Definizione del termine "Razzista"

Aperto da Federico Mey2, 25 Gennaio 2019, 14:02:24 PM

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Federico Mey2

Salve
Si usa spesso, perlomeno io lo faccio, questo concetto, ma ritengo che sia fonte di contraddizione non chiarirne la definizione.
Se in passato mi si chiedeva di definirmi razzista o non-razzista, potevo rispondere una volta in un modo, una volta nell'altro. Ma non perchè il mio modo di pensare sull'argomento fosse contraddittorio, o perchè esso sia mai cambiato nel tempo. E' la definizione, che è un po' ingannevole!

Elenco alcuni concetti esprimibili con parole che hanno nella propria radice il termine "razzista":
1 – Indifferenziazione - Avere l'idea che l'appartenenza ad un gruppo etnico non sia un elemento considerevole come costituente del carattere fisico o mentale di un individuo.
2 – Differenziazione non moralistica – Ritenere che il gruppo etnico sia un elemento significativo, ma non avere una prospettiva moralistica, cioe' non pensare che la differenza determini un giudizio complessivo di bene o male, di superiore o inferiore, di dominazione tra gli appartenenti ai diversi gruppi connessa. E' il mio caso.
3 – Differenziazione moralistica – La precedente, ma con moralismo, che puo' arrivare anche all'odio.

Se quindi prendiamo le definizioni 2 e 3, entrambe potrebbero definirsi razzismo, ma evidentemente cio' che piu' conta e' la presenza del fenomeno 3, perche' da esso origina il fenomeno del male e i conflitti sociali.
Chi e' "al di la' del bene e del male", come me, cioe' non-moralista, il passaggio tra il caso 2 e il 3 non e' per nulla implicito, come per chi e' moralista. Per cui succede che il moralista, ossessionato dal caso 3, rifiuti il caso 2 per evitare il passaggio al 3, per lui implicito.
In altre parole, chi e' moralista (la mentalita' prevalente in occidente lo e'), se vuole negare di essere un discriminatore di tipo 3 (maligno o benigno), neghera' drasticamente anche il piu' evidente segno di differenziazione di tipo etnico.

Nell'ambito dello spiegare le evidenti differenze tra gli individui, chi propone l'idea 1, propone contro la "teoria innatista", la "teoria ambientale" .
Entrambe le teorie ammettono che natura e ambiente siano elementi complementari, potenzialmente entrambi significativi, ma i fautori della seconda, molto popolare in occidente, dicono che i primi tendono a annullarsi con l'educazione e l'influsso di cultura e media.
Io sono un sostenitore della teoria avversa, per la quale e' l'ambiente che puo' annullarsi, e educazione, cultura e media essere al limite irrilevanti.

Nell'ambito della definizione 2, bisogna specificare meglio: pur mantenendo un atteggiamento non-moralista, un "differenziatore" potra' sentirsi piu' "affine" ad un particolare gruppo etnico, il suo o un altro, e preferire i rapporti con quello: senza disprezzare moralmente gli altri, pero', e senza "amare" quello preferito (al punto ad esempio di rifiutare di scegliere come compagno/a uno di un altro gruppo)! Altrimenti entra nel 3.

Ovviamente anche nell'ambito della definizione 3 ci sono molte specificazioni da fare, come razzista maligno e razzista benigno, ed e' importante stabilire se il sentimento e' profondo o a un livello piu' superficiale.
Ma per me era importante chiarire che l'"entrata in gioco" del moralismo non deve avvenire subito, ma in una fase successiva.

