[GDL] Umano troppo Umano di Nietzche (rinascenza nicciana parte 1)

Aperto da green demetr, 30 Novembre 2021, 11:36:46 AM

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green demetr

Perchè Nietzche è il mio maestro?


Perchè non lo raggiungo mai, perchè nonostante mi sforzi poi non riesco ad agire, e non agendo, non posso capirlo fino in fondo, posso solo pretendere di capirlo, ma chi non agisce poi non capisce.

Detto di questa trave nell'occhio possiamo procedere, ogni aforisma è un macigno, e ogni macigno forma una montagna da dover sollevare.
Non è facile perchè richiede una forza intellettuale impari.
Sinceramente a parte me, non vedo nessuno che abbia anche solo cominciato a capire di che cavolo parla il nostro.

Tanto vale lasciarne un segno. Una traccia.

Bene rileggiamolo insieme!!! forse lo capisco, forse lo capisco. >:(
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Con queste premesse è assai improbabile che una discussione abbia seguito.

FN è una figura affascinante, un profeta. Ma resta umano, fatalmente umano. Con grandi intuizioni e grandi pre-giudizi. Come da tutti i grandi, prendo quello che mi serve per nutrire la mia anima e lascio i cibi scaduti. Poi ci lavoro sopra.

Ciò che non uccide, rafforza. E ciò che uccide, uccide. Poi non ci pensi più. La vita è così semplice da decifrare; pure l'essere recupera la sua leggerezza una volta liberato dagli insostenibili macigni delle nostre paure.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

Da ignorante provo a dire la mia, siccome nel mio piccolo mi sento di confermare che abbiamo a che fare con un profeta.
Potrebbe essere FN uno che precorrendo i tempi, metteva nero su bianco non il suo pensiero filosofico , ma i suoi pensieri?
Faceva cioè ciò che è facile fare oggi su un forum come questo, ma a farlo con carta e penna allora c'era letteralmente da impazzire.
Ognuno di noi potrebbe dirsi profetico quando lascia correre libero il pensiero.
Poi naturalmente ci sono profeti e profeti.
Diversamente come potrebbe definirsi un profeta?
Continuando con le mie impressioni che traggo da episodiche letture del nostro, se si tratta di pensieri a ruota libera però non appaiono propriamente tali, sostenuti da una insostenibile cultura per chi con quella ponga a confronto la propria, motivo di inevitabile frustrazione per chiunque affronti di petto il nostro autore; e l'accorta leggerezza con cui Ipazia lo affronta mi pare confermi la mia impressione. Diversamente ci si condanna a dover rinunciare a tanta ricchezza di pensiero.
Non pochi se ne dichiarano cultori, ma quando provi con loro a scendere nel dettaglio ti rispondono che è inutile, perché tu non potresti capire, e questo è pure vero.
I più furbi rispondono ancora, ma solo per dare autorevolezza a un pensiero che è solo il loro.
Ci troviamo quindi di fronte ad un autorevole profeta dei giorni nostri, nato quindi in un epoca sbagliata, fuori tempo massimo?
Troppo distante da quelli che lo hanno preceduto ? Una anomalo profeta laico?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve iano. I profeti sono coloro che prevedono, poi quindi mettendo a parte il "popolo" (inclusi quello "bue") usando messaggi e parole comprensibii, non usando "alla cazzo" gerghi e linguaggi incomprensibili.Diversamente essi non saranno profeti, ma solo cialtroni od invasati i quali si riservano di reinterpretare a modo loro quello che hanno scritto o detto.
Hai mai sentito di quelli che affermano di "sentire" ( o udire ) le "voci" ?

Le riflessioni di un Nietzsche (ricordo che costui finì per "dar fuori di matto") sono profonde e dotte considerazione della visione del mondo e delle personali ossessioni di Nietzsche stesso.


Che la cultura occidentale ne abbia fatto un mito...............si tratta solo dell'ennesimo aspetto autocelebratorio della umanità quale specie e quale comunità culturale.


