Critica alla storia della filosofia

Aperto da daniele22, 23 Maggio 2021, 17:35:22 PM

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daniele22

Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 13:48:41 PM
Citazione di: daniele22 il 15 Giugno 2021, 09:04:26 AM
Citazione di: green demetr il 15 Giugno 2021, 03:20:49 AM

Sotto il termine inattuale, in realtà Daniele22, intende dire che la filosofia è in errore a non avere messo la questione del fondamento del linguaggio, piuttosto che su quello dell'Essere.

Fa il grave errore però di non capire che il linguaggio è figlio della metafisica.





il Fondamento è colui che quella voce ha emesso.
Quando il neonato urla nella notte, stiamo parlando di ben altro che il linguaggio.
In fin dei conti il linguaggio è solo una trappola, nel migliore dei casi solo uno strumento.





Quindi non solo il linguaggio non era inattuale allora, ma direi che ne avessero una consapevolezza infinitamente maggiore, che nella modernità, del legame tra fondamento e linguaggio. Tutto il contrario di quello che pensa Daniele22, che infatti poi rapsodizza, senza che io ne abbia colto il centro di impellenza maggiore. E che di certo non è di ordine filosofico.

Giovane studente, è proprio con il linguaggio greco che dovrai avere a che fare.
Buono studio (pure a me visto che dovremo affrontarlo insieme ;)  )
Bravo Professore! ... bell'educatore!  Disse una volta la madre di un mio amico sentendolo bestemmiare il nome di Dio. Comprensibile esclamazione tanto più che quel professore, quasi un Socrate moderno, ci corrompeva trascinandoci con lui alle ore tarde della notte frequentando assieme esecrabili bettole.Io però non sono uno studente, ho già studiato abbastanza tanto da averne le mie rotondità piene alla nausea. E gradirei che anche altri smettessero di studiare quel che è fuori di loro per dedicarsi semmai allo studio di ciò che è dentro di loro. Tu vorresti farmi credere che il mercoledì venga di martedì. Ma oggi è martedì.Il linguaggio è figlio della metafisica. Sai cos'è la metafisica e che cos'è il linguaggio?La metafisica è ciò a cui aspira il grido del bambino nel cuore della notte, mentre il linguaggio è il suo grido.Quel che più mi consola, visto che il tuo intervento contiene pure dei buoni spunti a me però non molto chiari, è che tu pensi che il mio pensiero sia tutto il contrario di quel che dovrebbe essere vedi tu cosa



Il grido del bambino non è ancora linguaggio.


La sua metafisica ricostruita a posteriori, è che il grido viene prima del soggetto, che per la prima volta lo sente: ossia lo stesso bambino, che ancora non sa di essere un bambino.


Forse possiamo dire che il bambino è nel suo insieme è un segno, e dunque ha un suo linguaggio.
Ma questo linguaggio lo ricostruisce il soggetto solo dopo che è cresciuto.
Dunque non è fondamento.


E' come già spiegato la potenza del suono a fornire l'indizio che esiste un esistente prima del suono ancora.
Una impellenza, un desiderio, un miscuglio di vita e paura.
Dove è la mamma?


Non è semplicemente una domanda linguistica, viene prima di qualsiasi professore che si voglia citare.


In questo caso è il soggetto il fondamento della lingua, e il soggetto a sua volta è un segno pieno di storia e conquiste: chi sono io?


Sono le domande fondamentali della filosofia da sempre.
dove è mia madre? cosa sta facendo mio padre? chi sono io?


Come siamo arrivati a codificare questo linguaggio? se non tramite il segno che noi siamo, perchè noi ci diamo sempre dopo, una volta che quell'urlo è uscito nel buio.


Stiamo parlando di profondità senza nome, senza segno.


Ma il bujo bisogna anche impararlo a conoscere.



Ciao Green D, perdona la mia ignoranza e la mia difficoltà a comprendere quel che dici. Di solito, quando scrivo cerco di scrivere come mangio, nel senso che cerco di scrivere in modo semplice e chiaro, così come sono abituato a mangiare cose semplici e poco sofisticate. Non mi interessa molto quello che devi dirmi, specialmente perché le evidenze della realtà mondana giustificano in tutto e per tutto il mio pensiero, comprendendo (le evidenze) pure i modi intricati di esprimersi prodotti spesso dalle persone colte (colte solo in senso classico), ma se tu vuoi dirmi qualcosa da uomo a uomo ti prego di scendere un po' più in basso e di cercare di scrivere come scrivo io. D'altra parte, non vorrai mica farmi credere che a quindici anni ti esprimevi già così? Se così fosse stato, come non detto

green demetr

Citazione di: daniele22 il 23 Maggio 2021, 23:10:37 PM
Non rivela però al mondo i nostri sentimenti o affettività (nel bene e nel male). E pure sono questi che io personalmente vorrei che si rivelassero, giacché son questi a muovere il mondo. Naturalmente non pretendo che ciascuno si confessi pubblicamente, ma che si confessi pubblicamente l'efficenza con cui questi muovono il mondo.


