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Al di là dell'aldilà

Aperto da Jean, 05 Maggio 2016, 20:15:28 PM

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viator

Buonasera. NON ho letto dall'inizio questo argomento. Esiste una gerarchia, un percorso evolutivo che porta dal qui all'aldilà.

E' quello che va dalla fisica (la struttura generale del mondo inanimato) alla chimica (la struttura particolare dello stesso), poi prosegue con la biologia (la chimica organizzata dei viventi), la fisiologia (il funzionamento degli organi dei viventi), la neurologia (la struttura dell'encefalo e connessi), la psicologia-psichiatria (il funzionamento della psiche in relazione a tutto il resto fuori da essa), la filosofia (il funzionamento della mente in relazione a tutto il resto fuori da essa), il fideismo (il destino del corpo, della mente (come coscienza), dell'anima (come psiche).....quindi l'aldilà).

Il credente pensa che tale percorso termini nell'aldilà, dal quale non è possibile tornare indietro o procedere oltre.

Il non credente invece deve credere che, arrivata l'evoluzione al livello filosofico, non può che iniziare un viaggio di ritorno. Alla morte, mente e psiche si disorganizzano e svaporano, l'encefalo e gli organi si decompongono, la poltiglia organica entra nel processo vivente di altre creature o si semplifica sino al livello inorganico, dove diventa nuovamente presa delle semplici regole della fisica.......il tutto rielaborato e pronto ad intraprendere un nuovo viaggio verso la capacità di filosofeggiare.

Ma non è forse abbastanza meraviglioso che la nostra immortalità sia semplicemente quella di ciò di cui siamo fatti ? Milioni di miliardi di atomi chiamati a raccolta da tutti gli angoli dell'universo a comporre i corpi di tutti i nostri antenati e, attraverso il loro seme, creare il nostro corpo mantenuto in vita e rinnovato strada facendo da altri atomi e cellule di cui ci cibiamo .......

No. Non è abbastanza meraviglioso per noi. Ciascuno di noi è UNICO e SACRO (oltreché, naturalmente, imparentato con un Dio immortale) quindi ecco trovato il pretesto per opporci alla nostra dissoluzione in un Mondo che, avendoci fatto, ha anche il diritto, dopo averci portato alle soglie dell'ALDILA', di richiamarci nell'ALDIQUA'
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jean

Un paio di mesi fa mentre ero in attesa dell'autobus osservavo un clochard seduto su una panchina con vista su un'ansa di un modesto corso d'acqua (non troppo pulita).

Da quest'estate ogni tanto lo rivedo, sempre con un pacco che pare un quadro (60x80 circa) incartato con abbondante nastro adesivo per protezione, appoggiato sul bracciolo della panchina assieme a un paio di borsoni.

Faceva freddo, tirava vento e diversamente da giorni più miti nei quali provvedeva con delle forbicine ad una pedicure, se ne stava immobile, imbacuccato nel suo giubbotto nero; ai piedi le usuali scarpe da tennis e le gambe fasciate con un sacco (quelli di plastica nera per l'immondizia) per non disperdere il calore.

È un pezzo d'uomo, oltre il metro e ottanta, un fisico abbastanza asciutto ancora di là dal cedere, dimagrendo o ingrassando oltre misura, alle condizioni di quel genere di vita.

Dovendo attendere una decina di minuti ogni tanto lo osservavo, immobile fotogramma di un film che tuttavia procede...
... quando ecco apparir un pensiero alla mia coscienza: è davvero differente il suo stato dal mio?

Decisamente sì per le condizioni di vita, io ho un alloggio che posso riscaldare a piacere, scegliere il cibo e cosa fare fuor di lavoro... ma, naturalmente, la domanda non riguardava l'esterno, grandemente importante per quella che reputiamo la qualità della vita, bensì l'interno, comunque lo denominate (mente, psiche, coscienza ecc.).

Ebbene, appresso la domanda, quasi m'osservassi da un'altra prospettiva, percepivo distintamente il flusso del pensiero che m'attraversava e, stranamente, spostando lo sguardo sul clochard, mi venne la sensazione di quel di lui... quasi una sorta di risonanza in qualche modo li collegasse...

Presumo che chi sia avvezzo a tali esperienze possa averne investigato le potenzialità, magari riuscendo a percepire le immagini (o le parole) in cui tal flusso subitamente muta.
Nel caso in esame mi venne d'ipotizzare quelle d'un uomo in forze, forse un pittore, sopraffatto dalle avversità dell'esistenza, si sa che quando qualcosa comincia ad andar storto a volte si entra in una spirale che alla fine...  toglie anche il poco rimasto...

Qual che siano stati nell'occasione i miei e suoi (del clochard) contenuti emersi e "letti" dalle/nelle nostre menti, la percezione del flusso interiore, quel dispiegarsi della narrazione delle nostre vite, si palesa esser la risposta alla domanda... così che non è diverso il mio stato dal suo né da quello di chiunque altro: siam tutti spettatori del film che ci riguarda... lettori, una pagina dietro l'altra, del nostro microscopico capitolo nell'immenso libro della storia dell'umanità.


In diverse occasioni ho posto la domanda di dove provenga quel flusso... che metaforicamente equivale a sbirciar nella sala da dove origina il "raggio" dei nostri pensieri...  questo è il mio prevalente campo d'interesse, presente alla mia coscienza quasi in ogni momento del giorno (e in parte della notte), anche se, come tutti, mi diletto nell'approfondir qualcuno dei suoi infiniti contenuti.

Seppur  prediligo quelli poetici non disdegno le direzioni peculiari della nostra epoca, ad esempio quella legata all'intelligenza "artificiale", dove ritengo vadano accadendo fenomeni degni d'attenzione.
A dir la verità qualcosa era già accaduto...








