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Al di là dell'aldilà

Aperto da Jean, 05 Maggio 2016, 20:15:28 PM

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doxa

Ciao Jean, l'Antinferno l'ho citato  solo come nome descrivendo il Limbo. Mi sono attenuto alla classica suddivisione: Paradiso, Inferno, Purgatorio, Limbo, anche se quest'ultimo è stato eliminato dal pontefice Benedetto XVI il 20 aprile 2007, perché dava una visione restrittiva della salvezza. 

Il papa fa e disfa. Ma quelli che per secoli sono stati collocati in quel settore, dove sono finiti  dopo l'estinzione del Limbo ? La Chiesa ha pensato soltanto a distruggere l'accampamento abusivo, lasciando vagare le anime. Se queste incontrano  quelle dannate e le seguono nelle loro processioni dionisiache e poi diventano traviate di chi la colpa ? della Santa Sede ? Sulla parola "santa" è meglio sorvolare. Io, comunque,  quando penso a quelle anime vaganti, senza fissa dimora, senza un tetto cui ripararsi, ho disturbi del sonno. Cosa mi consigli di fare ?

Jean io vorrei dare degna collocazione agli ignavi, ma Santa Madre Chiesa mi dice che posso orientarmi solo su tre zone: Paradiso, Purgatorio ed Inferno. Se non sbaglio l'Antinferno non è citato nel Catechismo della Chiesa cattolica. Allora che fare ? Gli ignavi li mando tutti all'Inferno ?  :)  ;)
Buonanotte Jean

viator

Salve. No! Ma perchè mandare gli ignavi all'inferno ? Essi in vita si sono comportati da non responsabili. Non si vorrà certo sostenere che si debba risultare responsabili non solo di ciò che si è fatto, ma persino di ciò che si è omesso di fare !!.
Essi hanno rinunciato (non importa se inconsapevolmente) al libero arbitrio, lasciando quindi campo libero alla volontà divina. Andrebbero dannati per ciò ? Dio in tal caso farebbe ben la figura del rompiscatole ad oltranza, no ?? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sgiombo

A prescindere da ciò che si crede o meno circa il post mortem, credo che chi, potendolo fare, omette per esempio di intervenire per aiutare chi ha bisogno di soccorso sia responsabile della sua omissione; del tutto esattamente come chi attivamente danneggia un altro.

Per mia fortuna non ci credo, perché da quel poco che so delle varie religioni, Dio se ci fosse sarebbe un grosso rompiballe che non lascia in pace le sue presunte creature con le loro coscienze e rispettivi imperativi etici (di già sufficientemente impegnativi per conto loro), ma si premura di ulteriori obblighi e divieti più o meno giustificati (fare sacrifici e riti vari, astenersi da determinati cibi e pratiche sessuali, ecc.).

Jean

Buonasera Socrate,

il malvagio desidera il male... ma per gli altri non certo per sé... ;D

Sgiombo sovente richiama che la virtù sia premio a se stessa... se lo è anche il vizio mi sa che gli ignavi qui citati, non perseguendo né l'una né l'altro son gli unici a rimaner senza premi in questa ruota dell'esistenza (fortuna)...

Son d'accordo sul vero inferno e già in vita... infatti la coscienza/consapevolezza  degli errori (del passato) mi accompagna quotidianamente, insieme all'auto-biasimo per averli compiuti... quanto son vere le parole sulla *... prima pietra e chi la scaglia... da cui il consiglio per @altamarea: se sei in quella condizione * puoi collocarli dove meglio credi e sarà cosa buona e giusta...  :)
 