Non penso che le nostre posizioni siano poi così diverse.


Come noto da questo passaggio che avevi scritto in risposta a Iano.


Appunto, come dici anche tu i nostri segni sono legati all'affettività. come l'urlo nel buio è legato alla paura del bambino.


Siamo perfettamente d'accordo, come ho scritto in risposta a Iano, chiedo solo di fare delle distizioni.


Se poni una domanda di vita quotidiana è diverso che porla a livello di filosofia classica.


Sul perchè la filosofia classica ante-litteram si muovesse all'interno dell'autoreferenzialità del linguaggio, è altra cosa dalla tua domanda di senso del vivere.


Da una parte abbiamo una filosofia che si è scostata dalla vita quotidiana in cerca delle verità auto-evidenti.
Hai ragione quello fu il primo passo, ma poi dopo aver diviso la parola da quotidiana ad astratta, ne fece un uso non molto distante da quelle che tu chiedi rispetto al senso del vivere. Certo bisogna seguirlo con impegno.
E' una scelta. Ma non puoi rimproverare a loro una scelta diversa da quella fatta da te.
Le esigenze sono le stesse.

Insomma come dicono gli inglesi: tanto temporale in una tazza di tè.  ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

daniele22

Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 16:20:10 PM
Citazione di: daniele22 il 23 Maggio 2021, 23:10:37 PM
Non rivela però al mondo i nostri sentimenti o affettività (nel bene e nel male). E pure sono questi che io personalmente vorrei che si rivelassero, giacché son questi a muovere il mondo. Naturalmente non pretendo che ciascuno si confessi pubblicamente, ma che si confessi pubblicamente l'efficenza con cui questi muovono il mondo.


Non penso che le nostre posizioni siano poi così diverse.


Come noto da questo passaggio che avevi scritto in risposta a Iano.


Appunto, come dici anche tu i nostri segni sono legati all'affettività. come l'urlo nel buio è legato alla paura del bambino.


Siamo perfettamente d'accordo, come ho scritto in risposta a Iano, chiedo solo di fare delle distizioni.


Se poni una domanda di vita quotidiana è diverso che porla a livello di filosofia classica.


Sul perchè la filosofia classica ante-litteram si muovesse all'interno dell'autoreferenzialità del linguaggio, è altra cosa dalla tua domanda di senso del vivere.


Da una parte abbiamo una filosofia che si è scostata dalla vita quotidiana in cerca delle verità auto-evidenti.
Hai ragione quello fu il primo passo, ma poi dopo aver diviso la parola da quotidiana ad astratta, ne fece un uso non molto distante da quelle che tu chiedi rispetto al senso del vivere. Certo bisogna seguirlo con impegno.
E' una scelta. Ma non puoi rimproverare a loro una scelta diversa da quella fatta da te.
Le esigenze sono le stesse.

Insomma come dicono gli inglesi: tanto temporale in una tazza di tè.  ;)


Penso proprio che sia così. Aspettiamo

daniele22

Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 16:20:10 PM
Citazione di: daniele22 il 23 Maggio 2021, 23:10:37 PM
Non rivela però al mondo i nostri sentimenti o affettività (nel bene e nel male). E pure sono questi che io personalmente vorrei che si rivelassero, giacché son questi a muovere il mondo. Naturalmente non pretendo che ciascuno si confessi pubblicamente, ma che si confessi pubblicamente l'efficenza con cui questi muovono il mondo.


Non penso che le nostre posizioni siano poi così diverse.


Come noto da questo passaggio che avevi scritto in risposta a Iano.


Appunto, come dici anche tu i nostri segni sono legati all'affettività. come l'urlo nel buio è legato alla paura del bambino.


Siamo perfettamente d'accordo, come ho scritto in risposta a Iano, chiedo solo di fare delle distizioni.


Se poni una domanda di vita quotidiana è diverso che porla a livello di filosofia classica.


Sul perchè la filosofia classica ante-litteram si muovesse all'interno dell'autoreferenzialità del linguaggio, è altra cosa dalla tua domanda di senso del vivere.


