"TRASIMACO" Una non inutile lettura pre-elettorale!

Aperto da Eutidemo, 02 Marzo 2018, 17:21:23 PM

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Eutidemo

Caro Paul11,
in primo luogo ti ringrazio per i complimenti, che, a dire il vero, non sono del tutto meritati (salvo, forse, per la mia "buona volontà"); ed infatti, pure se un po' lo conosco, Platone non è di sicuro il mio "cavallo di battaglia".
Grazie :)
Ad ogni modo, a mio sommesso avviso, quella che Socrate utilizza nel dibattito con Trasimaco, più che la "maieutica", in più passi a me sembra sfiorare l'"eristica" vera e propria; ma, in verità, in questo caso lui non sta cercando di far partorire la verità ad un suo "discepolo", bensì, più che altro, cerca di prevalere "dialetticamente" su un "avversario".
Il che spiega, ma non giustifica molto, il suo ricorrere, spesso, a dei veri e propri "sofismi" ed a ragionamenti palesemente "paralogistici".
Ma. la mia critica di cui sopra (ammesso che sia corretta), si riferisce a "quello specifico passo", e non certo all'"opera di Platone nel suo complesso".
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I termini più importanti utilizzati nel passo, in effetti, sono virtù/vizio, vantaggio/svantaggio, felicità/infelicità, giustizia e ingiustizia; ma, secondo me, i due dialoganti ne danno troppo per scontato il significato, il che, in una discussione filosofica, è una cosa pericolosa per entrambi gli interlocutori.
Ed  infatti, in fondo in fondo, a mio parere Socrate e Trasimaco non si capiscono molto bene tra di loro; ed ammetto umilmente che molte cose non le ho capite nemmeno io!
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Detto questo, trovo molto interessante, ben sviluppato e condivisibile il tuo discorso circa il modo in cui  Socrate e molti filosofi e pensatori della Grecia antica, consideravano la LEGGE; ed invero, forse in conseguenza della sua concezione "ideale" della realtà, specie Platone ritiene che la "Legge" sia al di sopra dei singoli "concreti" governi, e che il governante incarna (o meglio, sarebbe auspicabile che incarnasse) la Legge, a sua volta relazionata ad un ordine superiore universale.
Ma le "ombre" proiettate in fondo alla caverna, in fondo, sempre "ombre"  sono destinate a restare... o no?
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Premesso questo, come già avevo scritto nel mio commento, spesso gli antichi tendevano a confondere un po' troppo la GIUSTIZIA, con le LEGGI, che sono due cose affini, ma alquanto diverse tra di loro; ad esempio, quelle razziali erano sicuramente delle "LEGGI", ma è molto dubbio che potessero anche definirsi "GIUSTE"!
Ed infatti, è vero che, in teoria, le LEGGI dovrebbero interpretare concretamente la GIUSTIZIA, ma, in pratica, non sempre è così, sia sotto il profilo "patologico", sia pure sotto il profilo "fisiologico"; ed infatti, talvolta le norme devono sacrificare quella che astrattamente sarebbe la regolazione più GIUSTA, per renderla materialmente più GESTIBILE (il che spesso accade in materia fiscale).
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Comunque, in un certo senso è vero (come tu sagacemente scrivi)  che, quella LEGGE interpretata dagli antichi come superiore GIUSTIZIA, in genere si cerca di tradurla nei principi delle moderne Costituzioni; tra di esse, in effetti, c'è maggior similitudine, sebbene mai del tutto completa.
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Comunque non è del tutto vero che i governanti passano, ma "...rimane la Legge che è la tradizione che prima fu nomos nelle polis poi lex e ius nelle cives latine"; ed infatti, nel tempo, non cambiamo soltanto i governanti, ma anche le leggi (e non di rado il loro stessi principi guida).
Senza considerare che, in tradizioni storiche diverse da quella occidentale (e talvolta anche in quest'ultima), ci sono stati dei governanti che hanno proclamato di essere "loro" la legge!
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Detto questo per quanto concerne la posizione di Platone nello specifico passo (il quale, però, sarebbe ingiusto considerarlo isolatamente dalle altre opere), circa la posizione di Trasimaco, secondo me è un po' troppo riduttiva considerarla tipica dell'"uomo del popolo" che vede e subisce le pratiche del governo da cui si percepisce il segno dell'ingiustizia; salvo voler considerare un "quisque de populo" Machiavelli, Guicciardini ed altri.
Secondo me, in effetti, Socrate è un po' come un "pittore", che dipinge la realtà per come vorrebbe che fosse, mentre Trasimaco è un semplice fotografo, che la ritrae così com'è: per forza le due immagini non coincidono!
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Quanto al fatto che i risultati dei "governi" sono cosa diversa dai "principi" che determinarono le leggi, chi è mai che stabilisce quali siano i "principi" che devono determinare le leggi?
I "principi" li stabilisce chi "governa", ovviamente; e, quindi, è un po' un serpente che si morde la coda!
Coloro che governano, in qualunque tipo di regime (democrazia compresa), possono essere "buoni" o "cattivi"; ma, anche laddove essi vengono eletti, in fondo, non c'è un sistema veramente sicuro per essere certi che essi siano veramente "buoni" (in senso lato)!
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Ed invero:
a) Il "virtuoso" cerca il vantaggio per il popolo, ma, proprio perchè è virtuoso, in genere non è capace di sedurlo mediaticamente attraverso una adeguata propaganda; per cui, talvolta, somministrandogli una medicina necessaria, ma amara, finisce per provocare sedizione e rivolta, rendendosi così inviso al popolo e non rendendo affatto felice nè il popolo nè se stesso. 
b) L'"ingiusto", invece, cerca il vantaggio per sè e/o per la propria classe o fazione, ma, proprio perchè è un malandrino, è quasi sempre capace di sedurlo ed ingannarlo mediaticamente attraverso una adeguata propaganda; per cui, somministrandogli "panem et circenses", raramente si rende inviso al popolo, rendendo invece (pseudo)felice sia il popolo che se stesso. 
Ovviamente, questi sono i "casi estremi" e "paradigmatici", che non si riproducono mai esattamente così come da me descritti nella realtà; quelli che si verificano, sono i casi intermedi...come ciascuno può giudicare per esperienza personale.
Devo proprio fare qualche eclatante esempio?
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Quanto al fatto che il termine "diritto di natura", abbia subito storicamente molte interpretazioni presentandosi quindi come termine ambiguo, sono perfettamente d'accordo; però non sono affatto d'accordo sul fatto che la modernità abbia contribuito a generare confusione e non chiarezza.
Posto, infatti, che sia lecito collegare il "giusnaturalismo" all'"etica", infatti, è ormai indubbio che determinati comportamenti, per così dire "morali", siano stati determinati dalla "filogenesi evolutiva"; io ho fatto l'esempio del "tabu dell'incesto" (valido per alcune specie, come l'uomo e l'oca cinerina, mentre  altre no), ma se ne potrebbero fare molti altri, in genere validi per quasi tutte le specie di mammiferi superiori.
A questo punto, so che molti insorgeranno citando le più disparate ricerche "antropologiche", le quali attestano le più svariate e bizzarre eccezioni a tali principi comportamentali; le quali, come noto, confermano la regola, in quanto va logicamente studiato il comportamento prevalente e maggiormente diffuso di una specie, non quello aberrante (di solito dovuto a particolari condizioni ambientali) o meramente ritualistico.
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Quanto al "opositivismo giuridico", esso nasce sicuramente dalla forza del legislatore, vale a dire la Legge a cui lo stesso governante deve giurare fedeltà (cosa che non gli pesa molto, avendola fatta lui), ma che, comunque, può cambiare quando e come vuole, giurandoci sopra un'altra volta; ed infatti, per "positivismo giuridico" (denominato anche "giuspositivismo"), come già avevo scritto, si intende quella dottrina di filosofia del diritto, la quale considera come unico possibile diritto quello consacrato nei codici di un qualunque Stato, sia esso democratico o dittatoriale, comunista o fascista.
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Quanto a Kelsen, il cui sistema di filosofia del diritto è, in sè, rispettabilissimo (e meriterebbe un "thread" a parte), ebbe putroppo la sfortuna di essere interpretato un po' troppo alla lettera; ed infatti, per salvare la pelle, fu a lui che si appellarono i peggiori criminali nazisti a Norimberga, gridando: "Abbiamo semplicemente applicato la Legge scritta del nostro Stato...GESETZ IST GESETZ".
Però, sono stati impiccati lo stesso, per me, MOLTO GIUSTAMENTE, in base ad un legge che non era scritta in nessun codice (a parte, forse, quello genetico dell'uomo). ;)

