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Cosa vuol dire Logos?

Aperto da Alberto Knox, 12 Marzo 2022, 00:58:59 AM

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Alberto Knox

ma certo che le parole non sono tutto, c'è il pensiero, c'è il silenzio  , la meditazione, il linguaggio del corpo. Anche il nostro corpo parla e ci parla. Il mio era un discorso relativo ora alle parole, ma quante forme di comunicazioni di modi di parlare ci sono? anche in biologia si dice che i cromosomi capiscono l alfaeto delle basi degli acidi nucleici, avviene una codificazione di un messaggio e una codificazione . Per farlo c'è bisogno di un interprete che sia bi-lingue. Capisco che tu hai intraperso un percorso di conoscenza personale a cui tieni e che ti porta risultati , è questo va bene. Però ognuno di noi fa i propi percorsi, a volte ci si incontra , si condivide un pensiero e a volte no. Non pretendo che il mio pensiero modifichi il percorso conoscitivo degli altri . Perchè ogni percorso a un suo perchè. non esiste un punto di vista privilegiato , nemmeno in fisica esiste, figurati per i pensieri. Questo mio intervento conclude , da parte mia, il nostro argomentare, quello che volevo dire , lo detto e di questo ne sono grato a voi che mi avete letto, volenti o non volenti siamo in relazione ;)  come dicevo
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

daniele22

Citazione di: Alberto Knox il 17 Marzo 2022, 23:16:09 PMma certo che le parole non sono tutto, c'è il pensiero, c'è il silenzio  , la meditazione, il linguaggio del corpo. Anche il nostro corpo parla e ci parla. Il mio era un discorso relativo ora alle parole, ma quante forme di comunicazioni di modi di parlare ci sono? anche in biologia si dice che i cromosomi capiscono l alfaeto delle basi degli acidi nucleici, avviene una codificazione di un messaggio e una codificazione . Per farlo c'è bisogno di un interprete che sia bi-lingue. Capisco che tu hai intraperso un percorso di conoscenza personale a cui tieni e che ti porta risultati , è questo va bene. Però ognuno di noi fa i propi percorsi, a volte ci si incontra , si condivide un pensiero e a volte no. Non pretendo che il mio pensiero modifichi il percorso conoscitivo degli altri . Perchè ogni percorso a un suo perchè. non esiste un punto di vista privilegiato , nemmeno in fisica esiste, figurati per i pensieri. Questo mio intervento conclude , da parte mia, il nostro argomentare, quello che volevo dire , lo detto e di questo ne sono grato a voi che mi avete letto, volenti o non volenti siamo in relazione ;)  come dicevo
Oltre al silenzio, al pensiero, al linguaggio del corpo c'è anche il sopruso delle parole, che spesso percepisco.
Citandoti:
"L' etimologia, cioè lo studio del significato intimo, quello che è alla fonte dell origine ,e se voi non andate alla fonte , all origine di un fenomeno di un qualche cosa voi quella cosa ,come potete capirla ? parola dunque da dove arriva ? in latino si dice "verbum" e allora da dove arriva , bhè arriva da " parabolè" ... etc."
Secondo quel che tu dici, come possiamo capire il fenomeno "lingua" se non andiamo all'origine di quel fenomeno?
A mio vedere c'è solo una via per comprendere verbalmente un fenomeno ed è quella della corretta dialettica, non del sopruso linguistico. Nella dialettica ci si deve ricordare di ciò che si è detto e di quel che si è sentito. Altrimenti diventa sopruso. Ritorno pertanto a chiedere quello che chiedevi tu. Come nascono dunque le parole?

Jacopus

#62
Le parole nascono da due organi umani o insiemi di organi. Il primo è il sistema laringe, bocca, palato o sistema oro-laringeo. Il secondo è il cervello. Se non avessimo la laringe e la bocca fatta in un certo modo, non saremmo in grado di parlare con la complessità che ci contraddistingue. Una complessità simile è stata scoperta solo fra certi cetacei come le orche, che attraverso i loro fischi sottomarini hanno creato un vocabolario molto articolato e addirittura suddivisibile in vari idiomi, per cui è possibile identificare un orca come appartenente ad un gruppo in base al tipo di fischi che emette, come per gli esseri umani. La specie umana però ha affinato l'uso delle parole in virtù di dell'ingombrante contenuto della ns scatola cranica. Dai primi grugniti che avvisavano del pericolo o coordinavano la caccia di gruppo, ad un certo punto e progressivamente abbiamo iniziato a nominare le cose e gli animali, esattamente come fa Dio in Genesi. La domanda quindi diventa in realtà: "perché abbiamo, come specie, sentito il bisogno di nominare il mondo?". Continuerò il discorso appena possibile.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: Jacopus il 18 Marzo 2022, 09:09:57 AM...Dai primi grugniti che avvisavano del pericolo o coordinavano la caccia di gruppo, ad un certo punto e progressivamente abbiamo iniziato a nominare le cose e gli animali, esattamente come fa Dio in Genesi. La domanda quindi diventa in realtà: "perché abbiamo, come specie, sentito il bisogno di nominare il mondo?". Continuerò il discorso appena possibile.