Lo stesso mito è stato eretto anche a proposito di Maometto, Gesù Cristo e tanti altri.................vuoi che per questo costoro avessero-abbiano ragione per forza ?. Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

 Casualmente ,Umano troppo umano , sto finendo di studiarlo(insieme a Metafisica di Aristotele). Viene scritto da Nietzsche fra il 1874-77, nel periodo in cui romperà l'amicizia con Wagner. Viene scritto soprattutto a Sorrento.
E' un momento di solitudine dove viene evocato in alcuni aforismi  lo "spirito libero".


Nella prima parte, intitolata "Delle prime ed ultime cose", l'argomento è la filosofia metafisica  di cui Nietzsche è contrario. Sono aforismi, a mio dire, poco esplicativi, anche perché una filosofia soprattutto come la metafisica non può essere argomentata per aforismi, per "battute", manca l'articolazione logica argomentativa per poter fare filosofia.
Nietzsche è convinto che la modernità porterà allo scetticismo , poiché ritine irrazionale l'intellettualismo del pensiero umano. Dal momento in cui l'uomo interpreta, rappresenta la natura, il mondo, le cose, la realtà , la verità non può essere il modello interpretativo rappresentato ,è solo una somma di errori dell'intelletto. Scrive: " Ad un mondo che non è nostra rappresentazione, le leggi dei numeri sono completamente inapplicabili: esse hanno soltanto valore nel mondo degli uomini.
Scrive: "Non il mondo come cosa in sé, ma il mondo come rappresentazione (cioè come errore) è così ricco di significato ,profondo, meraviglioso, e porta nel suo  grembo la felicità e l'infelicità. Questo risultato conduce ad una filosofia di negazione logica del mondo: la quale del resto può tanto bene unirsi ad una affermazione pratica del mondo quanto al suo contrario."


Scrive: " Non esiste nell'uomo un impulso verso qualche cosa o contro qualche cosa  senza un sentimento di volere ciò che ci avvantaggia e di ripugnanza da ciò che ci danneggia, un impulso che non si accompagni ad una specie di valutazione, fatta per mezzo della conoscenza , sul valore della meta. Noi siamo a priori  illogici e quindi creature ingiuste e possiamo riconoscere ciò: è questa una delle maggiori e più insolubili disarmonie dell'esistenza.


Scrive: " Nessuno è responsabile dei suoi atti , nessuno della sua natura; giudicare equivale ad essere ingiusti. Ciò vale anche quando l'individuo giudica se stesso. Questa proposizione è chiara come la luce del sole e tuttavia  ognuno preferisce qui indietreggiare nell'ombra e nella contro verità: per paura delle conseguenze."


E scrive ancora: " La bestia che c'è in noi vuole essere ingannata: la morale è una menzogna necessaria ad impedire che noi veniamo sbranati dalla bestia. Senza gli errori che consistono nelle ammissioni della morale, l'uomo sarebbe rimasto bestia."


Altri aforismi a mio parere interessanti delle prime parti:
"La ragione per cui il potente è riconoscente è questa. Il suo benefattore ha, per così dire, col suo beneficio violata la sfera del potente e si è introdotta in essa: ora, in compenso, il potente viola la sfera  del benefattore mediante l'atto della riconoscenza. E' questa una più mite forma della vendetta."
"L'infelice prova una specie di piacere  in questo sentimento di superiorità, che apporta  alla sua coscienza l'attestato di compassione."
"Molti uomini hanno tanto desiderio della società: essa dà loro il sentimento della loro forza."
"La cattiveria e la  benevolenza sono un potente mezzo di eccitazione della vita."
"Non esiste un'eterna giustizia."
"Si sbaglierà di rado se si ricondurranno le azioni estreme alla vanità, le mediocri all'abitudine e le meschine alla paura."


Il mio parere è che Nietzsche sia contraddittorio come pensatore. Bene. bene nel senso che forse è propria questa la verità della condizione umana nel mondo . Il suo modo di scrivere è un miscuglio fra ragione e sentimento, non è un argomentatore logico ,poichè ha rifiutato la ragione umana, l'intellezione, come strumento di verità, è più un esteta.


viator

Salve Green. Citandoti : "Sinceramente a parte me, non vedo nessuno che abbia anche solo cominciato a capire di che cavolo parla il nostro".

