Credete nel libero arbitrio?

Aperto da Socrate78, 25 Dicembre 2020, 17:21:25 PM

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bobmax

Citazione di: Donalduck il 02 Gennaio 2021, 16:30:31 PM
Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2021, 16:06:18 PM
Beh, in effetti che esista il libero arbitrio è una credenza...
Che altro sarebbe mai?
Può sembrare di constatarlo, di osservarlo, ma soltanto perché a monte vi è una credenza a prescindere.
L'equivoco nasce dai diversi significati della parola "credere". Io constato la libertà di scelta come constato che davanti a me c'è un computer e sto battendo dei tasti su di esso. Se questo lo chiami "credere", cosa che secondo me serve solo a far confusione, libero di farlo. E' ovvio che a qualcosa dobbiamo pur prestar fede, non fosse altro che per motivi pratici.
Resta il fatto che tra questo credere e credere, ad esempio, nell'esistenza di un Dio creatore e dispensatore di comandamenti, premi e punizioni, c'è una bella differenza. Si tratta di azioni psichiche radicalmente differenti. La differenza che c'è tra credere ai propri sensi (esterni e interni), quello che chiamo "constatare", giusto per rimarcare la differenza, e credere a racconti e favole come se si trattasse di cose che abbiamo personalmente percepito. Quest'ultimo è un atto di mistificazione. E lo è anche, magari in misura minore, mettere sullo stesso piano i dati delle percezioni e i risultati di speculazioni mentali.

La libertà di scelta non la puoi constatare.

Basterebbe solo considerare cosa significa, per davvero, libero arbitrio, per avvertirne l'assurdità.

Ma l'io non vuole morire...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Ciao Alexander

Non vi è alcuna necessità di un determinismo assoluto per negare il libero arbitrio.

E' sufficiente osservare il mondo come funziona.

Tutto quello che avviene, capita per necessità o per caso. Non vi sono altre possibilità.
In entrambi i casi dove sarebbe il libero arbitrio?

Perché con libero arbitrio intendiamo la libertà di scegliere in funzione di noi stessi...
Magari anche solo una piccola frazione di scelta, ma pur sempre una componente che dipende da noi stessi.

Perché se la scelta non dipende per nulla da noi stessi, non vi è alcun libero arbitrio, nevvero?

Ma se la nostra volontà deriva dalla necessità o dal caso che c'entra con noi stessi?

Almeno che noi siamo il caso...
Beh, ma allora siamo pure il Caos!

Perché il caso, il puro caso che non potrà mai essere ricondotto alla necessità (come potrebbe esserlo il lancio dei dadi), non è nient'altro che la manifestazione del Caos.
Perciò inammissibile nel presente, pena il cadere nell'assurdo.

Eppure non è eliminabile del tutto.
Sia perché il caso è la negazione della necessità. Ed ogni negazione ha la sua ragion d'essere in ciò che nega.
E sia perché seppur lo rifiutiamo nel presente, perché inaccettabile, ce lo ritroviamo all'inizio del Tutto.
Non siamo forse qui per caso...?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Alexander