Da una parte abbiamo una filosofia che si è scostata dalla vita quotidiana in cerca delle verità auto-evidenti.
Hai ragione quello fu il primo passo, ma poi dopo aver diviso la parola da quotidiana ad astratta, ne fece un uso non molto distante da quelle che tu chiedi rispetto al senso del vivere. Certo bisogna seguirlo con impegno.
E' una scelta. Ma non puoi rimproverare a loro una scelta diversa da quella fatta da te.
Le esigenze sono le stesse.

Insomma come dicono gli inglesi: tanto temporale in una tazza di tè.  ;)


Ciao Green, ho riletto anche il tuo intervento in risposta a Iano. Parli di distinzioni da farsi, come esistessero due tipologie di filosofia, o forse ho capito male. Per rispondere a me hai citato un pezzettino piccolo piccolo di un mio intervento. Non hai detto nulla però sul resto della mia critica ad Heidegger. Per me esiste solo una filosofia e non una filosofia classica che si distingue da altre filosofie

iano

#49
Il punto è che studiare il greco per studiare la filosofia, come esorta a fare Green, non senza ragioni, scoraggia chi, non potendo/ volendolo fare, nondimeno vorrebbe filosofare perché a ciò lo spinge la sua natura.
Se io, pur a spizzichi e bocconi, provo a leggere gli antichi come i moderni filosofi, come ad esempio Heidegger, non posso non restare ammirato e soggiogato.
E così mentre leggo Heidegger sono hieidggeriano, e mentre leggo Platone idem.
Ma se mi sono lasciato libero di filosofare, se ho sviluppato la mia filosofia, allora diventa facile, quando non immediato per me realizzare che la penso in modo opposto ad Heidegger, che mi appare antico come pensiero, e che il mio pensiero sia invece una rielaborazione riveduta e corretta del pensiero di Platone, tanto riveduta da apparir altro.
A seconda di quale strada si scelga, ci saranno diversi modi di filosofare, posto che unica e condivisa sia l'esigenza di farlo (o un unica filosofia come dice Daniele), quello dello storico della filosofia è quella del dilettante istintivo.
Sono davvero da mettere queste in contrapposizione o da far convivere felicemente , posto che comunque qualunque strada scegliamo non potrà mai dirsi una scelta definitiva, se non per il fatto che se non hai fatto almeno il classico iniziare a tarda età lo studio del Greco può non avere senso ?
Se ora io decidessi di studiare Heidegger in modo approfondito lo farei solo per capire da dove arrivino le sue idee balzane, perché ciò è interessante capire.
Ode ancora attive e ben presenti su questo forum come nella società .
Posso solo dire che quel poco che ho letto di Heidegger, mentre lo leggevo, mi trovava d'accordo pienamente.
Ma la stessa cosa potrei dire in pratica di quel poco di ogni filosofo che ho letto, e in tal senso poco importa da quale interpretazione è da quale traduzione ciò che ho letto derivava.
Probabilmente qualunque traduzione e interpretazione mi avrebbe trovato d'accordo.
Succede però che poi io mi dimentichi, o creda di dimenticarmi, di ciò che ho letto, sviluppando la mia filosofia, che a posteriori posso confrontare con quella di Heidegger e di Platone, come sopra detto.
Così Platone mi vien da metterlo fra i moderni, nel senso che lo sento molto vicino, ed Heidgeer invece no, e posso dire ciò con critica certa è quasi immediata, perché a confrontare diversi pensieri, quando ben presenti al di là' delle tante parole che hanno prodotto, è un attimo.
Hidgeer è certamente presente e attuale nella cultura contemporanea , quanto è evidente la contraddizione presente nel suo pensiero.
Come scrive Maurizio Ferraris nella "Repubbilca" di giovedì, 17 giugno in una critica ad Heidegger:


Tra varianti e vaccini il virus forse se ne va'.
Quello che sono certo non se ne andrà, almeno a breve, è un assunto di fondo, l'idea che siamo padroni della natura e schiavi della tecnica.
È ovviamente vero il contrario ,il virus,  in quanto natura, ci ha messo in ginocchio, il vaccino, in quanto tecnica, ci offre una tregua. E allora perché neghiamo l'evidenza?


E allora, buttiamo via Hiedgeer?


Per quel poco che ne so' è uno che ha cambiato idea nel corso della sua vita.
E questo devono fare i filosofi.Questo significa essere filosofi, perché se cambi idea allora vuol dire che pensi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Citazione di: iano il 19 Giugno 2021, 09:28:25 AM
Il punto è che studiare il greco per studiare la filosofia, come esorta a fare Green, non senza ragioni, scoraggia chi, non potendo/ volendolo fare, nondimeno vorrebbe filosofare perché a ciò lo spinge la sua natura.


..... etc ..... etc .....

