Credete nel libero arbitrio?

Aperto da Socrate78, 25 Dicembre 2020, 17:21:25 PM

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iano

#210
Citazione di: Jacopus il 31 Marzo 2022, 22:47:51 PMViator. Ti ringrazio per le tue osservazioni, che mi permettono di riflettere meglio su ciò che scrivo.

Citazione(hardware, inteso come sistema operativo).........quindi un sistema operativo (SO per gli intimi) a tuo parere farebbe parte dell'"hardware".
 
In realtà era una metafora, non troppo felice, ma ero rimasto colpito dal passaggio descritto da Iano, che mi ha illuminato rispetto alla differenza sostanziale fra un computer e il cervello umano, laddove nel cervello umano non è possibile separare nettamente la parte operativa da quella strutturale perchè si condizionano a vicenda ed evolvono sulla base di quei condizionamenti. Il Computer nelle sue parti fisiche invece resta sempre lo stesso, indipendentemente dal software che si carica.


Felice di averti illuminato, anche se la tua illuminazione sospetto nasca da un parziale fraintendimento di ciò che ho scritto. Poco male, perché anche il fraintendimento ha una sua funzione, come gli errori di trascrizione per il DNA.
Provo comunque a chiarire meglio l'analogia parziale fra computer e essere vivente che mi sono inventato là per là per rispondere a Bobmax, prostrandolo, senza volere.
Un computer, da un punto di vista descrittivo  che non pretende di assimilare l'uno a l'altro, è analogo a un essere vivente, in quanto entrambi possono caratterizzarsi come una combinazione di stati fisici che mutano in continuazione.
Ma la definizione di essere come ciò che è proposta da Bobmax, notavo, non senza una punta di sana polemica, che si adatta meglio al computer, perché esso possiede comunque uno stato di default, a cui è sempre possibile tornare, mentre ciò non è possibile per l'essere vivente. Ma dire che a un preciso stato possiamo sempre tornare non identifica il computer con quello stato, ma caratterizza il computer come ciò che può tornare a un preciso stato.
Al di là di ciò, secondo quanto ci dice Alan Touring, che traduce i teoremi di Goedel in termini ''computereschi'', non possiamo prevedere in quale stato si troverà un computer finché non schiacciamo il tasto ERASE, lasciandolo lavorare, e non sappiamo in particolare se mai si fermerà producendo un risultato.
Non è facile capire tutto ciò per trarne le dovute conseguenze filosofiche, ma se la percezione del nostro libero arbitrio deriva dall'impossibilità di prevedere in quale stato noi ci troveremo in conseguenza di una nostra scelta, lo stesso sembra valere per un computer.
Touring non ci dice che è complesso controllare gli stati di un computer, tanto complesso da rendere ciò impossibile, il che è pure vero, ma ci dice che c'è una impossibilità indipendente dalle nostre relative capacità.

Quello che voglio dire con ciò non è che noi siamo una macchina, ma tutto il contrario. La conoscenza e comprensione delle macchine che costruiamo, sci aiuta invece per analogia ad escludere che ciò che caratterizza le macchine possa essere ciò che caratterizza noi, e quindi ne concludo che se la definizione di essere come ciò che è si attaglia abbastanza bene a una macchina, la quale si può caratterizzare attraverso un preciso stato al quale la macchina può sempre tornare, pur potendo assumerne tanti, siccome la macchina può tornare ad un preciso stato definibile come quello stato che è in quanto tale, allora la definizione di macchina in quanto tale appare plausibile, ma non per caratterizzare noi , che non possediamo alcuno stato a cui tornare.
La filosofia di Bobmax è tutta imperniata appunto su uno stato a cui tendiamo, il quale dovrebbe perciò caratterizzarci, indipendentemente poi se, perché questo non l'ho capito ancora, a quello stato torneremo oppure, e neanche ci siamo mai stati.