paul11

ciao Eutidemo,
il complimento è meritato.

La giustizia è insita nella legge che è nell'ordine universale.I principi universali raccolgono a sè le particolarità dell'intero sistema "mondo" ,compresa l'organizzazione umana .
Inizialmente fu proprio così, fin quando la giustizia si pose nel comportamento umano, perchè intanto si era perso l'ordine universale come paradigma ci si era concentrati sull'uomo in sè e per sè.

Le leggi erano ritenute giuste se rispecchiavano l'ordine universale.
Il re era il "mediatore" fra la Legge e gli uomini, incarnava la legge e ne era sottoposto.
Qualcosa di diverso accadrà nel diritto romano con "l'homo sacer".

Il fatto che con il passaggio storico del mondo greco a quello latino, con i codici di Giustiniano, le interpretazioni della glossa bolognese sul diritto romano, le prime forme legislative dei longobardi-germanici per arrivare all'età dei Comuni, avviene man mano uno spostamento sui particolari diritti (di cui è importante il diritto canonico uscito dalla Chiesa romana), il tutto si sposta sulle transazioni umane seppur sia presente e rimarrà la Legge costitutiva che nella modernità sono le Costituzioni degli Stati , ma perderà di consistenza di paradigma, perchè nei fatti nelle prassi il diritto privato, l'interesse individuale, collide con quello pubblico creando privilegi ad esempio. Se la legge ,intesa come costituzione detta i principi, con il tempo rimane un intento  mai praticato, mentre gli organi delle magistratura si interesseranno sempre più a dirimere le liti particolari e l'interesse è utilità, non è più giustizia legata all'ordine a prescindere dalle pretese di utilità personale.Intendo dire che le leggi verranno piegate e muteranno sempre più sui rapporti di scambio, sui diritti di proprietà, sui rapporti societari, quindi il "movimento storico giuridico" si sposta dall'unità di un ordine universale, al disordine degli interessi di bottega ,delle corporazioni, degli individui, dei ceti, dei privilegi nobiliari, ecc.

E' chiaro che quando scrivo"ordine universale" rimane u naconcetto astratto e ancestrale, perchè  ècomunque interpretazione uman su
quell'ordine. ma è proprio quì il problema interpretativo umano. Se non c'è la premessa della virtù, intesa non come fare la legislazione piegandola alla propria utilità ma all'interesse generale del popolo, nessuna legislazione potrà praticarsi nel buon governo, essendo viziata dal vantaggio personale e non dal vantaggio generale.
Il "virtuoso" innanzitutto deve credere ad un ordine universale in cui lui stesso è collocato e nessuno escluso. per cui la Legge deve regolare i comportamenti umani in funzione dell'ordine armonico.

E'chiaro che il passaggio storico soprattutto nella modernità è stato verso il governo umano inteso come consenso politico a prescindere dall'ordine universale con la proliferazione legislativa di leggi che regolano  i settori del diritto privato e pubblico e i sottosettori del diritto di famiglia e delle successioni ereditarie, del lavoro, della società privata, del fisco ,della navigazione delal strada, ecc,. ecc.
Ma questo ha confuso e spesso sovrapposto contraddizioni sulle leggi primarie costitutive rimaste ormai come pura "immagine " 
retorica.

Se il virtuoso cerca il vantaggio del popolo,sta a lui comunicare al popolo il perchè di una determinata legge.

L'ingiusto governo è colui che cerca il vantaggio personale a scapito del popolo, prima o poi paga, perchè il popolo se non capisce la teoria vedrà nella pratica l'effetto della legge.

Il rischio di focalizzare la legge sul comportamento umano, che spesso non è nemmeno naturale e tutt'altro che ordine universale, significa prendere atto dalle scienze antropologiche, bioevolutive, comportamentali su una interpretazione dell uomo che verrà scritto nelle normative, ma allora dal punto di vista giusnaturalistico l'uomo è "il buon selvaggio", o "l'uomo lupo"?
Ritengo che la legge non può orientarsi a ritenere l'uomo di natura buona ,giusta o virtuosa, o ritenerlo ingiusto, cattivo, vizioso.
La legge deve interpretare i paradigmi ordinativi, e da quì l 'ordinamento giuridico che deve essere coerente e non accozzaglie di leggi contraddittorie fra loro e quella legge far sì che il singolo individuo sia regolato all'interno della comunità.

