Centro di gravità (im)permanente

Aperto da Jean, 19 Dicembre 2019, 21:54:13 PM

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Jean

 

La mente ha una forma, o come un liquido assume quella del contenitore?

Confido nella vostra duttilità per afferrare quanto vi propongo che non segue le canoniche vie logico-deduttive. 
D'altronde chi mi conosce forse è un po' avvezzo al mio mescolar ambiti e contenuti, ma se ciò sia una forma di duttilità della (mia?) mente che mi capita d'usar e d'esser da essa usato non saprei dirlo.

Prendiamo un'ideologia, qual che sia... che si può immaginare come una costruzione di pensiero ben organizzato... e aderitevi, fatela vostra... non direste che la vostra mente, per il tempo del soggiorno in quella costruzione, ne assume la forma, come l'acqua in un bicchiere? 

Se vi riesce difficile figurarvi  la mente come acqua, pensatela come un gas, estremamente rarefatto, che tuttavia viene attirato nella trappola del pensiero, condensandosi come traccia in una camera a bolle. 
Una  traccia che usualmente vien considerata un "nostro" prodotto.   

Uno dei motivi che accomuna tutti noi che trascorriamo un po' (o molto) del nostro tempo a lasciar la nostra traccia digitale sulle pagine virtuali del Logos, messi da parte quelli immediatamente riconducibili all'ego, è di render manifesta la forma della nostra mente imprigionandone un pezzetto sotto forma di post.

Qualcuno scrive post lunghissimi senza alcuna spaziatura, compatti... dove le parole son come pietre d'una fortezza. 

Altri intervallano corsivi e grassetti, elenchi puntati e numerati... ahimè, talora troppe maiuscole... troppo rumore.

Qualcun altro nel redigere i post cerca di conferirgli la forma dell'aforisma, quasi a privilegiare (la ricerca del) l'eleganza alla comprensione.

Il sottoscritto ama gli spazi, la rarefazione... ma qual che sia la forma della nostra mente così rivelata dai nostri scritti, qual il motivo?

Certo, per farci vedere e apprezzare o asserire la superiorità del nostro pensiero, della nostra cultura e formazione. 

A volte per toccare ed essere toccati, nel modo in cui si può farlo attraverso delle parole in scatola.

Ma forse il vero motivo è che cerchiamo di fissare, cristallizzare in tal modo  la forma della nostra mente, per renderla riconoscibile agli altri ma prima ancora a noi stessi.

Cerchiamo, come dice il titolo del topic, il nostro centro di gravità attorno al quale attirare e far ruotare il mondo... per ricavarne quel senso di sicurezza costantemente minacciato ed espunto dalla vita, dalle traversie dell'esistenza e dal braccio armato del destino, il tempo.

Strano essere, l'uomo... assediato dall'impermanente e destinato a soccombervi si ostina con la sua calamitina ad attrarre luccicanti scagliette con cui imbellettarsi per il ballo.

Beh, le scagliette sono i pensieri... ma che cos'è la calamitina?
 

Cordialement
Jean

green demetr

Ciao Jean, 

ma vedi io non uso il forum come imbelletto (e come farei? la mia prosa è disastrosa). la uso nella speranza di aprire un dialogo.

In questo senso il senso di gravità permanente è sempre ECCENTRICO (come voleva il buon filosofo Bruno, ah che bello se potessi approfondire, ma rimango solo ad alcune mie intuizioni di anni fa).

E dunque per restare nella tua metafora, è forse il ballo il mio vero enigma, a quel ballo sto soggiacendo? spesso mi domando "forse non cè nessun ballo." come in questo periodo in cui all'improvviso la spinta filosofica si fa opaca. Anche se so che presto riprenderà brillantezza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

#2
Citazione di: Jean il 19 Dicembre 2019, 21:54:13 PM


La mente ha una forma, o come un liquido assume quella del contenitore?

Confido nella vostra duttilità per afferrare quanto vi propongo che non segue le canoniche vie logico-deduttive.
D'altronde chi mi conosce forse è un po' avvezzo al mio mescolar ambiti e contenuti, ma se ciò sia una forma di duttilità della (mia?) mente che mi capita d'usar e d'esser da essa usato non saprei dirlo.

Prendiamo un'ideologia, qual che sia... che si può immaginare come una costruzione di pensiero ben organizzato... e aderitevi, fatela vostra... non direste che la vostra mente, per il tempo del soggiorno in quella costruzione, ne assume la forma, come l'acqua in un bicchiere?

