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Cos'è la verità

Aperto da Jacopus, 06 Novembre 2018, 00:26:13 AM

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acquario69

l'esserci non potrebbe nemmeno sussistere senza il suo stesso Essere, il che equivale ad una allucinazione, alla perdita dell'autocoscenza (nichilismo come giustamente dice bobmax)..e non e' casuale il fatto che all'abbandono dell'essere (quindi dell'autocoscenza) questa venga sempre più sostituita da qualcosa che sta agli antipodi e ne prende il posto, come lo e' quello della "macchina" priva appunto di coscienza e di cui, ovvia conseguenza anche questa,ne rimane totalmente asservita...e i fatti lo stanno sempre più a dimostrare

Ipazia

Citazione di: bobmax il 09 Novembre 2018, 09:28:42 AM
Esserci, voler che basti l'esserci, è volere il nulla.

Ma non il Nulla fonte d'infinite possibilità, in cui ha fede chi ricerca la Verità.

No, voler fare bastare l'esserci, è desiderio del nulla assoluto.

Evidentemente le vie dell'Assoluto sono infinite. Basta esser-ci. Cum grano salis. Così salviamo anche l'autocoscienza e continuiamo a differenziarci dalle macchine. Almeno fino a quando non ce l'avranno pure loro un'autocoscienza:

«I've seen things you people wouldn't believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die.»
«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi C balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.»
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Citazione di: bobmax il 08 Novembre 2018, 20:32:55 PM


Un pensato è vero solo in virtù del suo opporsi ad ogni altro possibile pensato che lo negherebbe.
Un pensato non è mai vero di per sé, di per sé non avrebbe infatti alcun senso, esso è vero solo per il suo opporsi a ogni possibile sua falsificazione.

La Verità, tuttavia, è e basta.
Essendo il Tutto, non lascia fuori niente da se stessa.
Non vi è cioè alcuna possibile falsità che la Verità sia costretta a negare, per esistere.

La Verità, infatti, è la negazione della negazione.



Ciao Bobmax
Concordo con la prima parte (in effetti il "vero" ha senso solo in opposizione al "falso").
Non concordo affatto con la seconda parte, che reputo "hegelianissima" e davvero molto, molto carica di
"metafisicità" (in sostanza la reputo un articolo di fede).
La verità non è un ente (dunque nemmeno l'"essere", che è da te entificato - oltre che identificato con la verità),
ma è la corrispondenza dell'oggetto di conoscenza con la regola che un certo linguaggio ha posto come criterio
di verità (la verità cioè è nel linguaggio).
saluti

0xdeadbeef

Citazione di: Ipazia il 09 Novembre 2018, 07:40:49 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 08 Novembre 2018, 20:29:45 PM
Ma la verità mica è un ente. Non essendo un ente, né reale né immaginario, non c'è nessuna "reificazione".
saluti

Da Platone in poi è stata reificata, costituita come ente. Immaginario ovviamente, ma a insaputa dei filosofi, che hanno continuato a cercarlo nella cosa-in-sè, nell'Essere. Ente su cui gli unici ad aver pascolato alla grande sono stati i preti di tutte le religioni. Coi filosofi al seguito.

Da un punto di vista kantiano, la "cosa in sè" non è la verità, ma è l'oggetto di conoscenza cui il linguaggio si
rapporta per esprimere la verità (o la falsità) su di esso.
La verità è cioè nel linguaggio, non nell'oggetto di conoscenza (che è, allo stesso tempo, sia fenomeno che cosa
in sè).
Naturalmente la "cosa in sè" non ha nulla a che vedere con l'"Essere" della tradizione filosofica (quello, per
intenderci, che si scrive con la maiuscola...).
Laddove l'Essere è rigorosamente singolare (coincidendo con il "Tutto"; con l'Assoluto; con il "sostanziale" -
e in definitiva con il Dio della religione), la "cosa in sè" è plurale, e viene espressa al singolare solo
per sottolinearne il concetto - in realtà dovremmo parlare di "cose in sè".
saluti

bobmax

Citazione di: 0xdeadbeef il 09 Novembre 2018, 13:31:37 PM
Citazione di: bobmax il 08 Novembre 2018, 20:32:55 PM
Un pensato è vero solo in virtù del suo opporsi ad ogni altro possibile pensato che lo negherebbe.
Un pensato non è mai vero di per sé, di per sé non avrebbe infatti alcun senso, esso è vero solo per il suo opporsi a ogni possibile sua falsificazione.

