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Così è se vi pare!

Aperto da Eutidemo, 28 Novembre 2019, 13:08:17 PM

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Eutidemo

Ho appena rivisto, con estremo piacere, "Così è se vi pare!", la famosa opera teatrale di Luigi Pirandello (tratta dalla novella "La signora Frola e il signor Ponza, suo genero", nella versione del 1974, con attori principali Stoppa, Valli e Morelli.
La cui trama, in  sintesi, potete trovare qui:
https://it.wikipedia.org/wiki/Cos%C3%AC_%C3%A8_(se_vi_pare)
Si tratta, nel contempo:

1)
Di una magistrale satira di costume, avente ad oggetto il provincialismo borghese del primo '900, che amava intromettersi ossessivamente nelle vicende private dei proprii vicini di casa (e non solo), non rispettandone minimamente la "privacy".

2)
Di un'opera volta a sostenere l'assunto che la "verità oggettiva" non esiste, ma che esistono soltanto tante singole "verità relative" di carattere esclusivamente "soggettivo".
Qui mi interesserò soltanto di tale secondo aspetto, visto che il presente Topic viene inserito nel settore filosofico.

***
L'assunto di Pirandello, in sostanza, somiglia moltissimo a quello di Protagora, il quale, almeno nella versione riportata da Platone nel "Teeteto" ( 151e-152a), sosteneva che: "L'uomo è la misura di tutte le cose; di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono" (Panton chrematon metron anthropon, einai. Ton men onton hos esti, ton de ne onton hos ouk estin).
E più avanti nel "Teeteto", il Protagora riportato da Socrate, dice "esattamente" le stesse parole pronunciate da Lamberto Laudisi (che rappresenta Pirandello e le sue idee): "... quale sembra ciascuna cosa a me, tale codesta è per me; e quale sembra a te, tale è per te."
Il che:

A)
E' sicuramente "sempre" vero a livello "metafisico" (o "noumenico"); in quanto, ad esempio, ci sono persone per le quali è evidente che Dio esiste, mentre per altre è evidente che Dio non esiste.
Al riguardo, invero, non è possibile alcuna verifica; almeno finchè siamo vivi!
Per cui, effettivamente, "... quale sembra ciascuna cosa a me, tale codesta è per me; e quale sembra a te, tale è per te."
Punto!

B)
E' invece vero solo per alcuni aspetti a livello "fisico" (o "fenomenico"), mentre per altri no.
Ed infatti:

a)
Tale assunto è sicuramente "vero", almeno fino ad un certo punto, sotto l'aspetto meramente "sensoriale" ed "emotivo", in quanto, come pure scritto nel "Teeteto", "...talvolta, quando soffia lo stesso vento, l'uno di noi ha freddo e l'altro no, e  l'uno poco e l'altro molto...Allora diremo dunque che questo vento, di per se stesso, è freddo o non freddo? O daremo ascolto a Protagora, per cui, per chi ha freddo è freddo, e per chi non ha freddo, non lo è?"
Lo stesso dicasi per il gusto, l'olfatto ecc.
Però, a tal punto, occorre distinguere il significato che noi attribuiamo al termine "uomo":
- l'uomo come singolo individuo?
- oppure l'uomo in generale?
Ed infatti, in generale, non c'è dubbio alcuno che, almeno per la maggior parte degli "homo sapiens", la tramontana sia un vento alquanto freddino; a differenza che per i pinguini e per gli orsi polari.
Per cui, quando Protagora e Lamberto Laudisi  dicono che "l'uomo è la misura di tutte le cose", occorre intendersi se si riferiscano al singolo individuo, ovvero a l'essere umano come "specie".
A giudicare dal contesto, almeno nel secondo caso, sembra Lamberto Laudisi  si riferisca al singolo individuo

