Concludendo. La Matematica: un linguaggio ..."magico"!

Aperto da Carlo Pierini, 20 Giugno 2018, 12:50:47 PM

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Carlo Pierini

Vorrei ampliare un po' e completare il discorso sulla Matematica che ho abbozzato nel thread: "Matematica e realtà".

Che la matematica "non sia altro che" un linguaggio non ci sono dubbi. Ma si tratta di un linguaggio "magico"!
Mi spiego.
Noi concepiamo il linguaggio come un puro rispecchiamento della realtà, cioè, come una passiva traduzione della realtà oggettiva in immagine verbale-concettuale astratta ("astrazione" deriva da "ab-trahere o ex-trahere", cioè "trarre da-", "trarre dall'osservazione"). E ho detto "passiva traduzione", perché è l'immagine soggettiva che deve passivamente e capillarmente adattarsi alla realtà osservata e NON viceversa (infatti, parliamo di "mistificazione" o di "inganno" quando facciamo il contrario, cioè, quando manipoliamo la realtà oggettiva per adattarla alle esigenze dell'immagine soggettiva). In altri termini, l'ordine che lega gli elementi dell'immagine concettuale non sarà NIENT'ALTRO CHE un rispecchiamento dell'ordine che governa gli elementi della realtà oggettiva descritta. Non ci aspettiamo cioè, che siano le regole del linguaggio a "dettare" le regole che governano la realtà da esso descritta.
Invece, con la matematica succede proprio questo. Quando, per esempio, Newton scoprì che le forze, le masse e le accelerazioni si relazionano tra loro secondo la regola della moltiplicazione matematica (F=ma), l'operazione di moltiplicazione esisteva già da millenni nella cultura umana, confermando così l'idea "mistica" di una corrispondenza-complementarità *A-PRIORI* tra il linguaggio matematico (che ha delle leggi proprie) e il linguaggio della Natura (che ha, anch'essa, delle leggi proprie non identiche a quelle matematiche). Scriveva infatti Einstein:

<<...C'è un rompicapo che ha disturbato gli scienziati di tutti i tempi: come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, si adatta così eccellentemente agli oggetti della realtà fisica? Può forse la ragione umana senza l'esperienza scoprire col puro pensiero le proprietà delle cose reali?..>>. [A. EINSTEIN, tratto da "Fisica senza dogma" di FRANCO SELLERI - pg. 46]

Sono considerazioni come questa che hanno indotto molti pensatori come Platone, Pitagora, Galilei, ecc. ad ipotizzare che i numeri siano "archetipi", cioè delle entità metafisiche sui cui principi sono modellate tutte le cose create; anzi, Platone, estendeva anche alle "idee" questa proprietà, essendo i numeri nient'altro che idee (naturalmente, Platone non si riferiva a tutte le idee possibili, ma solo alle idee autentiche, originarie, archetipiche).
Spinoza confermava tale punto di vista nel noto motto filosofico: <<Ordo et connexio rerum idem est ac ordo et connexio idearum>>, cioè: <<l'ordine delle cose corrisponde all'ordine delle idee>>.
Leibniz lo ribadiva nel suo concetto di <<armonia prestabilita>> esistente tra le cose e le idee
E persino il matematico G. Frege alludeva ad un <<terzo regno>> fatto di verità matematiche non riducibili né al regno fisico delle cose oggettive né al regno soggettivo del pensiero umano, ma, appunto, ad un terzo regno metafisico, in analogia con "l'iperuranio" platonico e con l'aristotelico "Intelletto divino". Scrive Frege:

<<La Logica è una scienza delle leggi più generali dell'esser vero. (...) E' come un'isola deserta fra i ghiacciai: è là molto tempo prima di essere scoperta, così anche le leggi matematiche valgono già da prima della loro scoperta. Cosicché i pensieri veri, non solo sono indipendenti dal nostro riconoscerli tali, ma sono indipendenti anche dal nostro pensarli. Essi non appartengono a coloro che li pensano, bensì si presentano nello stesso modo e come gli stessi pensieri a tutti coloro che li concepiscono. (...)
Un TERZO REGNO va riconosciuto. Ciò che vi appartiene concorda da un lato con le rappresentazioni, perché non può venir percepito con i sensi, e d'altro lato con le cose, perché non ha bisogno di alcun portatore ai contenuti della cui coscienza appartenere. (...) E' vero non soltanto a partire dal momento in cui è stato scoperto, proprio come un pianeta è in un rapporto di azione reciproca con altri pianeti già prima che lo si scopra>>. [G. FREGE, tratto da: "La filosofia di Gottlob Frege", di C. BIANCHI - pg. 150]

Insomma, visto che la matematica non è un'opinione e non è neppure una cosa fisica, dovremmo riprendere in seria considerazione il concetto di "Metafisica" inteso come realtà non-fisica, ma ontologicamente esistente e *complementare* alla realtà fisica (in conformità col principio di Complementarità degli opposti), invece di obbedire ciecamente e dogmaticamente alla superstizione materialista, contrabbandata per "scienza", secondo la quale il termine "Metafisica" sarebbe innecessario alla speculazione epistemologica.
E non è affatto casuale che in neurobiologia e in psicologia il problema mente-cervello si ponga negli stessi termini (censurati dal dogmatismo degli scienziati) di una analogia-complementarità tra la dimensione metafisica (mente/anima/spirito) e la dimensione fisica (materia/corpo/cervello/istinti).
Il materialismo, cioè, è una palla al piede della scienza almeno quanto lo è stato lo spiritualismo cattolico medioevale-rinascimentale.

paul11

#1
Dizionari e vocabolari delle parole ne esistono  a moltitudine, invece un manuale di matematica è praticamente eterno.
Aperion h ascritto un ottimo post nella discussione parallela, ma deve andare a molto prima dei greci, diversamente non si spiegano architetture complesse in India, Egitto, Sumerico-Accadico, o si pensa che stiano in piedi ancora oggi per pura casualità?
Conoscevano la trigonometria una civiltà almeno alla pari con la nostra, poi  hanno passato le conoscenze ad un genere umano nascente e "deficiente" come quello attuale.

E' un pre-linguaggio, la matematica, e forse è su questo che si innesta poi la parola, non sono separati hanno un'origine comune.
Ma se la parola è onomatopeica originariamente, l'ambiguità dell'etimo è nella mediazione fra il segno e il significato che invece la matematica non ha. Basta che rispetti una cadenza, un ritmo perchè è davvero molto simile alla "logica" di una formazione di un cristallo, di come le piante a seconda della famiglia ripartono sul fusto le foglie, insomma sembrerebbe che la natura segua un ordine, in cui l'analogismo del nostro cervello si confà. E non importa se sia binario, ottale, decimale, esadecimale, ecc. basta che rispetti regole di cadenze e ritmi, perchè anche tempo e spazio sono modellabili dalla matematica, sono rappresentabili

Se incontrassimo una razza intelligente su qualche esopianeta per l'universo, riusciremmo a comunicare prima con i numeri o con le parole?

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