Come muta la percezione attraverso la storia

Aperto da cvc, 31 Maggio 2016, 11:44:30 AM

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cvc

Si dice che un uomo d'oggi, rispetto ad un suo simile vissuto secoli prima, abbia, ad esempio, una soglia del dolore molto più bassa. Basti pensare che fino ad uno o due secoli fa era normale togliere un dente senza anestesia e, comunque, anche  nelle operazioni chirurgiche i mezzi per lenire il dolore dovevano essere assai scarsi. Siamo molto figli delle abitudini, quindi uno stile di vita addolcito dal benessere porta ad una minore prontezza ad affrontare certi patimenti fisici. Ma per non restringere il campo dell'argomento al solo dolore, direi che in generale la nostra percezione delle cose muta col tempo. Il pranzo della festa è oramai cosa di tutti i giorni, una piccola mancanza ci indispone, non abbiamo molta pazienza. Insomma, siamo poco inclini a sopportare le avversità. E per converso  siamo più pronti a notare se qualcuno versa in condizioni disumane. Una casa senza riscaldamento, acqua corrente, bagno ed elettricità sarebbe stata normale un tempo, una brutalità insopportabile oggi. Lo stesso dicasi per una persona che è limitata anche parzialmente nella sua volontà, ci pare un sopruso assai più che in passato.
Queste variazioni percettive sono un qualcosa di non immediatamente osservabile dall'intelletto, in quanto tendiamo a collegare le differenze generazionali a differenze di cultura. Ma le variazioni percettive causate dal cambiamento delle abitudini hanno ben poco a che fare con le variazioni dovute alle scoperte dell'intelletto. Dunque, nel valutare queste non si dovrebbe prima fare la tara di quelle? Tante volte si dice che Aristotele o Kant hanno sbagliato su questa o quella cosa, così facendo si giudica sempre col senno di poi. Ad esempio parlando di Nietzsche si dice che fosse antidemocratico, bella forza! Provate voi a nascere in Prussia con un innato spirito egualitario. Probabilmente ho deviato dalle premesse, ma visto che a me piace molto indugiare nel confronto coi tempi, credo bisogni sempre guardarsi dal rischio della decontestualizzazione.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

Chissa che effetto farebbe o cosa penserebbe una persona di un altra epoca se si ritrovasse all'improvviso catapultata ai giorni nostri,ma anche viceversa.
personalmente credo che (noi oggi) avremmo da imparare molte cose,che nel frattempo ci siamo completamente dimenticati o forse non riusciamo proprio più a concepire..al contrario cosa si potrebbe assimilare?  ::)

potrebbe non avere senso fare paragoni del genere pero credo che sarebbero comunque interessanti,per provare almeno vedere le cose da altri punti di vista,anche perché ritengo che il nostro si sia come irrigidito e secondo me molto ristretto dovuto a un processo di omologazione pressoché totale,ma anche di dipendenza...ad esempio non credo nemmeno sia più possibile potersi ritagliare un esistenza che non debba forzatamente rientrare secondo schemi già prestabiliti,come se questi fossero gli unici possibili.
e questo a mio avviso entra in evidente contraddizione con la credenza opposta,e cioè che oggi si ritiene come non sia mai accaduto in passato,di avere una totale libertà di scelta...secondo me era decisamente più libero l'uomo pre moderno proprio perché godeva della sua libertà all'interno dei suoi limiti (quello del limite e' un altro concetto che andrebbe meglio riconsiderato) e che noi oggi a torto consideriamo ristretti,ma solo secondo la nostra mentalità condizionata e proprio dal fatto di non avere più limiti..non so se sia chiaro quello che ho appena provato a dire ma in altre parole il credere di non avere limiti e' cio che più ci limita in assoluto


in chiave comica (ma forse fino a un certo punto) mi sono ricordato del film benigni-troisi,non ci resta che piangere  :)


https://www.youtube.com/watch?v=OE4VpKxzRdI

cvc

#2
Citazione di: acquario69 il 01 Giugno 2016, 07:19:19 AM
Chissa che effetto farebbe o cosa penserebbe una persona di un altra epoca se si ritrovasse all'improvviso catapultata ai giorni nostri,ma anche viceversa.
personalmente credo che (noi oggi) avremmo da imparare molte cose,che nel frattempo ci siamo completamente dimenticati o forse non riusciamo proprio più a concepire..al contrario cosa si potrebbe assimilare?  ::)

:)


https://www.youtube.com/watch?v=OE4VpKxzRdI
Credo che se sopravvivesse allo stupore iniziale poi si adatterebbe abbastanza facilmente alle nuove più confortevoli condizioni, l'adattamento è forte nell'uomo. Credo anche che sarebbe assai più felice di noi, perchè godrebbe del progresso della civiltà dopo aver saputo vivere senza. Avrebbe un bagaglio di esperienze, di battaglie, di ristrettezze e difficoltà affrontate che lo renderebbero un superuomo ai nostri occhi.
Però penso anche al contrario, se ci ritrovassimo all'improvviso nei bei tempi passati, magari così belli poi non ci sembrerebbero. Il punto non è se è meglio il passato o il presente, ma trovare il filo che li lega. E quel filo siamo noi.

