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Al di là dell'aldilà

Aperto da Jean, 05 Maggio 2016, 20:15:28 PM

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sgiombo

Citazione di: Eutidemo il 03 Aprile 2017, 07:50:47 AMCONTINUAZIONE
Caro Sgiombo,

***
Premesso quanto sopra, per quanto concerne l'"io individuale", sono perfettamente d'accordo con quanto scrivi tu: il "mentale individuale" è altrettanto fenomenico del materiale, anch' esso è "qualcosa che appare", di cui si ha coscienza, ed anche per esso, esattamente come per il materiale, l' "esse est percipi".
Quanto al fatto che tu ti chiedi perché mai il noumeno debba essere un "ideale sé/soggetto universale a meno di non cadere nel "solipsismo", credo di aver già fornito la risposta sopra; ed infatti, il "solipsismo" vorrebbe ridurre il TUTTO all'esperienza del singolo individuo, mentre la cosa sarebbe autocontraddittoria, perchè, come tu dici, anche il singolo individuo è un epifenomeno di una realtà di cui, è, sì, parte, ma che lo trascende.
Ma poichè è indubbio che un SOGGETTO esiste, se non è individuale, deve necessariamente essere universale.
CitazioneMa come ho esposto più sopra per superare il solipsismo non é necessario postulare un soggetto universale e divino (la Sostanza spinoziana!); e l' ipotesi "pluralistica non divina" che propongo in alternativa mi sembra più consona a quanto ci dicono le neuroscienze circa la necessaria coesistenza di determinate attività fisiologiche in determinati cervelli e determinati eventi fenomenici in determinate esperienze coscienti.Inoltre mi sembra che spieghi bene le differenze fra sogni, allucinazioni, ecc. e sensazioni "autentiche" o "veritiere".In entrambi i casi nel soggetto in sé o noumenico accado i medesimi eventi (corrispondenti alle medesime –reciprocamente indistinguibili- sensazioni fenomeniche nella sua coscienza). In caso di sogni o allucinazioni ciò non è dovuto ("conseguente") a determinati rapporti del soggetto noumenico con (reali) oggetti noumenici (ma a rapporti o eventi intrinseci a se stesso); in caso di sensazioni "veritiere" ciò è dovuto ("conseguente") a determinati rapporti estrinseci del soggetto noumenico con (reali) oggetti noumenici da esso diversi in seguito ai quali accadono quegli stessi, identici eventi noumenici (nel soggetto) cui corrispondo quelle stesse indistinguibili sensazioni fenomeniche materiali (tipo "res extensa").E le sensazioni "veritiere", contrariamente a quelle illusorie, sono intersoggettive, cioè ne accadono di biunivocamente corrispondenti ai medesimi oggetti in sé o noumenici (e dunque tutte "poliunivocamente corrispondenti" fra loro) anche nell' ambito delle esperienze coscienti di qualsiasi altro soggetto che si metta "nelle appropriate relazioni con" tali oggetti.




***
Quanto al fatto di ammettere che esistano più esperienze fenomeniche coscienti (oltre alla "propria" immediatamente esperita, anche quelle degli altri uomini e per lo meno di gran parte degli altri animali: una per ciascuno di essi), da tale considerazione non deriva affatto che "noumeno" possano essere tanto i soggetti individuali di sensazioni (di tali esperienze fenomeniche coscienti), quanto gli oggetti di sensazioni; ed infatti, sia gli uni che gli altri, rientrano tutti nel SOGNO di un'unica MENTE , che si credono autonomi (e fenomenicamente lo sono), ma, in realtà, sono tutti epifenomeni dell'UNICO SOGNATORE.
Come i tre personaggi con cui discutevo stanotte in sogno: sembravamo 4, lì a discutere, ma in REALTA' ERA UNO SOLO AD INTERPRETARE TUTTE LE PARTI.

CitazioneBeh, questo però non l' hai dimostrato.Si può benissimo ipotizzare (dove starebbe mai la contraddizione o incongruenza logica? Ma non dimostrare) sia che esista un' esperienza fenomenica cosciente singolare e distinta dalle altre per ciascun uomo (che ce ne parla col linguaggio!) e per lo meno per ciascun esemplare di moltissime altre specie animali.E si può anche ipotizzare un' unico soggetto universale che sogna (sensazioni fenomeniche mentali e materiali); ma in questo secondo caso:a)si tratterebbe comunque di solipsismo (un' unico soggetto cosciente, anche se "divino");b) non si capirebbe come mai io viva una ben determinata esperienza fenomenica cosciente correlata a un determinato cervello (il mio), distinta dalla tua e da quelle di tutti gli altri e non invece si viva tutti una medesima "babele di esperienze coscienti" correlate a tutti i cervelli vivi e funzionanti.

***
Quanto alla ben netta differenza fra allucinazioni (sensazioni fenomeniche soggettive, oniriche, allucinatorie, ecc.) e sensazioni fenomeniche intersoggettive ("realistiche", "veritiere"), a dire il vero,
non ho ben capito cosa intendi dire; per me, in entrambi i casi, si tratta di "fenomeni" (sia pure di diversa natura), i quali rientrano tutti nel discorso generale che facevo sopra.
Ricordo che due anni fa, quando soffrivo di sovente di allucinazioni acustiche, sognai di subirne una mentre ero in barca con una mia amica, e le dicevo: "Ma non la senti questa musica?" e lei "NO, deve essere la tua solita allucinazione acustica" ed io "E' vero, devi aver ragione...eppure ti assicuro che la seto come fosse reale".
Eppure, non eravamo "reali" nè l'"io sognato", nè la mia amica, nè l'allucinazione, ma era tutto frutto del sogno del  SOLO mio "io sognante"; o meglio eravamo "reali" ad un diverso livello, così come penso che sia di tutti noi adesso. ;)
CitazioneA questo credo di aver già esaurientemente obiettato più sopra considerando l' intersoggettività delle sensazioni "veritiere" e la mera soggettività di quelle illusorie.

myfriend

Citazione di: sgiombo il 02 Aprile 2017, 18:55:52 PM
Citazione di: myfriend il 02 Aprile 2017, 13:01:12 PM


Esiste un livello della Realtà in cui l'energia si manifesta e prende forma come materia. Esiste, invece, un livello più profondo in cui l'energia è nella sua forma originaria (le particelle sub-atomiche). Ed esiste un livello ancora più profondo in cui l'energia è "Coscienza".
CitazioneE chi stabilirebbe e secondo quali criteri (che dovrebbero essere oggettivi, se scientifici) quale "livello" della materia sarebbe più "profondo" e quale più "superficiale", quale più "originario" e quale "derivato"?

Si tratta di termini stabiliti per mera convenzione linguistica (comoda ai fini comunicativi).

Massa ed energia (in continua reciproca trasformazione secondo proporzioni universali e costanti) sono (direttamente, per percezione empirica immediata, o indirettamente, tramite inferenze logiche da percezioni empiriche immediate) materia e in quanto tali sono "contenuti" di coscienza.
Il cervello (che é materia: massa ed enegia) non contiene "coscienza" come "forma ancor più profonda di energia -?-"; é invece contenuto nella coscienza di chi lo osserva (direttamente almeno come potenzialità in linea di principio; solitamente di fatto indirettamente, per il tramite dell' imaging neurologico funzionale).

Einstein affermava:
"Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonìzzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c'è altra via. Questa non è filosofia, questa è fisica."

Non voglio convincerti di nulla. Anche perchè vedo che sei estremamente pieno di te e della tua supponenza.
Perciò ti lascio quella frase di Einstein, sulla quale, se ti interessa potrai ragionarci sù.

La Realtà è una.
Ma esistono vari "livelli" (o frequenze, come le chiamava Einstein) nei quali la Realtà si può vedere.
A livello macrocospico noi vediamo corpi distinti e separati.
Se scendiamo a livello microscopico osserviamo le particelle subatomiche che sono onde elettromagnetiche.
Se scendiamo ancora sotto, può essere che vediamo quella che Max Planck aveva intuito essere la "Mente cosmica" o "Coscienza cosmica" che è l'elemento che Tutto accomuna e dai cui Tutto deriva. Certo...qui non siamo più nel campo della scienza, ma nel campo delle intuizioni (o, se preferisci, nella intuizione della teoria del Campo Unificato).

Che vuoi che ti dica?
Quella di Planck è una intuizione, non è scienza.
Io ci lavoro sù.
Te fai quello che ti pare.  ;)
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

lorenzo

Citazione di: Eutidemo il 03 Aprile 2017, 16:19:59 PME adesso, non ti offendere, ma, ti prego, BASTA col farmi impiegare tempo ad indagare per tuo conto storie assurde di "fachiri levitanti" e "cieche vedenti", quando potresti verificare da solo che sono soltanto grossolane imposture da quattro soldi.
Solo questo perché ora non posso altro:
- la foto del fachiro l'avevo messa io, sapevo il trucco, grazie;
- riguardo i miracoli ho premesso il mio scetticismo (come prova) anche se fossero veri.
Quando non so qualcosa e non riesco a trovarla, credo di avere l'abitudine di chiedere se qualcuno lo può fare.
Non ti offendere tu.
Gli USA importano merci ed esportano dollàri.

Eutidemo

Citazione di: lorenzo il 03 Aprile 2017, 17:49:20 PM
Citazione di: Eutidemo il 03 Aprile 2017, 16:19:59 PME adesso, non ti offendere, ma, ti prego, BASTA col farmi impiegare tempo ad indagare per tuo conto storie assurde di "fachiri levitanti" e "cieche vedenti", quando potresti verificare da solo che sono soltanto grossolane imposture da quattro soldi.
Solo questo perché ora non posso altro:
- la foto del fachiro l'avevo messa io, sapevo il trucco, grazie;
- riguardo i miracoli ho premesso il mio scetticismo (come prova) anche se fossero veri.
Quando non so qualcosa e non riesco a trovarla, credo di avere l'abitudine di chiedere se qualcuno lo può fare.
Non ti offendere tu.

Non solo non mi offendo, ma, anzi, ti chiedo scusa, perchè forse, nel mio ultimo intervento, sono stato un po'  troppo aggressivo :)
Se  non sai qualcosa e non riesci a trovarla, chiedi pure il mio aiuto; per quanto posso, cercherò anche io di fare in merito qualche ricerca ;)

sgiombo

Citazione di: myfriend il 03 Aprile 2017, 17:24:26 PM
Citazione di: sgiombo il 02 Aprile 2017, 18:55:52 PM
Citazione di: myfriend il 02 Aprile 2017, 13:01:12 PM


Esiste un livello della Realtà in cui l'energia si manifesta e prende forma come materia. Esiste, invece, un livello più profondo in cui l'energia è nella sua forma originaria (le particelle sub-atomiche). Ed esiste un livello ancora più profondo in cui l'energia è "Coscienza".
CitazioneE chi stabilirebbe e secondo quali criteri (che dovrebbero essere oggettivi, se scientifici) quale "livello" della materia sarebbe più "profondo" e quale più "superficiale", quale più "originario" e quale "derivato"?

Si tratta di termini stabiliti per mera convenzione linguistica (comoda ai fini comunicativi).

Massa ed energia (in continua reciproca trasformazione secondo proporzioni universali e costanti) sono (direttamente, per percezione empirica immediata, o indirettamente, tramite inferenze logiche da percezioni empiriche immediate) materia e in quanto tali sono "contenuti" di coscienza.
Il cervello (che é materia: massa ed enegia) non contiene "coscienza" come "forma ancor più profonda di energia -?-"; é invece contenuto nella coscienza di chi lo osserva (direttamente almeno come potenzialità in linea di principio; solitamente di fatto indirettamente, per il tramite dell' imaging neurologico funzionale).

Einstein affermava:
"Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonìzzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c'è altra via. Questa non è filosofia, questa è fisica."

Non voglio convincerti di nulla. Anche perchè vedo che sei estremamente pieno di te e della tua supponenza.
Perciò ti lascio quella frase di Einstein, sulla quale, se ti interessa potrai ragionarci sù.

La Realtà è una.
Ma esistono vari "livelli" (o frequenze, come le chiamava Einstein) nei quali la Realtà si può vedere.
A livello macrocospico noi vediamo corpi distinti e separati.
Se scendiamo a livello microscopico osserviamo le particelle subatomiche che sono onde elettromagnetiche.
Se scendiamo ancora sotto, può essere che vediamo quella che Max Planck aveva intuito essere la "Mente cosmica" o "Coscienza cosmica" che è l'elemento che Tutto accomuna e dai cui Tutto deriva. Certo...qui non siamo più nel campo della scienza, ma nel campo delle intuizioni (o, se preferisci, nella intuizione della teoria del Campo Unificato).

Che vuoi che ti dica?
Quella di Planck è una intuizione, non è scienza.
Io ci lavoro sù.
Te fai quello che ti pare.  ;)
CitazioneSupponente e presuntuoso sarai casomai tu!
A me non interessano "intuizioni" (anche se dubito molto che tu abbia compreso Max Plank; e anche Einstein) ma argomentazioni razionali; né tantomeno sono disposto a farmi convincere dall' autorità di chichessia: sono razionalista critico!



