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Che è l'uomo?

Aperto da maral, 15 Aprile 2017, 10:49:56 AM

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green demetr

Citazione di: maral il 14 Maggio 2017, 10:44:51 AM
Citazionela nuova metafisica deve essere senza gerarchie!
Una metafisica senza gerarchie? E come la fai? non porrà forse il suo pensare al vertice assoluto della panoramica sull'esistente? Sinceramente non capisco.
Un metafisica senza gerarchie è un'illusione tra le tante che si sognano pensando.
(o chissà, forse proprio l'eterno ritorno è l'unico meccanismo senza gerarchie e quindi senza metafisica, ma di questo non vuoi più parlare e non insisto  :) )

Ammetto che è un progetto ambizioso.

La mia intuizione è che per non curvarsi a gerarchia, per non avere deliri di onnipotenza, deve avere un linguaggio di controllo.

In realtà non è una mia intuizione, la mia prof del liceo, diceva che fu per primo nietzche a porre il problema del linguaggio.(tanto per cambiare, ma è un tema che non ho ancora letto, o forse che è tra le righe e ancora non mi sono accorto che vi sia)c

Anche l'ultimo Heidegger si accorge che il linguaggio diventa veramente il punto dove la nave salpa.

Oscilla a lungo se non debba essere l'arte a indicare quel porto.
Ma poi infine intende che l'arte non è per niente una soluzione, e torna a fare della filosofia il luogo dell'invenzione.

La mia intuizione ha luogo nel notare che il pensiero filosofico arranca a seguire la matematica, che già da tempo ha indicato che il principio di non contraddizione, è solo un principio, e non la realtà.

Per questo necessita di un piano formale all'altezza dei tempi.

Pensa anche solo a Severino, ti ricordi i  nostri discorsi che partivano da alcune considerazioni di Berto? Ti ricordi come Berto era d'accordo a considerare la metafisica di Severino corretta a livello formale?

Non è infatti la correttezza formale, che rende la filosofia di Severino sulla realtà così Grande??

Certo che è arduo, ma uno ci prova. (sulle spalle dei giganti sia chiaro, in questo senso l'analitica americana può dare una grossa mano, se le togliamo le sue manie di onnipotenza  ;) )

Comunque è qualcosa di molto accademico. Preferisco sul forum temi più legati all'uomo in generale  :)

Anche se non disdegno affatto se gente come Ceravolo scriva sul forum. (vedei gli ultimi post del 3d sul nulla o l'essere.)

Vai avanti tu che mi vien da ridere

Lou

#286
@green
Francamente temo =.= che a porre il problema del linguaggio ci stiano radici assai  più antiche di Nietzsche. Difficile esentare, per fare un esempio, i sofisti tutti dal non averlo posto, questo problema.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

maral

#287
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 22:04:58 PM
Pensa anche solo a Severino, ti ricordi i  nostri discorsi che partivano da alcune considerazioni di Berto? Ti ricordi come Berto era d'accordo a considerare la metafisica di Severino corretta a livello formale?

Non è infatti la correttezza formale, che rende la filosofia di Severino sulla realtà così Grande??
Temo che la correttezza formale non sia sufficiente (a parte che una correttezza formale assoluta si presenta sempre discutibile: quella che Severino chiama la follia dell'autocontraddizione da dove può saltar fuori se non dal principio di non contraddizione stesso che la contiene?)
Ma purtroppo c'è un punto che mi pare sempre più problematico da risolvere nel sistema di Severino che stabilisce su base formale tautologica e dunque incontrovertibile l'eternità dell'ente e il punto è: cos'è questo ente che eternamente è l'ente che è? Cos'è questa lampada accesa? Questo ciocco nel camino? Questo uomo seduto vicino al camino con la lampada accesa? Cos'è ogni ente che mentre lo dico già non è più quell'ente, perché un altro è già sopraggiunto al suo posto? E' qui che non mi ci raccapezzo più con Severino, a meno di non spostarsi dall'ente al significato dell'ente e in questo mi accosto a Sini, ma anche qui poi sorgono altre perplessità per cui trovo comunque estremamente difficile tenersi sul filo di un corretto pensare senza capitombolare e io per primo senza nemmeno accorgermene.

