Una questione curiosa

Aperto da Jacopus, 23 Dicembre 2019, 18:54:58 PM

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Jacopus

Questo forum è un piccolo specchio della società italiana. Tante discussioni e spesso si finisce con il parlare di migranti, razze, multiculturalismo, relativismo, anche in discussioni intitolate "l'atomo, come si scinde e come si fonde?".
Come se fossimo tutti concentrati verso un problema sicuramente rilevante ma, che in una gerarchia di gravità risulterebbe molto dietro a due problemi grossi come macigni, risolti i quali il nostro mezzogiorno vivrebbe con lo stesso tenore di vita della Svezia. Eppure questi problemi grossi come macigni non richiamano audience, non c'è appeal, non fanno indignare. Anzi, sotto, sotto, per uno almeno di questi macigni c'è molta giustificazione e legittimazione a lasciarlo così com'è.
I problemi che si chiamano, e qualcuno lo avrà intuito, criminalità organizzata (non quella che compie i furti da strada, ma quella che costruisce gli ospedali con calcestruzzo impoverito) ed evasione fiscale. Ma ci sono anche altri problemi che sono connessi ad essi, quasi che verrebbe da pensare che risolto uno, si potrebbero risolvere anche gli altri, come con un effetto domino. Parlo di corruzione, pubblica amministrazione gestita secondo regole feudali, organizzazione dei processi secondo modalità lente e caotiche.
Materie che ovviamente per essere affrontate richiedono competenza, capacità di ragionare e magari anche di sentirsi responsabili.
Molto piu semplice allora trovare un capro espiatorio emotivamente caldo come il "migrante all'assalto della diligenza". Evidentemente l'italiano medio è molto più simile allo ndranghetista che al senegalese.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Il clandestino e il delinquente straniero sono la goccia che fa traboccare il vaso. Non certo rilevante come la cronica versione italiana del malaffare capitalistico, ma lo incrementa e incancrenisce ancor più aprendo nuovi business illegali (mafia nigeriana), dumping salariale, sacche di parassitismo, degrado sociale (micro e macro criminalità straniera) e costi economici e ambientali a carico della comunità legale per tamponare tutto ciò.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Jacopus. Tutto ovvio. Le chiavi di lettura di quanto lamenti sono semplici :


  • Evesione fiscale e criminalità antropologicamente organizzata sono problemi completamente nostri dei quali sarebbe assurdo menar vanto ma dei quali risulterebbe anche inutile parlare vista la loro irrimediabilità (occorrerebbero secoli e secoli di maturazione civica) e visto che - dato che non possiamo eliminarli - dobbiamo almeno sotterraneamente valorizzarli come nostra tipicità (perchè non pizza-spaghetti-mafia = genuino stile di vita basato sulle tipicità mediterranee ?);
  • Sulla base quindi della italica tipicità di certi fenomeni, risulta perfettamente consequenziale che l'italiano somigli assai più al 'ndranghetoso che al senegalese. Nei nostri panni ci troviamo meglio:
  • L'immigrato clandestino disturba metà degli italiani e commuove l'altra metà. Inoltre rappresenta un fenomeno relativamente recente (l'italiano è un provinciale avidissimo di novità) perciò fa abbastanza esotico. Inoltre la metà che si commuove vorrebbe che i nuovi arrivati venissero misericordiosamente assistiti anche con il contributo della metà di noi che invece si sente disturbata;

Capisci ? Per i NOSTRI problemi (si intende quelli DA NOI generati) è perfettamente inutile che NOI ne parliamo. Potranno utopisticamente venir affrontati solo da chi ci risulti estraneo. Cioè da chi riesca a metterci "sotto tutela". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Aldilà dell'economia e della politica c'è un aspetto della questione migratoria che ne giustifica la centralità culturale: la fine dell'innocenza. La fine definitiva del mito dell'italiano brava gente, sopravvissuto pure ai gas di Graziani una volta che l'Italia è stata espulsa dall'inferno coloniale e i protagonisti di quelle vicende, immemori a loro saputa, sono morti. Perfino rinvigorito quando girotondavamo contro la guerra e davamo l'obolo 5 permille ad Emergency che curava i feriti e seppelliva i morti delle guerre di un impero di cui ci sentivamo, anche giustamente visto il nostro stato di occupati militarmente dopo la sconfitta, perferia insignificante.