Eutidemo

Caro Sgiombo,
***
Tu dici che, per superare il solipsismo non é necessario postulare un soggetto universale e divino, perchè, a quanto ci dicono le neuroscienze,  deve esistere una necessaria coesistenza di determinate attività fisiologiche in determinati cervelli e determinati eventi fenomenici in determinate esperienze coscienti, autonomi e indipendenti gli uni dagli altri.
Va bene!
Ma il problema è che, a livello "sperimentale", io "esperisco" <<solo nella mente>> l'esistenza di tali neuroscienziati; e quanto essi dicono circa le attività fisiologiche in determinati "altri" cervelli viene anche esso "esperito" a livello esclusivamente mentale.
Se così è, il fatto che tali neuroscienziati, ed "altri" cervelli, siano la manifestazione "fenomenica" (da me percepita) di neuroscienziati, e di "altri" cervelli "noumenici" che esistono indipendentemente e autonomamente dalla "mia" MENTE, è tutto da dimostrare; il che si può fare  solo SUPPONENDO un "rapporto causale" tra "mondo noumenico esterno" e "fenomeni mentali interni" (cioè, l'albero noumeno produce nella mia mente l'immagine di un albero fenomeno).
Il che, come ho detto, mi sembra una inferenza illecita, perchè il "rapporto causale" io lo sperimento soltanto tra "fenomeni mentali interni", e non tra tra "mondo noumenico esterno" e "fenomeni mentali interni" (che costuiscono due piani diversi); per cui, non potendo accertare un "mondo noumenico esterno"  in via deduttiva, sono portato a concludere che tutti i "fenomeni" OGGETTO, siano creati dallo stesso SOGGETTO MENTALE che li produce.
Ma tale SOGGETTO MENTALE non può ridursi ad un mero soggetto individuale, per non scadere in un assurdo solipsismo, bensì deve appunto trattarsi di SOGGETTO MENTALE  universale.
Che puoi definire DIO, secondo l'approccio Berkeleyano, oppure SE' (o UNO, ESSERE ecc.), secondo l'approccio Vedanta...o come altro ti pare.
***
Per questo, dicevo che, quanto al fatto di ammettere che esistano più esperienze fenomeniche coscienti (oltre alla "propria" immediatamente esperita, anche quelle degli altri uomini e per lo meno di gran parte degli altri animali: una per ciascuno di essi), da tale considerazione non deriva affatto che "noumeno" possano essere tanto i soggetti individuali di sensazioni (di tali esperienze fenomeniche coscienti), quanto gli oggetti di sensazioni; ed infatti, sia gli uni che gli altri, rientrano tutti nel SOGNO di un'unica MENTE , che si credono autonomi (e fenomenicamente lo sono), ma, in realtà, sono tutti epifenomeni dell'UNICO SOGNATORE.
Come i tre personaggi con cui discutevo stanotte in sogno: sembravamo 4, lì a discutere, ma in REALTA' ERA UNO SOLO AD INTERPRETARE TUTTE LE PARTI.
Tu dici che questo io non l'ho dimostrato; può darsi, come tu non hai dimostrato il contrario.
L'unica cosa certa, è che io esperisco te e i tuoi ragionamenti (e tutti gli altri esseri viventi) esclusivamente al livello mentale, e non altrimenti.
Quanto al fatto che si possa  benissimo "ipotizzare" che esista un' esperienza fenomenica cosciente singolare e distinta dalle altre per ciascun uomo, e che questo non   comporterebbe alcuna contraddizione o incongruenza logica, hai perfettamente ragione; ed invero, tale supposizione non comporta alcuna contraddizione o incongruenza logica, bensì solo una CARENZA dimostrativa.
Voglio dire che io perecepisco indubbiamente l"immagine mentale" di un uomo, che mi sta parlando ed esponendo le sue tesi, e, posso constatare sperimentalmente che l'"immagine mentale" della sua bocca che si apre e si chiude, genera (cioè è causa delle) sue parole, come che l'"immagine mentale" della mia bocca che si apre e si chiude, genera (cioè è causa delle) mie parole; e, se alla fine lui si incazza e mi tira un pugno, non c'è dubbio alcuno che l'"immagine mentale" del suo pugno, sia la causa palese dell''"immagine mentale" di DOLORE che prova il mio naso.
Ma il NESSO CAUSALE, io lo constato solo ed esclusivamente tra gli "eventi" fenomenici e mentali sopra descritti, MA MAI  TRA DI ESSI, ED ELEMENTI NOUMENICI ESTERNI CHE DOVREBBERO COSTUIRNE LA CAUSA "MATERIALE" ESTERNA.
Per questo dicevo che la supposizione di un MONDO MATERIALE ESTERNO ALLA MENTE, non comporta alcuna contraddizione o incongruenza logica, bensì solo una carenza dimostrativa, perchè non è verificabile il nesso causale tra piano noumenico (esterno) e piano fenomenico (interno).
***
Quanto al fatto che (come tu scrivi) si può anche ipotizzare un' unico soggetto universale che sogna (sensazioni fenomeniche mentali e materiali), ma che, in questo secondo caso:
a)si tratterebbe comunque di "solipsismo" (un' unico soggetto cosciente, anche se "divino");
b) non si capirebbe come mai io viva una ben determinata esperienza fenomenica cosciente correlata a un determinato cervello (il mio), distinta dalla tua e da quelle di tutti gli altri e non invece si viva tutti una medesima "babele di esperienze coscienti" correlate a tutti i cervelli vivi e funzionanti.
Considerazioni molto acute ed interessanti, indubbiamente.
Posso solo "cercare" di risponderti nel modo che segue:
a)
Non si tratterebbe affatto di "solipsismo" di un' unico soggetto cosciente, anche se "divino", perchè la "Weltanschauung" solipsistica presuppone una specifica individualità personale; il che sarebbe autocontraddittorio, perchè, se un singolo individuo viene identificato come parte del tutto,  non può essere contemporaneamente anche il tutto.
O sei fetta di torta, o sei torta!
Anche se, nel nostro caso, trattandosi di diversi livelli coscienziali,la distinzione non è fra tutto e "parti" del tutto (come nel caso della torta), bensì fra tutto e "quote ideali" del tutto (come nella "comunione pro indiviso" di un'eredità).
Per cui, la MENTE SOGGETTO (o come altro la vuoi chiamare), non può essere in nessun caso di natura "solipsistica", perchè è il TUTTO.
b) 
Quanto al fatto che non si capirebbe come mai io viva una ben determinata esperienza fenomenica cosciente correlata a un determinato cervello (il mio), distinta dalla tua e da quelle di tutti gli altri e non invece si viva tutti una medesima "babele di esperienze coscienti" correlate a tutti i cervelli vivi e funzionanti, invece, la cosa, secondo me, è perfettamente comprensibile, perchè si tratta di livelli coscienziali (ovvero STATI) diversi, che non generano confusione alcuna.
Per fare un esempio (anche se calza solo parzialmente), la notte scorsa io ho sognato di discutere con tre mie amici, di un argomento filosofico molto simile a questo; ed era un sogno molto realistico, perchè ognuno diceva la sua, CONTROBATTENDO argomentativamente le tesi altrui, in modo molto accanito e differenziato, senza alcuna  "babele di esperienze coscienti".
Poi mi sono svegliato, ed ho preso coscienza che i quattro io "sognati", erano il prodotto di un unico io "sognante" (che, per giunta, come spesso mi accade, non si identificava con nessuno dei quattro).
***
Quanto all'altro sogno, che feci due anni fa, quando soffrivo di sovente di allucinazioni acustiche, in sostanza, vale il discorso che ho appena fatto.
***
Per concludere, aggiungo soltanto che, quando ho avuto esperienze di tipo allucinatorio (per esempio, le allucinazioni acustiche), ero ben cosciente che si trattava di "esperienze fenomeniche soggettive", non corrispondenti alle "esperienze fenomeniche oggettive", sia pure entrambe in ambito fenomenico; diversamente, nel caso di meditazione "zen soto", a volte lambisco a livello esperenziale noumenico interno sia (pure molto remotamente) questa dicotomia tra il mio "io" individuale ed il mio "sè universale", che, però, è solo transeunte.
Ma, anche se a me pare che ci sia una profonda differenza, non posso escludere che anche in tal caso si tratti soltanto di una mera "esperienza fenomenica soggettiva".
Come stanno veramente le cose, lo sapremo solo dopo morti; o,altrimenti, può darsi pure che non lo sapremo mai!
Chi morrà vedrà!  ;)

Jean

Ciao Garbino e scusa del ritardo,

non aver la minima sensazione riguardo l'esistenza di un luogo detto aldilà è di molti, mentre non è di nessuno non averne affatto sentito parlare, dagli antichi egizi in avanti è uno degli argomenti fondamentali che interessa l'umanità e un po', preso da varie fonti e tempi, ne vado e andrò riportando.

Trovo appropriato considerare l'inconscio come (anche) il proprio aldilà e quando a causa di qualche evenienza vi si accede e qualcuno (o molti) dei suoi contenuti si fanno strada nel nostro conscio difficilmente se ne può uscir senza pagar pegno. 

Per cui credo di capirti assai bene (per esperienza personale) quando affermi d'avervi trovato uno dei minotauri che abitano l'abisso. 
Il mito lo colloca nel labirinto d'un palazzo edificato da Dedalo ed è una coincidenza che tu qui ed io nel vecchio forum (L'anello di Re Salomone) l'abbiamo collocato in basso, nell'abisso. 

Nel mio racconto è esso che si protende verso l'alto (il conscio) mentre mi par di capire che nel tuo caso vi è un "ricadere" dov'è confinato.
Comunque accada, il ritrovarselo nella propria casa (nella mente) può risultare devastante. 
La mente sino ad un certo punto può fronteggiarlo ed anche provar ad ucciderlo con la volontà - la spada avvelenata di Teseo – l'eroe che però era sia mortale che divino; nei casi umani se altro non interviene ad allontanarlo (i più si scordino di poter emular Virgilio) si posson però far, come dici, dei passi importanti e, alla disperata, ricorrer al filo per riguadagnar l'uscita (dall'incubo). 

Quello che cambia è solo la ricollocazione dei contenuti  costituenti la variegata e frantumata  esperienza cosciente. 
Il conscio è una barchetta sull'oceano dell'inconscio (il Tonal sul Nagual) che a causa di una momentanea calma di vento consideri acquetata la sua forza. 
Non è nel mare la forza, ma nel vento e quello non è l'inconscio.

Nei miti egizi l'ingresso nell'aldilà coincide con l'inizio di un viaggio, come nel  Bardo Tödröl  Chenmo tibetano, lett. "Suprema Liberazione con l'Ascolto nello stato intermedio", ad indicare uno stato di passaggio, dall'aldilà verso altro, nel migliore dei casi il Nirvana e nel peggiore una rinascita.

Ti ringrazio d'avermi fatto visita, cogliendo l'occasione per ritornar in argomento e contemporaneamente confidando che paul11 abbia speso tutti i suoi euro nel sociale e ritorni qui con la sua lira, simbolo di moderazione ed equilibrio, per condividere un po' delle sue conoscenze e trarre il conforto della sua compagnia...
 


Un caro saluto


Jean 

acquario69

#157
Citazione di: Jean il 02 Aprile 2017, 23:15:39 PM
@ acquario

Riporto un post del precedente forum che riguarda mio nonno.

"Mio nonno materno, grande fumatore, subì l'amputazione di una gamba.
Lo stato generale, ammesso si fosse ripreso, non lasciava sperare una stabilizzazione delle sue condizioni, tanto che non gli furono né tolte né consigliato di abbandonare le sue amate/velenose (per lui) sigarette che l'avevano accompagnato, nel bene e nel male, per tutta la vita.

La grande ferita non cicatrizzava, tutt'altro... e a un punto non rimaneva che irrorare continuamente di alcool il grosso bendaggio, per tanti motivi.

Quando ritornai a trovarlo, in quelle condizioni, sapevo che non ne avrebbe avuto per molto e naturalmente mi sentivo triste, domandandomi come potesse affrontare rimanendo tranquillo quello che anche per lui era ormai evidente.
Così gli feci delle domande dirette, a che scopo fingere?
Mi ascoltava, fumando la sua sigaretta, e rimaneva come in distanza, quasi le mie domande, ben calibrate, non lo raggiungessero davvero.
Poi ebbi una specie d'intuizione e gli chiesi se avesse pensieri riguardo sua moglie (mia nonna) deceduta da molti anni.

Gli occhi (eh sì, davvero lo specchio dell'anima) ripresero vita e mi guardò davvero... mi disse che aveva dei buoni pensieri, al ché gli chiesi se avesse anche qualche sensazione, se provasse delle emozioni e continuai:

" ... la senti vicina, nei tuoi ricordi..? "

- ... sì, è così...

"...intendi che ne hai un'immagine chiara, reale? Forse la sogni?"

- ... no, non nel sogno... qui... (guardando la stanza)

Poi guardò da un'altra parte e gli occhi si spensero nuovamente, ma un attimo prima, nell'incrociare il mio sguardo vi colsi qualcosa che in parole si può tradurre così: "... ti ho detto più di quello che potevo... non insistere..."

Non ho insistito, ho recitato la parte di chi fa finta, incoraggiandolo... e quello che mi ha detto lo considero il più bel regalo che mi ha mai fatto...



