ateismo e proiezione umana di Dio

Aperto da davintro, 06 Agosto 2017, 19:35:08 PM

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davintro

Citazione di: green demetr il 30 Ottobre 2017, 22:28:44 PMdavintro : Lo stessa fenomenologia husserliana pur riconoscendo un'attività delle noesi, espressione di una soggettività (però l'Io puro, trascendentale, non l'essere umano con le sue proprietà determinate) nella formazione dei noemi, non mi pare consideri l'attività formante come arbitraria proiezione dell'umano, ma fondato sull'apprensione passiva, la sintesi passiva, di un mondo ulteriore di sensazioni, che incidono sulla formazione degli schemi percettivi, in un'intenzionalità "al contrario" ,che va dall'oggetto al soggetto. Phil : ...al soggetto umano (che dà un senso a quello trascendentale ;) ), Husserl non l'ha precisato perché probabilmente era ovvio; eppure secondo me, è un'ovvietà piuttosto problematica (o almeno "antropocentrica" ;D ), se si ambisce a parlare in termini assoluti e meta-umani... Questo è il mio problema con Husserl. >:( Husserl non solo non l'ha precisato, ma non lo avrebbe mai detto. Infatti non si avvede della problematicità stessa di questo passaggio in più, che non a caso viene dimenticato. In realtà la problematicità vera sta all'inizio della questione Husserliana. E cioè proprio dalla sostanza. Unendo i diversi frammenti sul pensiero che mi sono fatto di Husserl, mi pare che egli ponga la trascendantelità alla base del suo ragionamento. Egli la postula, ossia la ipotizza una volta che ha eseguito l'epochè, ossia la dimenticanza di ogni cosa che riguarda il soggetto. Egli pensa di ritrovarla nell'idea di sfondo, su cui si staglia il primo ogetto, il primo oggetto, non è cioè mettiamo un tavolo, ma lo sfondo stesso su cui "qualcosa" si staglia. Direi che l'errore è già tutto lì. Anche abbastanza evidente per parte mia. Considerare lo sfondo come un oggetto (a sè stante). Quando in verità è oggetto solo all'apparire di uno stagliante, di un Altro oggetto. E come aveva già brillantemente sciolto Hegel la realtà è semplicemente una correlazione. La vecchia idea di sostanza aristotelica non dovrebbe essere già andata in soffitta dopo Kant?? Non tanto per l'idea di sostanza, per quella bisogna aspettare appunto Hegel, ma per quella di sostanza prima. Non esistono sostanze prime, nè forme prime. Esistono invece percetti, primari e secondari (cosa tra l'altra pionerizzata da Locke). Siamo d'accordo che sulla scorta di berkley, l'oggetto risale alla sua forma lentamente e nel tempo.(vogliamo parlare di sintesi passive in questo modo, sarei anche d'accordo) Ma io non sono assolutamente d'accordo che l'oggetto sia una specie di oltre mondo, che viene percepito prima di essere percepito. L'esempio della porta che sta sbattendo, che innesca in noi la sensazione del rumore prima che il rumore avvenga, è chiaramente frutto del trauma auditivo della prima porta che sbatte. E in generale del primo suono esterno udito. Di solito il proprio vagito. Ritenere sostanza ciò che è invece correlazione psicologica, e quindi giustamente intenzionalità attiva, mi sembra un errore, oltre che un approdo aporetico rispetto a come si sta costruendo la propria idea di mondo. Tra l'altro è anche un delirio paranoico, ritenere che l'oggetto abbia uno statuto pari a quello umano, è tipico dei deliri maniaci. (gli oggetti parlano alle persone). E torno a ripetere Dio NON è un oggetto. (che è poi come a dire: quando è che Aristotele viene smesso di essere creduto un grande?)


Personalmente penso che nell'impostazione fenomenologica la dualità sfondo-oggetto, se ho ben capito il contesto in cui qua la dualità viene trattata, debba essere concepita in senso prevalentemente formale, cioè come termini a cui non si associano necessariamente un determinato contenuto fenomenico "materiale", vanno trattati come categorie formali, di per sé vuote nella loro astrattezza, ma indispensabili, trascendentali appunto, nell'organizzazione di un mondo della nostra esperienza cosciente. E il contenuto concreto fenomenico con cui le si "riempie" è in realtà ciò che muta nel passaggio dell'epochè, che segna il passaggio fra l'atteggiamento naturale, per il quale l'attenzione centrale dell'Io è rivolta ai giudizi sul mondo inteso come complesso di fatti realmente esistenti, dunque trascendenti rispetto agli atti soggettivi della coscienza, che resta così sullo sfondo, e l'atteggiamento fenomenologico, nel quale il tema della riflessione consiste nella sfera trascendentale degli atti di coscienza, cosicché, ciò che nel precedente atteggiamento costituiva lo sfondo non tematizzato, diviene oggetto che si staglia, mentre ciò che prima dell'epochè veniva tematizzato come oggetto viene messo in sospensione e relegato a sfondo. Non va confusa l'idea di "oggetto" inteso in senso logico, oggetto inteso come tema verso cui orientare la riflessione, dall'oggetto inteso ontologicamente, cioè in chiave meno formale, come realtà esterna al soggetto. Nella sfera trascendentale che la fenomenologia mira a individuare, l'oggetto inteso nella prima accezione coincide con l'Io puro e gli atti intenzionali soggettivi che da esso scaturiscono (tutt'altro che una dimenticanza del soggetto, anzi, proprio nell'approccio trascendentale il soggetto diviene l'ambito filosofico da cui far derivare ogni analisi sugli aspetti essenziali dei vari fenomeni). Il tema della sostanza rientra nell'ambito ontologico distinto da quello del rapporto oggetto-sfondo, in quanto ciò che collochiamo come "sfondo" e ciò che collochiamo come "oggetto" dipende dall'approccio di ricerca, e la "sostanza" è un concetto che a seconda dell'impostazione che poniamo può essere tematizzata come oggetto se ci poniamo nell'ambito dell'ontologia, oppure essere lasciato sullo sfondo, quantomeno provvisoriamente nel caso ciò che ci interessa consiste non direttamente nell'essere considerato in se stesso, ma sulle soggettive condizioni di conoscibilità o esperibilità dei fenomeni

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