Ma il libero arbitrio è sempre riferito alla libertà umana, e quindi una libertà condizionata, ma non determinata in modo assoluto. Per spiegarmi meglio: Voglio arrivare ad un casco di banane sull'albero e lo voglio fare saltando di ramo in ramo come una scimmia. Questa è una libertà che mi è evidentemente negata (dalle mie condizioni di essere umano). Però ho la libertà di scegliere se salire con una scala o abbattendo le banane con un'asta ( o  in altro modo possibile per me come essere umano). Nel valutare la scelta entrano in gioco l'intelligenza, l'esperienza, la volontà, l'intuito, ecc.cioè le precondizioni.  Molte volte non si sa cosa scegliere e allora si dice che si va "a caso" (che non è altro che il modo che la nostra volontà ha di decidere tra scelte diverse, ma ugualmente possibili). E' come avere davanti un mazzo di carte e sceglierne "a caso" una dal mazzo. Ovviamente l'effetto è diverso in base a quale "carta" la mia volontà ha scelto. Per dimostrare l'assoluto determinismo bisognerebbe poter dimostrare che la forza passata che mi  condiziona nella scelta è più potente della mia volontà (forza presente) che applico nella risoluzione di scelta. L'universo non è quindi in preda al caos, ma alle cause passate che lo predeterminano + la volontà presente che ne determina altre imprevedibili.
Su un piano teologico, per chi interessa, il discorso si fa un pò diverso, ma non troppo. La libertà "assoluta", cioè svincolata totalmente da cause che la predeterminano, è unicamente di Dio. San Tommaso dice: «Radix libertatis est voluntas sicut subiectum, sed sicut causa est ratio - la radice della libertà è la volontà come luogo, ma come causa è la ragione». E il motivo di questa libertà sta nella «causa» che è la ratio-ragione, la quale è anche il luogo del libero arbitrio, dove ciascuno di noi spazia nell'essere e nel non-essere, e in questo spazio ogni individuo umano trae il senso e le determinazioni della sua vita. Lì non c'è Dio che possa intervenire, perché sarebbe l'annullamento dell'essere umano.

Donalduck

Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2021, 16:42:57 PM
La libertà di scelta non la puoi constatare.
Basterebbe solo considerare cosa significa, per davvero, libero arbitrio, per avvertirne l'assurdità.
Ma l'io non vuole morire...
Quello a cui mi riferisco è la volontà. La volontà esiste perché la percepisco. Il resto sono chiacchiere.
E, come ho già avuto modo molte altre volte di rimarcare, questo pretendere di portare qualunque asserzione alle sue estreme conseguenze, di discutere di un presunto "assoluto", questo ostinato voler usare la logica, il pensiero, il linguaggio, per qualcosa che è in maniera evidente al di là delle sue possibilità, lo trovo qualcosa di futile e velleitario.
Come anche rifugiarsi in frasi poetiche e sibilline, prive di reale referente.
Continui a parlare di Verità con la V maiuscola, di trascendenza, di "io che non vuole morire" (e perché mai dovrebbe morire?), eccetera, senza dare nessuna idea di cosa intendi, di quali siano i referenti esperienziali (gli unici in grado di fornire significati) di queste parole che potrebbero significare qualunque cosa, e in definitiva di dove voglia andare a parare.
Se parlassi di "sbercucciare il bolicchio" le tue parole avrebbero lo stesso contenuto informativo e comunicativo.

bobmax

Citazione di: Donalduck il 02 Gennaio 2021, 17:56:15 PM
Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2021, 16:42:57 PM
La libertà di scelta non la puoi constatare.
Basterebbe solo considerare cosa significa, per davvero, libero arbitrio, per avvertirne l'assurdità.
Ma l'io non vuole morire...
Quello a cui mi riferisco è la volontà. La volontà esiste perché la percepisco. Il resto sono chiacchiere.
E, come ho già avuto modo molte altre volte di rimarcare, questo pretendere di portare qualunque asserzione alle sue estreme conseguenze, di discutere di un presunto "assoluto", questo ostinato voler usare la logica, il pensiero, il linguaggio, per qualcosa che è in maniera evidente al di là delle sue possibilità, lo trovo qualcosa di futile e velleitario.
Come anche rifugiarsi in frasi poetiche e sibilline, prive di reale referente.
Continui a parlare di Verità con la V maiuscola, di trascendenza, di "io che non vuole morire" (e perché mai dovrebbe morire?), eccetera, senza dare nessuna idea di cosa intendi, di quali siano i referenti esperienziali (gli unici in grado di fornire significati) di queste parole che potrebbero significare qualunque cosa, e in definitiva di dove voglia andare a parare.
Se parlassi di "sbercucciare il bolicchio" le tue parole avrebbero lo stesso contenuto informativo e comunicativo.

La logica la si può
    o snobbare, come qualcosa di opzionale di cui si può anche fare a meno,
    oppure bisogna affrontarla tenendola stretta, fin quanto è possibile.

Nel primo caso diventa inutile discutere, attorno a qualsiasi argomento.

Nel secondo caso può iniziare un autentico confronto.