Ma noi non siamo qualcosa di analogo a un computer, se non solo in parte, perché non è un caso che il computer lo abbiamo costruito noi, e questo io credo sia vero persino se una interpretazione spericolata, ma non del tutto astrusa, del teorema di Touring/Goedel, fosse che il computer sia dotato di libero arbitrio.
Dovremmo quantomeno iniziare a dubitare ciò che tacitamente abbiamo finora dato per scontato, che il libero arbitrio ci distingua, se non dagli altri animali, almeno dalle macchine.
Dire se il libero arbitrio è davvero possibile è cosa che non possiamo certamente sapere finché non ne diamo una definizione operativa, fidandoci solo di una percezione di esso che pur condividiamo.
Se ad esempio diamo una definizione operativa di libero arbitrio, come ciò che non solo è difficile prevedere al limite dell'impossibile, ma come ciò che è impossibile ''in sé'' da prevedere, allora un computer dovremo concludere che lo possiede.
ma finche non condividiamo una definizione dell'oggetto della domanda, limitandoci a condividerne la percezione ( e non è la stessa cosa) non vedo una risposta, anche perché non potremo noi mai tornare a quello stato in cui è nata la nostra percezione condivisa.
Noi non mai torneremo ad essere ciò che siamo stati, almeno finché qualcuno non pigia il nostro tasto erase. E quindi forse, tuttosommato, il discorso di Bobmax ha una sua coerenza, perché il nulla è lo stato che secondo lui tutti agogniamo, anche se questa è una percezione che non tutti condividiamo, per quanto egli ci esorti in continuazione a farlo.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve jacopus. Grazie a te anche per la pacatezza della tua replica. Mi rendo conto di sembrare spesso "acido", ma ti assicuro di essere sempre privo di malanimo. E' che amo irresistibilmente la dialettica pirotecnica.

Non entro nel merito biopsichico della tua risposta poichè si andrebbe troppo lontano. I pochi amici lettori decideranno su quale dei nostri due punti di vista convenga assentire. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

ricercatore

Citazione di: iano il 31 Marzo 2022, 01:45:38 AMMi pare tu escluda che ciò che conosciamo sia parte di noi.
Che l'acquisizione di conoscenza dunque non ci modifichi.
Come se ogni nostra esperienza fosse un girare a vuoto che non ha alcun effetto sul nostro essere.
Se ci rifletti bene la tua posizione ti apparirà non poco contraddittoria. O no? :)
Il ''siamo ciò che siamo'' dura un istante.
Che le nostre scelte derivino da libero arbitrio oppure no, non si può però negare che ci cambino.


le facoltà che ci consentono di conoscere da dove provengono?

le capacità di apprendere, adattarmi e acquisire conoscenza provengono da questo corpo, da questo cervello.

le esperienze che faccio mi cambiano e mi fanno evolvere, ma io non posso non essere spontaneo in questa crescita.

il "siamo ciò che siamo" allora non dura un istante, ma dura in eterno.

ricercatore

Citazione di: Jacopus il 31 Marzo 2022, 22:47:51 PMViator. Ti ringrazio per le tue osservazioni, che mi permettono di riflettere meglio su ciò che scrivo.
non credo ci possa essere spirito migliore di questo.

queste sono le idee "vive".

ti ringrazio.

iano

#214
Citazione di: ricercatore il 01 Aprile 2022, 13:36:19 PM
Citazione di: iano il 31 Marzo 2022, 01:45:38 AMMi pare tu escluda che ciò che conosciamo sia parte di noi.
Che l'acquisizione di conoscenza dunque non ci modifichi.
Come se ogni nostra esperienza fosse un girare a vuoto che non ha alcun effetto sul nostro essere.
Se ci rifletti bene la tua posizione ti apparirà non poco contraddittoria. O no? :)
Il ''siamo ciò che siamo'' dura un istante.
Che le nostre scelte derivino da libero arbitrio oppure no, non si può però negare che ci cambino.


le facoltà che ci consentono di conoscere da dove provengono?

le capacità di apprendere, adattarmi e acquisire conoscenza provengono da questo corpo, da questo cervello.

le esperienze che faccio mi cambiano e mi fanno evolvere, ma io non posso non essere spontaneo in questa crescita.