Eutidemo

ciao Paul11,
almeno per quello che mi risulta, la tua descrizione della concezione giuridica degli antichi è assolutamente corretta e perspicua; le leggi, infatti, erano ritenute giuste se rispecchiavano l'ordine universale, ed il "re" era considerato il "mediatore" fra la Legge e gli uomini, incarnando la Legge, alla quale anche lui era sottoposto.
Questo, in effetti, avveniva anche nella Roma Repubblicana, quando l'odiata figura del "rex" politico, venne sussunta dal  "rex sacrorum", a cui erano demandati i compiti religiosi, perdendo ogni valenza politica; tale istituto permase sino alla fine dell'Impero, e veniva esercitata nella Regia (Reggia), proprio al centro del foro, di fronte al tempio di Antonina e Faustina.
Tuttavia, a Roma, il vero "mediatore" tra il divino e l'umano, era il "Pontifex Maximus", al quale era contemporaneamente assegnato:
- il compito di costruire "ponti materiali", per congiungere le due sponde dei fiumi (il primo Pontifex fu nominato proprio per la costruzione del più antico ponte Sublicio, vicino casa mia);
- il compito di costruire "ponti spirituali", per congiungere la sponda della realtà umana, con la sponda della realtà divina.
Quanto all'"l'homo sacer", in latino "sacer" è ciò che appartiene al dio; tuttavia esistono varie teorie circa tale figura, che non è molto chiara.
Secondo alcuni, infatti, arcaicamente, '"l'homo sacer" era quello destinato ad un "sacrificio" umano in onore del dio (da "sacer" appunto), un po' come presso gli Aztechi; però tale tesi è molto discutibile, in quanto Verrio Flacco scrive testualmente che non è "fas" (giusto) che l'homo sacer sia immolato alla divinità.
Però tutto sta a vedere come stavano le cose in epoche più antiche.
Poi, come giustamente scrivi tu, con i codici di Giustiniano, il diritto, per così dire, si "laicizzò"; e, successivamente, si frazionò in vari "diritti" (canonico, mercantile, militare ecc.)
Non mi è invece ben chiaro a cosa ti riferisci quando scrivi che: "...nei fatti nelle prassi il diritto privato, l'interesse individuale, collide con quello pubblico creando privilegi ad esempio...(credo che sia saltato qualcosa).
E' invece in buona parte vero che, a partire dal basso medioevo, le leggi vengono incentrate sempre di più sui rapporti di scambio, sui diritti di proprietà, sui rapporti societari ecc.; e quindi il "movimento storico giuridico" si sposta dall'unità di un ordine universale, al regolamento dei rapporti tra gli uomini tra di loro, e tra di loro e lo Stato.
Chiusa la parentesi storica, che mi sembra abbastanza condivisibile e molto ben delineata, poi tu passi da considerazioni "ontologiche" a considerazioni di carattere "deontologico", asserendo che, se non c'è la premessa della virtù, intesa a procurare "l'interesse generale del popolo", nessuna legislazione potrà praticarsi nel buon governo, essendo viziata dal vantaggio personale e non dal vantaggio generale; rammento benissimo il passo di un famoso discorso di Robespierre (l'Incorruttibile) molto simile a quello che scrivi tu, ma, purtroppo, non riesco a ritrovare la fonte.
Comunque, personalmente, almeno in teoria, sarei perfettamente d'accordo!
Il problema, però, è capire bene quale sia "l'interesse generale del popolo", giacchè, a differenza di quanto molti credono, esso non coincide necessariamente  con "l'interesse della maggioranza del popolo"; la quale, però, in democrazia, è quella che decide quale interesse vada precipuamente perseguito dai rappresentanti che esso elegge (cioè, "il proprio interesse", e non necessariamente quello generale).
Ed è per questo che esistono le Costituzioni; altrimenti una "assemblea democratica allo stato puro", si ridurrebbe a quella in cui tre leoni e due gazzelle devono decidere "a maggioranza" cosa mangiare per colazione!
Non mi è invece ben chiaro quanto scrivi dopo: "Il "virtuoso" innanzitutto deve credere ad un ordine universale in cui lui stesso è collocato e nessuno escluso, per cui la Legge deve regolare i comportamenti umani in funzione dell'ordine armonico."
E chi è che stabilisce quale sarebbe l'"ordine universale" e l'"ordine armonico"?
Forse il "virtuoso"?
E' appunto quello che voleva fare Platone (nella Repubblica), con la sua concezione della "Sapienza" e Robespierre con la sua concezione della "Virtù"; ma le utopie, purtroppo, perseguendo ingenuamente dei sogni, se poi si cerca di attuarle concretamente finiscono inevitabilmente per realizzare dei veri e propri incubi!
Poi tu scrivi che, se il virtuoso cerca il vantaggio del popolo, "sta a lui" comunicare al popolo "il perchè" di una determinata legge.
Va bene:
- e se lui è virtuoso, ma è molto scarso come  comunicatore?
- e se non ha a disposizione sufficienti "mass media" per propagandare adeguatamente le sue "spiegazioni?
Diversamente, l'ingiusto è colui che cerca il vantaggio personale a scapito del popolo, ma non sempre prima o poi paga, perchè, magari lui non sarà un "virtuoso":
- però, magari, è un grande   comunicatore;
- però, magari, ha a disposizione sufficienti "mass media" per frodare il popolo.
Purtroppo, tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è, c'è sempre uno "iato"!
Comunque, per fortuna, dal punto di vista giusnaturalistico basato sulla filogenesi evolutiva, l'uomo è prevalentemente "un buon selvaggio", e non "un uomo lupo"; e la prova è sotto i nostri occhi, perchè, se così non fosse, l'aggressività intraspecifica (peraltro non certo scarsa) ci avrebbe già da tempo condotto all'estinzione.
Quanto alla legge, invece, secondo me, più essa si orienta a ritenere l'uomo di natura buona, giusta o virtuosa, e meno funziona; ed infatti, del freno e del regolamento della legge (soprattutto quella penale) hanno bisogno i cattivi, e non i buoni. 
Quanto alla tua conclusione, sono perfettamente d'accordo sul fatto che l'ordinamento giuridico dovrebbe essere coerente e non accozzaglie di leggi contraddittorie fra loro; il problema è trovare qualcuno che  sia in grado di realizzare un simile sistema giuridico.
Alle prossime elezioni voterò subito per lui!