b)
Tale assunto, invece, è sicuramente "falso", se riferito all'aspetto strettamente "fattuale".
Ed infatti, per tornare a "Così è se vi pare!", , non è affatto vero, come la signora Ponza  dichiara in chiusura dell'opera:  "Io sono colei che mi si crede!".
Manco per niente! :)
Lei, infatti, anagraficamente, è una persona ben individuata: o è Lina o è Giulia.
Non si scappa!
Ed infatti, la circostanza che i dati anagrafici siano andati perduti durante il terremoto:
- incide sulla possibilità "tecnica" di identificarla (come spesso accade in caso di catastrofi naturali);
- ma non incide minimamente sulla realtà "ontologica" delle cose.
Lei, infatti, oggettivamente, o è l'una (Lina) o è l'altra (Giulia); a nulla rilevando che gli altri non abbiano elementi sufficienti per identificarla!
Peraltro, quanto alla sua ascendenza, oggi il test di del DNA direbbe con sicurezza se lei è la figlia di Frola o meno; senza dubbio soggettivo alcuno.
Per cui, quando la signora Ponza  dichiara in chiusura dell'opera:  "Io sono colei che mi si crede!", dice una cosa assolutamente "falsa"; perchè lei è quello che effettivamente è, a prescindere da quello che possano "credere" gli altri...sebbene, in assenza di dati, ognuno può credere quello che preferisce.
Ed infatti:
- un conto è la carenza di informazioni che ci impedisce di conoscere la verità oggettiva, e ipotizzare quello che vogliamo;
- un altro conto è la verità oggettiva in sè stessa.
Ovviamente, diverso è il discorso circa il giudizio sulla "personalità" della Signora Ponza, la quale alcuni possono giudicare in un modo, mentre altri in un altro; ma, circa la sua "persona" (Lina o Giulia), a parte la carenza di informazioni, quello che conta è la realtà oggettiva, e non quello che ne pensano gli altri.


***
Per cui, in conclusione, quando Laudisi, dopo una risata, dice, con uno sguardo di sfida derisoria: "Ed ecco, o signori, come parla la verità! Siete contenti?",  sta semplicemente "mistificando" la realtà!
Ed infatti, la verità (almeno quella fisica e fenomenica), è quella che è...a prescindere da come Tizio o Caio pensano che essa sia o dovrebbe essere; un tempo tutti credevano che la terra fosse piatta, ed invece essa, "oggettivamente", era rotonda!  ;)

myfriend

Esiste una sola Realtà oggettiva (indipendente e indipendentemente da ciò che il nostro cervello percepisce come "reale" e che definisce come "realtà"). E, quindi, inevitabilmente esiste una sola Verità oggettiva che è alla base dell'unica Realtà oggettiva esistente.
E noi la possiamo percepire e comprendere.
Il fatto di non riuscire a farlo dipende unicamente dalla nostra incapacità di farlo o dalla nostra volontà di non farlo.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Eutidemo

Ciao Myfriend.
Sono d'accordo con te che, almeno nel mondo fisico "macroscopico" (gatto di Schrödinger a parte), esiste un'unica realtà oggettiva; e che il fatto di non riuscire ad accedervi dipende unicamente dalla nostra incapacità di farlo o dalla nostra volontà di non farlo.
Un saluto! ;)

Ipazia

Anthropon rimanda ad essere umano, non a Tizio o Caio. Il frammento di Protagora ha un carattere epistemologico che postula un tratto comune nel carattere soggettivo di approccio al mondo da parte della specie umana, non dei singoli individui. Essendo una caratteristica comune permette il dialogo intersoggettivo di unificazione della misura delle cose (chrematon metron). Il carattere metafisico dell'affermazione ne accentua il significato generale che trova conferma nella assolutamente geniale intuizione finale: delle cose che non sono in quanto non sono.

La quale intuizione trova una eco nel monito di Parmenide sul non-essere che "è necessario che non sia, [perchè] è un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo"

Direi che con questi due principi, aggiungendoci il rasoio di Ockham, abbiamo già i fondamenti dell'episteme ed epistemologia moderna.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Eutidemo il 28 Novembre 2019, 15:01:51 PM
Ciao Myfriend.
Sono d'accordo con te che, almeno nel mondo fisico "macroscopico" (gatto di Schrödinger a parte), esiste un'unica realtà oggettiva; e che il fatto di non riuscire ad accedervi dipende unicamente dalla nostra incapacità di farlo o dalla nostra volontà di non farlo.
Un saluto! ;)

A mio avviso è importante aver chiaro a noi stessi cosa intendiamo con "realtà oggettiva".
Perché a seconda del significato che vi attribuiamo, ne deriva l'idea che abbiamo del nostro esserci al mondo.

Difatti, le implicazioni sono ben diverse se con "realtà oggettiva" intendiamo semplicemente la coerenza con la quale il mondo si manifesta, piuttosto che un'effettiva oggettività in sé.