La questione sulla Verità è emblematico.
Pretendere di darne un significato, una definizione, significa averla già perduta.
Perché la Verità è ciò che dona significato a tutto il resto.
E' il Fondamento.

Ma si vorrebbe fondare il Fondamento...

Per evitare di guardare l'abisso.

Mi fermo qui.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Donalduck

Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2021, 18:08:23 PM
La questione sulla Verità è emblematico.
Pretendere di darne un significato, una definizione, significa averla già perduta.
Perché la Verità è ciò che dona significato a tutto il resto.
E' il Fondamento.
Ma si vorrebbe fondare il Fondamento...
Per evitare di guardare l'abisso.
Continui imperterrito con la tua comunicazione non comunicante, senza stare a sentire niente e nessuno. Con un tono da profeta o gran saggio inascoltato, per giunta...
Se guardi questo "abisso" e vedi qualcosa, perché non ne parli, anziché girarci intorno senza dir nulla?
Su cosa ci si dovrebbe confrontare, se continui a ripetere sempre le stesse cose come un mantra, senza dare a un eventuale interlocutore nessun possibile aggancio con la sua personale esperienza?

viator

Salve donalduck. Citandoti : "Quello a cui mi riferisco è la volontà. La volontà esiste perché la percepisco".

A parte la sibillinità di bobmax, il quale si ostina ad usare un gergo spiritualistico tutto suo, mi piacerebbe conoscere attraverso quale senso (tradizionale o meno) tu riesca a percepire (=ricevere attraverso.......si sottointende "i sensi") la tua propria volontà.

Non è che per caso tu "senta" (sentire=essere destinatari di messaggi che possono essere SIA SENSORIALI CHE PSICHICI) per l'appunto in ambito psichico o mentale...............non la volontà (funzione secondo me e secondo gli psicologi ed i neurologi troppo complessa), bensì GLI EFFETTI DELLA VOLONTA' ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2021, 16:37:34 PM
Citazione di: Ipazia il 02 Gennaio 2021, 16:28:44 PM
La trascendenza c'è, ma è totalmente immanente, evolutiva. Inveratasi con l'avvento di autocoscienze capaci di intendere, agire e scegliere. Come osserva Paul11, già nel titolo della discussione si sottende la risposta.

Ecco, qui è la conferma che si tratta solo di una credenza.

Trascendenza immanente.

Cioè, non può essere in alcun modo provata, perché trascendente, epperò... è immanente!

Cosa non ci si inventa pur di salvare il proprio io...

La scoperta della trascendenza immanente è il trascendentale kantiano. Il quale non è nient'altro che il salto che fa l'universo nel momento in cui diventa autocosciente in una parte di sè la quale comincia a viaggiare sul doppio binario della natura deterministica e della volontà autocosciente indeterministica. Con ciò si salva pure l'io del prolifico commentatore Bobmax. Ovvero si prende atto della sua libera volontà di commentare. Del suo libero arbitrio.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Alexander il 02 Gennaio 2021, 17:55:50 PM
L'universo non è quindi in preda al caos, ma alle cause passate che lo predeterminano + la volontà presente che ne determina altre imprevedibili.
Su quale base effettui la scelta di usare la scala oppure no?
Se non è in base a delle precondizioni, e l'intelligenza, le esperienze, altro non sono che precondizioni, la tua scelta dipende quindi dal caso?
E' questa la tua libertà? Il Caso?

Vi è sempre stato il Cosmo e proprio ora il Caos ha deciso finalmente di mostrarsi attraverso la volontà presente?

Quindi la volontà presente è il Caos che si manifesta?

Perché se non sono le precondizioni... l'unica possibilità è il caso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: Ipazia il 02 Gennaio 2021, 18:37:17 PM
Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2021, 16:37:34 PM
Citazione di: Ipazia il 02 Gennaio 2021, 16:28:44 PM
La trascendenza c'è, ma è totalmente immanente, evolutiva. Inveratasi con l'avvento di autocoscienze capaci di intendere, agire e scegliere. Come osserva Paul11, già nel titolo della discussione si sottende la risposta.