green demetr

Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2018, 16:51:49 PM
Caro Green Demetr,
cercherò di risponderti, brevemente, e punto per punto:
1)
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che la filosofia positivista fascista (e ancor più nazista), in buona parte ispirata alla REPUBBLICA di Platone, sia quanto di più infame e deleterio abbia partorito la Storia. ;)
2)
Quanto al fatto che la filosofia giusnaturalista, secondo te, sia l'apoteosi del MALE, sinceramente, non capisco proprio perchè; nè comprendo in quale senso, e, soprattutto per quali ragioni, ritieni "puerile" il mio senso di giustizia" (che a tutto si rifà, meno che a San Paolo, di cui ho riportato una citazione a fini completamente diversi).
E poi dovresti specificare meglio, quali "conti" e con quale "realtà". ;)
3)
Quanto al fatto che "...lo sanno tutti che il giusnaturalismo è quello appoggiato dalla chiesa", temo che tu ti riferisca solo ad "un" tipo di giusnaturalismo (che, personalmente, non condivido affatto), mentre, invece, ce ne sono più di uno; come, ad esempio, quello che ispirò il processo di Norimberga, che, di religioso, non aveva assolutamente niente...e ad altri tipi ancora. ;)
4)
Il "giusto" e lo "sbagliato" esistono eccome; tanto è vero che tu pensi di dire cose "giuste" ed io "sbagliate"!  
Tale componenti psichiche hanno sia un fondamento genetico che un fondamento culturale; puoi anche chiamare quest'ultimo "convenzioni", non c'è problema.
Posso benissimo essere d'accordo...e allora? :D
5)
Quanto al tabu dell'incesto, se è per questo ci sono state culture che consideravano normale anche il matrimonio tra fratello e sorella (ad esempio quello dei Faraoni); ma tu confondi le diverse tipologie di "incesto", e, soprattutto, confondi le "eccezioni" culturali ristrette a particolari "ridotte" caste dominanti, con la tendenza genetica "generale" della specie "homo", presso la quale l'incesto, soprattutto tra figli e genitori, ha sempre costituito un tabu.
Ed invero, se tale tendenza fosse stata generalizzata, considerate le patologie recessive collegate a tali tipi di unione, la specie umana si sarebbe estinta da lungo tempo; come, storicamente, sono degenerate si sono estinte alcune popolazioni dedite, nemmeno all'incesto vero e proprio, bensì ad una eccessiva endogamia.
Per cui, sostenere che il tabu etico dell'incesto, così come altri, sia frutto di "mera convenzione", è solo frutto di ignoranza della realtà (quella che imputi a me); ogni comportamento ha una sua ragion d'essere filogenetica, oltre che culturale.
Quanto a Levi-Strauss incentrava il suo interesse precipuamente agli aspetti culturali, ed era quasi del tutto alieno dagli approfondimenti genetici ed etologici, per cui le sue considerazioni riguardano altri aspetti. ;)  6)
Quanto alla "...feccia inglese, il puritanesimo e tutto il MALE che dilaga a tutt'oggi...", non riesco assolutamente a capire di che cosa tu stia parlando, e, soprattutto, cosa c'entra col nostro discorso!
Affastelli in modo incoerente e scollegato troppo cose diverse! ;D
7)
Quanto a San Paolo, per esempio, mi dispiace deluderti, ma non sono affatto uno suo "fan" (anzi)!
Ciò non toglie che, ove opportuno ed appropriato, io citi talvolta dei suoi passi; così come cito i passi anche di altri!
Ma se dovessi essere un seguace di tutti coloro che cito, dovrei essere veramente un eclettico estremo! ;D
8)
Quanto ai "gay", a parte il fatto che sin dal 1990 l'Oms cancellò l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta "una variante naturale del comportamento umano", nella mia "tesi sul fondamento biologico dell'etica", personalmente, già nel lontano 1974, io la definivo "una varianza genetica del comportamento sessuale normale in varie specie animali, tra cui l'uomo" (anche se oggi tale definizione andrebbe un po' aggiornata). ;)
9)
Poi scrivi in modo un po' confusionario: "...il diritto che si crede riferito alla natura, è una boiata, infatti si chiama natura, quello che è una presa di posizione formale, del tutto arbitraria...evoluzione a salti... evoluzione genetica... evoluzoine in base ai luoghi? quale gius (lol) naturalismo..."!
Da quello che scrivi, sebbene non sia molto chiaro e coerente, mi sembra di capire che tu non sia sufficientemente informato di quello di cui stai parlando.
Tu scrivi, ad esempio: "si chiama natura, quello che è una presa di posizione formale, del tutto arbitraria"; è evidente che non hai mai letto un libro di etologia, per cui è inutile discuterne!
Tra l'altro, tu confondi il "positivismo giuridico", col "positivismo" in generale, per cui è evidente che non sai assolutamente di cosa stai parlando; ed invero, il il "positivismo giuridico"(pur avendo illustri antecedenti storici) è una dottrina giuridica partorita dal liberalismo, e poi applicata sia dai regimi giuridici fascisti che da quelli comunisti.
La tua filastrocca "esercito-governo-mestieri-educatori-educati IN NOME di qualche boiata..."  non c'entra assolutamente niente con il il "positivismo giuridico"; è come se tu criticassi i cocomeri, sostenendo che la musica troppo alta danneggia i timpani.
Quello che scrivi non ha senso compiuto! ::)
In sintesi, comunque, per tua informazione, per "positivismo giuridico" (denominato anche "giuspositivismo"), si intende quella dottrina di filosofia del diritto, la quale considera come unico possibile diritto quello consacrato nei codici di un qualunque Stato, sia esso democratico o dittatoriale, comunista o fascista. ;)
10)
Quanto alla colf paragonata ad un uomo di neanderthal:
- innanzitutto io la paragonavo ad un "homo floriensis", e non ad un "uomo di neanderthal";
- in secondo luogo era ovvio che si trattava uno scherzo (le ho stampato la foto e lei non fa altro che farla vedere alle amiche per riderci sopra).
Secondo me, senza offesa, tu dovresti:
- prestare più attenzione a quello che leggi;
- capirlo BENE;
- riflettere adeguatamente prima di rispondere;
- infine, scrivere la replica in modo "pertinente", con la testa, e non con la pancia. ;D
11)
Da questo punto in poi, riesco a seguirti sempre di meno, perchè non fai che affastellare concetti scollegati, e sciorinare un discorso esasperatamente paratattico, senza un filo coerente che si possa agevolmente seguire.
Chi ha mai parlato di fine della sinistra, e quindi della politica tout court?
Ma non è che stai confondendo i miei interventi con quelli di qualcun altro?
Tutto il tuo successivo discorso, sebbene un po' confuso e frammentario, lo condivido abbastantanza (anche se è alquanto puerile e semplicistico); ma che c'entra col nostro tema?
Quanto al fatto che nei programmi dei5stelle ci sono perle di giusnaturalismo, come il fatto che esiste una GIUSTA DIETA, non capisco a cosa ti riferisci; ma la cosa mi incurioscisce alquanto.
Circa, poi, il manuale diagnostico di psichiatria, che si arricchisce spropositatamente di sintomi nuovi, deliri nuovi, blocchi mentali impensabili in una civiltà povera, ma dignitosa nelle sue credenze popolari, rurali (vedi alla voce Pasolini)...vedo che sei partito per la tangente in una direzione per me completamente incompresibile!
E poi, chi diamine sarebbe CB?
Mah, chi ti capisce è bravo! ::)
P.S.
Ho fatto una fatica infernale a decrittare il tuo post, per cui, per cortesia, il prossimo scrivilo in modo più "lineareE "coerente",  e, soprattutto "pertinente" e "comprensibile", altrimenti mi asterrò dal rispondere.
Grazie! :)

Caro Eutidemo, ti ringrazio per non esserti scomposto.  :-[

Alla fine volevo solo la conferma che stavi scherzando sulla colf, come si era capito.  ;)   ;D

L'argomento giusnaturalismo mi è indigesto. Ma non penso che questa epoca sia ancora pronta per capirlo.

Tra i filosofi che se ne sono occupati cito solo il nostro giurista Bobbio.