La coerenza, consiste nella costanza con cui una nostra interpretazione della realtà resta confermata nel tempo. Di modo che più conferme abbiamo e consideriamo affidabili le fonti da cui provengono, e più quell'interpretazione può a ragione essere considerata la "realtà oggettiva" che probabilmente sarà confermata anche in seguito.
Quando però un aspetto di questa realtà oggettiva smette di essere confermato, ecco che cambia la nostra interpretazione della realtà. Per adattarsi ai nuovi fatti.

Questo processo consiste nella chiarificazione di ciò che c'è, ed è indispensabile per il nostro inoltrarci nel mondo.
Noi ci muoviamo come se il mondo avesse una sua Verità oggettiva, ossia un'oggettività in sé, e nostro intento quello di svelarla.

Tuttavia, è proprio in quel "come se" che si decide cosa sia la Realtà per noi.

E la decisione è squisitamente etica.

Perché se diamo per sottinteso che l'oggettività in sé è Verità assoluta, allora la Verità è separazione.
E il Bene non può essere che vana illusione

Se viceversa per noi l'oggettività è solo l'indispensabile traccia per proseguire nella ricerca, ma non è affatto di per sé, allora la separazione non è assoluta. Ma è solo il mezzo con cui L'Uno, ossia il Bene, si manifesta.



Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

myfriend

#5
@bobmax
Nel mio post ho espressamente detto: Esiste una sola Realtà oggettiva (indipendente e indipendentemente da ciò che il nostro cervello percepisce come "reale" e che definisce come "realtà").

Per quanto mi riguarda ho parlato espressamente delle Realtà oggettiva che esiste al di là della nostra percezione...cioè al di là della percezione che il nostro cervello ha della realtà....cioè di quello che noi vediamo con i nostri occhi e tocchiamo con le mani.

E poi tu dici:
Perché se diamo per sottinteso che l'oggettività in sé è Verità assoluta, allora la Verità è separazione.
E il Bene non può essere che vana illusione


Tu attribuisci all'oggettività una tua "visione" della realtà. E dici che la Verità è separazione perchè la Realtà oggettiva è (sarebbe) separazione.
Ma quando mai?
Qui parliamo come se la scienza non esistesse.
E' la scienza che ci fornisce una lettura oggettiva della realtà. E quindi anche di una parte della Verità.
E la scienza ci dice che E=MC^2...cioè che la materia è energia...e che l'energia è materia. E che quindi, nella realtà oggettiva, non c'è alcuna separazione poichè tutto è energia. Cioè proprio il contrario di quello che tu hai detto.
La scienza ci dice che nella realtà oggettiva non c'è separazione....perchè E=MC^2. Non esistono corpi distinti e separati che si muovono nello spazio-tempo poichè tutto è energia e manifestazione di energia e lo spazio-tempo è una illusione.
Non solo.
La scienza ci dice anche che nella realtà oggettiva non ci sono "nascita" e "morte"...perchè in base al Primo principio della Termodinamica, l'energia non si crea e non si distrugge, ma cambia forma.
Ora...grazie ad Einstein sappiamo che la realtà oggettiva non è separazione poichè tutto è energia.
E grazie al Primo principio della termodinamica sappiamo che nella realtà oggettiva "nascita" e "morte" non esistono...poichè l'energia non nasce e non muore ma cambia forma.

E' il nostro cervello che ci fa percepire la "separazione".
La Scienza, invece, ci dice che nella realtà oggettiva non c'è separazione...e non ci sono nemmeno la nascita e la morte.

Cioè...vorrei capire: tu come è fatta la realtà oggettiva e come essa funziona, da cosa lo deduci? Dal tuo cervello? Da quello che vedi coi tuoi occhi? E allora è ovvio che a te sembra di vedere una realtà oggettiva "separata".
Invece la Scienza, che ormai non si basa più sugli occhi umani (o non solo sugli occhi umani)...ma utilizza "macchine" per interpretare la realtà oggettiva e come funziona (ad esempio l'acceleratore di particelle del CERN...o macchine utilizzate per fare esperimenti che elaborano e misurano e rilevano onde elettromagnetiche e campi elettromagnetici che noi non vediamo) ha stabilito che nella realtà oggettiva non c'è separazione.
E quindi la Verità oggettiva NON PREVEDE la separazione.