il "siamo ciò che siamo" allora non dura un istante, ma dura in eterno.
Non credo che le nostre posizioni si escludano a vicenda.
Però noto che il corpo nell'adattarsi muta, e quindi nel tempo che dico ''questo corpo'' esso è già un altro corpo, quantomeno nella forma.
Immagino quindi tu intenda che la forma non rifletta la sostanza che perciò può essere eterna, o quantomeno durare per un tempo che vada ben oltre l'attimo che io dico.
In effetti io mi limitavo a dire che la conoscenza entra in noi mutando la nostra forma, forma della quale possiamo certamente parlare con cognizione di causa.
Quindi di cosa parli tu? Di anima?
Se l'anima esiste non ho difficoltà a dire che sia eterna, come non ho difficoltà a dire qualsiasi altra cosa, senza tema che alcuno possa smentirmi con cognizione di causa. Posso anche dire che nell'anima stia la fonte del libero arbitrio.
Chi potrebbe smentirmi?
Ma ciò che non può essere smentito non rientra nel campo di ciò che può essere indagato sottoponendolo al dubbio, ma nel campo della fede.

Quindi, ciò che conosciamo è almeno formalmente parte di noi, riflettendosi nelle nostre strutture cerebrali per quanto possiamo indagarle, senza che ciò implichi nulla di spirituale né di eterno, perchè lo stesso possiamo verificare avviene in un computer, che non ha un anima e non è eterno.
Il libero arbitrio certamente esiste se ne diamo una definizione nella forma che questa implica.
Se parliamo di libero arbitrio in quanto oggetto condiviso della nostra percezione, esso esiste in forma di percezione.
Esso quindi esiste e in forme diverse, a cui impropriamente diamo lo stesso nome. Magari le nostre opinioni non convergono perchè non stiamo parlando della stessa cosa e io non ho neanche la pretesa di dire cosa sia, accontentandomi di dire cosa non sia.
Tutto però deve partire da una definizione operativa, che nessuno però fin qui ha dato.
Io ho proposto come libero arbitrio  qualcosa il cui risultato sia in generale impossibile da prevedere, e ho notato che questo, nei limiti della comprensione che ognuno di noi ha dei teoremi di Goedel, avviene anche per un computer, e per questo escludo che esso debba implicare un anima ed una eternità.

in definitiva si può ragionevolmente tentare una risposta solo se specifichiamo di cosa stiamo parlando, e non limitandoci a pronunciare un nome.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

ricercatore

Citazione di: iano il 01 Aprile 2022, 14:18:08 PMNon credo che le nostre posizioni si escludano a vicenda.
Però noto che il corpo nell'adattarsi muta, e quindi nel tempo che dico ''questo corpo'' esso è già un altro corpo, quantomeno nella forma.
Immagino quindi tu intenda che la forma non rifletta la sostanza che perciò può essere eterna, o quantomeno durare per un tempo che vada ben oltre l'attimo che io dico.
In effetti io mi limitavo a dire che la conoscenza entra in noi mutando la nostra forma, forma della quale possiamo certamente parlare con cognizione di causa.
Quindi di cosa parli tu? Di anima?
Se l'anima esiste non ho difficoltà a dire che sia eterna, come non ho difficoltà a dire qualsiasi altra cosa, senza tema che alcuno possa smentirmi con cognizione di causa. Posso anche dire che nell'anima stia la fonte del libero arbitrio.
Chi potrebbe smentirmi?
Ma ciò che non può essere smentito non rientra nel campo di ciò che può essere indagato sottoponendolo al dubbio, ma nel campo della fede.

Quindi, ciò che conosciamo è almeno formalmente parte di noi, riflettendosi nelle nostre strutture cerebrali per quanto possiamo indagarle, senza che ciò implichi nulla di spirituale né di eterno, perchè lo stesso possiamo verificare avviene in un computer, che non ha un anima e non è eterno.
Il libero arbitrio certamente esiste se ne diamo una definizione nella forma che questa implica.
Se parliamo di libero arbitrio in quanto oggetto condiviso della nostra percezione, esso esiste in forma di percezione.
Esso quindi esiste e in forme diverse, a cui impropriamente diamo lo stesso nome. Magari le nostre opinioni non convergono perchè non stiamo parlando della stessa cosa e io non ho neanche la pretesa di dire cosa sia, accontentandomi di dire cosa non sia.
Tutto però deve partire da una definizione operativa, che nessuno però fin qui ha dato.
Io ho proposto come libero arbitrio  qualcosa il cui risultato sia in generale impossibile da prevedere, e ho notato che questo, nei limiti della comprensione che ognuno di noi ha dei teoremi di Goedel, avviene anche per un computer, e per questo escludo che esso debba implicare un anima ed una eternità.