La Verità, tuttavia, è e basta.
Essendo il Tutto, non lascia fuori niente da se stessa.
Non vi è cioè alcuna possibile falsità che la Verità sia costretta a negare, per esistere.

La Verità, infatti, è la negazione della negazione.
Concordo con la prima parte (in effetti il "vero" ha senso solo in opposizione al "falso").
Non concordo affatto con la seconda parte, che reputo "hegelianissima" e davvero molto, molto carica di
"metafisicità" (in sostanza la reputo un articolo di fede).
La verità non è un ente (dunque nemmeno l'"essere", che è da te entificato - oltre che identificato con la verità),
ma è la corrispondenza dell'oggetto di conoscenza con la regola che un certo linguaggio ha posto come criterio
di verità (la verità cioè è nel linguaggio).
saluti

Ciao Oxdeadbeaf
L'Essere non è "entificato" essendo il Tutto.

Questo è il grosso equivoco in cui è facile cadere: che il Tutto sia un qualcosa.
Inoltre l'Essere è senz'altro la Verità: Essere == Essere Vero.

Secondo me, scusami, ma dai troppa importanza al linguaggio, al punto da far dipendere da esso la Verità!
Ma è proprio il contrario!

Il linguaggio è uno strumento, come d'altronde lo è lo stesso pensiero razionale, che sottostà inevitabilmente alla Verità. E non è esso stesso fonte di Verità. Come potrebbe?

Il timore di autoingannarci è legittimo, oltre che doveroso, ma un'occhiata oltre il nostro sistema logico/razionale dobbiamo pur darla...

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

@ Ox

Prendo atto della precisazione. Rimane comunque quello kantiano della cosa-in-sè un terreno sdrucciolevole non totalmente a prova di strumentalizzazioni metafisiche. Posso accettarlo solo come incentivo ad un dubbio metodologico, un vaccino teorico contro le verità assolute della metafisica idealista o scientista. La ricerca scientifica e filosofica (della prassi) già da molto tempo l'ha accantonata come postulato ontologico, concentrando l'attenzione su quello che Lenin, rifacendosi a Marx, definì cosa-per-noi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Lou

#51
Citazione di: 0xdeadbeef il 09 Novembre 2018, 13:44:17 PM
Citazione di: Ipazia il 09 Novembre 2018, 07:40:49 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 08 Novembre 2018, 20:29:45 PM
Ma la verità mica è un ente. Non essendo un ente, né reale né immaginario, non c'è nessuna "reificazione".
saluti

Da Platone in poi è stata reificata, costituita come ente. Immaginario ovviamente, ma a insaputa dei filosofi, che hanno continuato a cercarlo nella cosa-in-sè, nell'Essere. Ente su cui gli unici ad aver pascolato alla grande sono stati i preti di tutte le religioni. Coi filosofi al seguito.