Inoltre, il mio modo insolito di affrontare questo argomento, che si sa e' molto importante per la politica e la societa', vuole essere un modo di stimolare la filosofia e di differenziarla dalla mondanita' e dalla politica: se per queste ultime contano gli slogan, i logo, le parole servono come bandiere per una comunicazione dove conta l'"effetto" di cio' che si dice, il risultato, (es. l'uso del termine "razzista" per uno scopo o per l'altro), per la filosofia conta l'opposto, non l'apparenza, il finale del ragionamento, ma il ragionamento stesso, che puo' essere complesso e non dare un risultato definito sinteticamente, pronto per essere "usato" nel linguaggio. Non definito sinteticamente non significa pero': non definito perfettamente, perche' infatti lo e'!
Salve

Socrate78

#1
Un quesito più importante è semmai un altro: come mai non si concede a chi è "razzista" ( significa per me sostenitore della superiorità morale o intellettiva di un gruppo etnico) la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero? Chi dice di esserlo o lo fa capire in maniera evidente è spesso accusato di barbarie, vede il suo pensiero censurato, viene sanzionato dai dirigenti scolastici o dai rettori se è un insegnante, bannato dai forum di discussione. In una reale democrazia tutte le tesi meritano di essere argomentate e discusse, anche l'ipotesi razzista non dovrebbe essere oggetto secondo me di una censura a priori. In realtà non esiste nessuna dimostrazione logica che la tesi razzista sia FALSA, nessuno ha mai dimostrato che in realtà non esista realmente una superiorità intellettiva o anche morale tra i diversi gruppi etnici. Anzi, potrebbero forse persino esserci indizi del contrario, infatti a me sinceramente non risulta che un africano (dell'Africa nera) abbia mai conseguito un Nobel per meriti scientifici, il continente nero non mi sembra abbia prodotto molte menti geniali. Estendendo il discorso all'aspetto morale, io ritengo che non si possa dire, allo stato attuale almeno, che tutte le civiltà siano allo stesso livello etico: una tribù islamica ad esempio che ammette e anzi considera l'infibulazione cosa buona e giusta, assieme ai matrimoni imposti, all'emarginazione della donna, secondo me è molto indietro moralmente da un popolo che condanna tali pratiche, ora non è detto che quella tribù non si sviluppi eticamente, ma dire che è allo stesso livello di chi condanna tali cose è semplicemente falso.

viator

Salve. Ma il problema non è la definizione di "razzismo". E' la definizione di "razza".

Questa è l'ultima acrobazia dei perbenisti con poca spesa, (inclusi gli egualitaristi ed i religiosi) i quali citano recenti studi che negherebbero l'esistenza delle razze (allo scopo di sottrarre la terra sotto ai piedi dei "veri" o presunti razzisti).

Tutto questo terrore e riprovazione del razzismo ha l'unico scopo culturale di rafforzare il tabù antinazista creato dai vincitori. La censura indiscriminata di tutte le tesi - giuste, sbagliate o discutibili - prodotte dal Satana dell'Occidente.

Lo sapete che per gli americani l'unico buon prodotto del nazismo è stata la formazione scientifica di Wehrner von Braun ?.

Per RAZZA dobbiamo intendere un qualche ceppo della specia umana che abbia sviluppato caratteristiche ANATOMICHE SECONDARIE (colore della pelle, naso camuso, statura mediamente diversa etc. etc. etc..........) specifiche e distinguibili.

Tutto qui. Quindi io sono un convinto razzista, perciò rischio grosso nel dichiararlo pubblicamente.

Fortunatamente non sono del tutto deficiente. Per affermare che esistono gruppi umani diversi per anatomia e cultura, con tutti gli altri aspetti particolare che ciò comporta, basterà definirsi ETNISTI.

Oppure le ETNIE sono anch'esse una invenzione discriminatoria e persecutoria del nazismo ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Socrate78

@Viator: Credi però che, a parte la differenza anatomica delle razze, sussistano seri motivi per affermare anche la superiorità (relativa o assoluta) intellettuale o morale di un gruppo razziale sugli altri?

viator

#4
Salve. Ma neppure per sogno ! Qui andiamo nel campo della valutazione psicointellettiva.
Cosa è l'intelligenza ? I bianchi occidentali hanno creato i propri parametri per CERCARE di misurarla. Hanno creato la Fondazione Nobel la quale seleziona e premia secondo i canoni, gusti ed uzzoli della civiltà BIANCA OCCIDENTALE.