Non c'è alcun para-tatticismo in realtà è invece un discorso che è molto legato, un punto con un altro.
Non può esistere un punto che fuorclude l'altro. Ma capisco che dal di fuori, paia tale.
(d'altronde anche Carmelo Bene, CB,  nei suoi uno contro tutti al maurizio costanzo show, veniva considerato pazzo...e invece il suo è il discorso filosofico perfetto dal mio punto di vista, se vuoi caso mai non li hai mai visti, ti consiglio di vederli....li consiglio a tutti, è l'unico consiglio che mi sento di fare a tutti sinceramente).

Non rimane che tenerci le nostre posizioni comuni, con giusta qualche chiarificazione di carattere diciamo così civile. ;)

Sul resto soprassiedo e ti rinvio alle mie discussioni con Paul e sopratutto Phil, se un giorno vorrai addentrarti nel mio pensiero più profondamente filosofico.

NB.

Stavo pensando anche di dovermi armare di un certo bagaglio anti-scientista, pensavo sopratutto a Fayerbaend. Ma vedremo, troppi lavori da fare. Che so non finirò mai.

Ciao  ;)




Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: paul11 il 08 Marzo 2018, 09:28:25 AM
ciao Eutidemo,
il complimento è meritato.

La giustizia è insita nella legge che è nell'ordine universale.I principi universali raccolgono a sè le particolarità dell'intero sistema "mondo" ,compresa l'organizzazione umana .
Inizialmente fu proprio così, fin quando la giustizia si pose nel comportamento umano, perchè intanto si era perso l'ordine universale come paradigma ci si era concentrati sull'uomo in sè e per sè.

Le leggi erano ritenute giuste se rispecchiavano l'ordine universale.
Il re era il "mediatore" fra la Legge e gli uomini, incarnava la legge e ne era sottoposto.
Qualcosa di diverso accadrà nel diritto romano con "l'homo sacer".

Il fatto che con il passaggio storico del mondo greco a quello latino, con i codici di Giustiniano, le interpretazioni della glossa bolognese sul diritto romano, le prime forme legislative dei longobardi-germanici per arrivare all'età dei Comuni, avviene man mano uno spostamento sui particolari diritti (di cui è importante il diritto canonico uscito dalla Chiesa romana), il tutto si sposta sulle transazioni umane seppur sia presente e rimarrà la Legge costitutiva che nella modernità sono le Costituzioni degli Stati , ma perderà di consistenza di paradigma, perchè nei fatti nelle prassi il diritto privato, l'interesse individuale, collide con quello pubblico creando privilegi ad esempio. Se la legge ,intesa come costituzione detta i principi, con il tempo rimane un intento  mai praticato, mentre gli organi delle magistratura si interesseranno sempre più a dirimere le liti particolari e l'interesse è utilità, non è più giustizia legata all'ordine a prescindere dalle pretese di utilità personale.Intendo dire che le leggi verranno piegate e muteranno sempre più sui rapporti di scambio, sui diritti di proprietà, sui rapporti societari, quindi il "movimento storico giuridico" si sposta dall'unità di un ordine universale, al disordine degli interessi di bottega ,delle corporazioni, degli individui, dei ceti, dei privilegi nobiliari, ecc.

E' chiaro che quando scrivo"ordine universale" rimane u naconcetto astratto e ancestrale, perchè  ècomunque interpretazione uman su
quell'ordine. ma è proprio quì il problema interpretativo umano. Se non c'è la premessa della virtù, intesa non come fare la legislazione piegandola alla propria utilità ma all'interesse generale del popolo, nessuna legislazione potrà praticarsi nel buon governo, essendo viziata dal vantaggio personale e non dal vantaggio generale.
Il "virtuoso" innanzitutto deve credere ad un ordine universale in cui lui stesso è collocato e nessuno escluso. per cui la Legge deve regolare i comportamenti umani in funzione dell'ordine armonico.

E'chiaro che il passaggio storico soprattutto nella modernità è stato verso il governo umano inteso come consenso politico a prescindere dall'ordine universale con la proliferazione legislativa di leggi che regolano  i settori del diritto privato e pubblico e i sottosettori del diritto di famiglia e delle successioni ereditarie, del lavoro, della società privata, del fisco ,della navigazione delal strada, ecc,. ecc.
Ma questo ha confuso e spesso sovrapposto contraddizioni sulle leggi primarie costitutive rimaste ormai come pura "immagine "
retorica.

Se il virtuoso cerca il vantaggio del popolo,sta a lui comunicare al popolo il perchè di una determinata legge.

L'ingiusto governo è colui che cerca il vantaggio personale a scapito del popolo, prima o poi paga, perchè il popolo se non capisce la teoria vedrà nella pratica l'effetto della legge.

Il rischio di focalizzare la legge sul comportamento umano, che spesso non è nemmeno naturale e tutt'altro che ordine universale, significa prendere atto dalle scienze antropologiche, bioevolutive, comportamentali su una interpretazione dell uomo che verrà scritto nelle normative, ma allora dal punto di vista giusnaturalistico l'uomo è "il buon selvaggio", o "l'uomo lupo"?
Ritengo che la legge non può orientarsi a ritenere l'uomo di natura buona ,giusta o virtuosa, o ritenerlo ingiusto, cattivo, vizioso.
La legge deve interpretare i paradigmi ordinativi, e da quì l 'ordinamento giuridico che deve essere coerente e non accozzaglie di leggi contraddittorie fra loro e quella legge far sì che il singolo individuo sia regolato all'interno della comunità.

Ancora su Platone.

Ma non capisco come fai a non notare che la legge morale platonica sia di tipo morale, e non cosmologica. Umana più che divina.
Ma su questo ti rispondo in maniera più consona su altro 3d.

Che poi finisca col più forte che vince col più debole, a me pare naturale, e ricordo ad Eutidemo indigesto, ovviamente indigesto facendo parte della categoria.

Ma il problema giuridico è molto complesso, deve ragionare ancora molto sul rapporto legalità e legittimità.
Nel senso sul perchè non funzioni, perchè è ovvio che non funzioni, il mondo non svolterebbe a destra sennò.