Cioè...voglio dire...l'esperimento dell'entanglement quantistico non si fa mica ad occhio nudo....non è che noi vediamo con gli occhi gli elettroni che reagiscono simultaneamente. Sono tutte rilevazioni ed esperimenti scientifici fatti attraverso macchinari. E l'entanglement quantisitco - cioè la Scienza - ci dice che non c'è separazione...che lo spazio-tempo non esistono.
E' la scienza che ci dice che la realtà oggettiva non è separazione.
Per cui...non capisco proprio da dove tu abbia tirato fuori l'osservazione che se la realtà oggettiva è verità allora la verità è separazione. Boh!
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

bobmax

Myfriend,
non hai evidentemente alcuna idea di cosa significhi "oggettivo".
 
Così produci perle come questa:
"E quindi la Verità oggettiva NON PREVEDE la separazione."

A causa della mancanza di umiltà, le tue intuizioni, che hanno a mio avviso un qual fondo di verità, sono irrimediabilmente stravolte.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Phil

Citazione di: Eutidemo il 28 Novembre 2019, 13:08:17 PM
L'assunto di Pirandello, in sostanza, somiglia moltissimo a quello di Protagora, il quale, almeno nella versione riportata da Platone nel "Teeteto" ( 151e-152a), sosteneva che: "L'uomo è la misura di tutte le cose; di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono" (Panton chrematon metron anthropon, einai. Ton men onton hos esti, ton de ne onton hos ouk estin).
Nel suddetto motto mi piace mettere l'accento sulla «misura» (metron), di conseguenza l'espressione «l'uomo è la misura di tutte le cose [...] di quelle che non sono in quanto non sono» non lo ridurrei (onto)logicamente al non-essere parmenideo (@Ipazia), per nulla "a misura umana", quanto ambiziosamente a misura universale. Intendo piuttosto l'esser-misura dell'uomo come l'ammissione della possibilità di un fuori-misura, che esiste senza che l'uomo possa dirne l'esistenza, perché eccede il suo metro(n) di identificazione.
Come fa allora a parlarne se per lui non esiste? Chiaramente si accorge della sua esistenza solo nel momento in cui diventa compatibile con il suo metro(n); prima era nell'in-definito (non ancora definito) delle «cose che non sono» in quanto fuori-misura, sebbene non in quanto "assolutamente" inesistente.
Dall'indefinito delle «cose che non sono in quanto non sono» sono nel tempo emerse molte "cose" che abbiamo scoperto essere già da tempo come, notizia fresca, un buco nero che pare «non sarebbe dovuto esistere» (sempre in barba al profetico «finora e fino a prova contraria»). Resta infatti inverificabile e immisurabile se sia più estesa la schiera delle cose che sono e conosciamo, o quella delle cose che (finora) non sono perché non le conosciamo.

Leggo quindi quel motto un po' come dire «l'occhio umano è misura di tutte le cose, di quelle visibili in quanto visibili e quelle invisibili in quanto invisibili» e/o «il pensiero umano è misura di tutte le cose, di quelle pensate in quanto pensate e quelle non pensate in quanto impensate», intendendo con non-visibili e non-pensate le "cose" incompatibili con la vista e il pensiero umano attuali, ovvero che per esso, per il suo metron, finora non esistono, tuttavia possono in teoria avere un'esistenza, seppur non ancora "misurata" (quindi attualmente indefinita).
Ad esempio, gli atomi "non sono" nel mondo a misura di aborigeno amazzonico (lui li annovera ancora nell'indefinito delle «cose che non sono in quanto non sono»), ma invece "sono" nel mondo a misura di scienziato; gli ultrasuoni erano fra «le cose che non sono» ai tempi di Protagora, ma ora per l'uomo attuale sono fra «le cose che sono».
Essendo l'uomo differente nel tempo (e nello spazio) ci sono differenti "misure" e quindi differenti «cose che non sono in quanto non sono» e «cose che sono in quanto sono».

myfriend

#8
Citazione di: bobmax il 28 Novembre 2019, 21:12:25 PM
Myfriend,
non hai evidentemente alcuna idea di cosa significhi "oggettivo".

Così produci perle come questa:
"E quindi la Verità oggettiva NON PREVEDE la separazione."

A causa della mancanza di umiltà, le tue intuizioni, che hanno a mio avviso un qual fondo di verità, sono irrimediabilmente stravolte.

Oggettivo per me significa indipendente e svincolato dalla nostra soggettiva percezione sensoriale e dal nostro soggettivo punto di vista concettuale.
Cioè, OGGETTIVAMENTE E', perchè è indipendente e svincolato da come io lo percepisco. E quindi è OGGETTIVO perchè è al di là (cioè non deriva) della mia personale percezione, e da ciò che il mio cervello/sensi umano percepisce e che il mio pensiero percepisce.

