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Cartesio aveva ragione?

Aperto da Qualcuno, 16 Giugno 2016, 00:41:43 AM

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sgiombo

Citazione di: Phil il 17 Giugno 2016, 16:18:24 PM

Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 11:53:48 AMPhil:
Cartesio (che intanto mi maledice anche per oggi dall'aldilà!) ti chiederebbe "puoi pensarti solo come una percezione?" Se rispondi "no", ecco che "cogiti ergo sei" ("es" in latino? Nel dubbio, uso l'italiano), se invece rispondi "si, mi penso come percezione", allora comunque ti pensi come tale (non sei tale), quindi "cogiti ergo es" (e resta semmai da vedere cosa "es"...)
CitazioneSgiombo:
Cartesio dovrebbe innanzitutto dimostrare a se stesso che le percezioni che ha di me e delle mie parole non esauriscano la realtà, che oltre a tali percezioni (materiali e mentali) esiste lui come soggetto di esse ed esisto io come uno degli oggetti di esse oltre che come soggetto di altre percezioni (le "mie").

 
Le percezioni circa la "mia attività" (esattamente come qualsiasi altra percezione accadesse) potrebbero benissimo essere tutto ciò che realmente accade (non è per nulla contraddittorio pensarlo, ergo è possibile che così sia).
Non dimostrano assolutamente nulla circa l' esistenza, oltre ad esse, anche di me come loro soggetto (né di loro oggetti, uno dei quali potrei (forse) essere (se fosse che esisto –cosa indimostrabile- pure io stesso: sia soggetto che oggetto dell' autocoscienza).
Qualsiasi cosa io fossi, nel caso indimostrabile oltre alle sensazioni coscienti esistessi anch' io (cosa che ovviamente credo, ma essendo ben consapevole che si tratta di un mero atto di fede), allora accadrebbero i miei pensieri; ma non necessariamente viceversa dall' accadere dei pensieri necessariamente sarei inoltre io, qualsiasi cosa fossi.
Se sono e penso, allora sicuramente esiste il mio pensiero, ma se esiste "questo" pensiero attualmente in atto, non necessariamente, oltre ad esso, esiste anche qualcos' altro costituente me (l' io nel caso accusativo).



Phil:
Se il pensiero non è solo attività cerebrale (anche se alcune analisi neurologiche che hai citato, se non erro, tenderebbero a dimostrare di si...), risulta ancora più indubitabile che sia il pensiero, e non la percezione, a dimostrare l'esistenza di una "sostanza pensante" (direbbe il nostro amico francese...).
[Su come possa venir inteso il pensiero, cito, per rapidità, Wikipedia:
"Al giorno d'oggi prevalgono, da un lato, spiegazioni del pensiero di tipo materialista e meccanicista, in parte derivate dalla concezione dell'empirismo, per cui il pensiero sarebbe un prodotto fisiologico del cervello ottenuto dall'estrema complessità delle connessioni neurologiche, «come la bile è la secrezione del fegato, o la saliva quella delle ghiandole salivali» (Cabanis, 1802).[19]
A queste interpretazioni si contrappongono alcuni studi di analisi linguistica che hanno messo in evidenza le improprietà concettuali di tali discorsi e la perversa tendenza reificante (oggettivante) del nostro linguaggio, che giunge spesso ad immaginare il pensiero alla stregua di uno strumento o addirittura come un prodotto cerebrale."]


CitazioneSgiombo:
Erri! Infatti le
analisi neurologiche che ho citato non dimostrano affatto che il pensiero è (né solo, né anche) attività cerebrale, bensì che, se si ammettono indimostrabilmente alcune cose fra cui la verità della conoscenza scientifica, necessariamente le due diversissime cose necessariamente coesistono e si corrispondono biunivocamente.
 
Le uniche cose che sono prodotti fisiologici del cervello ottenuti dall'estrema complessità delle connessioni neurologiche, come la bile è la secrezione del fegato, o la saliva quella delle ghiandole salivali, sono i movimenti dei muscoli volontari, i comportamenti del titolare del cervello": nient' altro (l' esperienza cosciente necessariamente accompagna la fisiologia cerebrale, ma non ne è affatto un prodotto).


Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 11:53:48 AMLa differenza é tutta qui; e non nelle esperienze fenomeniche immediatamente accadenti -nei "vissuti"- nei due casi, né nelle "configurazioni funzionali terminali" a livello corticale del mio cervello ad essi di necessità biunivocamente corrispondenti; ma casomai in quelle (quegli eventi neurofisiologici, e nel secondo caso anche fisici extracerebrali), che le precedono e determinano, secondo naturalissime modalità fisiche, perfettamente riducibili a eventi fisico-chimici.
Phil:
Se ho ben capito la tua spiegazione, il fatto che da dormienti le reazioni cerebrali non siano stimolate dell'esterno, fa accadere il sogno solo come attivazione "endogena"(cit.) di "circuiti assonali, eccitazioni e inibizioni sinaptiche, ecc."(cit.), ed è quello che cercavo di dire in modo decisamente meno competente.
A questo punto, in assenza di presenze/input extra-cerebrali, il mio vissuto nel/del sogno non si identifica con tale "attivazione endogena"? Il mio sognare una voluttuosa amante non è l'attivazione endogena di processi che creano tale amante inviandola alla mia "visione onirica"? Quello che vivo nel sogno, non è solo un'"attivazione cerebrale endogena", anche se sognando, ovviamente, non la percepisco come tale?
E questo sognare, non si pone, parimenti del pensare, come dimostrazione del mio esistere (al di là della postulazione dubitata di un mondo esterno o di altri enti)?


CitazioneSgiombo:
No, non hai capito la mia spiegazione.

il fatto che da dormienti le reazioni cerebrali non siano stimolate dell'esterno, fa accadere solo l' attivazione "endogena"(cit.) di "circuiti assonali, eccitazioni e inibizioni sinaptiche, ecc."(cit.) (nella esperienza cosciente di chi osservasse quel cervello); la quale attivazione corticale endogena non è il sogno nell' ambito di quella esperienza cosciente che lo vive, ma solo necessariamente vi è correlato, vi corrisponde in altre coscienze di eventuali "osservatori del dormiente-sognante.
E infatti, in assenza di presenze/input extra-cerebrali, il tuo vissuto nel/del sogno non si identifica con tale "attivazione endogena". Il tuo sognare una voluttuosa amante non è l'attivazione endogena di processi che creano (ma solo che sono correlati, che corrispondono a-) tale amante presente nella tua "visione onirica" Quello che vivi nel sogno, non è (né "solo" né "anche") un'"attivazione cerebrale endogena": credo ammetterai che c' è una differenza enorme (e non certo un' identità) fra (la visione, le sensazioni tattili erotiche, il profumo, ecc. di) Liz Taylor* nel momento del suo massimo splendore che ti si concede a tutti tuoi desideri con (la visione di) quella roba molliccia roseogrigiastra fatta di neuroni, assoni, molecole, atomi, ecc che vi corrisponde nel momento del tuo sogno erotico (cioè che per esempio io potrei vedere esaminando il tuo cervello mentre la sogni)!  

E questo sognare, si pone ovviamente, parimenti del pensare, come espressione del tuo esistere (e non come dimostrazione), una volta postulato (indimostrabilmente) l' esistenza tua, di altri enti a te esterni, ecc.

 ____________________
·        *Si vede che ho una certa età, eh?


  • Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 11:53:48 AMPhil:
    Per onestà intellettuale, devo ribadire che sto giocando a fare l'"avvocato di Cartesio" senza averne le credenziali; per cui sono lieto di rispondere alle tue osservazioni, ma non prendere sul serio (né tantomeno come mia personale opinione) quello che scrivo, perché non viene preso sul serio nemmeno da me (parlavo di divertissement non a caso...).
    CitazioneSgiombo:
    Prendo tutto ciò come interessanti spunti di riflessione.