Cordialement
Jean

viator

Salve Sgiombo. Circa il "credo che chi, potendolo fare, omette per esempio di intervenire per aiutare chi ha bisogno di soccorso sia responsabile della sua omissione", sono d'accordo. Nelle mie considerazioni però includevo soprattutto il caso di colui che omette ciò che avrebbe potuto fare per tutta una serie di motivazioni che sono al di fuori del libero arbitro. Dalla dimenticanza alla errata valutazione della situazione, alle cause di forza maggiore etc.
Certo la definizione giuridica dell'omissione è quella che tu hai dato come scontata,ma qui siamo in ambito ben diverso da quello del diritto umano. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jean

Per seguire l'intervento dovreste prima visionare questo breve filmato:

https://youtu.be/bF9tG5Q6NTA


 
La necessaria premessa in questo post è il doveroso rispetto per lo studioso e l'uomo Umberto Eco. Pur potendo scegliere un altro personaggio la coincidenza del cognome ed il filmato (disponibile) sulla sua libreria han fatto ricadere su di lui la scelta... per parlare di cosa?

Ad esempio delle informazioni che man mano accumuliamo nel corso della nostra vita e che più o meno opportunamente organizziamo nella nostra personale biblioteca della memoria, così come gli studiosi per professione (o per interesse) fanno per le altre raccolte che contraddistinguono la nostra civiltà, i libri.

Se l'umanità avrà un futuro è probabile che le "raccolte" a venire saranno molto diverse dalle attuali ed alcuni dei nuovi orizzonti (e gli eventi che le contemplano) son stati abbozzati nella discussione su Bob & Alice nella sezione scienza e tecnologia.

Il percorso di Eco che dal vestibolo man mano si inoltra nei locali sino a scomparire dietro uno scaffale si può leggere come il "viaggio" nell'esistenza... per quanto possiamo incrementare la nostra collezione, arriverà il momento che ci vedrà scomparire oltre quell'ultimo scaffale, lasciando alle nostre spalle tutto l'accumulato e forse illudendoci di poter portar con noi gli ultimi libri (o gli ultimi ricordi) che ancora ci ritrovassimo in mano.  

Seppur l'opera dell'illustre studioso permarrà, si prova un po' di tristezza all'immaginarlo nei suoi ultimi momenti, separato dai suoi tesori (di conoscenze), poiché in quelli e per quelli aveva vissuto. 
Ma come succede per molti può esser che anch'egli avesse maturato il necessario distacco dalle cose del mondo e proprie, per ritornar (in parte) nudo come il bambino che venne al mondo.

Questo pregevole forum in cui si avvicendano un discreto numero di persone ha tra gli obiettivi quello d'incoraggiare la riflessione in molti campi e qui vi faccio partecipe della mia che non è critica verso alcuno.

Delle molte discussioni talora molto articolate ed approfondite, dove ci  son stati confronti impegnati ed appassionati... cosa resta?

Del passaggio di molti utenti (alcuni davvero preparati) che han lasciato codesto Hotel Logos... cosa rimane?

Informazioni, come i libri sugli scaffali della biblioteca di Eco.

Che al pari delle informazioni raccolte nel vecchio forum... al pari di tutte le informazioni prodotte direttamente od indirettamente dall'uomo (e dall'universo...) a cosa servono?

Non è facile ipotizzare un possibile significato se non addirittura uno scopo nell'incessante flusso delle informazioni, considerato che in un certo senso tutto è informazione.

Vi invito a formulare la vostra risposta prima di leggere la mia e il seguito di questa riflessione, la prossima volta.

 
Cordialement
Jean

Ipazia

Blowing in the wind. Qualcosa resterà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Jean il 23 Aprile 2019, 22:14:32 PM
Delle molte discussioni talora molto articolate ed approfondite, dove ci  son stati confronti impegnati ed appassionati... cosa resta?

