Una mia personale ipotesi riguardante l'utilizzo del "Manoscritto di Voynich"

Aperto da Eutidemo, 05 Agosto 2021, 07:29:49 AM

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Eutidemo

Non posso in alcun modo dimostrare che, all'epoca, il testo in questione venne effettivamente concepito e/o utilizzato per lo scopo che penso di potergli attribuire io;  però, ragionando "per esclusione" (ed anche per altre specifiche ragioni), forse, quello che ipotizzo io, è l'unico uso possibile per un testo del genere.
Il quale, secondo  me, non è affatto un "testo cifrato", bensì è un "testo cifrante"; cioè una "porta fissa" a "serratura e chiavi variabili".
L'ho usato personalmente in tal modo, e, come dimostrerò più avanti, la cosa funziona perfettamente.
Ma andiamo per ordine!
***
Il "Manoscritto di Voynich"  è costituito da 204 pagine su 102 fogli di pergamena di vitello risalente, in base all'esame con il carbonio 14, al 1404/1438 d.C..
Tuttavia, sebbene il "supporto pergamenaceo"  risalga senza dubbio a tale epoca, il testo, secondo alcuni studiosi,  "potrebbe" essere stato scritto successivamente.
Ed infatti:
- sembra che non sia stato possibile analizzare l'inchiostro, per determinarne l'antichità;
- nella sezione botanica è raffigurato il "girasole comune", pianta che prima della scoperta dell'America era sconosciuta in Europa, per cui questo sposterebbe la datazione del "testo scritto"  a dopo il 1492.
° mi sembra che i numeri di pagina negli angoli alti del manoscritto, come spiegherò (e documenterò) meglio più avanti,  siano stati scritti nel 1600 avanzato.
Verso il 1680 il manoscritto venne venduto all'Imperatore Rodolfo II d'Asburgo; e poi, dopo varie vicissitudini selle quali sorvolo, il manoscritto finì nelle mani di Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari di origini polacche, che lo acquistò dal collegio gesuita di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati, nel 1912.
Ma non è qui mia intenzione fare la "storia cronachistica del manoscritto", nè diffondermi sulle varie ipotesi riguardanti il suo autore (da Bacone a Leonardo da Vinci); la cosa non mi interessa!
***
Quello che è certo, è che, senza dubbio, il "Manoscritto di Voynich" è il libro più misterioso che sia mai stato scritto da mano umana.
Ed infatti, al riguardo, sono state fatte vari tipi di ipotesi; che cercherò di riportare in estrema sintesi.

A)
IPOTESI DELLA "LINGUA NATURALE" SCONOSCIUTA
Se, come alcuni sostengono, il "Manoscritto di Voynich" fosse stato scritto in una "lingua naturale", per quanto antica e poco nota, secondo me sarebbe davvero sorprendente che nessun linguista e/o archeologo sia mai riuscito a capire quale sia tale lingua;  ed infatti, sebbene al riguardo si siano fatte numerosissime "supposizioni", in base a varie "coincidenze" linguistiche, nessuna di essa è risultata condivisa dalla comunità degli studiosi del manoscritto.
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Delle numerose teorie al riguardo, a mero titolo di cronaca, accennerò soltanto, molto sinteticamente, alle quattro teorie più recenti.
a)
Nel 2017, lo storico Nicholas Gibbs pubblicò un articolo sulla rivista "Times Literary Supplement", sostenendo che il manoscritto fosse una sorta di manuale per la salute delle donne, con un elenco di abbreviazioni di "parole latine" che identificavano piante officinali e ricette per preparare medicamenti; ma gli  altri studiosi del manoscritto conclusero che Gibbs aveva semplicemente messo insieme le scarse informazioni già note sul manoscritto Voynich, aggiungendo elementi nuovi non sostenuti da prove di sorta.
b)
Nel 2018, è stato invece un ingegnere turco, Ahmet Ardiç, a sostenere di avere capito il sistema di scrittura del manoscritto, che, secondo lui, sarebbe stato una versione fonetica del "turco antico";  la sua teoria, però, sebbene molto ben argomentata,  rimane un'ipotesi indimostrata come tutte le altre.
c)
Nel 2019 fu  Gerard Cheshire a sostenere di avere capito tutto; secondo lui, infatti, il manoscritto di Voynich venne scritto in una "lingua protoromanza", e messo insieme da una suora domenicana, per conto di Maria di Castiglia, regina consorte di Aragona.
Però Lisa Fagin Davis, direttrice della "Medieval Academy of America", la più grande organizzazione statunitense che si occupa di promuovere gli studi sul Medioevo, che era già stata molto critica un con il lavoro di Gibbs, su quello di Cheshire è stata ancora più severa.
d)
Nel 2020, infine, due scienziati canadesi -di cui purtroppo non rammento il nome- hanno appositamente creato un'I.A. (intelligenza artificiale) in grado di decifrare scritture alfabetiche sconosciute, e l'hanno testata proprio sul "Manoscritto di Voynich":  l'I.A., in effetti, ha ottenuto risultati interessanti, ma, di sicuro, non  è certo riuscita a "decodificare" il documento.
I due ricercatori dell'Università di Alberta, infatti, hanno usato un campione di vocaboli tratti da 400 lingue diverse per ipotizzare, attraverso gli algoritmi, la lingua usata per il codice; inizialmente si pensava all'arabo, ma per l'I.A. si tratta più probabilmente dell'ebraico antico.
Però la traduzione effettuata dall'l'I.A. non ha alcun senso; ed infatti, sempre che veramente le parole siano state correttamente tradotte, la prima riga del codice suonerebbe più o meno così: "Ella fece raccomandazioni al prete, l'uomo della casa e me e il popolo."
E il resto anche peggio!
***
D'altronde, pur non essendo io affatto un "glottologo":
1) Ho fatto caso che basta aprire a caso su INTERNET alcuni testi scritti nelle lingue "naturali" più disparate, e si nota subito, a occhio, un particolare molto significativo: cioè che nel "Manoscritto di Voynich" i "lessemi" composti di uno o due "grafemi" sono rarissimi, anche a confronto di lingue prive di articoli (come il Latino).
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Il che, secondo me, è molto"innaturale", perchè i "lessemi" di uno o due "grafemi" abbondano in tutte le lingue; antiche o moderne che esse siano!
2) Ho fatto caso inoltre caso che, in alcuni punti del libro, come ad esempio nel foglio 107V, vengono incomprensibilmente ripetute di seguito le stesse iniziali di parola, e a volte, per più volte di seguito, addirittura la stessa parola; il che, in una "lingua naturale", non accade praticamente mai (salvo nei casi dei "mantra", ma non mi pare certo questo il caso).
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Pertanto, sia pure con cauto beneficio d'inventario, io sarei portato ad escludere che quella del "Manoscritto di Voynich" sia una "lingua naturale", appartenente ad una determinata popolazione; sebbene sia indubbio che, qua e là, come nel caso della "glottolalia", possano apparire parole ed espressioni riconducibili alla lingue più disparate (dal turco, all'ebraico al latino ecc).


B)
IPOTESI DELLA "LINGUA ARTIFICIALE" SCONOSCIUTA
Poichè, come sopra da me osservato, le parole contenute nel "Manoscritto di Voynich" presentano frequenti ripetizioni di sillabe (e a volte anche di parole), William Friedman e John Tiltman hanno ipotizzato che il testo sia stato scritto in una "lingua artificiale", in cui ogni parola è composta da un insieme di lettere o sillabe che rimandano ad una divisione dei vari enti in categorie.
Un po' come l'idioma analitico di John Wilkins (vedi il saggio di Jorge Luis Borges "L'idioma analitico di John Wilkins" contenuto nella raccolta "Altre inquisizioni", originariamente pubblicata nel 1952).
***
In questa lingua, cioè, tutti gli enti sono catalogati in 40 categorie, suddivise in "sotto categorie", e ad ognuna delle quali è associata una sillaba o una lettera: in questo modo, ad esempio, se la classe generale dei colori è indicata con 'robo-', allora il rosso si chiamerà 'roboc', il giallo 'robof', il verde 'robog', e così via.
Come, in effetti, alcuni passi del "Manoscritto di Voynich" potrebbero far  supporre:
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Tale ipotesi, in effetti, spiegherebbe l'ossessiva ripetizione di sillabe, che, come argomentavo sopra, è assolutamente estranea ad un "linguaggio naturale", di una qualsiasi popolazione mai vissuta sulla terra; peccato, però, che, fino ad oggi nessuno è riuscito a dare un senso razionale ai prefissi ed ai suffissi usati nel Voynich.
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C'è peraltro da considerare che le prime "lingue artificiali, di tipo filosofico" risalgono a epoche successive alla probabile compilazione del "Manoscritto di Voynich"; per cui, semmai, secondo alcuni, sarebbe stata proprio la visione del manoscritto a suggerire la possibilità di una "lingua artificiale di tipo filosofico".
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Ad ogni modo, almeno secondo me, l'ipotesi della "lingua artificiale sconosciuta", pur essendo molto più plausibile dell'ipotesi della "lingua naturale sconosciuta", non risulta del tutto soddisfacente; anche perchè si è dimostrata del tutto inidonea a comprendere il contenuto del testo, il suo utilizzo, ed il suo scopo.

C)
IPOTESI DEL TESTO "CIFRATO"
Se, invece, come altri sostengono, il "Manoscritto di Voynich" è un testo scritto in una lingua naturale conosciuta, però  "crittografata", secondo me sarebbe davvero sorprendente che nessun esperto "crittografo" sia mai riuscito a "decifrarlo";  ed infatti, sebbene al riguardo si siano fatte numerosissime ipotesi (più o meno forzate), nessuna di essa è mai stata confermata.
Il manoscritto fu studiato persino dal grande Alan Turing, il matematico che decrittò il famosissimo codice Enigma tedesco; e se non è riuscito a decifrarlo lui, dubito davvero che potrà mai riuscirci chiunque altro.
D'altronde, nemmeno i computer più tecnologici, compresi quelli dei servizi segreti americani -che per diversi anni si sono impegnati a renderlo chiaro- sono riusciti a cavare un ragno dal buco; come, ad esempio, il "Report" della NSA del 1978.
https://www.nsa.gov/Portals/70/documents/news-features/declassified-documents/voynich/an-application-of-cluster-analysis.pdf
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E poichè "tutti" i cifrari antichi sono stati inesorabilmente "decifrati" dai moderni crittografi, se nessuno è mai riuscito a decifrare il "Manoscritto di Voynich", questo può voler dire una cosa sola: e, cioè, che quello è un testo assolutamente "non decifrabile".
Per cui mi sentirei di escludere abbastanza recisamente tale ipotesi; senza stare tanto a "girarci intorno".

D)
IPOTESI DEL TESTO "BURLA"
Tantissimi anni fa, per burla, io scrissi il seguente testo, e sfidai i miei colleghi "crittografi "a decifrarlo:
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/35/c8/b6/ME13ORK5_t.jpg
"Are siletaro vassa oberitamolati cromatsari cioppa alsani".
Alcuni di loro, dopo defatiganti quanto vani tentativi, diedero "forfait", mentre altri, invece, alla fine decrittarono il testo a modo loro; ogni interpretazione, però, risultò  differente dall'altra (come nel caso del "Manoscritto di Voynich").
Devo ammettere che due di tali "decrittazioni" (ed in particolar modo una), erano sorprendentemente convincenti; tanto che quasi quasi stavo per convincermene  perfino io!
Peccato, però, che la frase che io li avevo sfidati a decrittare, non significava assolutamente "NIENTE"; erano solo parole prive di senso, che avevo buttato giù "a casaccio" sul momento!
***
Ora, ovviamente, con questo non voglio certo dire che io penso l'autore del Manoscritto abbia fatto qualcosa del genere; cioè di inventarsi di sana pianta parole senza senso, e di corredarle di disegni, in parte veri e in parte fasulli, senza alcuna connessione tra di loro (e magari, tanto per complicare un po' le cose, fornendo pure qualche spunto interpretativo a "cul de sac").
***
Tuttavia, effettivamente, all'epoca, scrivere testi misteriosi e incomprensibili, costuiva un vero e proprio ""atout" per suscitare l'interesse delle corti, e per carpire la buona fede di potenti e danarosi  allocchi (come, appunto, l'Imperatore Rodolfo II).
***
Nonostante questo, però, sebbene io non la scarterei categoricamente come le tre precedenti ipotesi, anche la "teoria della burla" non mi convince del tutto.
Ed infatti, come chiunque può notare scorrendo il testo, che è scritto in corsivo, in esso non appare neanche "una sola" correzione.
Il che può essere spiegato soltanto in due modi:
a)
Potrebbe trattarsi di un testo diligentemente ricopiato, in bella grafia, da un testo scritto da un'altra persona; magari anche secoli prima.
b)
Potrebbe trattarsi di un testo diligentemente ricopiato, in bella grafia, dallo stesso soggetto che lo ha personalmente concepito; insomma, un po' come la "bella" del compito in classe.
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Entrambe le cose sono possibili, però, nel caso sub a), di solito, all'epoca, quando si ricopiava in bella grafia un testo scritto da un'altra persona, lo si faceva quasi sempre ornandolo ed abbellendolo con decorazioni grafiche di vario tipo; il che, invece, nel caso del manoscritto di Voynich non si verifica.
Per cui, semmai, io propenderei per il caso sub b); il che, in effetti, in base a quanto dirò più avanti, potrebbe avere anche un maggior senso.
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SEGUE SOTTO

Eutidemo


SEGUE DA SOPRA

E)
IPOTESI DEL TESTO "CIFRANTE"
Secondo me, è l'ipotesi più probabile, anche perchè, come si vedrà più avanti, l'ho applicata personalmente; e funziona a perfezione.
Però, per comprendere bene la mia ipotesi (rectius "tesi"), è necessaria una premessa, sotto forma di aneddoto.
***
ANEDDOTO DI ERODOTO
Erodoto racconta che i "servizi segreti" di Sparta sfruttavano due fondamentali aspetti dello "spionaggio" e del "controspionaggio":
La STEGANOGRAFIA, che viene da "στεγανός" (coperto) e "γραφία" (scrittura).
La CRITTOGRAFIA, che viene da "κρυπτóς" (nascosto), e γραφία (scrittura).
Si tratta di due concetti affini, ma profondamente diversi.
***
Ed infatti, ad esempio, Demarato di Sparta, per avvisare i compatrioti dell'imminente invasione persiana, scrisse su una tavoletta di cera un "messaggio in cifra", che però occultò facendoci colare sopra della cera fresca; poi, sulla cera rassodata, scrisse un altro "messaggio in chiaro" del tutto insignificante, che "nascondeva" il primo.
Così, ottenne un duplice livello di protezione del messaggio:
- con la "steganografia" nascose il messaggio vero sotto un "messaggio civetta" (ad es. "State tutti bene?");
- se qualcuno si fosse accorto che sotto il "messaggio civetta" c'era il vero messaggio, con la "crittografia" avrebbe comunque cercato di proteggerne al meglio il "contenuto" (ad es., tanto per capirci "Arrivano i persiani" anagrammato "Vanoarri i sianiper").
***
In altre parole, la "steganografia" consiste nell'arte di nascondere messaggi segreti in modo che chi li intercetta non si renda nemmeno conto che vi sia un messaggio nascosto da qualche parte; il che  la distingue dalla "crittografia", dove il messaggio segreto si vede, sebbene cifrato, ed è quindi immediatamente riconoscibile come messaggio segreto.
Non so se ho reso l'idea!
***
Si tenga bene a mente l'aneddoto di Demarato, raccontato da Erodoto, perchè risulterà molto utile per comprendere meglio la mia ipotesi circa il "Manoscritto di Voynich".
***
Per comprenderla meglio, sebbene, ovviamente, con un testo differente, credo risulterà utile riportare anche il seguente ulteriore aneddoto personale.
***
ANEDDOTO PERSONALE
Moltissimi anni fa, io, tra le altre cose, mi occupavo anche di "steganografia"; per cui, in un'altra occasione "conviviale", sottoposi ai miei colleghi "crittografi", il seguente testo, sfidandoli a "decifrarlo":
L ZFOVLTFVVF  TQBSBSBAAL B FMFVVSPELOBNLTP EBOOFHHJBUL MBODL
Poichè loro erano addestrati precipuamente per l'attività di "decodifica", decifrarono immediatamente il mio testo; ed infatti, io  avevo usato il cifrario di Giulio Cesare, che è uno dei più antichi (e semplici) algoritmi crittografici di cui si abbia traccia storica.
***
Si tratta di un semplicissimo cifrario a "sostituzione monoalfabetica", in cui ogni lettera del testo in chiaro è sostituita, nel testo cifrato, dalla lettera che si trova subito dopo.
Per cui, in meno di cinque minuti, loro decrittarono il mio messaggio, sostituendone tutte le lettere, con quelle che alfabeticamente le precedevano: I al posto di L,  V al posto di Z, F al posto di E e così via.
I VENTISETTE SPARARAZZI A ELETTRODINAMISMO DANNEGGIATI LANCI
***
Però, in questo modo, era come se loro avessero decifrato il messaggio che Demarato aveva scritto "sopra" la cera, al di sotto della quale, invece, si nascondeva il  mio vero messaggio : ed infatti il messaggio "sopra",  io lo avevo "cifrato" apposta in modo abbastanza semplice (sebbene, in realtà un po' di più di come l'ho riportato qui) ,  affinchè fosse decifrato facilmente, e li depistasse.
Ma il mio vero messaggio non era affatto quello!
***
In realtà, il mio "vero" messaggio (quello "nascosto sotto la cera)":
- non era contenuto nel "testo scritto" e cifrato riportato sopra;
- bensì era "nascosto" nel "numero delle lettere" di cui era composta ogni "singola parola" (cifrata e non).
Cioè ad ogni numero, corrispondeva la lettera dell'alfabeto nel ben noto ordine numerico, che tutti ben conosciamo.
Pertanto, il messaggio "steganografato", cioè "nascosto" sotto quello "civetta", era il seguente:
1         10               10            1
I VENTISETTE SPARARAZZI A
                16 
ELETTRODINAMISMO
            11              5
DANNEGGIATI LANCI
Cioè:
1  10 10 1 16 11 5
A   L   L  A  R   M E
Il messaggio era: allarme!
***
Ovviamente, il mio esempio, l'ho semplificato al massimo (livello di difficoltà 1 di 10), per rendere più comprensibile quello che voglio cercare di dire; è, cioè, che, se nel "Manoscritto di Voynich" è stato "steganografato" -cioè nascosto- un altro manoscritto, che noi non vediamo, è una pura perdita di tempo cercare di decrittare solo il testo che possiamo vedere.
Non ci porterà mai a niente" (come, di fatto, si qui è avvenuto)!
***
Dopo aver faticosamente cercato  di chiarire i concetti di cui sopra (spero con successo), è giunto il momento di venire al "punto topico", riguardante il "Manoscritto di Voynich".
***
IL VERO AGENTE 007
Come avevo già scritto, il "Manoscritto di Voynich", sebbene la sua pergamena risalga senz'altro al 1404/1438 d.C., tuttavia venne alla ribalta della storia soltanto nel XVI secolo, quando, intorno al 1580, fu venduto a peso d'oro a Rodolfo II D'Asburgo; e, tra i venditori, sembra che ci fosse addirittura l'agente segreto 007, esperto "crittografo" e "steganografo", al servizio di sua Maestà Britannica.
Ed infatti, l'originale agente 007, a differenza di quanto tutti credono, non si chiamava affatto "James Bond", bensì "John Dee"; il quale, nei "messaggi cifrati" riservati, che inviava alla regina Elisabetta, apponeva sempre la sigla "007", in cui gli zeri rappresentavano i suoi due occhi vigili da spia, e il "7" rappresentava il suo numero portafortuna ("Al servizio del potere", in Focus storia, maggio 2020, n. 163, pag. 36-37).
Oltre ad essere un "agente segreto", esperto "crittografo" e "steganografo", al servizio di sua Maestà Britannica, Dee, con Edward Kelley, si occupò anche di astrologia; ma questo a noi non interessa.
***
Di John Dee, invece, ci interessano sopratutto due cose:
- l'ha scritto lui il "Manoscritto di Voynich?
- qual'era l'uso a cui intendeva destinarlo?
***
Al riguardo;
a)
Dopo una laboriosa e defatigante ricerca di qualche suo scritto autografo, alla fine ho trovato la sua firma (per esteso) e la data da lui apposte su un libro di sua proprietà, riguardante la "planetologia".
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Dal momento che i caratteri del "Manoscritto di Voynich" non sono "latini", non si può fare il confronto tra le due scritture; però i numeri delle pagine sono stati scritti in chiarissimi caratteri "arabi".
E, secondo me, almeno "a occhio e croce", quelli li ha apposti proprio John Dee.
Ed infatti:
A pagina 3, il "3" è scritto esattamente come nella data apposta sul suo libro di "planetologia"; cioè con la "testa piatta" e una piccola tacca verticale in alto a sinistra.
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A pagina 17, il "7" è scritto esattamente come nella data apposta sul suo libro di "planetologia"; cioè con una piccola tacca verticale in alto a sinistra, e senza taglietto orizzontale sulla zampa.
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In tutti i casi in cui appare l'"1", il taglietto discendente in alto a sinistra, o è appena accennato, oppure neanche si vede.
***
Tuttavia ritengo doveroso precisare che, benchè ai miei tempi io feci un apposito corso di "grafologia", tuttavia non sono affatto un "perito calligrafo", per cui le mie osservazioni vanno prese con "cautissimo" beneficio d'inventario; anche considerando che non si può certo fare una seria comparazione grafologica solo in base a due o tre numeri.
D'altronde, almeno finchè non si effettua l'esame degli inchiostri, non si può affermare con sicurezza che chi ha numerato le pagine sia la stessa persona che ha scritto il testo!
b)
Quanto all'uso a cui intendeva destinarlo, prima di parlarne, occorre fare una indispensabile "digressione" riguardante la famosa "Griglia di Cardano"; che sicuramente John Dee conosceva ed utilizzava frequentemente nella sua attività "spionistica".
***
LA GRIGLIA DI CARDANO
la cosiddetta "Griglia di Cardano", o "griglia cardanica", è un metodo "steganografico" inventato dal matematico italiano Girolamo Cardano nel 1550; sebbene, secondo me, si tratta di un sistema così semplice e facile da usare, che ho il sospetto che venisse usato già da molto tempo prima (ed infatti mi sembra davvero strano che fino al 1550 non sia mai venuto in mente a nessuno).
Tale metodo si basa sull'utilizzo di un foglio di carta in cui sono opportunamente ritagliate delle aperture attraverso le quali si possono leggere solo le lettere e/o le sillabe di una qualsiasi pagina di un qualunque libro; le quali compongono il messaggio che si vuole trasmettere nascostamente (cioè, "steganografare").
Si prenda, ad esempio, una pagina a caso del "Giordano Bruno" di Schelling, come la seguente, nella quale io evidenzio soltanto le lettere e/o le sillabe che compongono il seguente messaggio "Ho capito il trucco".
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/34/d2/a1/ME13P3J0_t.jpg
Fatto questo, prendo poi una carta carbone nera (o un qualsiasi altro foglio, bianco, nero o colorato) e ci ritaglio con le forbici  delle finestrelle in esatta corrispondenza alle lettere e/o le sillabe che compongono il messaggio che voglio tramettere:
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/de/9b/39/ME13P3JH_t.jpg
Infine, spedisco il foglio bucherellato al destinatario del mio messaggio, il quale, stendendolo sulla stessa pagina del libro (che anche lui possiede e su cui siamo d'accordo), può agevolmente leggerlo.
***
Qual è il "punto debole" di tale metodo?
Il "punto debole" di usare un "testo cifrante" come il "Giordano Bruno" di Schelling,  è che abbiamo una "porta fissa" (il libro), una "chiave variabile" (la griglia, ogni volta diversa) ma una "serratura rigida", cioè l'alfabeto latino; peraltro, se si trattasse di un altro alfabeto conosciuto  (greco, cirillico ecc.), le cose non cambierebbero poi di molto, perchè il numero degli alfabeti esistenti è limitato.
***
Diversamente, invece, John Dee non può non aver compreso il vantaggio di un "libro cifrante" come il "Manoscritto di Voynich"; il quale è stato scritto in un alfabeto perfettamente sconosciuto; per cui, utilizzandolo come una "porta fissa" di comunicazione,  non solo può essere letto con una "chiave variabile" (la griglia, ogni volta diversa), ma, nel contempo, fornendo al mittente ogni volta una "serratura variabile" (cioè una "traslitterazione" sempre diversa del suo bizzarro alfabeto).
Per cui è molto più sicuro.
***
Ad esempio, se io voglio inviare al destinatario il messaggio "Ho capito il trucco" utilizzando un testo in chiaro, come il "Giordano Bruno" di Schelling, se viene intercettata la griglia ed il libro, il messaggio può essere letto da chiunque.
Ma se, invece, se io invio al destinatario il messaggio "Ho capito il trucco" utilizzando il "Manoscritto di Voynich", anche se viene intercettata la griglia ed il libro, il messaggio non può essere letto da nessuno; perchè nessuno conosce la "traslitterazione alfabetica" usata (scelta, a caso, di volta in volta, oppure una volta per tutte).
***
Ad esempio:
- io scelgo i seguenti caratteri di un foglio del manoscritto:
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/2e/b5/48/ME13P3KP_t.jpg
- invio al destinatario la "Griglia di Cardano" necessaria per leggerli:
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/df/06/21/ME13P3KQ_t.png
Lui li legge:
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/8c/63/e7/ME13P3KR_t.jpg
Però, a differenza dell'esempio del "Giordano Bruno" di Schelling, <<solo lui>> può riuscire a capire ciò che essi significano ("Ho capito il trucco"), perchè solo lui è a conoscenza della traslitterazione alfabetica che abbiamo convenzionalmente stabilito tra di noi (scelta, a caso, di volta in volta, oppure una volta per tutte).
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***
CONCLUSIONE
Come avevo premesso, ignoro se il "Manoscritto di Voynich" sia stato effettivamente concepito (ovvero soltanto utilizzato, in un secondo tempo) allo scopo sopra illustrato; però, secondo me, non c'è dubbio alcuno che esso risulti perfettamente idoneo a tale scopo.
***
Tuttavia ritengo molto probabile che la sua funzione sia stata proprio quella da me descritta, precipuamente  per i seguenti motivi:
a)
Lo inferisco "per esclusione", in assenza di altre spiegazioni convincenti (almeno per me).
b)
La regolarità e l'assenza di correzioni del testo, mi fa pensare che esso sia stato ricopiato in due distinte "belle" il più possibile uniformi tra di loro, al fine di consentire un utilizzo ottimale della "Griglia di Cardano" tra due soggetti che comunicavano a distanza tra di loro  (una delle quali è andata smarrita).
c)
Infine, la mia ipotesi spiegherebbe come mai, mentre il testo corsivo è scritto in caratteri incomprensibili, i numeri di pagina sono invece scritti in comprensibilissimi caratteri arabi; il che, in effetti, "di primo acchito", può sembare una circostanza alquanto singolare!
Tanto più che la sezione finale non ha illustrazioni, bensì soltanto delle "stelline" che corrono sul margine sinistro del testo, per cui molti  ritengono che sia, molto probabilmente, un indice; ma che senso ha numerare le pagine, senza riportare tali numeri di pagina nell'indice?
In effetti non ha alcun senso si parte dal presupposto  che il manoscritto sia un testo:
- di lettura;
- di consultazione.
Ha invece senso se si prende per buona la mia ipotesi;    ed infatti, spedendo al destinatario la "Griglia di Cardano", era ovviamente necessario comunicargli il numero della pagina sulla quale "applicarla".
***


Phil

Per chi volesse dare un'occhiata al manoscritto, questo è un link per visualizzarne le pagine (r=recto, fronte; v=verso, retro), alcune delle quali sono state numerate (in un secondo momento?) con dei "salti", anche di 6-7 numeri, rispetto alle precedenti (pagine mancanti? errori di assegnazione del numero di pagina?).
Da profano credo che, nelle ultime pagine, i "fiorellini", posti solitamente in corrispondenza di ogni capoverso (sul fronte della pagina 105 il primo fiore, rosso, è insolitamente fuori posizione) rigorosamente alternati rosso/giallo-bianco (tranne che per il fronte della pagina 103, sul fronte della pagina 104, il fronte e il retro della pagina 108), siano decorativi, in linea con le altre immagini botaniche del testo. Se si trattasse di un quaderno di appunti o di studio potrebbe aver senso non aver numerato le pagine ed aver evitato l'indice (non è detto che sia un testo diviso in capitoli). Anche pagina 58 (fronte) ripresenta testo in assenza di immagini e con fiorellini a lato (sul retro ce n'è uno sparuto in alto), che sia una sezione di separazione fra una prima e una seconda parte?
A pagina 81 (fronte) sembra quasi ci siano dei versi che rimano, i finali di verso si assomigliano, baciati o alternati, mentre c'è una vistosa colonna di lettere staccata dal testo a sinistra in tre occasioni: 49 retro (con insolito elenco dei numeri da 1 a 5), 66 fronte, 76 fronte (elenchi? legende? didascalie?).

Eutidemo

Ciao Phil. :)
Le tue osservazioni sono tutte corrette e condivisibili.
***
Però, se si trattasse di un quaderno di appunti o di studio:
- ammesso che  possa aver avuto un senso non numerare affatto le pagine (sebbene io non capisca bene quale mai sarebbe stato);
- sicuramente, però, non avrebbe avuto alcun senso numerarle  con dei "salti", anche di 6-7 numeri, rispetto alle precedenti (come giustamente hai rilevato tu).
***
Secondo me, quindi, la tua giusta osservazione potrebbe confermare la mia ipotesi, in quanto, secondo me, sono state numerate soltanto le pagine sulle quali, di volta in volta, il destinatario avrebbe dovuto applicare la "Griglia di Cardano"; le pagine saltate, invece, non sono state numerate perchè la cosa era inutile.
***
Tale circostanza, oltre a quella che, almeno secondo me, le pagine le ha numerate di suo pugno John Dee nel sedicesimo secolo,  suffragherebbe l'ipotesi  che ciò sia avvenuto in un secondo momento, allo specifico scopo di sfruttare un testo già preesistente come un "codice cifrante" (allo stesso modo in cui l'ho sfruttato anch'io); se così fosse, se ne dovrebbe inferire che il testo originario non aveva nessuna pagina numerata, e che il suo scopo non era affatto quello di costituire un "codice cifrante".
O, almeno, esso costituiva un codice di diverso tipo rispetto a quello utilizzabile con la "Griglia di Cardano"; che, infatti, è stata scoperta dopo.
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D'altronde, non vedo per quale ragione colui che ha scritto il testo originario in caratteri corsivi sconosciuti, avrebbe poi dovuto numerare (alcune) pagine in caratteri arabi noti, e non pure quelle in caratteri numerici sconosciuti.
Come dicono gli inglesi: "It does not make any sense!"
E' molto più probabile, quindi, che il testo e il numero delle pagine siano da imputare a persone diverse; le quali li hanno apposti in secoli diversi e per scopi diversi.
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Ma, ovviamente, le mie sono solo mere congetture!
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Un saluto! :)
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Phil

Come accennato, anch'io mi chiedo se i numeri di pagina siano stati inseriti in un secondo momento; pongo la questione in forma di domanda perché non posso considerarla una certezza; se si trattasse, per amor di congettura, della trascrizione di un testo in altra lingua, potrebbe aver avuto senso usare i numeri arabi da accompagnare al testo in "lingua x" (con altri elementi in lingua "secondaria" che potrebbero risultare mancanti nel libro). Ad esempio se prendiamo un testo in latino potremmo comunque trovare i numeri di pagina in numeri non latini e se vengono strappate le parti del libro più esposte all'usura e alle intemperie, ovvero colophon, frontespizio, eventuali introduzione, indice, note finali, etc. resterebbe solo il testo in latino con numeri arabi (esempio, testo in latino, capitoli segnati con numeri latini, pagine segnate con numeri arabi; oppure, altro esempio con testo latino e testo a fronte ebraico, numeri di pagina arabi). L'ipotesi che i numeri siano stati aggiunti in un secondo momento resta la più plausibile, ma non ci scommetterei la testa.
Per quanto riguarda la grafia dei numeri, il 5 riportato a pagina 50r (che è piuttosto simile agli altri 5 che ricorrono nelle pagine seguenti) sembra differente (v. linea orizzontale) da quello sulla sinistra di pagina 49v; nella nota alla fine del libro l'1 del «1967» è ben differente, anche per tratto, strumento (ed epoca di scrittura?) dal sottostante 1 del «1484» (che presenta anche il 4 e l'8 differenti da quelli del testo, forse è un appunto più "contemporaneo" dovuto ad esigenze di catalogazione?).

Eutidemo

Citazione di: Phil il 06 Agosto 2021, 11:43:04 AM
Come accennato, anch'io mi chiedo se i numeri di pagina siano stati inseriti in un secondo momento; pongo la questione in forma di domanda perché non posso considerarla una certezza; se si trattasse, per amor di congettura, della trascrizione di un testo in altra lingua, potrebbe aver avuto senso usare i numeri arabi da accompagnare al testo in "lingua x" (con altri elementi in lingua "secondaria" che potrebbero risultare mancanti nel libro). Ad esempio se prendiamo un testo in latino potremmo comunque trovare i numeri di pagina in numeri non latini e se vengono strappate le parti del libro più esposte all'usura e alle intemperie, ovvero colophon, frontespizio, eventuali introduzione, indice, note finali, etc. resterebbe solo il testo in latino con numeri arabi (esempio, testo in latino, capitoli segnati con numeri latini, pagine segnate con numeri arabi; oppure, altro esempio con testo latino e testo a fronte ebraico, numeri di pagina arabi). L'ipotesi che i numeri siano stati aggiunti in un secondo momento resta la più plausibile, ma non ci scommetterei la testa.
Per quanto riguarda la grafia dei numeri, il 5 riportato a pagina 50r (che è piuttosto simile agli altri 5 che ricorrono nelle pagine seguenti) sembra differente (v. linea orizzontale) da quello sulla sinistra di pagina 49v; nella nota alla fine del libro l'1 del «1967» è ben differente, anche per tratto, strumento (ed epoca di scrittura?) dal sottostante 1 del «1484» (che presenta anche il 4 e l'8 differenti da quelli del testo, forse è un appunto più "contemporaneo" dovuto ad esigenze di catalogazione?).


Per le ragioni che ho spiegato, anche io propendo a credere i numeri di pagina siano stati inseriti in un secondo momento (da un'altra persona) ; però, fino a che non verranno analizzati gli inchiostri, non potremo mai saperlo con certezza!

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