Credete nel libero arbitrio?

Aperto da Socrate78, 25 Dicembre 2020, 17:21:25 PM

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bobmax

Citazione di: ricercatore il 30 Marzo 2022, 10:50:43 AMla "conoscenza" che ci fa addentrare nel mondo e in noi stessi è quel "circuito di feedback" che è la coscienza: sono in grado di osservare le mie stesse azioni, fare delle deduzioni e correggermi per fare meglio la volta dopo.
tuttavia anche la volta dopo sbaglio qualcosa, secondo la mia coscienza.

infatti il "circuito di feedback" ci fa sembrare sempre inadeguati, un confronto tra l'Io reale e l'Io ideale è perso in partenza: "forse ho sbagliato a rispondere male a mia moglie. forse non dovevo essere così severo con mio figlio. non mi sento all'altezza di questa sfida lavorativa. non sono abbastanza intelligente, non sono abbastanza forte, non sono abbastanza...punto"
Siamo eternamente dannati. Il figlio non può salire al Padre.

eppure, se posso accettare il mio stesso "circuito di feedback", se posso rendermi conto che anche questo è parte di ciò che sono arrivo a dedurre che non posso non essere spontaneo.
posso allora sviluppare auto-compassione verso me stesso: posso "perdonare settanta volte sette" (me stesso), posso "non giudicare" (non gli altri, ma me stesso) , posso "amare il mio nemico" (che non è qualcun'altro, ma sono proprio io!)
e nel momento in cui lo faccio mi si aprono gli occhi: quella "resistenza" interiore che fa digrignare i denti si allenta, fino a dissolversi.
ecco l'amore di Dio, ecco l'Illuminazione, ecco l'annullamento in Lui.

il tempo si è dissolto perché era un'illusione: non esiste più passato, non esiste più futuro ma solo l'eternità del presente. e allora mi accorgo di aver fatto ritorno nei giardini del Paradiso Terrestre.

Sì Ricercatore, è proprio così! Complimenti per la profondità del tuo pensiero.

La compassione scaturisce inarrestabile verso il mondo e infine non può che rivolgersi verso me stesso.
È l'amore che finalmente erompe.
È il quarto stadio di Bernardo di Chiaravalle.

So che è così perché l'ho vissuto.

E ogni volta non è dipeso da me.
Come potrebbe?

Avviene. Come un fulmine a ciel sereno. L'anima si dissolve. Vi è solo infinita compassione.

Poi il tempo ritorna a scorrere.
Ma tu non sei più quello di prima.

Ti auguro ogni bene.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

ricercatore

Citazione di: bobmax il 30 Marzo 2022, 11:59:57 AMSì Ricercatore, è proprio così! Complimenti per la profondità del tuo pensiero.

La compassione scaturisce inarrestabile verso il mondo e infine non può che rivolgersi verso me stesso.
È l'amore che finalmente erompe.
È il quarto stadio di Bernardo di Chiaravalle.

So che è così perché l'ho vissuto.

E ogni volta non è dipeso da me.
Come potrebbe?

Avviene. Come un fulmine a ciel sereno. L'anima si dissolve. Vi è solo infinita compassione.

Poi il tempo ritorna a scorrere.
Ma tu non sei più quello di prima.

Ti auguro ogni bene.

grazie bobmax.

nella tua esperienza mi sembra di capire che la compassione è prima esplosa verso il mondo, poi verso te stesso.
è un'apertura dall'esterno che invade ed illumina anche l'interno.

dalla mia parziale esperienza mi sembra di vivere il contrario: mi pare di sentirmi maggiormente vicino agli altri nel momento in cui riesco ad avere compassione verso me stesso.
l'odio verso me stesso mi fa tenere lontano dagli altri ("non avvicinatevi, sono imperfetto e indegno; nessuno mi capisce"): è una forma di narcisismo, seppur nella dannazione.
tuttavia disinnescando questo odio posso avvicinarmi agli altri e al mondo ("non sono dio, sono anch'io un essere umano, imperfetto e sbagliato"): non sono più così "speciale", non sono più al centro del mondo, sono esattamente come gli altri.
è un'apertura dall'interno che si riversa verso l'esterno.