A prescindere da questi episodi (che per me hanno valenza a tutti gli effetti)
credo andrebbe sottolineato il fatto che esiste un diverso approccio alla conoscenza e che sia progressivamente venuto a mancare e che questa non riguarda soltanto al "credo solo a cio che vedo" poiché ritengo sia solo un grave limite alle nostre capacita...a mio modesto avviso e secondo le mie modeste parole, la realtà non la puoi circoscrivere e se lo fai (non mi riferisco a te,parlo in senso generale) poi sei tu stesso a rimanerci intrappolato dentro..

mi ritorna in mente un bellissimo racconto di Buzzati che ti riporto qui sotto...

"Il Babau"

L'ingegnere Roberto Paudi, assistente alla direzione della COMPRAX e assessore all'urbanistica, andò sulle furie quando una sera sorprese la bambinaia Ester che, per placare un capriccio del piccolo Franco, gli diceva:

«Guarda che se non fai il bravo, questa notte arriverà il Babau».

Era intollerabile, secondo lui, che per educare i bambini si ricorresse ancora a stolte superstizioni che potevano creare nell'acerba psiche dei penosi complessi. Fece una predica alla ragazza che se ne andò piangendo e lui stesso mise in letto il figliolo il quale ben presto si quietò.
La notte medesima il Babau, lievitando a mezzaria come era suo costume, si presentò nella camera dove l'ingegnere Paudi dormiva da solo, procurandogli qualche minuto di orgasmo.
Il Babau, come è noto, assumeva, a seconda dei paesi e delle costumanze locali, forme diverse. In quella città, da immemorabile tempo aveva le sembianze di un gigantesco animale di colore nerastro, la cui sagoma stava tra l'ippopotamo e il tapiro. Orribile a prima vista. Ma a ben osservarlo con occhi spassionati, si notava, per la piega benigna della bocca e il luccichìo quasi affettuoso
delle pupille, relativamente minuscole, una espressione tutt'altro che malvagia.
"Si intende che, in circostanze di una certa gravità, sapeva incutere trepidazione, e anche paura. Ma di solito eseguiva le sue incombenze con discrezione. Avvicinatosi al lettuccio del bambino da redarguire, non lo svegliava nemmeno, limitandosi a penetrare nei suoi sogni dove lasciava, questo sì, una traccia imperitura. Si sa bene infatti che pure i sogni degli infanti
piccolissimi hanno una capienza illimitata e accolgono senza sforzo anche bestioni mastodontici come il Babau, i quali possono compiervi tutte le evoluzioni del caso in piena libertà.
Naturalmente, presentandosi all'ingegnere Paudi, l'antica creatura non aveva una faccia troppo
bonaria, adottando anzi la fisionomia, si intende ingigantita, del professore Gallurio, da due mesi nominato commissario straordinario della COMPRAX, società che stava navigando in difficili acque. E questo professore Gallurio, uomo severissimo se non addirittura intrattabile, era appunto la bestia nera del Paudi, la cui eminente posizione nella ditta poteva, in tale regime commissariale, correre notevoli rischi.
Il Paudi, risvegliatosi in un sudario di gelida traspirazione, fece in tempo a scorgere il visitatore che se la filava attraverso il muro (la finestra non sarebbe bastata a tanta mole) mostrandogli la monumentale cupola del suo posteriore.
Si guardò bene il Paudi, il mattino successivo, dallo scusarsi con la povera Ester. L'avere constatato di persona che il Babau esisteva davvero accresceva anzi, insieme al suo sdegno, la ferma determinazione di fare tutto il possibile per togliere di mezzo il tipo.
Nei giorni successivi, in tono scherzoso come è naturale, egli andò tastando il terreno con la moglie, gli amici e i collaboratori. E rimase stupito nell'apprendere che l'esistenza del Babau era generalmente data per scontata, quale classico evento della natura, come la pioggia, il terremoto e l'arcobaleno. Soltanto il dottor Gemonio, dell'ufficio legale, sembrò cadere dalle nuvole: si, da piccolo aveva sentito parlare vagamente della cosa, ma poi si era ben persuaso ch'era un'ebete favola senza costrutto.
Quasi intuisse la sua aspra avversione, il Babau da allora prese a frequentare con notevole assiduità l'ingegnere, sempre con la sgradevole maschera del professore Gallurio, facendogli le boccacce, tirandolo per i piedi, scuotendogli il letto, e una notte giunse al punto da accucciarglisi sul petto, che per poco non lo soffocava.
Non c'è quindi da meravigliarsi se il Paudi, alla successiva riunione del Consiglio comunale, ne parlasse a qualche collega: si poteva consentire, in una metropoli che si vantava di essere all'avanguardia, il perpetuarsi di un simile sconcio, degno del medioevo? Non era il caso di provvedere finalmente, con mezzi risolutivi?
Furono dapprima fuggevoli pour-parler di corridòio, scambi informali di vedute. In breve, il prestigio di cui godeva l'ingegnere Paudi gli diede via libera. Non passarono due mesi che il problema veniva portato in Consiglio comunale. Va da sé che, a scanso di ridicolo, l'ordine del giorno non faceva parola del Babau ma al comma 5 accennava soltanto a "Un deplorevole fattore di disturbo per la quiete notturna della città"
Contrariamente a quanto il Paudi si aspettava, non solo l'argomento fu preso da tutti in seria considerazione ma la sua tesi, che poteva apparire ovvia, incontrò vivaci opposizioni. Si levarono voci a difendere una pittoresca quanto inoffensiva tradizione che si perdeva nella notte dei tempi, a sottolineare la complessiva innocuità del mostro notturno, tra l'altro del tutto silenzioso, a rilevare i benefìci educativi di quella presenza. Ci fu chi parlò addirittura di un "attentato al patrimonio culturale della città" qualora si fosse ricorsi a misure repressive; e l'oratore si ebbe una salva di applausi; D'altro canto, nella questione di merito, prevalsero alla fine gli irresistibili argomenti di cui troppo spesso si fa forte il cosiddetto progresso per smantellare le ultime rocche del mistero. Si accusò il Babau di lasciare una malsana impronta negli animi infantili, di suscitare talora incubi contrari ai principi della corretta pedagogìa.
Furono messi sul tappeto anche motivi di igiene: si, è vero, il mastodonte notturno non insudiciava la città né spargeva escrementi di alcun genere, ma chi poteva garantire non fosse portatore di germi e virus? Né si sapeva nulla di positivo circa il suo credo politico: come escludere che le sue suggestioni, in apparenza così elementari se non rozze, nascondessero insidie sovversive?
Il dibattito, a cui i giornalisti non erano stati ammessi data la delicatezza del tema, terminò alle due dopo mezzanotte. La proposta Paudi venne approvata con una esile maggioranza di cinque voti. In quanto alla sua applicazione pratica, si nominò una apposita commissione di esperti, di cui il Paudi stesso fu presidente.
Infatti: proclamare l'ostracismo al Babau era una cosa, un'altra il riuscire a eliminarlo. Chiaro che non si poteva fare assegnamento sulla sua disciplina civica, tanto più che era dubbio se fosse in grado di capire la lingua. Né era pensabile di catturarlo e di assegnarlo allo zoo municipale: quale gabbia avrebbe trattenuto un animale, se era animale, capace di volare attraverso i muri?
Anche il veleno era da scartare: mai il Babau era stato visto nell'atto di mangiare o di bere.
Il lanciafiamme allora? Una piccola bomba al napalm? Il rischio per la cittadinanza era eccessivo.
La soluzione, insomma, se non impossibile, si presentava assai problematica. E già il Paudi si sentiva sfuggire di mano il desiderato successo, quando gli si profilò un dubbio: sì, la composizione chimica e la struttura fisica del Babau erano ignote ma, come è di molte creature registrate nell'anagrafe delle leggende, non poteva per caso essere molto più debole e vulnerabile di quanto si supponesse? Chi lo sa, forse bastava una semplice pallottola tirata nel punto giusto, e giustizia era fatta.
Le forze di pubblica sicurezza, dopo la delibera del Consiglio comunale controfirmata dal sindaco, non potevano che collaborare. Fu istituita, in seno alla Squadra mobile, una pattuglia speciale, dotata di automezzi veloci radiocollegati. La cosa fu semplice. Unica circostanza strana: una certa riluttanza, da parte di sottufficiali ed agenti, a partecipare alla battuta; era paura?
era il timore oscuro di violare una porta proibita? o semplicemente un nostalgico attaccamento a certi esagitati ricordi di infanzia?
L'incontro avvenne in una notte gelida di plenilunio.
La pattuglia, appostata in un angolo scuro di piazza Cinquecento, avvistò il vagabondo che navigava placido a circa trenta metri di altezza, simile a dirigibile giovanetto. Gli agenti, il mitra puntato, avanzarono. Intorno, non un'anima viva. Il breve crepitìo delle raffiche si ripercosse, d'eco in eco, molto lontano.
Fu una scena bizzarra. Lentamente il Babau si girò su se stesso senza un sussulto e, zampe all'aria, calò fino a posarsi sulla neve. Dove giacque supino, immobile per sempre.
La luce della luna si rifletteva sul ventre enorme e teso, lucido come guttaperca.
«Una cosa che preferirei non rivedere una seconda volta» disse poi l'appuntato Onofrio Cottafavi. Una chiazza di sangue si allargò, incredibilmente, di sotto alla vittima, nera alla luce lunare.
Furono chiamati subito per telefono quelli della Sardigna per lo sgombero del relitto. Non arrivarono in tempo.
In quei pochi minuti il gigantesco coso, come fanno i palloncini bucati, si rattrappì a vista d'occhio, si ridusse a una povera larva, divenne un vermettino nero sul bianco della neve, infine anche il vermettino sparì, dissolvendosi nel nulla. Rimase soltanto la turpe chiazza di sangue che prima dell'alba gli idranti dei netturbini cancellarono.
Si disse che in cielo, mentre la creatura moriva, risplendesse non una luna, ma due. Si raccontò che per tutta la città uccelli notturni e cani si lamentassero lungamente. Si sparse voce che molte donne, vecchie e bambine, ridestate da un oscuro richiamo, uscissero dalle case, inginocchiandosi e pregando intorno all'infelice.
Tutto ciò non è storicamente provato.
Di fatto, la luna proseguì senza scosse il suo viaggio prescritto dall'astronomia, le ore passarono regolarmente ad una ad una, e tutti i bambini del mondo continuarono a dormire placidi, senza immaginare che il buffo amico-nemico se n'era andato per sempre.
Era molto più delicato e tenero di quanto si credesse.
Era fatto di quell'impalpabile sostanza che volgarmente si chiama favola o illusione: anche se vero.

...Galoppa, fuggi, galoppa, superstite fantasia. Avido di sterminarti, il mondo civile ti incalza alle calcagna, mai più ti darà pace.