Del passaggio di molti utenti (alcuni davvero preparati) che han lasciato codesto Hotel Logos... cosa rimane?
Forse più che il «cosa», bisogna partire dal «per chi»: qualunque "cosa" resti, se/finché nessuno ci si imbatte, è come se tale "cosa" non ci fosse. Il resto è sempre tale per qualcuno ed è questo qualcuno a dargli un eventuale senso/valore, con buona pace (eterna?) di chi ha lasciato esposto il resto (e su questo distacco semantico tra il mittente e il destinatario, sull'auto-nomia semiotica del resto inviato/lasciato rispetto al mittente, molti autori hanno indagato a fondo; autori fra cui, ovviamente, Eco).

Così come l'eco non è il suono che lo origina, ma il suo rimbombare che gli sopravvive postumo, così il resto non è la transazione (semantica) stessa, ma solo ciò che è (ris)posto sul banco della conversazione (o del monologo). Rileggendo ciò che resta di una conversazione forumistica (ma non solo), ovvero la traccia scritta, non si trovano i vissuti originari di chi ha messo in atto quella conversazione, ma solo una trascrizione; trascrizione la cui lettura costituirà e innescherà altri vissuti, sicuramente differenti da quelli originari (proprio come il resto di una transazione potrà essere riusato per comprare qualunque "cosa" tranne, solitamente, ciò che è stato oggetto delle transazione di cui quel resto è tale).
Per chi è stato protagonista dell'esperienza che ha originato il resto, esso diviene spesso immediatamente estraneo (la trascrizione di una mia discussione può essere per me fonte di una "seconda navigazione", magari in cui non mi riconosco, tuttavia siamo già sul piano del rivisitare ciò che è rimasto, siamo già nell'a posteriori, come dei turisti) o inaccessibile (plausibilmente, Eco non può più accedere a ciò che ha lasciato).


Citazione di: Jean il 23 Aprile 2019, 22:14:32 PM
Informazioni, come i libri sugli scaffali della biblioteca di Eco.

Che al pari delle informazioni raccolte nel vecchio forum... al pari di tutte le informazioni prodotte direttamente od indirettamente dall'uomo (e dall'universo...) a cosa servono?
Ovviamente ogni resto di un evento comunicativo è sempre differente (e in differita) rispetto al vissuto dell'evento comunicativo; in ciò sta la differenza maggiore fra la comunicazione scritta e quella orale, il cui resto è solo mnemonico (salvo registrazioni, che sono comunque una forma di "scrittura") e quindi non rimane per il "pubblico". Se il resto scritto è un'informazione, quanto meno è in formato matematico, quanto più il suo essere differente dal vissuto da cui è scaturito produrrà un ulteriore senso (oltre a quello originario, forse irrecuperabile) e, a questo punto, ha senso chiedersi «a cosa serve» un'eredità di senso che produce altro senso?
Considerando i molteplici usi a cui il resto trovato possa servire, come fosse una moneta trovata per strada, quel caleidoscopico «a cosa servono?», per me, tende a diventare più uno scanzonato  «cosa importa del resto?», che non accoglie certo l'irresponsabilità verso ciò che si scrive, ma è invece proprio un pungolo a scrivere con assennatezza e poi lasciare il resto... mancia.

paul11

caro Jean,
temo che rimarrà poco o nulla.
Scrivere in un forum su un sito internet è un mezzo diverso che scrivere su un libro.
Ci sono libri ritrovati quasi per caso, sepolti in biblioteche, come pitture negli scantinati dei musei.
Abbiamo presente quanti siti da quando è nato internet sono "spariti"?
Forse non sarà il caso di questo sito che ha infatti tenuto in archivio il vecchio forum, ma....chissà?
Ma l'importante è "...mettere lì qualcosa.....e andare via".Proprio perchè confronti a volte serrati, appassionati
hanno lasciato qualcosa anche in termini di concetti, passioni,prospettive.
Siamo naviganti e ci piace comunicare se siamo in un forum, ma siamo come un messaggio in una bottiglia gettata nel grande mare.
Chissà se arriverà e chi e come la leggerà? O saremo fonte di studi sociologici.
Ma intanto navighiamo e remiamo quando c'è bonaccia.

