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Autorità e Verità

Aperto da bobmax, 03 Gennaio 2024, 11:38:03 AM

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iano

#30
Questa verità, di cui qui si parla, ha una sospetta somiglianza con la  ''bella di Torriglia'', che tutti la vogliono, e nessuno se la piglia.
Non sarà arrivato il momento di smettere di illuderla, questa povera figliola?
Nel disperato tentativo di non disperderne il DNA la si darebbe in sposa pure alla prima funzionalità che passa.
Se è sufficiente parlare di funzione, non c'è più bisogno di parlare di verità.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pensarbene

Se  ciò che è vero è vero e basta e non serve a niente...
Un'etica sganciata dalla materia energia e dal suo essere funzionalmente umana a che cosa serve?
Se io mi trovo davanti ad un tizio che mi vuole uccidere e sta per premere il grilletto...che faccio?
Lo amo e lo perdono in anticipo?
Gli faccio quello che vorrei che lui facesse a me....oppure che non facesse a me?
Questo è un esempio estremo ma di meno estremi e quotidiani ce n'è a bizzeffe!
Se poi credete alla morale naturale non cercatela negli animali e nei vegetali: la leonessa che aggredisce una gazzella,felice di farlo,uccide con piacere.
Il serpente avvelena o stritola 
con lo stesso piacere,il  virus  ama le cellule al punto di non poter fare a meno di esse...
I batteri adorano il corpo umano e le Amanite ammirano il vostro fegato.
Zecche, pidocchi,sanguisughe e parassiti vari non possono fare a meno degli...altri e ne apprezzano alcuni aspetti...
Potrei continuare all'infinito per dire che non c'è alcuna etica nella natura e naturale nell'uomo ma una regola generale di non interferenza tra specie, molto relativa, basata sul DNA e sulla riproduzione ma non su altro.
Questa è verità o no?
L'unica etica umana non viene dal Cielo ma dalla Terra anche se secondo me  il Cirlomla sostiene.
Ed è proprio l'etica della sopravvivenza e della "vitalità" , per la quale qualsiasi ingerenza umana nella sopravvivenza e nella vitalità umana  è illecita, scorretta e, fuori da certi limiti di tolleranza ,omicidale suicidale e folle.

Tutto qui.








daniele22

Mi sa che vi siete proprio bevuto il cervello. Società post-umana? Funzionalità? Ma dove? Voi state a discutere sull'autoritá della scienza senza rendervi conto che l'Autorità corrisponde al corpo giuridico dello Stato con annesse le forze dell'ordine che cercano di garantirne il funzionamento, appunto. Allora, cos'è che funziona? Mappare i DNA dei cani? Oppure fare una legge sul traffico di influenze? O farne una del tipo concorso esterno in associazione mafiosa? O far dire all'imputato che la donna che ha ammazzato era solo sua dando così il destro ad un avvocato intraprendente per sostenere che l'imputato, al dire certe cose, è certamente non in grado di intendere dato che la schiavitù è stata abolita da una vita? Penso infine che sarà meglio che vi prendiate cura delle vostre menti.
.
@niko
Avevo capito quello che intendevi dire: dal tuo discorso ho estrapolato la parte più sintetica rilevando il tuo magnificare la scienza scordando che la scienza non vive di luce propria, essendo bensì provocata da intuizioni di singole menti umane che trovano le proprie intuizioni dalla propria consapevolezza la quale si nutre di esperienza personale che si costituisce a sua volta di relazione con le cose e di relazione con altre opinioni.
Dato che mi reputo uno dei pochi esemplari di oltre-uomo ti indico la via che io reputo migliore e che corrisponde al superamento del vero/falso. La via alternativa è quella di insistere a pretendere di soffocare ciò che è falso per far emergere il vero. Ed è quella che ad oggi stiamo percorrendo. Ciò che è falso è il fuorilegge e ciò che è vero è il dentrolegge. La domanda che faccio io allora è questa: riescono le forze dell'ordine a garantire quello che lo Stato con le sue leggi pretende di stabilire come essere il campo del vero (dentrolegge) e campo del falso (fuorilegge)?
.
P.s.: resta da stabilire quel che intendo in pratica dicendo che bisogna superare il problema vero/falso. Ma prima bisogna rispondere alla domanda che ho posto a niko

Pensarbene

Scrivi:"l'Autorità corrisponde al corpo giuridico dello Stato con annesse le forze dell'ordine che cercano di garantirne il funzionamento, appunto. "

heil Hitler

PS annettici anche finanza ed economia,mediatica e informatica e avrai realizzato il Mein Kampf perfetto: complimenti!