Azzardo una diagnosi : è perchè tra geni (tu e lui) ci si intende...........mentre noialtri siamo solo dei poverini che fanno e capiscono solo il "quasi nulla" che possono. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

 Continuo a scrivere degli aforismi a mio parere più interessanti in Umano troppo umano.


"Prima c'era l'impersonalità come il vero segno dell'azione morale (....) oggi si vede meglio che nelle considerazioni personali  è massima l'utilità per la generalità degli uomini: così che l'agire strettamente  personale risponde all'idea odierna di moralità ,intesa come utilità generale (....) meglio della precedente compassionevole emozioni  ed azioni a favore di altri  (...)Solo importa sapere che cosa s'intenda per proprio vantaggio; l'individuo immaturo, rozzo, lo intenderà nel modo più rozzo".


Tipico esempio di ambiguità in Nietzsche mista a brillante intelligenza. E' vero che la morale è impersonale, è altrettanto vero che Nietzsche è contro la morale e quindi ciò che storicamente è avvenuto è proprio ciò che Nietzsche si proponeva. Era ovvio che finita la morale che fondamentalmente è impersonale se vuole essere universale, ne fuoiuscisse nella modernità fra soggettivismi e oggettivismi , fra scienza e conoscenza , una a-moralità in cui l'etica fosse fondata sull'utilità e quindi suffragasse poi il principio edonistico di Adam Smith e intanto la psicologia empirista picconasse l'anima facendo della psiche freudiana un luogo di IO- Super-io, di pulsioni soprattutto sessuali.
Ciò che oggi siamo, amorali edonistici e individualisti con crisi di identità sicuramente collettiva e anche individuale e che rispondono al concetto di fare cose utilitaristiche comportasse comunque ad un umano che decade nella rozzezza. Nietzsche sei sprovveduto se pensavi che il futuro fosse migliore.
Ma c' è di più e quasi nessuno di questo tempo vi arriva. Una collettività, una nazione uno Stato esistono solo se la sovranità è fondata su una morale premessa della legislazione del sovrano. Questa fu la regola fondativa degli Stati e dei sovrani. Senza la morale collettiva, manca il parametro sulla giustizia che inchioda alle responsabilità e alle coerenti azioni etiche dal sovrano all'ultimo dei popolani, senza il parametro di giudizio sulla giustizia, premessa alle legislazioni e che pone il giudizio se a sua volta una legge è giusta o ingiusta. Le impunità dei potenti, il togliersi, lo smarcarsi dal giudizio è tipico della modernità decadente dove tutti ormai cercano di non essere asserviti alle leggi degli Stati, di aggirarle legalmente o illegalmente. Perché non vi è più il parametro morale del giudizio collettivo che identificava il popolo-nazione- Stato.

Kobayashi

#7
Non sono d'accordo sul giudizio di Paul secondo cui N. sarebbe più uno scrittore brillante e un po' contraddittorio che un filosofo.
Prendiamo per esempio la critica alla metafisica nella parte prima di UTU.
Fin dal primo aforisma si capisce che tale critica non sarà impostata sullo stesso livello della metafisica, non verrà fatto cioè il lavoro di entrare in un sistema filosofico per mostrarne logicamente l'arbitrarietà dei fondamenti assunti, perché questo lavoro per N. è già stato compiuto (dallo scetticismo, dall'Illuminismo, da Montaigne etc.). La sua critica invece si basa sul mostrare che le origini di queste concezioni sono le stesse di tutte le forme che la vita assume: bisogni, sentimenti, inganni etc.

[1] "... non esiste, a rigor di termine, né un agire altruistico né un contemplare pienamente disinteressato, entrambe le cose sono soltanto sublimazioni, in cui l'elemento base appare quasi volatilizzato e solo alla più sottile osservazione si rivela ancora esistente".

E ancora, in conclusione del primo aforisma:

[1] "L'umanità ama scacciare dalla mente i dubbi sull'origine e i principi: non si deve forse essere quasi disumanizzati per sentire in sé l'inclinazione opposta?"