Da un punto di vista kantiano, la "cosa in sè" non è la verità, ma è l'oggetto di conoscenza cui il linguaggio si
rapporta per esprimere la verità (o la falsità) su di esso.
La verità è cioè nel linguaggio, non nell'oggetto di conoscenza (che è, allo stesso tempo, sia fenomeno che cosa
in sè).
Naturalmente la "cosa in sè" non ha nulla a che vedere con l'"Essere" della tradizione filosofica (quello, per
intenderci, che si scrive con la maiuscola...).
Laddove l'Essere è rigorosamente singolare (coincidendo con il "Tutto"; con l'Assoluto; con il "sostanziale" -
e in definitiva con il Dio della religione), la "cosa in sè" è plurale, e viene espressa al singolare solo
per sottolinearne il concetto - in realtà dovremmo parlare di "cose in sè".
saluti
Posto che la cosa in sè non è oggetto di conoscenza, oggetto di conoscenza sono i fenomeni, la verità kantiana a lato formale è l'accordo tra tra i principi universali e necessari dell'intelletto ("terra della verità", il fondamento saldo delle nostre conoscenze, qui kant è epistemologo, cerca le fondamenta per una conoscenza certa, la scienza) e le conoscenze, a lato materiale nell'accordo tra conoscenze e oggetti. La verità o falsità e quindi l'errore  certamente non sono negli oggetti, essendo degli intuiti (le intuizioni sensibili, in senso kantiano, per l'appunto non giudicano affatto), ma in ultima analisi, nei giudizi che ne diamo.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 09 Novembre 2018, 07:40:49 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 08 Novembre 2018, 20:29:45 PM
Ma la verità mica è un ente. Non essendo un ente, né reale né immaginario, non c'è nessuna "reificazione".
saluti

Da Platone in poi è stata reificata, costituita come ente. Immaginario ovviamente, ma a insaputa dei filosofi, che hanno continuato a cercarlo nella cosa-in-sè, nell'Essere. Ente su cui gli unici ad aver pascolato alla grande sono stati i preti di tutte le religioni. Coi filosofi al seguito.
Citazione

Stavolta concordo con l' amico Mauro (Oxdeadbeef).

Cara Ipazia, la filosofia non si esaurisce affatto nel platonismo - eraclitismo - idealismi vari -heideggerismo - severinismo e così via farneticando di Essere (notare l' iniziale maiuscola) aprioristicamente postulato in barba a quanto empiricamente evidente (e col quale il razionalistico noumeno kantiano non ha nulla a che fare): é molto di più e di (anche) diverso (oltre che in altra parte di uguale).

Molti filosofi (e non mi ferisco al pessimo Nietzche; ma per esempio al buon Feuerbach all' ottimo Engels, oltre che a tantissimi altri) non sono affatto "al seguito dei preti", anzi! I preti, che spesso non sono affatto stupidi, li vedono come il fumo negli occhi in quanto si rendono conto che sono i loro principali e più pericolosi nemici (a mio parere molto più degli scienziati, in generale; che infatti non affatto di rado sono credenti ...chissà perché?*); i quali invece non poco si giovano di fatto a parer mio delle superficiali pretese positivistiche e scientistiche di liquidare la filosofia (col risultato di lasciare campo libero, presso gli ingenui, alle loro filosofie irrazionalistiche).


___________________

* Il buon vecchio Friederich (quell' altro, connazionale e ampiamente contemporaneo del proclamatore della "morte di Dio"), secondo me ' aveva ben capito il perché:

«Gli scienziati credono di liberarsi dalla filosofia ignorandola o insultandola. Ma poiché senza pensiero non vanno avanti e per pensare hanno bisogno di determinazioni di pensiero e accolgono però queste categorie, senza accorgersene, dal senso comune delle cosiddette persone colte dominato dai residui di una filosofia da gran tempo tramontata, o da quel po' di filosofia che hanno ascoltato obbligatoriamente all' università, o dalla
lettura acritica e asistematica di scritti filosofici di ogni specie, non sono affatto meno schiavi della filosofia, ma lo sono il più delle volte purtroppo della peggiore; e quelli che insultano di più la filosofia sono schiavi proprio dei peggiori residui volgarizzati della peggiore filosofia».             (Dialettica della natura, fine'800)

0xdeadbeef

Citazione di: bobmax il 09 Novembre 2018, 14:04:26 PM

Ciao Oxdeadbeaf
L'Essere non è "entificato" essendo il Tutto.

Questo è il grosso equivoco in cui è facile cadere: che il Tutto sia un qualcosa.
Inoltre l'Essere è senz'altro la Verità: Essere == Essere Vero.