Quando Emergency ha cominciato a portarci "a casa nostra" i sani delle guerre economiche (e tribali) l'innocenza è svanita di botto e abbiamo dovuto confrontarci col combinato disposto dei nostri antichi mali con quelli nuovi, su cui prosperavano nuove mafie locali e d'importazione, di fronte alle quali abbiamo misurato la nostra impotenza di sempre.  L'obolo ad Emergency ha cominciato a scottare man mano che aumentavano le nostre insicurezze. E la nostalgia per l'innocenza perduta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Ipazia. Cosa  vuoi che ti dica? Credo ormai che serva più lo psicoanalista del sociologo. Per lavoro conosco tanti figli di migranti, che si sentono più italiani di tanti italiani doc. Pensare alle migrazioni esclusivamente come problema e farneticare di oboli ad emergency è un grande obolo solo ai manovratori megacapitalistici molto più affini alle megaorganizzazioni criminali che alle Ong.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo

Ciao Jacopus. :)
Quello che hai aperto, è un TOPIC interessante e vastissimo, che tocca molti temi meritevoli di approfondimento; i quali, invece, in genere vengono affrontati con estrema superficialità, e, soprattutto, a meri fini propagandistici.

***
Qui, per brevità, accennerò ad uno solo di questi temi, in quanto, paradossalmente, riguardo ad esso, la propaganda di destra, di sinistra e di centro, quasi sempre coincidono: la lotta alla evasione fiscale!
Ed infatti, tutti i politici, di qualunque orientamento essi siano, proclamano a gran voce che, per reprimerla, bisogna concentrarsi soprattutto sulla ricerca dei GRANDI EVASORI, e non sugli "evasorelli".
La qual cosa:
- è perfettamente condivisibile sul piano "etico" e della "repressione penale", perchè anche io sono perfettamente d'accordo sul fatto che i GRANDI EVASORI debbano essere puniti molto più pesantemente degli "evasorelli" (ci mancherebbe altro!);
- è assolutamente errato, però, quanto alla convinzione di poter combattere così il fenomeno evasivo nel suo complesso, poichè l'evasione complessiva dei GRANDI EVASORI (qualche migliaio), è almeno mille volte inferiore all'evasione complessiva dei PICCOLI EVASORI (che sono milioni).
Per cui, anche se riuscissimo a sbattere in galera "tutti" i  GRANDI EVASORI, indubbiamente ciò ci darebbe una notevolissima soddisfazione (a cominciare dal sottoscritto); ma, quanto al recupero delle somme complessivamente evase dal resto degli Italiani, la cosa non servirebbe praticamente a NIENTE!

***
Ed infatti, al riguardo, un'altra inesattezza propagandistica, consiste nel dire che la maggior parte dell'evasione IRPEF si annida nel "lavoro autonomo" (il che è indubbiamente vero), mentre non ce n'è traccia nel "lavoro subordinato" (il che, invece, è falso).
Ed infatti:

1)
I "lavoratori subordinati" non assoggettati a ritenuta alla fonte, in genere, non sono soltanto evasori, bensì "evasori totali"; cioè non pagano un euro di IRPEF.
Ad esempio, la differenza tra quanto potenzialmente dovuto allo Stato e quanto realmente versato dai lavoratori domestici è di oltre 8 miliardi di imponibile Irpef evaso, per una evasione media di circa 1 MILIARDO di euro all'anno; ed infatti, il rapporto del Mef sull'economia sommersa allegato alla nota di aggiornamento al Def 2019, rileva che colf e badanti ogni anno evadono non meno di 960 milioni di euro, cui si devono aggiungere relative addizionali regionali e comunali Irpef che fanno salire il conto oltre il MILIARDO di euro. 

2)
I "lavoratori subordinati" assoggettati a ritenuta alla fonte, invece, se dipendenti da ditte private di piccola e media grandezza, molto spesso sono evasori parziali dell'IRPEF, in quanto i loro datori di lavoro, per contrarre i ricavi ed evadere anch'essi, devono necessariamente contrarre anche i relativi costi (sennò "non ci casca nessuno"); e, pertanto, a fine mese, erogano consistenti "fuori busta" ai loro lavoratori.