Jacopus

CitazioneMi sa che vi siete proprio bevuto il cervello. 
Per Daniele. Modera i termini. Non siamo su Facebook. Qui si può obiettare e criticare ma senza offendere. Grazie.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Citazione di: Koba II il 05 Gennaio 2024, 09:47:00 AML'unica persona autorevole è quella che ha fatto della ricerca della verità il proprio centro. Che ha saputo rinunciare ad ogni cosa per essa, ad ogni bene materiale, che ha dimenticato se stesso nel pellegrinaggio verso di essa.
Qui al centro c'è la ricerca, non la verità. C'è il dialogo, non il sistema. C'è l'inquietudine del periodo assiale (Jaspers) dei filosofi, dei profeti, dei saggi di India, Cina, Mediterraneo, del 500 a.C., non la competenza che dà la singola soluzione tecnica.
Ancora una volta per salvarci non ci rimane che rinascere ripartendo da lì, dallo spirito di quell'epoca.

Sì, la ricerca è fondamentale. Tuttavia non sufficiente affinché vi possa essere autorevolezza.

Perché la ricerca necessita di salire dei gradini, e questi gradini sono "verità". Verità relative, provvisorie, ma senza le quali non è possibile alcuna effettiva ricerca.

Il puro "ricercatore" che non si affida a qualche gradino, seppur instabile e con la consapevolezza che lo sia, non avrebbe proprio nulla da dire. E quindi, nessuna possibile autorevolezza.

L'autorevolezza è in chi esprime sia la ricerca, sia "verità" su cui lui si arrischia procedere.
È autorevole, perché cerca e prova a fondare qualcosa, pur consapevole del possibile, probabile naufragio.

Il periodo assiale è il lascito più prezioso che viene dal passato.
È fonte inesauribile di stimoli per la ricerca.

Non denigrererei però la competenza tecnica. Perché pure le "verità" tecnico/scientifiche posso essere gradini per la ricerca della Verità.
Dipende sempre e soltanto dal soggetto.

L'esperienza del limite, così ben analizzata da Jaspers, può infatti avvenire seguendo ogni percorso di conoscenza.
Anche le competenze tecniche possono condurre di fronte al limite. E lì filosofare per davvero.

Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

@Jacopus
@Pensarbene
Se queste sono le vostre osservazioni in merito a un discorso articolato mi vien proprio da dire: Come Volevasi Dimostrare.
Comunque mi autocensuro, mi scuso per finta e taglio la prima frase visto che non cambia di una virgola il discorso.
In ogni caso complimenti a tutti e due; dimostrate senz'altro grande profondità di pensiero

Pensarbene

grazie!
@bobmax 
Scrivi e giustamente:

"Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia."
questo perché si sono accorti che matematica e fisica mostrano che la realtà è complessa e sfaccettata,presenta aspetti probabilistici e un quid di margine che sfugge.
Non a caso i computer quantistici sono superisolati e ciononostante soggetti a errori che i computer non quantistici non fanno.
Questo perchè i computer non quantistici seguono una logica tutto sommato semplice e  dicotomica.
Quelli quantistici ne seguono un'altra e sembra proprio che quest'altra dia un'idea più....realistica e, nel contempo, complessa e problematica della realtà!