iano

#197
Citazione di: bobmax il 28 Marzo 2022, 18:00:36 PM
Citazione di: ricercatore il 28 Marzo 2022, 09:32:49 AMmi verrebbe da rispondere di "no" ad entrambe le formulazioni:
non è possibile non essere spontanei.
non è possibile esser qualcosa di diverso da ciò che si è.

Tuttavia vi è il male...

E qualunque male è l'assolutamente inaccettabile.

Mentre le nostre decisioni derivano da ciò che siamo, non da ciò che conosciamo. E nulla possiamo su ciò che siamo.

La conoscenza ci fa però inoltrare nel mondo e in noi stessi. In quello stesso male che noi siamo.

Ecco l'inferno!

All'inferno siamo al sicuro. Dannati per sempre, ma al sicuro.

Lì Dio è certo.

Il figlio non può salire al Padre, ne è indegno.

Ma può amarLo.

Fino ad annullarsi in Lui.


Citazione di: bobmax il 28 Marzo 2022, 18:00:36 PMMentre le nostre decisioni derivano da ciò che siamo, non da ciò che conosciamo. E nulla possiamo su ciò che siamo.






Mi pare tu escluda che ciò che conosciamo sia parte di noi.
Che l'acquisizione di conoscenza dunque non ci modifichi.
Come se ogni nostra esperienza fosse un girare a vuoto che non ha alcun effetto sul nostro essere.
Se ci rifletti bene la tua posizione ti apparirà non poco contraddittoria. O no? :)
Il ''siamo ciò che siamo'' dura un istante.
Che le nostre scelte derivino da libero arbitrio oppure no, non si può però negare che ci cambino.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Citazione di: iano il 31 Marzo 2022, 01:45:38 AM
Citazione di: bobmax il 28 Marzo 2022, 18:00:36 PMMentre le nostre decisioni derivano da ciò che siamo, non da ciò che conosciamo. E nulla possiamo su ciò che siamo.
Mi pare tu escluda che ciò che conosciamo sia parte di noi.
Che l'acquisizione di conoscenza dunque non ci modifichi.
Come se ogni nostra esperienza fosse un girare a vuoto che non ha alcun effetto sul nostro essere.
Se ci rifletti bene la tua posizione ti apparirà non poco contraddittoria. O no? :)
Il ''siamo ciò che siamo'' dura un istante.
Che le nostre scelte derivino da libero arbitrio oppure no, non si può però negare che ci cambino.

Noi siamo ciò che amiamo.
Per cui le nostre scelte derivano da questo amore.

La conoscenza è solo uno strumento, non ha alcun valore di per sé. Io non sono ciò che conosco. Posso dimenticare tutto, ma sono comunque me stesso.

La conoscenza, o meglio, l'esperienza, permettono all'amore di proseguire la sua ricerca dell'amato.
Il suo fine è giungere a Dio.
Ma Dio non ha nulla a che fare con la conoscenza.

Le scelte che compio derivano da ciò che sono, quindi da ciò che amo.
Posso ormai sapere che una scelta è male, ma farla comunque se questo è ciò che amo.

È solo quando l'amore in me muta direzione, e vuole di più, che allora scelgo diversamente.

Ma queste nuove scelte non si basano su nuove conoscenze, ma su ciò che sono ora, su come l'amore mi ha plasmato.

Non troverò mai una dimostrazione razionale che motivi efficacemente le mie scelte in funzione di ciò che conosco.

Perché dietro ad esse, la loro reale motivazione non è razionale, è l'amore.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

CitazioneNoi siamo ciò che amiamo.
Per cui le nostre scelte derivano da questo amore.