Esiste quindi l'intelligenza CULTURALE, la quale VALE SOLO ALL'INTERNO DI QUELLA PRECISA SOCIETA' E CULTURA, oltre a non essere paragonabile a quelle di altre culture.

L'intelligenza BIOLOGICA invece è universale e finisce per riguardare persino il mondo animale.

L'INTELLIGENZA INDIVIDUALE è un mix tra l'aspetto biolgico e quello culturale.


L'INTELLIGENZA BIOLOGICA NON E' ALTRO CHE IL SAPER TRARRE IL MASSIMO BENEFICIO DALLE RISORSE DELL'AMBIENTE CHE CI CIRCONDA.

Ovvio che le risorse e l'ambiente in cui opera un top manager siano diversi da quelli del pigmeo. Il più intelligente dei due è quello che riesce - grazie alle proprie abilità - a sopravvivere. Naturalmente quello che sto ponendo è un concetto al quale il BIANCO OCCIDENTALE, abituato alla vita comoda e ad una società piena di aspetti più formali che sostanziali non è affatto avvezzo. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Se avessimo la possibilità di isolare un campione della razza umana su un'isola deserta e non farlo mai accoppiate con membri esterni. Se quest'isola, come tutte le isole, avesse delle peculiarità ambientali, nel giro di qualche migliaio di anni si creerebbero delle caratteristiche specifiche in quel campione: maggior resistenza al freddo o al clima umido o al morso dei serpenti. Nell'arco di di centinaia di migliaia di anni potrebbe generare una specie divisa che non potrebbe più accoppiarsi con homo sapiens.
Vi sono poi casi intermedi come homo sapiens e homo di neanderthal, specie diverse che potevano accoppiarsi.
Il mio Dna è come quello di Sgiombo tranne per un misero 0,1 per cento. Lo scimpanzé si differenzia per circa 1,8 per cento. La pianta del banano si differenzia per il 40 per cento.
Questo è il mondo fisico.
Ma è il mondo culturale a fare la grossa differenza etnica, no di certo quel miserrimo 0,1 Per cento che contiene tutte le differenze morfologiche fra gli esseri umani.
L'apprendimento di una lingua o di una ideologia nei primi anni di vita si innesta in profondità nel soggetto e modifica sia la sua visione del mondo sia la sua valutazione degli altri, compresa la convinzione che il razzismo esista, che vi siano razze superiori o inferiori e altre amenità del genere che la scienza ha relegato da qualche decennio nel regno delle fandonie. Ma ovviamente il razzismo, meglio se ammantato di giustificazioni religiose, mediche, sociali è una efficacia fonte di dominio dell'uomo sull'uomo, dell'uomo sulla donna, del cristiano sul buddista e così via.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

everlost

Confermo tutto.
Il bello è che, a ben vedere, per i cristiani non dovrebbero neanche esistere le giustificazioni religiose!
Secondo la Bibbia, discendiamo tutti dai tre figli di Noè e Emzara:  Sem, Jafet e il famigerato Cam che vide la nudità del babbo. Siamo tutti fratelli, dunque...e tutti pronipoti di Noè, compresi gli africani...
Insomma, il razzismo è un controsenso evidente per i credenti e anche per i laici, dato che la scienza gli nega qualsiasi fondamento.
Rimane una manifestazione irrazionale, legata a paure ataviche, a credenze popolari e tradizioni distorte.
Ciò non toglie che ci si debba difendere dai criminali e dagli invasori, ma questo è un altro discorso slegato dal razzismo.

sgiombo

Pur essendo medico e conoscendo discretamente la biologia, l' intervento di Viator mi ha insinuato qualche dubbio sulla continuamente proclamata "negazione scientifica" delle razze nella specie umana (da me sempre data per scontata).
E questo anche perché effettivamente esiste un pensiero unico politicamente corretto (fra l' altro proprio soprattutto di molti disprezzatori e "disumanizzatori" di etnie non occidentali) che non si perita di inventarsi pretese "prove scientifiche" delle proprie tesi ideologiche.
Ora sarei propenso a credere che l' esistenza o meno di differenti razze nella nostra specie dipenda dai criteri, almeno in larga misura arbitrari, con i quali si stabiliscono le entità (e forse pure le qualità) delle differenze genetiche, epigenetiche e fenotipiche da considerarsi onde verificare le eventuali distinzioni fra popolazioni.

Comunque mi sembra che gli interventi successivi tendano ingiustamente, falsamente a intendere quello di Viator come dettato da pregiudizi "suprematistici" nei confronti delle popolaizoni "non occidentali", che invece ha preventivamente fugato a mio parere incontrovertibilmente, in maniera assolutamente inequivocabile.

Grazie, Viator, qualche volta ci si intende e ci si aiuta a capire (ed eventualmente a salutarmente dubitare)  anche fra persone solitamente agli "antipodi torici".

Ed é abbastanza gratificante!

Jacopus

Sgiombo, se ritieni che la scienza sia la momentanea "verità" su un argomento, non puoi pensare che esistano le razze umane. Ti posto un articolo di uno dei maggiori genetisti recentemente scomparso:

https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2018-09-01/perche-teoria-razze-e-insostenibile-162001.shtml?uuid=AEbwUOiF&refresh_ce=1
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

sgiombo

#9
Ho letto l' articolo (e in precedenza diversi libri di Cavalli Sforza).

Rimango dell' opinione che i criteri attraverso i quali si può stabilire l' esistenza o meno di differenti razze nelle varie specie animali (uomo compreso, che si é sempre riprodotto in maniera particolarmente promiscua: quanti "nobili" sono in realtà stati in tutte le epoche figli di stallieri, precettori, servitori vari, maggiordomi, preti e altre persone dal sangue tutt' altro che "blu"?) non possono che essere arbitrari (compreso quello del rapporto fra differenze genetiche intergruppo e intragruppo).

Comunque mi sembra necessario precisare che fantomatiche "superiorità o inferiorità attitudinali", pretese (ideologicamente) essere geneticamente determinate, delle più diverse tipologie, compreso quell' obbrobrio reazionario antiscientifico che il grande Stephen Jay Gould ha dimostrato essere il cosiddetto "Q.I.", non sono affatto necessariamente implicate nella eventuale (continuo a restare in dubbio; almeno per ora) distinzione degli uomini in differenti razze (in nessun senso necessariamente "superiori" o "inferiori", ma casomai soltanto relativamente diverse).

Federico Mey2

Salve
Noto che i partecipanti si sono divisi nelle 3 categorie che ho proposto: 1=Indifferenziazione, 2=Differenziazione non moralistica, 3=Differenziazione moralistica

Riassumendo, Socrate78 si schiera per la 3, con l'elemento "pesante" della superiorita' tra razze;
Viator sembra voglia schierarsi per la 2, ma non ne e' convinto, dice che ne ha paura, forse perche' sotto sotto intende affermare la 3;
Jacopus si schiera per la 1, sostenendo la prevalenza della "teoria ambientale" su quella "innatistica";
Everlost e' anche per la 1;
Sgiombo tende verso la 2, e nota da alcune risposte precedenti che forse si vuole negare la 2 per paura di ammettere la 3.

Anch'io ho notato quello che ha notato (forse) Sgiombo, che l'intestardirsi a rifiutare la 2 sia forse dovuto a ragioni politiche (oggi si dice "corretto politicamente").
Ritengo che questo sia un errore in un forum di filosofia: politica e filosofia devono essere ben distinte, come ho detto alla fine del mio articolo introduttivo.

Per chi credesse veramente nella 1, a sua difesa c'e' la teoria ambientale: se l'umano e' intellettualmente unicamente frutto della societa', rimarrebbero soltanto le caratteristiche fisiche, che sono evidentemente poca cosa. Io invece come ho detto sostengo l'altra teoria.

Per chi invece, come Socrate78, volesse trovare supporto nel chiedersi se e' valida l'idea di superiorita' di qualcuno su qualcun'altro, credo che usciamo dal campo della filosofia per entrare nella politica, per cui mi interessa poco. A meno che cio' che si vuole e' di raffinare meglio la definizione 3 di "differenziazione moralistica" in sottocategorie...
Salve

everlost

#11
Buonasera Federico Mey2
Ma no, quale ostinazione a negare la seconda ipotesi...io rivedrei le definizioni che tu hai dato, per esempio, perché la 1 mi va un po' stretta e la 2 non mi convince.
Sì, certo, credo che l'intelligenza e la socialità delle persone dipenda in massima parte dall'ambiente in cui crescono. Se, come me, avessi conosciuto qualche bambino africano, messicano o filippino adottato da piccolissimo e cresciuto a Milano, a Bologna o a Napoli, saresti sorpreso nel constatare che parla perfettamente con la cadenza del luogo, rispettando anche la gestualità. E capisce e interpreta perfettamente gli stati d'animo dei suoi interlocutori. Insomma, si comporta in tutto e per tutto come un bambino bianco.
Però ci sono sempre le differenze individuali, non tutti abbiamo lo stesso carattere e nemmeno la stessa intelligenza, intesa non solo come capacità globale di comprendere ma anche come modalità prevalente di apprendimento (secondo il famoso Howard Gardner).
Poi non sono talmente cieca e dissennata da non ammettere che esistono similitudini fisiche (fenotipiche in particolare) anche importanti, legate alle rispettive appartenenze etniche.  
E' il parlare di razza che mi sembra scorretto da quanto ho letto e studiato in proposito.
In biologia ormai è un termine desueto anche per gli animali, e vale in zootecnia per indicare selezioni artificiali operate dagli allevatori.
Nel caso degli uomini non si usa più, non per paura dei razzisti che comunque ci sono e se ne impippano della scienza, ma perché non corrisponde più alle conoscenze attuali.
Anche perché (compresi gli africani e gli asiatici che per noi bianchi sono tutti uguali) le caratteristiche fisiche dei popoli sono molto variabili già all'interno di una sola nazione e soprattutto sono sfumate, presentando caratteri intermedi.
Certo dal colore della pelle, dalla forma del naso e dagli occhi è facile distinguere un africano o un asiatico da un caucasico. Ma già in Africa, i congolesi sono diversi dagli etiopi o dagli egiziani. Non tutti i neri hanno il naso camuso, gli orientali hanno la plica mongolica e i capelli lisci, ma non sono tutti piccoli di statura e pallidi.
Prendendo in considerazione la cosiddetta razza 'bianca', si osserva che le tonalità della pelle vanno dal bianco latte al bruno scuro olivastro, e anche i capelli variano ovunque in Europa dal biondo chiarissimo nordico (peraltro sempre più raro) al nero corvino.
Quindi anche per i fenotipi non si dovrebbe generalizzare poi tanto.
L'attore Rowan Atkinson (Mr Bean) pur essendo britannico è un po' diversino da Roger Moore (ex 007) o da Sean Connery.
Possiamo anche decidere di non credere agli scienziati, beninteso...ma poi bisognerebbe avere almeno uno straccio di teoria da contrapporre, non basta dire genericamente 'per me non è così' o 'la scienza a volte sbaglia'.
Specie poi quando si lancia agli altri l'accusa - neanche troppo delicata - di political correctness dovuta a conformismo e mancanza di coraggio.  ;)
E allora, qual è la tua teoria, Federico? Sono curiosa di saperlo.