lorenzo

Buongiorno a tutti. Ciao Eutidemo, provo a risponderti
CitazioneTu ti chiedi:
"Se noi andiamo ad analizzare la A che appare sullo schermo troviamo che in realtà si compone di una serie di pixel. Un'analisi più approfondita ci rivela che questi sono solo impulsi elettrici che i nostri occhi percepiscono come puntini luminosi. Cos'è oggettivo? La A, i pixel, gli impulsi elettrici?"
Sarebbe come chiedere:
"Se noi andiamo ad analizzare un libro, troviamo che in realtà si compone di una serie di parole. Un'analisi più approfondita ci rivela che queste parole sono, a loro volta, costituite da singoli caratteri ad inchiostro, e dalla carta su cui sono stampati. Cos'è oggettivo? Il libro, le parole, i caratteri, l'inchiostro o la carta?" 
No. Carta, inchiostro, caratteri li percepiamo senza bisogno di strumenti; i pixel e gli impulsi elettrici no. Da questo, alcuni fanno derivare che quanto appare ai nostri sensi non è la vera realtà.
CitazioneNon capisco proprio dove vuoi arrivare!
Me ne rendo conto.
Sto cercando di argomentare che
- l'attività cerebrale non è causa delle percezioni (sia pure percezioni interne come sentimenti e volizioni), così come le orme sulla sabbia non lo sono delle passeggiate in riva al mare.
Non troveremo mai l'origine del pensare esplorando il cervello, così come non troverremmo l'origine della musica smontando la radio.
- per dare un senso a quanto percepisco ho bisogno di un concetto: se mi manca quello di scrittura le parole sono solo macchie.
CitazioneQuanto alle allucinazioni collettiveio ho assistito al fatto che alcuni "credevano" di vedere qualcosa che io (ed altri) non vedevamo affatto, e che non veniva nemmeno registrato dalla videocamera TV, nè dalle rilevazioni atmosferiche ed astronomiche; per cui, io ed altre persone non suggestionabili, abbiamo semplicemente "constatola stessa realtà (oggettiva) rilevata dalle strumentazioni, gli altri, invece, hanno solo immaginato di vedere cose che in realtà non esistevano affatto (soggettivamente)!
Tu hai assistito al fatto che alcuni riferivano di percepire cose che altri, e neppure le apparecchiature, registravano. E allora? Esiste solo la realtà quantificabile, misurabile? Certi fenomeni non sono rilevabili con comuni strumenti, e neppure certe percezioni.
Qualcosa sul sole, o attraverso il sole (che non è solo un corpo fisico-materiale, inanimato, ma ha anch'esso un'aura), come è avvenuto a Fatima può essere avvenuto alle Tre Fontane. Detto per inciso, a me quell'apparizione sta pure antipatica (ma lo scrivo una sola volta, non come la tua battutaccia su Elena). "Sono colei che sono nella Trinità divina" mi sembra una scemenza, la comunicazione medianica di uno spirito burlone o pretenzioso, detto con (o meglio la mancanza di) tutto il rispetto.
Comunque, va detto che la chiaroveggenza non è una facoltà conquistata una volta per tutte ma, pur se acquisita attraverso un lungo cammino di conoscenza, una severa disciplina (che, a scanso di equivoci, io non ho), rimane pur sempre un dono del mondo spirituale, che a volte può renderla manifesta ed altre no.
Gli spettatori  del fenomeno erano tutti chiaroveggenti? Certamente no ma, nell'occasione, può essergli stato donato di percepire qualcosa (non so per quali particolari meriti).
Però, di filmati con il sole pulsante è pieno youtube, forse in quei  casi si sono lasciati allucinare anche i telefonini.
(A proposito di autosuggestione, Teresa Neumann così rispose al medico che ne attribuivale le stigmate all'autosuggestione: "Provi lei a pensare ogni giorno ad un cervo e vediamo se le spuntano le corna".)
CitazioneQuanto al fatto che la verità primaria è quella mentale, mentre quella materiale e solo una supposizione (se vogliamo parlare a livello "noumenico"), hai totalmente frainteso quello che intendevo dire.
Questa frase mi è oscura, forse mi confondi con qualcun altro.
CitazioneIo intendevo semplicemente dire che tu sperimenti direttamente SOLO delle "immagini mentali" (visive, tattili, olfattive, gustative, auditive), che tu SUPPONI, siano generate da un oggetto "noumenico" esterno; il quale, però, non puoi direttamente esperire.
Quale è l'oggetto esterno che non posso direttamente esperire?
Conosco l'argomentazione kantiana, ma so che se alla [font='Arial Black', sans-serif]percezione[/font] (che mi arriva dall'esterno) non porto incontro un [font='Arial Black', sans-serif]concetto[/font] (che mi sorge internamente) io non sperimento un bel nulla, cioè non ho la possibilità di interpretare ciò che percepisco. Anche per dire che quella cosa non è un gatto ma un "oggetto" devo averne il concetto.
La realtà, che è una, ci appare da due lati: percezione e concetto. Solo la loro unione ci consente la conoscenza.
CitazioneIo ho scritto che non escludo affatto che certi fenomeni "possano" esistere, se non sono intrinsecamente autocontraddittori; sia che alcuni li vedano e altri no (come l'aura, che non è la radiazione elettromagnetica rilevata dalla camera Kirlian).
Ma questo non significa che esistano sul serio, se non vengono dimostrati oggettivamente.
Lo ribadisco fermamente!
Anche qui, hai completamente frainteso quello che ho scritto.
Ed infatti, io non ho affatto bisogno che tu mi dimostri  oggettivamente che stai vedendo la dimostrazione del teorema di Gödel e non una serie di geroglifici, perchè la cosa non è affatto straordinaria in se stessa, nè tu hai motivo per ingannarmi al riguardo (non ci guadagni niente), per cui mi fido della tua parola.
Ma se tu mi dicessi (come mi hai detto) che sei capace di svolazzare in aria, poichè si tratta di una cosa che va contro il buon senso e le leggi della fisica, non ti crederò MAI sulla parola, ma avrò senz'altro bisogno che tu mi dimostri  oggettivamente che stai veramente volando o che hai volato (cioè, credo alla tua buona fede, ma penso che potresti essere stato vittima di autosuggestione).
Possibile che tu non capisca la differenza? 
Mi sembri molto capzioso: non ho mai detto che sono capace di svolazzare (eh?) ma che da bambino si faceva un gioco ecc. ecc. E ho scritto pure che da adulti non funziona, o almeno non mi pare.
Che una nave di ferro potesse galleggiare andava contro il buon senso e le leggi della fisica, che il fango potesse generare la vita per vis vitalis era un dato di buon senso...
Se tu non conoscessi le dimostrazioni matematiche e la loro simbologia, ti apparirebbe contro il buon senso ciò che quei geroglifici sono in realtà.
CitazioneTu troveresti del tutto normale, se io ti dicessi che ieri sono stato a cena con Napoleone Bonaparte, e mi crederesti sulla parola?
Sono sicuro di NO, sii sincero!
E invece è possibilissimo, ma direi improbabile, che tu ti sia trovato a cena, con Napoleone reincarnato. Temo, però, a tua insaputa, e quindi non me lo diresti.
***
Riguardo ai miracoli
Citazione- non c'è mai stato, a LOURDES, nessun caso di guarigione veramente "impossibile" (come ad uno a cui siano riscresciuti gli occhi o che sia resuscitato), ma solo relative a patologie "interne". 
Parole tue, neretto mio, che mi hanno portato alla mente quel (presunto) miracolo di Padre Pio. Confermando per l'ennesima volta il mio scetticismo sulla valenza probante dei miracoli (e quindi non so se vale la pena continuarne a discutere), direi però che – se proprio vuoi indagare – dovresti quantomeno leggere le testimonianze e non limitarti a copiare dal sito del cicap, peraltro senza citarlo.
Nell'intervista da me segnalata la signora dice:
 «No, [gli occhiali] li porto scuri e spessi perché la luce mi dà fastidio. Non avendo pupille che filtrano la luce ho questi fastidi». 
 E come si presenta oggi il suo occhio? Tutto scuro?
«No è come il vostro. Manca solo il foro centrale, la pupilla».
Ciao e ... alla prossima.
Gli USA importano merci ed esportano dollàri.

Garbino

Al di là dell' aldilà.

Mio caro Jean,
di scuse non ce n' era bisogno, anche perché i post si susseguono a raffica e non c' era nulla di strano che potesse essere passato inosservato. Anzi ti ringrazio di avermi avvisato perché altrimenti e sempre per lo stesso motivo poteva passare inosservato anche a me.

Sarà quest' aria strana che fluttua da Marzo e che ha preso un po' tutti alla sprovvista, erano anni che non accadeva, ma mi sembra che vi sia anche una certa inquietudine che percorre un po' tutti i post e che comunque considero positiva. Infatti porta un po' ad esasgerare sulle proprie conoscenze e non sono rari i passi falsi, naturalmente anche da parte mia.

Ad esempio mi è molto piaciuta l' impostazione di MYFRIEND e ho molto volentieri visionato il video che ha consigliato e che ho trovato di una chiarezza eccezionale dato l' argomento. Chiarezza che però mi ha ancor più convinto della labilità della quantistica. MYFRIEND afferma di no, ma, a mio avviso, cosa se non una fede profonda sulla matematica come unica interpretazione della realtà può far credere che le cose stiano realmente così? Non so chi l' abbia visionato ma in pratica una funzione matematica è tutto quel che sappiamo sulla quantistica. Non ne conosciamo cioè né la forma né la sostanza, visto che non può ritenersi né un onda né un corpuscolo. E non sto inventando, è proprio ciò che nel video viene evidenziato senza possibilità di interpretazioni diverse.

Sono perfettamente d' accordo che la Storia ci parla dell' aldilà in mille ( forse ho esagerato ) modi diversi, e altrettanto ci viene narrato e dimostrato matematicamente sulla Scienza. Ma io le ritengo entrambe non vere, e di entrambe non solo non ho la benché minima sensazione, ma neanche la minima possibilità della loro veridicità a livello razionale. Come ho già detto altrove non ho fede. Non la avverto né ne provo necessità. Ecco perché mi è possibile come status quello di provare un sorriso ironico, non per beffa dell' altrui stato ma proprio perché non capisco la sua matrice negli altri se non immaginandola. Il che è tutto dire.

IL MINOTAURO

Come avrai immaginato è da molto tempo che uso addentrarmi nel mio abisso. E' ovvio che gli scotti da pagare sono pesanti, specialmente all' inizio. Col tempo, però si riesce a trarre notevoli vantaggi, almeno questo è il mio caso, perché sono riuscito a psicoanalizzarmi, grazie a Freud e a Dick, e sono riuscito a ripercorrere la mia vita fin all' asilo, e a liberarmi di diversi minotauri che avevo sepolto inconsciamente. 
Col passare del tempo sono anche riuscito a nascondervi altri Minotauri che rischiavano di impedirmi di essere quello che avevo intenzione di essere. Quelli cioè che mi si frapponevano tra me e le mie scelte. E che soprattutto erano malvisti dal mio istinto. Il mio istinto Garbino, Vento di Tempesta.
Infuria come un pazzo se provo a contrariarlo e da molto tempo lo ritengo molto più attendibile di molte scelte razionali. Quello è sicuramente il vento a cui penso che tu ti riferisca nella risposta, e in fondo la penso come te. Quella è l' energia vitale primaria. Quella che attraversa tutto il corpo, che scaturisce da ogni singola cellula, e che cerca anche di fluire nella psiche nonostante tutte le difficoltà che incontra sul suo cammino e che rendono la nostra vita psichica di quella complessità di cui Freud ha cercato di svelarne alcuni aspetti.

E quel Minotauro a cui mi riferivo nel post precedente è uno di quest' ultimi. Uno di quelli che ho rimosso volontariamente. Ed è l' unico che ogni tanto torna a tormentarmi. E trovo altrettanto ovvio che debba essere io a scendere e ad affrontarlo lì dov' è. Se lo lasciassi risalire si potrebbe determinare una situazione molto più delicata ed esplosiva.

Un saluto cordiale da Garbino, Vento di Tempesta.

sgiombo

#160
Citazione di: Eutidemo il 03 Aprile 2017, 20:51:23 PM
CitazioneCaro Eutidemo, la discussione si fa interessante e complessa.
Ho a disposizione un tempo limitato e comincerò a replicare "pezzo per pezzo", senza fretta ma con la necessaria calma e ponderazione (probabilmente mi ci vorrà qualche giorno), al tuo ultimo interessante intervento; ti pregherei, onde non "incasinare le cose", di aspettare a replicare (magari cominciando a scriverti fin da adesso le tue obiezioni da copiare-incollare in altri successivi interventi nel forum) alla fine delle "puntate" (probabilmente tre o quattro) in cui esporrò le mie obiezioni.

Caro Sgiombo,
***
Tu dici che, per superare il solipsismo non é necessario postulare un soggetto universale e divino, perchè, a quanto ci dicono le neuroscienze,  deve esistere una necessaria coesistenza di determinate attività fisiologiche in determinati cervelli e determinati eventi fenomenici in determinate esperienze coscienti, autonomi e indipendenti gli uni dagli altri.
Va bene!
Ma il problema è che, a livello "sperimentale", io "esperisco" <<solo nella mente>> l'esistenza di tali neuroscienziati; e quanto essi dicono circa le attività fisiologiche in determinati "altri" cervelli viene anche esso "esperito" a livello esclusivamente mentale.
Se così è, il fatto che tali neuroscienziati, ed "altri" cervelli, siano la manifestazione "fenomenica" (da me percepita) di neuroscienziati, e di "altri" cervelli "noumenici" che esistono indipendentemente e autonomamente dalla "mia" MENTE, è tutto da dimostrare; il che si può fare  solo SUPPONENDO un "rapporto causale" tra "mondo noumenico esterno" e "fenomeni mentali interni" (cioè, l'albero noumeno produce nella mia mente l'immagine di un albero fenomeno).
Il che, come ho detto, mi sembra una inferenza illecita, perchè il "rapporto causale" io lo sperimento soltanto tra "fenomeni mentali interni", e non tra tra "mondo noumenico esterno" e "fenomeni mentali interni" (che costuiscono due piani diversi); per cui, non potendo accertare un "mondo noumenico esterno"  in via deduttiva, sono portato a concludere che tutti i "fenomeni" OGGETTO, siano creati dallo stesso SOGGETTO MENTALE che li produce.
Ma tale SOGGETTO MENTALE non può ridursi ad un mero soggetto individuale, per non scadere in un assurdo solipsismo, bensì deve appunto trattarsi di SOGGETTO MENTALE  universale.
Che puoi definire DIO, secondo l'approccio Berkeleyano, oppure SE' (o UNO, ESSERE ecc.), secondo l'approccio Vedanta...o come altro ti pare.

CitazioneInnanzitutto ripeto che trovo il tuo uso del termine "mentale" (nel quale nel mio precedente intervento un po' "faticosamente" mi ero preso la briga di tradurre il mio lessico) non sufficientemente adeguato per esprimere i concetti di cui parliamo (naturalmente se, come peraltro credo, con essi intendiamo le stesse "cose": enti ed eventi, reali o immaginari a seconda dei casi); ora ti chiederei di fare tu la "fatica" di tradurre il lessico che impiego io nel tuo (un po' per uno non fa male a nessuno, si diceva quando eravamo bambini).
Infatti tutto ciò che percepiamo, di cui abbiamo coscienza è "fenomeno", ovvero apparenza (cosciente per l' appunto) la cui realtà si esaurisce nel fatto di essere percepito (allorché lo è): "esse est percipi"; e questo vale tanto per le percezioni materiali dei vari oggetti fisici in cui ci imbattiamo quotidianamente (che vediamo, udiamo, tocchiamo, gustiamo, ecc.), quanto per le percezioni mentali o di pensiero (ragionamenti, sentimenti, ecc.) che parimenti ci appaiono alla coscienza (di cui parimenti siamo coscienti, che parimenti sentiamo o percepiamo, anche se in questi casi "interiormente").
Mi sembra più chiaro e tale da dare meno adito ad equivoci denominare "fenomeni" ovvero "realtà o esperienza fenomenica" e "fenomenico" ciò cui tu ti riferisci rispettivamente con i termini "mente" e "mentale".