La conoscenza è solo uno strumento, non ha alcun valore di per sé. Io non sono ciò che conosco. Posso dimenticare tutto, ma sono comunque me stesso.

La conoscenza, o meglio, l'esperienza, permettono all'amore di proseguire la sua ricerca dell'amato.
Il suo fine è giungere a Dio.
Ma Dio non ha nulla a che fare con la conoscenza.

Le scelte che compio derivano da ciò che sono, quindi da ciò che amo.
Posso ormai sapere che una scelta è male, ma farla comunque se questo è ciò che amo.

È solo quando l'amore in me muta direzione, e vuole di più, che allora scelgo diversamente.

Ma queste nuove scelte non si basano su nuove conoscenze, ma su ciò che sono ora, su come l'amore mi ha plasmato.

Bob. Se fossimo stati in sezione spiritualità avrei lasciato perdere. Ma visto che siamo in filosofia mi sembra necessario intervenire. Partiamo dal "noi siamo ciò che amiamo". Si tratta di una frase ad effetto, ma che a me pare completamente astratta. Cosa fa sì che io ami leggere, piuttosto che fare wrestling? Nasco lettore o lottatore? Oppure sono le esperienze nel corso della vita che mi forgiano in un certo modo? E se ad un certo punto della mia vita scopro il valore etico della lettura o della carità, a cosa devo quella svolta? E' una illuminazione sulla via di Damasco?
In realtà, le neuroscienze ci dicono che noi siamo esattamente quello che conosciamo. C'è un nesso profondo e sempre attivo fra memoria, desiderio e azione degli esseri viventi. Questa memoria, se ripetuta nelle generazioni, finisce adirittura nelle espressioni geniche del DNA. Quindi mi sembra che la conoscenza sia talmente importante da arrivare a modificare la struttura intima della nostra composizione organica.
Su Dio non ho nulla da dire, perchè non credo che sia attinente con la questione della libera volontà.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Citazione di: Jacopus il 31 Marzo 2022, 09:37:05 AMBob. Se fossimo stati in sezione spiritualità avrei lasciato perdere. Ma visto che siamo in filosofia mi sembra necessario intervenire. Partiamo dal "noi siamo ciò che amiamo". Si tratta di una frase ad effetto, ma che a me pare completamente astratta. Cosa fa sì che io ami leggere, piuttosto che fare wrestling? Nasco lettore o lottatore? Oppure sono le esperienze nel corso della vita che mi forgiano in un certo modo? E se ad un certo punto della mia vita scopro il valore etico della lettura o della carità, a cosa devo quella svolta? E' una illuminazione sulla via di Damasco?[/size]
In realtà, le neuroscienze ci dicono che noi siamo esattamente quello che conosciamo. C'è un nesso profondo e sempre attivo fra memoria, desiderio e azione degli esseri viventi. Questa memoria, se ripetuta nelle generazioni, finisce adirittura nelle espressioni geniche del DNA. Quindi mi sembra che la conoscenza sia talmente importante da arrivare a modificare la struttura intima della nostra composizione organica.
Su Dio non ho nulla da dire, perchè non credo che sia attinente con la questione della libera volontà.

Jacopus, se fosse come dici tu allora la realtà sarebbe davvero vuoto meccanismo. Non importa se casuale o necessario o entrambe le cose.

Non solo confermerebbe l'inesistenza del libero arbitrio individuale, diversamente da quanto ti ostini invece ad affermare contraddicendoti, ma neppure vi sarebbe alcuna Libertà assoluta!

Il ritenere che l'amore non sia argomento filosofico è una chiara posizione antifilosofica.

Non dissimile da chi considera la poesia una manifestazione sentimentale avulsa dalla logica.
Mentre la poesia, se autentica, è la massima espressione della logica.

I grandi poeti erano senz'altro dei grandissimi logici!