Koba II

Citazione di: bobmax il 06 Gennaio 2024, 10:23:03 AMSì, la ricerca è fondamentale. Tuttavia non sufficiente affinché vi possa essere autorevolezza.
Perché la ricerca necessita di salire dei gradini, e questi gradini sono "verità". Verità relative, provvisorie, ma senza le quali non è possibile alcuna effettiva ricerca.
Il puro "ricercatore" che non si affida a qualche gradino, seppur instabile e con la consapevolezza che lo sia, non avrebbe proprio nulla da dire. E quindi, nessuna possibile autorevolezza.
L'autorevolezza è in chi esprime sia la ricerca, sia "verità" su cui lui si arrischia procedere.
È autorevole, perché cerca e prova a fondare qualcosa, pur consapevole del possibile, probabile naufragio.
Il periodo assiale è il lascito più prezioso che viene dal passato.
È fonte inesauribile di stimoli per la ricerca.
Non denigrererei però la competenza tecnica. Perché pure le "verità" tecnico/scientifiche posso essere gradini per la ricerca della Verità.
Dipende sempre e soltanto dal soggetto.
L'esperienza del limite, così ben analizzata da Jaspers, può infatti avvenire seguendo ogni percorso di conoscenza.
Anche le competenze tecniche possono condurre di fronte al limite. E lì filosofare per davvero.
Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia.
Si può provare a interpretare il potere e la violenza come rapporto tra l'Io e l'Altro.
La violenza ha come obiettivo la distruzione dell'altro, il potere invece cerca di assimilare l'altro a sé, cerca di trasformarlo in qualcosa di simile a sé. Le politiche di integrazione degli immigrati messe in atto dai paesi europei sono appunto tentativi di rendere culturalmente omogenei gli stranieri al cittadino occidentale.
In questa azione ci vuole certo della competenza (conoscenza dell'altro), ma soprattutto, ciò che segna l'intensità dell'azione e la sua possibile efficacia, un'idea chiara di se stessi.
Più si è convinti di disporre di un'identità certa, più l'azione politica sarà decisa (fino a sconfinare nella violenza, quando l'integrazione dell'altro apparirà impossibile o dannosa).

Altro esempio: la regolamentazione dei sistemi di intelligenza artificiale. Il tema è complesso, ma la sua complessità tecnica riguarda soprattutto la creazione di questi sistemi, non gli effetti sociali ed economici.
Dunque dopo breve e limitata comprensione del tema, la scelta politica si baserà essenzialmente, anche qui, su ciò che si crede di essere, su ciò che si ritiene essere l'umanità.

Ne risulta – ma il discorso mi convince fino a un certo punto... – che la differenza in autorevolezza sia determinata più che dalla competenza sull'oggetto in questione, dalla tendenza a problematizzare il rapporto con la propria identità.

bobmax

Citazione di: Pensarbene il 06 Gennaio 2024, 11:15:21 AMgrazie!
@bobmax
Scrivi e giustamente:

"Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia."
questo perché si sono accorti che matematica e fisica mostrano che la realtà è complessa e sfaccettata,presenta aspetti probabilistici e un quid di margine che sfugge.
Non a caso i computer quantistici sono superisolati e ciononostante soggetti a errori che i computer non quantistici non fanno.
Questo perchè i computer non quantistici seguono una logica tutto sommato semplice e  dicotomica.
Quelli quantistici ne seguono un'altra e sembra proprio che quest'altra dia un'idea più....realistica e, nel contempo, complessa e problematica della realtà!


Sì, vi è sempre un margine indeterminabile.
 L'errore è ineliminabile, ovunque.

Anche i computer classici, digitali, hanno a che fare con l'errore. Che si cerca di ridurre il più possibile, ma non vi si riesce mai del tutto.

D'altronde non è forse l'errore, la sua insopprimibilitá, a tenere aperto questo mondo?
Se non vi fossero errori, saremmo perfetti, il mondo sarebbe finalmente chiuso e noi... lì sepolti.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: Koba II il 06 Gennaio 2024, 14:20:20 PMSi può provare a interpretare il potere e la violenza come rapporto tra l'Io e l'Altro.
La violenza ha come obiettivo la distruzione dell'altro, il potere invece cerca di assimilare l'altro a sé, cerca di trasformarlo in qualcosa di simile a sé. Le politiche di integrazione degli immigrati messe in atto dai paesi europei sono appunto tentativi di rendere culturalmente omogenei gli stranieri al cittadino occidentale.
In questa azione ci vuole certo della competenza (conoscenza dell'altro), ma soprattutto, ciò che segna l'intensità dell'azione e la sua possibile efficacia, un'idea chiara di se stessi.
Più si è convinti di disporre di un'identità certa, più l'azione politica sarà decisa (fino a sconfinare nella violenza, quando l'integrazione dell'altro apparirà impossibile o dannosa).