Se vi riesce difficile figurarvi  la mente come acqua, pensatela come un gas, estremamente rarefatto, che tuttavia viene attirato nella trappola del pensiero, condensandosi come traccia in una camera a bolle.
Una  traccia che usualmente vien considerata un "nostro" prodotto.  

Uno dei motivi che accomuna tutti noi che trascorriamo un po' (o molto) del nostro tempo a lasciar la nostra traccia digitale sulle pagine virtuali del Logos, messi da parte quelli immediatamente riconducibili all'ego, è di render manifesta la forma della nostra mente imprigionandone un pezzetto sotto forma di post.

Qualcuno scrive post lunghissimi senza alcuna spaziatura, compatti... dove le parole son come pietre d'una fortezza.

Altri intervallano corsivi e grassetti, elenchi puntati e numerati... ahimè, talora troppe maiuscole... troppo rumore.

Qualcun altro nel redigere i post cerca di conferirgli la forma dell'aforisma, quasi a privilegiare (la ricerca del) l'eleganza alla comprensione.

(Bel post che in poche proposizioni dice tanti concetti) Fermiamoci un attimo qui: l'eleganza è propedeutica alla comprensione. Un bel fiore attira più di un'erba anonima, anche se, approfondendo la  conoscenza, l'erba anonima mi nutre e il bel fiore no. Ma tra due fiori il più bello prevale. Come tra due umani, a parità di intelligenza. Nella liquidità del diveniente reale l'estetica ha un suo peso, e i sofisti furono i primi a capirlo facendoselo pagare in oro.

CitazioneIl sottoscritto ama gli spazi, la rarefazione... ma qual che sia la forma della nostra mente così rivelata dai nostri scritti, qual il motivo?

Certo, per farci vedere e apprezzare o asserire la superiorità del nostro pensiero, della nostra cultura e formazione.

A volte per toccare ed essere toccati, nel modo in cui si può farlo attraverso delle parole in scatola.

Ma forse il vero motivo è che cerchiamo di fissare, cristallizzare in tal modo  la forma della nostra mente, per renderla riconoscibile agli altri ma prima ancora a noi stessi.

Sì, questo è il punto: si getta il sasso in uno stagno e si attende la risposta. Altri sassi, altri cerchi. E laddove i cerchi si incontrano nascono nuove figure, nuovi concetti. Quando i cerchi si dilatano solitari verso l'infinito non resta che lanciare altri sassi, in altre direzioni, e aspettare la risposta.

Citazione
Cerchiamo, come dice il titolo del topic, il nostro centro di gravità attorno al quale attirare e far ruotare il mondo... per ricavarne quel senso di sicurezza costantemente minacciato ed espunto dalla vita, dalle traversie dell'esistenza e dal braccio armato del destino, il tempo.

Strano essere, l'uomo... assediato dall'impermanente e destinato a soccombervi si ostina con la sua calamitina ad attrarre luccicanti scagliette con cui imbellettarsi per il ballo.

Beh, le scagliette sono i pensieri... ma che cos'è la calamitina?


Cordialement
Jean

Qui concordo con green demetr. Se la vita è un ballo, nessuno balla da solo (eventualmente coi suoi fantasmi). La vita è un'esperienza dialettica, dialogica, in cui l'io si dissolve in noi non appena i cerchi dei pensieri incontrano altri cerchi. Il mestiere di vivere consiste nel saper cavalcare le onde che si formano nelle variegate forme che il nostro tempo esperisce. I centri di gravità non scompaiono, ma si relativizzano e il divenire li rende tutti impermanenti. Ma nel momento della loro relativistica permanenza, che per il vivente è la sua vita, conviene prenderli sul serio e rispettare le loro leggi, provvisorie certo ma vincolanti, il cui mancato rispetto porta a sfracellarsi. La calamitina è la forza di gravità della vita individuale. Il cui peso si vince però fuori dall'individuo. Nel mondo.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

myfriend

La calamitina sono le nostre mappe di riferimento interiori, cioè quei convincimenti interiori (o fedi) dai quali nasce il nostro modo di vedere noi stessi, il mondo e noi stessi in relazione col mondo.
E' da queste mappe che originano i nostri pensieri e le motivazioni delle nostre azioni.
Queste mappe sono in larga parte inconsce, cioè risiedono nel sub-conscio. Si sono costruite dall'esperienza e dalla nostra formazione (per lo più nell'età infantile e della prima giovinezza).
E queste mappe determinano il nostro grado di consapevolezza.