Da una parte gli inganni delle visioni sublimi di metafisica e religione, risultato di uno sforzo per abitare il mondo affinché sia sopportabile la vita, dall'altra lo spirito veritiero che ha sviluppato nella propria solitudine una certa sensibilità per lo smascheramento di questi inganni necessari, tolti i quali però sembra che rimanga solo qualcosa di disumano. Da qui anche quel riferimento nella prefazione alle sue illusioni giovanili (per Wagner e Schopenhauer): ma di quanti altri inganni, si chiede, lui stesso si dovrà nutrire per poter essere ancora così veritiero? Per sopportare cioè il paesaggio umano desolante che rimane.

In [2] afferma che non ci sono fatti eterni come non ci sono verità assolute, e questo appare chiaro secondo N. se si prende coscienza che il filosofo è abituato a riflettere su periodi storici brevissimi, con la conseguenze tendenza ad assolutizzare forme culturali che in verità hanno dietro di sé altre forme e trasformazioni.
Avere senso storico significa vedere l'uomo emergere da epoche arcaiche completamente diverse, relativizzare la nostra antichità prediletta.

[2] "Non vogliamo capire che l'uomo è divenuto e che anche la facoltà di conoscere è divenuto".

[2] "...tutto è divenuto; non ci sono fatti eterni: così come non ci sono verità assolute".

E ancora sulla riduzione delle idee ai bisogni dell'evoluzione:

[16] "...ciò che noi ora chiamiamo il mondo, è il risultato di una quantità di errori e di fantasie che sono sorti a poco a poco nell'evoluzione complessiva degli essere organici, e che sono cresciuti intrecciandosi gli uni alle altre e ci vengono ora trasmessi in eredità come tesoro accumulato in tutto il passato".

Mi sembra insomma abbastanza chiaro ciò che intende fare in queste prime pagine: un lavoro che poi chiamerà genealogia, che per ora definisce chimica delle idee, che consiste appunto nella ricostruzione o riduzione psicologica (o in generale attinente i bisogni antropologici) delle idee metafisiche, religiose e morali, tradizionalmente assunte come separate dalla materia umana quasi fossero cadute dal cielo e invece provenienti, secondo N., dalle battaglie del livello più basso dei bisogni umani.
In questo progetto filosofico insomma non mi sembra ci sia nulla di contraddittorio o confuso. Anzi, vedo molto rigore.

Kobayashi

#8
Come introduzione alla lettura del testo alcune osservazioni tratte da "Ecce homo" e dalla prefazione a "Umano troppo umano" scritta dieci anni dopo la prima edizione.

"Umano troppo umano" è un libro per spiriti liberi, spiriti cioè che sono riusciti a liberarsi da ciò che non apparteneva alla propria natura, e nel caso di N. l'ideale, i buoni sentimenti, i "sublimi imbrogli" della metafisica e della religione. "Il titolo dice: dove voi vedete cose ideali, io vedo – cose umane, ahi troppo umane!".
L'attacco all'ideale avviene però senza pathos, al di fuori dell'invettiva: "Un errore dopo l'altro viene tranquillamente messo sul ghiaccio, l'ideale non viene confutato – congela...".
L'evento decisivo della formazione dello spirito libero è una grande separazione. Da che cosa? Da tutto ciò che prima era ritenuto venerabile.
Segno della buona riuscita di questa liberazione è il manifestarsi della grande salute: "quell'eccesso che dà allo spirito libero la pericolosa prerogativa di poter vivere d'ora innanzi per esperimento e di potersi offrire all'avventura".
Un lungo percorso di apprendistato solitario in cui alla fine si comprende "la necessaria ingiustizia di ogni pro e contro, l'ingiustizia come inseparabile dalla vita, la vita stessa come condizionata dalla prospettiva e dalla sua ingiustizia".
Ma accanto a questa ingiustizia alta, ineludibile, che i viventi devono accettare, c'è un'ingiustizia più grave, un'ingiustizia infetta: "là cioè dove la vita è sviluppata nel modo più piccolo, più ristretto, più meschino e tuttavia non può fare a meno di prendere se stessa come scopo e misura delle cose".   
Il pericolo non è tanto l'inganno, ma l'inconsapevolezza di esso e la violenza che ne deriva nel soffocare tutte le altre forme. Il nascere stesso di altre prospettive è combattuto dall'arroganza di uno spirito rudimentale che non vuole prendere coscienza della propria arbitrarietà.