Jean

Cit. Sariputra in Spiritualità: Chi di voi crede nella resurrezione di Cristo? - post #72

- ... mi trovai a parlargli dell'interdipendenza, uno dei concetti principali del Dhamma buddhista...


Interdipendenza è una parola che esprime il collegamento tra le cose.

Cose di ogni genere, pensieri, sensazioni ed emozioni. 
Si potesse visualizzare tutto ciò forse apparirebbe quella che F. Capra definì *la rete della vita, ben più pervasiva di quella telematica (che pur ne fa parte).

Come il famoso battito d'ali di una farfalla può innescare un evento meteorologico dall'altro capo del mondo... un post in una sezione (di questo forum) rivela collegamenti inaspettati in un'altra, naturalmente per chi li reputi tali, come il sottoscritto.

Nella discussione richiamata veniva espresso il concetto di "immortalità di relazionalità" che nel suo significato minimo individua il "residuo", il "resto" per rifarmi al bell'approfondimento di Phil, di ogni evento o fenomeno.

Quel qualcosa cui forse si riferisce anche Ipazia citando una delle canzoni che ha segnato la storia musicale e non solo delle penultime generazioni ormai in dirittura d'arrivo.

Certamente quel resto permane nelle forme mnemoniche di ogni tipo realizzate dall'uomo e, fin che vi sarà un interesse, nella sua coscienza  e nell'inconscio dov'è accessibile a certe condizioni, poiché quel che lì è finito riemerge non solo nei sogni ma in ogni circostanza si producano collegamenti con la vita (coscienza) in atto.

Sovente ci si accorge che quel "resto" non è poca cosa... si può dire che sia il residuo delle informazioni che caratterizza ogni evento, vicino e decifrabile o lontano e tenue, come una sorta di radiazione di fondo cui dibattono in astronomia, o ancor meno, come il residuo di un eco ormai spenta.

Ma anche in questo caso, dell'eco spenta, rimane un'informazione importante: il come, quando e dove.

Come si vien portati alla foce dalla corrente del fiume è tuttavia possibile anche risalirlo... per chi abbia capacità, motivazioni e... fortuna, perché una parte, piccola o grande che sia del nostro agire non è nelle nostre mani.

Per chi sia impegnato a risalire il fiume (della vita) in una certa misura si paleserà il significato delle informazioni incontrate che son servite a produrre una eco e da questa ancor riascoltare la parola.

 
Cordialement
Jean



*Che cos'è la vita? Partendo da questo interrogativo fondamentale il grande fisico Fritjof Capra delinea in questo libro una prospettiva rivoluzionaria sugli ecosistemi naturali e sugli esseri viventi, portando alla luce l'incredibile rapporto di interdipendenza tra il singolo individuo e il sistema di relazioni in cui è immerso. La somma di queste relazioni, che legano gli universi della psiche, della biologia e della cultura, è una rete: la rete della vita. 

Jean

Nella foresta pietrificata in Arizona (https://www.nps.gov/pefo/planyourvisit/basicinfo.htm) innumerevoli tronchi più o meno spezzati sono testimoni dell'alternarsi del giorno e della notte da almeno 225 milioni di anni.

È il maggior sito mondiale che presenta un tale fenomeno pur se non l'unico ed è visitato da molte persone, pagando un prezzo equo. 
Data l'estensione non è possibile un controllo totale e naturalmente l'umana indole "collezionista" sovente prevale sul rispetto dovuto ad ogni testimonianza, artistica o naturale che sia, patrimonio comune e non personale.

Però... alla direzione arrivano in quantità impressionante lettere (definite di "coscienza" di cui una parte sono esposte) che riportano più o meno lo stesso evento, ossia che la "sfortuna" o il "destino avverso" si è accanito al ritorno dal parco con il ricordino proibito. 