     

Mario Barbella

Citazione di: Sariputra il 16 Giugno 2016, 10:04:57 AM
Citazione di: Qualcuno il 16 Giugno 2016, 00:41:43 AMCiao a tutti, sono nuovo del forum, spero di non aver sbagliato sezione. Secondo voi é giusto "cogito ergo sum" o sarebbe meglio dire "cogito ergo es"? In pratica noi potremmo dire di essere senza che avvengano contatti con l'ambiente esterno o serve un fattore esterno a riconoscere la nostra esistenza? Vi faccio un esempio, se l'umanità dovesse estinguersi non sarebbe così sbagliato dire che l'universo finirebbe di esistere in quanto non ci sarebbe più nessuno a riconoscere la sua esistenza (in verità questo discorso lo si vede spesso per il tempo). Cosa ne pensate?

Serve un fattore esterno per potersi conoscere. Come può esistere un soggetto senza un oggetto?
Nel caso della scomparsa della razza umana, l'universo continuerebbe ad esistere perchè infiniti esseri senzienti ne fanno esperienza. Il grado di consapevolezza di questi esseri senzienti è difficile da stabilire, non ci sono certezze al riguardo. Di sicuro tutti questi esseri starebbero molto meglio e tirerebbero un sospiro di sollievo dall'estinzione dell'essere umano... :)
Un augurio di buona salute non si nega neppure a... Salvini ! :)
A tavola potrebbe pure mancare il cibo ma... mai il vino ! Si, perché una tavola senza vino è come un cimitero senza morti  ;)  (nota pro cultura (ed anche cucina) mediterranea)

Mario Barbella

"COGITO ERGO SUM" è esattamente la stessa cosa di "IO sono", d'altra parte l'IO (da non confondere con l"io" comunemente inteso) è, niente meno che l'intero Universo. In altri termini, IO e il Mio universo è l'entità assolutamente UNICA, auto-referente. Questa radicale autoreferenza spiega l'inadeguatezza del nostro linguaggio (in generale) quando si pretende di entrare ne dettaglio quantistico col consueto linguaggio oggettivo, cioè costruito sull'ingenua -seppur comoda- visione oggettivistica del mondo, :-\  :o
Un augurio di buona salute non si nega neppure a... Salvini ! :)
A tavola potrebbe pure mancare il cibo ma... mai il vino ! Si, perché una tavola senza vino è come un cimitero senza morti  ;)  (nota pro cultura (ed anche cucina) mediterranea)

Phil

Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PMCartesio dovrebbe innanzitutto dimostrare a se stesso che le percezioni che ha di me e delle mie parole non esauriscano la realtà, che oltre a tali percezioni (materiali e mentali) esiste lui come soggetto di esse ed esisto io come uno degli oggetti di esse oltre che come soggetto di altre percezioni (le "mie").
Cartesio (prometto che da domani lo faccio riposare in pace!) parla non a caso di "cogito ergo sum", per cui il ragionamento che ti proponevo va applicato a te che pensi in prima persona, e non a Cartesio che guarda te o ad un osservatore esterno che guarda il tuo cervello (forse ti ho confuso con la storia dell'"es", ma voleva essere un invito a pensarlo alla tua prima persona, per quello ho usato il tu...).

Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PMLe percezioni circa la "mia attività" (esattamente come qualsiasi altra percezione accadesse) potrebbero benissimo essere tutto ciò che realmente accade (non è per nulla contraddittorio pensarlo, ergo è possibile che così sia).  Non dimostrano assolutamente nulla circa l' esistenza, oltre ad esse, anche di me come loro soggetto (né di loro oggetti, uno dei quali potrei (forse) essere (se fosse che esisto –cosa indimostrabile- pure io stesso: sia soggetto che oggetto dell' autocoscienza).
"Le percezioni circa la mia attività" (cit.) non possono essere tutto ciò che realmente accade perché, indubbiamente penso, e per pensare devo esistere: la prospettiva di Cartesio è tutta qui...

Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PMQualsiasi cosa io fossi, nel caso indimostrabile oltre alle sensazioni coscienti esistessi anch' io (cosa che ovviamente credo, ma essendo ben consapevole che si tratta di un mero atto di fede), allora accadrebbero i miei pensieri; ma non necessariamente viceversa dall' accadere dei pensieri necessariamente sarei inoltre io, qualsiasi cosa fossi. Se sono e penso, allora sicuramente esiste il mio pensiero, ma se esiste "questo" pensiero attualmente in atto, non necessariamente, oltre ad esso, esiste anche qualcos' altro costituente me
Ci può essere un pensiero senza pensatore? Qui sia io che Cartesio non siamo d'accordo, ma ho capito che per te forse è possibile (come nel caso di percezione senza percipiente...). Eppure, suggerisco ancora, fai una prova "empirica": ora, adesso, mentre stai leggendo queste righe, prova a pensare a qualcosa... se ci riesci, significa che pensi, e se pensi (non dico "percepisci"), almeno tu, esisti... poi esisto anch'io e sono il Genio Maligno, ma questa è un'altra storia...

Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PMLe uniche cose che sono prodotti fisiologici del cervello ottenuti dall'estrema complessità delle connessioni neurologiche[/font][/color], come la bile è la secrezione del fegato, o la saliva quella delle ghiandole salivali, sono i movimenti dei muscoli volontari, i comportamenti del titolare del cervello": nient' altro (l' esperienza cosciente necessariamente accompagna la fisiologia cerebrale, ma non ne è affatto un prodotto).
Corteccia cerebrale e reti neurali, ovvero realtà concrete, sono ciò che, per quel poco che ho letto, rende possibile il pensare (e non solo: persino il godimento estetico, v. neuroestetica, che ho "scoperto" da poco...); non credo si tratti quindi solo di "accompagnare l'esperienza cosciente" ma di esserne la materiale condizione di possibilità (senza corteccia e neuroni, niente pensiero... o sbaglio?).

Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PMQuello che vivi nel sogno, non è (né "solo" né "anche") un'"attivazione cerebrale endogena": credo ammetterai che c' è una differenza enorme (e non certo un' identità) fra (la visione, le sensazioni tattili erotiche, il profumo, ecc. di) Liz Taylor* nel momento del suo massimo splendore che ti si concede a tutti tuoi desideri con (la visione di) quella roba molliccia roseogrigiastra fatta di neuroni, assoni, molecole, atomi, ecc che vi corrisponde nel momento del tuo sogno erotico (cioè che per esempio io potrei vedere esaminando il tuo cervello mentre la sogni)!
Direi che non è affatto necessario "esternalizzare" la prospettiva, anzi: quando vedo qualcosa, quel qualcosa è, per me, l'immagine che ho nella mia retina poi trasmessa al cervello etc. senza che debba esserci qualcuno ad osservare questo passaggio di informazioni/immagini. Soprattutto, io non vedo il percorso che fa la luce quando colpisce l'oggetto, poi entra nel mio occhio etc. etc. ma tutto ciò è il mio vedere l'oggetto, ed è per me l'oggetto che vedo (la noesi del noema per dirla con Husserl). Nel sogno è lo stesso, non posso vedere ciò che accade nel mio cervello dall'esterno, ma ciò che accade viene "visto" (anzi "vissuto oniricamente") da me come sogno (e quindi come la venerabile Taylor...). 
Tutta una questione di prospettiva ottica: non posso osservare cosa comporta il vedere nel mio cervello mentre vedo (ovvero vede), ma so (se mi fido della medicina) che il mio vedere è in realtà attività cerebrale che non potrò mai vedere direttamente (al massimo su schermo). 
E' un po' come quando si crede che sia il dito a sentire i tasti del Pc: in verità è il cervello ad elaborare l'impulso e a (ri)localizzarlo nel dito; infatti, il dito con i nervi recisi non sente nulla perché non comunica con il cervello, non perché sia diventato letteralmente "insensibile" (se mi passi il gioco di parole, "tutto fa capo al cervello"...)


Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PME questo sognare, si pone ovviamente, parimenti del pensare, come espressione del tuo esistere (e non come dimostrazione)
Ma l'espressione del mio esistere non presuppone (dimostrandola cartesianamente) la mia esistenza? Anzi, l'espressione non è addirittura più di una dimostrazione? Qualcosa per esprimersi deve esistere (poi magari mi inganno su cosa sia realmente...).

P.s. Ovviamente, rispondo alle tue osservazioni ma non per convincerti di qualcosa... forse neanche io sono totalmente d'accordo con il mio Cartesio "attualizzato"!

sgiombo

Citazione di: Phil il 17 Giugno 2016, 23:29:00 PM


Cartesio (prometto che da domani lo faccio riposare in pace!) parla non a caso di "cogito ergo sum", per cui il ragionamento che ti proponevo va applicato a te che pensi in prima persona, e non a Cartesio che guarda te o ad un osservatore esterno che guarda il tuo cervello (forse ti ho confuso con la storia dell'"es", ma voleva essere un invito a pensarlo alla tua prima persona, per quello ho usato il tu...).


CitazioneMa per applicare il ragionamento di Cartesio a me come spoggetto che pensa in prima persona il nostro amico dovrebbe prima dimostrare che, oltre alle sensazioni (sue; cosa che credo ma che non é dimostrabile) esiste anche lui come soggetto (che esisto anch' io e tutto il mondo a lui esterno lo ricava dall' esistenza di Dio che pretenderebbe di dimostrare con il cosiddetto "argomento ontologico", ma questo é un altro discorso).

Esistono le percezioni immediatamente avvertite (materiali e mentali, res extensa e res cogitans, per dirla con il nostro) e questo si constata con certezza; l' esistenza di nient' altro che questo si constata né si può dimostrare in alcun modo perché l' inisistenza di alcunché d' altro (che ecceda le percezioni) é un' ipotesi perfettamente coerente, logicamente corretta e dunque la realtà potrebbe anche benissimo esserne esurientemente descritta.

"Le percezioni circa la mia attività" (cit.) non possono essere tutto ciò che realmente accade perché, indubbiamente penso, e per pensare devo esistere: la prospettiva di Cartesio è tutta qui...

CitazioneLo so, ma la ritengo una prostettiva errata: indubbiamente accadono i pensieri (e le altre sensazioni), ma perché accadano i pensieri non necessariamente deve esistere un loro soggetto pensante.

Ci può essere un pensiero senza pensatore? Qui sia io che Cartesio non siamo d'accordo, ma ho capito che per te forse è possibile (come nel caso di percezione senza percipiente...). Eppure, suggerisco ancora, fai una prova "empirica": ora, adesso, mentre stai leggendo queste righe, prova a pensare a qualcosa... se ci riesci, significa che pensi, e se pensi (non dico "percepisci"), almeno tu, esisti... poi esisto anch'io e sono il Genio Maligno, ma questa è un'altra storia...


CitazioneSi.
Non v' é alcuna incoerenza, scorrettezza logica, contraddizione nel pensarlo, dunque é senz' altro ipotizzabile.

Se riesce ad acadere (accade) il pensiero di qualcosa che appena prima é stato desiderato essere pensato (é stato preceduto dalla sensazione di questo desiderio), allora significa necessariamente solo che a- (-le sensazioni costituenti) -lo sforzo, il desiderio di pensare qualcosa é succeduto (l' insieme delle sensazioni costituenti) il pensarlo. Punto e basta.

Corteccia cerebrale e reti neurali, ovvero realtà concrete, sono ciò che, per quel poco che ho letto, rende possibile il pensare (e non solo: persino il godimento estetico, v. neuroestetica, che ho "scoperto" da poco...); non credo si tratti quindi solo di "accompagnare l'esperienza cosciente" ma di esserne la materiale condizione di possibilità (senza corteccia e neuroni, niente pensiero... o sbaglio?).