Altro esempio: la regolamentazione dei sistemi di intelligenza artificiale. Il tema è complesso, ma la sua complessità tecnica riguarda soprattutto la creazione di questi sistemi, non gli effetti sociali ed economici.
Dunque dopo breve e limitata comprensione del tema, la scelta politica si baserà essenzialmente, anche qui, su ciò che si crede di essere, su ciò che si ritiene essere l'umanità.

Ne risulta – ma il discorso mi convince fino a un certo punto... – che la differenza in autorevolezza sia determinata più che dalla competenza sull'oggetto in questione, dalla tendenza a problematizzare il rapporto con la propria identità.


Ma le nostre scelte, sono inevitabilmente condizionate da ciò che noi riteniamo di essere. E ciò che pensiamo di essere può venir valutato, sempre da noi, positivamente oppure negativamente.

Ed è proprio questa valutazione, del nostro bene e del nostro male, il termine di paragone per decidere le nostre scelte.
Su quale altra base potremmo mai scegliere?

Epperò, poi magari sbagliamo...
Ma non è forse proprio questo iato, tra ciò che dovremmo scegliere per come siamo e ciò che viceversa scegliamo, a determinare la nostra evoluzione spirituale?

L'aspetto tecnico della IA non mi sembra marginale, soprattutto riguardo al nostro umanesimo.
Come funziona una IA?
Si basa davvero sulla semplice induzione?
Questa è una via possibile, tra le tante, per giungere al limite, interrogandoci su chi allora noi siamo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Pensarbene

#41
@bobmax
Il problema dei computer quantici è il fatto che una minimissima interferenza, come  da entanglement ad esempio,produrre risultati sbagliati.
Nei computer classici il margine di errore è minore perché hardware e software procedono linearmente per bit e non qbit.
 Infatti,i computer quantici utilizzano alcune proprietà quantistiche grazie all'hardware:

  • Sovrapposizione: I qubit possono essere sovrapposti in due stati contemporaneamente. Ciò consente ai computer quantistici di eseguire più calcoli contemporaneamente.
  • Entanglement: I qubit possono essere entangled, il che significa che sono collegati tra loro in modo tale che lo stato di uno qubit influisce sullo stato dell'altro qubit. Ciò consente ai computer quantistici di eseguire calcoli che sarebbero impossibili per i computer classici.

Sono i qbit ad essere "hardware" sulla base di un hardware di base il che complica molto le cose.
Inoltre, per poter lavorare con un minimo di utilità e funzionalità, i qbit devono essere dell'ordine di centinaia di milioni se non di miliardi.
Pensa che i PC quantici migliori  attuali ne hanno poche decine!

Per quanto riguarda la IA, ti posso dire che il centro IA di Google negli USA consuma tanta elettricità in 24 ore quanto una piccola cittadina!
Mi "diceva" una chat IA che se Internet integrasse L'IA nei siti  con l'idea di farli diventare più intelligenti e veloci , il consumo complessivo giornaliero di elettricità sarebbe pari a quello di "vari Stati mondiali" ....


 

Alberto Knox

Gli esseri umani possono sbagliare , ma questa possibilità di sbaglio e di trovare la propia risposta , o in altre parole, di riempire lo spazio vuoto in maniera autonoma e resposnabile anche sbagliando e col rischio di perderdersi è il sale dell umanità e se questo spazio vuoto viene riempito da un nuovo oracolo , che si chiami chat gpt o altro , che sa già tutte le risposte e noi non facciamo altro che eseguire quello che il programma ci dice ,anche se ce lo dice in modo perfetto , si perde la specificità umana. è questo il pericolo .
C'è stato un filosofo che espresse questo pensiero in maniera efficace, si chiamava Lessing ,che voi tutti conoscete naturalmente.  ebbene lui disse:
«Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: - Scegli, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, concedimi questo; la pura verità è soltanto per te»

E se oggi la personificazione della tecnica venisse davanti a me e mi dicesse, ecco qui hai la pura efficenza , tutta la logica del sistema priva di errori in se stessa e scegliendo questa non avrai piu ansia ne incertezze e viceversa da quest'altra parte hai il vecchio uomo fatto di logos più caos e mi dicesse scegli , io risponderei esattamente come Lessing.