Esse sono il nostro "centro di gravità". Il problema sta nella parola "permanente".
Quando queste mappe diventano "permanenti" smettiamo di crescere. Il nostro grado di consapevolezza rimane "bloccato" o "cristallizzato".

Ciascuno di noi ha le proprie mappe interiori.
La questione fondamentale è la distanza che esiste tra le nostre mappe interiori (la nostra personale rappresentazione della realtà) e la realtà per ciò che essa effettivamente e oggettivamente è.
Questa "distanza" misura il nostro grado di consapevolezza.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

paul11

Caro Jean,
il contenitore è la scatola cranica, ma la mente è forma,in termini filosofici, in cerca di essenze nelle cose (enti) del mondo.
Così come camminiamo con un centro di gravità per non cadere, in modo simile cerchiamo di avere
dei pensieri che riescano a svelare la frastornante moltitudine delle apparenze .
Franco Battiato si avvalse della collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, e si lintuisci nei testi e in specifico al centro di gravità permanente.

Per quanto concerne lo stile linguistico, direi che è connaturato al proprio modo di porsi ,in termini retorici (persuasione) e dialettici (il contendere).

E' mia propensione a credere che dietro il muro difensivo dei pensieri, vi è un onesto desiderio di comunicare e di confrontarsi, celato spesso dal proprio ego. Penso che siamo tutti così, anche chi esterna modi prossimi all' arroganza. Bisogna capire le mille sfaccettature della natura umana.

Il linguaggio è la forma balbuziente di tentare di declinare in parole ciò che sono i pensieri, ma quasi mai vi riesce. E' sfuggente quanto lo è la mente.

Trovo nel tuo scritto il disincanto per chi si illude che con pensieri e parole possa davvero trovare un centro di gravità. L'impermanenza è negli occhi e la permanenza è nella mente, la nostra "calamitina". Siam venuti per avventurarci nell'impermanenza di mille battaglie e con scritto un fio: "la guerra la perderai".Ma c'è qualcosa di permanente che è oltre le infinite battaglie della nostra ventura. Qualcosa rimane.

bobmax

Non penso che si tratti tanto del bisogno di ricavarne un senso di sicurezza...
Vi è dell'altro.
 
Al di là dei vari motivi plausibili, che ci vedono protagonisti del nostro comunicare, vi è pure una ragione di fondo che ci trascende.
Questa ragione è la stessa Esistenza che vuole manifestarsi. Attraverso di noi, umili strumenti per il suo scopo.
 
L'Esistenza si manifesta infatti come comunicazione. E così nascono i pensieri, che sono "miei" proprio allo scopo di comunicare con me stesso e... con gli altri.
 
L'altro è infatti altrettanto necessario!
Perché standomene solo ben difficilmente potrà nascere qualche "nuova" idea.
 
E allora interagiamo, interveniamo sul Forum. Ma non siamo davvero "noi", è l'Esistenza che è alla ricerca della propria Trascendenza.
 
Di modo che, da un verso non siamo neppure calamite, perché proprio non siamo, ma dall'altro... siamo Esistenza!
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jean

Citazione di: green demetr il 19 Dicembre 2019, 22:54:54 PM
Ciao Jean,

ma vedi io non uso il forum come imbelletto (e come farei? la mia prosa è disastrosa). la uso nella speranza di aprire un dialogo.

In questo senso il senso di gravità permanente è sempre ECCENTRICO (come voleva il buon filosofo Bruno, ah che bello se potessi approfondire, ma rimango solo ad alcune mie intuizioni di anni fa).

E dunque per restare nella tua metafora, è forse il ballo il mio vero enigma, a quel ballo sto soggiacendo? spesso mi domando "forse non cè nessun ballo." come in questo periodo in cui all'improvviso la spinta filosofica si fa opaca. Anche se so che presto riprenderà brillantezza.

Ciao green,

non posso parlar della tua prosa ma come scrivi è del tutto originale, fuor dagli schemi (corretto quindi dir eccentrico...) a me piace e si riconosce immediatamente, come si riconoscono i contenuti che son quelli della tua vita... del "ballo" della tua vita, una danza e quindi un riposo prima del successivo, sino a... come nella canzone di Leonard Choen: Dance to the end of love.
 
Tutti soggiacciamo al  ballo... siam pagati per questo... con spicchi di mandarino epifanico,  quelli che da lontan riluccicano come scagliette metalliche e che noi, bambini di un'altra generazione attendevamo con l'acqua alla gola, assieme al tempo della fine del ballo (le festività natalizie) per finir di depredare l'alberello decorato con false monete d'oro...  dal cuor di cioccolato.