Come scrive Maurizio Ferraris nella "Repubbilca" di giovedì, 17 giugno in una critica ad Heidegger:

Tra varianti e vaccini il virus forse se ne va'.
Quello che sono certo non se ne andrà, almeno a breve, è un assunto di fondo, l'idea che siamo padroni della natura e schiavi della tecnica.
È ovviamente vero il contrario ,il virus,  in quanto natura, ci ha messo in ginocchio, il vaccino, in quanto tecnica, ci offre una tregua. E allora perché neghiamo l'evidenza?


E allora, buttiamo via Hiedgeer?


Per quel poco che ne so' è uno che ha cambiato idea nel corso della sua vita.
E questo devono fare i filosofi.Questo significa essere filosofi, perché se cambi idea allora vuol dire che pensi.


Iano, se devi studiare un autore che scrive in una lingua straniera, sarebbe opportuno che tu ti impadronisca della sua lingua. Certo sarebbe che una lingua straniera di tempi che furono apre pure ad ulteriori problematiche. E' vero che esistono traduzioni, ma ciò implica mettere in mezzo tra te e l'autore un intermediario con tutto quel che ciò implica, tanto più che anche se leggi un testo in italiano a volte devi comunque tradurlo (vedi ciò che accade nei nostri post che abbisognano spesso di chiarimenti). Per fare filosofia puoi cmq farlo in italiano senza necessità di conoscere altre lingue.


Per quel che riguarda Ferraris non ho letto il suo articolo, per leggere il quale bisogna sganciare soldi che a mio vedere son solo soldi buttati al vento. Non conosco il pensiero di Ferraris, ma non sono d'accordo sul fatto che l'uomo sia schiavo della tecnica. L'uomo è in realtà succube dei suoi piaceri e delle sue paure. La tecnica e i prodotti tecnologici lo aiutano a cambiare le forme delle sue necessità, ma questi nuovi giocattoli nulla cambiano circa la sua sudditanza. Forse era questo che intendeva dire Husserl nell'opera incompiuta "la crisi delle scienze europee", cioè che la scienza non aiutava affatto l'essere umano nelle sue problematiche esistenziali. Per dire quello che ha detto Ferraris l'altro ieri, poteva dirlo benissimo tempo fa a fronte di un bel terremoto. Heidegger non lo butto via, ma ho già messo in evidenza un suo errore in questo Topic.


Da ultimo, io penso di pensare anche senza cambiare idea. Se cambio idea la cambio dopo che qualcuno o qualcosa mi ha fatto notare particolari tali che debba cambiare idea

daniele22

Citazione di: paul11 il 09 Giugno 2021, 11:15:06 AM
Citazioni di Daniele22
....la componente razionale del significato, mentre nel secondo caso ha agito di più la componente affettiva (altamente emotiva in questo caso specifico). Il significato non può separare queste due componenti facendo finta di nulla. Questa unità a mio giudizio rappresenta, è, il "quanto" dell'unità della conoscenza".

Io, al contrario, penso che noi non possiamo vedere le cose se non quando queste abbiano un significato.



Tale significato, personale e linguisticamente anche più o meno collettivo, non risponde però ad un'esigenza rivolta verso un progresso umano, o alla ricerca di una presunta verità universale delle cose, bensì alle esigenze di benessere di ciascun nostro singolo corpo.

Da qui inizia il post di Paul11 in grassetto
Penso che tu intenda dire che la scrittura non esaurisce ciò che è l'intento dello scrivente, in quanto appunto l'intento le motivazioni e direi persino gli scopi appartengono alla sfera affettiva, emotiva, L'autore quindi se focalizza la sua scrittura su una determinata argomentazione è perché, almeno per lui, sorge da un focalizzazione, significazione su quell'argomento che ha trovato, che vive, come importante.
Non intendevo quel che tu pensi, anche se è vero quel che dici. Come dici, personalmente ho focalizzato, mosso da esigenza, l'attenzione sulla lingua e ne è uscito un breve dialogo in 5000 parole.
E' vero. Sono pienamente d'accordo. Più volte si è scritto nel forum che la componente interiore umana,  è quella che in fondo davanti all'orizzonte del mondo coglie significazioni in particolari che lo scuotono. Nella modernità indicherei Nietzsche ed Heidegger coloro che forse più di tutti hanno cercato l'autenticità umana. Se hanno fallito, ..... in fondo falliamo tutti . Hai anche colto il problema linguistico, che infatti è in entrambi gli autori. Nietzsche oltre a trattati è soprattutto importante per la scrittura per aforismi. Nietzsche è un anti intellettuale, nel senso che la parola per lui non deve essere fredda, semplicemente descrittiva, segue un canone più poetico narrativo e quindi fortemente evocativo di ciò che è umano nell'uomo. Heidegger, seppur con un diverso, ma non troppo, punto di vista rispetto a Nietzsche (Nietzsche in realtà ha influito moltissimo in Heidegger, come per fare un altro  esempio in Adorno, ma ve ne sarebbero altri...), cerca l'autenticità umana nell'esistenza, nell'orizzonte temporale della vita umana. Inventa letteralmente un proprio "slang" filosofico, con termini nuovi, spesso quasi intraducibili dal tedesco all'italiano o comunque "italianizzati" come il dasein in "esser-ci". Adatto che il suo linguaggio rimane filosofico ,non utilizza come ad esempio in Nietzsche l'aforisma, gli diventa ancor più difficile recepire linguisticamente ciò che vorrebbe, desidererebbe argomentare, trattare. Lui stesso ammetterà che la poesia e l'arte potrebbero meglio svolgere le tematiche da lui espresse, tant'è che "Essere e tempo" rimane un lavoro incompiuto.