Questo mi sembra un punto importante: vedere il pericolo non nella scelta dell'inganno, cioè del tipo di visione (religiosa o metafisica o artistica etc.) che si decide di abbracciare, ma nella rimozione del fatto che c'è stata scelta, quindi arbitrarietà, quindi alla radice quell'ingiustizia che non può essere separata dal vivere e che va accettata.

paul11

A mia volta non sono ovviamente d'accordo con te Kobayashi. Ma adatto che ogni volta che critico Nietzsche accade un incidente diplomatico con Green, mi limiterò....non ho intenzione di creare polemiche.

Nietzsche
Aforisma 1- Chimica delle idee e dei sentimenti.
I problemi filosofici riprendono oggi in quasi tutti i loro elementi la stessa forma di domanda che duemila anni fa: come una cosa può nascere dal suo contrario, per esempio ciò che è ragionevole da ciò che è privo di ragione.......... La filosofia metafisica si aggiustò finora per superare queste difficoltà  negando che l'una cosa nascesse dall'altra e ammettendo per le cose più altamente apprezzate un'origine miracolosa, proveniente immediatamente dal nocciolo e dall'essenza della "cosa in sé"...........Tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno e che solo con l'altezza presente delle singole scienze ci può venir dato, è una chimica delle rappresentazioni e dei sentimenti morali, religiosi, estetici.............



Mio commento.
In metafisica i contrari generano il divenire della moltitudine delle apparenze, non l'essere che è eterno  e che è proprio della metafisica.


L'origine miracolosa....Nietzsche sa forse spiegare il miracolo della vita? Nessuno sa spiegare come i "chimismi" di elementi materiali determinano l' "anima" della vita, il soffio vitale.


Nietzsche crede nel darwinismo evolutivo, nelle moderne scienze e quindi ritiene che il "chimismo" materico darà risposte........siamo in ancora in attesa e intanto un coronavirus sta mettendo sotto scacco l'intera scienza.

Kobayashi

In sintesi nell'aforisma [1] viene detto:
- nella storia della filosofia si è posto il problema degli opposti, di come possa nascere qualcosa dal suo opposto. Come può emergere il razionale dall'irrazionale? La contemplazione disinteressata dal volere bramoso?
- la metafisica risponde che ciò non può avvenire, che i poli superiori di questi opposti hanno un'altra origine, un'origine miracolosa;
- secondo N. la "filosofia storica" insieme alle scienze naturali (presumo qui si debba intendere un approccio positivistico o illuministico in generale) ha accertato che quelle cose non sono opposte. Per spiegare quindi i poli superiori che di primo acchito sembrerebbero così lontani dalle cose umane ci basta una chimica delle idee, ovvero è possibile mostrare (come poi farà programmaticamente in "Genealogia della morale") che questi poli nobili potrebbero venire dagli ingredienti più bassi.
Ma se così fosse, si chiede N., quanti avranno voglia di perseverare in queste indagini?

Venendo ai tuoi commenti.
Sul primo direi che esprimi una posizione inconciliabile con la filosofia di N., ma non è un'obiezione al testo.
Sul secondo e terzo: mi sembra chiaro che N. non sta dicendo che la vita si possa dedurre dalle azioni e reazioni della chimica. Non sta facendo un discorso sull'origine della materia vivente. Lui parla di chimica delle idee e dei sentimenti morali, religiosi ed estetici per porre l'ipotesi che alla base delle cose più nobili, elevate, spirituali, ci potrebbero essere gli stessi ingredienti di tutto il materiale umano più rozzo, come il desiderio di dominio, l'istinto di sopravvivenza etc.
Per esempio: il cammino della santità e dell'ascetismo come una strategia quasi inconscia per ribaltare la propria debolezza fisica e di casta in dominio spirituale sui potenti e sui popoli.

paul11

 

Non mi risulta che la metafisica si sia posto il problema di una nascita fra opposti e per giunta dove una parte appartenete a "poli superiori": ma di cosa e di chi parla Nietzsche? Socrate e quindi Platone l'ho studiato tutto e di  Arisitotele sto riprendendo proprio "Metafisica".
Gli opposti, o contrati, o antagonisti, o mancanza e assenza, o pieno o vuoto, ecc. sono evidenze che tutti i filosofi greci, non solo metafisici discussero. Direi che era filosofia della natura e fisica di quel tempo. Ma non c'è un concetto di "miracoloso" in un "polo superiore".