Ecco, qui è la conferma che si tratta solo di una credenza.

Trascendenza immanente.

Cioè, non può essere in alcun modo provata, perché trascendente, epperò... è immanente!

Cosa non ci si inventa pur di salvare il proprio io...

La scoperta della trascendenza immanente è il trascendentale kantiano. Il quale non è nient'altro che il salto che fa l'universo nel momento in cui diventa autocosciente in una parte di sè la quale comincia a viaggiare sul doppio binario della natura deterministica e della volontà autocosciente indeterministica. Con ciò si salva pure l'io del prolifico commentatore Bobmax. Ovvero si prende atto della sua libera volontà di commentare. Del suo libero arbitrio.

Il trascendentale kantiano è la resa della mente razionale di fronte al limite!
E' il riconoscimento del limite.
Non la sua riduzione a immanenza.

E questo lo possiamo ben vedere leggendo Kant. Laddove si avvita in tautologie nello sforzo, vano, di superare il limite.

Ma il libero arbitrio non è un limite. E' invece solo l'occassione, mettendolo in discussione, di avvertire la nullità dell'io.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: Donalduck il 02 Gennaio 2021, 18:28:42 PM
Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2021, 18:08:23 PM
La questione sulla Verità è emblematico.
Pretendere di darne un significato, una definizione, significa averla già perduta.
Perché la Verità è ciò che dona significato a tutto il resto.
E' il Fondamento.
Ma si vorrebbe fondare il Fondamento...
Per evitare di guardare l'abisso.
Continui imperterrito con la tua comunicazione non comunicante, senza stare a sentire niente e nessuno. Con un tono da profeta o gran saggio inascoltato, per giunta...
Se guardi questo "abisso" e vedi qualcosa, perché non ne parli, anziché girarci intorno senza dir nulla?
Su cosa ci si dovrebbe confrontare, se continui a ripetere sempre le stesse cose come un mantra, senza dare a un eventuale interlocutore nessun possibile aggancio con la sua personale esperienza?

Caro Donalduck, tu mi sproni ad andare oltre me stesso...
E di ciò ti ringrazio.

Il fatto è che il pensiero determinato, e il pensiero o è determinato o non è, non mi è sufficiente.
Proverò a riflettere su una possibile strada diversa. Più che riflettere... proverò ad aprirmi.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Alexander

Anche Dio, per i credenti, per esercitare la sua assoluta libertà deve avere per precondizione il suo esistere, la sua ragione e la sua volontà (divine e non umane , in questo caso), ma non per questo non è libero. Lo stesso , l'uomo per esercitare la sua volontà deve avere precondizioni, ma questo non vuol dire che ne è totalmente predeterminato. La libertà è infatti un esercizio della ragione e della volontà. In assenza di ragione e volontà non esiste libertà. Se devo dipingere un quadro devo avere delle precondizioni: i pennelli, i colori, la tela,l'esperienza, gli studi,ecc. ecc.ma è la mia volontà che decide come usarli. La libertà infatti è di scelta. Libero arbitrio significa questo: libertà di scegliere. Il problema forse sta nel termine "arbitrio", che dà l'idea di qualcosa di totalmente svincolato. Invece è la libertà di scegliere partendo da precondizioni , ma non essendone del tutto determinati da queste.Infatti, se non esistessero condizioni, non sarebbe possibile la scelta. Non ha senso parlare di libertà in assenza di possibilità di scelta. E' quindi la possibilità di scegliere la libertà. Possibilità anche solo teorica. Per esempio: se vivo in una paese soggetto a dittatura, non posso scegliere per chi votare, ma in democrazia posso scegliere "anche" di non votare. Infatti posso scegliere di non scegliere., voglio non scegliere.

Donalduck

#27
Citazione di: viator il 02 Gennaio 2021, 18:30:56 PM
Salve donalduck. Citandoti : "Quello a cui mi riferisco è la volontà. La volontà esiste perché la percepisco".
A parte la sibillinità di bobmax, il quale si ostina ad usare un gergo spiritualistico tutto suo, mi piacerebbe conoscere attraverso quale senso (tradizionale o meno) tu riesca a percepire (=ricevere attraverso.......si sottointende "i sensi") la tua propria volontà.
Non è che per caso tu "senta" (sentire=essere destinatari di messaggi che possono essere SIA SENSORIALI CHE PSICHICI) per l'appunto in ambito psichico o mentale...............non la volontà (funzione secondo me e secondo gli psicologi ed i neurologi troppo complessa), bensì GLI EFFETTI DELLA VOLONTA' ?. Saluti.
Percepisco la volontà e gli effetti della volontà, allo stesso modo in cui percepisco i pensieri e la loro concatenazione, le sensazioni, i sentimenti e tutti gli altri fenomeni psichici. Come dicevo, si tratta di "pacchetti d'informazione" che includono il loro significato, la loro interpretazione, così come le percezioni della realtà esterna (un'altra persona, un qualsiasi oggetto e le relative interazioni). Il concetto di volontà nasce dalla sensazione di volontà, non il contrario. Più in generale, tutti i concetti nascono dalle percezioni e le intuizioni, non il contrario.

Le percezioni, in generale, sono rappresentazioni sintetiche di qualcosa,  un qualcosa che, analizzato con gli strumenti del pensiero, e quindi dando luogo a un altro tipo di rappresentazione, può apparire di qualunque complessità, senza per questo intaccare per nulla la rappresentazione sintetica data dalla percezione.

niko

#28
Bobmax ha scritto:

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[/color]Che il libero arbitrio sia un'illusione è la conclusione a cui si giunge inevitabilmente, quando ci mettiamo ad analizzare la cosa senza pregiudizi. Occorre però tener ferma la nostra fede nella Verità. Anche a costo di affrontare l'orrore. Un orrore, tuttavia, che deriva sempre da qualche pregiudizio che, consapevolmente o meno, non mettiamo in discussione. L'orrore deriva infatti sempre da qualcosa che crediamo "vero" e che confligge con qualcos'altro che andiamo scoprendo.Nella fattispecie, scoprire di non avere libero arbitrio è terrificante nel momento in cui credo ancora di essere "io". Io non sono libero, allora sono una marionetta teleguidata da altri...L'orrore deriva da quel "io" ancora creduto vero. Ma se pure l'io viene messo in discussione... allora non vi è ragione per l'orrore. Perché in realtà non vi è nessuno che è una marionetta! Per la semplice ragione che non vi è proprio nessuno. Ma pure il discorso sulla responsabilità deve essere rifatto dalle fondamenta. Perché se io sono un'illusione, cioè se come "io" non esisto, c'è però il male...E il male, qualsiasi male, è assolutamente inaccettabile! Di modo che, non è più tanto una questione di responsabilità personale, visto che io non esisto, ma di compassione per tutto il male del mondo. Perché il male mi riguarda, intimante, ancor di più adesso, che non sono più un io...
[/color]
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Ciao Bobmax...

(mi scuso perché la cosa che di cui parlerò adesso riguarda il libero arbitrio solo molto secondariamente)

questo tuo passaggio che ho citato sopra è proprio il punto dove io personalmente non ti seguo più, perché il tuo ragionamento, che fai spesso anche in altri tread, non è più, almeno secondo me, conseguenziale, se non assumendo un significato molto relativo e  mistico-metafisico del termine "male":
(intendo che, proprio da un punto di vista logico e dando un significato comune e ordinario alle parole, dalla premessa A, anche accettato A, non segue più la conseguenza B)

voglio dire, se non c'è più nessuno nel mondo o nell'esistenza, non c'è più nessuno che soffre, se non c'è più nessuno che soffre, nel cosmo come sistema finzionale e puramente ipotetico che ne deriva, (lo si può immaginare come il sogno o il pensiero simulativo di qualche divnità, o un computer potentissimo in azione con un programma tipo matrix) non c'è più il male.


E quindi io personalmente, se anche accettassi la tua premessa, a questo punto ne dedurrei che ok, va bene così, il male non esiste e siamo tutti, se non felici, quanto meno indifferenti, salvi e protetti da ogni insidia, in quanto non esistenti e non sofferenti.

Se la nostra non-esistenza è opera mentale o gnoseologica o simulativa o immaginifica di qualcuno, fosse anche il Dio-Nulla al di sopra dell'esserci e dell'esistenza, quel qualcuno si assume anche tutta la responsabilità della nostra presunta, e non reale, sofferenza.

E non basta dire che il nulla non è nessuno e non può assumersi responsabilità, voglio dire, l'esistenza starebbe scorrendo come possibilità e virtualità tra le infinite possibilità e virtualità del nulla, e noi, da dentro il mondo, non possiamo dire se il mondo esista o no, trovando una prova o una smentita definitiva dell'esistenza del mondo interna al mondo, sicuramente il mondo "c'è" in senso sensoriale, ma potrebbe essere compositivo di una totalità nulla, ma se è compositivo di una totalità nulla, allora non esiste, e se non esiste, allora nessuno all'interno vi soffre.

La continuazione in senso teologico di tutto questo discorso, sarebbe che siamo dunque stati creati malvagi, non c'è il libero arbitrio, ma in quanto creati malvagi, non c'è la colpa, e in quanto non c'è la colpa, non c'è nemmeno la condanna: il salario del peccato è la morte, la fredda morte, non l'inferno di cui parli spesso tu, fine, game over, morte del corpo e morte pure dell'anima, quindi tutta la vita, finché vive, non ha ancora peccato e si svolge nell'assoluta innocenza, e finché non vive, il problema non c'è più, se non al limite per chi rimane; ma se nel tuo sistema di pensiero non rimane nessuno, il problema non c'è mai in nessun caso.

Non è male che un personaggio di fantasia o di finzione soffra, almeno non in un mondo "adulto" e razionale, voglio dire io mi preoccupo e provo umanamente compassione se un profugo siriano affoga insieme al suo gommone, ma non mi straccio le vesti altrettanto se Mastro Geppetto è stato inghiottito dalla Balena, perché fino a prova contraria Mastro Geppetto non esiste, è il personaggio di un racconto di fantasia, e un individuo che non esiste non può soffrire, la sofferenza è condizionata all'esistenza, per quanto da bambino mi stracciavo le vesti anche per Mastro Geppetto, appunto perché non afferravo il concetto, quindi per me se nessuno soffre, il male non esiste e il mondo con tutti i suoi orrori è pienamente giustificato (o quanto meno moralmente neutro) in quanto grande simulazione a scopo a noi ignoto ma comunque non attualmente nocivo, e si può anche sperare che lo scopo della simulazione sia benevolo, nell'omniscenza di Dio esiste la coscienza del male e se Dio pensa in modo simulativo come l'uomo, da qualche parte nella sua mente scorre il film del mondo, e non ci possiamo fare niente, il male è il sogno del bene, l'intero mondo sarà sacrificato quando Dio preferirà il nulla e stabilirà che del progetto della creazione non se ne fa niente, o tutto il male sarà emendato in una creazione futura migliore, un po' come quando noi umani simuliamo col nostro cervello il percorso che ci farebbe sbattere la testa al muro mancando la soglia di una porta e prendiamo invece il percorso corretto che ci fa uscire dalla stanza, ma a noi che siamo nella simulazione e nel percorso scartato, non importa nulla di tutto ciò in nessuno dei due casi, soffriamo sì, ma come soffre Mastro Geppetto e della vita non si può che ridere, quindi io dalle tue premesse non dedurrei una profonda compassione di tipo cristiano o orientaleggiante, ma la risata di Democrito per come veniva rappresentato nel rinascimento, accanto a Eraclito che piangeva...
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Phil