Ora...mentre 5mila anni fa questa affermazione non aveva senso poichè l'indagine della realtà si basava solo sul pensiero e sulla osservazione sensoriale...cioè su ciò che il pensiero - il cervello e i sensi- poteva percepire osservando la realtà (quindi non esisteva niente di oggettivo perchè l'osservazione e la comprensione della realtà era effettuata solo dal pensiero umano e dalla nostra percezione sensoriale che è - per definizione - soggettiva) OGGI NON E' PIU' COSI'.
OGGI la Scienza indaga la realtà NON con gli occhi umani e con la percezione sensoriale umana....ma con strumenti (macchine) di misura che quindi sono in grado di "osservare" la realtà per ciò che oggettivamente è....cioè osservano la realtà al di là di ciò che il nostro cervello e i nostri sensi possono percepire.
Secondo te come li hanno scoperti gli infrarossi e gli ultravioletti? Con gli occhi umani o con un pensiero filosofico umano? No. Perchè gli occhi umani semplicemente non li vedono e non li percepiscono.
Oggi abbiamo il CERN con il laboratorio per le collisioni tra particelle che ci permette di osservare la realtà per ciò che oggettivamente è (e quindi la Verità OGGETTIVA ad essa associata) al di là della nostra percezione sensoriale....5mila anni fa non avevano nemmeno i cannocchiali e quindi la conoscenza nasceva solo dall'osservazione sensoriale e da elucubrazioni del pensiero...cioè era esclusivemente soggettiva (cioè aria-fritta) infatti si erano inventati mille scuole di pensiero filosofico...dove ciascuno inventava la propria verità soggettiva che più gli piaceva e quella che più gli garbava (cioe aria-strafritta).

Io sarò anche non-umile...ma questi sono concetti elementari.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Eutidemo

Ciao Ipazia :)
Stando al "Teeteto", almeno secondo Platone, la concezione di Protagora non ha affatto un carattere epistemologico che postuli un tratto comune nel carattere soggettivo di approccio al mondo da parte della specie umana, e non dei singoli individui. 
Ed infatti, nel "Teeteto", sembra proprio che Protagora si riferisca all'"uomo" in quanto "singolo individuo", e non all'uomo come "specie umana".
Ed infatti Socrate dice:  "...talvolta, quando soffia lo stesso vento, l'uno di noi ha freddo e l'altro no, e  l'uno poco e l'altro molto...Allora diremo dunque che questo vento, di per se stesso, è freddo o non freddo? O daremo ascolto a Protagora, per cui, per chi ha freddo è freddo, e per chi non ha freddo, non lo è?"

***
Quanto al "Rasoio di Ockam", sintetizzabile nel motto:"Entia non sunt multiplicanda sine necessitate", sinceramente non ci vedo alcun nesso con la concezione di Protagora; a mio parere, infatti, si tratta di un discorso completamente diverso!

***
Un saluto!  :)

Ipazia

Citazione di: Eutidemo il 29 Novembre 2019, 07:17:12 AM
Ciao Ipazia :)
Stando al "Teeteto", almeno secondo Platone, la concezione di Protagora non ha affatto un carattere epistemologico che postuli un tratto comune nel carattere soggettivo di approccio al mondo da parte della specie umana, e non dei singoli individui.
Ed infatti, nel "Teeteto", sembra proprio che Protagora si riferisca all'"uomo" in quanto "singolo individuo", e non all'uomo come "specie umana".
Ed infatti Socrate dice:  "...talvolta, quando soffia lo stesso vento, l'uno di noi ha freddo e l'altro no, e  l'uno poco e l'altro molto...Allora diremo dunque che questo vento, di per se stesso, è freddo o non freddo? O daremo ascolto a Protagora, per cui, per chi ha freddo è freddo, e per chi non ha freddo, non lo è?"

Il riduzionismo del Socrate platonico è abbastanza comprensibile perchè l'antropomorfismo di Protagora confligge con il paradigma platonico delle idee universali. Qui si fa un'analisi filologica approfondita dell'aforisma (peraltro leggermente differente dal tuo: anthropos) e a metà di pg 119 si confuta proprio l'interpretazione "Teetiana"

Citazione***
Quanto al "Rasoio di Ockam", sintetizzabile nel motto:"Entia non sunt multiplicanda sine necessitate", sinceramente non ci vedo alcun nesso con la concezione di Protagora; a mio parere, infatti, si tratta di un discorso completamente diverso!