Con mio fratello le si apriva pian piano giorno per giorno, asportandone il contenuto e sostituendolo con della carta, ben attenti a conservarne la forma...

Furon tempi che pochi qui possono, per età, ricordare.

Il ballo c'è sempre ma i ballerini cambiano, si riposano... entrano ed escono.

Anche le false monete d'oro non son più eppur la festa, l'albero, ancora resiste, sino alla fine dell'amore...
 
 
Buon anno
Jean

iano

#7
Con un elegante aforisma 😇 direi che , la ricerca di un centro permanente è la causa del moto.
Quindi per trovarlo basta non cercarlo.🙏
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jean

... l'eleganza è propedeutica alla comprensione

... tra due fiori il più bello prevale

Nella liquidità del diveniente reale l'estetica ha un suo peso

 
Ciao Ipazia, in poche righe hai dato tre affermazioni su eleganza, bellezza ed estetica, che pur sembrando termini imparentati differiscono assai nel significato ed uso. 
Beh, un argomento enorme, di quelli che risalgono il corso del tempo e della storia umana che sovente si ritrovano nei tuoi interventi e che certamente contribuiscono al tuo centro di gravità, ritrovandoti e riconoscendoti in essi.

Anche la descrizione della tua icona attraverso figure di diffrazione che divengono concetti, acquistando o emergendo alla realtà, è una bella (ed elegante) metafora dell'azione (e pensiero) dell'uomo.

Per quanto mi riguarda mi ritrovo in questa definizione di eleganza:

Elemento o motivo di gusto o di gradevole ricercatezza, spec. nella lingua,

nel senso che le parole per me son divenute come cristalleria  da sistemare con cura nella vetrina (alias uno scritto, anche un post, perché no).

Una vetrina affollata non permette alla luce di valorizzare le peculiari qualità degli oggetti messi in mostra.

Quando leggo qualche post un po' raffazzonato che mi interessa, non curato nella grammatica e talora nell'ortografia lo ricopio e correggo prima di leggerlo, trovando strano che non sia così per tutti.

Le parole son "cose" a lor modo viventi, attraverso la cura nello sceglierle tra innumerevoli possibilità, quella e non altre.

Ben lo sa chi scrive poesie, a me accade d'impiantarmi anche per settimane su una parola che non torna e poi... miracolo (letterario) eccola presentarsi come uno di quei cerchi che hai descritto. E ben lo sai tu che ricerchi l'eleganza nei tuoi scritti. 

Spesso mi son sorpreso della tua prolificità (nello scrivere) e qui ne hai fornito una spiegazione:

La calamitina è la forza di gravità della vita individuale. Il cui peso si vince però fuori dall'individuo. Nel mondo.

rivolta all'esterno, come son rivolti oltre la propria circonferenza i cerchi anelanti l'incontro con altri (simili).

Ma donde proviene il germe del cerchio, la sillaba che diviene parola?

 
Cordialement
Jean

Ipazia

Citazione di: Jean il 11 Gennaio 2020, 21:36:27 PM
Ma donde proviene il germe del cerchio, la sillaba che diviene parola?

Proviene dalla vita. Dall'obbligo che abbiamo contratto con una storia evolutiva che ci ha reso soggetti della comprensione di un processo di cui non siamo meri oggetti innocenti.

Proviene dalla "semenza" dell'Ulisse dantesco che secoli prima di Nietzsche coglie il senso del nostro fato e l'amore che gli dobbiamo. Dalla riflessione che Galileo consegna a Cristina di Lorena quale testimonianza in difesa della ragione umana, aldilà di ogni nume, dogma o avversità.

Essere autocoscienza dell'universo pone tale obbligo: noblesse oblige.

Obbligo che, come giustamente osservi, assume pure la forma (della ricerca) di un bel parlare. Di un bel logos.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jean

@ipazia: Proviene dalla vita.

... e da dove proviene la vita, riferita all'autocoscienza umana ed emergente col/nel pensiero?

J4Y

Ipazia

Citazione di: Jean il 13 Gennaio 2020, 21:52:43 PM
@ipazia: Proviene dalla vita.

... e da dove proviene la vita, riferita all'autocoscienza umana ed emergente col/nel pensiero?

