Aristotele, Kasha Zwan ed altri incidenti

Aperto da Jacopus, 27 Agosto 2021, 15:26:22 PM

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Jacopus

La recente vicenda dell'uccisione del comico afghano Kasha Zwan da parte dei talebani mi ha subito ricordato il filo conduttore principale del Nome della rosa di Umberto Eco.  Per chi non lo sapesse, il romanzo è centrato su un ipotetico libretto di Aristotele, facente parte del suo studio sulla poetica e dedicato alla commedia, ovvero all'arte di far ridere. I molti omicidi che avvengono nel monastero nascono dal dogmatismo dell'anziano monaco Jorge da Burgos che fa di tutto per nascondere quel libro, dedicato all'umorismo, perchè sarebbe secondo lui, un insulto a Dio e un dissidio ideologico incolmabile fra cristianesimo e cultura aristotelica, dissidio improponibile in quei tempi di filosofia scolastica.
In realtà tutti i poteri autoritari, fondati sulla sottomissione e sulla impossibilità di replica sono terribilmente infastiditi dall'umorismo e ancora più dalla satira, perchè attraverso quella espressione, quella recita, quello spettacolo si mettono in evidenza tutti i limiti umani, che non possono essere assenti, neppure nel più casto e puro Cincinnato di tutti i tempi.
Nelle democrazie moderne avviene ormai il contrario. Tutto è messo alla berlina, si ride ferocemente di tutto e di tutti e soprattutto di chi detiene il potere, che di solito ignora queste prese per i fondelli ma spesso elogia gli stessi umoristi che lo prendono in giro, fino a rendersi disponibili per sketch televisivi ed altro.
La fine di Kasha Zwan mi inorridisce, così come il pensiero rigido medievale affabulato da Eco, ma anche questo spettacolo continuo, dove non è più possibile trovare qualcosa di serio, di solenne, che possa essere una sorta di "bene comune", al di sopra delle critiche, anche questo mi intristisce perchè è come se pagassimo la nostra libertà di ridere e di canzonarci con l'ammissione che nulla potrà cambiare. Potremmo solo ridere ed essere irriverenti. Nel passato e nel presente dei Talebani invece, evidentemente, quella dimensione di chiusura violenta presupponeva e presuppone anche la possibilità di un cambiamento reale, non un semplice accoglimento del nostro desiderio di ridere dei vizi altrui, che lascia tutto il resto delle nostre relazioni sociali, dei rapporti di potere, nello stesso identico modo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#1
Dalle nostre parti i politici, non potendo combattere la satira, si sono impossessati dello strumento dell'avversario.
Così afferma in un intervista apparsa sul "Venerdì della Repubblica" di oggi Mario Cardinali, direttore del "Vernacoliere".
Si potrebbe dire, parafrasando Andreotti, che la satira logora chi non la fa'.


In chiusura , in risposta all'accusa di abuso di termini volgari , Cardinali dichiara : "sapesse quanto ho dovuto studiare per poter dire bene tutte queste volgarità "
Come dire che per fare della buona satira ci vuole  molta serietà.
Sarà per questo che i politici che se ne sono impossessati appaiono solo volgari, mancandogli da sempre quella serietà che hanno smesso ormai di fingere.
Ma è davvero un male la fine della necessità di questa finzione?
In molti a me pare, non solo i politici, con la fine delle cosiddette ideologie, hanno smesso di recitare le loro parti
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#2
Disillusi e disincantati tutti,  ormai dalle nostre parti, non più soggetti ad esaltazione, nel bene e nel male, con un esempio tragico non al di là del tempo, ma appena al di là' dei nostri confini , di ciò che eravamo, forse è arrivato il momento di sollevare la testa dai nostri libri per riflettere obiettivamente sul loro potere.
La scrittura è una tecnologia che ha stravolto il mondo. Come e perché?
I talebani ci nuotano ancora dentro come pesci. Noi abbiamo iniziato appena a tirare la testa fuori.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

baylham

Il riso è l'espressione della gioia di vivere, della felicità, la liberazione da ogni limite e male: non conosco nulla di più bello e rivoluzionario del riso.


Ipazia

Credo c'entri poco la scrittura. Semmai è un problema di fanatismo da eccesso di ideologie inumane, che attecchiscono principalmente su masse di analfabeti funzionali incapaci di comprendere un testo diverso da quello in cui sono stati imprintati. Anche chi uccise Ipazia ne era affetto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

Eppure si è ucciso e si continua ad uccidere in nome di un testo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

#6
Si uccide in nome di idee non necessariamente contenute in un testo scritto. Anche gli analfabeti indottrinati lo fanno. E anche gli analfabeti indottrinano altri analfabeti.

Aggiungerei inoltre che chi possiede la scrittura può accedere a tanti testi, invece chi non la possiede accede solo al testo o all'idea di chi lo indottrina.

Il libero esame dei test sacri fu una sacrosanta richiesta dei riformatori protestanti contro una casta che indottrinava analfabeti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Citazione di: iano il 28 Agosto 2021, 19:32:27 PM
Eppure si è ucciso e si continua ad uccidere in nome di un testo.

Appunto. Come assai bene dice Ipazia, chi ha un unico riferimento nella vita................vive solo di quello e procrea, uccide e muore solo con riferimento a quello. Infatti questa è la precisa ragione per la quale ignoranza e fanatismo sono sempre andati a braccetto. D'altra parte cosa deve fare un ignorante, se non farsi contento di ciò che ha ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

atomista non pentito

Resto dell'idea che le grandi "malvagita'" di gruppo ( non individuali) ossia ripetute nel tempo da piu' individui , derivino dalle condizioni di vita. La star hollywoodiana , se depressa e stufa della vita , non va a farsi saltare al mercato , si imbottisce di qualcosa che renda lieve il passaggio , non di esplosivo. I tedeschi pre-nazismo andarono a comprare il pane finche' ebbero marchi , con le carrette piene a causa dell'inflazione , finiti questi , a seguito della miseria piu' nera pote' prendere forma cio' che ben sappiamo.  Penso che l'aspetto "materiale" abbia sempre il sopravvento , poi la (sub) cultura ha buon gioco ad indirizzarlo.

baylham

Filosoficamente ritengo che il cambiamento, l'evoluzione sia una costante immutabile della realtà. Riesco anche ad immaginare la prospettiva contraria, che non ci sia alcun cambiamento, ma preferisco l'evoluzione. In entrambe le prospettive consegue che il cambiamento non sia controllabile, dominabile da alcuno e che la promessa di un bene, felicità eterna sia una mera illusione che non può che rendere infelice, triste la vita di coloro che perseguono questo obiettivo e di chi gli sta intorno.
Tristezza che caratterizza soprattutto i fondatori delle principali religioni: non riesco a trovare un passaggio ironico, giocoso, divertente nei principali testi religiosi, soltanto tristezza di fondo con la vana promessa di felicità futura. Dio stesso viene rappresentato in modo triste, serioso.
Comunque trovo inaccettabile che all'ironia e al sarcasmo si risponda con la violenza, segno di una grande povertà intellettuale ed esistenziale. D'altronde senza la violenza di fondo queste religioni non resisterebbero a lungo.

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