si rivela come una vera e propria spinta verso una continua trasformazione del comportamento".  [JUNG: Realtà dell'anima - pg.204]

-Una terza indicazione ci viene dall'esperienza personale. Quando viviamo l'amore nella sua massima espressione la nostra libertà e quella dell'altro ci riempie di gioia, e sappiamo in cuor nostro che non potrebbe esistere amore senza libertà, sarebbe un amore dalle ali tarpate, un banale e deprimente "stare insieme". Sentiamo che amare una persona libera, libera anche da noi, è la cosa più esaltante del mondo e sappiamo che qualcosa si romperebbe se l'altra cominciasse a scivolare nella dipendenza da noi, nella paura della nostra libertà, se cominciasse a decidere lei cosa dovremmo e cosa non dovremmo fare noi delle nostre ali personali, o se noi cominciassimo a fare lo stesso.
...E, guarda caso, tutte queste paure, nel loro aspetto più viscerale, esplodono all'improvviso, tragicamente, proprio nel momento in cui siamo morsi dal serpente della gelosia. Come per un fatale incantesimo, tutti i sentimenti più nobili che ci riempivano il cuore e che davano forma al bel volto di Amore, improvvisamente scompaiono come se fossero stati irreali, come un bel sogno che svanisce, un'illusione, una bugia che avevamo raccontato a noi stessi, svuotando la nostra anima e lasciandovi dentro solo l'amaro della delusione, del risentimento, della frustrazione, dell'odio. Persino un grande guerriero come Otello (dice Shakespeare) può esserne travolto e avvelenato, fino all'assassinio dell'amata innocente.
Come se ne esce? Come in un lutto: piangere la perdita di ciò che ci riempiva il cuore, proponendoci con la massima fermezza che non muoveremo un dito contro l'amata, fin quando TUTTI i sentimenti che albergavano in noi prima del morso fatale non ci saranno restituiti insieme al bel volto di Amore, ...dovesse pure costarci un mese, o un anno di lacrime sulla loro tomba.
...Ebbene, funziona! Anzi, è solo questo l'antidoto contro il morso del serpente. E gradualmente torna la pace, il risentimento pian piano svanisce, riappaiono magicamente la tenerezza e l'amore per la libertà, nostra e sua, più luminose che mai. ...Avesse pure trombato col nostro peggior nemico, sarebbe una SUA scelta di cui SOLO LEI sarebbe responsabile! E sentiamo di aver vinto comunque, se non la guerra, sicuramente la battaglia più importante, perché adesso sappiamo che non siamo più schiavi della bestia, che non ci obbligherà più a chiudere in gabbia l'amata. E la prossima volta sarà tutto più facile...!

Discussioni simili (5)