Certo che l'approccio di Nietzsche è positivistico. Che cosa mai avrebbe accertato la scienza moderna in fisica: che non esistono opposti? E tutti i legami polari chimico-fisici, l'elettrolisi, il catodo e l'anodo delle batterie? Tutto l'elettromagnetismo è fondato su polarità.
E cosa c'entra l'elettromagnetismo con la razionalità e irrazionalità, con i sentimenti?


La posizione di Nietzsche è di psicologismo empirico appoggiato all'evoluzione darwinista, appunto tipicamente positivista.
La filosofia poggiata sullo psicologismo è foriera di forti sbandamenti e ambiguità, poiché si può dire di tutto e il contrario di tutto,  essendo fondata su niente .Che cosa è la psiche ontologicamente, se non un luogo inventato a sua volta per togliere all'antica psichè( L'anima) la condizione di esistenza? Tant'è che semmai la filosofia si è spostata sulla cognizione come ha cercato a sua volta di fare Husserl nella fenomenologia. La filosofia si interrogò sul processo conoscitivo, la gnoseologia.
Nietzsche è contraddittorio e irrazionalista, ma non sono da prendere come "brutte parole" contro Nietzsche, è la sua posizione estetica (contraddittoria poiché è imbevuta di positivismo del mainstream culturale di allora e ambigua poiché in fondo si schiera contro la cultura di allora, si direbbe un pensatore(non un filosofo) critico con due piedi in due scarpe diverse. Ma forse è proprio questo che lo caratterizza. Desidererei che si capisse che la mia non è una posizione "contro" Nietzsche ( sarebbe da parte mia stupido aver perso tempo a studiarlo).

Kobayashi

Se per esempio nella tradizione platonica si può parlare di distinzione di natura tra anima e corpo è perché, evidentemente, si riconosce nell'anima un'attività di qualità così superiore rispetto ai processi legati al corpo da considerare tale attività come divina.
Teorie come quella di origine pitagorica della trasmigrazione delle anime forniscono spiegazioni "miracolose" sull'origine e sulla natura dell'elemento nobile, immortale, del vivente.
A queste concezioni (metafisiche, nell'accezione di N.) che in generale deducono le attività superiori dell'uomo ponendo una dimensione trascendente, N. contrappone la sua spiegazione immanentistica e le sue genealogie inquietanti (perché rivelano l'origine rimossa, in quanto bassa, volgare, di ciò che si venera).

Sui riferimenti che fai ai poli opposti nella chimica, nell'elettromagnetismo etc. sei fuori strada: è chiaro che il senso del brano [1] anche nell'accenno alla scienza moderna non è fare considerazioni scientifiche di quel tipo, ma porre la questione della genesi delle idee considerate nobili, divine.

Ci sono spiegazioni psicologiche così come altre sbilanciate sul versante dell'evoluzionismo, certo, ma ridurre tutto a psicologismo e darwinismo mi sembra una grave semplificazione. 

Ma affinché tu possa rafforzare il tuo giudizio (di darwinismo, questa volta) leggiamo il brano [18], "Problemi fondamentali della metafisica".
La questione dell'identità, cioè il fatto di poter riconoscere degli oggetti identici, da cui i vari problemi legati alla permanenza e alla differenza, trattati per esempio nel Sofista di Platone, viene considerato da N. un errore (in quanto ogni cosa solo superficialmente può essere considerata uguale ad un'altra). Un errore che ha avuto un lungo percorso evolutivo.
Più si arretra a fasi remote dello sviluppo della conoscenza e maggiore è la propensione a vedere unità e identità.
Lo stesso si può dire della convinzione di vivere stati isolati, incondizionati, da cui si trae l'illusione della libertà, quando in realtà si è sempre condizionati da catene causali.
Concetti come Uno, identità, libero arbitrio, vengono da errori antichi, e la metafisica, occupandosi di preferenza di "sostanza e di libertà del volere" la si può vedere come la scienza che tratta degli errori fondamentali dell'uomo, però come se fossero verità fondamentali.

green demetr

Citazione di: Ipazia il 01 Dicembre 2021, 22:04:35 PM
Con queste premesse è assai improbabile che una discussione abbia seguito.