in definitiva si può ragionevolmente tentare una risposta solo se specifichiamo di cosa stiamo parlando, e non limitandoci a pronunciare un nome.

mi riferivo a qualcosa di molto più "terra terra".

il mio gatto agisce (mangia finché non è sazio, dorme, si riproduce, litiga con gli altri gatti, fa il ruffiano, etc.) senza esserne consapevole: è semplicemente ciò che è, sempre spontaneo.

io rispetto a lui ho un meccanismo di "feedback" (la consapevolezza) che mi consente di rendermi conto del passato, immaginarmi un futuro e di operare delle scelte "libere" in direzione di quel futuro.
questo mi da la percezione del libero arbitrio, mi da l'impressione che possa anche non essere "spontaneo": potrei lasciarmi andare (essere spontaneo) e divorare una torta al cioccolato intera, eppure posso frenarmi e contenermi (mi reprimo volontariamente).

ma questo frenarmi, questo correggermi, questo reprimermi volontariamente non è anch'esso proveniente da "qualcosa" di spontaneo? (il mio stesso meccanismo di "feedback")
da qui l'idea che siamo anche noi semplicemente ciò che siamo.

(ho usato impropriamente la parola "eterno"... volevo "poeticamente" intendere tutta la durata della nostra vita)

iano

#216
@Ricercatore.
Concordo.Ma penso che se non ci diamo attributi in esclusiva rispetto al resto della vita, libero arbitrio compreso, le cose si spiegano meglio, o quantomeno non poniamo ostacoli preconcetti alle possibili definizioni su cui lavorare.
Così mi sembra più proprio attribuire spontaneità alla materia, la quale non può essere qualcosa di diverso da ciò che è, mentre mi azzarderei a dire che per noi viventi vale l'esatto contrario perchè ciò che ci avviene ci lascia sempre  segni che ci formano, senza privarci necessariamente di identità.
La vita fondamentalmente è un registratore di eventi, e i suoi mutamenti sono  i segni lasciati da quelle registrazioni negli esseri viventi.
Il confine fra la materia e i viventi, volendo appunto molto semplificare, è il grado di prevedibilità, che al massimo grado trascende la difficoltà divenendo impossibilità, che i logici sembrano essere riusciti a formalizzare, per quel che ci possiamo capire, con i loro segni.
Mi azzarderei ancora più in là nel congetturare che le cose più che apparire spontanee, appaiono per via della loro spontaneità, e questo spiegherebbe il perchè l'anima, intesa come possibile fonte del libero arbitrio, non appare.
Intendo che le cose appaiono in virtù della loro ripetitività, mentre ciò che non rileviamo in modo distinto ci appare perciò come caos.
Il fatto che la scienza si basi sulla ripetitività forse non è un caso, perchè non riusciamo a dare nome e identità certa a ciò che non si ripete, anche quando vagamente lo percepiamo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Citazione di: ricercatore il 01 Aprile 2022, 16:37:16 PMil mio gatto agisce (mangia finché non è sazio, dorme, si riproduce, litiga con gli altri gatti, fa il ruffiano, etc.) senza esserne consapevole: è semplicemente ciò che è, sempre spontaneo.

io rispetto a lui ho un meccanismo di "feedback" (la consapevolezza) che mi consente di rendermi conto del passato, immaginarmi un futuro e di operare delle scelte "libere" in direzione di quel futuro.
questo mi da la percezione del libero arbitrio, mi da l'impressione che possa anche non essere "spontaneo": potrei lasciarmi andare (essere spontaneo) e divorare una torta al cioccolato intera, eppure posso frenarmi e contenermi (mi reprimo volontariamente).