CitazioneNon sbagli nel sostenere che senza corteccia e neuroni, niente pensiero.
Ma "ciò che rende possibile il pensare (ecc.)", ciò che ne é "la materiale condizione di possibilità"  =/= "il pensare", "il pensiero" (e il resto dell' "esperienza cosciente", res extensa compresa).  
Senza cervello niente pensiero (e viceversa), ma cervello =/= mente.

Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PMQuello che vivi nel sogno, non è (né "solo" né "anche") un'"attivazione cerebrale endogena": credo ammetterai che c' è una differenza enorme (e non certo un' identità) fra (la visione, le sensazioni tattili erotiche, il profumo, ecc. di) Liz Taylor* nel momento del suo massimo splendore che ti si concede a tutti tuoi desideri con (la visione di) quella roba molliccia roseogrigiastra fatta di neuroni, assoni, molecole, atomi, ecc che vi corrisponde nel momento del tuo sogno erotico (cioè che per esempio io potrei vedere esaminando il tuo cervello mentre la sogni)!
Direi che non è affatto necessario "esternalizzare" la prospettiva, anzi: quando vedo qualcosa, quel qualcosa è, per me, l'immagine che ho nella mia retina poi trasmessa al cervello etc. senza che debba esserci qualcuno ad osservare questo passaggio di informazioni/immagini. Soprattutto, io non vedo il percorso che fa la luce quando colpisce l'oggetto, poi entra nel mio occhio etc. etc. ma tutto ciò è il mio vedere l'oggetto, ed è per me l'oggetto che vedo (la noesi del noema per dirla con Husserl). Nel sogno è lo stesso, non posso vedere ciò che accade nel mio cervello dall'esterno, ma ciò che accade viene "visto" (anzi "vissuto oniricamente") da me come sogno (e quindi come la venerabile Taylor...).
Tutta una questione di prospettiva ottica: non posso osservare cosa comporta il vedere nel mio cervello mentre vedo (ovvero vede), ma so (se mi fido della medicina) che il mio vedere è in realtà attività cerebrale che non potrò mai vedere direttamente (al massimo su schermo).
E' un po' come quando si crede che sia il dito a sentire i tasti del Pc: in verità è il cervello ad elaborare l'impulso e a (ri)localizzarlo nel dito; infatti, il dito con i nervi recisi non sente nulla perché non comunica con il cervello, non perché sia diventato letteralmente "insensibile" (se mi passi il gioco di parole, "tutto fa capo al cervello"...)

CitazioneL' immagine che hai nella tua retina poi trasmessa al cervello etc. (che tu non vedi, come non vedi tutto "il percorso, ecc.": la può vedere qualcun altro) quando vedi qualcosa non é il tuo vedere qualcosa; così come come il tuo cervello mentre sogni la sublime Liz non é il tuo sogno, anche se né la visione né il sogno potrebbero accadere se non accadessero anche determinati eventi neurofisiologici nel tuo cervello.

Non é il cervello (e non solo non é il dito) che sente i tasti del PC: tutto ciò che il cervello "fa" é elaborare potenziali di azione in ingresso dai recettori tattili del dito e nient' altro. La sensazione del tasto (i qualia che la costituiscono) sono solo nella tua coscienza, mentre nel tuo cervello (che può essere in altre coscienze e solo indirettamente -la sua immagine su uno schermo- nella tua) accadono unicamente tutt' altre "cose" (anche se necessariamente correlate, corrispondenti ad essa): potenziali d' azione lungo fasci di assoni, ecitazioni e/o inibizoini trans - sinaptiche, ecc.: eventi ben diversi dai qualia delle sensazioni tattili del dito (cui necessariamente corrispondono)!

(Ma se non ti ho convinto con l' evidentissima differenza fra le sensazioni visive, tattili, ecc. di Liz Taylor che ti si concede, sia pure in sogno, nel momento del suo massimo splendore e le sensazioni del tuo cervello mentre la sogni, onestamente dubito che sia più convincente questo esempio molto meno eccitanrte).