"Amor che move il sole e l'altre stelle"
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

atomista non pentito

Probabilmente a causa della mia ( peraltro consapevole) ignoranza ( in considerazione del consesso in cui ci si confronta) , spesso mi chiedo cosa spinga menti brillanti ( brillantissime direi) che popolano questo forum a pensare che una qualsiasi manifestazione , azione , pensiero , sentimento  umano , animale vegetale , minerale , alieno (volendo) possa derivare da qualcosa che non sia fisico chimico elettrico vissuto ecc ecc  ( insomma materiale).  Cio' che e' e' , cio' che non e' non e'. Nonostante gli anni passati a "macinare" la rappresentazione della realta , infiocchettiamolo come ci pare , a mio parere quello resta. Con buona pace del libero arbitrio.

Jacopus

CitazioneJacopus, se fosse come dici tu allora la realtà sarebbe davvero vuoto meccanismo. Non importa se casuale o necessario o entrambe le cose.

Non solo confermerebbe l'inesistenza del libero arbitrio individuale, diversamente da quanto ti ostini invece ad affermare contraddicendoti, ma neppure vi sarebbe alcuna Libertà assoluta!
In realtà non ritengo che vi sia alcuna contraddizione. L'agire umano non è nè totale determinismo, nè totale libertà, nè totale casualità, ma un interagire complesso fra queste cause. Se vuoi la libertà di agire dell'uomo, alla lunga, è anch'essa deterministicamente stabilita, perchè conseguenza della evoluzione, che ci ha fornito di un cervello perfino eccessivo, in grado di "vedere ed agire altrimenti". Ed è per questo motivo che homo sapiens, a differenza di qualsiasi altra specie può avere comportamenti che si pongono ad un livello superiore rispetto a quello istintuale (che comunque esiste anche in noi, ad un livello primordiale). Ed è per questo che esistono tribù che fanno dell'omicidio un atto onorevole mentre in altre società viene represso e considerato negativamente. E' la stessa possibilità di scegliere che ci dona la libertà di agire, così come l'autoriflessione sui nostri agiti e perfino sulla nostra memoria. Ed è per questi motivi che siamo parzialmente slegati dalla natura, pur facendone parte. Una considerazione che già i greci avevano fatto ma probabilmente non con la dovuta capacità di persuasione.

CitazioneIl ritenere che l'amore non sia argomento filosofico è una chiara posizione antifilosofica.
 