Quindi a livello sperimentale si percepiscono come (insiemi e successioni di) fenomeni di tipo materiale (res extensa), non propriamente come fenomeni mentali o di pensiero (res cogitans), neuroscienziati, cervelli ed eventi neurofisiologici che in essi accadono. Essi vengono esperiti a livello esclusivamente fenomenico, come meri insiemi e successioni di sensazioni (materiali, non mentali).
E queste sensazioni fenomeniche (ma invero tutte, anche le mentali indistintamente) se e quando accadono sono gli unici enti e/o eventi reali, l' unica "realtà complessiva" di cui può aversi certezza: tutto il resto di cui parliamo non è né dimostrabile logicamente né tantomeno constatabile empiricamente essere reale.(questo "solipsismo fenomenico" non è razionalmente superabile con certezza, ma solo irrazionalmente, con "atti di fede"; di tutto il resto in cui si può credere si può avere solo una certezza irrazionale, ovvero non dimostrata né constatata).
E' con un atto di fede che si crede che esistano realmente le esperienze coscienti singolari, individuali di cui altri uomini ci parlano (ciascun altro uomo della sua propria; ma in linea teorica o di principio i loro discorsi potrebbero anche essere mere fortuite apparenze false di discorsi, un po' come quegli scogli in Sardegna a forma di elefanti, che sono mere fortuite apparenze false di sculture intenzionalmente prodotte da agenti coscienti), nonché i loro noumenici soggetti.
Ma è sempre allo stesso identico modo con un atto di fede che si può in alternativa credere che esista realmente un soggetto universale dell' esperienza fenomenica cosciente che si vive.


Anche i termini "causa", "causale" e "causalismo" preferisco (perché mi sembra più preciso e tale da dare meno adito a dubbi e incomprensioni del contrario) limitarlo alla causalità materiale del mondo (fenomenico!) fisico ("res extensa") nel quale, per la sua misurabilità, si possono rilevare con limitata ma "buona" precisione modalità o "leggi" universali e costanti del divenire (o meglio, come ci ha insegnato sempre David Hume, nemmeno questo divenire ordinato può essere dimostrato logicamente né constatato -o verificato- empiricamente -casomai falsificato in determinati casi concreti: Popper- ma solo creduto irrazionalmente, per fede).
Certamente allo stesso modo (indimostrabile) una successione ordinata e caratterizzata da una discreta costanza nelle sue modalità generali astratte può essere rilevata anche nel mondo (fenomenico!) mentale (quando sono triste o frustrato tendo a consolarmi mangiando più di quel che dovrei,, altri bevendo alcoolici o assumendo droghe; ma ciò è decisamente più incerto e "vago", più insicuro; e infatti una conoscenza scientifica in senso stretto può darsi -o meglio credere indimostrabilmente che si dia: Hume- solo del mondo fenomenico materiale e non del mondo fenomenico mentale).
E se si ammette (come personalmente evito di fare, ma credo che anche tu sia d' accordo) che esista un' interazione (reciproca) fra mondo fenomenico mentale e materiale, allora si può parlare, ma sempre in un senso almeno in parte diverso da quello della causalità fisica – materiale (inquadrabile in precise e calcolabili modalità di divenire generali astratte universali e costanti) di causazione di eventi mentali da parte di eventi fisici e viceversa (si tratterebbe di un "dualismo interazionista" di tipo "cartesiano", incompatibile con la necessaria chiusura causale del mondo fisico; è per questo che credo che nemmeno tu vi dia credito).
E se si ammette un' interazione anche fra noumeno e fenomeni allora si può parlare, ma sempre in un senso almeno in parte diverso da quello della causalità fisica – materiale di causazione di eventi fenomenici da parte di eventi in sé o noumenici.
Personalmente preferisco considerare un divenire "parallelo, senza interazioni", ma semplicemente correlato in modo biunivocamente corrispondente fra noumeno e fenomeni (e dunque, transitivamente, "poliunivocamente corrispondente" fra ciascuna singola esperienza fenomenica cosciente): ad ogni certa determinata situazione del noumeno corrispondono necessariamente (ma non per interazione reciproca: entrambi divengono in modo reciprocamente trascendente onde salvaguardare la necessaria chiusura causale del mondo fisico) certe determinate situazioni dei fenomeni e nessun altra situazione (in ciascuna esperienza fenomenica cosciente individuale singolare, distinta da ciascun altra).


Fatta questa premessa terminologica forse un po' ridondante, che però mi sembra utile a intenderci, la tua affermazione

"il che [la causazione del fenomenico -o "mentale", secondo la tua dizione- da parte del noumeno], come ho detto, mi sembra una inferenza illecita, perchè il "rapporto causale" io lo sperimento soltanto tra "fenomeni mentali interni", e non tra tra "mondo noumenico esterno" e "fenomeni mentali interni" (che costuiscono due piani diversi) [e fin qui, a parte qualche pignoleria terminologica da parte mia, sono sostanzialmente d' accordo, N. d. R.]; per cui, non potendo accertare un "mondo noumenico esterno" in via deduttiva, sono portato a concludere che tutti i "fenomeni" OGGETTO, siano creati dallo stesso SOGGETTO MENTALE che li produce"

mi sembra che in realtà non vada oltre il "solipsismo fenomenologico".
Innanzitutto mi sembra che siamo d' accordo che i fenomeni sono quel che sono (insiemi e successioni di sensazioni, reali unicamente se e quando accadono come tali) e la realtà potrebbe limitarsi ad essi (potrebbe non esserci alcun noumeno): quando non vedo l' albero qui nel giardino in linea di principio potrebbe non esserci realmente alcunché di in sé o noumenico ad esso corrispondente: alcun oggetto di tali sensazioni (materiali – esterne) reale anche allorché esse non accadono, ovvero anche allorché l' oggetto stesso non è percepito (lo credo per fede); e parimenti quando non sento i miei pensieri, sentimenti, ecc. (la mia mente; per esempio quando dormo senza sognare) in linea di principio potrebbe realmente non esserci alcunché di in sé o noumenico ad essi (alla mia mente, a me) corrispondente: alcun oggetto-soggetto (riflessivamente) di tali sensazioni (mentali – interne) reale anche allorché esse non accadono, ovvero anche allorché l' oggetto-soggetto stesso non è percepito-percepisce (lo credo per fede).

Un soggetto (mentale -?-) dei fenomeni, così come loro oggetti, se reali oltre, "in aggiunta" ad essi (cosa indimostrabile né tantomeno mostrabile), sono reali anche allorché le sensazioni fenomeniche non accadono (se c' è realmente qualcosa di noumenico anche quando non vedo l' albero nel giardino o non sento i miei pensieri, tale che in determinate circostanze accade la mia visione dell' albero e il mio avvertire i pensieri, allora tali "cose noumeniche" ci sono realmente anche allorché non si danno tali determinate circostanze -noumeniche- e dunque nemmeno tali sensazioni fenomeniche; se invece tale "qualcosa" non c' è anche allorché non ho sensazioni fenomeniche, allora non vedo "che cosa ci stia a fare": è un' inutile illazione gratuita che da razionalista elimino applicando il rasoio di Ockam).

Ma se i fenomeni "oggetto" fossero creati tutti dallo stesso soggetto (universale) "mentale" (e cioè, secondo la tua terminologia, fenomenico anch' esso), allora si tratterebbe di pura e semplice causazione fenomenica (fenomeni che causano altri fenomeni), non rinviante ad alcuna (ulteriore) realtà in sé o noumenica; e allora non si uscirebbe dal "solipsismo fenomenico: la realtà sarebbe limitata al flusso delle sensazioni fenomeniche e basta.
E inoltre questo soggetto mentale universale, essendo fenomenico (poichè per "mentale" tu intendi sempre "fenomenico", non reale in sé ma unicamente nel suo "percipi") dovrebbe essere percepito come tale, ovvero in quanto universale, mentre io (come credo indimostrabilmente ciascun altro uomo, secondo quanto mi si dice, e inoltre molti altri animali per lo meno) ho percezione fenomenica di "me stesso" come singolo, particolare soggetto (-oggetto, riflessivamente) di sensazioni fenomeniche, diverso da quelli delle altre esperienze coscienti che credo realmente accadere, ciascuna in corrispondenza di ciascun cervello funzionante, reale in questa mia propria direttamente esperita).

sgiombo

#161
Citazione di: Eutidemo il 03 Aprile 2017, 20:51:23 PM
Caro Sgiombo,
***

Per questo, dicevo che, quanto al fatto di ammettere che esistano più esperienze fenomeniche coscienti (oltre alla "propria" immediatamente esperita, anche quelle degli altri uomini e per lo meno di gran parte degli altri animali: una per ciascuno di essi), da tale considerazione non deriva affatto che "noumeno" possano essere tanto i soggetti individuali di sensazioni (di tali esperienze fenomeniche coscienti), quanto gli oggetti di sensazioni; ed infatti, sia gli uni che gli altri, rientrano tutti nel SOGNO di un'unica MENTE , che si credono autonomi (e fenomenicamente lo sono), ma, in realtà, sono tutti epifenomeni dell'UNICO SOGNATORE.
Come i tre personaggi con cui discutevo stanotte in sogno: sembravamo 4, lì a discutere, ma in REALTA' ERA UNO SOLO AD INTERPRETARE TUTTE LE PARTI.
Tu dici che questo io non l'ho dimostrato; può darsi, come tu non hai dimostrato il contrario.
L'unica cosa certa, è che io esperisco te e i tuoi ragionamenti (e tutti gli altri esseri viventi) esclusivamente al livello mentale, e non altrimenti.
Quanto al fatto che si possa  benissimo "ipotizzare" che esista un' esperienza fenomenica cosciente singolare e distinta dalle altre per ciascun uomo, e che questo non   comporterebbe alcuna contraddizione o incongruenza logica, hai perfettamente ragione; ed invero, tale supposizione non comporta alcuna contraddizione o incongruenza logica, bensì solo una CARENZA dimostrativa.
CitazioneQuanto al fatto di ammettere che esistano più esperienze fenomeniche coscienti (oltre alla "propria" immediatamente esperita, anche quelle degli altri uomini e per lo meno di gran parte degli altri animali: una per ciascuno di essi), da tale considerazione non deriva affatto necessariamente che "noumeno" possano essere tanto i soggetti individuali di sensazioni (di tali esperienze fenomeniche coscienti), quanto gli oggetti di sensazioni, certo!
Infatti abbiamo "sempre" concordato (almeno così mi pare evidente) che ciò è indimostrabile né tantomeno mostrabile, e comunque per parte mia non l' ho mai negato, anzi l' ho sempre affermato a chiare lettere.

Ma esattamente allo stesso modo non ne deriva necessariamente nemmeno che sia gli uni che gli altri, rientrano tutti nel SOGNO di un'unica MENTE (e qui per "MENTE" mi sembra tu intenda invece qualcosa di in sé o noumenico, diverso dei fenomeni, che di solito denomini pure "sensazioni mentali"), che si credono autonomi (e fenomenicamente lo sono), ma, in realtà, sono tutti epifenomeni -perché, in che senso "epi-"?- dell' UNICO SOGNATORE.

Mi sembra che la mia ipotesi spieghi bene i risultati delle neuroscienze circa il fatto che inevitabilmente ogni determinato stato fenomenico cosciente coesiste con, corrisponde a un determinato stato funzionale di un determinato cervello e l' intersoggettività dei fenomeni materiali in quanto corrispondenti ai medesimi, unici per tutte le esperienze coscienti, enti ed eventi in sé o noumenici.
Secondo la tua ci sarebbe un determinato stato fenomenico cosciente coesistente con e corrispondente a ogni determinato stato funzionale di un determinato cervello potenzialmente o attualmente presente nelle varie esperienze fenomeniche, tutti "causati", nelle sue varie coscienze, dal medesimo soggetto in sé o noumenico universale; e le sensazioni materiali sarebbero intersoggettive semplicemente perché "causate" in maniera per così dire "armonicamente prestabilita a la Leibniz" dall' unico soggetto noumenico universale.
Effettivamente mi sembrano entrambe logicamente coerenti e compatibili con i dati fenomenici immediatamente esperiti (unica realtà certa).
Entrambe, del tutto parimenti, non presentano incongruenze logiche bensì solo evidenti, innegabili carenze dimostrative empiriche.