"Senza conoscere la storia l'uomo vedrà sempre il mondo con gli occhi di un bambino"
Cicerone
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

Citazione di: cvc il 01 Giugno 2016, 08:47:37 AM
Credo che se sopravvivesse allo stupore iniziale poi si adatterebbe abbastanza facilmente alle nuove più confortevoli condizioni, l'adattamento è forte nell'uomo. Credo anche che sarebbe assai più felice di noi, perchè godrebbe del progresso della civiltà dopo aver saputo vivere senza. Avrebbe un bagaglio di esperienze, di battaglie, di ristrettezze e difficoltà affrontate che lo renderebbero un superuomo ai nostri occhi.
Però penso anche al contrario, se ci ritrovassimo all'improvviso nei bei tempi passati, magari così belli poi non ci sembrerebbero. Il punto non è se è meglio il passato o il presente, ma trovare il filo che li lega. E quel filo siamo noi.

"Senza conoscere la storia l'uomo vedrà sempre il mondo con gli occhi di un bambino"
Cicerone


certo,infatti avrei precisato dall'inizio che fare paragoni non avrebbe molto senso,se non quello di poter ravvisare per quanto fosse ancora possibile dei punti di vista diversi e che secondo me sarebbe costruttivo,oggi,riconsiderare ma senza pregiudizi e non per un ritorno al passato,che non sarebbe nemmeno realistico ma appunto per avere la possibilità di ritrovare quel filo e come dici tu quel filo siamo noi.

paul11

Ognuno è figlio del proprio tempo, quindi l'individuo è dentro un'ambientazione natural,e culturale, sociale che è endemica sia localmente che temporalmente.
Penso che l'uomo, come l'animale si adatti molto bene al comfort, alla comodità.Ritengo che sia una forma di economicizzazione delle proprie risorse il lavorare meno per poter al limite anche oziare .
Non credo che ci adatteremmo al passato per quanto su esposto, mentre un uomo del passato dopo il suo frastornamento vivrebbe bene nel nostro tempo. Il passato, parliamo di un occidentale, era trovare innanzitutto pasto e riparo, francmaente oggi non vedo morire di fame o stenti e la sanità aiuta più di un tempo.

Non se se siamo più felici, questo è un problema che mi pongo da tempo anche rispetto alle tribù indigene non tecnicizzate del nostro tempo. Trovo che loro siano più sereni, ma non so se più felici
Credo che se esistesse  un sistema di cercare ed essere felici non è correlato a tecnologie e soprattutto non ha nè tempo,nè spazio.

Phil

Citazione di: acquario69 il 01 Giugno 2016, 07:19:19 AMChissa che effetto farebbe o cosa penserebbe una persona di un altra epoca se si ritrovasse all'improvviso catapultata ai giorni nostri,ma anche viceversa
Sorvolando sul "trauma biologico" che un tale viaggio nel tempo produrrebbe in un corpo (il sistema immunitario sarebbe a dir poco "spiazzato"...), anche il trauma culturale non si risolverebbe, secondo me, con un facile adattamento, soprattutto in caso di soggetti adulti (stando al gioco di fantasia).
La differenza psicologica, al di là di quella tecnologica (che può essere colmata con un po' di pratica) credo sia principalmente nella quantità e qualità di stimoli che il soggetto dovrebbe affrontare: la celeidoscopica complessità del quotidiano attuale (burocrazia, consuetudini, media, etc.) manderebbe in tilt (o al manicomio) un cervello abituato ai ritmi pacati ed alla semplicità di una vita pre-industriale (ad esempio). Così come, la mente dell'uomo (medio) attuale, assuefatta da continui stimoli, soprattutto visivi ma anche cognitivi, andrebbe in stallo di fronte alla "povertà" di input delle epoche precedenti (esperimento facile: come reagiremmo a stare per un giorno senza energia elettrica e senza diavolerie elettroniche, cellulari, etc.?).

Citazione di: paul11 il 01 Giugno 2016, 11:13:15 AMNon se se siamo più felici, questo è un problema che mi pongo da tempo anche rispetto alle tribù indigene non tecnicizzate del nostro tempo. Trovo che loro siano più sereni, ma non so se più felici Credo che se esistesse un sistema di cercare ed essere felici non è correlato a tecnologie e soprattutto non ha nè tempo,nè spazio.
La serenità (catastematica) non è preferibile per durata rispetto alla felicità? La natura stessa della felicità le impone di risaltare "per contrasto" positivo rispetto alla condizione precedente: è il nuovo a renderci felici (soprattutto se non anticipato con certezza), mentre è la conferma del piacevole a dare serenità... pensando a lungo termine, credo sia impossibile sentirsi costantemente felici per più di pochi frangenti: o ci si abitua (smorzando involontariamente la felicità) o la si muta in serenità. 

P.s. Concordo appieno sul fatto che la felicità non sia una questione di tecnica e tantomeno di latitudine o di epoche.

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