Il problema sta nell'incontro fra ciò che noi definiamo razionale, come logico, e irrazionale, come sfera affettiva. A mio parere forse è l'unica strada filosoficamente possible oggi, la via d'uscita dall'attuale impaludamento cultural filosofico ,sapendo che è difficilmente praticabile, perché bisogna essere una "via di mezzo" fra poeti e filosofi, con capacità da una parte di forte evocazione dello spirito umano, del suo disagio e difficoltà che incontra nella vita, e dall'altra la capacità di sistematizzare questa profonda interiorità umana dentro uno schema comunicabile, che sappia arrivare al lettore. Ecco in questo ,se ciascuno forse a loro modo, Nietzsche ed Heidegger ,rappresentano il tentativo di trovare in fondo "un mondo più umano".

Mi sembra quindi che avalli l'idea della duplice componente nell'unità di conoscenza. Un'analogia: C'è un detto di Gesù narrato nel vangelo di Tommaso che termina con una domanda: Quando sarete nella luce, cosa farete? Un giorno eravate uno e diventaste due. Ma quando diventerete due, cosa farete?
Quindi più che dire che abbiano "fallito", io direi che val la pena capire il loro "bel naufragio"........e proseguire il viaggio se il nostro intento è cogliere i significati autentici della vita.


Ciao Paul11, giungo solo oggi a rispondere. Se a qualcuno va di capire il loro bel naufragio lo faccia pure. Se qualcuno volesse impegnarsi a pianificare una strategia d'uscita da questa palude in cui ci si trova ancor meglio. Per come la penso la prassi migliore è nel movimento democratico verso l'anarchia. Se n'è discusso e sembra rimasto in sospeso (Filosofia dell'anarchia): le leggi non si fanno, ma si tolgono. Il senso della vita se lo cerchi ciascuno in base ai suoi talenti. Vi sono dei servizi da tenere in piedi, ma queste sono solo sciocchezze




green demetr

Citazione di: daniele22 il 19 Giugno 2021, 07:21:19 AM
Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 16:20:10 PM
Citazione di: daniele22 il 23 Maggio 2021, 23:10:37 PM
Non rivela però al mondo i nostri sentimenti o affettività (nel bene e nel male). E pure sono questi che io personalmente vorrei che si rivelassero, giacché son questi a muovere il mondo. Naturalmente non pretendo che ciascuno si confessi pubblicamente, ma che si confessi pubblicamente l'efficenza con cui questi muovono il mondo.


Non penso che le nostre posizioni siano poi così diverse.


Come noto da questo passaggio che avevi scritto in risposta a Iano.


Appunto, come dici anche tu i nostri segni sono legati all'affettività. come l'urlo nel buio è legato alla paura del bambino.


Siamo perfettamente d'accordo, come ho scritto in risposta a Iano, chiedo solo di fare delle distizioni.


Se poni una domanda di vita quotidiana è diverso che porla a livello di filosofia classica.


Sul perchè la filosofia classica ante-litteram si muovesse all'interno dell'autoreferenzialità del linguaggio, è altra cosa dalla tua domanda di senso del vivere.


Da una parte abbiamo una filosofia che si è scostata dalla vita quotidiana in cerca delle verità auto-evidenti.
Hai ragione quello fu il primo passo, ma poi dopo aver diviso la parola da quotidiana ad astratta, ne fece un uso non molto distante da quelle che tu chiedi rispetto al senso del vivere. Certo bisogna seguirlo con impegno.
E' una scelta. Ma non puoi rimproverare a loro una scelta diversa da quella fatta da te.
Le esigenze sono le stesse.