3)
Infine, i "lavoratori subordinati" assoggettati a ritenuta alla fonte che sono dipendenti statali, pensionati o simili, non possono effettivamente evadere neanche un euro.

***
Ai fini IVA, invece, siamo TUTTI evasori!
Ed infatti, nella mia non breve esistenza, non ho mai visto NESSUNO pretendere la ricevuta dall'idraulico, per togliersi la soddisfazione di pagare 122 euro invece di 100, solo per costringere l'idraulico a non evadere l'IRPEF (l'IVA è a carico del cliente, non sua).

***
Circa i metodi per combattere le varie forme di evasione (moneta elettronica, contrasto di interessi ecc.), ne ho già trattato ampiamente nel mio TOPIC sulla lotta alla evasione fiscale.

***
Un saluto!

Ipazia

Citazione di: Jacopus il 24 Dicembre 2019, 09:11:32 AM
Ipazia. Cosa  vuoi che ti dica? Credo ormai che serva più lo psicoanalista del sociologo. Per lavoro conosco tanti figli di migranti, che si sentono più italiani di tanti italiani doc. Pensare alle migrazioni esclusivamente come problema e farneticare di oboli ad emergency è un grande obolo solo ai manovratori megacapitalistici molto più affini alle megaorganizzazioni criminali che alle Ong.

Se le ONG erano così fuori dal gioco delle megaorganizzazioni criminali avrebbero accettato i poliziotti a bordo, pubblicato i nomi dei loro finanziatori e tenuto accesi i transponder quando si avvicinano alle acque territoriali libiche.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Io però non capisco una cosa, si fa passare una politica rigida nei confronti del problema migratorio come un difetto della nostra italianità, insieme agli altri difetti che abbiamo, quando invece siamo gli unici al mondo a non aver sviluppato una vera politica rigorosa contro l'immigrazione clandestina. Per la nostra posizione geografica noi dovremmo organizzarci come gli australiani.
BUON NATALE A TUTTI!

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 24 Dicembre 2019, 12:22:14 PM
Io però non capisco una cosa, si fa passare una politica rigida nei confronti del problema migratorio come un difetto della nostra italianità, insieme agli altri difetti che abbiamo, quando invece siamo gli unici al mondo a non aver sviluppato una vera politica rigorosa contro l'immigrazione clandestina. Per la nostra posizione geografica noi dovremmo organizzarci come gli australiani.

Appunto: per la nostra indiscutibile cialtroneria tutti si aspettano, a partire da ONG, Europa e anime belle nazionali, che lo siamo anche sulla vicenda migratoria, accettando tutto ciò che gli altri non sono disposti ad accettare: migranti nullafacenti.
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niko

#9
Citazione di: Ipazia il 24 Dicembre 2019, 14:11:18 PM
Citazione di: anthonyi il 24 Dicembre 2019, 12:22:14 PM
Io però non capisco una cosa, si fa passare una politica rigida nei confronti del problema migratorio come un difetto della nostra italianità, insieme agli altri difetti che abbiamo, quando invece siamo gli unici al mondo a non aver sviluppato una vera politica rigorosa contro l'immigrazione clandestina. Per la nostra posizione geografica noi dovremmo organizzarci come gli australiani.

Appunto: per la nostra indiscutibile cialtroneria tutti si aspettano, a partire da ONG, Europa e anime belle nazionali, che lo siamo anche sulla vicenda migratoria, accettando tutto ciò che gli altri non sono disposti ad accettare: migranti nullafacenti.


Perché per un italiano che non ha lavoro dite "disoccupato", che è un termine neutro, e per un migrante che non ha lavoro "nullafacente", che è un termine dispregiativo?

Qual è la linea di confine tra la nullafacenza di alcuni individui secondo voi degni di essere appellati così, "nullafacenti", e in generale la disoccupazione/marginalità di tutti gli altri individui che per vari motivi in una società come la nostra non possono, o non vogliono, o non riescono, a integrarsi? Una linea di confine etnica? Nazionalistica?