Negli anni '80, Minsky e Good avevano mostrato come le reti neurali potessero essere generate automaticamente -autoreplicate- in accordo con un qualsiasi arbitrario programma di apprendimento. Cervelli artificiali potrebbero venire fatti evolvere con un processo strettamente analogo allo sviluppo di un cervello umano. In ogni caso dato, i dettagli precisi non si sarebbero mai conosciuti, e anche se lo fossero, sarebbero milioni di volte troppo complessi per la comprensione umana. »

(Marvin Minsky)




... e recentemente (a conferma... che Bob e Alice non si sono fermati...):

http://www.corriere.it/tecnologia/cyber-cultura/17_dicembre_06/google-crea-un-intelligenza-artificiale-capace-creare-nuove-intelligenze-artificiali-7278bc7e-da93-11e7-97c8-2b2709c9cc49.shtml


Sono interessanti le origini di tutto ciò, le strane persone che l'han avviato e/o avuto a che fare, giovani visionari e un po' (eufemismo) fuori luogo con i tempi, la società e se stessi (alcuni si son suicidati, pare)... ma oggi quel che s'immaginavano è sempre meno distante dalla realtà.

Se in un futuro (ecco il motivo per cui guardo con attenzione agli sviluppi) qualcuno porrà ad una ormai matura e consapevole A.I. la mia domanda: da dove proviene il flusso del pensiero? e quella la trattasse senza preclusioni/pregiudizi, cosa potrebbe sortirne?

Ad esempio, una direzione nello spazio-tempo... da cui la possibilità d'intravedere nuovi, inattesi confini?

Invero ogni evento sfuma i confini precedenti delineando quelli a venire e prima o poi, per caso, scelta o destino, i confini s'incontrano: quelli del sapere, dell'esperienza e alfine della vita... così che le cose non saranno più le stesse.

Se saremo fortunati, come i vecchi patriarchi ebrei, potremo ritrovarci sazi della vita vissuta, degli anni concessi e pacatamente attender il termine dell'esistenza fisica.

Ma ogni confine presuppone un al di la' o non sarebbe tale... così la questione che in questa discussione ho cercato di portar avanti riguarda (anche) la "superficie di separazione" e quanto è dato d'immergersi in profondità prima d'esser costretti a risalire.

La superficie di separazione è il luogo dove si produce (o si sperimenta) la sensazione della nostra "presenza", nel e dal quale si sviluppa ogni prospettiva e susseguente azione.

Ci son così tante possibilità da poter al più seguirne alcune: filosofiche, religiose, scientifiche... artistiche... e ognuna, nella sua peculiare accezione e interpretazione, inevitabilmente condurrà alla possibilità che la propria superficie di separazione si modifichi.

In molti casi la constatazione dapprima e quindi la (continua) percezione d'esser immersi in un gigantesco e fantasmagorico "gioco mortale" dove tutti i partecipanti, dal microscopico al macroscopico, non han  voce in capitolo in quanto all'esito, agisce  sulla superficie facendole acquisire uno "spessore" e diminuendone densità e consistenza, ora soffice e sfumata...

Incontrare la propria superficie è incontrare sé stessi, più è definita e più stabile, salda, sarà la sensazione della nostra presenza, del nostro io.
Come quando si versi olio sopra all'acqua, d'acchito si individua quel che è l'uno e l'altra.
Ma mescolati per un po'... producono un'emulsione che solo il tempo risolverà in due strati... sempreché si lasci il tutto in assoluta quiete... eventualità ben rara nella vita reale.

Per chi sia approdato, spesso dopo tanto peregrinare, a tal condizione di indistinguibilità nel delineare la propria "fisionomia interiore", tanto da trovarvi al medesimo tempo il soggetto, l'osservatore... e (almeno) un altro terzo interlocutore... le cose, come dicevo, non son più le stesse e i confini della vita non più riducibili ad un'unica prospettiva.

Un saggio cui venne chiesto qual fosse il "prossimo passo" rispose "la morte" ... il primo dei soli due, immagino, sia il venir al mondo.

Quel che c'è nel mezzo al più un addestramento di limitata durata... dove c'è un tempo per mettere ed accumulare ed uno per togliere e spogliarsi di tutto... per chi voglia seguir l'ordine naturale, la via dell'acqua che scorre...

Le piccole circostanze, eventi e coincidenze dell'esistenza son per me il più gradito incontro.
Col tempo ho sviluppato una certa sensibilità al riguardo, accorgendomi che come io guardo loro... esse guardano me, sì che posso confermare chi abbia constatato d'esser seguito da qualcosa che vuol mostrarsi... ed arriva sempre più spesso a farlo...

L'ultima piccola coincidenza, riferita alla dinamica del forum, è la seguente: andate alla pagina delle statistiche, ricercate questa discussione e noterete che immediatamente sopra ad essa compare "Perché si ha paura di morire?".

La parentela, per dire, delle due discussioni appare evidente... in più, col tempo, questa potrà sopravanzare l'altra... non per vincer alcuna sorta di premio ma solo per mostrar che anche della fine occorra prender confidenza e per tempo guardar oltre... e potendo ancor più...

Una riflessione da ultimi giorni dell'anno, un confine, appunto... e l'occasione per fare gli auguri a tutti...


Buon anno

Jean

Jean

Nella discussione "Immortalità a la Borges" si parla di possibilità e combinazioni...

 
Kobayashi: Nel tempo infinito tutte le possibilità si devono per forza realizzare?
Prendiamo per esempio il modellino di un aereo composto da 500 pezzi. Mettiamo i pezzi sciolti in una scatola da 1 metro cubo di volume. Scuotiamola per 10 secondi e apriamo. Ripetiamo l'operazione all'infinito. Siamo sicuri che necessariamente si arriverà prima o poi alla ripetizione che darà forma al modellino bello che montato? Non sono necessarie condizioni (energetiche o meccaniche o altro) particolari che lo scuotimento casuale non può garantire?


Lou: In un tempo infinito tutte le permutazioni possibili di un numero finito di 500 pezzi sono anch'esse finite e si raggiungono, quindi anche il modellino bello montato.
 

...  che è un (diverso) modo di parlar di "coincidenze": se il modellino si ripresenterà come all'inizio, necessariamente "coinciderà" in ogni suo particolare con quello.