Perché è il nostro modo elettivo di comprendere, comunicare e dominare il mondo. Anche ora, anche qui.

Di Eraclito purtroppo sono rimasti solo frammenti neppure originali, ma riportati da altre fonti. Il suo logos è però certamente correlato al linguaggio e alla ratio (umana). Così come il logos di Giovanni posto a fondamento di tutto.

Ci azzeccano entrambi, ma riguarda solo l'archè della nostra specie, l'inizio del nostro specifico destino evolutivo, antropocentricamente, ovvero metafisicamente, esteso all'intero universo.

Se retrocediamo nella scala delle pretese evolutive, diciamo correttamente che il logos è l'archè, l'alfa, e pure l'omega coi suoi sviluppi epistemici, della specie umana.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Penso che la domanda finale di Jacopus sia buona.
La risposta di Ipazia, quando dice ... "Ci azzeccano entrambi, ma riguarda solo l'archè della nostra specie, l'inizio del nostro specifico destino evolutivo, antropocentricamente, ovvero metafisicamente, esteso all'intero universo" penso sia buona pure.

Qual è dunque l'esigenza che ci ha fatto nominare il mondo?
Secondo me l'esigenza deriva simultaneamente da ciò che ci sia consentito di poter conoscere come specie e da ciò che ci fa esternare la nostra conoscenza in parola. Ovvio resta il fatto che il fuoco eracliteo ci fece entrare di fatto in un nuovo regno, il regno del sogno fatto materia, o della materia fatta sogno. Tra le due mentalità quella attuale, rispetto ad una più antica che poteva rappresentarsi come sogno fatto materia, rappresenterebbe senz'altro la materia fatta sogno

Alberto Knox

Citazione di: daniele22 il 18 Marzo 2022, 08:23:33 AMCome nascono dunque le parole?

ma tu non hai neanche provato a rispondere a questa domanda , che fra l'altro avevo fatto io per primo. Io lo detto, non mi ripeto. Non sono d'accordo con quello che hai detto, mi suona male l'intendere i significati per accettazione , per sottomissione ad una autorità ecc. ma che sottomissione? ma cosa stai dicendo? bisogna trovarli i significati, e guardare da prospettive diverse se si vuole veramente conoscere il significato. Trovo strano che tu essendo interessato alle parole e al linguaggio non trovi che l'etimologia sia qualcosa di fondamentale per proseguire un studio simile. Etimo-logia,  étymos, il significato intimo della parola  e logia , λόγος, lógos, che in questo caso significa "studio" quindi cos'è l etimologia? lo studio del significato intimo delle parole . lo studio che indaga l'origine e l'evoluzione fonetica, morfologica, semantica delle parole. Particolare non degno di nota per te.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

daniele22

Caspita! Mi pare di parlare con iano Alberto. Il tuo pensiero è un pensiero ciarlatano come molti altri pensieri all'interno del forum. Io avevo detto: "Nella dialettica ci si deve ricordare di ciò che si è detto e di quel che si è sentito. Altrimenti diventa sopruso. Ritorno pertanto a chiedere quello che chiedevi tu. Come nascono dunque le parole?" 
Te lo dico quindi più per ammonirti, ché altrimenti non avrei dovuto nemmeno risponderti: il senso, tanto quanto il significato, non sarebbero per me cose che si trovano nel senso che li si cerca o che li si costruisce, bensì ti verrebbero addosso, li esperiresti costituendosi da sé senza cercarli e pure in certo senso cercandoli, ma precipuamente senza cercarli cioè cogliendoli al volo come opportunità di vita sia per il tuo bene che per il tuo male. Proprio come accade ad un buon ricercatore che coglie i segni là dove uno meno bravo nel suo stesso campo non li vede.