Ma c' è secondo me un' importante differenza.
Infatti la tua ipotesi si configura inevitabilmente a mio parere come un "solipsismo noumenico" o del soggetto, sia pure integrato da un "pluralismo fenomenico": un soggetto noumenico per l' appunto unico! Tante esperienze fenomeniche coscienti di cui "esse est percipi", ma un solo -"solipsisticamente", alla lettera- ente in sé o noumenico il cui "esse" non è limitato al "percipi", che le esperisce separatamente (peraltro in modo che trovo decisamente problematico, scarsamente comprensibile), senza inoltre (oltre all' unico, solipsistico soggetto) alcun oggetto in sé o noumenico il cui "esse" non sia limitato al "percipi").
Mi pare evidente che ciò significa che nell' ambito della realtà in sé o noumeno (cioè a parte dei meri fenomeni il cui "esse est -un mero- percipi" esisto solo "io" (divino) in quanto soggetto noumenico di molteplici esperienze coscienti (tutte "mie"; e non riesco a capire in che senso "questa immediatamente esperita" possa essere distinta dalle altre diverse, ma comunque proprie del medesimo soggetto, e dunque tutte mie).
Invece la mia ipotesi pluralistica supera il solipsismo noumenico, ammettendo più autonomi e distinti soggetti e soprattutto più oggetti anche (non sempre tutti necessariamente) da essi distinti reali in sé o come noumeno, oltre che, corrispondentemente, più esperienze fenomeniche coscienti (meri casi di "esse est percipi"): una per ciascuno di essi.



E infatti il tuo sogno che porti a metafora era solo tuo, non di ciascuno degli altri tre personaggi: se uno di essi fossi stato io (se tu avessi sognato me come uno dei tre personaggi) la mia esperienza fenomenica cosciente sarebbe stata diversa dalla tua, non sarebbe stata "di stare discutendo con te e altri due di filosofia" (infatti io stanotte ho invece sognato di cenare con numerosi vecchi compagni di scuola, fra l' altro senza discutere di filosofia): addio armonia prestabilita "a la Leibniz".




Voglio dire che io perecepisco indubbiamente l"immagine mentale" di un uomo, che mi sta parlando ed esponendo le sue tesi, e, posso constatare sperimentalmente che l'"immagine mentale" della sua bocca che si apre e si chiude, genera (cioè è causa delle) sue parole, come che l'"immagine mentale" della mia bocca che si apre e si chiude, genera (cioè è causa delle) mie parole; e, se alla fine lui si incazza e mi tira un pugno, non c'è dubbio alcuno che l'"immagine mentale" del suo pugno, sia la causa palese dell''"immagine mentale" di DOLORE che prova il mio naso.
Ma il NESSO CAUSALE, io lo constato solo ed esclusivamente tra gli "eventi" fenomenici e mentali sopra descritti, MA MAI  TRA DI ESSI, ED ELEMENTI NOUMENICI ESTERNI CHE DOVREBBERO COSTUIRNE LA CAUSA "MATERIALE" ESTERNA.
Per questo dicevo che la supposizione di un MONDO MATERIALE ESTERNO ALLA MENTE, non comporta alcuna contraddizione o incongruenza logica, bensì solo una carenza dimostrativa, perchè non è verificabile il nesso causale tra piano noumenico (esterno) e piano fenomenico (interno).
***

CitazioneMa il NESSO CAUSALE che tu constati solo ed esclusivamente tra gli "eventi" fenomenici (o mentali, secondo la tua dizione) qui sopra descritti, MA MAI TRA DI ESSI, ED ELEMENTI NOUMENICI ESTERNI CHE DOVREBBERO COSTUIRNE LA CAUSA "MATERIALE" ESTERNA, allo stesso identico modo non lo constati mai nemmeno tra di essi e il soggetto unico e universale di essi, che dunque ipotizzi del tutto parimenti senza dimostrarlo empiricamente (cosa che sarebbe peraltro impossibile per definizione).

E se invece il soggetto unico e universale delle diverse esperienze fenomeniche coscienti di cui parli non è un elemento noumenico esterno ai fenomeni stessi, allora necessariamente è esso stesso fenomenico, interno all' esperienza fenomenica cosciente immediatamente esperita (da te; l' unica di cui puoi avere certezza razionale), é anch' esso un insieme di mere sensazioni il cui "esse est percipi".
Ma in questo modo non si supera nemmeno un "solipsismo "meramente" fenomenico": reali sono solo le sensazioni, i dati di coscienza immediatamente esperiti, compreso il "soggetto universale", che non sarebbe un' entità in sé o noumenica, reale anche allorché non lo sono le sensazioni fenomeniche, ma soltanto una parte (un sottoinsieme) di queste; e dunque non si capisce nemmeno come, in che senso potrebbe essere il soggetto di eventuali altre, essendo solo un contenuto (una parte) di "questa" immediatamente esperita, l' unica certa (nella quale peraltro io non lo trovo).



Il mondo esterno ai fenomeni (al "mentale", per dirlo alla tua maniera) che io ipotizzo (e non ho mai preteso di dimostrare: non è dimostrabile altrettanto del soggetto unico e universale) non è "materiale (la materia è invece fenomenica: il suo "esse est percipi"), bensì in sé o noumenico.

sgiombo

#162
Citazione di: Eutidemo il 03 Aprile 2017, 20:51:23 PM
Caro Sgiombo,
***
Quanto al fatto che (come tu scrivi) si può anche ipotizzare un' unico soggetto universale che sogna (sensazioni fenomeniche mentali e materiali), ma che, in questo secondo caso:
a)si tratterebbe comunque di "solipsismo" (un' unico soggetto cosciente, anche se "divino");
b) non si capirebbe come mai io viva una ben determinata esperienza fenomenica cosciente correlata a un determinato cervello (il mio), distinta dalla tua e da quelle di tutti gli altri e non invece si viva tutti una medesima "babele di esperienze coscienti" correlate a tutti i cervelli vivi e funzionanti.
Considerazioni molto acute ed interessanti, indubbiamente.
Posso solo "cercare" di risponderti nel modo che segue:
a)
Non si tratterebbe affatto di "solipsismo" di un' unico soggetto cosciente, anche se "divino", perchè la "Weltanschauung" solipsistica presuppone una specifica individualità personale; il che sarebbe autocontraddittorio, perchè, se un singolo individuo viene identificato come parte del tutto,  non può essere contemporaneamente anche il tutto.
O sei fetta di torta, o sei torta!

CitazioneMa se quest' individuo è l' unico soggetto delle diverse esperienze coscienti c' è una e una sola persona (e nessun altro) che esperisce le varie coscienze e non è parte (una fetta) di una pluralità di individui, anche se quest' unico individuo (per me molto problematicamente) sperimenta diverse esperienze coscienti.

Anche se, nel nostro caso, trattandosi di diversi livelli coscienziali,la distinzione non è fra tutto e "parti" del tutto (come nel caso della torta), bensì fra tutto e "quote ideali" del tutto (come nella "comunione pro indiviso" di un'eredità).
Per cui, la MENTE SOGGETTO (o come altro la vuoi chiamare), non può essere in nessun caso di natura "solipsistica", perchè è il TUTTO.
CitazioneMa il solipsismo afferma per l' appunto proprio che esiste un unico soggetto pensante-senziente, e che questo, insieme alle sue sensazioni e pensieri, costituisce "il tutto", la realtà in toto (per quanto variegato, ricco e multiforme possa essere l' insieme delle sue sensazioni e pensieri).



b)
Quanto al fatto che non si capirebbe come mai io viva una ben determinata esperienza fenomenica cosciente correlata a un determinato cervello (il mio), distinta dalla tua e da quelle di tutti gli altri e non invece si viva tutti una medesima "babele di esperienze coscienti" correlate a tutti i cervelli vivi e funzionanti, invece, la cosa, secondo me, è perfettamente comprensibile, perchè si tratta di livelli coscienziali (ovvero STATI) diversi, che non generano confusione alcuna.
CitazioneScusa, ma io qui non trovo una spiegazione che renda comprensibile la cosa, ma solo la ripetizione, con enfasi (carattere maiusciolo), degli stessi concetti con altre parole ("livelli, ovvero STATI, diversi" anziché "diverse esperienze fenomeniche coscienti": dove starebbe la differenza fra il concetto da spiegare e gli argomenti che dovrebbero spiegare il concetto?).



Per fare un esempio (anche se calza solo parzialmente), la notte scorsa io ho sognato di discutere con tre mie amici, di un argomento filosofico molto simile a questo; ed era un sogno molto realistico, perchè ognuno diceva la sua, CONTROBATTENDO argomentativamente le tesi altrui, in modo molto accanito e differenziato, senza alcuna  "babele di esperienze coscienti".
Poi mi sono svegliato, ed ho preso coscienza che i quattro io "sognati", erano il prodotto di un unico io "sognante" (che, per giunta, come spesso mi accade, non si identificava con nessuno dei quattro).
CitazioneA parte la tua stessa ammissione che l' esempio calzerebbe solo parzialmente, se la realtà in toto stesse in questi termini, allora si tratterebbe proprio di solipsisimo: esisti solo tu che sogni e gli altri tre personaggi non sono che (contenuti dei) tuoi sogni.
Fino a prova contraria il sogno l' hai fatto solo tu (e chi altri? Non certo io! Ti garantisco che stanotte ho fatto altri, diversi sogni), è parte della tua sola esperienza fenomenica cosciente (non certo della mia, e credo proprio, salvo eventuali accadimenti paranomali, nemmeno di quella di alcun altro), anche se contraddittoriamente pretenderesti che l "io sognante" non si identificasse con nessuno dei quattro: l' unico "io sognatore" o "io sognante" di quel (solo tuo) sogno di stanotte eri tu!



***
Quanto all'altro sogno, che feci due anni fa, quando soffrivo di sovente di allucinazioni acustiche, in sostanza, vale il discorso che ho appena fatto.
***
Per concludere, aggiungo soltanto che, quando ho avuto esperienze di tipo allucinatorio (per esempio, le allucinazioni acustiche), ero ben cosciente che si trattava di "esperienze fenomeniche soggettive", non corrispondenti alle "esperienze fenomeniche oggettive", sia pure entrambe in ambito fenomenico; diversamente, nel caso di meditazione "zen soto", a volte lambisco a livello esperenziale noumenico interno sia (pure molto remotamente) questa dicotomia tra il mio "io" individuale ed il mio "sè universale", che, però, è solo transeunte.
Ma, anche se a me pare che ci sia una profonda differenza, non posso escludere che anche in tal caso si tratti soltanto di una mera "esperienza fenomenica soggettiva".
Come stanno veramente le cose, lo sapremo solo dopo morti; o,altrimenti, può darsi pure che non lo sapremo mai!
Chi morrà vedrà! ;)
CitazioneQui non ti capisco proprio.
Se erano allucinazioni, allora non potevi essere consapevole che si trattava di "esperienze fenomeniche soggettive" (ovvero di allucinazioni; mentre accadevano, mentre le esperivi), non corrispondenti alle "esperienze fenomeniche oggettive": l' allucinazione, come il sogno (in senso proprio, "a occhi chiusi"), è un' esperienza personale soggettiva, non verificata e anzi falsificata (o almeno falsificabile) da chiunque (altro dall' allucinato), estremamente realistica, cioè che sembra proprio "vera" come quelle intersoggettive, che, mentre la si ha, ci appare del tutto "vera", indistinguibile da quelle "autentiche" e intersoggettive; quando invece si è consapevoli che si tratta di "esperienze fenomeniche soggettive", non del tipo delle solite, generalmente più comuni "esperienze fenomeniche oggettive" si sta fantasticando o "sognando a occhi aperti" e non sognando o avendo allucinazioni (che invece si credono "vere" e intersoggettive); oppure si ripensa, si riconsiderano criticamente a posteriori i ricordi di allucinazioni (che non si stanno attualmente vivendo).

Inoltre "lambire a livello esperienziale noumenico interno, sia pure molto remotamente", è una locuzione che mi risulta incomprensibile: per definizione ciò che è noumenico non è fenomenico (ovvero non è esperienziale, bensì è in sé), e dunque non è percepibile, non appare, neanche "di striscio" (sensibilmente, fenomenicamente non può essere nemmeno "lambito").



Con questa terza "tranche" ho concluso (prima di quanto temessi) la repliche al tuo ultimo intervento.
In conclusione credo che il "fulcro" dei miei dissensi – incomprensioni sia il "soggetto" delle sensazioni fenomeniche (che chiami "mentali", ma includono sia pensieri che cose materiali, sia res cogitans che res extensa) e che ritieni esso stesso (oltre che unico e universale) fenomenico, id est: parte dell' insieme delle sensazioni coscienti il cui "esse est percipi"; e che non vedo in che modo sensato, comprensibile possa, oltre ad essere parte dell'esperienza fenomenica cosciente immediatamente esperita (l' unica realtà assolutamente certa e indubitabile; nella quale peraltro non riesco a scorgerlo fra le altre "cose" fenomeniche) esserne anche (contraddittoriamente!) il soggetto che continua ad esistere realmente anche allorché essa non accade (sonno senza sogni), il cui "esse" non sia limitato al "percipi" (= è in sé o noumenico).


Ringrazio te ed eventuali altri "eroici certosini" che mi avessero seguito fin qui per la paziente attenzione.