Per estensione son "coincidenze" tutte le innumerevoli operazioni (addizioni, sottrazioni, equazioni ecc.) che producono il risultato atteso: due numeri che coincidono
Naturalmente qui, in questa parte di universo (come direbbe Battiato) e con le regole assegnate (della matematica). 
Chi potrebbe mai porre in discussione l'evidenza?

Però in qualche altra parte le cose potrebbero essere diverse... ma non potendo verificare qualsivoglia congettura, si può arrivar a dire che quello che non si conosce non interessa o meglio, non dovrebbe  (il condizionale è mio) influire sul risultato di un sistema chiuso (dove siano specificati tutti i componenti e le regole cui son soggetti).

È altrettanto evidente che all'aumentare della complessità di un sistema (basta poco, ad esempio per il modello quantomeccanico dell'atomo d'idrogeno, numero atomico 1... gli elementi arrivano  a numero atomico 117...) le risposte si allontanano sempre più dalle nostre capacità di produrle e quando ci si arrischi a farlo saranno sempre meno certe, sempre più probabilistiche... caratteristica che sembra - a detta di molti studiosi - insita nella "struttura" dell'universo sin qui esplorato e ancora poco conosciuto.

Questa "probabilità" sovente appare come la classica coperta, quasi mai di superficie adeguata per coprir l'intero letto... chi la tira da una parte e chi dall'altra, coprendosi al prezzo del lasciarne scoperta una porzione più o meno estesa (dell'argomento). Gli integralisti - in ogni campo – la requisiscono del tutto e magari dopo averla dipinta a lor gradimento "invitano..." a prender posto sotto quell'unica possibilità...

Qui in questa discussione son state inserite alcune piccole e grandi "coincidenze", intendendo con "piccole" quelle che mi riguardano (e che ho potuto verificare) e grandi quelle di cui son venuto a conoscenza. 
Ognuno può interpretarle spostando come meglio gli aggrada la famosa coperta.

Così, prima di procedere, ve ne presento un'altra piccola recente:

arrivato alla cassa col mio carrello di prodotti scelti in un supermercato, mi son accorto, ahimè, di non aver nel portafoglio la tessera punti. I prodotti che avevo acquistato beneficiavano di uno sconto significativo che avrei perso... ma tant'è, la sbadataggine ha un prezzo anch'essa...

metto tutto sul nastro e mi preparo dall'altra parte (al di là del prima, nel dopo...) pronto a riporre in un paio di borse la merce e nell'attesa estraggo la mia carta di credito. 

Arrivano man mano gli articoli e verifico di ricordar il PIN (talora lo confondo), sì, stavolta rammento correttamente le cinque cifre.
Intanto la cassiera conclude e il terminale, sul quale mi appresto ad inserire il codice, presenta il risultato: 127,02 euro... il Pin della mia carta è 12702...

Naturalmente rimango sbalordito, nonostante sia avvezzo alle coincidenze non si sa mai quando accadano e cosa coinvolgano.

Per la cronaca ho "perso" uno sconto di quasi 9 euro... ma una coincidenza del genere, per un collezionista qual sono, val molto di più...

J4Y

Jean

E dopo una "piccola" coincidenza eccone una  "grande" di cui son venuto a conoscenza e che vi propongo:
 
 
 
Il presidente Abramo Lincoln venne eletto nel 1860.

Fu eletto per la prima volta al Congresso nel 1846.
 
Il suo cognome ha 7 lettere.
 
Egli fu assassinato di venerdì.
 
Venne ucciso con un colpo di pistola calibro 44 alla testa.
 
Al momento della morte avevano accanto la moglie, che restò illesa.
 
Una delle sue segreterie, il cui cognome era Kennedy, gli aveva consigliato di non andare quella sera a teatro.
 
Il suo assassino era John Wilkes Booth, il cui nome ha 15 lettere.
 
Booth uccise Lincoln in un teatro e andò a nascondersi in un magazzino.
 
Fu, a sua volta, assassinato prima che potesse essere portato a giudizio.
 
Il successore di Lincoln fu il vicepresidente Andrew Johnson, il cui nome ha 13 lettere.
 
Andrew Johnson era nato nel 1808.
 
 .....

 
Il presidente John Fitzgerald Kennedy venne eletto nel 1960.
 
Fu eletto per la prima volta al Congresso nel 1946.
 
Il suo cognome ha 7 lettere.
 
Egli fu assassinato di venerdì.
 
Venne ucciso con un colpo di fucile alla testa.
 
Al momento della morte avevano accanto la moglie, che restò illesa.
 
Una delle sue segreterie, il cui nome era Evelyn Lincoln, gli aveva consigliato di non andare a Dallas.
 
Il suo assassino era Lee Harvey Oswald, il cui nome ha 15 lettere.
 
Oswald sparò da un magazzino (di libri) e corse a nascondersi in un cinema (nel 1800 c'era solo il teatro).
 
Fu, a sua volta, assassinato prima che potesse essere portato a giudizio.
 
Il successore di Kennedy fu il vicepresidente Lyndon Johnson, il cui nome ha 13 lettere.
 
Lyndon Johnson era nato nel 1908.

 
Quelle strane coincidenze che legano Kennedy a Lincoln (ma saranno vere?...)
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/quelle-strane-coincidenze-che-leganokennedy-lincoln-saranno-1338460.html


 
Beh, opinione personale, penso che la trama d'un film non possa regger il confronto con questi fatti reali

Mi ha sempre incuriosito la nonchalance (riferita non al portamento e movimento fisico, bensì intellettuale, ammesso si possa usar lo stesso termine) di chi, avuta l'informazione, senza neppur considerarne l'enorme improbabilità (per non dir quasi-impossibilità) la cestina alla bell'è meglio.

Ma non per tale atteggiamento le coincidenze finiscono di manifestarsi e in un "comportamento" ricorrente dovrebbe venir investigata la presenza di un motivo che lo sottende... da chi abbia una certa curiosità riguardo i fatti reali dell'esistenza.

Se continuo a proporre questi temi è ovviamente perché li reputo non solo significativi... ma anche perché, elaborati convenientemente, potrebbero sfociare in qualcosa di pratico, una sorta di "chiave" per tentare di aprir qualcuna delle tante porte chiuse alla sola azione (e potere) dell'intelletto.