Per quanto riguarda le gerarchie, proprio oggi ho assistito a un incontro con Alessandro Carrera intitolato "Un pensiero non gerarchico" (ho pensato subito, qui dovrebbe esserci Green  :) ). Ora Carrera è un filosofo (di scuola siniana), attualmente direttore dell'istituto di italianistica all'università di Huston, davvero un personaggio poliedrico ad alto livello che si è occupato e si occupa di tutto (dalla psicosomatica, a Leopardi, alla musica, alla traduzione dei testi di Bob Dylan di cui è il curatore ufficiale), sempre guidato dal principio che non può esserci gerarchia tra le discipline e che quello che si considera il centro del pensiero è solo un caso particolare della periferia. Però occorre che ogni discorso sia condotto ad alto livello, capisci? Pone una discriminante tecnica! Sono d'accordissimo con lui in merito a una non gerarchia delle discipline, e sono d'accordissimo sulla sola discriminante tecnica che vale in ogni discorso (a perenne gloria della tecnica, sofistica compresa!), ma se la si adotta come si può parlare di un pensiero senza gerarchie? Certo, non saranno più gerarchie che vertono sui temi, ma è comunque una gerarchia che riguarda il modo di pensare, da cui ovviamente conseguono enormi problemi, tipo: come si fa a innalzare propriamente il livello dei discorsi? Come e chi valuta l'innalzamento del livello? Qual è il modello assunto?
E allora perché si parla di un pensiero senza gerarchie, quando semplicemente si stabilisce un altro tipo di gerarchia che si sente giustamente più appropriata?
Nel momento in cui tu proponi e dimostri dopo lungo e attento studio una diversa interpretazione di Nietzsche non hai già posto in essere una gerarchia nell'approccio a Nietzsche? Ed è ovvio che sia così, non può essere altrimenti.
Non vedo proprio come si possa uscire dalle gerarchie, è il pensare stesso che le implica, nel momento stesso in cui si attribuisce un qualsiasi senso al proprio pensare e quindi al proprio significare esistendo. Cosa possiamo mai dire di sensato che non abbia un senso gerarchico?

Garbino

Che è l' uomo?

Per quanto riguarda il rapporto gerarchico nel discorso non posso che essere d' accordo con Maral, che esprime esaurientemente quanto l' argomento necessita. Pensare cioè di stabilire che non debba esserci gerarchia di sorta non solo è già un aspetto gerarchico di porsi, ma crea anche altri notevoli problemi di carattere logico in relazione alla psiche umana e all' evolversi del pensiero.

E' evidente che Green sia per il pensiero opposto, dal momento che, ancorando il tutto alla politica, si presenterebbe, e certe volte mi sorprende per queste sue non dico ingenuità ma quasi, su un piatto d' argento la possibilità stessa della sua utopia. L' unica scelta è proprio quella a cui si riferisce Carrerra, e cioè ad una scelta razionale ma su cui pesano come un macigno le successive critiche di Maral. 

La logica e l' esperienza a me dicono che è il potere politico-economico che di volta in volta si susseguono, se hanno la potenza di farlo, che stabiliscono etiche e morali di riferimento e stabilendo con ciò una gerarchia ben definita di valori che piano piano mutano il linguaggio, e cioè il modo di esprimersi, e creano un fulcro di dominio sia sociale-etico-morale-politico. E ciò avviene sempre nel presente senza soste senza pause se non di carattere di crisi. Uscirne perciò è un vero dilemma, anche perchè la corte dei filistei della cultura fa di tutto per bloccare qualsiasi innovazione appoggiando e appoggiandosi sempre allo status quo.

Garbino Vento di Tempesta.

green demetr

Citazione di: Lou il 14 Maggio 2017, 23:27:26 PM
@green
Francamente temo =.= che a porre il problema del linguaggio ci stiano radici assai  più antiche di Nietzsche. Difficile esentare, per fare un esempio, i sofisti tutti dal non averlo posto, questo problema.

Perchè temi Lou?  ;)
Sì è vero anche i greci avevano un tradizione forte sul linguaggio.
Non sono molto ferrato su quella.
Accetto contributi.  :)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

x maral ti rispondo e apro nuovo thread (3d)


Citazione di: Garbino il 15 Maggio 2017, 11:47:51 AM
Che è l' uomo?