Insomma come dicono gli inglesi: tanto temporale in una tazza di tè.  ;)


Ciao Green, ho riletto anche il tuo intervento in risposta a Iano. Parli di distinzioni da farsi, come esistessero due tipologie di filosofia, o forse ho capito male. Per rispondere a me hai citato un pezzettino piccolo piccolo di un mio intervento. Non hai detto nulla però sul resto della mia critica ad Heidegger. Per me esiste solo una filosofia e non una filosofia classica che si distingue da altre filosofie




Dovresti vedere la filosofia come un mezzo per arrivare ad un obiettivo.


Mi pare che la tua critica ad heidegger sia legata al suo linguaggio astruso (in effetti il Mio filosofo esagera), ma ti ripeto il suo sforzo era quello di dare un nuovo strumento di indagine, coniando dei termini astrusi, ma perchè ci si intendesse su alcune nozioni che la filosofia classica ci ha dato, e che nel tempo hanno preso un senso ed un significato quasi completamente diverso.


Quindi dovresti vederlo come un artigiano della parola filosofica accademica.


Ma quale è il suo obiettivo? è esattamente lo studio dell'uomo, esattamente come il tuo.


Semplicemente utilizza uno strumento diverso, che a te non piace, ho capito benissimo, che anzi ritieni dannoso.


D'accordo, ma quest'ultima è una tua ipotesi, infatti per me dannoso non lo è affatto.


Ma questo non vuol dire che è l'unico strumento. Anche il pensiero sulle cose che ci accadono nel quotidiano è una buona strada, da giovane infatti, come studente di Yoga, lo facevo tutti i giorni, per questo te lo dico.


Ma col tempo ho preferito altri strumenti.


Insomma la mia richiesta è di non farci fare la guerra dei poveri, quando il pensiero, il pensare è in fin dei conti quello che ci unisce, e siamo sempre di meno, vuoi per via che la vita ci impegna fino a tarda sera, sia per malattie etc..etc..
Per me è un dono il poter pensare tra amici. Per questo mi sento di fare questa richiesta di distinguo.
Stesso obiettivo, diversi strumenti.
Certamente sta agli altri rispondere come meglio credono.
Ci sentiamo in autunno  ;)  (settembre dico)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: iano il 19 Giugno 2021, 09:28:25 AM
Il punto è che studiare il greco per studiare la filosofia, come esorta a fare Green, non senza ragioni, scoraggia chi, non potendo/ volendolo fare, nondimeno vorrebbe filosofare perché a ciò lo spinge la sua natura.
Se io, pur a spizzichi e bocconi, provo a leggere gli antichi come i moderni filosofi, come ad esempio Heidegger, non posso non restare ammirato e soggiogato.
E così mentre leggo Heidegger sono hieidggeriano, e mentre leggo Platone idem.
Ma se mi sono lasciato libero di filosofare, se ho sviluppato la mia filosofia, allora diventa facile, quando non immediato per me realizzare che la penso in modo opposto ad Heidegger, che mi appare antico come pensiero, e che il mio pensiero sia invece una rielaborazione riveduta e corretta del pensiero di Platone, tanto riveduta da apparir altro.
A seconda di quale strada si scelga, ci saranno diversi modi di filosofare, posto che unica e condivisa sia l'esigenza di farlo (o un unica filosofia come dice Daniele), quello dello storico della filosofia è quella del dilettante istintivo.
Sono davvero da mettere queste in contrapposizione o da far convivere felicemente , posto che comunque qualunque strada scegliamo non potrà mai dirsi una scelta definitiva, se non per il fatto che se non hai fatto almeno il classico iniziare a tarda età lo studio del Greco può non avere senso ?
Se ora io decidessi di studiare Heidegger in modo approfondito lo farei solo per capire da dove arrivino le sue idee balzane, perché ciò è interessante capire.
Ode ancora attive e ben presenti su questo forum come nella società .
Posso solo dire che quel poco che ho letto di Heidegger, mentre lo leggevo, mi trovava d'accordo pienamente.
Ma la stessa cosa potrei dire in pratica di quel poco di ogni filosofo che ho letto, e in tal senso poco importa da quale interpretazione è da quale traduzione ciò che ho letto derivava.
Probabilmente qualunque traduzione e interpretazione mi avrebbe trovato d'accordo.
Succede però che poi io mi dimentichi, o creda di dimenticarmi, di ciò che ho letto, sviluppando la mia filosofia, che a posteriori posso confrontare con quella di Heidegger e di Platone, come sopra detto.
Così Platone mi vien da metterlo fra i moderni, nel senso che lo sento molto vicino, ed Heidgeer invece no, e posso dire ciò con critica certa è quasi immediata, perché a confrontare diversi pensieri, quando ben presenti al di là' delle tante parole che hanno prodotto, è un attimo.
Hidgeer è certamente presente e attuale nella cultura contemporanea , quanto è evidente la contraddizione presente nel suo pensiero.
Come scrive Maurizio Ferraris nella "Repubbilca" di giovedì, 17 giugno in una critica ad Heidegger:


Tra varianti e vaccini il virus forse se ne va'.
Quello che sono certo non se ne andrà, almeno a breve, è un assunto di fondo, l'idea che siamo padroni della natura e schiavi della tecnica.
È ovviamente vero il contrario ,il virus,  in quanto natura, ci ha messo in ginocchio, il vaccino, in quanto tecnica, ci offre una tregua. E allora perché neghiamo l'evidenza?


E allora, buttiamo via Hiedgeer?


Per quel poco che ne so' è uno che ha cambiato idea nel corso della sua vita.
E questo devono fare i filosofi.Questo significa essere filosofi, perché se cambi idea allora vuol dire che pensi.


Quando pensavo da giovane alla vita di tutti i giorni, ancora non conoscevo la filosofia.
E si può fare filosofia senza leggere questi grandi del passato.

Capisco benissimo che nell'epoca dell'happening culturale, i grandi siano diventati pop, che quindi vengano letti superficialmente, ossia senza un serio lavoro dietro.

Certo non voglio seminare un senso di sconforto in chi magari vuole pensare, ma non ha tempo per questo lavoro serio, che d'altronde oggi è ormai una professione infatti.

Ma nemmeno posso permettere che si banalizzino, perchè sennò lo sconforto avverrà in chi magari ha delle solide basi di filosofia (io non le ho per esempio) e gli passa la voglio di scrivere in un forum di filosofia.

Secondo me se facciamo tutti uno sforzo di chiarificazione del perchè scriviamo una cosa piuttosto che un altra aiuta anche a che nessuno si sconforti in futuro.

Per esempio aiuta sapere che ti piace leggere qualcosina di questo o quell'autore. E che ti sei orientato verso una TUA idea riguardo questo o quell'autore.
Fin quando riguarda la visione personale delle cose, va tutto bene.

Il problema è che per spirito di polemos, (che ci da energie e che non è da disprezzare) si tende sempre a fare affermazione invece generaliste.
Così chi sa l'importanza di Heidegger (che legge e interpreta Platone) fa fatica a rispondere ad affermazioni, che in quanto individuali, fatte da persone senza background filosofico, sembrano (e sono) apodittiche, e cioè non argomentate, rispetto al lavoro effettivo dell'autore.
Ossia in base alla lettura, non dico completa, ma almeno parziale, dell'opera a cui ci si riferisce.

Siccome visti i tempi che soffiano sul nostro pensiero (e per esempio ha ragione il Ferraris a dire che è la tecnica che domina noi, ma appunto dovrei argomentare, e a settembre al mio studente ideale, sarei stato tenuto a rispondere, ad argomentare punto per punto di quello che afferma Ferraris. Cosa che lui stesso dovrebbe iniziare a fare, ma molti filosofi rimangono nell'agio in cui la cultura pop, li ha messi, e dunque nessuno spazio verso gli studenti, nessun maestro per il futuro).
In questo caro Iano avrei dovuto prenderti ad esempio negativo.

Ma ripeto, questo non deve sconfortarti, questo avviene perchè uso uno strumento diverso, e ho deciso che questo strumento debba essere messo bene in vista ogni volta.

A margine, rispondendo sull'esito a cui perverrò, potremo privatamente domandarci o riflettere sulle nostre tematiche.(senza studenti fra le scatole).
Io penso si possa fare benissimo.
Da parte mia non c'è veramente risentimento, nè tantomeno presunta superiorità.

Ma figuriamoci!

Spero potremo ulteriormente chiarirci in autunno. Ciao! ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

daniele22

#54
Citazione di: green demetr il 26 Giugno 2021, 14:44:14 PM
Citazione di: daniele22 il 19 Giugno 2021, 07:21:19 AM
Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 16:20:10 PM
Citazione di: daniele22 il 23 Maggio 2021, 23:10:37 PM
Non rivela però al mondo i nostri sentimenti o affettività (nel bene e nel male). E pure sono questi che io personalmente vorrei che si rivelassero, giacché son questi a muovere il mondo. Naturalmente non pretendo che ciascuno si confessi pubblicamente, ma che si confessi pubblicamente l'efficenza con cui questi muovono il mondo.


Non penso che le nostre posizioni siano poi così diverse.


Come noto da questo passaggio che avevi scritto in risposta a Iano.