La mia piccola coincidenza e questa grande appena presentata, son certo producano in almeno qualcuno dei lettori una sorta di "eco", "risonanza" da cui si potrebbe prender le mosse... non avete mai provato la sensazione che vi sia qualcosa nascosta da qualche parte?
 

Cordialement
Jean

Jean

  
A volte le cose non son come sembrano...
 

UNA PICCOLA LACRIMA


(Al di qua) - La moglie scrive:


Caro marito, ti scrivo questa lettera per dirti che ti lascio per qualcosa di meglio. 
Sono stata una brava moglie per te per sette anni e non devo dimostrartelo. 
Queste due ultime settimane sono state un inferno. 
Il tuo capo mi ha chiamato per dirmi che oggi ti sei licenziato e questa e' stata solo la tua ultima cavolata.

La settimana scorsa sei tornato a casa e non hai neppure notato che ero stata a farmi i capelli e le unghie, che avevo cucinato il tuo piatto preferito ed indossavo una nuova marca di lingerie. 
Hai mangiato un sacchetto di patatine guardando lo sport in tv e poi sei andato subito a dormire. 
Non mi dici più che mi ami, non mi tocchi più. 
Che tu mi stia prendendo in giro o non mi ami più, qualsiasi cosa sia, io ti lascio. Buona fortuna!

Firmato: la tua ex moglie

P.s.: se stai cercando di trovarmi, non farlo: tuo fratello e io stiamo andando a vivere a insieme.

..........................


(Al di là) - Il marito risponde:

Cara ex moglie, niente ha riempito la mia giornata come il ricevere la tua lettera.
E' vero che io e te siamo stati sposati per sette anni, sebbene l'ideale di brava moglie, a patto che esista, sia molto lontano da quello che tu sei stata. 
Guardo lo sport così, tanto per cercare di affogarci i tuoi continui rimproveri. 
Andava così male che non poteva continuare. 
Come avrei potuto non accorgermi di quando ti sei tagliata i capelli la scorsa settimana... la prima cosa che ho pensato e' stata: "sembri un uomo!". 
Mia madre mi ha insegnato a non dire nulla se non si può dire niente di carino.

Dici che hai cucinato il mio piatto preferito, ma forse ti sei confusa con mio fratello, perché ho smesso di mangiare maiale sedici anni fa. 
Sono andato a dormire quando tu indossavi quella nuova lingerie perché l'etichetta del prezzo era ancora attaccata: ho pregato fosse solo una coincidenza il fatto di aver prestato a mio fratello 50 euro l'altro giorno e che la tua lingerie costasse 49,99 euro. 
Nonostante tutto questo, ti amavo ancora e sentivo che potevamo farcela. 
Così quando ho scoperto che avevo vinto alla lotteria 10 milioni di euro, mi sono licenziato e ho comprato due biglietti per la Giamaica.

Ma quando sono tornato tu te ne eri già andata. 
Penso che ogni cosa succeda per una precisa ragione. 
Spero tu abbia la vita piena che hai sempre voluto. 
Il mio avvocato ha detto, vista la lettera che hai scritto, che non avrai un centesimo da me. Abbi cura di te!

P.s.: non so se te l'ho mai detto prima ma mio fratello, prima di chiamarsi Carlo... si chiamava Carla, spero che non sia un problema...

...........................


(Al di là dell'aldilà)


Caro Carlo,

è proprio una ben disgraziata famiglia la nostra.
Come aveva predetto il dottore non c'è stato nulla da fare, il mondo immaginario in cui saltuariamente soggiornava nostro fratello ormai se l'è preso del tutto, forse in quello ha trovato un po' della gioia che non gli è mai riuscito di scorgere nel nostro.


Sei partito solo da una settimana e già devo ragguagliarti sugli ultimi sviluppi, mi dispiace immensamente doverlo fare, proprio adesso che finalmente hai potuto concederti una vacanza, e Dio sa quanto ne avevi bisogno, dopo tutto questo tempo in cui ti sei preso cura di nostro fratello.
Il fatto nuovo è che, come leggerai dalla sua ultima lettera che ti allego, sono accaduti eventi talmente seri a cui le mie sole forze non possono far fronte.


Adesso son qui con lui, per il momento è abbastanza calmo e son riuscita a fargli credere che il volo per la Giamaica sia tra una settimana, che già stava preparando i bagagli e si sarebbe recato all'aeroporto oggi stesso.
Sono stata dal Basaglia, il suo direttore, che ancora una volta è stato comprensivo e non ha dato importanza alla sua lettera di licenziamento, l'ennesima, suggerendo di passar dal dottore per intervenire sul dosaggio farmacologico.


Ripenso come una delusione d'amore l'abbia portato a immaginarsi che le cose non
sono andate in quel modo, troppo forte e devastante il dolore del sentirsi rifiutato.
Nella sua mente lui se l'aveva fatta moglie e ci ha vissuto per anni, noi all'oscuro di quella vita d'illusione che si celava dietro ai suoi ripetuti: "sto bene, non ho bisogno di nulla, grazie".
In quel suo mondo a parte la immaginava sin nei dettagli fisici e d'abbigliamento, e costruiva giorno per giorno la loro storia.


Ancora ricordo come ci siamo accorti, che momento terribile, di quello che gli stava accadendo. Prese a scriver lettere che imbucava... sulla propria cassetta della posta!
Quando siamo arrivati, avvisati dal vicino, e abbiam aperto lo sportello... decine e decine di lettere spinte a forza all'interno, che non c'era rimasto più posto!


Il dottore ha aumentato le dosi e per il momento non c'è urgenza, ma dobbiamo trovare una qualche soluzione, quando tornerai.
Per ultima un'altra notizia... vorrei osare dire una speranza.
È ripassato l'Andreoli, il gallerista. Gli ho fatto vedere le ultime tele dipinte da nostro fratello – ormai son centinaia – ha detto che il denaro lo mette lui e che in capo a qualche settimana gli organizza una mostra, a Volterra.