Hai una visione molto antropomorfica del tuo felino. Una mia amica gattara, che i gatti li conosce bene, dice che sono i gatti ad adottarci, non noi ad adottare loro. Non hanno grandi esigenze, sono versatili e affettuosi, ma anche le coccole sono loro a decidere quando ottenerle. La mia impressione è che il nostro libero, impropriamente detto "arbitrio", lo sia molto meno di quello di un gatto, impastoiati come siamo di paturnie mentali e ideologiche.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

hystoricum

Se l'uomo fosse "libero di" perchè mai ripeterebbe storicamente sbagli madornali e,individualmente,fatti spiacevoli e dolorosi oltre che gradevoli?
Mi riferisco a quella che Freud chiama"coazione a ripetere",la tendenza irresistibile a reiterare atti ed esperienze soprattutto dolorose.Freud scrive che, questa tendenza è talmente strana e assurda dal punto di vista psicologico da poterla considerare opera della Morte nel vivente umano.In pratica, secondo Freud, esisterebbe una PULSIONE PRIMARIA che vuole riportare l'organico vivente, problematico comunque, alla quiete dell'inorganico.La chiama PULSIONE  DI MORTE o Thanatos cconsiderandola presente e importante tanto quanto quella della VITA o EROS.
Orbene, questo stato di fatto sembra dire che l'essere umano è condizionato da un qualcosa che lo supera e di cui non riesce a fare a meno.Da ciò, parlare di libero arbitrio diventa problematico se non impossibile, perlomeno a livello pulsionale.Personalmente credo a questa dialettica perchè la materia energia sembra regredire nella vita specifica e individuale umana nonostante l'aumento delle informazioni e il progresso generale.Inoltre, ci sono studi che dimostrano questa regressione nella cicatrizzazione delle ferite,nel progresso mentale e nella senilità normale.Infine, il reiterare di comportamenti, avvenimenti, ricorrenze, fatti, corsi e ricorsi storici, ecc... è talmente palese nella vita umana da sembrare scontato.A questo si accompagna lo scorrere del tempo diacronico, dal passato al presente al futuro e sincronico,al punto che la colazione a ripetere DIVENTA UNA STASI, UN LIMBO, UN QUALCOSA DI MITICO SOSPESO NELLO SPAZIO E NEL TEMPO!
UNA DOMINANTE  STATICA E INVINCIBILE DENTRO UN FLUSSO APPARENTE DI VITA:UNA DOMINANZA MORTALE!


ricercatore

Citazione di: iano il 01 Aprile 2022, 16:57:31 PM@Ricercatore.
Concordo.Ma penso che se non ci diamo attributi in esclusiva rispetto al resto della vita, libero arbitrio compreso, le cose si spiegano meglio, o quantomeno non poniamo ostacoli preconcetti alle possibili definizioni su cui lavorare.
Così mi sembra più proprio attribuire spontaneità alla materia, la quale non può essere qualcosa di diverso da ciò che è, mentre mi azzarderei a dire che per noi viventi vale l'esatto contrario perchè ciò che ci avviene ci lascia sempre  segni che ci formano, senza privarci necessariamente di identità.
La vita fondamentalmente è un registratore di eventi, e i suoi mutamenti sono  i segni lasciati da quelle registrazioni negli esseri viventi.
Il confine fra la materia e i viventi, volendo appunto molto semplificare, è il grado di prevedibilità, che al massimo grado trascende la difficoltà divenendo impossibilità, che i logici sembrano essere riusciti a formalizzare, per quel che ci possiamo capire, con i loro segni.
Mi azzarderei ancora più in là nel congetturare che le cose più che apparire spontanee, appaiono per via della loro spontaneità, e questo spiegherebbe il perchè l'anima, intesa come possibile fonte del libero arbitrio, non appare.
Intendo che le cose appaiono in virtù della loro ripetitività, mentre ciò che non rileviamo in modo distinto ci appare perciò come caos.
Il fatto che la scienza si basi sulla ripetitività forse non è un caso, perchè non riusciamo a dare nome e identità certa a ciò che non si ripete, anche quando vagamente lo percepiamo.

non ho afferrato al 100% (le mie strutture cerebrali hanno limiti evidenti), ma per quello che ho capito trovo molto interessante questa visione, soprattutto l'ultima parte.

ricercatore

Citazione di: Ipazia il 01 Aprile 2022, 21:57:29 PMHai una visione molto antropomorfica del tuo felino. Una mia amica gattara, che i gatti li conosce bene, dice che sono i gatti ad adottarci, non noi ad adottare loro. Non hanno grandi esigenze, sono versatili e affettuosi, ma anche le coccole sono loro a decidere quando ottenerle. La mia impressione è che il nostro libero, impropriamente detto "arbitrio", lo sia molto meno di quello di un gatto, impastoiati come siamo di paturnie mentali e ideologiche.

