Come leggere Il Principe di Machiavelli?

Aperto da cvc, 12 Settembre 2016, 11:47:30 AM

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cvc

Citazione di: anthonyi il 13 Settembre 2016, 16:45:53 PM
Citazione di: cvc il 12 Settembre 2016, 13:38:12 PM
Citazione di: paul11 il 12 Settembre 2016, 13:08:56 PM
Cvc,
l'ho letto parecchi anni fa il Principe di Machiavelli, ma non l'ho trovato cinico, ha ragione Rousseau a parer mio, asseconda la natura umana .In effetti è stato scritto da Machiavelli per  rientrare nelle grazie del potere fiorentino.
L'Arte della guerra di Sun Tzu è più cinico, ma sono scritti in maniera saggia.
Sono due grandi autori di epoche diverse che insegnano l'arte del governo degli uomini.

Il problema fra realpolitik ed etica non è solo il mezzo che dovrebbe essere coerente con lo scopo, (lo scopo giustifica il mezzo è il famoso detto machiavellico) ma dove chi governa dovrebbe avere come scopo non la conservazione del suo potere, ma la crescita del popolo in senso materiale ed etico.L'utopia quindi si scontra con la realpolitik. Anche perchè, "è poi davvero vero che il popolo ambisca  una crescita morale, oppure gli interessa il vil denaro, ricchezza e potere?"
Anch'io penso sia uno straordinario spaccato sulla realtà della natura umana, come trovo interessante rileggerlo nell'otica attuale, dove le decisioni istituzionali vengono prese in base ai dati macroeconomici e statistici nonché a quelli degli ideali libertari, mutuati perlopiù dal cristianesimo e dalla rivoluzione francese o dell'illuminismo in generale, ma si avverte lo spettro del vuoto di potere. Vuoto dato dalla mancanza di leader carismatici, dove l'incubo dei vari culti delle personalità novecentesche ci ha lasciato in eredità la fobia dei caratteri forti. Da questo potrebbe dipendere, in parte o molto, la mancanza di personalità che si lamenta nella classe politica e dirigente, in Italia e all'estero. Si cerca di risolvere tutto con la tecnocrazia e non si pensa più a coltivare l'arte della gestione del potere.

Sono d'accordo con le argomentazioni, che ripropongono l'idea che volevo rappresentare, per la politica i valori, gli ideali si pesano e assumono un significato relativo. Giustamente questo lascia un senso di vuoto rispetto a tempi nei quali un singolo valore diventava un assoluto, ma è meglio così, meglio il relativismo che l'assolutismo. Che poi questo implichi l'assenza di leader carismatici non lo so, comunque il governo non si improvvisa e la tecnocrazia è necessaria, per me una figura emblematica è Mario Draghi, un gran tecnocrate ma anche un bravo politico che ha saputo trascinare le opinioni dei vertici finanziari europei a favore delle sue tesi radicalmente opposte rispetto alle politiche monetarie europee che lo hanno preceduto.
I tecnici in quanto tali agiscono in base a dei modelli che sono semplificazioni della realtà, La realtà contiene sempre qualcosa che sfugge al modello e il tecnico non può fare niente se non studiare un nuovo modello. Ma resta il problema della discrezionalità, del che fare quando sorge una difficoltà non prevista dal modello e riguardo alla quale occorre prendere una decisione immediata. La politica, come tutte le attività dove l'animo ha altrettanta importanza del pensiero, resta un'arte e non una scienza. Altrimenti come si spiegherebbe che un coso come Trump rischia di diventare presidente?
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

paul11

Citazione di: cvc il 15 Settembre 2016, 17:34:16 PM
Citazione di: anthonyi il 13 Settembre 2016, 16:45:53 PM
Citazione di: cvc il 12 Settembre 2016, 13:38:12 PM
Citazione di: paul11 il 12 Settembre 2016, 13:08:56 PMCvc, l'ho letto parecchi anni fa il Principe di Machiavelli, ma non l'ho trovato cinico, ha ragione Rousseau a parer mio, asseconda la natura umana .In effetti è stato scritto da Machiavelli per rientrare nelle grazie del potere fiorentino. L'Arte della guerra di Sun Tzu è più cinico, ma sono scritti in maniera saggia. Sono due grandi autori di epoche diverse che insegnano l'arte del governo degli uomini. Il problema fra realpolitik ed etica non è solo il mezzo che dovrebbe essere coerente con lo scopo, (lo scopo giustifica il mezzo è il famoso detto machiavellico) ma dove chi governa dovrebbe avere come scopo non la conservazione del suo potere, ma la crescita del popolo in senso materiale ed etico.L'utopia quindi si scontra con la realpolitik. Anche perchè, "è poi davvero vero che il popolo ambisca una crescita morale, oppure gli interessa il vil denaro, ricchezza e potere?"
Anch'io penso sia uno straordinario spaccato sulla realtà della natura umana, come trovo interessante rileggerlo nell'otica attuale, dove le decisioni istituzionali vengono prese in base ai dati macroeconomici e statistici nonché a quelli degli ideali libertari, mutuati perlopiù dal cristianesimo e dalla rivoluzione francese o dell'illuminismo in generale, ma si avverte lo spettro del vuoto di potere. Vuoto dato dalla mancanza di leader carismatici, dove l'incubo dei vari culti delle personalità novecentesche ci ha lasciato in eredità la fobia dei caratteri forti. Da questo potrebbe dipendere, in parte o molto, la mancanza di personalità che si lamenta nella classe politica e dirigente, in Italia e all'estero. Si cerca di risolvere tutto con la tecnocrazia e non si pensa più a coltivare l'arte della gestione del potere.
Sono d'accordo con le argomentazioni, che ripropongono l'idea che volevo rappresentare, per la politica i valori, gli ideali si pesano e assumono un significato relativo. Giustamente questo lascia un senso di vuoto rispetto a tempi nei quali un singolo valore diventava un assoluto, ma è meglio così, meglio il relativismo che l'assolutismo. Che poi questo implichi l'assenza di leader carismatici non lo so, comunque il governo non si improvvisa e la tecnocrazia è necessaria, per me una figura emblematica è Mario Draghi, un gran tecnocrate ma anche un bravo politico che ha saputo trascinare le opinioni dei vertici finanziari europei a favore delle sue tesi radicalmente opposte rispetto alle politiche monetarie europee che lo hanno preceduto.
I tecnici in quanto tali agiscono in base a dei modelli che sono semplificazioni della realtà, La realtà contiene sempre qualcosa che sfugge al modello e il tecnico non può fare niente se non studiare un nuovo modello. Ma resta il problema della discrezionalità, del che fare quando sorge una difficoltà non prevista dal modello e riguardo alla quale occorre prendere una decisione immediata. La politica, come tutte le attività dove l'animo ha altrettanta importanza del pensiero, resta un'arte e non una scienza. Altrimenti come si spiegherebbe che un coso come Trump rischia di diventare presidente?

Profondamente vero.Le situazioni sono complesse, e non sono mai identiche a precedenti.
In fondo nel nostro piccolo, nelle nostre esperienze cerchiamo di mediare con il "buon senso".
Si ha a che fare con persone e con problematiche oggettive e spesso se non quasi sempre la soluzione non è mai perfettamente razionale, proprio perchè non è scienza o perlomeno non è solo scienza.è l'arte di governare persone, situazioni, ambienti,momenti.