Ha scoperto una cosa straordinaria, da non credere. 
Proprio sull'ultima tela (sempre il volto della sua amata) compare una piccolissima lacrima sotto l'occhio... non ci crederai, ma in ogni suo quadro, in posti sempre diversi, abbiamo ritrovato quella piccolissima lacrima...

Un abbraccio, tua sorella Carla

...........

 
Cordialement
Jean

Jean

Su cosa sia la "creatività" alla base dell'esperienza artistica ognuno ha le sue rispettabilissime opinioni.
Nondimeno il riferimento a un attributo non proprio umano è palese e di questo mi son sempre meravigliato, che si potesse appunto usar tale parola per qualcosa attribuito all'uomo.

Per molta parte della mia vita non pensavo che ci fosse del vero nel ritenere creativo il tracciar segni, stendere colori, ricavar suoni ecc.
Provai a dedicarmi a tali attività, ma nella musica, che pur adoro, son ahimè proprio negato, appena qualcosa nel disegno e una strana attrazione per la scrittura.
Che più di quella non era, visti gli scadenti risultati.
Pensavo fosse vieppiù dovuto alla forma, all'impostazione, che almeno per la grammatica non andava poi male.

Si possono migliorare le nostre tecniche e si deve tendere a farlo, ma quello che mancava al mio scrivere non risiedeva in quell'ambito.
In poche parole mancava la linfa vitale, poiché tutto si originava dai miei contenuti, dalle memorie che avevo accumulato nel tempo.

Non so quando mi resi conto che a un tratto il mio muover la penna non fosse come al solito... era subentrato qualcosa di diverso e man mano, nel lasciarmi trasportare da quella nuova sensazione letteralmente avevo l'impressione di legger qualcosa da chissà dove prima di riportarla nel foglio.
Quasi mi pareva d'esser visitato da una forza estranea che suggeriva la direzione in cui guardare e facendolo vi trovavo i contenuti, la forma e soprattutto la linfa.

Così descrivo oggi l'incontro con l'ispirazione, a cui mi inchino riconoscente, non per i risultati ma per la ricchezza che ha portato nella mia vita.
Da allora quando incontro l'espressione artistica altrui per prima cosa avverto una familiarità, qualcosa mi risuona dentro e mi par bello e prezioso quanto ha prodotto l'uomo, pur nella desolazione odierna milioni di opere d'arte di ogni tempo risplendono come gemme, forse rallentando l'umanità dallo scivolare sempre più in basso.

La torre e la piazza dei Miracoli di Pisa, piazza San Marco a Venezia, solo per far due nomi, non son luoghi e architetture solo di questo mondo.
A trovarcisi nella prima magari vi fate scattar la foto mentre sorreggete con la mano la torre e nella seconda mentre date da mangiar ai colombi, con la Basilica o Palazzo Ducale relegati nello sfondo.
Cosa c'è da sentire?
E perché ci siete stati o vi piacerebbe andarci?
 
La mia attuale aspirazione è di affrancarmi, per quanto possibile, dagli schemi dell'appartenenza: il mio percorso/training è stato quello; la mia religione/filosofia/maestro quest'altro; la mia visione scientifica/politica/psicologica ecc. quell'altra ancora.

Per poterlo fare con verità, occorre che una nostra parte ne sia realmente fuori, non appartenga davvero a nulla.
Se anche per poco vi appartenesse e volesse dar la sensazione di non esserlo, suonerebbe falsa.
Quella parte di noi libera dall'appartenenza l'abbiam tutti e talvolta cerchiamo di lasciarla esprimere, seppur forzatamente obbligati a farlo attraverso la nostra personalità che come un "cristallo" è  restio a cambiar forma...

Nella mia vita ho letto abbastanza, mi son interessato di tante cose, ho ricercato, conosciuto e frequentato tante persone (nel bene e nel male), ricavandone un bagaglio di conoscenze (memorie) col quale affrontare le situazioni a venire.
Insomma, con la sensazione d'aver compreso qualcosa di come va il mondo e l'uomo.
 
La mia pianta interna, per così dire, m'era parsa ben cresciuta e la sua ombra – il conforto d'aver una protezione sopra la testa nei difficili casi dell'esistenza – il premio per l'impegno profuso.
Il fatto è che tutte le foglie di quella pianta non erano mie, l'avevo prese in prestito, e quel che è peggio non erano foglie vere, ma riproduzioni degli originali spesso neppure ben riuscite, memorie appunto.

Un giorno mi è stata fatta notare la cosa e mi son visto com'ero, a cercar di ripararmi con quelle dal sole della vita.
Come l'ho visto non ne son stato più capace; per quanto ci abbia riprovato – che in fondo mi ci trovavo bene in quella condizione – non c'è stato nulla da fare.
Il vero cancella quello che non lo è.

Questa è stata la mia esperienza: la bella pianta dalle molte foglie era cresciuta nel fiume della memoria, come sempre accade.
Essa e ogni altra cosa sono e saranno sempre in quella corrente, in quel divenire.
Anche se abbiamo la sensazione che vi sia un altro fiume, un altro modo di vedere e vivere le cose... ma arriva qualcuno a dire che occorre far questo e quell'altro e forse un domani...

Non credo occorra perseguire la Vera Visione dell'Universo, il minimo frammento di vero che si incontra non potrà mai essere annullato dal falso che man mano al confrontarsi verrà dissolto, come quelle foglie immaginarie.
Tuttavia pur volessimo incontrarlo non possiamo scegliere come e quando... ma possiamo scegliere di non volerci accontentare di niente di meno, qual sia il prezzo.
 
J4Y

Jean

Sono convinto (dovuto alla mia esperienza che non penso sia la sola) che  ad un certo punto dello sviluppo del bambino, "l'io"  si radichi (installi-cristallizzi ecc.) nel corpo (materiale-organico) divenendo passaggio obbligato del flusso del pensiero. 
Di più, essendo quella la ragione del suo formarsi, ossia  provvedere un "lettore" per la narrazione (della vita) che ci riguarda. 

Senza "l'io-interfaccia" la continua discesa dell'immateriale (il pensiero) nel materiale (corpo) non completerebbe il suo percorso e come una "radio" senza altoparlante rimarrebbe muta.

La nostra radio come riceve anche trasmette (retroazione-feedback) il risultato (qualsivoglia) dell'interazione avvenuta;  ma se già vi par difficile considerare  l'io come una radio in ricezione, la sua funzione trasmittente è troppo sottile e solo particolari situazioni permettono d'averne sentore. 
Le due funzioni insieme chiudono il circuito (l'anello) rimandando alla simbolica unione di cielo e terra.
 

Eterna è l'energia dello spazio mediano (della valle)
È la Femmina Misteriosa
La porta della Femmina Misteriosa
È la radice di cielo e terra
Continua e invariabile
Agisce e non si esaurisce
 

La citazione sopra riportata è del Tao Te Ching di Julius Evola, alla quale preferisco quella (qui sotto) di Carlo Moiraghi (http://www.agopuntura-alma.it/2018/02/17/carlo-moiraghi/) per l'immagine del "filo continuo"...

"Lo spirito della valle vive eterno. Ha nome femmina misteriosa.
Nella femmina misteriosa vi è una fessura, e ne escono cielo
e terra. È un filo che da sempre da sé fila se
stesso, e a se stesso attinge di continuo e mai si esaurisce".

 

J4Y

Jean

I miei tempi passati son un lontano ricordo (tuttavia non sbiadito) e in quelli attuali, come adesso, seduto sul divano, lascio che il torpore pian piano mi avvolga, rivolgendo lo sguardo interno a quanto accade.

Certo le condizioni sono ideali, la stufa accesa e l'anziana (si può dir di un animale?) gatta nera ai miei piedi, anch'essa in una sorta di dormiveglia, distesa sul suo tappetino rosso bordeaux. 
Nessun rumore attorno e una soffusa luce rossa dal piccolo abat-jour... il paradiso, o almeno un tipo di paradiso per come l'immagino io, tanto più che i miei acciacchi son sotto la soglia critica.

All'avanzare del torpore l'io allenta la presa, venendo inesorabilmente spostato dal centro di "comando" verso la periferia, nulla più che uno tra i fenomeni in atto. Ma ancora, volendolo, è possibile rimanerci aggrappati  conservando una relativa, residua consapevolezza. 

Esercitandosi con determinazione forse è  possibile non cedere del tutto al sonno e in quello stato, al di là dell'usuale, s'affacciano sensazioni e si manifestano inesplorati percorsi mentali, o psichici se preferite... spirituali secondo altri.

Ma per quanto affascinante sia la prospettiva di un sottile viaggio nell'ignoto, quell'aldilà ha cessato da tempo d'attrarmi... perché al ritorno si  è rimasti quel che si è... quando lo si accetta, rinunciando all'illusione di un aldilà che trasformi la coscienza (o noi stessi) se ne è andati al di là, dove quel torpore ti condurrà ad un sonnellino... mentre nel corpo innumerevoli eventi provvedono alle funzioni vitali.

A cosa serve la nostra presenza?

 
Cordialement
Jean

Sariputra

Propongo una interessante riflessione di Paolo Ricca sul tema dell' "aldilà" , stando "diqua"... :(
Ma...se ci sono quelli che stanno "dilà" cosa penserenno di loro stessi? Che stanno "diqua"e noi invece che stiamo "aldilà"?... :-\



https:/www.youtube.com/watch?v=yibQnuig3FU




Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

Sariputra - post 293

Propongo una interessante riflessione di Paolo Ricca sul tema dell' "aldilà" , stando "diqua"... 
Ma...se ci sono quelli che stanno "dilà" cosa penseranno di loro stessi? Che stanno "diqua"e noi invece che stiamo "aldilà"?...


Anthonyi – post 23

L'oggetto del forum mi sollecita una possibile risposta. E se al di là dell'aldilà ci fosse l'aldiquà. In caso affermativo questo chiuderebbe il cerchio, che invece rimarrebbe immancabilmente aperto se la risposta fosse negativa. Solo in quest'ultimo caso, i contenuti propri dell'aldilà sarebbero importanti, per questo che questa è una risposta fondamentale.


Paul11 – post 9

Forse Logos è la reincarnazione del vecchio forum, un salto nell'aldilà perché ogni vita è conoscenza e continuare il viaggio.
 
..............

Grazie a Sari per l'intervista, da cui traggo questo frammento:

"Oggi la persona media, l'europeo medio identifica l'invisibile con l'inesistente e siccome l'aldilà è invisibile (e proprio ciò che non vedi) dice non c'è, siccome non lo vedo non c'è..."

ricordo un filmato scolastico dal titolo "Prove dell'esistenza di atomi e molecole" che vi invito a vedere (altri tempi...)  https://www.youtube.com/watch?v=qCdwxce6p6I
nel quale le numerose prove indirette portano alla positiva conclusione (esistono).

Nel filmato vengono proposte delle immagini riconducibili agli atomi... quanta acqua sotto i ponti, visto che oggi le nanotecnologie permettono di prenderli uno per uno gli atomi per costruirci qualcosa ecc. 

Naturalmente tutto è confutabile, quindi vero sino al punto permesso dal metodo d'indagine.

La prova visiva è tuttavia (in molti campi) fondamentale e questo ci riconduce all'invisibile e all'inesistente... si dice se non vedo non credo... e chissà cosa vedono gli animali...
 