Secondo me, scusami, ma dai troppa importanza al linguaggio, al punto da far dipendere da esso la Verità!
Ma è proprio il contrario!

Il linguaggio è uno strumento, come d'altronde lo è lo stesso pensiero razionale, che sottostà inevitabilmente alla Verità. E non è esso stesso fonte di Verità. Come potrebbe?

Il timore di autoingannarci è legittimo, oltre che doveroso, ma un'occhiata oltre il nostro sistema logico/razionale dobbiamo pur darla...

Ciao Bobmax
Beh, tu certo non intendi l'Essere come un ente, ma quel che io mi chiedo è se esso, l'Essere, non segua
lo stesso "destino" che in Platone (e Severino lo fa notare) segue il Nulla, cioè che viene entificato al
di là delle intenzioni...
Mi chiedo in altre parole se l'Essere, o Tutto, "esista" (consapevole che è su questo verbo che, per così
dire, si gioca la partita)...
Se io affermo che l'oggetto su cui sto adesso scrivendo queste parole è una "tastiera" io affermo il vero
(viceversa, se dicessi che è una "pianta" affermerei il falso). Ma ciò non vuol forse dire che la verità
non è nell'oggetto su cui sto scrivendo, ma nella mia affermazione su di esso?
Come può, la verità, risiedere nell'oggetto (in questo caso quello su cui sto scrivendo)? Ma è chiaro che
queste mie considerazioni hanno un senso soltanto laddove si ammetta la "non esistenza" dell'Essere in
senso parmenideo (un Essere che, trovo, in "quel" senso coincide sicuramente con la Verità).
saluti

sgiombo

Citazione di: iano il 09 Novembre 2018, 11:40:28 AM
Citazione di: bobmax il 09 Novembre 2018, 07:52:12 AM
Sì, la matematica è l'unica verità per il pensiero razionale.

E non dovrebbe sorprendere quanto bene la matematica riesca a rappresentare il mondo fisico, e addirittura ad anticipare le scoperte scientifiche!

La matematica è infatti espressione del pensiero razionale che deriva a sua volta proprio dallo stesso mondo fisico.

Sarebbe perciò assurdo l'opposto, ossia che la matematica potesse descrivere una realtà che non avesse nulla a che fare con il nostro mondo. Come potrebbe?

Trovandoci noi in un "sistema", essendo noi parte di questo sistema, non abbiamo alcuna speranza di uscirne. In quanto nessun sistema può uscire da se stesso.
Di modo che il "vero" all'interno del sistema può essere solo un concetto in se stesso vuoto.

Tuttavia, vi è la possibilità di aprire il sistema, relativizzandolo davvero, e non per finta, come quando si proclama l'inesistenza della verità.

Questa rottura ha un prezzo: noi stessi.

In nome di che cosa?
Della Verità!
La matematica descrive bene il mondo perché è lei stessa a costruirlo con vari gradi di libertà,seppur non in modo del tutto gratuito.Diversi racconti sono possibili , ma non tutti.E quelli possibili sono alternativi e non possono essere posti in una serie che approssima una metà ,una verità.
Ciò non appare nella misura in cui non abbiamo la coscienza/ memoria di tale costruzione.La scienza moderna è in controtendenza un accumulo di memoria diffusa con uso massiccio di coscienza.
La natura non persegue alcuna verità,e noi che ne facciamo parte lavoriamo allo stesso modo in parte .Per il resto lavoriamo in coscienza e per questo tipo di lavoro alternativo abbiamo costruito la verità.La verità di un oggetto ad esempio , cioè la verità di un oggetto che in se' non esiste,se non come costruzione , che però come detto non è del tuttto gratuita.
Quando cerchiamo di indagare l'oggetto nei dettagli , sondandone i confini allora questo mostra la sua natura virtuale diventando sempre più sfuggente, o frantumandosi in costruzioni altre varie e alternative.Ma ciò che si frantuma è la "verità" di una costruzione non univoca e non necessaria in se'.
Perché quando indaghiamo la "verità" di una costruzione di fatto la stiamo ridefinendo spinti dalla necessità di ricostruirla , perciò,se tale processo non è del tutto conscio , tale verità appare sfuggente.
Quando si parla di verità la verità di un oggetto è presa ad esempio.
Questo tavolo è vero , esiste.
Citazione
Verità =/= realtà.

