Menu principale

ANTIGONE

Aperto da Eutidemo, 03 Luglio 2019, 07:31:11 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Eutidemo

Citazione di: viator il 04 Luglio 2019, 13:01:06 PM
Salve. Per Eutidemo : "Accuse ???". Non mi sembra che Codici Penali, Civili o di altro genere prevedano che egoismo e presunzione siano reati.
Le mie erano osservazioni di carattere logico-ironico (la logica si presta assai all'ironia, secondo me, perchè è spesso produttrice di paradossi).
Comunque anch'io sono egoista e presuntuoso, se ciò ti può sollevare. Succede un paio di volte al giorno : quando mangio.
Mica lo faccio per altruismo, e poi scelgo piatti che presumo possano piacermi mentre mia moglie vorrebbe darmi quelli che mi facciano bene alla salute !! Salutoni.

Lo avevo capito benissimo che le tue erano "accusedi carattere logico-ironico; come, di conseguenza, sono state anche le mie "comparse difensive".
Non ti preoccupare, non mi adonto tanto facilmente!
Salutoni. :)

Lou

Citazione di: Jacopus il 03 Luglio 2019, 23:34:37 PM
Per Lou. Fra Socrate ed Antigone vi sono ovviamente affinità e diversità. Entrambi si oppongono al potere ed entrambi sono sconfitti ed offerti in sacrificio. Entrambi sono ricordati in eterno, anche se l'uno è un personaggio storico e l'altra un personaggio di una tragedia di Sofocle.
La vicenda di Socrate è quella di una condanna contro un uomo che osava troppo, perchè insegnava agli ateniesi ad essere liberi e a dubitare in modo critico di ogni avvenimento del mondo, fino a dubitare di se stessi come metodo principe della filosofia maieutica (γνῶθι σαυτόν).
La condanna proviene da un potere legittimo, ma già corrotto ed in decadenza, che tende a cristallizzarsi dentro regole vuote, piuttosto che rinnovarsi. In modo paradossale la morte di Socrate richiama un mondo che vorrebbe rinnovarsi, perchè è innovativo l'insegnamento di Socrate ma è anche un tentativo sacrificale per riscoprire le antiche virtù greche, per le quali la vita di un singolo può tranquillamente essere sacrificata per il bene di tutti.
Socrate, ci dice Platone, ha sempre professato la necessità di non violare mai la legge, al punto che preferisce morire, piuttosto che evadere, possibilità che gli era stata offerta dagli stessi carcerieri.
Socrate è quindi una freccia verso il futuro, con una punta fatta di antiche virtù.
Antigone ci dice altro. Il suo messaggio è ambiguo ed è per questo molto più immortale di quello della morte di Socrate. Intanto è la figlia di Edipo. Una parentela scomoda e la sua storia ricalca per certi versi quella del padre. La storia è nota, lei preferisce la legge degli dei (ἄγραπτα νόμιμα) "agrapta nomina" alla legge degli uomini, il (νόμος ) "nomos". E la legge degli dei si scatenerà su tutta la città di Tebe, con la furia delle Erinni, allorquando Creonte, detentore del potere della legge positiva, non vorrà scendere a patti con la legge degli dei. Morirà Antigone, morirà il figlio di Creonte e morirà la moglie di Creonte. Creonte resterà solo, raffigurando così nel modo migliore la solitudine del potere. Creonte è il vero antagonista di Edipo, ma come lui soffre la perdita dei suoi cari a seguito di proprie azioni. Edipo perchè ha sete di conoscenza, Creonte perchè ha sete di potere. Edipo perderà volontariamente il potere, Creonte lo manterrà.
In Socrate il conflitto viene sublimato e superato dalla morte ben accettata dal filosofo, che ribadisce la superiorità della legge alla sua vita. In Antigone, le morti si moltiplicano e la superiorità della legge viene pagata non da un sacrificio festoso, come con Socrate, ma da una vendetta divina.
Antigone è quindi una freccia rivolta al passato, con una punta fatta di antiche maledizioni.
Siamo a cavallo tra trascendente ed immanente in una affascinante cavalcata polisemantica, rispetto alla quale, il Critone, che racconta la morte di Socrate è un semplice quadretto appena abbozzato.
Trovo molto interessante questo tuo approfondimendo, tuttavia non ritengo dirimente, stando al senso greco della temporalità, la direzione della freccia del tempo:il passato può essere null'altro che futuro anteriore e il futuro un passato prossimo. Forse, applicare il nostro senso della temporalità, svia da messaggi dove il confine tra immanenza e trascendenza si confonde, poichè entrambi i soggetti è nell'immanenza del simbolo e nella trascendenza della storicità che comunicano e testimoniano messaggi di cui forse il senso è ancora in buona parte da comprendere.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