Lo psicologo Robert Morris, ricercatore di fenomeni paranormali, negli anni '60 fece un esperimento in una casa in Kentucky dove si diceva ci fossero dei fantasmi in quanto erano morte delle persone in maniera violenta.
L'esperimento consisteva nel far entrare uno per volta un cane, un gatto, un serpente a sonagli e un topo in una stanza in cui erano avvenuti dei crimini. L'esperimento venne filmato.
Il cane entrò con il suo padrone e, percorso solo un metro, al cane si rizzò il pelo della schiena, iniziò a ringhiare e scappò dalla stanza rifiutandosi di rientrare.
Il gatto entrò in braccio al suo padrone. Dopo pochi secondi, il gatto si arrampicò sulle sue spalle, ferendolo con le unghie e fuggì sotto una sedia. da quella posizione iniziò a soffiare verso un'altra sedia vuota per veri minuti, finché non lo portarono fuori dalla stanza.
Il serpente a sonagli, invece, adottò una posizione aggressivo-difensiva come se dovesse affrontare un pericolo imminente nella stanza vuota. Anche la sua attenzione era attirata dalla sedia verso la quale il gatto soffiava.
Il topo non ebbe nessuna reazione in particolare.
L'esperimento di Robert Morris venne svolto nuovamente in un'altra stanza della stessa casa in cui non era avvenuto nessun avvenimento sanguinoso o violento. Nessuno dei quattro animali reagì in maniera strana.

 

Cordialement
Jean

Kobayashi

Ma poi Morris ha ripetuto l'esperimento in altre case dove sono accaduti fatti violenti simili?
Perché in caso contrario si finisce per rimanere sempre al livello dell'eccezionalità del fatto singolo. Non che questo livello debba per forza essere insignificante o ambiguo.
È ambiguo però l'atteggiamento di voler, da una parte, cercare prove empiriche e quindi avere un approccio scientifico, e dall'altra non rispettare mai fino in fondo i criteri di questo approccio...

Per quanto riguarda l'intervista di Paolo Ricca sono un po' perplesso... Alla domanda sul perché l'aldilà venga spesso rappresentato come Giudizio, il teologo impiega quattro minuti per dire che gli uomini desiderano la giustizia e allora se non l'ottengono nella storia se la vogliono immaginare almeno alla fine... E conclude dichiarando che è cosa buona.
Beh, francamente...

doxa

#296
Sariputra ha scritto
CitazioneMa...se ci sono quelli che stanno "dilà" cosa penserenno di loro stessi? Che stanno "diqua"e noi invece che stiamo "aldilà"?


Nell'aldilà sarò un "senza tetto", un "senza fissa dimora", errante tra il Paradiso, l'Inferno, il Purgatorio e il Limbo.

Il Paradiso lo frequenterò poco. Mi hanno detto che spesso ci si annoia. Si va in estasi, si hanno visioni beatifiche. Però per brevi periodi ci si può stare perché è un luogo solare, si mangia bene e per rallegrare gli astanti San Pietro a volte chiama gli angeli musicanti per far cantare e ballare gli ospiti. San Pietro è un galantuomo. Lui pensa a tutto e tutto promette a tutti. 

All'Inferno ci andrò spesso perché è un ambiente vivace.  I peccatori sono simpatici, allegri, non hanno rimorsi. Spero di diventare amico di alcuni suoi inquilini, per esempio di Paolo e Francesca, Insieme leggeremo l'Ars amatoria di Ovidio e il Kamasutra.

Ogni tanto farò delle brevi soste anche in Purgatorio. Questo luogo di purificazione, somiglia agli stabilimenti termali dove ci si va per la cura dell'apparato biliare, dell'intestino, del fegato. Le anime di coloro che muoiono in uno stato di grazia bevono molta acqua minerale per depurarsi e prepararsi per accedere nel Paradiso. Secondo la teologia cattolica è "la condizione di coloro che, morti nella grazia di Dio, non sono ancora perfettamente purificati e devono quindi purificarsi al fine di ottenere la santità necessaria per essere ammessi alla visione di Dio".
Secondo alcuni storici della Chiesa il Purgatorio fu inventato per lucrare ai fedeli il pagamento delle preghiere, destinate ad attenuare le pene cui i penitenti defunti erano sottoposti. In effetti Dante Alighieri sottolinea più volte nella Cantica che i fedeli possono abbreviare la permanenza delle anime nel Purgatorio, ma ciò indipendentemente dal denaro versato o meno alle istituzioni ecclesiastiche. 

Del limbo c'è poco da dire. In questo luogo ci sono le anime appartenute a persone buone morte prima della resurrezione di Gesù e i bambini morti ancora non battezzati, che non hanno commesso alcun peccato personale, ma non sono stati liberati dal peccato originale tramite il battesimo, perciò sono affidati alla misericordia di Dio. Sono anime che non meritano l'Inferno e neanche il cammino verso Il Paradiso. 
Nella Divina Commedia di Dante Alighieri il Limbo è il primo cerchio dell'Inferno (nel canto IV dell'Inferno). È complanare all'Antinferno, separati dal fiume Acheronte. Oltre ai bambini morti senza battesimo, il poeta vi colloca le anime di quanti non furono cristiani, ma vissero da uomini giusti e perciò non meritarono l'Inferno vero e proprio.

Socrate78

Sono credente, tuttavia il concetto di Inferno andrebbe rivisto anche se credo che un inferno ci sia: infatti per un malvagio che desidera il male e gode nel vederlo realizzare l'inferno ( inteso come "luogo in cui tutti sono malvagi e si fanno del male") non dovrebbe essere alla fine un luogo negativo, anzi, sarebbe per molti aspetti la realizzazione della sua stessa natura e quindi in esso il malvagio dovrebbe star perversamente bene. Per il malvagio infatti il vizio è premio a se stesso, mentre il virtuoso gode nel fare il bene. Semmai una punizione degna, un vero inferno, sarebbe quella in cui i malvagi acquistino piena consapevolezza del male compiuto e ne provino orrore, rimorso, senza poter farci nulla e quindi vivendo in una situazione di continua angoscia. O non è forse così?

Jean

Buongiorno Kobayashi,

per approfondire la risposta ho preso da uno dei tuoi post alcuni passi:

"... al di là di quello che sarà il nostro destino dopo la morte, c'è soprattutto una vita su cui lavorare (nella prospettiva dell'uomo spirituale). Insistere su idee escatologiche può far dimenticare che appunto quel lavoro di cambiamento è la cosa più importante.
Io personalmente sento abbastanza chiaramente che la morte è la fine di tutto. 
Ma è solo una sensazione.."
 