Per quanto riguarda il rapporto gerarchico nel discorso non posso che essere d' accordo con Maral, che esprime esaurientemente quanto l' argomento necessita. Pensare cioè di stabilire che non debba esserci gerarchia di sorta non solo è già un aspetto gerarchico di porsi, ma crea anche altri notevoli problemi di carattere logico in relazione alla psiche umana e all' evolversi del pensiero.

E' evidente che Green sia per il pensiero opposto, dal momento che, ancorando il tutto alla politica, si presenterebbe, e certe volte mi sorprende per queste sue non dico ingenuità ma quasi, su un piatto d' argento la possibilità stessa della sua utopia. L' unica scelta è proprio quella a cui si riferisce Carrerra, e cioè ad una scelta razionale ma su cui pesano come un macigno le successive critiche di Maral.

La logica e l' esperienza a me dicono che è il potere politico-economico che di volta in volta si susseguono, se hanno la potenza di farlo, che stabiliscono etiche e morali di riferimento e stabilendo con ciò una gerarchia ben definita di valori che piano piano mutano il linguaggio, e cioè il modo di esprimersi, e creano un fulcro di dominio sia sociale-etico-morale-politico. E ciò avviene sempre nel presente senza soste senza pause se non di carattere di crisi. Uscirne perciò è un vero dilemma, anche perchè la corte dei filistei della cultura fa di tutto per bloccare qualsiasi innovazione appoggiando e appoggiandosi sempre allo status quo.

Garbino Vento di Tempesta.

Non ho capito perchè hai deciso di dare una connotazione politica. Comunque ci sto.
Se stiamo a quanto dice Maral il politico finirà inevitabilmente nel periferico.

Ma se accettiamo il periferico allora siamo dentro il progetto politico-economico a cui ti riferisci. (e che consiste nel farci credere che non siamo nel periferico, o devo spiegare anche quello?)

E' sul carattere di accettazione che devi porre attenzione, perchè la psicanalisi ci insegna che diventeremmo paranoici. (rendendo la situazione ancora peggiore)

Non ci trovo nulla di ingenuo nel voler uscire dalla paranoia, pensa che la psicanalisi ne fa la sua meta principale!

E' anzi una scienza.

Il progetto sarebbe (come ha detto chiaramente il prof.Martino di Milano, o come recentemente ha detto Agamben) (una volta usciti dalla paranoia) siamo capaci di illustrare una nuovo forma (forma! linguaggio! descrizione!) antropologica?

Qua se ne parla. Credo! dovrei rileggere gli interventi in toto. ;)  ;D  ;)  ;D
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Lou

Citazione di: green demetr il 15 Maggio 2017, 18:44:06 PM
Sì è vero anche i greci avevano un tradizione forte sul linguaggio.
Non sono molto ferrato su quella.
Accetto contributi.  :)
Quando ho letto che Nietzsche fu il primo a porsi in problema del linguaggio l'ho trovata una posizione assai azzardata, io, ad esempio, penso proprio non sia così, anzi direi che molti motivi presenti negli scritti nietzschiani in merito al linguaggio trovino la loro radice e si possano inserire nel confronto antico che risale a Gorgia e Platone, che ritengo sancisca le linee entro cui ogni confronto successivo in merito al linguaggio si sviluppi e, tra l'altro, chiarisca e approfondisca anche aspetti del pensiero nietzschiano: il famosissimo esercito mobile di metafore e la negazione di una origine pura del linguaggio, la stessa concezione dell'arte e della creazione artistica, della realtà come interpretazione, dell'oltreuomo non più limitato dall'essere, la sua idea di nichilismo attivo ecco, a mio parere, sono aspetti più accessibili ritornando a certe problematiche espresse da Gorgia. (ovviamente esplicito che sto circoscrivendo alla storia della filosofia di matrice greca senza curarmi di varie ed eventuali prospettive e contaminazioni in merito che fanno a capo a riflessioni proprie di altri stili di pensiero, ergo è sicuramente unaspetto parzialissimo quello che sto esponendo, solo uno spunto.)
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche