Con la densità semantica del linguaggio il filosofo diventa un ipnotista.

Aperto da cvc, 07 Maggio 2020, 12:50:36 PM

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cvc

Ascoltando un filosofo - di cui preferisco non far nome - sul suo canale youtube, notavo in un suo video un certo modo di esprimersi molto carico dal punto di vista semantico. Nel senso che per esprimere un singolo concetto caricava le parole con più aggettivi, obbligando l'ascoltatore ad elaborare variabili di significato riguardo al medesimo termine. A memoria, se non mi sbaglio, la frase era rivolta alla "globalizzazione, apolide, sradicante....." e in più qualche altro aggettivo che ora non ricordo.
Da qui parte la mia riflessione. Chi ha letto qualcosa di ipnosi sa che esiste una branca definita ipnosi conversazionale (eriksoniana), che utilizza il linguaggio comune (applicandovi tecniche) per ottenere effetti ipnotici. Uno dei capisaldi di tale disciplina è lo sfruttare la densità semantica del linguaggio. Più una frase è ricca di significato, più il caleidoscopio di pensieri che ne scaturiscono ha possibilità di aprisi una breccia nel nostro profondo.
Aggiungo che il filosofo in questione nei suoi video, più che rivolgersi ad altri filosofi di altrettanta cultura, si rivolge a gente comune, poco addentrata nel magma filosofico. E aggiungo inoltre che fra un video e l'altro trovano spazio richieste di donazioni di denaro al canale, che andrebbero fatte in sezioni dello stesso dedicate a nomi di filosofi dell'antichità.
A questo punto si potrebbe obbiettare che è naturale che i filosofi facciano un uso altamente semantico del linguaggio. La loro esigenza è di comunicare tanti concetti, per cui devono comprimere tanto significato in poco spazio. Un pò come fanno i matematici con le loro formule. Però.......
Un conto è comprimere tanti concetti in una frase, altra cosa è arricchire semanticamente uno stesso ed unico concetto. Equipaggiarlo di trivelle per andare in profondità. Ma poi alla fine è lo stesso concetto iniziale. Qui non si vuole tanto evidenziare le relazioni del concetto con altri concetti, quanto piuttosto arricchirlo per eenderlo più seducente.

"Sii come il promontorio che resta immobile, mentre tutto intorno si placa il ribollire delle acque"
Marco Aurelio

Saluti.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

paul11

ciao Cvc

Dipende, quale è il fine del filosofo che spiega a persone che vogliono essere introdotte nel pensiero di un filosofo  o della tematica trattata.
Se volesse essere essenziale ad esempio nella descrizione del pensiero di un filosofo davanti ad una platea non introdotta alla tematica, dovrebbe utilizzare gerghi tecnici di quel filosofo o di quella tematica. Non comunicherebbe e sarebbe astruso.
Il difficile è spiegare senza perdere il pensiero del filosofo da trattare o della tematica e dall'altra utilizzare termini più comunicabili, ed è chiaro che entrano in gioco sinonimi,ecc.
In questo caso c'è un lavoro di codificazione e interprete come intermediario comunicativo.


All'opposto gli psicologi come  Le Bon  (anche W.Reich) che spiegavano come gli "imbonitori" della massa e della folla, riescono con parole semplici, banali, ripetitive, a giocare sui sentimenti e passioni : antesignani della pubblicità  e del marketing.
E' il modo opposto di fare l'ipnotista della parola giocando anche sulle tonalità e forza della voce parlante che accompagna frasi "forti" passionali.
Due facce della stessa medaglia?


La comunicazione è un arte.

Jacopus

Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve cvc. Naturalmente non posso giudicare compiutamente ciò che descrivi, non avendo assistito nè udito. La proliferazione di aggettivi per me va benissimo, se ben fatta può suggerire significati e persino percorsi ideativi. Il problema secondo me è che la fantasia dialettico-semantica - se si è in buona fede - va utilizzata SOLO DOPO AVER PRELIMINARMENTE CHIARITO TERMINI E CONCETTI dell'argomento attraverso definizioni chiare, sintetiche, univoche.


Diversamente (ciò come invece accade sempre nella filosofia non istituzionale) si parte comunque con l'equivoco di dar per scontati significati del tutto od in parte equivocabili o strumentalizzabili.


E' chiaro poi che, in certe circostanze comunicative - del tipo di quelle da te descritte - la profusione di parole, aggettivi, ammiccamenti culturali viene ad assumere un effetto ed un significato strumentale del tutto "massmediatico-popolaresco", cioè quello relativo al noto e semplicissimo "menare il can per l'aia". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

cvc

Ciao Paul11. Come detto non si tratta qui di un filosofo che parla ad altri filosofi, ma che usa la filosofia per fini opinionistici riguardo a tematiche di attualità. E nel farlo si rivolge ad una platea che non è addentrata nel discorso filosofico, ma che prova ammirazione per qualcuno più colto che esprime le frustrazioni popolari in modo forbito. Stiamo evidentemente parlando di retorica, del cui potere e della cui importanza erano ben consci gli antichi. Era lo strumento per far strada in politica, per ottenere vantaggi ed onori, consensi, potere. I rampolli di buona famiglia venivano mandati a studiare dalle élite culturale dell'epoca l'arte oratoria, ben consci che quella era la strada per emergere o sopravvivere nelle civiltà evolute ateniesi e romane. Addiritttura Cicerone dopo il Rubicone, non sapendo se restare con Pompeo o passare a Cesare, si affidò ad esercizi scritti di retorica per prendere una decisione. Questo per dire cosa doveva essere la retorica nell'antichità. Oggi invece assume altre forme più nascoste, lascive, subliminali. Per cui la retorica più che un arma con cui battersi e dissuadere apertamente è diventata un qualcosa di più difficile da scorgere in quanto assai più sofisticata. Dice McLuhan che la nostra è la prima epoca in cui alcune delle menti migliori si dedicano a tempo pieno allo studio della manopolazione sociale. Ma a livello popolare non c'è consapevolezza di ciò e si preferisce pensare alle teorie dei complotti.  Una volta i sofisti si facevano pagare per insegnare la loro arte. Ora invece come gli illusionisti custodiscono gelosamente i loro trucchi.

Si, Jacopus. Parlavo di Fusaro. Lui si definisce filosofo. Ma, come detto, a me sembra più uno che usa la filosofia per costruirsi un personaggio.

Ciao Viator. Io ho sempre apprezzato l'essenzialità e la chiarezza nell'espressione. Chi si esprime in modo chiaro e semplice è come se volesse sempre mettersi alla prova, dare sempre all'interlocutore la possibilità di obbiettarlo in qualunque momento. Mentre chi si esprime in modo sofisticato è un pò come se stesse facendo dei recinti, quasi avesse paura di essere contraddetto. Poi non è detto che sia sempre così e naturalmente è una mia opinione.

Saluti.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Ipazia

Non mi pare che i comizi di Fusaro siano così ridondanti di argomenti esoterici. Indubbiamente è un retore, ma passarlo per un manipolatore occulto della semantica mi pare eccessivo. Di fronte a quello che passa l'informazione e formazione di regime anche un Fusaro finisce con l'apparire intellettualmente onesto. Perchè si sa: tutto è relativo. E in politica, che peraltro Fusaro non nasconde, il relativo (di classe e bottega) si manifesta ancora di più.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Citazione di: cvc il 07 Maggio 2020, 12:50:36 PM
A memoria, se non mi sbaglio, la frase era rivolta alla "globalizzazione, apolide, sradicante....." e in più qualche altro aggettivo che ora non ricordo.
Ti aiuto io: "iperclassista" .
Anche la tua definizione di "densità semantica" è una forma di densità semantica, di fronte a ciò che più chiaramente è semplicemente una supercazzola, e non sei il primo ad essertene accorto: http://www.eschaton.it/fusarobot/

Al di là dei turlipinatori, come dice Paul, il linguaggio è un arte e ognuno ha il suo pennello. Io preferisco un linguaggio povero, perchè penso che meglio faccia risaltare la "densità semantica" dove uno decide di utilizzarla, se invece essa è abusata, per assurdo il linguaggio perde di ritmo, diventa piano, anche se su un piano "superiore", si avvicina alla cantilena, e arriva alla cacofonia. L'idea che specificare possa aiutare a capirsi è un pò una pia illusione.

Alcuni pensatori di matrice marxista comunque, sentono il preciso imperativo pedagogico di istruire le masse, scrivere sempre un passo oltre l'operaio per addestrarlo a discutere col padrone, si sentono scimmie più villose delle altre. Io mi rado spesso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Citazione di: InVerno il 07 Maggio 2020, 20:36:44 PM
Citazione di: cvc il 07 Maggio 2020, 12:50:36 PM
A memoria, se non mi sbaglio, la frase era rivolta alla "globalizzazione, apolide, sradicante....." e in più qualche altro aggettivo che ora non ricordo.
Ti aiuto io: "iperclassista" .
Anche la tua definizione di "densità semantica" è una forma di densità semantica, di fronte a ciò che più chiaramente è semplicemente una supercazzola, e non sei il primo ad essertene accorto: http://www.eschaton.it/fusarobot/

Al di là dei turlipinatori, come dice Paul, il linguaggio è un arte e ognuno ha il suo pennello. Io preferisco un linguaggio povero, perchè penso che meglio faccia risaltare la "densità semantica" dove uno decide di utilizzarla, se invece essa è abusata, per assurdo il linguaggio perde di ritmo, diventa piano, anche se su un piano "superiore", si avvicina alla cantilena, e arriva alla cacofonia. L'idea che specificare possa aiutare a capirsi è un pò una pia illusione.

Alcuni pensatori di matrice marxista comunque, sentono il preciso imperativo pedagogico di istruire le masse, scrivere sempre un passo oltre l'operaio per addestrarlo a discutere col padrone, si sentono scimmie più villose delle altre. Io mi rado spesso.
Concordo pienamente. Aggiungo che infarcendo un sostantivo di troppi aggettivi, si finisce con l'annacquarne il significato. Aggettivi che poi, piuttosto che essere al servizio della cominicatività del discorso, lo sono invece di una retorica che si avvolge sempre sulle stesse tematiche care al filosofo in questione.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

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