***
Un saluto!  :)


Diverso e complementare: nella misura va scartato tutto ciò che è ridondante, non necessario. In tale disciplina critica, tagliente, si affina il giudizio rendendolo intersoggettivo e si supera ogni rischio di interpretazione individualistica posta nel Teeteto. Arrivando all'odierno ethos epistemologico: superamento dell'oggettivismo metafisico in oggettivismo contestuale/ponderato (capace di resistere al soggettivismo) e sobrietà nelle ipotesi via via da asseverare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

#11
Citazione di: Phil il 28 Novembre 2019, 22:34:16 PM
Citazione di: Eutidemo il 28 Novembre 2019, 13:08:17 PM
L'assunto di Pirandello, in sostanza, somiglia moltissimo a quello di Protagora, il quale, almeno nella versione riportata da Platone nel "Teeteto" ( 151e-152a), sosteneva che: "L'uomo è la misura di tutte le cose; di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono" (Panton chrematon metron anthropon, einai. Ton men onton hos esti, ton de ne onton hos ouk estin).
Nel suddetto motto mi piace mettere l'accento sulla «misura» (metron), di conseguenza l'espressione «l'uomo è la misura di tutte le cose [...] di quelle che non sono in quanto non sono» non lo ridurrei (onto)logicamente al non-essere parmenideo (@Ipazia), per nulla "a misura umana", quanto ambiziosamente a misura universale.

Lo so che Parmenide è metafisica del Tutto, ma il suo monito sul non-essere può essere relativizzato (metodo)logicamente a misura protagorica aiutandoci a sgombrare il campo dalla miriade di fantasmi che lo popolano. Fantasmi che agiscono non sul legittimo campo esterno del non conosciuto, come nel prosieguo ottimamente esponi, ma nel campo interno del pseudoconosciuto, inaugurando quel periglioso dualismo da cui mette in guardia, a modo suo (Tutto)logicamente, Parmenide.

In sintesi: il non essere può essere postulato solo dopo la sua conversione in essere, attraverso una doppia negazione (il non più non-essere alfine è) - solidamente fondata sui fatti - del suo status metafisico di inesistenza originario.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Myfriend,

l'oggettività non c'entra nulla con il cervello, i sensi, gli infrarossi e compagnia bella!

Qui siamo di fronte  al fondamento stesso del nostro esserci! Cioè al limite insuperabile della nostra realtà.

Limite che costituito dalla scissione originaria soggetto/oggetto.

Non vi è oggetto senza un soggetto, e viceversa non può esservi soggetto senza alcun oggetto.

Il soggetto e l'oggetto devono essere compresenti, in caso contrario non vi è realtà!

Sono due poli in se stessi irraggiungibili. Perché coglierne uno significherebbe perdere l'altro.

I tentativi di assolutizzarne uno sono soltanto frutto di fantasie.
Sia che si voglia privilegiare la soggettività, sia che si voglia credere nell'assoluta oggettività.

Nel primo caso finiamo in un vuoto solipsistico.
Nel secondo caso il mondo non è nient'altro che vuoto meccanismo.

Occorre pertanto fare un passo indietro. E chiederci cosa conta davvero in questa nostra vita.

La scissione originaria può allora essere superata. 
Ma non vi è più soggetto come non vi è più oggetto. 

Vi è solo Amore.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Eutidemo

Ciao Bob :)
A mio parere, la "realtà oggettiva" è costituita dalle cose così come sono, a prescindere da come a noi "sembra" che esse siano.
Ad esempio, a noi le linee qui sotto possono "sembrare" storte; ed invece esse "sono" perfettamente rette e parallele.
Basta prendere un righello e verificare.

Allo stesso modo, senza ulteriori e più "ragionate" osservazioni, non c'è dubbio che, ad una prima occhiata, la Terra possa "sembrare" apparentemente piatta (come si è creduto per millenni prima di Cristo); ed invece essa è, più o meno, sferica.
Questo io intendo per "realtà oggettiva"; almeno a livello (macro)"fisico", o "fenomenico", che dir si voglia!
Come, invece, ho scritto nel mio "post" iniziale, il discorso a livello "metafisico", o "noumenico", che dir si voglia, è alquanto diverso.