Comunque, se per te appartenere a una razza umana consiste  unicamente nel possedere tipici attributi esteriori, senza alcuna valutazione intellettiva o morale, allora diventa indifferente usare il termine etnia, pertanto non vedo il motivo di scegliere un termine ambiguo e obsoleto quando ne hai a disposizione uno chiarissimo che non presta il fianco a fraintendimenti odiosi.
Sulle simpatie e sul sentirsi più vicini a certi gruppi etnici e meno ad altri, ognuno è libero di coltivare le proprie tendenze, è umano. Probabilmente però è la loro cultura che ci attrae e non tanto le caratteristiche individuali. Comunque da ciò è facile scivolare nel razzismo moralistico, c'è solo un piccolo, breve passo...
Bisogna fare molta attenzione a non covare antipatie sotterranee per chi si comporta in modo diverso, perché il rischio in agguato è sempre lo stesso...non sei come noi, non sei dei nostri, quindi non m'interessi, non ti stimo e stammi alla larga...ma ciò è tipico delle persone poco istruite e poco aperte mentalmente. Non credo proprio che tu corra questo pericolo, da quanto scrivi.

donquixote

Citazione di: Socrate78 il 26 Gennaio 2019, 13:06:49 PMUn quesito più importante è semmai un altro: come mai non si concede a chi è "razzista" ( significa per me sostenitore della superiorità morale o intellettiva di un gruppo etnico) la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero? Chi dice di esserlo o lo fa capire in maniera evidente è spesso accusato di barbarie, vede il suo pensiero censurato, viene sanzionato dai dirigenti scolastici o dai rettori se è un insegnante, bannato dai forum di discussione. In una reale democrazia tutte le tesi meritano di essere argomentate e discusse, anche l'ipotesi razzista non dovrebbe essere oggetto secondo me di una censura a priori. In realtà non esiste nessuna dimostrazione logica che la tesi razzista sia FALSA, nessuno ha mai dimostrato che in realtà non esista realmente una superiorità intellettiva o anche morale tra i diversi gruppi etnici. Anzi, potrebbero forse persino esserci indizi del contrario, infatti a me sinceramente non risulta che un africano (dell'Africa nera) abbia mai conseguito un Nobel per meriti scientifici, il continente nero non mi sembra abbia prodotto molte menti geniali. Estendendo il discorso all'aspetto morale, io ritengo che non si possa dire, allo stato attuale almeno, che tutte le civiltà siano allo stesso livello etico: una tribù islamica ad esempio che ammette e anzi considera l'infibulazione cosa buona e giusta, assieme ai matrimoni imposti, all'emarginazione della donna, secondo me è molto indietro moralmente da un popolo che condanna tali pratiche, ora non è detto che quella tribù non si sviluppi eticamente, ma dire che è allo stesso livello di chi condanna tali cose è semplicemente falso.

Allo stesso modo molti popoli del mondo sono convinti che vincere un Nobel per meriti scientifici non sia nota di merito ma di demerito, perché ritengono che il loro dovere sia di conservare il mondo così com'è per i propri figli e non hanno la pretesa di renderlo un "posto migliore in cui vivere" riducendolo nei fatti nelle penose condizioni odierne,  e nessuno in quei popoli si sognerebbe mai di lavorare per ottenere un tale "riconoscimento", e ritengono inoltre che trattare le donne come fa l'occidente attuale sia segno di profonda decadenza e non certo di civiltà. Ognuno è razzista a modo suo, e se un popolo si organizza in una certa maniera è perché è convinto che quella sia la migliore possibile e dunque quelle diverse sono necessariamente peggio. Come ha spiegato chiaramente Claude Levi-Strauss nei suoi lavori non può esistere alcuna superiorità morale di una cultura (o di una etnia) rispetto ad un'altra perché ogni cultura trova in se stessa le proprie giustificazioni e i propri equilibri per cui paragonare aspetti particolari di culture diverse è cosa senza senso. Se dunque ogni popolo è, a suo modo, razzista, la diversità con il razzismo occidentale sta nel fatto che l'occidente, con la sua secolare ossessione di voler "migliorare il mondo", trasforma quella che è una normale caratteristica culturale in un "progetto" che prevede la "conversione" di coloro che non si adeguano a ciò che l'occidente ritiene essere "il meglio" oppure la loro eliminazione. Con l'intenzione di esportare la "civiltà",  a partire dalle idee razziste di Voltaire e Kant e da quelle dei loro seguaci si sono eliminate intere popolazioni appartenenti a cosiddette "razze inferiori" che appunto non volevano "convertirsi" o "evolversi", e se si condanna il razzismo nazista perché voleva purificare la "razza ariana" si continua però a praticare il razzismo che intende purificare la "razza umana" assimilando tutti i popoli del mondo al modello occidentale della democrazia liberale di mercato e dei "diritti umani". D'altronde se si vuol parlare di "superiorità intellettuale" bisogna ammettere che le più elevate speculazioni filosofiche vengono dall'oriente (a cui anche i greci e Platone hanno attinto copiosamente) e per quanto riguarda quella morale basterebbe guardare quanto la morale in occidente sia cambiata negli ultimi decenni per farsi sorgere più di qualche dubbio.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