La vita (su cui lavorare) è il contenitore delle più disparate esperienze umane e naturalmente ognuno fa delle scelte, come per i prodotti di un supermercato quel che piace ad uno vien ignorato dall'altro. 

E necessariamente certi  "prodotti" essendo i meno acquistati son collocati sui ripiani meno agevoli, così che occorre impegnarsi un po' per trarli dalla loro sede. 
Accade per tutte le categorie e ambiti, anche  per il cosiddetto mondo spirituale, dove si può trovare di tutto e di più, tanto che qualcuno l'ha definito "spiritual market".

L'esperimento del dott. Morris, se si può definire tale, dal punto di vista "scientifico" ovviamente non dimostra nulla; come una rondine non fa primavera, al più per chi la osserva può stimolare delle riflessioni... perché quella rondine si comporta in  modo difforme dalle altre? 
Perché in quella casa gli animali (non tutti) si comportano nel modo riportato? 

Dal mio punto di vista ciò che importa dell'esperimento è la sua genesi: da tempi immemorabili son ascritte agli animali caratteristiche oltre la portata degli umani, ad esempio tutta la mitologia egizia ne è incentrata e giungendo ai giorni nostri  le cronache riportano numerosi casi, dai  gatti che "accompagnano" i malati terminali ai cani che eleggono a residenza la tomba del padrone, addirittura l'olfatto canino può rilevare i tumori prima della diagnostica... a quelle remote radici si ricollega l'interesse del dott. Morris che si differenzia da noi per averle verificate sul campo (o più precisamente "nella casa"). 

Se le sue siano state idee escatologiche e/o l'abbiano distolto dal  proprio lavoro di cambiamento non son in grado di dirlo, agli acquirenti il compito di recensire il prodotto nell'infinito Amazon della coscienza umana.

Ma evidentemente il dott. Morris (e innumerevoli altri) hanno sentito abbastanza chiaramente che la morte non sia la fine di tutto e gli han dato bada dedicandovi una parte se non tutta la loro vita. 
Pur essendo solo sensazioni, in un senso o all'opposto, hanno influito sulla loro vita, poco o tanto che sia.


Cit.- Per quanto riguarda l'intervista di Paolo Ricca sono un po' perplesso... Alla domanda sul perché l'aldilà venga spesso rappresentato come Giudizio, il teologo impiega quattro minuti per dire che gli uomini desiderano la giustizia e allora se non l'ottengono nella storia se la vogliono immaginare almeno alla fine... E conclude dichiarando che è cosa buona.
Beh, francamente...


Concordo, se così intendevi, che l'immagine di una giustizia ultraterrena a compensare quella terrena mancata sia un po' datata... seppur sia ancora alla base della religione cattolica e, nel concetto di karma, di quella induista-buddista. 
D'altronde si dice che la speranza sia l'ultima a morire così che sarebbe anche l'ultima istanza ad incontrare l'ipotetico aldilà... per il non-tempo necessario a soddisfare la  sete di giustizia di chi ve l'ha accompagnata. 
 
Cordialement
Jean

Jean

Buonasera  Altamarea,

ti auguro venga permessa la tua erranza nell'aldilà, certo differente da quella di Dante che non poteva muoversi liberamente e necessitava dell'illustre accompagnatore per il suo viaggio immaginifico.

Una cosa che non mi par d'aver riscontrato nella Commedia è il sense of humor che a te non difetta  e di cui anche il Sari è ben dotato (una tra le qualità che più apprezzo dell'umanità).

Ma... nel tuo salir e scender di livello e girar di gironi... com'è che non hai gettato uno sguardo a quella zona ... l'Antinferno...  appartenendo anch'essa all'aldilà?

Dante Alighieri, sulla scorta di Virgilio ma non solo, presenta pure un Antinferno nei primi canti dell'Inferno, compreso tra la porta dell'Inferno e il fiume Acheronte, dove si trovano le anime degli ignavi che a suo parere non meritano nemmeno di entrare nell'Inferno: a essi infatti dedica pochissimi versi del canto III.
Gli ignavi non sono propriamente colpevoli di aver fatto del male, in quanto appunto non fecero niente, e per questo non fanno parte della suddivisione in cerchi dell'Inferno: se non commisero male è solo per viltà, la stessa viltà per la quale non fecero neanche il bene: con loro infatti sono puniti gli angeli che rimasero neutrali nella rivolta di Lucifero contro Dio; essi sono condannati a correre vanamente, dietro un'insegna che non rappresenta nulla, mentre vengono punti da vespe che li fanno sanguinare, e mangiati nei piedi da vermi attirati dal sangue per contrappasso al non essere mai stati attivi, al non aver mai seguito nessun ideale, al non aver mai preso chiaramente posizione. Dante vede qui punito colui «che fece per viltade il gran rifiuto»: diverse ipotesi tentano di identificare quest'«ombra», come Esaù o Ponzio Pilato, ma la più nota riguarda Celestino V.

ignàvia s. f. [dal lat. ignavia; v. ignavo], letter. – Pigrizia, indolenza spirituale, viltà: ero in quello stato d'i. e fiducia dei sensi che suole seguire l'abbraccio amoroso (Gesualdo Bufalino).
 
A dar retta alla scarne indicazioni ho il sospetto che non dovrebbero esser poche le anime relegate in codesto luogo... per esempio gli astenuti, elettorali e di giudizio, mica pochi, eh... non per nulla vengon considerati la maggioranza silenziosa... e se pensiamo ai vili per finir ai pigri (contando pure gli indolenti senza tuttavia annoverare quelli spirituali, tema assai delicato...) può esser che all'antinferno sia destinata la maggior parte delle anime...

Che strano, un argomento del genere lasciato quasi del tutto inesplorato... e sì che vi son pure le schiere d'angeli che non si decisero per Dio o il suo antagonista... ma restarono neutrali, segno che non era poi così semplice la scelta...

Che dire, c'è un al di là dell'aldilà anche in quello dantesco... è sempre stato sotto i nostri occhi ma... forse per ignavia, non l'abbiam potuto o voluto considerare... infatti...  non ragioniam di lor, ma guarda e passa...

 
Cordialement
Jean