FN è una figura affascinante, un profeta. Ma resta umano, fatalmente umano. Con grandi intuizioni e grandi pre-giudizi. Come da tutti i grandi, prendo quello che mi serve per nutrire la mia anima e lascio i cibi scaduti. Poi ci lavoro sopra.

Ciò che non uccide, rafforza. E ciò che uccide, uccide. Poi non ci pensi più. La vita è così semplice da decifrare; pure l'essere recupera la sua leggerezza una volta liberato dagli insostenibili macigni delle nostre paure.


Ma il fatto che io abbia una lettura, non vuol dire che altri non possano aggiungere la loro, inoltre c'è sempre spazio per i dettagli, uno può benissimo non intendere il tutto come opera magna, ma soffermarsi come anche tu dici sulle parti singole del discorso completo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: iano il 02 Dicembre 2021, 01:00:56 AM
I più furbi rispondono ancora, ma solo per dare autorevolezza a un pensiero che è solo il loro.
Ci troviamo quindi di fronte ad un autorevole profeta dei giorni nostri, nato quindi in un epoca sbagliata, fuori tempo massimo?
Troppo distante da quelli che lo hanno preceduto ? Una anomalo profeta laico?

I più affermano che il pensiero nicciano è di tipo aforistico, e cioè senza una sua compattezza interna.
E affermano che dunque è un pensatore acritico.
Chi dice di capirlo, ma poi non argomenta, è perchè come Ipazia ne prendono delle parti, ma mentre poi Ipazia costruisce un suo discorso, questi ultimi pretendono che il loro sapere frammentato sia la verità. Probabilmente è la verità per loro. Io non me ne preoccupo.
A mio modo di vedere invece c'è una strettissima relazione fra gli aforismi, lo dimostra d'altronde l'intero opus che è stato lasciato fuori dal nostro autore (e che oggi costituisce l'opera postuma, ugualmente gigantesca per intuizioni e collegamenti di pensiero), a testimonianza di un lavoro di selezione verso un pensiero che visto la dimensione dell'opera postuma era grande almeno il doppio, e dunque c'è un lavoro dietro un lavoro di prima stesura, che richiede una strategia ed un architettamento diversi. Questo devo dire che l'ho capito.

Che fosse un profeta laico possiamo ben dirlo.
Ma non è poi così difficile vedere il suo lavoro sulla scia di tanti altri lavori.
La sua biblioteca era immensa.
La maggior parte dei ricercatori spreca il suo tempo a rintracciare queste fonti.
Un peccato visto che l'ambizione di Nietzche era proprio fare delle fonti una sintesi e 
poi procedere avanti.
Se noi intendiamo la profezia di Nietzche come esito, sbaglieremmo, perchè Nietzche pone la profezia solo per sorpassarla.
Pone il nichilismo come critica, ma lo sorpassa subito quando fa una critica del soggetto.
E' chiaro che pochi lo possono seguire, chi mai rinuncia a se stesso ogni giorno?
Fortunatamente Nietzche può anche essere letto, e forse deve essere letto , come moralista francese, ossia alla pari di un Montaigne. Di cui altro non era che l'erede.

In uno dei suoi ultimi lavori Nietzche infatti dice: "finalmente posso dirmi francese, e non più tedesco".

Ossia la fine del suo lento e progressivo spostamento dalle posizioni ereditate della metafisica greco-tedesca, fino all'insegnamento dei moralisti francesi del 1600.
Il tutto in una sintesi vertiginosa dei motivi dell'una popolazione, verso l'altra.

Quindi si profeta, ma quello per quanto possa oggi sembrare strano, quello è solo la parte più semplice di un discorso con un ambizione più alta e morale.
(non la morale del popolino, non ci si illuda, direi proprio l'opposto)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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