Credere di credere in Dio (od in altro)

Aperto da viator, 07 Agosto 2020, 12:32:14 PM

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bobmax

Citazione di: Brugmansia il 07 Agosto 2020, 19:15:51 PM
Nel mio piccolo, forse posso provare a non desiderare delle risposte... tanto non le troverei comunque.

La risposta puoi darla solo tu. E in fin dei conti dare questa risposta è l'unica cosa che ti è richiesta in questa vita.

Perché consiste nell'aut-aut radicale: essere o non essere.

L'essere non è mero esistere. Non consiste nell'eterna lotta con il divenire. Non ha niente a che vedere con l'esserci.
L'essere è lo stesso Bene.

E solo tu, in perfetta solitudine, puoi affermare che, nonostante tutto, il Bene assoluto è!

Il Bene dipende da te, solo da te.

Se ti ritrai, scegli il non essere. Rimani con le tue certezze, e ne hai tante, su cosa sia la realtà.
Ma queste certezze non sono Verità.

La Verità è in te stessa.
Aspetta solo te.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Si vive meglio in pace con la propria anima. L'anima dei pusillanimi vuole consolazione, l'anima matura vuole verità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Brugmansia

Ma è stata proprio la verità che ho sperimentato fino a questo momento la causa del mio isolamento.
La ricerca puoi farla solo in solitudine, senza tutto quel chiacchiericcio, quel rumore di sottofondo che ti disturba e ti distrae...
L'unica verità a cui sono giunta è che si nasce e si muore soli. In mezzo, poche presenze e troppe comparse.
Scusate, spero di non portare negatività.

Phil

Senza addentrarsi nelle profondità filosofiche del «Credere di credere» vattimiano, mi pare comunque opportuno rilevare la dialettica fra il credere e il sapere (ma non quella che intende Hegel nell'omonimo testo): credo in/a qualcosa perché non ne ho conoscenza esaustiva, poiché se ne avessi conoscenza esaustiva non ci crederei, bensì lo saprei (o meglio, sarebbe per me un sapere certo, fino a prova contraria). Non credo che oggi sia l'otto agosto, so che oggi è l'otto agosto (sorvolando sulla convenzionalità sia del referente di tale sapere che dei fattori che lo legittimano).
Questa dialettica credere/sapere, che in campo religioso fa riecheggiare l'agostiniano «credo ut intelligam et intelligo ut credam», si declina nella complicità del sapere nei confronti del credere (che a sua volta è il requisito che fonda tautologicamente gli assiomi di ogni logica, formale o esistenziale che sia), complicità in cui talvolta è un sapere debole, o uno sperare, o un sentire indefinito, o persino solo una voce di corridoio, a preorientare e condizionare il credere (la cosiddetta precomprensione ermeneutica).
In generale, se cerco l'ago nel pagliaio è perché so che è possibile che ce ne sia uno (lo credo), o mi hanno detto che ce ne sia uno (e ci credo) o addirittura so per certo che ce n'è uno. Questo sapere (una possibilità o una certezza) o questo credere ad una supposizione e/o all'altrui credere/sapere, dà senso alla ricerca dell'ago. Facendo un passo indietro: tale sapere d'innesco per la ricerca, su cosa si fonda? Come so che è possibile (o addirittura sicuro o solo credibile) che ci sia un ago in quel pagliaio? Se guardo un pagliaio non è spontaneo supporre che ci sia un ago dentro, così come se partissi per un viaggio di esplorazione su una rotta mai percorsa, non avrei elementi certi per prevedere esattamente cosa troverò al mio arrivo; salvo non abbia già una precomprensione anticipatrice che mi dà attendibili indizi per ritenere che proprio in quel pagliaio si annidi un ago e proprio su quella rotta raggiungerò l'Asia.
Infatti Colombo sa che la terra è sferica e, per inferenza logico-spaziale, sa che salpando verso ovest approderà ad est del punto di partenza. Inoltre, se sa (o è convinto di sapere) anche quale paese vi troverà e poi tale sapere si rivela invece fallace, ciò dimostra che era un sapere "incompleto", ma non un sapere sbagliato (come confermerà poi Magellano).
Il movente nozionistico che ha innescato il viaggio verso ovest per giungere ad est, è un sapere che coniuga Eratostene e Marco Polo, un sapere verificato (al di là degli errori di calcolo riguardo le distanze), la cui applicazione ha prodotto altro (imprevisto) sapere. Tuttavia non sempre il credere è innestato in un sapere solido: quando i greci credevano che l'Olimpo fosse la casa degli dei, all'origine di questa credenza non c'era verosimilmente un sapere autentico, ma piuttosto un credere basato sulla capacità po(i)etica dell'uomo, che gioca con archetipi e mitologemi (la stessa indole che mi fa sperare che nel pagliaio ci sia la figlia del contadino piuttosto che l'ago, e mi fa invece temere che ci sia il contadino adirato, rendendo sempre e comunque scialba l'ipotesi che ci sia solo, banalmente, paglia).