Più in generale, avete mai riflettuto sul ragionamento implicito nel dire "nullafacente" a un disoccupato, che ha perso il lavoro, o a un inoccupato, che non lo ha mai trovato, o a uno che non cerca lavoro e vive di rendita, se ricco, o di espedienti, se povero?

Significa che per voi che usate questo termine tutta la complessità e la potenziale bellezza della vita si riduce a due sole cose: o al lavoro salariato o al suo sfruttamento: o si svolge lavoro salariato, o lo si sfrutta (facendo impresa o speculazione finanziaria), o si è fuori dalla dicotomia e non si fa nulla. Insomma nella vita o si è schiavi, o si è padroni e sfruttatori di schiavi, o non si è nulla.
Il sottoproletariato, la cosiddetta feccia, che non lavora e non dà lavoro, è nulla.

Certo, la feccia vive spesso ai margini della legge, ma la legge è quella che obbliga o a lavorare o a sfruttare il lavoro per vivere secondo i suoi stessi dettami, non è legge autonoma, è espressione dei rapporti di forza e di proprietà. E' la legge che divide il mondo nella dicotomia-trinità: padroni, schiavi, (nulla). La mia simpatia non può che andare a chi la infrange, soprattutto finché non fa realmente del male a nessuno.

Dunque io non accetto questa violenza verbale: l'extracomunitario che chiede l'elemosina fuori dal supermarket fa già qualcosa: egli vive, e il suo vivere non è nullo solo perché è al di fuori del lavoro salariato. Non fa quello che fate voi, non vive come voi, non è come voi (e menomale, per lui) ma fa comunque qualcosa, che non è nulla. Il suo vivere è qualcosa. Il vivere di chi rifiuta il lavoro salariato, o quantomeno lo considera un'opzione per campare tra le tante altre senza farne un valore morale o identitario è qualcosa, anche se a voi non piace.

Il nulla è quello dietro le maschere di certa gente per bene.

E adesso concludo con una bella citazione da un film sessantottino, Easy Rider, a chi la vuole intendere e a chi non la vuole intendere:

Ah sì, è vero: la libertà è tutto, d'accordo... Ma parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse. Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada, non dire mai a nessuno che non è libero, perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere, a massacrare, per dimostrarti che lo è. Ah, certo: ti parlano, e ti parlano, e ti riparlano di questa famosa libertà individuale; ma quando vedono un individuo veramente libero, allora hanno paura.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

anthonyi

Ciao niko, per quanto mi riguarda il fatto che un immigrato sia disoccupato non è il problema principale, e non vedo neanche tutta questa carica offensiva nella definizione di "nullafacenti", al limite un po' di colore.
Per me il concetto critico è uno: "Illegalità", illegalità all'entrata nel territorio, illegalità alla presenza nel territorio, e purtroppo illegalità anche negli atti compiuti all'interno del territorio, perché le statistiche sulla propensione al crimine degli immigrati illegali non sono un'invenzione.
Tu continui a sostenere l'esistenza di una pregiudiziale razzista rispetto a posizioni che riguardano esclusivamente questioni di ordine pubblico.
Lo vuoi capire che una immigrazione incontrollata e illegale è un pericolo per la stabilità delle nostre istituzioni democratiche (Lo disse il Min. degli Interni Minniti, quindi non certo un populista-sovranista) esattamente come era un problema la mafia, e prima ancora il terrorismo politico, e infatti per combattere questi problemi sono stati messi in opera tutti gli strumenti necessari.
Lo sai che la Spagna gestisce un corpo paramilitare che con ogni mezzo (Anche se non può usare armi da fuoco) e in condizioni di impunità, deve difendere il territorio spagnolo in Africa dalle invasioni organizzate dai migranti irregolari, e capita anche che qualcuno di questi muoia perché massacrato dalle botte.
Lo sai che l'Australia blocca le barche di migranti irregolari e le "accompagna" sulle isole dell'Indonesia incurante anche delle proteste di quello stato che vede violato il suo territorio.
Lo sai che quando gli albanesi volevano venire tutti in Italia il governo Prodi (Anche lui certamente non populista-sovranista) fu costretto ad approntare un blocco navale militare che comportò anche un incidente nel quale morirono decine di immigrati irregolari.
Ora spiegami tu, gli Australiani, gli Spagnoli, tutti i ministri del governo Prodi e la relativa maggioranza parlamentare che votò gli atti necessari sono razzisti ?