leibnicht1

Ritorno dopo anni e vedo tanto migliorato questo sito, con immenso conforto e con una sincera commozione. Era molto interessante, ma alquanto scivoloso nel "naif" 15-20 anni fa, ora no. Ho letto tanto e, con grandissimo interesse, ho trascorso la serata con questi vostri, ancora "nostri", dialoghi. Leggere di tanti giovani intelligenti che si confrontano, razionalmente e con spirito critico, con dovizia di cultura e fornendo stimoli davvero interessanti, credetemi, ragazzi, mi riempie il cuore. E che sia fatto in questa nostra lingua italiana, così immensamente ricca da poter ospitare quasi ogni espressione dell'animo dentro pensieri che si possono articolare nel nostro linguaggio... Ineffabile.
Detto questo vengo al tema. Non c'è dubbio che la figura di Antigone si contrapponga a quella di Socrate, per le perfette ragioni che avete tutti citato. 
Il vaglio della "critica consapevole" unito al vaglio del "tempo" storico, tuttavia, ci consegna Antigone come "persona" da rappresentarsi all'interno di un "descritto" umano che si svolge in una "esemplarità": essa è la forma della Tragedia.
Socrate, invece, si inscrive nella Storia, ossia quella che, prescritta nel Fato, può non scriversi affatto, in quanto il sacrificio estremo la disabilita. Socrate, detto in altri modi, "sconvolge" il Fato obbedendo alla Legge e questo fa di lui il possibile "musico col flauto" che Nietzsche suggeriva negli ultimi passi della "Nascita della Tragedia", mi pare intorno al 1870, forse un po' prima.
Antigone, invece, sta dentro il percorso immutabile dell'oblio, il quale, per rinnovarsi, non può che "ripetersi". E' il corso dell'Acheronte, quello infernale che consegna l'oblio alle anime perdute... Antigone sta lì. 
La "scrittura". Socrate, infatti, non risulta "scrivere" nulla.  Non dovete sorprendervi, questo è coerente.
Socrate rifiuta il ruolo di "persona", ossia di "individuo connotabile" e, quindi, descrivibile e rappresentabile in un qualsiasi scenario.
In solchen Augen sind verzauberten Seen

Eutidemo

Bentornato Leibnicht. :)
Secondo me hai scelto un "nick name" molto appropriato, perchè, in effetti, in questo FORUM siamo tutti "non corpi"; dialoghiamo solo anonimaMENTE!
Cioè, velati dietro uno pseudonimo, colloquiamo con la sola mente, il che ci priva del "linguaggio del corpo"; e questo costituisce un vantaggio ed uno svantaggio nello stesso tempo.

***
Venendo al tema, non c'è dubbio alcuno che la figura di Antigone si contrapponga a quella di Socrate, almeno nella "lettura filosofica" che tutti ne danno (me compreso); però, secondo me, in fondo la loro scelta era "coscienzialmente" identica.
Al riguardo, rammento che nella sua prima lezione in aula, il nostro Professore di Filosofia del Diritto (Sergio Cotta), ci espose la differenza tra Giuspositivismo e Giusnaturalismo; il suo fu un discorso molto complesso ed articolato (anche se non lo rammento tutto molto bene).
Al termine della sua esposizione, io alzai la mano per ottenere la parola, e gli chiesi: "Professore, si potrebbe sintetizzare il tutto, dicendo che i Giuspositivisti ritengono che sia "giusto" osservare solo la legge "scritta", mentre i Giusnaturalisti, invece, ritengono che sia "giusto" osservare soprattutto la legge "non scritta", quale impressa nella nostra coscienza, (dalla Natura, da Dio, dalla Ragione, ecc.)?"
Lui rispose: "Semplicizzando all'estremo, in effetti, si potrebbe anche dire così!".
"Ma allora", feci io "In effetti anche i Giuspositivisti sono Giusnaturalisti, in quanto, "a monte" (allora andava in voga tale brutta espressione) della loro asserzione di voler dare la preminenza alla legge scritta, c'è pur sempre un "giudizio valoriale"; e, cioè che è GIUSTO osservare la legge scritta, a prescindere da ciò che ci detta la nostra coscienza personale. 
MA NON E' FORSE SEMPRE LA LORO COSCIENZA PERSONALE, AD AVERLI INDOTTI A TALE SCELTA, CIRCA CIO' CHE E' GIUSTO O MENO OSSERVARE?"
Il Professore si fece una risata, obiettando che il mio era un assunto un po' semplicistico.
Tuttavia, anche dopo avere approfondito l'argomento nella mia Tesi di Laurea sul Giusnaturalismo, a distanza di più di quaranta anni sono sempre rimasto della stessa opinione; alla stregua della quale in fondo, tra Antigone e Socrate  non c'era poi una gran differenza, in quanto entrambi hanno fatto quello che la coscienza indicava loro come "giusto":
- in un caso violare la legge scritta;
- nell'altro osservarla in ogni caso, "a prescindere" (come direbbe Totò).
Ed infatti Socrate rispettava le leggi  scritte della sua Città, non per paura della sanzione, ma perchè "per principio" riteneva che fosse "giusto" fare così.