Citazione di: sgiombo il 17 Giugno 2016, 21:57:13 PME questo sognare, si pone ovviamente, parimenti del pensare, come espressione del tuo esistere (e non come dimostrazione)
Ma l'espressione del mio esistere non presuppone (dimostrandola cartesianamente) la mia esistenza? Anzi, l'espressione non è addirittura più di una dimostrazione? Qualcosa per esprimersi deve esistere (poi magari mi inganno su cosa sia realmente...).
CitazioneCerto il tuo esistere, una volta postulato (e non dimostrato né mostrato!) implica ovviamete, tautologicamente (non dmostrandola!) la tua esistenza.
Ma prima si deve postulare (non potendosi dimostrare né mostrare) il tuo esistere!

P.s. Ovviamente, rispondo alle tue osservazioni ma non per convincerti di qualcosa... forse neanche io sono totalmente d'accordo con il mio Cartesio "attualizzato"!

CitazioneIo non mi preoccuperei troppo di "disturbare" Cartesio: credo che se, per assurdo, esistesse ancora e potesse osservarci sarebbe contento di contunuare a sollecitare il nostro ingegno. E questo indipendentemente dalla, alquanto scarsa, possibilità che qualcuno di noi convinca qualcun altro di qualcosa: é già interessante il ragionare criticamente su convinzioni diverse dalle proprie e autocriticamente sulle proprie; uso reiterato di pronomi personali -e/o possessivi? Boh, a scuola non ero male in grammatica, ma é passato più di mezzo secolo- perche ovviamente credo che io, tu, Cartesio -ai suoi tempi, purtroppo per lui- siamo realli, non perché creda che ciò sia dimostrabile né mostrabile.
Fra l' alro nella mia ahimé lontana gioventù la lettura del Discorso sul metodo e delle Meditazioni metafisiche é stata per me molto importante e fruttuosa; ne resto un ammiratore, per quanto non acritico.


Mario Barbella

Citazione di: Sariputra il 16 Giugno 2016, 10:04:57 AM
Citazione di: Qualcuno il 16 Giugno 2016, 00:41:43 AMCiao a tutti, sono nuovo del forum, spero di non aver sbagliato sezione. Secondo voi é giusto "cogito ergo sum" o sarebbe meglio dire "cogito ergo es"? In pratica noi potremmo dire di essere senza che avvengano contatti con l'ambiente esterno o serve un fattore esterno a riconoscere la nostra esistenza? Vi faccio un esempio, se l'umanità dovesse estinguersi non sarebbe così sbagliato dire che l'universo finirebbe di esistere in quanto non ci sarebbe più nessuno a riconoscere la sua esistenza (in verità questo discorso lo si vede spesso per il tempo). Cosa ne pensate?

Serve un fattore esterno per potersi conoscere. Come può esistere un soggetto senza un oggetto?
Nel caso della scomparsa della razza umana, l'universo continuerebbe ad esistere perchè infiniti esseri senzienti ne fanno esperienza. Il grado di consapevolezza di questi esseri senzienti è difficile da stabilire, non ci sono certezze al riguardo. Di sicuro tutti questi esseri starebbero molto meglio e tirerebbero un sospiro di sollievo dall'estinzione dell'essere umano... :)
D'accordo, non ha senso un soggetto senza oggetto, ma correggerei che non ha senso un oggetto senza l'IO o Coscienza osservante. L'IO (che non è l'io comunemente inteso come riferito ad un qualsiasi tale). Tale IO è unico ed assoluto ed è la singolarità sintesi dell'Universo. L'IO, dunque, giustifica ed è l'Osservatore Universale che,osservando l'Universo, cioè vivendo, osserva SE STESSO. ;)
Un augurio di buona salute non si nega neppure a... Salvini ! :)
A tavola potrebbe pure mancare il cibo ma... mai il vino ! Si, perché una tavola senza vino è come un cimitero senza morti  ;)  (nota pro cultura (ed anche cucina) mediterranea)

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