Appunto, come dici anche tu i nostri segni sono legati all'affettività. come l'urlo nel buio è legato alla paura del bambino.


Siamo perfettamente d'accordo, come ho scritto in risposta a Iano, chiedo solo di fare delle distizioni.


Se poni una domanda di vita quotidiana è diverso che porla a livello di filosofia classica.


Sul perchè la filosofia classica ante-litteram si muovesse all'interno dell'autoreferenzialità del linguaggio, è altra cosa dalla tua domanda di senso del vivere.


Da una parte abbiamo una filosofia che si è scostata dalla vita quotidiana in cerca delle verità auto-evidenti.
Hai ragione quello fu il primo passo, ma poi dopo aver diviso la parola da quotidiana ad astratta, ne fece un uso non molto distante da quelle che tu chiedi rispetto al senso del vivere. Certo bisogna seguirlo con impegno.
E' una scelta. Ma non puoi rimproverare a loro una scelta diversa da quella fatta da te.
Le esigenze sono le stesse.

Insomma come dicono gli inglesi: tanto temporale in una tazza di tè.  ;)


Ciao Green, ho riletto anche il tuo intervento in risposta a Iano. Parli di distinzioni da farsi, come esistessero due tipologie di filosofia, o forse ho capito male. Per rispondere a me hai citato un pezzettino piccolo piccolo di un mio intervento. Non hai detto nulla però sul resto della mia critica ad Heidegger. Per me esiste solo una filosofia e non una filosofia classica che si distingue da altre filosofie




Dovresti vedere la filosofia come un mezzo per arrivare ad un obiettivo.


Mi pare che la tua critica ad heidegger sia legata al suo linguaggio astruso (in effetti il Mio filosofo esagera), ma ti ripeto il suo sforzo era quello di dare un nuovo strumento di indagine, coniando dei termini astrusi, ma perchè ci si intendesse su alcune nozioni che la filosofia classica ci ha dato, e che nel tempo hanno preso un senso ed un significato quasi completamente diverso.


Quindi dovresti vederlo come un artigiano della parola filosofica accademica.


Ma quale è il suo obiettivo? è esattamente lo studio dell'uomo, esattamente come il tuo.


Semplicemente utilizza uno strumento diverso, che a te non piace, ho capito benissimo, che anzi ritieni dannoso.


D'accordo, ma quest'ultima è una tua ipotesi, infatti per me dannoso non lo è affatto.


Ma questo non vuol dire che è l'unico strumento. Anche il pensiero sulle cose che ci accadono nel quotidiano è una buona strada, da giovane infatti, come studente di Yoga, lo facevo tutti i giorni, per questo te lo dico.


Ma col tempo ho preferito altri strumenti.


Insomma la mia richiesta è di non farci fare la guerra dei poveri, quando il pensiero, il pensare è in fin dei conti quello che ci unisce, e siamo sempre di meno, vuoi per via che la vita ci impegna fino a tarda sera, sia per malattie etc..etc..
Per me è un dono il poter pensare tra amici. Per questo mi sento di fare questa richiesta di distinguo.
Stesso obiettivo, diversi strumenti.
Certamente sta agli altri rispondere come meglio credono.
Ci sentiamo in autunno  ;)  (settembre dico)


Ciao Green, non ricordo in quale post, rispondendoti, ho concluso il post con la parola "Aspettiamo". Aspettiamo a vedere appunto dove possa emergere una differenza di vedute.



Vedi Green che io ho osservato per una vita senza perseguire un obiettivo, solo ero incuriosito dal fatto che gli umani pretendessero di muoversi secondo ragione e invece non lo facevano (almeno nei momenti critici). Di conseguenza notavo molto tutto quello che aveva correlazione con tali fenomeni e ci speculavo un po' sopra. Un giorno ho colto in un lampo quello che chiami l'obiettivo. Un conto è però cogliere in un attimo, altro è mettere nero su bianco. Ma alla fine l'ho fatto.


La mia critica ad Heidegger non l'hai nemmeno sbirciata dicendo quel che dici. Cmq, non ho letto nulla di Martin, l'ho solo sentito commentare. Sembra poi che lui non abbia certo seguito i consigli di Kant (spero di ricordare bene) che non amava molto legiferare in campo linguistico con nuove parole. In ogni caso quel che io ho criticato è il concetto di significato e di senso rispetto al segno, eliminando l'esigenza del concetto di referente e non so nemmeno se Heidegger ne abbia trattato. Heidegger per me ha rappresentato solo il filosofo nominato da tutti e quello che dovevo in un certo senso superare per essere portatore dell'idea di cui sono portatore. E mi sembra d'averlo fatto.


Buona vacanza Green. Ci si sente con i vari temi

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