Eutidemo

Caro Sgiombo,
va bene, cercherò di sforzarmi di comprendere meglio la tua terminolgia...ammesso che prima io abbia ben capito la mia.
***
MENTALE
Devo darti ragione ed ammettere che il mio uso del termine "mentale", non è sufficientemente adeguato ad esprimere i concetti di cui parliamo; anzi, a dire il vero, io stesso trovo inadeguati anche altri termini da me usati nel mio intervento.
Ma, come avevo premesso la volta precedente, ritengo quasi impossibile (almeno per le mie limitate capacità espressive), trovare termini veramente perspicui, per esprimere concetti utilizzabili in elucubrazioni così "border line"...per cui, per così dire, procedo un po' "a tentoni".
Comunque, io uso il termine "immagine mentale", più o meno nel senso in cui alcuni usano il termine "idea" (che io non utilizzo, per evitare il rischio di confusione con le "idee" platoniche), o altri  il termine "rappresentazione mentale" ( (che io non utilizzo, per evitare il rischio di implicare che ci sia un oggetto esterno rappresentato internamente); perciò, con  "immagine mentale", io intendo qualunque cosa si presenti alla mia mente, e, cioè, praticamente TUTTO quello che sperimento "direttamente".
Ed invero, al di fuori di ciò che si manifesta nella mia mente, e di cui ho coscienza "immediata", non c'è NIENTE che io possa esperire direttamente.
***
ESPERIRE E PERCEPIRE
Ora farò senz'altro la "fatica" di tradurre il lessico che impieghi tu nel tuo lessico (come giustamente mi chiedi); ed invero, un po' per uno non fa male a nessuno, si diceva quando eravamo bambini.
:)
In effetti, convengo con te che, tutto ciò che "esperiamo", di cui abbiamo coscienza è "fenomeno", ovvero apparenza, la cui realtà si esaurisce nel fatto di essere "esperito"; tu, usi il termine "percepito", che io, però, preferirei non usare, perchè, come nel caso dell'espressione "rappresentazione mentale", tale verbo semanticamente implica l'esistenza "esterna" dell'oggetto "percepito".
Ed infatti, su quasi tutti i dizionari, "percepire" significa "acquistare coscienza di una realtà ESTERNA per mezzo dei sensi" (GARZANTI); per cui, se tu usi tale termine, in realtà cadi in una sorta (magari involontaria) di "petizione di principio", perchè tale verbo implica ciò che deve ancora essere dimostrato, e, cioè,  l'esistenza  "di una realtà esterna".
***
FENOMENO
Quanto all'usare il termine  "fenomeni" ovvero "realtà o esperienza fenomenica" e "fenomenico", in verità, se rileggi quanto ho scritto, io uso molto di frequente tale termine; nel senso, cioè, di ciò che si esperisce "nella mente", perchè altrove io non esperisco un bel niente. 
"Fenomeno" è tutto ciò che si manifesta alla nostra coscienza:
- sia che già esista in essa, e da essa stessa generato;
- sia che si supponga che esso sia provocato da qualcosa di esterno e materiale, e "percepito" attraverso i sensi.
Come vedi, sono un EMPIRISTA estremo, che, proprio per questo, logicamente, approda all'IDEALISMO (in senso tecnico), poichè tutto ciò che sperimento è, comunque, un'IDEA!
***
 Poi tu scrivi:
"Quindi a livello sperimentale si percepiscono come (insiemi e successioni di) fenomeni di tipo materiale (res extensa), non propriamente come fenomeni mentali o di pensiero (res cogitans), neuroscienziati, cervelli ed eventi neurofisiologici che in essi accadono. Essi vengono esperiti a livello esclusivamente fenomenico, come meri insiemi e successioni di sensazioni (materiali, non mentali)."
Questo è il "bivio" in cui i nostri procedimenti logici "divergono" radicalmente (almeno a livello teorico, perchè nell'ottica di "mens individualis" la vedo come te) .
Ed infatti, per poter dire che, a livello sperimentale, si "percepiscono" come (insiemi e successioni di) fenomeni "di tipo materiale" (res extensa), non propriamente come fenomeni mentali o di pensiero, dovresti dimostrare, appunto,  che si tratta VERAMENTE di fenomeni di tipo materiale; ed invece, tu dai per scontato che ci siano oggetti/noumenici/materiali esterni, che sono la causa dei fenomeni, i quali noi sperimentiamo, al SOLO livello mentale, mentre tu, a tali oggetti, ci arrivi solo per deduzione, non per sperimentazione diretta della coscienza.
Ed invero, anche a voler presupporre l'esistenza di un mondo materiale esterno alla mente, in realtà NON ESISTONO MAI, COMUNQUE "FENOMENI MATERIALI"; in quanto, ciò che "si manifesta" a me come fenomeno (fainetai moi φαινόμενον), anche se causato da un oggetto materiale esterno alla mente "si manifesta" a me come esclusivo "FENOMENO MENTALE".
Ad esempio, se io "vedo" un albero,  in realtà lo vedo solo mentalmente, però "suppongo" che ci sia un oggetto materiale esterno (inconoscibile) che è causa di tale immagine mentale; ma, per quanto ne so REALMENTE, invece,potrebbe anche non esserci alcun oggetto esterno (come accade nelle allucinazione e nei miraggi).
***
FEDE
Quanto agli "atti di fede", in effetti, credere nell'esistenza di un "mondo materiale esterno" non comporta alcuna contraddizione (anche "io" mi comporto come se ci fosse); però, come dicevo la volta scorsa, la cosa non è logicamente dimostrabile, se non con una prova (a mio avviso) carente.
Ed infatti, si potrebbe tentare di dimostrarlo solo SUPPONENDO un "rapporto causale" tra "mondo MATERIALE esterno" e "fenomeni MENTALI interni" (cioè, che l'albero materiale produce nella mia mente l'immagine di un albero fenomeno); il che, come ho più volte cercato di spiegare, mi sembra costituire una inferenza illecita, perchè il "rapporto causale" io lo sperimento soltanto tra "fenomeni mentali interni", e non tra tra "mondo materiale esterno" e "fenomeni mentali interni" (che costuiscono due piani diversi).
Per cui, non potendo dimostrare un "mondo materiale esterno", sono portato a concludere che tutti i "fenomeni" OGGETTO, siano creati dallo stesso SOGGETTO MENTALE che li produce; perchè la mia coscienza è SOLO LI' che si ferma a sperimentare i fenomeni, ma non può risalire logicamente "indietro" tramite il "ragionamento causale".
Anche se, istintivamente, è una cosa che faccio tutti i giorni.
***
SOLIPSISMO
Sempre quanto agli atti di fede, però, secondo me il"solipsismo fenomenico" è razionalmente superabile con il ragionamento che ti ho già proposto.
Ed infatti, se esiste un SOGGETTO MENTALE a cui è riconducibile tutta l'esperienza reale, non è pensabile che esso sia riconducibile ad un unico SPECIFICO individuo pensante, sia perchè la cosa sarebbe paradossale, sia, soprattutto, perchè sarebbe una congettura illogica (molto più dell'ipotesi di un mondo materiale esterno).
Ed infatti, se un singolo individuo viene identificato come parte del tutto,  non può essere contemporaneamente anche il tutto, per "la contraddizion che nol consente"; ed invero, i singoli individui vengono indentificati per "genere prossimo" e "differenza specifica", ma se lui è "IL TUTTO PENSANTE L'UNIVERSO, non può logicamente essere identificato come come una parte di se stesso.
Per cui, la MENTE SOGGETTO (o come altro la vuoi chiamare), non può essere in nessun caso di natura "solipsistica", perchè è il TUTTO; di cui i singoli individui, ben possono essere mere "emanazioni"...reali nella stessa misura in cui lo sono le onde rispetto al mare.
Per cui, il fatto che esista realmente un soggetto universale dell' esperienza fenomenica cosciente (che si vive anche individualmente), secondo me, non è accessibile solo per fede, ma può essere assunto anche come utile ipotesi di lavoro, che, secondo me, spiega le cose molto meglio di altre tesi.
Ma mi rendo conto che è molto difficile spiegarmi.
Forse (sebbene per visione), meglio di me lo dice San Paolo, quando dice che DIO è TUTTO IN TUTTI, e che solo morendo ai "singoli sè", si può prendere coscienza della nostra natura originaria di "sè universale"; in quanto siamo destinati ad essere con LUI, "un solo spirito" (Corinzi 6,13-20).
***
CAUSA
Quanto al fatto che tu, con riferimento ai termini "causa", "causale" e "causalismo", preferisci limitarlo "alla causalità MATERIALE del mondo (fenomenico!) fisico ("res extensa")", in realtà lo vorresti limitare proprio all'ambito in cui detti concetti sono secondo me INAPPLICABILI; perchè, come ho detto, il meccanismo causale tu lo sperimenti solo tra una "immagine mentale" e l'altra, ma MAI tra il "mondo materiale" e le "immagini mentali".
Mondo materiale che tu non conosci affatto, ma che ti limiti meramente a supporre che esista, ipotizzando che sia esso che sia causa dei fenomeni mentali.
Voglio dire che io esperisco indubbiamente l"immagine mentale" di un uomo, che mi sta parlando ed esponendo le sue tesi, e, posso constatare sperimentalmente che l'"immagine mentale" della sua bocca che si apre e si chiude, genera (cioè è causa delle) sue parole, come che l'"immagine mentale" della mia bocca che si apre e si chiude, genera (cioè è causa delle) mie parole; e, se alla fine lui si incazza e mi tira un pugno, non c'è dubbio alcuno che l'"immagine mentale" del suo pugno, sia la causa palese dell''"immagine mentale" di DOLORE che prova il mio naso.
Ma il NESSO CAUSALE, io lo constato solo ed esclusivamente tra gli "eventi" fenomenici e mentali sopra descritti, MA MAI  TRA DI ESSI, ED ELEMENTI NOUMENICI ESTERNI CHE DOVREBBERO COSTUIRNE LA CAUSA "MATERIALE" ESTERNA.
Tu, invece, secondo me, incorri continuamente nella "petizione di principio"di dare per scontata l'esistenza di ciò che invece dovresti dimostrare; cioè, l'esistenza di un MONDO MATERIALE ESISTENTE AL DI FUORI DELLA MENTE.
Cosa che, nella vita di tutti i giorni, faccio ovviamente anche io; però, a livello di ragionamento, io non devo dimostrare niente, perchè mi limito a constatare ciò di cui non posso dubitare, e, cioè,  l'esistenza direttamente esperita di un MONDO DI IMMAGINI MENTALI che si causano a vicenda.
***
MATERIA
Quanto al mondo materiale, nel quale, per la sua "misurabilità", si possono rilevare con limitata ma buona precisione modalità o "leggi" universali e costanti del divenire, ovvero alle critiche di Hume o di Popper...siamo sempre da capo a dodici ed alla "petizione di principio"; ed infatti, anche il metro con cui vuoi fare le misurazioni, i due illustri pensatori e tutti gli scienziati e le apparecchiature di questo mondo, hanno una REALTA' MERAMENTE SUPPOSTA, MA MAI DIRETTAMENTE SPERIMENTATA.
Ovviamente, se vogliamo limitarci a ragionare a livello di senso comune (cioè, nel mio livelo individuale di coscienza), sono perfettamente d'accordo con te; ma, in questo dibattito, noi stiamo cercando di rovesciare il tappeto, per vederne non solo la trama, ma anche l'ordito; cioè LA NATURA ORIGINARIA DEL REALE!
***
INTERAZIONE
Quanto a me, non credo affatto che esista un' interazione: o è tutto mentale (come propendo a credere per i motivi che ti ho già esposto), ovvero è tutto materiale (il che è pure possibile); secondo me, "tertium non datur".
Ed infatti, io propendo per una visione MONISTA della realtà e non DUALISTA.
Quanto ad un' interazione fra noumeno e fenomeni, cioè "di causazione di eventi fenomenici da parte di eventi in sé o noumenici", credo di aver esposto a sufficienza la mia opinione!
***
DIVENIRE PARALLELO
Poi tu scrivi: 
"un divenire "parallelo, senza interazioni", ma semplicemente correlato in modo biunivocamente corrispondente fra noumeno e fenomeni (e dunque, transitivamente, "poliunivocamente corrispondente" fra ciascuna singola esperienza fenomenica cosciente: per cui, ad ogni certa determinata situazione del noumeno corrispondono necessariamente, ma non per interazione reciproca, e che entrambi divengono in modo reciprocamente trascendente onde salvaguardare la necessaria chiusura causale del mondo fisico, certe determinate situazioni dei fenomeni e nessun altra situazione (in ciascuna esperienza fenomenica cosciente individuale singolare, distinta da ciascun altra)."
Mi vergogno a dirlo, ma non ci ho capito niente, per quanto mi sia sforzato di comprendere quello che intendi; per cui non sono in grado nè di essere d'accordo nè in disaccordo con quanto scrivi.
A meno che tu non faccia riferimento al cosiddetto "entanglement"; ma non ne sono molto sicuro, perchè la tua descrizione non si attaglia molto al concetto di correlazione quantistica...anche se un po' ci assomiglia. 
***