La ricerca della verità è superiore al possesso della verità. Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenze. Dove tale conoscenze aquisite devono essere aperte alle correzioni e ai contributi che vengono dalle nuove esperienze, così che la conoscenza autentica non è quella di chi difende le posizioni raggiunte ma di chi si espone alla ricerca , consapevole del rischio di sbagliare, alla ricerca  di nuovi risultati. Questo siamo chiamati a fare come esseri dotati di intelligenza. Se si perde questo, lo ripeto, si perde la specificità umana.  La intelligenza aritificiale è solo logica , ma già Tagore diceva che "una mente che è solo logica è come un coltello che è solo lama" noi abbiamo bisogno dell analisi logica ma abbiamo bisogno anche di fare sintesi e la sintesi viene dal cuore. Uso questo termine per riferirmi all interiorità umana che sempre viene messa in gioco nella ricerca libera di verità.  Ebbene se la i.a. è al servizio della libertà umana di sbagliare , di essere archia e di essere anarchia , di avere un idea diversa, di avere un utopia , di sognare qualcosa di diverso allora va bene. Se no, no.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Jacopus

#43
Ripartirei dall'incipit: "chi ha la verità possiede l'autorità." Già questo è un programma culturale preciso, che ha molte origini ma la più importante risiede nel metodo scientifico moderno. La speranza è stata e, probabilmente ancora è, quella di trovare un modello politico "puro", "matematico", in grado di regolare la società contemporanea, come auspicava Hobbes. Nella vita lavorativa, nei gruppi amicali, nella mia breve esperienza nell'esercito però accadeva ed accade che l'autorità la detiene chi possiede un certo tipo di verità, una verità ben poco tecnica, ovvero chi si pone al servizio degli altri, siano essi colleghi o superiori o compagni di gioco. Chi dava l'esempio, si diceva. La stessa autorità che avevano i politici nel secondo dopoguerra, se erano stati partigiani.

Il problema si presenta nel momento in cui la tecnica oscura quella capacità di alcuni di noi di farsi carico delle responsabilità del vivere associato. Finché la tecnica era limitata, ci si poteva ancora illudere circa le proprie capacità individuali di scegliere la "vera autorità" nel mondo della praxis. In seguito, c'è stato un periodo in cui, attraverso sforzi eccezionali si poteva ancora gestire la tecnica, ma per fare questo occorrevano grandi investimenti nel settore della formazione.
Ora la tecnica e la sua sottostante verità non sono più alla nostra portata umana, tanto più in società che disinvestono rispetto alla formazione di massa. Al punto che la domanda ora non è cosa possiamo fare con la tecnica, ma cosa può fare di noi la tecnica. Heidegger che insieme a Nietzsche ha per primo affrontato questa problematica, indicava nell'uomo la materia prima della tecnica (der Mensch der wichtistigste Rosthoff). In questo senso (critico ma potenzialmente anche innovatore) la filosofia contemporanea parla di trans-umanesimo. Sta a noi decidere se contrastare questa tendenza, se invocare (puerilmente) mondi alto-medioevali, oppure se affidarci all'uomo forte, come giustamente paventa Bobmax oppure, sperabilmente, trovare una soluzione migliore. Attraverso questa prospettiva è anche facile interpretare i tanti fenomeni di contrasto alla scienza, il terrapiattismo, il movimento no-vax, il no-climate-change e altri. Sono il tentativo inconsapevole di frenare il movimento ormai autonomo della tecnica, rispetto alla quale noi stiamo diventando, secondo Heidegger, semplice Rosthoff.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Pensarbene

#44
Jacopus, sulla Terra vale il detto:Chi è funzionale alla e protagonista  della mentalità predatoria e farisaica strisciante e non strisciante della specie più evoluta del pianeta, gode e  detiene potere/i e ricchezza/e liquide e non.
ALTRO CHE VERITÀ...
come a Sodoma e Gomorra....

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