Morti, incidenti e quant'altro... ed ognuno riconduce all'asporto illecito l'origine, tanto che le lettere accompagnano un pacco più o meno voluminoso (anche pezzi di svariate decine di chili).
Non potendo ricollocare i pezzi al loro posto originario vengono accatastati in un luogo apposito... ormai  tonnellate...

Solo suggestione e fortuite coincidenze? Provare (chi vuole) per credere.

 
Cordialement
Jean
 
 

Jean

Cit. paul11 - L'io, il me, memoria e coscienza -  post 16

"Continuo a dubitare che il mentale sia naturale."

 
Se non lo è - se trascende la fisicità umana (mi pare che tu la pensi così) – tale mentale potrebbe avere una collocazione, risiedere (per dire) da qualche parte? 

Il trascendente sovente comunica con l'immanente (almeno per chi come noi lo ritiene possibile) e la comunicazione implica una via, un percorso – da lì a qui e viceversa. 

Se non si risale quel che s'incontra sono i pensieri che ritroviamo, bell'è fatti, sulla nostra strada. 

Si possono spazzare ogni mattino ed accatastare, facendone un bel cumulo rilucente e venerarlo, ognuno dalla propria prospettiva. 

Ma quel che conta è la strada, da dove viene e non cosa vi troviamo.


 
Cordialement
Jean

paul11

Citazione di: Jean il 26 Giugno 2019, 22:34:49 PM
Cit. paul11 - L'io, il me, memoria e coscienza -  post 16

"Continuo a dubitare che il mentale sia naturale."


Se non lo è - se trascende la fisicità umana (mi pare che tu la pensi così) – tale mentale potrebbe avere una collocazione, risiedere (per dire) da qualche parte?

Il trascendente sovente comunica con l'immanente (almeno per chi come noi lo ritiene possibile) e la comunicazione implica una via, un percorso – da lì a qui e viceversa.

Se non si risale quel che s'incontra sono i pensieri che ritroviamo, bell'è fatti, sulla nostra strada.

Si possono spazzare ogni mattino ed accatastare, facendone un bel cumulo rilucente e venerarlo, ognuno dalla propria prospettiva.

Ma quel che conta è la strada, da dove viene e non cosa vi troviamo.



Cordialement
Jean
Caro Jean
Ritengo la coscienza il ponte fra spirito e cervello ed è per questo che noi possiamo trascendere il reale.Noi siamo immamnenza, trascendentalità(capacità linguistica) e trascendenza spirituale allo stesso tempo e luogo(il corpo fisico) Siamo natura, fisicità (dominio fisico)-coscienza(mediatore e veicolatore)- anima spirito(dominio trascendente).

L'esistenza ha un significato e senso, ma è vano cercarvi verità certe. L'uomo ha il compito(il senso) di costruirsi tendendo verso la verità.


Ora, senso e significato dell'esistenza hanno consistenza solo se le regole e ordini universali corrispondono alle regole umana. e viceversa;quindi il percorso è sempre fra sorgente e foce del fiume e viceversa. Mancando questa premessa la vita perde senso e significato e si prospettano regole fiscaliste e naturali che indicano tutt'altro: Nietzsche docet in quest'ultimo viatico. Perché prendono consistenza significativa, la potenza, il dominio sulla natura e perdono
dimostrabilità l'etica e la morale

Jean

Citazione di: paul11 il 26 Giugno 2019, 23:43:20 PM
Citazione di: Jean il 26 Giugno 2019, 22:34:49 PM
Cit. paul11 - L'io, il me, memoria e coscienza -  post 16

"Continuo a dubitare che il mentale sia naturale."


Se non lo è - se trascende la fisicità umana (mi pare che tu la pensi così) – tale mentale potrebbe avere una collocazione, risiedere (per dire) da qualche parte?

Il trascendente sovente comunica con l'immanente (almeno per chi come noi lo ritiene possibile) e la comunicazione implica una via, un percorso – da lì a qui e viceversa.