Alberto Knox

Citazione di: daniele22 il 18 Marzo 2022, 16:21:28 PMCaspita! Mi pare di parlare con iano Alberto. Il tuo pensiero è un pensiero ciarlatano come molti altri pensieri all'interno del forum. Io avevo detto: "Nella dialettica ci si deve ricordare di ciò che si è detto e di quel che si è sentito. Altrimenti diventa sopruso. Ritorno pertanto a chiedere quello che chiedevi tu. Come nascono dunque le parole?"
Te lo dico quindi più per ammonirti, ché altrimenti non avrei dovuto nemmeno risponderti: il senso, tanto quanto il significato, non sarebbero per me cose che si trovano nel senso che li si cerca o che li si costruisce, bensì ti verrebbero addosso, li esperiresti costituendosi da sé senza cercarli e pure in certo senso cercandoli, ma precipuamente senza cercarli cioè cogliendoli al volo come opportunità di vita sia per il tuo bene che per il tuo male. Proprio come accade ad un buon ricercatore che coglie i segni là dove uno meno bravo nel suo stesso campo non li vede.
la tua premessa su come per te si trovano i significati sono affari tuoi, Non la vedo così è inutile che continui sulla medesima riga. Invece di ammonire me , comincia a leggere prima di postare così magari correggi gli errori che anche in altri post sono stati imbarazzanti. Ho detto che non ho altro da dire!!
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

daniele22

Bypassando l'ultimo post e proseguendo quindi, ritorno momentaneamente al discorso circa la convenzionalità delle parole della lingua. Sarei propenso a dire che l'unica convenzione che si pone in essere senza però manifestarsi esplicitamente sarebbe quella che stabilisce che parlando tra italiani ci si debba capire. Partendo da questo inaudito quanto ovvio fatto si potrebbe immaginare il trabocchetto in cui si possa eventualmente cadere quando si affermi il carattere convenzionale dei significati delle parole. Accettato ciò si potrebbe cominciare a discutere su come nasca una parola

Ipazia

Il carattere convenzionali dei lemmi è stabilito dai venerabili monumenti del logos denominati dizionari che permettono anche la traduzione tra lingue diverse e sono stati ulteriormente perfezionati e potenziati dalla rivoluzione informatica.

L'etimologia è importante soprattutto nel linguaggio rigoroso di scienza, tecnica e discipline umanistiche inclusa la filosofia.
Nel linguaggio comune conta più l'evolversi della lingua secondo il mutare delle consuetudini, perché il logos ha una vitalità non pietrificabile. Nemmeno dalla medusa dei padroni del mondo e delle loro neolingue postveritative.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Sono uno sbadato Ipazia, non avevo pensato ai dizionari (stai attenta! potrebbe essere disinformatia occidentale - capitolo b come blandire). Cmq mi sembra che il mio discorso tenga in modo più corretto dopo la tua correzione. O svaldo?
Condivido pure il resto che dici a parte quel "non pietrificabile" che attribuisci al logos, la qual cosa però sarebbe meglio tenere in sospeso almeno per ora. Oppure dimmi tu.

Per quel che riguarda il dizionario o vocabolario che sia, mi sembra che esso corrisponda ad una tecnica di gestione della lingua. Nel caso di un nuovo nome cioè, il suo ingresso nel vocabolario si porrebbe temporalmente a valle rispetto a quando questo nome entra nel mondo attraverso la voce di un individuo. Prova pensare alla parola "buonista". Prova ad immaginare il momento in cui venne pronunciata la prima volta in un determinato contesto sociale. Prova a scegliere tra convenzione ed accettazione

Ipazia

Per nostra fortuna il logos non progredisce sui lemmi ideologici, ma parte dai concreti, poi gli astratti ed infine gli ideologici. Una schiuma , talvolta rappresa da sembrare più densa di quello che è. Ed, in ogni caso, circostanziabile nelle varie accezioni e fenomenologie, da ogni buon critico dell'ideologia e compilatore di dizionari. Enciclopedici, se del caso.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Confesso Ipazia che il senso delle tue parole non mi è chiaro. Non mi è chiaro cioè cosa vorrebbe sottintendere, dato che ci troviamo all'interno di un dialogo

Ipazia

"Buonismo" è un concetto ideologico, non esemplificativo della funzione complessiva e complessa del logos. Il quale si sostanzia soprattutto di concretezza, per quanto la si possa nascondere sotto le cortine fumogene delle ideologie. Le quali si reggono a loro volta su concretissimi interessi vitali, più o meno mistificati e coperti.

"Buonismo", nello specifico, andrebbe decostruito nelle sue componenti ideologiche assai variegate che vanno da acefale omologazioni a ben calcolate operazioni finanziarie dette, nell'apologetica occidentale, filantropia. 

La non condivisibilità universale dei concetti ideologici è intrinseca alla loro natura, appunto ideologica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

La condivisibilità di concetti concreti tipo "albero" ha ben poco a che vedere con la natura dell'albero. E lo si vede nelle nostre etiche con cui ci si approccia agli alberi, le quali si sviluppano spesso in subordine alle ideologie sottese dai vari concetti ideologici dominanti nella società. O svaldo? 

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