se i gatti venivano adorati come divinità... un motivo c'è!

avrei dovuto usare un cane nell'esempio, sarebbe stato più appropriato! :-\

il nostro "circuito di feedback" molte spesso va in corto... anziché esserci d'aiuto ci porta fuori strada

viator

Salve historicum, e benvenuto. Se a livello biologico, poi istintuale poi psichico la reiterazione (obbligatorio "riassunto" e "rivisitazione" di tutto il patrimonio evolutivo che si ripete ad ogni generazione) è necessaria ed inevitabile per ciascun individuo (è necessità inscritta nel patrimonio genetico), ciò avviene allo scopo naturale di conservare e tramandare il percorso che porta dalle origini alla attualità evolutiva.

In quanto le acquisizioni evolutive più recenti (il vertice attuale della piramide della vita) anche se venisse distrutto, modificato o rimosso.......lascerebbe intatta la base sulla quale la evoluzione poggia e dalla quale si potrebbe sempre ricostruire il percorso della vita stessa.

A livello invece collettivo, specista, sociale e CULTURALE, invece, ciò non avviene poichè in tali ambiti non esistono istinti corrispondenti, ma solo acquisizioni che agiscono all'interno della singola generazione e che vanno appunto "rigenerate" ogni volta per permettere alla vita di esprimere il "nuovo" sociale, culturale, esistenziale.........mantenendolo basato però sul "vecchio" (biologico, istintuale, appunto).
Le nuove generazioni devono appunto essere il nuovo, il diverso, ciò che deve sostituire l'esistente, ma possono farlo solo mantenendo le caratteristiche fondamentali (biologiche) di ciò che esse devono sostituire.

E' tutto racchiuso nel motto "Ah, se gioventù sapesse!!......Ah, se vecchiaia potesse!!".

Lo disse anche Freud all'interno della propria definizione dell'amore : "Palingenetica obliterazione dell'io cosciente che, tendendo ad infuturarsi in un archetipo prototipo........matura nella sinderesi". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

hystoricum

il fatto descritto da Freud è il gioco di un suo piccolo parente il quale,dopo la partenza per lui dolorosa della madre per qualche ora,sembra ripetere l'evento.
Nasconde il giocattolo sotto l'armadio,pensieroso,poi lo rimette fuori,osserva,poi lo rinasconde e via dicendo.
Nel farlo sembra molto attento e espressivo,come se vivesse la scomparsa e il riapparire dello stesso nel modo in cui sta vivendo l'assenza della madre.
Freud si chiede come mai quel bambino continua a ripetere il dolore della perdita momentanea della madre invece di fare altro.
Che utilità avrebbe il gioco per il suo benessere psichico?
Perchè reiterare continuamente un dolore?
È da quell'osservazione che Freud sviluppa la sua ipotesi di coazione a ripetere eventi dolorosi riferendola poi,mitologicamente,a Thanatos e alla pulsione di morte.
Dunque,io parlo di esperienze dolorose e di coazione a ripeterle,quindi di vissuto e  psiche umana.
Personalmente io non ho alcun interesse per la morte ma solo una curiosità intellettuale e un amore per il pensiero.
Quello che dici del DNA conferma le tesi di Freud,dato che lui ritiene la pulsione di morte GENETICAMENTE REALE.
Coazione e conservazione però non sono sinonimi perchè la prima immobilizza,regredisce e mantiene prigionieri del dolore  e di una tendenza mortifera,mentre la seconda conserva e mantiene ciò che non va perso.La coazione a ripetere,invece,ha un che di mentalmente diabolico e suicidale che non mi piace per niente.
Io non amo il dolore e mi guardo bene dal volerlo sentire,sopportare o ripetere;per il piacere vale il discorso contrario ma io non cerco di ripetere coattivamente o meno piaceri,li godo man mano che li sperimento e questo mi porta a vivere più di ieri e meno di domani.
Ho postato questa discussione non tanto per idealizzare una ipotesi ma per conoscere le vostre idee in merito.
Nel contempo posso dire però che questo pianeta sembra essere il Principato della Morte e della necrofilia,dello Sbaglio Continuo e Reiterato e della Coazione allo Spegnimento totale.