***
Ed infatti, Socrate (in sintesi) dice che le leggi  della sua Città, sicuramente  lo criticherebbero e lo accuserebbero se egli cercasse di sfuggire alla sua pena, in quanto esse sono state come dei genitori per lui, hanno garantito alla sua vita un sistema di controllo cui sempre affidarsi; trasgredirle significherebbe quasi ricusare l'ordine che la sua vita ha avuto.
Però, secondo me, nel suo caso specifico, tale ragionamento è alquanto fallace.
Ed infatti, in soldoni, esistono due tipi di leggi, ad esempio:
a) Prescrizione: "Non uccidere".
b) Sanzione: "Chi ha ucciso verra giustiziato".
Per cui, se venisse giustiziata, per un errore processuale, una persona che, in effetti, non ha mai commesso alcun omicidio, la legge che sanziona con la morte gli assassini (e solo loro), verrebbe "trasgredita".
Ne consegue che:
- se Socrate era consapevole di essere colpevole, accettare la pena corrispondente al reato commesso, sarebbe stato effettivamente conforme alla sua proclamata obbedienza delle leggi;
- se, invece, Socrate era consapevole di essere del tutto innocente (come lo era), subire passivamente una pena che la legge prevedeva solo per i colpevoli, sarebbe stato contrario alla sua proclamata obbedienza delle leggi, perchè in tal modo avrebbe contribuito a violarle anche lui.
In realtà, a ben vedere, il discorso di Socrate ha un senso solo con riguardo:
- non alle leggi "sostanziali";
- bensì esclusivamente a quelle "processuali" (anzi, neanche questo, nel suo caso, perchè esse esse furono applicate male).
Quindi, secondo Socrate, sarebbe comunque giusto subire  una pena ingiusta, solo perchè i giudici si sono sbagliati, oppure erano in mala fede, nell'applicare le norme processuali, e nell'emettere la conseguente sentenza; ma questo è un discorso diverso!
Un saluto! :)

leibnicht1

Grazie della cortese e intelligente (molto) risposta. Innanzitutto mi conforta che tu abbia compreso il senso del mio nickname: questo implica una conoscenza della lingua tedesca, che mi è molto cara. Soggiungo soltanto che, in quel nick del 2001, vi è anche un doppio senso celato: ossia il riferimento a Leibnitz, il filosofo che più amo e con il quale avverto affinità particolari.
Detto questo, ammetto di concordare in massima parte con quanto tu osservi riguardo alla dialettica Socrate-Antigone e ti confermo che, anche a mio giudizio, tale dialettica in quanto "contrapposizione" assomiglia ad una petizione di principio.
L'identità dissociata di due idealismi che, nella forma e nell'intensità coincidono, si ribatte e si proietta nel territorio finito della Legge Umana.
Tuttavia rimarco il fatto che quello di Socrate si cala nella Storia, quello di Antigone nella tragedia.
La Tragedia è prima di tutto Rappresentazione. Come tale essa ha una sorta di fissità mitica, la quale non può che riprodursi nella "ripetizione" di un uguale. Un uguale assoluto no, mai, è chiaro... Benjamin è remoto ancora.
Un "uguale" più aenlich, prossimo alla rassomiglianza che vuole però essere fedele all'originale.
Soprattutto nella forma.
La Storia nella quale viene calato Socrate, invece, è il corso di Eraclito: il divenire, quello in cui "non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua dello stesso fiume".
Io non entro ancora, penso tu l'abbia ben compreso, nel discorso dialettico, ben più concreto, relativo al rapporto tra giusnaturalismo e positivismo giuridico: mi sembra che, però, la tua osservazione rivolta al docente fosse di quelle che toccano un nervo...
Un nervo scoperto, in entrambi i sensi...!
Penso che la dialettica Rappresentazione/Fattualità storica debba essere chiarita prima di qualsiasi analisi di quella che si pone tra Socrate e Antigone.
In solchen Augen sind verzauberten Seen