Ipazia

Citazione di: niko il 25 Dicembre 2019, 04:21:32 AM
Perché per un italiano che non ha lavoro dite "disoccupato", che è un termine neutro, e per un migrante che non ha lavoro "nullafacente", che è un termine dispregiativo?

Perchè la disoccupazione è comunque una condizione patologica che scarica sulla comunità il mantenimento di persone abili al lavoro in cui a mancare è il lavoro. Tutti i paesi con un livello minimo di civiltà solidale hanno istituti fiscalizzati che permettono la sussistenza dei disoccupati, ma è evidente che oltre un certo livello sostenibile di disoccupazione il degrado sociale è inevitabile. Trattandosi di una patologia sociale si cerca di contrastarla e, a seconda delle condizioni ambientali, tenore di vita, livello di welfare, si individuano soglie anche molto differenti di disoccupazione ecocompatibile. Alla quale sia associa anche una etocompatibilità storicamente determinata e assai variabile.

Si può discutere molto sul modello di vita che stabilisce questi indicatori storicamente determinati e il paradigma ottimale non è certo il compulsivo e rapace modello di produzione/consumo della crescita infinita capitalistica, ma è indubbio che il lavoro in ogni società resta la base della sopravvivenza delle comunità umane e del loro benessere che si riverbera anche sulla qualità educativa, sanitaria e di solidarietà sociale verso i soggetti deboli esentati dal lavoro. Esenzione sulle cui motivazioni si può altrettanto discutere molto: una società inclusiva valorizza il più possibile le facoltà umane e permette al maggior numero possibile di adulti di dare quel (marxista) "da ciascuno le sue capacità" che non lo faccia sentire un parassita sociale.

Tutto ciò confligge con l'idea, altrettanto eticamente comunista, che vi siano adulti abili (ricchi capitalisti o poveri sottoproletari) che possano sottrarsi al debito sociale, per qualsivoglia motivo, sfruttando e parassitando la comunità che li nutre.

La vicenda migratoria illegale avente per soggetto giovani adulti non si sottrae a tale dettato etico e la critica sociale benaltrista non cambia di uno iota la loro condizione sociale ed ha l'aggravante che questi "nullafacenti" non ricadono nemmeno in quel fondo di solidarietà, socialmente regolamentato, cui una comunità di contributori si sottopone  per tamponare le situazioni di disagio sociale che in quella stessa comunità si producono.

Lo straniero è fuori da queste relazioni ed equilibri socioeconomici consolidati e può trovare una sua corretta collocazione solo se contribuisce al benessere del paese che lo accoglie fino a maturare con la sua operosità quella condizione che ne certifica la pienezza della sua condizione di cittadinanza. Vale per i nostri emigranti ovunque nel mondo e non vedo perchè non dovrebbe valere per chi immigra da noi. Faccio presente che il nostro paese è molto garantista col suo welfare e tutele giuridiche nei confronti del lavoratore straniero e della sua famiglia. Estendere tale generosità al nullafacente o criminale straniero, trovo rasenti il delirio ideologico.

Ma capisco che Bergoglio, e chi la pensa come lui, sia di altro avviso e cerco di argomentare il mio dissenso da tale pensiero provvidenzialista.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve niko. Riprendo e ribadisco il pensiero di Ipazia : "Ma capisco che Bergoglio, e chi la pensa come lui, sia di altro avviso e cerco di argomentare il mio dissenso da tale pensiero provvidenzialista".
In effetti, volendo, si potrebbe pedantemente distinguere tra le condizioni di "inoccupazione" (l'essere atti all'occupazione ma non essere amcora entrati nel mondo del lavoro - quindi in attesa di prima occupazione), poi di "disoccupazione" (aver dismesso un'occupazione e risultare atti a nuova - ma al momento non disponibile - occupazione).

In entrambi casi si può risultare nullafacenti oppure praticare un'instancabile operosità (non sto certo a spiegare cosa la parola "lavoro" invece significhi). Ovvio poi che il concetto di nullafacenza abbia a che vedere assai più con quelli di efficienza e di produttivitià che con quelli di reddito e di fatica.