Questo tavolo é (eventualmente) reale, non vero; come lo é (eventualmente) qualsiasi costrutto meramente teorico, immaginario, qualsiasi pensiero a prescindere dal fatto che possa eventualmente riferirsi a qualcosa di (oltre che pensato, anche) reale (o meno) .
Vero potrà casomai essere (o meno a seconda di come é la realtà) il predicato "c ' é (realmente) questo tavolo (o anche questo pensiero di un ente puramente immaginario)".

Il mondo è fatto di materia vivente e non,e il rapporto fra questi richiede la costruzione di un mondo virtuale che intermedi fra i DUE regni , e col due inizia in effetti la storia della matematica , essendo l'uno e lo zero costruzioni recenti.Lo zero in particolare. Come dire che il nulla nasce a fatica e non nasce dal nulla.
Questo mondo di intermediazione, questo mondo di mezzo , fa' parte esso stesso del mondo.E' un mondo di avventura, meraviglioso , dove tutto sembra possibile ,anche se non tutto è possibile, e il suo confine sfugge come l'orizzonte che noi chiamiamo verità.
Citazione
Considerazioni che trovo alquanto vaghe e oscure.

Comunque di certo c' é una bella differenza fra "cose" meramente pensate (senza riferimento reale) e "cose" reali (indipendentemente dall' eventuale fatto che inoltre possano essere pure pensate o meno).

Da nulla di reale possono tranquillamente nascere ad libitum solo "cose" immaginarie la cui realtà si esaurisce nel (non eccede il) fatto di essere pensate (immaginate); invece le cose reali (indipendentemente dall' eventuale fatto che siano pur pensate o meno) non nascono ad libitum dal mero fatto di pensarle (sarebbe troppo comodo... Quante donne avrei avuto, se bastasse pensare di essere con esse in più o meno intime relazioni perché vi ci fosse realmente!).

sgiombo

Citazione di: acquario69 il 09 Novembre 2018, 12:56:15 PM
l'esserci non potrebbe nemmeno sussistere senza il suo stesso Essere, il che equivale ad una allucinazione, alla perdita dell'autocoscenza (nichilismo come giustamente dice bobmax)..e non e' casuale il fatto che all'abbandono dell'essere (quindi dell'autocoscenza) questa venga sempre più sostituita da qualcosa che sta agli antipodi e ne prende il posto, come lo e' quello della "macchina" priva appunto di coscienza e di cui, ovvia conseguenza anche questa,ne rimane totalmente asservita...e i fatti lo stanno sempre più a dimostrare

Un' allucinazione (se c'é) consiste nell' esserci reale di una sensazione senza oggetto (in sé) reale distinto dal soggetto nella cui esperienza cosciente realmente essa accade.

L' assenza di autocoscienza non si identifica affatto con un' allucinazione: quante volte vediamo e sentiamo cose reali (e non allucinatorie) senza renderci conto che le stiamo vedendo o sentendo?
Per esempio quando camminiamo su un cammino o guidiamo su una strada abituali con la mente immersa nei più disparati pensieri.
D' altra parte mi sembra molto ragionevole credere che gli altri animali diversi dal' uomo siano coscienti e solo molto raramente subiscano allucinazioni (anche più raramente degli uomini; se non altro di solito questi ultimi sono molto più frequenti utilizzatori di droghe allucinogene), ma invece non siano autocoscienti.
 