Eutidemo

#20
Ciao Leibnicht.
Il riferimento a Leibnitz, che pure non mi sarebbe dovuto sfuggire, non lo avevo colto affatto; come vedi, non sono poi così "intelligente"! :(
Leibnitz non è il filosofo che amo di più, ma, sicuramente, è tra quelli che amo di più;  anche considerando che, oltre ad essere un "grandissimo" filosofo, era anche "un sacco di altre cose" (matematico, storico, giurista ecc.).
Tra le sue innumerevoli intuizioni c'è anche quella dell'"anticipazione" della logica binaria con la quale funzionano gli attuali computer, per mezzo dei quali stiamo comunicando adesso, facendo a meno del postino.

***
Molto pregnante trovo poi la tua descrizione della "dicotomia" tra "giusnaturalismo" e "giuspositivismo", come una sorta di "...identità dissociata di due idealismi che, nella forma e nell'intensità coincidono, e che si riflette e si proietta nel territorio finito della Legge Umana."
Fermo restando, comunque, che si tratta di due approcci giuridico-filosofici che divergono eclatantemente nella "praxis"; come il Processo di Norimberga sta a dimostrare.

***
E' peraltro fuori dubbio che Socrate si cala nella "Storia", mentre Antigone nella "Tragedia".
Al riguardo, è interessante rilevare la diversa definizione di tale differenza, data da un "filosofo" e da uno "storico" (quella di un "tragediografo", al momento, non mi sovviene):
1)
Quanto al "filosofo", se non ricordo male, nella "Poetica", Aristotele prospetta una distinzione tra "vero" e "verosimile", che descrive le cose non come accadono ma come potrebbero accadere ovvero come potrebbero essere accadute, e così, in un certo senso, fonda in radice la differenza tra storia e tragedia.
2)
Quanto allo "storico", Polibio scrisse molto icasticamente: "Τό τέλος ιστορίας καί τραγωδίας ου τουτον, αλλα τουναντίον"
Cosa intendeva dire?
Voleva dire che "il fine della storia e quello della tragedia non è lo stesso, bensì è addirittuta opposto", in quanto: "...colà infatti bisogna, mediante i discorsi più persuasivi, fare impressione e secondo la circostanza presente guidare gli ascoltatori, qui invece mediante i fatti veri e i discorsi bisogna per tutto l'avvenire informare e persuadere gli studiosi, dal momento che in quelli signoreggia l'elemento persuasivo, anche se sia menzognero, per la suggestione visiva, in questi invece domina il vero in grazia all'utilità di coloro che vogliono imparare."

***
Circa la tua affermazione per la quale: "La tragedia è prima di tutto <<rappresentazione>>," secondo me essa è senz'altro congrua laddove l'autore abbia voluto <<rappresentare>> fatti realmente avvenuti (o, quantomeno, che si presume che si siano effettivamente verificati) , <<interpretandoli>> secondo il suo estro poetico e drammaturgico; come nel caso, ad esempio, della tragedia del "Giulio Cesare", nella quale Shakespeare "rappresenta" un fatto storico, anche con dettagli di relativa accuratezza, ma precipuamente per esprimere la sua visione poetica della tragedia dell'ambizione personale (Cesare), e del conflitto interiore tra l'onore, il patriottismo e l'amicizia (Bruto)...tanto per non allargarci troppo nel commento.
Diversamente, nel "Prometeo in catene", Eschilo, in effetti, non <<rappresenta>> alcun fatto realmente accaduto, ma si limita semplicemente ad <<re-immaginare>> drammaticamente un mito; laddove la sua visione consiste nell'interpretare simbolicamente l'inesistente personaggio di Prometeo, come portatore di luce e di progresso, anche a costo di sfidare la volontà di Zeus.