L'incertezza epistemologica insita nel credere (spesso pungolata da intuizioni di varia natura), prima della sua falsificazione o incoronamento a sapere, è la spinta cognitiva che parte da un sapere o da una narrazione culturale (che è un credere perpetuato) e attende la sua verifica o la sua falsificazione. Chiaramente, se tale verifica o smentita è impossibile o incomunicabile, come nel caso del post mortem, "non ci resta che credere", nel pieno o nel vuoto, nei miti dell'occidente o dell'oriente o in nessun mito, sapendo di non voler poter, almeno per ora, sapere.

anthonyi

Citazione di: Phil il 08 Agosto 2020, 19:16:19 PM

Infatti Colombo sa che la terra è sferica e, per inferenza logico-spaziale, sa che salpando verso ovest approderà ad est del punto di partenza. Inoltre, se sa (o è convinto di sapere) anche quale paese vi troverà e poi tale sapere si rivela invece fallace, ciò dimostra che era un sapere "incompleto", ma non un sapere sbagliato (come confermerà poi Magellano).


Ciao Phil, che la terra è sferica, in Europa, lo sapevano quasi tutti. In realtà tra ciò che muove Colombo c'è proprio un errore, un errore di calcolo fatto da un geografo dell'epoca che riduce la circonferenza della terra facendo credere che il Catai sia a 5mila chilometri invece degli effettivi 15mila.

Ipazia

Citazione di: Brugmansia il 08 Agosto 2020, 14:48:40 PM
Ma è stata proprio la verità che ho sperimentato fino a questo momento la causa del mio isolamento.
La ricerca puoi farla solo in solitudine, senza tutto quel chiacchiericcio, quel rumore di sottofondo che ti disturba e ti distrae...
L'unica verità a cui sono giunta è che si nasce e si muore soli. In mezzo, poche presenze e troppe comparse.
Scusate, spero di non portare negatività.

La ricerca richiede studio e lo studio richiede solitudine. Ma quando si è capito grossomodo il mondo che ci circonda si possono selezionare compagnie, comportamenti e interessi veridici nella misura che ci è data di accedere alla verità. Non necessariamente tale processo porta alla solitudine e alla negatività. La nascita e la morte sono fatti individuali, ma tutto quello che ci sta in mezzo no.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Freedom

Citazione di: viator il 07 Agosto 2020, 12:32:14 PM
Io supporgo che moltissimi (ipotizzabilmente, magari TUTTI) credano di credere in Dio allo stesso modo in cui Colombo credeva di aver raggiunto le Indie.
Probabilmente supponi bene.

Pur tuttavia i sentieri tortuosi allontanano dalla verità ed il credere vero, la fede vera, deve necessariamente essere semplice, immediata, intuitiva. La fede cristiana, per esempio, è fede nella resurrezione. Tutto il resto non è centrale.

La fede in Dio, inteso, sommariamente, come ente che governa l'Universo sia esso mono o poli, è il credere che esista o meno. Tutto il resto non centrale.


E così via. Intendo che c'è sempre un aspetto decisivo e semplice nel credere. Esso va tenuto ben presente se no si sbaglia bersaglio.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Socrate78

Certamente si può benissimo credere di credere in Dio, ma in realtà si è molto lontani da Dio stesso. Succede nel caso dei credenti che dicono di credere, ma poi si comportano male con il prossimo che è immagine di Dio, la loro fede è solo una mera convinzione intellettuale che riguarda la loro mente ma non agisce in profondità nel cuore e nell'anima, quindi si tratta di persone che si illudono di credere davvero, ma di fatto disobbediscono al volere divino e sono quindi prive della grazia.

bobmax

Citazione di: Brugmansia il 08 Agosto 2020, 14:48:40 PM
Ma è stata proprio la verità che ho sperimentato fino a questo momento la causa del mio isolamento.
La ricerca puoi farla solo in solitudine, senza tutto quel chiacchiericcio, quel rumore di sottofondo che ti disturba e ti distrae...
L'unica verità a cui sono giunta è che si nasce e si muore soli. In mezzo, poche presenze e troppe comparse.
Scusate, spero di non portare negatività.

Ciò che vivi è nichilismo.

Il nichilismo è inevitabile per il pensiero razionale. Ne è l'altra faccia della medaglia.
Consiste nel convincimento che in definitiva nulla ha valore. A questo giunge inevitabilmente il pensiero razionale che osserva critico il mondo.
Nessuno perciò può dirsene immune.

Tuttavia di fronte all'onnipresente nichilismo si può:

o cercare di ignorarlo abbandonandosi all'ogni lasciata è persa,

o afferrare un rimedio all'angoscia come può offrirlo una religione,

oppure... affrontarlo!

E affrontandolo si coglie l'occasione per andare oltre lo stesso pensiero razionale.

Occorre però iniziare a cercare la Verità costi quello che costi.
E questa ricerca può rivelarsi ben più terribile del negativo che ora constati.
Perché devi mettere tutto in discussione.

Chi sei tu, veramente?

Davvero hai una tua libera volontà che ti permette di fare una scelta piuttosto che un'altra?
Oppure non hai alcuna libertà di scelta?

E se infine non puoi che ammettere di non avere alcuna libertà, chi sei tu?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Tra il sapere e il credere declinati da Phil c'è l'area (o alea) della scommessa altrettanto magistralmente declinata da Pascal e dagli atei in senso inverso. La scommessa si basa su saperi incompleti e credenze di varia origine e natura. Essa è imparentata col gioco in cui, al suo apice adrenalinico, ci si gioca la vita. Come il dado aleatorio che Cesare trasse sul Rubicone o cose meno celebri come l'attività alpinistica laddove si vogliono sapere i propri limiti aldilà di ogni illusoria credenza.

La scommessa si applica bene ad ogni esperienza esistenziale, di corta o lunga durata. Il negativo si vince sdrammatizzando il tutto nel gioco. Nel grande gioco della propria vita così com'è e diviene.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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