Se non si risale quel che s'incontra sono i pensieri che ritroviamo, bell'è fatti, sulla nostra strada.

Si possono spazzare ogni mattino ed accatastare, facendone un bel cumulo rilucente e venerarlo, ognuno dalla propria prospettiva.

Ma quel che conta è la strada, da dove viene e non cosa vi troviamo.



Cordialement
Jean
Caro Jean
Ritengo la coscienza il ponte fra spirito e cervello ed è per questo che noi possiamo trascendere il reale.Noi siamo immamnenza, trascendentalità(capacità linguistica) e trascendenza spirituale allo stesso tempo e luogo(il corpo fisico) Siamo natura, fisicità (dominio fisico)-coscienza(mediatore e veicolatore)- anima spirito(dominio trascendente).

L'esistenza ha un significato e senso, ma è vano cercarvi verità certe. L'uomo ha il compito(il senso) di costruirsi tendendo verso la verità.


Ora, senso e significato dell'esistenza hanno consistenza solo se le regole e ordini universali corrispondono alle regole umana. e viceversa;quindi il percorso è sempre fra sorgente e foce del fiume e viceversa. Mancando questa premessa la vita perde senso e significato e si prospettano regole fiscaliste e naturali che indicano tutt'altro: Nietzsche docet in quest'ultimo viatico. Perché prendono consistenza significativa, la potenza, il dominio sulla natura e perdono
dimostrabilità l'etica e la morale

Caro paul,
sulla coscienza e sui (presunti) modi di influenzarne dinamiche e contenuti ci campano in molti, intendendo che a tutto, attualmente, viene assegnato un valore, esposto e venduto.

Nondimeno è inevitabile che in filosofia, spiritualità, psicologia ecc. ci si imbatta sin dall'inizio in questa magica parola. 
Appunto una parola a cui vengono attribuiti altrettanto magici poteri ed io stesso usando "magici" contribuisco al gioco delle definizioni, indicando qualcosa e tuttavia non definendola poiché d'ogni cosa l'esperienza personale sarà sempre diversa.

Anche come si usano/interpretano le parole sappiamo bene dipende dal percorso formativo-esperienziale poiché la cultura (come le esperienze) inevitabilmente creerà e plasmerà un tracciato (prassi) elaborativo delle informazioni.

Messa così non sembra esservi via d'uscita, quel ponte che unisce le due rive collocate in domini diversi per esser vissuto (nel senso di com-preso) come l'intendi presuppone appunto un percorso formativo-esperienziale  relativamente simile al tuo ed una simile (ma non identica) assegnazione di senso ad altre parole magiche: da spirito ed  esistenza sino ad etica e morale. 
Nonché correlazioni assodate e condivise tra quegli ordini universali e regole umane cui ti riferisci.

Se c'è qualcosa di cui possiamo star certi è che non vi sono due cose uguali... ognuno ha la sua storia, il suo posto nella memoria (https://youtu.be/FGDQ1N39V_oe tutti questi innumerevoli e microscopici pezzetti venuti all'esistenza (si può dubitarne?), visti in una prospettiva sufficientemente allargata, son parimenti significativi poiché la scala valoriale si dissolve allontanandosi dal particolare. 

Cosa si vedrebbe da quella prospettiva? 
Ammettendo di poterne far esperienza, di com-prenderla ed elaborarla a mezzo del minuscolo muscolo intellettuale di cui disponiamo, ci ritroveremo con un'altra definizione, un'ulteriore carta con cui partecipare al gioco della storia infinita.

C'è una via d'uscita?

Per me una sola, naturalmente la mia definizione... la coscienza non è niente di più e niente di meno che l'intera narrazione.
 

Cordialement
Jean

viator

Salve Jean. Citandoti : "la coscienza non è niente di più e niente di meno che l'intera narrazione."
Molto poetico ma assai poco esplicativo- Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.