D'altra parte "nullafacente" non è un insulto ma più semplicemente - ed a seconda dei casi - può risultare un velato rimprovero od una constatazione. Se per qualcuno risulta dispregiativo.....significa che è costui a nutrire dei pregiudizi di stampo moralistico. All'interno della nostra società - d'altra parte - sono sempre esistite larghe sacche di nullafacenza spesso anche assai ben retribuita. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#13
Citazione di: Ipazia il 25 Dicembre 2019, 10:56:10 AM
Citazione di: niko il 25 Dicembre 2019, 04:21:32 AM
Perché per un italiano che non ha lavoro dite "disoccupato", che è un termine neutro, e per un migrante che non ha lavoro "nullafacente", che è un termine dispregiativo?

Perchè la disoccupazione è comunque una condizione patologica che scarica sulla comunità il mantenimento di persone abili al lavoro in cui a mancare è il lavoro. Tutti i paesi con un livello minimo di civiltà solidale hanno istituti fiscalizzati che permettono la sussistenza dei disoccupati, ma è evidente che oltre un certo livello sostenibile di disoccupazione il degrado sociale è inevitabile. Trattandosi di una patologia sociale si cerca di contrastarla e, a seconda delle condizioni ambientali, tenore di vita, livello di welfare, si individuano soglie anche molto differenti di disoccupazione ecocompatibile. Alla quale sia associa anche una etocompatibilità storicamente determinata e assai variabile.

Si può discutere molto sul modello di vita che stabilisce questi indicatori storicamente determinati e il paradigma ottimale non è certo il compulsivo e rapace modello di produzione/consumo della crescita infinita capitalistica, ma è indubbio che il lavoro in ogni società resta la base della sopravvivenza delle comunità umane e del loro benessere che si riverbera anche sulla qualità educativa, sanitaria e di solidarietà sociale verso i soggetti deboli esentati dal lavoro. Esenzione sulle cui motivazioni si può altrettanto discutere molto: una società inclusiva valorizza il più possibile le facoltà umane e permette al maggior numero possibile di adulti di dare quel (marxista) "da ciascuno le sue capacità" che non lo faccia sentire un parassita sociale.

Tutto ciò confligge con l'idea, altrettanto eticamente comunista, che vi siano adulti abili (ricchi capitalisti o poveri sottoproletari) che possano sottrarsi al debito sociale, per qualsivoglia motivo, sfruttando e parassitando la comunità che li nutre.

La vicenda migratoria illegale avente per soggetto giovani adulti non si sottrae a tale dettato etico e la critica sociale benaltrista non cambia di uno iota la loro condizione sociale ed ha l'aggravante che questi "nullafacenti" non ricadono nemmeno in quel fondo di solidarietà, socialmente regolamentato, cui una comunità di contributori si sottopone  per tamponare le situazioni di disagio sociale che in quella stessa comunità si producono.

Lo straniero è fuori da queste relazioni ed equilibri socioeconomici consolidati e può trovare una sua corretta collocazione solo se contribuisce al benessere del paese che lo accoglie fino a maturare con la sua operosità quella condizione che ne certifica la pienezza della sua condizione di cittadinanza. Vale per i nostri emigranti ovunque nel mondo e non vedo perchè non dovrebbe valere per chi immigra da noi. Faccio presente che il nostro paese è molto garantista col suo welfare e tutele giuridiche nei confronti del lavoratore straniero e della sua famiglia. Estendere tale generosità al nullafacente o criminale straniero, trovo rasenti il delirio ideologico.

Ma capisco che Bergoglio, e chi la pensa come lui, sia di altro avviso e cerco di argomentare il mio dissenso da tale pensiero provvidenzialista.