J4Y

La vita proviene dall'evoluzione naturale. L'autocoscienza umana (emergente) non può fare altro che prenderne atto e cercare di conoscerla sempre meglio.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: Jean il 11 Gennaio 2020, 21:36:27 PM

Ben lo sa chi scrive poesie, a me accade d'impiantarmi anche per settimane su una parola che non torna e poi... miracolo (letterario) eccola presentarsi come uno di quei cerchi che hai descritto. E ben lo sai tu che ricerchi l'eleganza nei tuoi scritti.

Per la "parola che non torna" mi servo impudicamente della rete cercando i "sinonimi e contrari" di quella che inappropriatamente mi perseguita  ;) ... e quasi sempre risolvo. Ma per la poesia è più difficile perchè a volte la parola che manca, manca del tutto.  Ho avuto anch'io le mie lunghe stagioni poetiche, l'ultima delle quali è incappata in un fleur du mal dal profumo inebriante, ma talmente velenoso da avere, con timor panico, disseccato, forse per sempre, la vena, rigogliosa come non mai nel suo epilogo finale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jean

Citazione di: Ipazia il 13 Gennaio 2020, 23:13:10 PM
Citazione di: Jean il 13 Gennaio 2020, 21:52:43 PM
@ipazia: Proviene dalla vita.

... e da dove proviene la vita, riferita all'autocoscienza umana ed emergente col/nel pensiero?

J4Y

La vita proviene dall'evoluzione naturale. L'autocoscienza umana (emergente) non può fare altro che prenderne atto e cercare di conoscerla sempre meglio.

Sia un'ipotesi o la realtà, l'evoluzione naturale da cui ad un dato momento origina la vita, qui riferita all'autocoscienza e non all'intero percorso dell'energia/materia sino ad essa, rimanda all'immagine di un progetto (costituito da innumerevoli possibilità e direzioni) in divenire secondo le sue implicite linee di sviluppo o, nell'ipotesi opposta, governato dal caso, che sovente vien ritenuto tale per carenza d'informazioni.

Indubbiamente muoversi con l'evoluzione, alias il cercar di "cavalcarla" con specifiche forme-pensiero (filosofico, scientifico, religioso ecc.) esercita un considerevole fascino e spesso ne deriva la sensazione se non di poter intervenire perlomeno d'aver una piccola (o di più) parte in commedia.

Ma un po' come la storia del tempo che potenzialmente potrebbe pure scorrer al contrario, la direzione opposta, per la quasi totale assenza di indicazioni lasciate da chi avesse provato a seguirla, si rivela  uno "sconosciuto" altrettanto profondo che l'ipotetico punto d'arrivo della freccia (del tempo).

Le risposte confermano che il tuo percorso è nella direzione dello sviluppo dei cerchi di conoscenza e di quello che andranno incontrando nel loro moto espansivo. 

Ti auguro di accumulare molte esperienze, suggestioni, conferme e tuttavia (anche) di ritrovarti qualche sassolino nelle scarpe, per toglierli come s'usa dire e con ciò interrogarti (quando e se sarà) sulla strada percorsa.  

Personalmente da un po' d'anni e sempre più convintamente ho intrapreso la direzione opposta, quella donde originano quei cerchi che ritrovo come pensieri bell'è fatti nella mia testa. 

Avendo maturato un discreto scetticismo nell'esistenza di un "io" reale all'interno del mio involucro materiale, accade che nel film dei "miei" pensieri abbiano iniziato a comparirne taluni che si interrogano sul fatto di non aver spettatori interessati... anzi, sovente di non aver neppur quello che apriva la baracca (sala proiezioni) su cui si faceva ben conto. 

Il pensiero che pensa a se stesso... questa la suggestione che mi garba. 

Chissà se potrebbe portar da qualche parte, in qualche al di là dello stesso (pensiero).


Nel ringraziarti per aver permesso questa piccola orbita d'avvicinamento tra i nostri centri di gravità non posso resistere al domandarti (se non qui in privato) un piccolo petalo di quel fleur du mal, per velenoso che possa essere, poiché (per me) la poesia percorre l'altra direzione del tempo.  


Très cordialement
Jean

Ipazia

Di sassolini nella scarpa ne ho ormai una collezione e solitamente li rilancio nello stagno riprendendo i gioco.

Il viaggio  "à rebours" ci sta, anche perchè prima o poi bisogna fare un sunto della propria vita e districarne un qualche senso.

Il pensiero che pensa a se stesso... è meditazione. Ed anche su questo i dilatati cerchi, i wachsende Ringe rilkiani, da oriente ad occidente hanno insegnato molte cose. Tra cui la rassicurante e calda permanenza istantanea dell'impermanenza.

Sulla poesia vedrò di fare qualcosa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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