***
Però hai ragione nell'osservare che, in entrambi i casi, la tragedia ha comunque: "una sorta di fissità mitica, la quale non può che riprodursi nella "ripetizione" di un uguale."
Tuttavia occorre anche tenere conto della "esecuzione" di una determinata "tragedia", che può variare a seconda:
- dei vari registi che la mettono in scena;
- dei vari attori che interpretano i diversi personaggi.
Ad esempio, da giovane, nell'interpretare il famoso monologo dell'Amleto (che ancora rammento a memoria), io lo sviluppavo imperniandolo sulla estrazione e sul successivo "reinguainamento" di uno stiletto, seguendo, in parte, l'esempio Laurence Olivier; mentre invece ho avuto modo di assistere, da spettatore, alle interpretazioni più svariate, pur restando sempre identico e fisso il  testo (che può però essere essere recitato in modo più o meno enfatico, come nel caso di Vittorio Gassman).
Per cui, almeno se ho correttamente compreso quello che intendi, direi che la tua successiva definizione di un "uguale" più "ähnlich", cioè prossimo alla rassomiglianza, che vuole però essere fedele all'originale, sia pressochè PERFETTA. ;)

***
Quanto alla "storia", nella quale viene calato Socrate, invece, sono d'accordo con te nell'omologarla, almeno "fenomenologicamente" nel "corso" di Eraclito: cioè quel "divenire" in cui "non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua dello stesso fiume".
Sotto il profilo, per così dire "noumenologico", io ho però una visione molto più affine a quella di Parmenide.
Ed infatti:
- è vero che "non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua dello stesso fiume";
- ma, se si tratta della immagine cinematrografica della corrente di un fiume proiettata sul uno schermo bianco, a scorrere è solo l'immagine, ma lo schermo bianco su cui scorre, resta sempre immobile.
Ma questo è un altro discorso.

***
Lo stesso dicasi per il rapporto tra giusnaturalismo e positivismo giuridico e la dialettica Rappresentazione/Fattualità storica, che, indubbiamente, andrebbe chiarita prima di qualsiasi analisi di quella che si pone tra Socrate e Antigone.

Un saluto! :)

leibnicht1

Trovo bellissima e tanto stimolante questa conversazione. L'aspetto noumenologico sottostante alla preferenza per Parmenide nella struttura storiografica non mi è chiaro. Cosa diresti di aprire un nuovo topic relativo a questo tema?  Io penso che il "parricidio" di Parmenide immaginato da Platone, sia un tema immensamente ricco.
Non certo di temi nuovi e di impreviste possibili interpretazioni... Ma di quello scoprire, per poi scoprire, e ancora, ogni volta di più, ritrovare ciò che mille volte fu perso e ritrovato.
Alla fine, tutto è novità piena di forme e colori strani e tutto è monotonia, allo stesso modo. 
Chiedo compassione per il lirismo.
In solchen Augen sind verzauberten Seen

Eutidemo

Citazione di: leibnicht1 il 09 Agosto 2019, 04:04:36 AM
Trovo bellissima e tanto stimolante questa conversazione. L'aspetto noumenologico sottostante alla preferenza per Parmenide nella struttura storiografica non mi è chiaro. Cosa diresti di aprire un nuovo topic relativo a questo tema?  Io penso che il "parricidio" di Parmenide immaginato da Platone, sia un tema immensamente ricco.
Non certo di temi nuovi e di impreviste possibili interpretazioni... Ma di quello scoprire, per poi scoprire, e ancora, ogni volta di più, ritrovare ciò che mille volte fu perso e ritrovato.
Alla fine, tutto è novità piena di forme e colori strani e tutto è monotonia, allo stesso modo.
Chiedo compassione per il lirismo.