Per quanto riguarda il debito sociale, non ho chiesto io di venire al mondo: sono qui per caso, quindi mi dispiace ma non devo niente a nessuno, ne alla mia famiglia ne tantomeno alla mia fantomatica comunità di appartenenza (e quale sarebbe questa comunità poi? La città? La nazione? il continente? il pianeta?). In linea generale, dato che la mia comunità di appartenenza non è nemmeno facilmente identificabile, dovrei qualcosa a qualcuno se prima di farmi nascere o di includermi in qualche modo nella comunità (i miei familiari, o concittadini, o connazionali, o abitanti del pineta eccetera) mi avessero chiesto se fossi d'accordo. Così non è stato, ergo non devo niente a nessuno. Almeno non a priori e non nella forma di un obbligo al lavoro (salariato) solo perché esisto e sono abile ad esso. Il debito è una forma di obbligazione. E fino a prova contraria l'obbligazione, in una cultura (e in un'etica) liberale che nel bene o nel male è il meglio che come occidente abbiamo prodotto fino ad ora, nasce dal consenso.

In quanto ricerco la felicità, io sono in debito semmai verso il futuro, non verso il passato. In quanto figlio del caso, sono in debito semmai verso il futuro, non verso il passato.

E' troppo facile, e troppo ipocrita, dire "da ognuno secondo le sue possibilità", se il comunismo non è completamente realizzato, cioè se sulla terra ancora non vale il criterio di giusta distribuzione "a ognuno secondo i suoi bisogni". Finché c'è gente sulla terra che nasce per morire di fame, di sete e di malattie curabili dopo pochi giorni dopo la nascita è fuor di dubbio che "a ognuno secondo i suoi bisogni" non valga.
Finché c'è gente che muore per le mine antiuomo, è fuor di dubbio che "a ognuno secondo i suoi bisogni" non valga.

Ma anche finché c'è la sofferenza psichica generata dal modello consumistico e dall'alienazione nelle metropoli occidentali, per cui le persone arrivano a novant'anni ma non sono felici, producono e consumano e non hanno un minuto di tempo per chiedersi chi cazzo sono, con picchi di suicidio e consumo di psicofarmaci, "a ognuno secondo i suoi bisogni" non vale.  E allora non vedo perché qui e ora, in questo contesto, dovrebbe valere "da ognuno secondo le sue possibilità."

"da ognuno secondo le sue possibilità" senza "a ognuno secondo i suoi bisogni" è un patto iniquo, che secondo la lezione dei maestri del contratto sociale Hobbes e Locke non sarebbe accettato: Il patto sociale si accetta perché equo. L'uomo non fa il patto sociale perché stupido, ma perché intelligente.

"da ognuno secondo le sue possibilità" senza "a ognuno secondo i suoi bisogni", in linea generale significa lavorare come schiavi per il padrone che in cambio del tuo lavoro  non ti dà nulla, o solo le briciole. Quello che oggigiorno vediamo ovunque e tutto pervade: sopravvivenza in cambio di vita. Questo modello, da un punto di vista prettamente etico, se si vuole fare la cosa giusta a prescindere dal sopravvivere o no, lo si rifiuta integralmente, non c'è un'etica del lavoro possibile all'interno di un mondo dominato dal capitale e dal lavoro salariato, non c'è un debito del singolo verso questo modello. La patologia è tutto il sistema del lavoro, non (solo) la disoccupazione.

Di riferimenti a Bergoglio e al cristianesimo ovunque dove non c'entrano niente e solo per includermi in una categoria ridicola e inesistente, come quella del cattocominismo, ne ho piene le scatole, spero che sia chiaro che qui non parlo di provvidenza, ma di equità. L'etica del lavoro non è equa. E non è neanche etica.
Perché si dice etica del lavoro, ma è sostanzialmente etica del lavoro salariato.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

viator

Salve niko. Secondo me hai ragione quando affermi che, essendo arrivato a questo mondo in conseguenza di eventi non dipendenti da tue scelte, avalli, volontà, condivisioni etc. .............. tu sei privo di doveri verso esso mondo e verso l'alterità in esso contenuta.

L'ovvia, logica, inesorabile conseguenza dovrebbe consistere in una perfetta reciprocità di trattamento nei tuoi confronti.

Quindi tu e chi la pensa come te (molti) non dovete rivendicare alcun diritto poichè nulla e nessuno ve lo devono garantire.

Questo quindi per buona pace di tanti brillanti idealismi quali il diritto alla giustizia, all'equità, all'eguaglianza, alla eticità, alla vita, alla salute, alla casa, alla cittadinanza, all'accoglienza, allo spinello, ai trasporti pubblici gratuiti......................... Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.