***
Quanto ad intendere la "realtà oggettiva" come la semplice "coerenza" con la quale il mondo si manifesta, piuttosto che un'effettiva "oggettività in sé", lo trovo un assunto:
- teoricamente vero a livello "predittivo", perchè il fatto che il sole sorga ogni mattina, non implica a livello "logico", che debba necessariamente sorgere allo stesso modo anche domattina;
- teoricamente e praticamente falso a livello "constatativo", perchè, invece, il fatto che oggi il sole sia regolarmente sorto alla solita ora, è un dato di fatto già avvenuto, che non può più essere messo in discussione in alcun modo.
"Factum infectum fieri nequit!"

***
Quanto al fatto, quindi, che la coerenza, consiste nella costanza con cui una nostra interpretazione della realtà resta confermata nel tempo, questo è vero; ma, a mio avviso, non ha niente a che fare con il concetto di "realtà oggettiva...che è un'altra cosa. 
Ed infatti, sono d'accordo con te che più conferme abbiamo e consideriamo affidabili le fonti da cui provengono, e più quell'interpretazione può a ragione essere considerata la "realtà oggettiva"; come, appunto, il fatto che stamattina il sole è sorto come al solito, cosa che nessuno può confutare neanche a livello teorico, sebbene i ciechi non se ne siano accorti.
Diversamente, che tale fatto "probabilmente" sarà confermato anche in futuro, invece, è soltanto una supposizione, per quanto noi tutti si possa avere fede in lei!

***
Quanto al fatto che decidere cosa sia la "realtà" fisica (o fenomenica) per noi, sia una scelta squisitamente etica, dissento nel modo più assoluto; le cose sono quelle che sono, che ci piaccia o meno!
Ed infatti, a mio parere, verificare se stamattina il sole sia sorto o meno, con l'etica non c'entra assolutamente NIENTE!
A livello "metafisico", o "noumenico", che dir si voglia, invece, il discorso è alquanto diverso; ma fino ad un certo punto.

***
Un saluto :)

myfriend

#14
Citazione di: bobmax il 29 Novembre 2019, 09:44:56 AM
Myfriend,

l'oggettività non c'entra nulla con il cervello, i sensi, gli infrarossi e compagnia bella!

Qui siamo di fronte  al fondamento stesso del nostro esserci! Cioè al limite insuperabile della nostra realtà.

Limite che costituito dalla scissione originaria soggetto/oggetto.

Non vi è oggetto senza un soggetto, e viceversa non può esservi soggetto senza alcun oggetto.

Il soggetto e l'oggetto devono essere compresenti, in caso contrario non vi è realtà!

Sono due poli in se stessi irraggiungibili. Perché coglierne uno significherebbe perdere l'altro.

I tentativi di assolutizzarne uno sono soltanto frutto di fantasie.
Sia che si voglia privilegiare la soggettività, sia che si voglia credere nell'assoluta oggettività.

Nel primo caso finiamo in un vuoto solipsistico.
Nel secondo caso il mondo non è nient'altro che vuoto meccanismo.

Occorre pertanto fare un passo indietro. E chiederci cosa conta davvero in questa nostra vita.

La scissione originaria può allora essere superata.
Ma non vi è più soggetto come non vi è più oggetto.

Vi è solo Amore.
La Fisica ha già affrontato questo problema.
In Fisica si parla di "osservatore" e "osservato". Cioè di "soggetto" e di "oggetto".
E la Fisica ha dimostrato che la Realtà oggettiva (cioè l'universo) è fatto a "livelli". E ogni "livello" ha la sua "verità".

C'è il livello del macrocosmo (lo spazio-tempo che percepiamo e in cui esistiamo e ci muoviamo come "individui") dove "l'osservatore" e "l'osservato" sono due entità distinte e separate...cioè tu ed io - al livello del macrocosmo - ci percepiamo come due oggetti (o corpi) distinti e separati che si muovono nello spazio-tempo....ciascuno portatore di una propria individualità e soggettività.
E poi c'è il livello del microcosmo (livello atomico e sub-atomico) dove "l'osservatore" e "l'osservato" hanno una orgine comune - cioè sono la stessa cosa - dove non esiste separazione e dove non esiste lo spazio-tempo.

