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Anima, Spirito, Mente

Aperto da viator, 25 Dicembre 2017, 19:14:22 PM

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davintro

Phil scrive:

"Qui inizia il conflitto-competizione con la scienza: la scienza non bada solo a problemi tecnico-operativi, ma ricerca anche quegli stessi principi fondativi e universali che la metafisica rincorre (e volerli fondare sull'esperienza sensibile non mi sembra un difetto   ). Quando si parla di principi universali e fondanti, la postilla di metterli a fuoco con due approcci differenti, diventa inaffidabile: secondo me, un principio universale e fondante non può essere "bilingue" e parlare sia il linguaggio della metafisica che quello della scienza."



l'esperienza sensibile ci porta a contatto con gli oggetti individuali che in un determinato e delimitato spazio e tempo colpiscono gli apparati percettivi del nostro corpo, e proprio la limitatezza spazio-temporale le impedisce di elevarsi a quella visione globale della realtà, nella quale questa si mostrerebbe fondata sui princìpi universali e fondanti, cosicché tali princìpi restano appannaggio di un sapere sovrasensibile. Dunque non trovo alcun "bilinguismo". Il che non toglie dignità teoretica alle scienze naturali, le quali, come giustamente sostenuto,non si riduce ai problemi tecnico-operativi, ma delimita le loro potenzialità conoscitive alle cause della realtà non universali e primarie, ma secondarie e successive. Tutto ciò porta a pensare che il fatto che l'individuazione dei princìpi primi non easurisce in sé la totalità delle possibili questioni circa il complesso degli aspetti delle cose faccia sì che la metafisica possa essere considerata  come una prospettiva, un punto di vista che non pretende di risolvere ogni questione, ma che non per questo va invalidata all'interno del suo campo epistemico di pertinenza. Cioè, la possibilità di avanzare domande sul "come" materiale ed immateriale interagiscono all'interno dell'unità della sostanza e il fatto che siano le scienze naturali le più indicate a rispondere non sono argomenti che escludono la validità di un sapere distinto da esse, che si ferma nel riconoscimento di "materiale" ed "immateriale" come componenti necessarie e costitutive dell'unità del sinolo. Basta solo ammettere che la realtà può essere investigata per aspetti diversi da prospettive diverse senza che le risposte vigenti in una escludano le altre. Se osservo un tavolo da una certa angolatura otterrò una visione che non esaurisce il complesso della sua realtà, lascia adombrati lati che posso scoprire solo cambiando prospettiva, ma non per questo la visione è illusoria o errata: parzialità non vuol dire errore se viene riconosciuta come tale.



Dunque l'idea che la metafisica possa solo limitarsi a "fornire ipotesi di spiegazioni per ciò che non ha ancora una spiegazione scientifica" presuppone erroneamente che essa non abbia un proprio spazio autonomo, cioè distinte questioni da risolvere rispetto ai saperi fondati sull'esperienza sensibile. Ma l'esperienza sensibile è impossibilitata a fondare una conoscenza dei princìpi primi e universali del sapere, in quanto è delimitata dalla particolarità spazio-temporale degli oggetti fisici con cui entra in contatto, mentre il sapere dei princìpi presupporrebbe una visione totalizzante dell'essere, è l'idea di totalità ha un significato intelligibile, quindi irrimediabilmente al di fuori della portata dei sensi. Negare ciò vorrebbe dire ammettere che la totalità della realtà coincide con la totalità degli oggetti dell'esperienza sensibile, cioè gli oggetti materiali, ma questo, essendo a tutti gli effetti un discorso sulla "totalità" è un discorso metafisico, un modello metafisico materialista che si oppone ad altri modelli, indipendentemente dal riconoscersi esplicitamente come tale. Ricordiamo sempre che il positivismo era una corrente filosofica, non scientifica (nel senso dell'accezione di "scienza" naturalistica).

Phil

Citazione di: davintro il 03 Febbraio 2018, 19:42:33 PM
Dunque l'idea che la metafisica possa solo limitarsi a "fornire ipotesi di spiegazioni per ciò che non ha ancora una spiegazione scientifica" presuppone erroneamente che essa non abbia un proprio spazio autonomo, cioè distinte questioni da risolvere rispetto ai saperi fondati sull'esperienza sensibile.
Credo che l'autonomia della metafisica possa essere proprio il muoversi dove non arriva la scienza... se la meta-fisica si occupa anche del fisico, difficilmente potrà muovere argute obiezioni alla fisica (come disciplina).
Secondo me, i principi universali sovrasensibili (se ci sono) o parlano il linguaggio della metafisica (appercezione, trascendenza, essenze, l'Essere, etc.) o quello della scienza (teorizzato su basi compatibili con ciò che è attualmente scienza). Banalizzando molto: se l'origine della nostra galassia è un big bang o l'atto di un Demiurgo, non mi sembrano due ipotesi che possano coesistere nello stesso discorso: direi che o si è dentro il discorso fisico (senza Demiurghi) o in quello metafisico (senza big bang).

Citazione di: davintro il 03 Febbraio 2018, 19:42:33 PM
Ma l'esperienza sensibile è impossibilitata a fondare una conoscenza dei princìpi primi e universali del sapere, in quanto è delimitata dalla particolarità spazio-temporale degli oggetti fisici con cui entra in contatto, mentre il sapere dei princìpi presupporrebbe una visione totalizzante dell'essere, è l'idea di totalità ha un significato intelligibile, quindi irrimediabilmente al di fuori della portata dei sensi.
Nelle scienze. al contatto sensibile segue l'astrazione induttiva e formulazione di leggi che aspirano ad essere (non dico "sono") universali: nel mio piccolo, penso ad esempio alla forza di gravità che, fino a prova contraria, non è "delimitata dalla particolarità spazio-temporale degli oggetti fisici con cui entra in contatto" (cit.).

Citazione di: davintro il 03 Febbraio 2018, 19:42:33 PM
Negare ciò vorrebbe dire ammettere che la totalità della realtà coincide con la totalità degli oggetti dell'esperienza sensibile, cioè gli oggetti materiali,
Propendo per questa posizione (calandola però in un relativismo antropologico: non possiamo uscire dal piano prospettico dell'umano, eppure scommetto che non è l'unico possibile  ;) ); come minimo esiste quello che chiamiamo materialità contingente; che esista anche altro non spiegabile meterialmente (la famigerata questione della mente vs cervello, ad esempio) non so se possa essere dimostrato con adeguata attendibilità... per cui per ora mi accontento prudenzialmente di quel "come minimo" (sono di poche pretese ;D ).

Citazione di: davintro il 03 Febbraio 2018, 19:42:33 PM
ma questo, essendo a tutti gli effetti un discorso sulla "totalità" è un discorso metafisico, un modello metafisico materialista che si oppone ad altri modelli, indipendentemente dal riconoscersi esplicitamente come tale.
"Modello metafisico materialista" suona un po' ossimorico, ma credo di coglierne il senso (per inciso: è annesso ad una posizione materialista molto più "forte" e convinta di quanto sia la mia...).

Citazione di: davintro il 03 Febbraio 2018, 19:42:33 PM
Ricordiamo sempre che il positivismo era una corrente filosofica, non scientifica (nel senso dell'accezione di "scienza" naturalistica).
... seguì poi il neopositivismo che ammiccò con maggiore complicità alle scienze, fino all'epistemologia contemporanea che di puramente filosofico ha (quasi) solo l'antica malinconia dell'indecidibile quando gioca con la (bio)etica.

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