Vai avanti tu che mi vien da ridere

Eutidemo

Caro GreenDemetr,
Sicuramente stavo scherzando sulla colf, come si era capito.  ;)   ;D 
Circa il fatto che il giusnaturalismo ti rimanga indigesto, la cosa è perfettamente legittima; ed invero, esso resta indigesto alla maggior parte dei giuristi, a cominciare da Bobbio.
Quanto a Carmelo Bene, ignoro quale sia il suo discorso filosofico in materia; puoi fornirmi un LINK, per cortesia?
Quanto a Fayerbaend, lessi qualcosa (scritto da altri su di lui), molto tempo fa, circa la sua critica al falsificazionismo popperiano; ma non rammento quasi niente.
Quanto al rapporto tra legalità e legittimità, ancora più tempo fa lessi il saggio "Legalità e legittimità", che Carl Schmitt scrisse ai tempi della Repubblica di Weimar; ma ne rammento ancora meno, salvo che era contro il positivismo giuridico, sostenendo la supremazia della legittimità che deriva direttamente dalla volontà del potere costituente, sulla legalità espressa dal potere costituito. 
Ciao  ;) 

paul11

ciao Eutidemo.
tratto da una recensione sintetica del libro "Homo sacer" di Giorgio Agamben
"Ogni tentativo di ripensare le nostre categorie politiche deve muovere dalla consapevolezza che della distinzione classica fra zoé e bios, tra vita naturale ed esistenza politica (o tra l'uomo come semplice vivente e l'uomo come soggetto politico), non ne sappiamo piú nulla. Nel diritto romano arcaico homo sacer era un uomo che chiunque poteva uccidere senza commettere omicidio e che non doveva però essere messo a morte nelle forme prescritte dal rito. È la vita uccidibile e insacrificabile dell'«uomo sacro» a fornire qui la chiave per una rilettura critica della nostra tradizione politica. Quando la vita diventa la posta in gioco della politica e questa si trasforma in biopolitica, tutte le categorie fondamentali della nostra riflessione, dai diritti dell'uomo alla democrazia alla cittadinanza, entrano in un processo di svuotamento e di dislocazione il cui risultato sta oggi davanti ai nostri occhi. Seguendo il filo del rapporto costitutivo fra nuda vita e potere sovrano, da Aristotele ad Auschwitz, dall'Habeas corpus alle Dichiarazioni dei diritti, il libro di Agamben cerca di decifrare gli enigmi - prima di tutti il fascismo e il nazismo - che il nostro secolo ha proposto alla ragione storica. Fino a vedere, nel campo di concentramento, il paradigma biopolitico nascosto della modernità in cui città e casa sono diventate indiscernibili e la possibilità di distinguere tra il nostro corpo biologico e il nostro corpo politico ci è stata tolta una volta per tutte."

Da questo è altro è riapparsa l'esigenza di approfondire le tematiche di filosofia politica
Sei convinto che credere la verità negli uomini e nelle cose percepibili sensorialmente  sia più credibile che credere in un ordine universale in cui l'uomo stesso è collocato? Ci fiidiamo di più in quello che "vediamo" o in quello che "sentiamo"(che non è il semplice ascolto)?
Sono due scommesse su cui si è giocata la storia.Nella realtà l'ago della storia è passata dall'una all'altra, e la pratica di fatto non ha mai abbandonato l'una o l'altra, perchè se si sceglie l'ordine il problema è la condizione umana. e se si pensa che importante è la condizione umana ci si chiede in quale ordine?

Nelle Leggi, Platone introduce il "consiglio notturno",il corpo di sapienti che ha il compito di vegliare sulle leggi e  di rinnovarle.
Le leggi ,essendo necessarie in quanto imitazione della scienza che deve reggere l'ordine politico giusto,per loro stessa natura sono inadeguate nell'adattarsi alle mutevolezze delle circostanze e dei casi particolari,di prescrivere ciò che è meglio per ciascuno,.Funzione del "consiglio notturno" è quindi quello di vivificare la legge,di connettere il nous e il nomos e quindi il cosmos e la polis.all'interno di una dinamica,in quanto gli stessi sapienti,come tutti i cittadini,sono figli di quelle leggi che hanno il compito di custodire.

Aristotele, che separò la teoretica e la pratica, la sapienza e la saggezza, , riteneva che la legge fosse necessaria,in quanto gli uomini non obbediscono spontaneamente alla ragione,in quanto la legge è autorità della ragione.
Aristotele comincia a spostare l'asse,più che al governo della legge, pensa al governo della ragione e della virtù.

Il virtuoso in senso politico, per rispondere alle tue domande, è colui che fattosi strada nell'iter del ruolo politico ,ritine cosa sia giusto o sbagliato nella relazione fra legge e cittadini.Per assurgere al ruolo infine del governo deve appunto essere passato per le strade della carriera politica.La pratica politica è la strategia nell'applicazione di un proprio progetto, ma il tutto non può essere avulso dalla relazione nomos(cosmos)-nous(polis).
nel momento in cui il governo o comunque il ruolo di politico fuoriesce dalla relazione, potremo avere il tiranno che pensa solo al potere, che utilizza la demagogia per circuire il cittadino.

Eutidemo

Ciao Paul 11,
ho letto la recensione del libro "Homo sacer" di Giorgio Agamben, che trovo molto interessante; forse sarebbe un libro da acquistare!
Magari mi sembra un po' eccessivo e paradossale vedere, nel campo di concentramento, il paradigma biopolitico nascosto della modernità in cui città e casa sono diventate indiscernibili e la possibilità di distinguere tra il nostro corpo biologico e il nostro corpo politico ci è stata tolta una volta per tutte; però, per poter esprimere un giudizio veramente valido, bisognerebbe leggere come lui ha sviluppato il tema nel libro.
Quanto al fatto se io sia  o meno convinto che credere la verità negli uomini e nelle cose percepibili sensorialmente  sia più credibile che credere in un ordine universale in cui l'uomo stesso è collocato, ti rispondo come segue:
1) A livello "fenomenico", ritengo che l'approccio scientifico sia l'unico valido; per cui, penso che le osservazioni etologiche sul comportamento, si rivelino utilissime per comprendere le ragioni delle nostre modalità etiche.
2) A livello "noumenico", invece, ritengo che l'approccio scientifico sia del tutto inappropriato; per cui, penso che, a tale livello, valga non tanto quello che sentiamo a livello emozionale o sentimentale (il che deriva precipuamente dai mediatori chimici indispensabili al metabolismo cerebrale dei neurotrasmettitori), quanto, piuttosto, la riflessione su ciò che siamo a livello filosofico, o, nei rari casi in cui sia possibile, a livello cosiddetto "mistico" (che, però, è sempre a rischio e dubbio di autosuggestione) 
Quanto al "consiglio notturno" di Platone, sarebbe una cosa meravigliosa, se, però, ci spiegasse pure in quale modo "scegliere" il corpo di sapienti che ha il compito di vegliare sulle leggi e  di rinnovarle:
- per mezzo di elezioni?
- per mezzo di concorsi pubblici?
- per mezzo dell'eugenetica?
Mi sembra che Platone propenda decisamente per quest'ultima, quando scrive:
"Conviene che gli uomini migliori si accoppino con le donne migliori il più spesso possibile e che, al contrario, i peggiori si uniscano con le peggiori, meno che si può; e se si vuole che il gregge sia veramente di razza occorre che i nati dai primi vengano allevati; non invece quelli degli altri. E questa trama, nel suo complesso, deve essere tenuta all'oscuro di tutti, tranne che dei reggitori, se si desidera che il gruppo dei guardiani sia per lo più al sicuro da sedizioni" (Repubblica, V).
Decisamente "sinistro"!!! :o
Quanto al fatto che la funzione del "consiglio notturno" sarebbe quello di "vivificare" la legge, e, cioè, di connettere il "nous" e il "nomos" e quindi il "cosmos" e la "polis", a mio avviso si tratta di farneticazioni astratte: la "polis", infatti, è semplicemente una comunità di uomini,  regolata da un "ordinamento giuridico" costituito dal  complesso delle norme che regolano la vita dei membri della comunità di riferimento (e che vengono modificate di tempo in tempo, a seconda delle mutate circostanze), il che con il "cosmos", a mio avviso, non ha assolutamente niente a che vedere!
Quanto ad Aristotele, il quale riteneva che la legge fosse necessaria, in quanto gli uomini non obbediscono spontaneamente alla ragione, giacchè "la legge è autorità della ragione", secondo me sarebbe più esatto dire che "la legge è la ragione dell'autorità"; sotto certi aspetti, peraltro, spostando l'asse, più che al governo della legge, al governo della ragione e della virtù, si potrebbe anche dire che sia stato un antesignano di Robespierre.
Ed infatti, Robespierre nel suo celebre discorso "Sui principi della morale politica" esposto alla Convenzione nazionale, proclamò:  "Le altre rivoluzioni esigevano soltanto dell'ambizione; la nostra impone la VIRTU'".
E sin qui si potrebbe pure essere d'accordo; ma, poi, aggiunse sinistramente che il "TERRORE" "non è altro che la giustizia severa e inflessibile, ossia l'emanazione della Virtù".
Quanto al fatto che la pratica politica è la strategia nell'applicazione di un proprio progetto, ma che "il tutto non può essere avulso dalla relazione nomos(cosmos)-nous(polis)", mi divertirebbe davvero vedere che faccia farebbe, al riguardo, in un "talk show", qualche nostro attuale politico.
Forse questa:

;D  ;D  ;D

paul11

ciao Eutidemo,
quando Kant, che non la pensa come Platone, scrive:
"il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me", cosa significa?E' solo una boutade poetica?

Di Platone, troppi non lo sanno, in realtà il suo pensiero non è scritto.
Platone appartiene ancora ai filosofi e pensatori che ritenevano che il messaggio orale fosse fondamentale e quello scritto ambiguo. Perchè pensava che l'interpretazione dello scritto potesse essere mal appreso da parte del lettore che non fosse educato a capirne i significati.Per cui furono i discepoli a lasciare sue testimonianze.
Strana la somiglianaza con un ebreo fondatore del cristianesimo?
E' una dottrina quindi la filosofia di Platone ancora in parte ermetica.
E' vero che non credesse alla democrazia, perchè temeva che il regno dell'ignoranza non potesse governare quel rapporto
cosmo-polis.
Essendo per te una farneticazione, io sostengo invece che sia demenziale correre dietro agli interessi particolari di gruppi, associazioni, corporazioni, interessi individuali dove vige la regola del più forte e dove il cinismo dell'astuzia è colei che unisce il popolo invece della virtù.
Pensare che contando gli atomi sociali si possa virtuosamente governare  il corpus sociale è come illudersi di contare gli atomi che compongono l'universo.

Da quì,da questo pensiero di delirio di onnipotenza  il mercato e la politica sono andati a braccetto. con tutte le contraddizioni evidenti che viviamo tutt'oggi.

Eutidemo

Ciao paul11,
quello che scrive Kant è perfettamente condivisibile: "Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me".
Però, sebbene lui intendesse tale frase in un altro senso (lo so benissimo), per come "oggettivamente" ha scritto il testo, io preferisco interpretarlo nel modo seguente:"Il cielo stellato, cioè il cosmo, è un qualcosa di magnifico ma sovrastante ed estraneo alla mia umanità; la legge morale, invece, ha caratteri esclusivamente umani, essendo scritta  dentro di me" (e, io aggiungerei, "nel mio codice genetico".)
Il cielo stellato e l'armonia dei corpi celesti, sono materia per gli astronomi, non certo per il legislatore; il quale, a mio avviso, se è veramente in gamba:
- deve dare per scontato che qualsiasi sistema legislativo si possa immaginare, sarà comunque sempre necessariamente lacunoso ed imperfetto;
- deve emanare leggi che tengano conto della effettiva natura degli uomini, e non di quella che sarebbe auspicabile che essa fosse.
Altrimenti, avendo (come Socrate) la testa tra le nuvole, e non i piedi ben saldi per terra, tale legislatore, sia pure con le migliori intenzioni, non farà che combinare disastri!
Quanto al fatto che Platone appartiene ancora ai filosofi e pensatori che ritenevano che il messaggio orale fosse fondamentale e quello scritto ambiguo, credo che tu ti confonda con il suo maestro Socrate; Platone, infatti, ha personalmente scritto ben 34 DIALOGHI, a cui si aggiungono un monologo (Apologia di Socrate) e l'Epistolario; alcuni dialoghi, definiti apocrifi (in greco "nothoi"), sebbene attribuiti a Platone, erano considerati non autentici già dall'antichità. 
Quindi non furono affatto i discepoli a lasciare sue testimonianze, ma lui in persona, per scritto; sebbene -non si sa con quanta aderenza- lui abbia riportato il pensiero del suo maestro Socrate...il quale, sì, effettivamente non ha mai scritto niente di suo pugno.
Per cui, semmai, la somiglianza è tra Socrate e Gesù, non tra Platone e Gesù.
Peraltro, secondo me, la filosofia di Platone non aveva niente di "ermetico", in quanto i suoi dialoghi sono la quintessenza dell"essoterismo", il quale, a differenza dell'"esoterismo", era rivolto a tutti; ed infatti, la "maiuetica" dei dialoghi, mira precipuamente ad illuminare i "profani"!
Platone, peraltro, non solo era ostile alla democrazia, ma, secondo me, sia pure (presumo) con le migliori intenzioni, ha partorito la più agghiacciante e sinistra "DISTOPIA" che mi sia mai capitato di leggere: la REPUBBLICA!
Quanto al fatto, poi, che sia demenziale correre dietro agli interessi particolari di gruppi, associazioni, corporazioni, interessi individuali dove vige la regola del più forte, sono PERFETTAMENTE d'accordo; ma questo, con Platone e l'ordine universale del cosmo, non c'entra assolutamente niente, basterebbe un po' di semplice "buongoverno"!
Per evitare tali "derive", appunto, serve un saggio legislatore il quale emani leggi che tengano conto della effettiva natura degli uomini (e non di quella che sarebbe auspicabile che essa fosse), cercando, per quanto possibile:
- di esaltarne gli aspetti positivi (che pure ci sono);
- di disincentivare, e, se del caso reprimere, gli aspetti negativi.
Quanto alla tua seguente considerazione, dovresti spiegarmela meglio, perchè non ne afferro il senso: "Pensare che contando gli atomi sociali si possa virtuosamente governare  il corpus sociale è come illudersi di contare gli atomi che compongono l'universo."
Vorrei sapere:
- che significa;
- come pensi che si possa virtuosamente (ed efficaciemente) governare una popolazione moderna, articolata in varie classi, categorie gruppi ecc.
***
"COLLISIONI" CELESTI E "COLLUSIONI" TERRESTRI
Tuttavia devo ammettere che esiste una certa analogia tra quanto avviene nel COSMO  e quanto avviene sulla TERRA (in particolare a Roma).
Ed infatti:
- quasi ogni pianeta è costellato di CRATERI dovuti alla COLLISIONE con i meteoriti.
- tutti i quartieri di Roma, invece, sono costellati di CRATERI dovuti alla COLLUSIONE tra gli amministratori comunali e le ditte appaltatrici, le quali continuano imperterrite (per risparmiare) a riciclare il vecchio scadente bitume quando riasfaltano le strade.