Eutidemo

***
DIVENIRE PARALLELO
Poi tu scrivi: 
"un divenire "parallelo, senza interazioni", ma semplicemente correlato in modo biunivocamente corrispondente fra noumeno e fenomeni (e dunque, transitivamente, "poliunivocamente corrispondente" fra ciascuna singola esperienza fenomenica cosciente: per cui, ad ogni certa determinata situazione del noumeno corrispondono necessariamente, ma non per interazione reciproca, e che entrambi divengono in modo reciprocamente trascendente onde salvaguardare la necessaria chiusura causale del mondo fisico, certe determinate situazioni dei fenomeni e nessun altra situazione (in ciascuna esperienza fenomenica cosciente individuale singolare, distinta da ciascun altra)."
Mi vergogno a dirlo, ma non ci ho capito niente, per quanto mi sia sforzato di comprendere quello che intendi; per cui non sono in grado nè di essere d'accordo nè in disaccordo con quanto scrivi.
A meno che tu non faccia riferimento al cosiddetto "entanglement"; ma non ne sono molto sicuro, perchè la tua descrizione non si attaglia molto al concetto di correlazione quantistica...anche se un po' ci assomiglia. 
***
ESSE EST PERCIPI
Poi tu scrivi:
"Un soggetto mentale dei fenomeni, così come dei loro oggetti, se reali oltre, "in aggiunta" ad essi (cosa indimostrabile né tantomeno mostrabile), sono reali anche allorché le sensazioni fenomeniche non accadono (se c' è realmente qualcosa di noumenico anche quando non vedo l' albero nel giardino o non sento i miei pensieri, tale che in determinate circostanze accade la mia visione dell' albero e il mio avvertire i pensieri, allora tali "cose noumeniche" ci sono realmente anche allorché non si danno tali determinate circostanze -noumeniche- e dunque nemmeno tali sensazioni fenomeniche; se invece tale "qualcosa" non c' è anche allorché non ho sensazioni fenomeniche, allora non vedo "che cosa ci stia a fare": è un' inutile illazione gratuita che da razionalista elimino applicando il rasoio di Ockam)."
Al che, ti rispondo con la famosa poesiola di Ronald Arbuthnott Knox (che sicuramente conoscerai, avendo letto "Storia della filosofia occidentale" di Russel quando eri ragazzo, come feci io):
"Si stupiva un dì un allocco "Certo Dio trova assai sciocco che quel pino ancora esista se non c'è nessuno in vista". Risposta: "Molto sciocco, mio signore, è soltanto il tuo stupore. Tu non hai pensato che se quel pino sempre c'è è perchè lo guardo io: ti saluto, e sono Dio.""
***
SOLIPSISMO FENOMENICO
Poi scrivi:
"Se i fenomeni "oggetto" fossero creati tutti dallo stesso soggetto (universale) "mentale" (e cioè, secondo la tua terminologia, fenomenico anch' esso), allora si tratterebbe di pura e semplice causazione fenomenica (fenomeni che causano altri fenomeni), non rinviante ad alcuna (ulteriore) realtà in sé o noumenica; e allora non si uscirebbe dal "solipsismo fenomenico: la realtà sarebbe limitata al flusso delle sensazioni fenomeniche e basta."
Forse mi sono spiegato male!
Ed invero, io non penso affatto che il soggetto (universale) "mentale",  sia fenomenico anch' esso, bensì penso esattamente il contrario; ed infatti, tale SOGGETTO, proprio perchè è "IL" "soggetto", è l'unico vero NOUMENO, in quanto è lui che "genera" IN SE' STESSO (non causa) tutti i fenomeni, che sono di natura "pensativa" come Lui.
Cioè, per dirla aristotelicamente, è "pensiero di pensiero" (nóesis noéseos).
Con l'aggettivo "mentale", invero,  io intendo sia la natura del soggetto conoscente, sia ciò che "fenomenicamente" si presenta alla sua mente (che, invece, dal punto di vista soggettivo universale, è "noumenica"), senza alcun fenomeno "percettivo" di oggetti materiali esterni. 
Tale aggettivo, quindi, deve essere inteso nelle due diverse accezioni di cui sopra.
Così come, per esempio, l'aggettivo "umano" ha accezioni diverse a seconda del contesto in cui viene usato: per esempio, si dice che Tizio è un essere "umano" (quanto alla sua natura), e che, quindi, ha delle esperienze "umane" (in quanto uomo), anche se le cose "esperenziate" non sono umane affatto.
Per esempio, se io assisto ad un film, sto avendo una esperienza umana; ma il film non ha natura umana, bensì semplicemente elettronica.
Meglio di così, non riesco a spiegarmi, chiedo venia. 
***
Quanto al fatto di ammettere che esistano più esperienze fenomeniche coscienti (oltre alla "propria" immediatamente esperita), sono d'accordo che, da tale considerazione non deriva affatto necessariamente che "noumeno" possano essere tanto i soggetti individuali di sensazioni (di tali esperienze fenomeniche coscienti), quanto gli oggetti di sensazioni; secondo me, infatti, sia i soggetti individuali che le loro sensazioni, sono  esperienze frammentate di un SE'UNIVERSALE, cioè il vero ed unico soggeto di natura noumenica che li sottende tutti. 
Cioè, "Omnia in omnibus".
Ma, in fondo, si tratta della solita duplice possibilità di approccio ad una stessa realtà: approccio "riduzionistico" ed approccio "olistico"; che, secondo me, non debbono per forza essere in contraddizione, perchè ciò che cambia è soltanto l'ottica.
Ad esempio, se io e te fossimo sulla battigia, ed uno chi chiedesse: "Cosa vedete?", ed io rispondessi "Il mare!", e tu "Le onde!", nessuno di noi sarebbe in errore, perchè entrambi sono reali, sebbene le seconde non siano altro che "individuali" manifestazioni del primo.
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EPIFENOMENI
Secondo me, invero, tutto e tutti rientrano nel "SOGNO" (per usare un termine poetico) di un'unica MENTE; e qui per "MENTE" io intendo appunto qualcosa di "in sé" o noumenico, ben diverso dai singoli "fenomeni" sognati.
Questi ultimi, per quanto concerne i singoli individui "pensanti", li ho definiti (molto) impropriamente "epifenomeni", mentre, invece, avrei dovuti denominarli "epinoumeni"; perchè i singoli individui pensanti, quanto al loro complesso corporeo e cerebrale, sono indubbiamente di natura "fenomenica", ma quanto all'aspetto soggettivo e coscienziale, sono...come dire..." IPOSTASI (dal greco "ὑπόστᾱσις) , composto da hypo, «sotto», e stasis, «stare») del SE' UNIVERSALE, che puoi definire anche UNO, ESSERE, DIO, o come più ti piace a seconda del tipo di approccio.
Introduco qui tale termine, tratto dalla filosofia neoplatonica e in Plotino, perchè assomiglia molto alla concezione che io ho dei singoli "IO" individuali, rispetto al SE' UNIVERSALE; ed infatti, le IPOSTASI sono ognuna delle diverse dimensioni della realtà, appartenenti alla stessa sostanza divina, che le produce per una sorta di emanazione, altrimenti detta processione.
Ma io non intendo la cosa in modo così "gerarchizzato"!
Potrei definire le singoli individualità, "leibnizianamente" MONADI, cioè, una sorta di atomi psichici che, pur essendo chiusi in se stessi, sono però legati tra di loro in quanto tutti sono aspetti del SE' universale. 
Ma, forse, il termine più appropriato sarebbe "JIVA" è un termine sanscrito, che indica l'essere vivente individuale, rispetto all'ATMAN, cioè qualcosa di molto simile a quello che io chiamo SE'UNIVERSALE.
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NEUROSCIENZE
Quanto alle "neuroscienze", di cui sono un accanito fautore quando mi dedico a disamine di carattere fenomenico, sono perfettamente d'accordo con te fino a che non "trasliamo" il livello del dibattito da "fisico" a "metafisico"; ecco, finalmente ho usato un termine che cerco sempre di evitare accuratamente, in quanto fonte di innumerevoli equivoci...ma qui mi viene proprio "a fagiolo"!
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LEIBNIZ
Ed infatti, tu scrivi:
"Secondo la tua tesi ci sarebbe un determinato stato fenomenico cosciente coesistente con e corrispondente a ogni determinato stato funzionale di un determinato cervello potenzialmente o attualmente presente nelle varie esperienze fenomeniche, tutti "causati", nelle sue varie coscienze, dal medesimo soggetto in sé o noumenico universale; e le sensazioni materiali sarebbero intersoggettive semplicemente perché "causate" in maniera per così dire "armonicamente prestabilita a la Leibniz" dall' unico soggetto noumenico universale."
Io non mi sarei espresso proprio in questi termini, ma diciamo che, tutto sommato, la tua descrizione (o meglio, quella di Leibniz) si avvicina abbastanza alla mia (ipotetica) concezione della realtà.
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SOLIPSISMO NOUMENICO
Poi approfondisci meglio, e scrivi:
"La tua ipotesi si configura inevitabilmente a mio parere come un "solipsismo noumenico" o del soggetto, sia pure integrato da un "pluralismo fenomenico": un soggetto noumenico per l' appunto unico! Tante esperienze fenomeniche coscienti di cui "esse est percipi", ma un solo -"solipsisticamente", alla lettera- ente in sé o noumenico il cui "esse" non è limitato al "percipi", che le esperisce separatamente (peraltro in modo che trovo decisamente problematico, scarsamente comprensibile), senza inoltre (oltre all' unico, solipsistico soggetto) alcun oggetto in sé o noumenico il cui "esse" non sia limitato al "percipi")."
A parte l'espressione "solipsismo noumenico", in effetti condivido abbastanza le tue critiche alla mia concezione; la quale, in effetti, presenta non pochi aspetti problematici (ad essere onesto, anche altri a cui tu non hai accennato)
Quanto alla tua "ipotesi pluralistica" è sicuramente più "istintivamente" recepibile della mia, in quanto ipotizza l'esistenza di più autonomi e distinti soggetti e soprattutto più oggetti anche (non sempre tutti necessariamente) da essi distinti reali in sé o come noumeno, oltre che, corrispondentemente, più esperienze fenomeniche coscienti (meri casi di "esse est percipi"): una per ciascuno di essi.
A dire il vero, è tanto più "istintivamente" recepibile della mia, che io stesso mi comporto ogni giorno (ed ogni giorno ragiono) molto più in base alla tua "concezione del mondo", che non alla mia; che preferisco, con cauto beneficio d'inventario, solo a livello astrattamente "logico".
Ma anche, nello stesso tempo, la ritengo accessibile anche a livello "empirico" e "mistico"; due concetti che sembrano agi antipodi, e che, invece, sono molto più prossimi di quanto comunemente si creda.
Per accedere "effettivamente" alla mia Weltanschauung, infatti, bisognerebbe prima "morire ai se stessi individuali"; o psicologicamente (spiritualmente), o fisicamente.
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SOGNO
Quanto al mio sogno, ovviamente, aveva solo il valore di metafora; per "dimostrare" che, come può risultare inesistente l'illusoria autonomia fisica e coscienziale dei vari personaggi del sogno (che dibattono tra loro), in quanto sognati da un'altro individuo, così potrebbe essere anche di tutti gli attori presenti sulla scena del mondo, che, senza saperlo, magari sono solo attori che stanno recitando un copione scritto da un UNICO REGISTA (che "incorpora" tutti gli attori, anche se non se ne rendono conto).
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CARENTE DIMOSTRABILITA' UN DI MONDO MATERIALE ESTERNO ALLA MENTE.
Per questo dicevo che la supposizione di un MONDO MATERIALE ESTERNO ALLA MENTE, non comporta alcuna contraddizione o incongruenza logica, bensì solo una carenza dimostrativa, perchè non è verificabile il nesso causale tra piano noumenico (esterno) e piano fenomenico (interno).
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NESSO CAUSALE
Quanto al fatto che il NESSO CAUSALE io lo constato solo ed esclusivamente tra gli "eventi" fenomenici mentali, , MA MAI TRA DI ESSI, ED ELEMENTI MATERIALI E NOUMENICI ESTERNI CHE DOVREBBERO COSTUIRNE LA CAUSA "MATERIALE" ESTERNA, questo non ha niente a che vedere con il SE' UNIVERSALE.
Ed infatti,  il SE' UNIVERSALE, è, sì, di natura "noumenica", ma è anche di NATURA NON MATERIALE, BENSI' MENTALE (o spirituale, se preferisci), così come sono mentali i "fenomeni" da esso generati, e non causati, all'interno della stessa MENTE...per cui non si verifica minimamente l'incongruenza di cui sopra.
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NOUMENO
Il soggetto unico e universale delle diverse esperienze fenomeniche coscienti di cui parlo "è" non tanto un "elemento noumenico", quanto, piuttosto" il "NOUMENO" per antonomasia, che contiene (e da cui  emanano) i fenomeni stessi, tutti parimenti di natura MENTALE (o spirituale, se preferisci).
Niente viene "percepito", ma tutto "esperito" all'interno della MENTE/menti.
I problemi di cui sopra, ci sarebbero solo nel caso di una REALTA' DUALE, "mente/materia; ma se il mondo è solo mentale o solo materiale, tali problemi non si pongono.
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CONCLUSIONE
Concludendo, perciò, mentre sono pressochè sicuro che la realtà ha natura UNITARIA, non lo sono altrettanto del fatto che sia o solo materiale o solo mentale (come, però, sono più propenso a credere per  le ragioni sopra esposte).
Comunque, per concludere in bellezza, e poichè casco da sonno, ti citerò il famoso "calembour" con cui i nonni di Bertrand Russel prendevano in giro il nipote...e con il quale sicuramente avrebbero preso in giro anche noi due:
WHAT'S MIND? NO MATTER!
WHAT'S MATTER? NEVER MIND!
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