Mai affermata una cosa del genere. Occorre però contestualizzare. Se tu affermi una cosa del genere all'interno di un discorso sulla libera volontà, occorre approfondire, perché altrimenti si fa un "discorso della Montagna". E' ovvio che l'amore muove il nostro agire, ma anche l'odio, il desiderio, la paura, la rabbia, la necessità di cura, l'orgoglio, la vendetta, la maldicenza, la cupio dissolvi, la tossicodipendenza. Far risalire tutto all'amore è molto profetico ma, come minimo, incompleto.
CitazioneNon dissimile da chi considera la poesia una manifestazione sentimentale avulsa dalla logica.
Mentre la poesia, se autentica, è la massima espressione della logica.
Assolutamente d'accordo. La poesia è una delle massime espressioni dell'uomo, in grado di curare e lenire il dolore della vita. Ma ancora una volta credo che non sia proprio centrale rispetto al discorso sulla libera volontà.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#203
@Bobmax.
Credo anche io che sia quasi un girare a vuoto cercare una motivazione razionale al nostro agire, ma non del tutto, perché attraverso questa ricerca , se non riusciremo mai a dare la risposta, riusciamo ad escludere le risposte sbagliate.
Così ad esempio oggi possiamo escludere ciò che tu sostieni, che siamo cioè una memoria che si possa riportare allo stato iniziale, cancellandone i contenuti, dove l'hardware fa la parte del ''ciò che il computer'' è, uno stato a cui si può sempre risalire. Il computer, mutando il software, è in grado di compiere operazioni diverse, pur restando sempre lo stesso computer.
A noi esseri viventi questa reversibilità non è concessa, perché nello svolgere i nostri compiti non è sufficiente introdurre conoscenza, perché in noi l'hardware non si distingue dal software, e introdurre conoscenza , software, equivale a modificare l'hardware.
Possiamo dunque escludere di essere ciò che siamo, un hardware come nocciolo di base, e quindi la ricerca delle cause del libero arbitrio, se esiste, continua per esclusione, escludendo che noi siamo come un computer, il quale in effetti è ciò che è, come da progetto del suo costruttore, che nel costruirlo può anche averci messo tanto amore, ma del quale nel computer non vi è traccia.
Se dunque noi amore conteniamo non è perché siamo quel che siamo.
Seppure la ragione non riesce ad andare oltre nel restituire di noi una analogia inadeguata quanto ''macchinosa'', seppure macchine fossimo, nasciamo già collegate alla rete, il che rende relativo stabilire quali siano le macchine collegate, perché la rete nella sua interezza la si può declinare in diverse unità funzionali.
La soluzione , se c'è, deve quindi tenere conto del fatto che queste macchine comunicano, e che questo è il fil Rouge da seguire, come tu stesso più volte hai sottolineato.
Per quanto mi riguarda una domanda che sembra priva di soluzione è sempre una domanda sbagliata.
E' sbagliato chiedersi se un soggetto comunicante possa applicare libero arbitrio, perché il soggetto è relativamente definito dall'essere comunicante.
Lo sbaglio, ben scusabile, nasce dal nostro percepirci come ciò che siamo, essendo invece parte relativa di una rete.
Più in generale nasce dall'illusione di poter aver un accesso diretto alla realtà, per cui siamo portati a credere che ciò che parciamo sia, e quindi in particolare che noi siamo ciò che siamo, siccome ci percepiamo a quanto pare.
Potremmo dire la stessa cosa del libero arbitrio, usando la stessa logica, che esso è ciò che è, perché in effetti se ne parliamo è perché lo percepiamo.
Siccome però questa eccessiva confidenza fra soggetto ed oggetto stride ci inventiamo un intermediario che dia una parvenza di significato a un costrutto logico che ne è del tutto privo....chiamiamolo, Mammolo, Pisolo, oppure Amore.

Le domande più che pretendere una risposta qualificano chi le pone, e quando troviamo non la risposta, ma il motivo per cui non vi è risposta, significa che chi quella domanda ha posto è cambiato, e sente perciò il bisogno di riformulare la domanda.
Non c'è dunque mai una risposta, se escludiamo che la risposta giusta sia che la domanda è sbagliata, mia c'è una una madre di ogni risposta, e siamo noi.
Una domanda formulata secondo logica, può proporre al massimo una sua equivalente riformulazione, spacciandola per risposta, ma che risposta non è.
Trovare una diversa formulazione della domanda non è però cosa banale, perché ci dice che chi la formula è cambiato.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