Che molti subiscano una sorta di asservimento alle macchine (ma in realtà secondo me piuttosto ai possessori-utilizzatori delle e -non utilizzati dalle- macchine non dipende (per lo meno non affatto necessariamente; di fatto per lo meno non in molti casi) dall' abbandono di una concezione idealistica della realtà.

sgiombo

Citazione di: 0xdeadbeef il 09 Novembre 2018, 13:31:37 PM
Citazione di: bobmax il 08 Novembre 2018, 20:32:55 PM


Un pensato è vero solo in virtù del suo opporsi ad ogni altro possibile pensato che lo negherebbe.
Un pensato non è mai vero di per sé, di per sé non avrebbe infatti alcun senso, esso è vero solo per il suo opporsi a ogni possibile sua falsificazione.

La Verità, tuttavia, è e basta.
Essendo il Tutto, non lascia fuori niente da se stessa.
Non vi è cioè alcuna possibile falsità che la Verità sia costretta a negare, per esistere.

La Verità, infatti, è la negazione della negazione.



Ciao Bobmax
Concordo con la prima parte (in effetti il "vero" ha senso solo in opposizione al "falso").
Non concordo affatto con la seconda parte, che reputo "hegelianissima" e davvero molto, molto carica di
"metafisicità" (in sostanza la reputo un articolo di fede).
La verità non è un ente (dunque nemmeno l'"essere", che è da te entificato - oltre che identificato con la verità),
ma è la corrispondenza dell'oggetto di conoscenza con la regola che un certo linguaggio ha posto come criterio
di verità (la verità cioè è nel linguaggio).
saluti

Ma fra i criteri che i linguaggi di fatto correnti pongono alla verità (ciò che comunemente si intende per "verità") sta quello della "conformità" alla realtà (indipendente dal fatto di essere pure oggetto di pensiero o meno): la verità é propria di un predicato ("interno al linguaggio"), ma dipende (anche) "in maniera decisiva" da come é o meno la realtà indipendentemente dal linguaggio (da qualsiasi linguaggio).

0xdeadbeef

Citazione di: Ipazia il 09 Novembre 2018, 14:12:14 PM
@ Ox

Prendo atto della precisazione. Rimane comunque quello kantiano della cosa-in-sè un terreno sdrucciolevole non totalmente a prova di strumentalizzazioni metafisiche. Posso accettarlo solo come incentivo ad un dubbio metodologico, un vaccino teorico contro le verità assolute della metafisica idealista o scientista. La ricerca scientifica e filosofica (della prassi) già da molto tempo l'ha accantonata come postulato ontologico, concentrando l'attenzione su quello che Lenin, rifacendosi a Marx, definì cosa-per-noi.


Beh, diciamo che la "cosa per noi" Kant l'ha già teorizzata nel "fenomeno", non credi?
Una volta, su un altro forum, discussi a lungo sulla cosa in sè al singolare, come sosteneva il mio
interlocutore, e sulle cose in sè, al plurale, come sostenevo io (affermando che questa era l'originaria
intenzione di Kant).
Ma, dico io, è persino banale dirlo: laddove si parla DEL fenomenO al singolare intendendo con questo
il concetto, allo stesso modo si parla DELLA cosA in sè.
E altrettanto banale è dire che a molteplici fenomeni di molteplici oggetti corrispondono molteplici
cose in sè.
La cosa in sè diventa "terreno di strumentalizzazioni metafisiche" quando, appunto, è intesa erroneamente
al singolare...
saluti

sgiombo

Citazione di: bobmax il 09 Novembre 2018, 14:04:26 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 09 Novembre 2018, 13:31:37 PM
Citazione di: bobmax il 08 Novembre 2018, 20:32:55 PM
Un pensato è vero solo in virtù del suo opporsi ad ogni altro possibile pensato che lo negherebbe.
Un pensato non è mai vero di per sé, di per sé non avrebbe infatti alcun senso, esso è vero solo per il suo opporsi a ogni possibile sua falsificazione.

La Verità, tuttavia, è e basta.
Essendo il Tutto, non lascia fuori niente da se stessa.
Non vi è cioè alcuna possibile falsità che la Verità sia costretta a negare, per esistere.