;D  ;D  ;D

paul11

#25
ciao Eutidemo.
abbiamo visioni diverse e interpretiamo in modo diverso. Chissà mai perchè Kant avrebbe dovuto creare un contrasto.

Ho un testo su tutti gli scritti di Platone di Giovanni Reale.Basta leggere la prefazione  e introduzione di Reale che è un filosfo
per sapere dove sta la ragione.Platone è l'ultimo filosofo che ancora conosceva il linguaggio del mito e approcciava il ragionamento che il suo discepolo Aristotele porterà nella logica predicativa.Il vero pensiero di Platone, purtroppo per noi, è intuibile è qualcosa che va oltre lo scritto. Ma io non sono un apologeta di alcun filosofo,compreso Platone, ma di sicuro è stato parecchio frainteso e strumentalizzato dai moderni.Seguo la cronologia del testo ed ad adesso sono arrivato al Cratilo,
Platone è a "cavallo" fra mito e razionalità fra oralità e scritto, ma l sua quintessenza non ci è data dagli scritti, e Reale lo spiega bene. temevano l'uso cattivo degli insegnamenti in quanto la scrittura è ambigua, per questo segue la dialogia dialettica negli scritti, perchè simula l'oralità,affinchè il ragionamento si svolga da una prima posizione di contrasto e attraverso il dialogo si svolga il ragionamento per giungere ad un conclusione .

Oggi il Capo di Stato italaino, il Presidente della Repubblica, ha chiamato il corpus politico alla responsabilità lasciando da aprte le proprie chiese partitiche. Il buon governo vale poco se non esiste una morale legata alla legge che unisce il corpus civile e quello politico. perchè alla fine o siamo nazione o stato o siamo un'amalgama di individui obbligati socialmente a convivere e dove vige l'interesse particolare e individuale o di logiche corporative di faccendieri.

Il richiamo all'ordine morale come bene superiore è incarnato dalla massima rappresentanza istituzionale, ma proprio perchè rappresenta la mediazione fra Costituzione e corpo civile e politico.Il bene superiore è da sempre al di sopra dei particolari, da quì la mia metafora fra universo e infinità di atomi, fra corpo sociale, nazione  stato e individui, singolo cittadini che si riconoscono sotto una Legge.Ovviamente il processo è dialettico, quindi i particolari sono importanti per essere una unità sociale

Quale sarebbe la natura umana?
Perchè qui il giusnaturalismo della tradizione umanistica ha parecchie interpretazioni fra loro contrastanti è il buon selvaggio o l'uomo lupo?
Penso siano entrambi e la legislazione serve proprio a contenere l'uomo lupo, quell'istinto distruttivo umano e deve premiare la virtù.
Altro ancora è il giusnaturalismo tomistico, in cui il diritto naturale è dipendente  al diritto divino.

Se leggi i miei post in altre discussioni ti accorgerai che tratto di problematiche molto pratiche.
ma oggi serve più Platone di parecchi contemporanei che creano solo pensieri confusi.
Bisogna riordinare , riformare le legislazioni e non colludere economia e politica.
Non esiste che un cittadino quando lavora ha certi tipi di diritti o non li ha, se un malato ha un certo tipi di diritti o non li ha, se è ricco o povero ha certi tipi di diritti(privilegi) o no li ha.la divisione fra personalità giuridica e fisica, fra diritto privato e pubblico è una insulsaggine.
Anch'io come mi pare la legislazione francese voglio essere con la ma famiglia una personalità giuridica e non fisica, così scarico la benzina, acquisto l'auto in leasing e scarico le rate, scarico l'energia elettrica, eccetera, eccetera.

Hanno creato aberrazioni legislative, dividendo i cittadini e lo status in funzione di cosa ha, cosa fa,dello status sociale
hanno dimenticato che tutti, ma proprio tutti siamo prima di tutto umani e da umani dobbiamo essere trattati se la legge è uguale per tutti.

Eutidemo

Ciao Paul11,
è vero, abbiamo visioni diverse e interpretiamo Platone in modo diverso; ma il mondo è bello perchè è vario! ;)
Proprio per questo, non ritengo minimamente che leggere la prefazione  e introduzione di Reale a Platone, sia sufficiente e necessario per "sapere dove sta la ragione"; poichè, infatti, "homo sum, humani nihil a me alienum puto", ritengo che la mia opinione (e la tua), valga quanto quella di Reale  e quella di Platone stesso!
In ogni caso, non c'è dubbio alcuno che alcuni passi di Platone siano interpretabili in modo diverso; ma alcuni non hanno necessità alcuna di arrampicarsi sugli specchi per interpretarli.
Ed infatti, ad esempio, Platone, nel terzo libro della Repubblica, lodava Esculapio per avere proposto la cura delle malattie guaribili, ma gli attribuiva anche la intenzione di abbandonare al loro destino i soggetti radicalmente malsani; ed infatti, lo Stato, egli diceva, ha bisogno di uomini e di donne robuste, di soldati validi, di madri feconde ed è quindi inutile sperperarne le risorse a favore dei deboli, degli infermi, degli inutili e dei dannosi alla propagazione dei migliori.  ::)
Per cui, sinceramente, non mi pare proprio che Hitler abbia poi "frainteso e strumentalizzato" eccessivamente Platone, quando varò l'operazione "Aktion T4"; che è il nome convenzionale con cui viene designato il Programma nazista che prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali, cioè delle cosiddette "vite indegne di essere vissute". 
La giustificazione dell'"Aktion T4", fu proprio quella platonica, e, cioè che il TERZO REICH aveva bisogno di uomini e di donne robuste, di soldati validi, di madri feconde ed era quindi inutile sperperarne le risorse a favore dei deboli, degli infermi, degli inutili, che, per giunta, avrebbero inquinato la purezza della razza ariana; e si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato all'uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000.
Meno male che Platone "temeva" l'uso cattivo degli insegnamenti in quanto la scrittura è ambigua; figuriamoci cosa avrebbe capito Hitler, se Platone fosse stato meno cauto!  ;D
Quanto al richiamo del Presidente della Repubblica, ed al tue successive considerazioni, invece, sono abbastanza  d'accordo con te. ;)

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