 






 

Jacopus

Hystoricum. La coazione a ripetere, in Freud e in molta psicoanalisi successiva, non è solo legata a Thanatos, cioè alla pulsione di morte. Una pulsione che in realtà, geneticamente non esiste, perchè altrimenti sarebbe contraria allo stesso mantenimento della vita in senso filogenetico (cioè come specie, al di sopra di ogni singolo individuo).
Esiste però il trauma. E il piccolo trauma del nipotino di Freud, che osservava sua madre andarsene via senza di lui, è uno dei primi esempi di riflessione sul trauma psicologico. La coazione a ripetere pertanto è, molto più plausibilmente, un meccanismo di risposta al trauma.
Il trauma (a proposito in tedesco sogno si dice "traum"), improvviso, cieco, inesplicabile ci ferisce in un modo profondo e terribile, ed ancora in modo più profondo e terribile quando siamo bambini. Non abbiamo alcun controllo sul trauma. Esso ci colpisce in modo impietoso ed è ancora più inspiegabile se non proviene dalle forze della natura o da emeriti sconosciuti ma addirittura da nostri familiari, come la madre del nipotino di Freud. Allora la mente umana, spesso distorta dall'esperienza traumatica, torna al trauma, se lo ripropone in tutte le "salse" perchè così crede o spera di poterlo controllare. La psiche umana, quando è traumatizzata, fa come certi assassini, che hanno bisogno di tornare sul luogo del delitto.
Jung la pensava come te a proposito dell'aspetto diabolico della coazione a ripetere, ma Freud era assolutamente ateo e non avrebbe potuto pensare ad alcuna presenza maligna. Pensava, erroneamente, che vi fosse nella psiche una sorta di pulsione di morte condivisa da tutti e che combatteva ad armi pari con l'altra fazione, Eros. A questo proposito, nell'ultimo libro di Freud, Il disagio della civiltà, vi sono pagine magistrali sull'argomento. Pagine che gli hanno valso, al di là del valore scientifico, l'ingresso nel Canone Occidentale di Harold Bloom, insieme a Dante, Shakespeare e pochi altri.
In realtà la pulsione di morte si struttura solo nelle persone che subiscono un trauma e più il trauma è serio, più la pulsione di morte agisce attraverso comportamenti a rischio, violenti, irresponsabili oppure si concretizza negli incubi notturni (i traume, appunto).
Ovviamente è tutta una questione di quantità e non di qualità, essendo tutti noi esposti a vari tipi di trauma dal momento della nascita in poi. Questo è quanto ho dire sull'argomento coazione a ripetere, che rappresenta una particolare declinazione del "determinismo comportamentale".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#224
Ciao Hystoricum, benvenuto.
Mi chiedo se la coazione a ripetere l'evento doloroso, anche solo rappresentandolo, non sia un modo di banalizzarlo, attenuandone così l'effetto, se fosse vero che il suo effetto sia inversamente proporzionale alla sua eccezionalità.
Ciò che si ripete diviene rumore di fondo che smettiamo di udire.
Inoltre noto che quando subiamo un evento doloroso la vicinanza di persone che quell'evento hanno già subito, testimoniandone la non eccezionalità, ci conforta, attenuando il dolore.
E ancora, chi non ha conosciuto i propri genitori soffre per la loro mancanza, o perchè si sente un caso socialmente eccezionale?
Perchè andiamo a teatro per assistere sempre alla stessa rappresentazione, se ciò che viene rappresentato sono i nostri drammi esistenziali, quando potremmo attendere che sia la vita replicarli?
Anche quando non è avvenuto un evento doloroso, riuscire a rappresentarselo in anteprima, ci aiuta ad affrontarlo riducendo i danni quando si verificherà.
Se io so' di poter uccidere, non rappresentandomi ipocritamente come un bravo ragazzo, e in particolare mi immagino in continuazione mentre uccido un mio parente molesto, quando la mia esasperazione giunge davvero al punto che potrei ucciderlo, riuscirò a non farlo.
Prevenire è meglio che curare e la coazione potrebbe essere una cura.
Il libero arbitrio non riguarda solo ciò che faccio adesso, ma anche ciò che potrei fare in futuro, e ciò che potrei fare in futuro dipende da ciò che faccio adesso, come ad esempio autocondizionarmi, in modo da rendere una mia decisione futura al presentarsi di un temuto evento , automatica, avendola decisa adesso.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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