La Verità, infatti, è la negazione della negazione.
Concordo con la prima parte (in effetti il "vero" ha senso solo in opposizione al "falso").
Non concordo affatto con la seconda parte, che reputo "hegelianissima" e davvero molto, molto carica di
"metafisicità" (in sostanza la reputo un articolo di fede).
La verità non è un ente (dunque nemmeno l'"essere", che è da te entificato - oltre che identificato con la verità),
ma è la corrispondenza dell'oggetto di conoscenza con la regola che un certo linguaggio ha posto come criterio
di verità (la verità cioè è nel linguaggio).
saluti

Ciao Oxdeadbeaf
L'Essere non è "entificato" essendo il Tutto.

Questo è il grosso equivoco in cui è facile cadere: che il Tutto sia un qualcosa.
Inoltre l'Essere è senz'altro la Verità: Essere == Essere Vero.

Citazione
Dunque per te l' essere del personaggio evangelico "Giuda Iscariota" (nel caso sia realmente esistito così come descritto nei vangeli, con la conseguenza che é diventato una sorta di popolare paradigma del traditore e del mentitore) non é semplicemete reale, ma anche vero; e l' essere di ciò che Giuda fa baciando Cristo (esprimendogli amore e fedeltà) non semplicemente é un fatto reale (per ipotesi), ma é anche una verità: Giuda Iscariota veramente amava ed era un discepolo fedelissimo di Gesù Cristo!


bobmax

Citazione di: 0xdeadbeef il 09 Novembre 2018, 18:14:46 PM
Ciao Bobmax
Beh, tu certo non intendi l'Essere come un ente, ma quel che io mi chiedo è se esso, l'Essere, non segua
lo stesso "destino" che in Platone (e Severino lo fa notare) segue il Nulla, cioè che viene entificato al
di là delle intenzioni...
Mi chiedo in altre parole se l'Essere, o Tutto, "esista" (consapevole che è su questo verbo che, per così
dire, si gioca la partita)...
Se io affermo che l'oggetto su cui sto adesso scrivendo queste parole è una "tastiera" io affermo il vero
(viceversa, se dicessi che è una "pianta" affermerei il falso). Ma ciò non vuol forse dire che la verità
non è nell'oggetto su cui sto scrivendo, ma nella mia affermazione su di esso?
Come può, la verità, risiedere nell'oggetto (in questo caso quello su cui sto scrivendo)? Ma è chiaro che
queste mie considerazioni hanno un senso soltanto laddove si ammetta la "non esistenza" dell'Essere in
senso parmenideo (un Essere che, trovo, in "quel" senso coincide sicuramente con la Verità).
saluti

Ciao 0xDeadbeef

Indubbiamente il pensiero razionale ha bisogno degli enti per poter lavorare.
Ciò che non è ente non è pensabile. Così ci ritroviamo a entificare persino l'Essere e il Nulla, nella speranza illusoria per poterli trattare.

Di fatti il pensiero o è determinato o non è.
Se rimaniamo nell'ambito logico/razionale non vi è modo di superare l'impasse.

Tuttavia, la questione riguardo alla Verità non appartiene alla logica. Perché la Verità è il fondamento di ogni possibile logica!
Per convincersene, è sufficiente che interroghiamo noi stessi su cosa davvero vale.
E la logica, in quanto tale, non vale assolutamente niente!
(Forse strano detto da me dopo aver lavorato una vita in informatica, ma è così)
Ciò che conta è il Bene!

Ora, se noi teniamo fermo il Bene, come assoluto a cui tutto il resto si deve assoggettare... ebbene l'Essere di Parmenide rifulge come non mai.

Ma allora la verità della tastiera va necessariamente in secondo piano. La tastiera sfuma, così come il nostro pensiero di essa. E noi, il nostro io, svaniamo con essi.

Ciò che trapela è solo ed esclusivamente l'amore infinito del Nulla/Essere.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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