InVerno

Citazione di: sgiombo il 26 Gennaio 2019, 22:32:12 PMComunque mi sembra necessario precisare che fantomatiche "superiorità o inferiorità attitudinali", pretese (ideologicamente) essere geneticamente determinate, delle più diverse tipologie, compreso quell' obbrobrio reazionario antiscientifico che il grande Stephen Jay Gould ha dimostrato essere il cosiddetto "Q.I.", non sono affatto necessariamente implicate nella eventuale (continuo a restare in dubbio; almeno per ora) distinzione degli uomini in differenti razze (in nessun senso necessariamente "superiori" o "inferiori", ma casomai soltanto relativamente diverse).
Non vorrei difendere una cosa che non apprezzo particolarmente, cioè i test Q.I. , tuttavia la costanza con cui essi misurano "qualcosa" - anche se credo sia difficile capire esattamente cosa - difficilmente può essere scartato con Gould il cui problema fondamentale è il concetto di ereditarietà, non tanto la validità dei test che infatti ad oggi sono riconosciuti validi dalla comunità scientifica, anzi tra gli strumenti più precisi secondo molti. E i risultati che mostrano quando si fanno studi su scala globale sono sempre motivo di vergogna da parte di tutti, perchè i risultati di alcune parti del mondo imbarazzano non poco. E' un punto estramente interessante perchè da una parte c'è l'uomo che si confronta con le proprie pretese egualitaristiche, dall'altra c'è il sospetto di estendere un bias culturale in uno strumento considerato scientifico, il tutto coperto dall' omertà di un tema che nessuno vuole affrontare apertamente per non buttare alle ortiche la propria carriera. Q.I. e razza è un tema così poco discusso e studiato che difficilmente penso che affidarsi a Gould o Murray possa essere sufficiente per avere una posizione definitiva.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

sgiombo

Per Federico Mey2

Ribadisco che il sostenere (eventuale; sono francamente dubbioso) l' esistenza di più razze nella nostra specie (oltre a non implicare necessariamente alcuna pretesa di presunta "superiorità" o "inferiorità" dell' una sull' altra: le diversità, specialmente nell' uomo, nella cultura possono benissimo essere qualitative e non quantificabili; tantomeno) implica l' adesione alla balla rezionaria ideologica estremamente corrente e diffusa del preteso condizionamento genetico dei comportamenti umani in quanto hanno di differenziato, personale, proprio di ciascun individuo (che é invece determinato dall' ambente; in generale, e in particolare culturale, sociale, economico).
Il genoma determina i comportamenti umani unicamente in quanto hanno di comune a tutti (mangiare, riprodursi, cercare riparo dai climi avversi, ecc. e solo in generale; perché anche queste pratiche generalizzate subiscono condizionamento ambientali culturali: sportivi di professione, monaci vegani, proletari disoccupati dell' Africa subsahariana e parassiti privilegiati delle più svariate classi privilegiate che la storia conosce non mangiano esattamente le stesse cose esattamente nello stesso modo).
Il che é perfettamente compatibile con la presenza di più razze nell' uomo.

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