Buona idea quella di di aprire un nuovo topic sul "tessuto" della realtà, per cercare di distinguerne l'"ordito" dalla "trama"...e soprattutto dal "telaio"; ma è molto impegnativo.
Ci penserò! ;)  

Jacopus

Ritorno al tema e riattizzo il fuoco. Antigone è un archetipo, direbbe Jung, a causa delle inummerevoli interpretazioni. Una é particolarmente profonda, quella di Lacan del seminario VII.
Antigone qui viene vista come desiderio eroico di morte. Opponendosi alla Legge, Antigone sfonda il limite e lo sfonda con rigore, accettando il suo destino e in questa accettazione eroica ripete il gesto del padre Edipo, che decise di "sapere" anche se ciò lo portò alla rovina. Ma il fondamento della scelta di Antigone ed Edipo alla fine é la stessa: l'affermazione della soggettività contro una potenza irresistibile e distruttiva. Edipo, padrone di sé, causa il suo male, di cui però in fondo è innocente. Il tema é la ruota del fato, dell'ananke a cui anche gli dei si devono piegare.
In Antigone il tema é la legge che ha preso il posto dell'Ananke.
In entrambi vi é il seme irrisolto dell'illuminismo come scopriranno più di duemila anni dopo, Adorno e Horckheimer.
A quel seme che è il desiderio "deciso" si contrappone il discorso post-illuministico, anticipato da Sartre e poi da Deleuze, per cui non decidiamo più il desiderio, ma il desiderio decide per noi (ricordate Nietzsche e la sua "vogliuzza al giorno" dell'uomo comune).
Il discorso di Lacan diventa ancora più interessante quando contrappone Antigone a Sade.
Entrambi sono uniti dal superamento traumatico della legge del padre. Entrambi perseguono un desiderio di trionfo della soggettività sugli "Altri/o". Antigone però lo fa nel nome di un padre tradizionale, quello dei costumi familiari, Sade nel nome del padre pre-totemico, di cui parla Freud, quello che godeva delle figlie e sottometteva i figli. In entrambi i casi e per vie diverse la Legge é sotto scacco. In un caso però (Antigone) è la particolarità ad essere sostenuta (la difesa del corpo del fratello). Nell'altro la generalità del desiderio che diventa godimento assoluto e nel cui nucleo già risiede il totalitarismo del mondo moderno.
Per vie diverse, quindi, per Lacan, Antigone e Sade, descrivono l'inscindibilita' fra desiderio, vita e morte, per dirci ancora una volta che la vita umana non può mai essere descritta attraverso una interpretazione lineare. Ogni dimensione ha il suo lato oscuro, riconnettendosi così alla psicologia di Jung (che comunque aveva il suo predecessore ideale nello stesso Freud, basti pensare al concetto di unheimlich, il perturbante).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo

Ciao Jacopus. :)
Ho molto apprezzato il tuo bellissimo e molto interessante intervento, che esamina la tematica in questione sotto un profilo eminentemente "psicologico".

***
Non sono molto esperto in tale materia, tuttavia lo struggente rimpianto con il quale Antigone si avvia ad abbandonare "l'adorata luce del sole", mi lascia molto dubbioso sul fatto che la sua scelta di Giustizia fosse ispirata da quella che Freud chiamava "Destrudo" o "θάνατος", cioè, l'"Istinto di Morte"; pulsione, questa, che attualmente mi pare non troppo condivisa dalla maggior parte degli psicanalisti.

***
Antigone, in realtà, desiderava vivere, ma si è rassegnata a morire per rispettare una legge che riteneva superiore a quella scritta della sua città; così come fu di quel soldato tedesco che si rifiutò di partecipare alla strage delle Fosse Ardeatine, e che per questo fu soppresso con un colpo alla nuca insieme alle altre vittime.
Più che l'affermazione della loro soggettività "ribelle", mi sembra che il comportamento di entrambi fosse ispirato semplicemente dall'obbedienza ad una legge non scritta, da loro ritenuta superiore a quella scritta, e per la quale valeva la pena di morire; cioè, da un contrasto normativo "coscienziale", più che meramente "psicologico".
Ovviamente, salvo a voler assimilare le due cose; il che è senz'altro lecito e possibile, sotto una prospettiva strettamente riduzionista.

***
Circa il fatto, poi, che Antigone de Sade siano uniti dal superamento traumatico della legge del padre, in quanto entrambi perseguono un desiderio di trionfo della soggettività sugli "Altri/o", solo che Antigone lo fa nel nome di un padre tradizionale, quello dei costumi familiari, mentre Sade nel nome del padre pre-totemico, di cui parla Freud, quello che godeva delle figlie e sottometteva i figli, sinceramente, mi sembra una elucubrazione molto arzigogolata e poco convincente. 
Però non mi azzardo ad aggiungere molto altro  sotto tale aspetto, essendo io del tutto profano in tale ambito.

Un saluto! :)