Cioè...al livello profondo della realtà oggettiva (al livello della realtà sub-atomica), tu ed io siamo la stessa cosa...cioè siamo UNO. Mentre al livello del macrocosmo tu ed io ci percepiamo come due entità distinte e separate che si muovono nello spazio-tempo, ciascuno con la propria individualità.

Quindi, noi - nel profondo della realtà sub-atomica...cioè là dove la materia inizia ad assumere una "forma" - siamo UNO....cioè abbiamo un'origine comune e non c'è separazione. Diventiamo due entità distinte e separate nel livello del macrocosmo, dove il nostro cervello costruisce la nostra individualità e la percezione sensoriale del nostro corpo come entità distinta e separata nello spazio-tempo.

Questa è come funziona la "realtà oggettiva". E questa è la "verità oggettiva". Cioè...la "scissione" o "separazione" che noi percepiamo è una "costruzione" del nostro cervello che costruisce per noi la percezione sensoriale di un "corpo" e di una "individualità" separata nello spazio-tempo.
Ma come (dirai tu)? Il mio corpo - che io percepisco come entità distinta e separata nello spazio-tempo - non è una realtà oggettiva? Non è "reale"? E solo una costruzione del mio cervello, dei miei sensi e del mio sistema nervoso periferico?
La risposta è SI.
Questo ci dice la Scienza...questo ci dice la Fisica. Questa è la "realtà oggettiva" e la "verità oggettiva".
Tu ed io non siamo separati. A un livello profondo, tu ed io siamo la stessa cosa. E' il nostro cervello che crea la percezione della separazione.

Questa è la "realtà oggettiva" e la "verità oggettiva" che prescinde da ogni etica...che viene PRIMA di ogni etica...e che non ha bisogno di un'etica per essere affermata. Perchè è una verità OGGETTIVA dimostrata dalla Scienza...cioè è come OGGETTIVAMENTE funziona la realtà.

Detto questo, andiamo avanti.
Tu dici:
E chiederci cosa conta davvero in questa nostra vita.
La scissione originaria può allora essere superata.
Ma non vi è più soggetto come non vi è più oggetto.
Vi è solo Amore.


Cioè, secondo te, la scissione originaria può essere superata SOLO facendo ricorso a un'etica.
Io invece ti ho dimostrato che è la Scienza/Fisica - e NON l'etica - a dirci che la scissione originaria non esiste (o meglio...è solo una costruzione del nostro cervello)...e quindi è la Scienza a farci superare la scissione originaria, perchè la Scienza ci dice che, a un livello profondo, tutto è UNO e non esiste separazione.

Ma andiamo avanti.
Tu dici che l'unico modo per superare la scissione originaria è abbracciare l'etica dell'amore.
Bene.

Ma l'etica deve avere un suo fondamento credibile, razionale e logico...altrimenti chi ci crede?
Non solo. L'etica ci deve ANCHE dare una visione universale. Per essere CREDIBILE, un'etica deve dare una visione coerente e universale. Altrimenti è aria-fritta.

Per cui la domanda è: dov'è l'amore nel leone che sbrana la gazzella? Dov'è l'amore nel leone che uccide il suo avversario per dominare il branco e poi uccide anche i cuccioli del suo avversario? Dov'è l'amore nell'insetto che inocula le sue larve nella preda e le larve poi si aprono e iniziano a mangiare la preda dal di dentro mentre questa è ancora viva?
Se non mi dai una spiegazione universale, l'etica dell'amore NON E' credibile!

Perchè mai noi homo - e solo noi homo sapiens - dovremmo superare la separazione abbracciando l'etica dell'amore se TUTTA la natura si basa sulla separazione, sulla violenza, l'aggressività, la crudeltà verso i più deboli e sulla competizione?
In base a quale fondamento logico-razionale noi dovremmo abbracciare l'etica dell'amore se la natura si basa sulla violenza, sulla crudeltà, sull'aggressività, sulla soppressione del più debole?
Hai mai visto un leone o un lupo che vanno a caccia?
Cercano di catturare una preda sana...ma questa corre veloce e non la prendono. Allora si concentrano sui cuccioli...che non riescono a scappare...oppure si concentrano sugli animali malati o zoppi che non riescono a scappare.

Come mai noi homo sapiens dovremmo abbracciare l'etica dell'amore se la natura è separazione, violenza, crudeltà e sopraffazione del più debole?
Se non sei in grado di rispondere a queste domande, tutta la tua etica dell'Amore (che io condivido...sia chiaro) finisce nel CESSO.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

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