#204
Il discorso di Iano, nel suo ultimo intervento, è davvero molto interessante ed esplicativo e mi ha fatto venire in mente un aspetto che può gettare una luce sul tema in argomento. Ovvero quello che Iano stesso dice, cioè che il software, nell'organismo umano, modifica lo stesso hardware. Cioè, se si inseriscono determinate esperienze memorizzate (software), quelle esperienze incidono non solo sul nostro comportamento futuro (hardware, inteso come sistema operativo), ma vengono inserite nella stessa espressione genetica (hardware come macchina e struttura fisica), che si serve di quelle memorie per far risaltare tratti comportamentali esprimibili, ma silenti, esattamente come accade per i comandi genetici per farci crescere la coda. Comandi che sono ancora presenti nel nostro DNA ma che sono stati silenziati nel corso della nostra evoluzione.
L'amore, pertanto, è uno degli stati affettivi di base, sicuramente, e pertanto estremamente importante per comprendere il nostro comportamento, indipendentemente da ogni considerazione sulla sua arbitrarietà o meno. Ma non è il solo. Vi sono altri stati affettivi di base che incidono sul nostro comportamento. Inoltre, come se non bastasse, questi stati affettivi, che condividiamo anche con gli uccelli e gli altri mammiferi, sono a loro volta condizionati dal sistema mente/cultura, che ha uno spazio di creazione di alternative e possibilità enorme. E' in questo spazio che si gioca il concetto di liberà volontà, che non va preso solo come dato scientifico, misurabile e presentabile come "fatto in un certo modo" per ogni singolo rappresentante della specie umana. Tutt'altro. E' possibile ritenere che la libera volontà dell'uomo del XX secolo sia un concetto ed una esperienza reale molto diversa dalla libera volontà dell'uomo del XXIII o del IV secolo. E questo essenzialmente per due motivi principali.
1) lo stesso concetto di libera volontà è un concetto neuroplastico, per cui se mi convinco di essere portatore di libera volontà, mi comporterò in modo tale da far risaltare questo tipo di comportamento (considerazione che vale per ogni altro concetto umano, dal considerarsi criminali a profeti).
2) La libertà di scegliere nasce da una società che permette di scegliere e che presenta alternative possibili. Se il servo della gleba è costretto a lavorare il pezzo di terra lasciatogli dal padre, la libertà di scelta si riduce, ma non per una condizione antropologica dell'uomo, ma per una condizione legata alla storia sociale. E questa stessa conformazione sociale, tipica di ogni epoca, condizionerà la stessa elaborazione dei concetti di quell'epoca, compresa la libera volontà e il determinismo e quant'altro. Per cui in una società con tanti servi della gleba emergerà probabilmente un concetto di libera volontà molto residuale, a favore di altri concetti consolatori o riparativi, come la vita eterna o il "nihil sub sole novi".

In realtà ripetizione (determinismo) e innovazione (libera volontà) sono entrambi necessari alla vita in un ambiente che è anche lui soggetto a ripetizione e innovazione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#205
Cosa altro aggiungere a ciò che ha scritto Jacopus? In effetti poco.
Aggiungerei solo che possiamo coltivare l'illusione di trovare risposte razionali solo se crediamo che la ragione stia fuori di noi, come intelaiatura del mondo, e non invece come nostra parte, che in quanto tale non può spiegare, non esaurendolo, il tutto che siamo, un tutto che oltretutto nasce da una percezione che ad altro non equivale se non ad apparenza, che quando và bene è una apparenza funzionale, cioè non gratuita, per quanto potenzialmente tale, ma derivata dalla nostra interazione con la realtà.
Se una evoluzione c'è stata in noi è che le nostre percezioni non si limitano più a seguire, condensandole in un quadro, le esperienze, ma vanno oltre le esperienze, per confrontarsi poi a ritroso con la realtà, e ciò è consentito dalla gratuità della ragione, una volta che di ciò abbiamo acquisito consapevolezza.

Da un punto di vista razionale possiamo solo dire, a mio parere, che il libero arbitrio se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, come produttore di soluzioni a caso,  il quale, se la ragione non ha una risposta, può però scegliere fra quelle proposte dal caso, che diversamente dalla ragione che prova a rispondere  per esclusione, propone al contrario ogni risposta possibile.

Infine, chiamare amore col nuovo nome di stato affettivo, non sembra un gran progresso, ma invece lo è, nei limiti in cui si può usare ragione, perchè una formulazione diversa, per quanto logicamente equivalente, non è perciò operativamente equivalente, aprendo nuove prospettive.
Con la ragione non possiamo pretendere di fare altro che riguardare le stesse cose da un diverso punto di vista, ma questo riguardare non è privo di conseguenze fattive.