Citazione di: Donalduck il 02 Gennaio 2021, 17:56:15 PM
Quello a cui mi riferisco è la volontà. La volontà esiste perché la percepisco.
Se per libero arbitrio intendiamo libera volontà, c'è da chiedersi se (e come) ne "percepiamo" anche la libertà, e se una volontà possa essere non libera (ipnosi e altre "stregonerie" a parte), ed eventualmente rispetto a cosa (se "liberi-da" vien tenuto distinto da "liberi-di"). Si rischia altrimenti di imbattersi in un falso problema (la volontà, intesa in un certo modo, non può che essere libera) oppure in un falso mito (una volontà solipsistica ed autonoma rispetto al mondo); il tertium di una volontà condizionata in qualcosa e libera in qualcos'altro (oltre a "relativizzare" l'enfasi per tale libertà) raddoppia il campo d'indagine, forse senza poterlo nemmeno ancora ben discriminare.
Se constatiamo che la volontà non ha potere su se stessa (non posso non volere ciò che di fatto voglio, come non posso scegliere di credere a x, se in realtà non ci credo), significa che la mia possibilità di scelta è apparente e potenziale, ma non radicalmente autentica. Non sono libero dalla mia volontà, o meglio, la volontà non è ovviamente libera da se stessa (la cui libertà resta da chiarire): quel che farò. fosse anche il non votare citato da Alexander, sarà comunque una scelta della mia volontà ("libera"... da cosa?).
Persino voler accettare un condizionamento, con gioia o a malincuore, è una scelta/atto della volontà (la volontà vuole, ma fino a che punto sceglie e non, ad esempio, reagisce?). Si tratterebbe piuttosto di capire (se possibile) perché ho compiuto tale scelta e se fosse (deterministicamente) inevitabile.

Esemplificando (pazientate se ripeto l'esempio che credo d'aver proposto altre volte): se sono entrato in gelateria perché voglio un gelato, è davvero una libera scelta della mia volontà? Con quel caldo, quella disidratazione, quella fame, avrei potuto scegliere di andare a comprare invece una granita? La risposta più intuitiva è «ovviamente sì», poiché c'erano magari tutte le potenzialità e le condizioni per andare altrove. Tuttavia, allora perché la mia volontà ha scelto proprio il gelato? Rispondere appellandosi alla "libertà di scelta" è in fondo una non-risposta, perché significherebbe confondere la causa efficiente di un evento (il perché) con il plausibile contesto in cui avviene un evento (la presunta libertà); sarebbe come, di fronte alla domanda «perché si è bucata la gomma dell'auto?», rispondere con «perché l'auto aveva 10 anni» (l'età della macchina, vera o falsa che sia, non è la causa efficiente del buco, soprattutto se consideriamo che l'età dell'auto non implica necessariamente la pari usura delle gomme; una causa efficiente potrebbe essere invece un corpo tagliante sulla strada, che rende irrilevante la verità o meno dalla dichiarata età dell'auto).
Una volta sorto quel desiderio di gelato, ho agito di conseguenza, tuttavia, facendo un passo (crono)logico indietro, cosa ha orientato la volontà verso la (libera?) scelta del gelato? Un "colpo di dadi" della coscienza (che sarebbe comunque, a suo modo, una forma di determinismo), o stimoli visivi e olfattivi che hanno condizionato il mio inconscio, o altro? «La volontà stessa» non è una risposta adeguata, poiché qui chiedo (domandone!) il perché delle decisioni della volontà: che dalla volontà sgorghino le "scelte" è appurato, ma l'acqua che esce dalla sorgente-volontà, non nasce forse altrove, più nel profondo? E se non nasce altrove («ammesso e non concesso», direbbero alcuni psicologi, neuroscienziati e simili), che senso ha affermare che nasce "liberamente" alla fonte?
Per me resta difficile ragionare fuori da catene causa/effetto, poiché l'incausato-incondizionato è postulabile, ma non facilmente dimostrabile e attendibile; proprio come "il dio dei vuoti" di Drummond, la libertà forse funge da limite esterno della attuale conoscenza circa le dinamiche della volontà: oltre tale limite potrebbe esserci l'anima, o l'inconscio, o un software connesso in wi-fi ad alieni gamers, o altro. Intanto constatare che la volontà non deve alimentare necessariamente il mito "filosofico-populista" (non il parametro legislativo) della «libertà di volere» (che se non è mito, è almeno banalità in quanto condizione inevitabile), potrebbe essere, per quel che vale, un'emancipazione epistemica (libera volontà permettendo, ovviamente...).

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