L'essere come ciò che è, è operativamente accettabile finché si ha a che fare con un numero limitato di cose.
Ma siccome l'essere in quanto tale contiene in sé la spiegazione di ogni cosa, la quale è in quanto tale, quando le cose si moltiplicano con l'esperienza si moltiplicano le loro definizioni, perché ogni cosa si autodefinisce dentro un elenco che si allunga sempre più.
Si presenta quindi la necessità di una sintesi, e la ragione ci dice allora che ciò si può fare, cosa su cui insiste Alberto Knox, ridefinendo le cose attraverso le loro relazioni.
Così funziona la ragione, riformulando le stesse cose in diverso, ma equivalente modo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Le molte circonvoluzioni mi hanno prostrato.

Eppure, al di là delle tante parole, basterebbe rispondere con semplicità alla domanda:
"Per quale ragione dovrebbe esistere una origine incondizionata di una serie di eventi?"

Ritengo che un centinaio di vocaboli debbano essere sufficienti.
Se non lo fossero... molto probabilmente non vi è chiarezza.

Risposte tipo "Perché lo sento" oppure "Comunque è meglio che esista" o anche "Meglio crederci" e via fantasticando, non sono in realtà risposte.

Che l'amore sia una necessità Etica sfugge, proprio in quanto ci si culla nelle non risposte.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

viator

Salve jacopus. Grazie. Le tre perle le ho trovate, mi manca solo di trovare dove incastonarle.

Citandoti :

  • (hardware, inteso come sistema operativo).........quindi un sistema operativo (SO per gli intimi) a tuo parere farebbe parte dell'"hardware".

  • Inoltre, come se non bastasse, questi stati affettivi, che condividiamo anche con gli uccelli e gli altri mammiferi, sono a loro volta condizionati dal sistema mente/cultura, ...............quindi l'affettività farebbe parte delle funzioni mentali (cioè intellettuali / cerebrali) e non di quelle psichiche (cioè sentimentali / spirituali..........Complimenti !.

  • .......... sono a loro volta condizionati dal sistema mente/cultura, ............quindi anche gli uccelli e gli altri mammiferi, oltre agli umani, possiederebbero una mente ed avrebbero formulato delle culture.


Sicuramente tali considerazioni - secondo la mia ignoranza - meriterebbero quantomeno una raffica di lauree ad honorem in informatica, psicologia, neurologia, filosofia e forse persino zoologia. Saluti.
    Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

    iano

    #208
    Citazione di: viator il 31 Marzo 2022, 16:59:31 PM
    • (hardware, inteso come sistema operativo).........quindi un sistema operativo (SO per gli intimi) a tuo parere farebbe parte dell'"hardware".



    Il computer è una macchina e c'è stato un tempo in cui in una macchina non si distingueva fra software e Hardware.
    Un esempio è il telaio per tessere, che a null'altro serve che tessere.
    Se voglio svolgere una altra operazione dovrò costruire un altro tipo di macchina, ad esempio se voglio macinare il grano.
    Sarebbe bello se potessi utilizzare la stessa macchina per tessere una tela e macinare il grano, modificando facilmente alcune sue parti allo scopo.
    Sarebbe una macchina più complessa, e più complessa sarebbe la sua descrizione, e un modo possibile di descriverla è distinguere fra software e Hardware, dove l'hardware è ciò che nella trasformazione rimane e il software ciò che della macchina cambia.
    Questa descrizione applicata al computer è diventata fuorviante, in quanto si intende che non cambia ciò che è materiale, hard, essendo il software, immateriale, ciò che cambia.
    E' meno fuorviante considerare il telaio/mulino come un unica macchina, quindi tutto hard, con due possibili stati funzionali.
    Il computer è un unica macchina con molti stati funzionali possibili, e ogni volta che introduci un programma stabilisci che macchina vuoi che sia al momento, se un telaio o un mulino. abbiamo quindi sempre a che fare con hardware, ma secondo il software che vi introduciamo decidiamo di volta in volta con che hardware avere a che fare, se con un mulino o con un telaio.

    Il primo sistema per introdurre software dentro un hardware è stato il nastro perforato che per la prima volta è stato usato nei telai, per rendere flessibile il loro compito, e non a caso ho preso il telaio ad esempio.
    In un mulino immagino sia sufficiente sostituire le macine asseconda di cosa devi macinare e ciò equivale ad avere tutto un altro hardware.
    Non costruisci un mulino per macinare il grano e una altro per macinare altro.
    Hai un mulino, ma è come averne tanti.
    Il software è immateriale quanto immateriale è l'operazione di sostituire una macina.
    Nel momento in cui una macchina funziona, una volta che abbiamo deciso che macchina usare, è solo hardware, sistema operativo compreso.
    La versatilità dei computer, detti perciò macchine multipurpose, è che è facile, e non cervellotico, trasformare un telaio in un mulino, perché sono costituiti da unità che possono assumere diversi stati, e il mutare questi stati è molto facile.
    Il limite degli attuali computer è di essere basati su unità a due stati, seguendo quindi una logica binaria ( Boole).
    Nei futuri computer quantistici il numero di stati si moltiplica a dismisura.
    Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
    Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
    Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

    Jacopus

    #209
    Viator. Ti ringrazio per le tue osservazioni, che mi permettono di riflettere meglio su ciò che scrivo.

    Citazione(hardware, inteso come sistema operativo).........quindi un sistema operativo (SO per gli intimi) a tuo parere farebbe parte dell'"hardware".
     
    In realtà era una metafora, non troppo felice, ma ero rimasto colpito dal passaggio descritto da Iano, che mi ha illuminato rispetto alla differenza sostanziale fra un computer e il cervello umano, laddove nel cervello umano non è possibile separare nettamente la parte operativa da quella strutturale perchè si condizionano a vicenda ed evolvono sulla base di quei condizionamenti. Il Computer nelle sue parti fisiche invece resta sempre lo stesso, indipendentemente dal software che si carica. In realtà avresti potuto farmi le pulci anche sul DNA, che può essere considerato anch'esso come una sorta di software, come un libro di istruzione per far "girare" in un modo specifico il corpo umano.

    CitazioneInoltre, come se non bastasse, questi stati affettivi, che condividiamo anche con gli uccelli e gli altri mammiferi, sono a loro volta condizionati dal sistema mente/cultura, ...............quindi l'affettività farebbe parte delle funzioni mentali (cioè intellettuali / cerebrali) e non di quelle psichiche (cioè sentimentali / spirituali..........Complimenti !.
    Scindere affettività e razionalità (res extensa  e res cogitans oppure esprit de finesse ed esprit de geometrie) secondo quanto riesco a capire del tuo intervento, è tipico di un pensiero che parte da Cartesio  ed arriva fino a Freud ma che si inerpica ancora ai giorni nostri. Niente di più errato. Gli aspetti emotivi ed affettivi influenzano in modo sostanziale il nostro pensiero logico-razionale, ed è affermato dalla grande maggioranza dei pensatori che si sono occupati di questo problema sia dal versante scientifico che da quello filosofico.

    Citazionesono a loro volta condizionati dal sistema mente/cultura, ............quindi anche gli uccelli e gli altri mammiferi, oltre agli umani, possiederebbero una mente ed avrebbero formulato delle culture.

    Il "sono a loro volta condizionati" è relativo agli stati affettivi e non agli animali. Che gli animali abbiano una mente è tuttora un oggetto molto intenso di studio e che alcune specie di animali abbiano una cultura, anche questo è in fase di studio. Uno dei risultati più eclatanti in questo campo è la scoperta di dialetti linguistici differenti, usati da diversi gruppi di orche.

    In ogni caso ti ringrazio per l'attenzione con la quale leggi i miei scritti.
    Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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